di Arianna Pannocchia

Civitanova, la regata del Club Vela dagli scatti di Guido Picchio a bordo di "Più Allegra": al timone Massimo Zenobi (VIDEO)

Civitanova, la regata del Club Vela dagli scatti di Guido Picchio a bordo di "Più Allegra": al timone Massimo Zenobi (VIDEO)

Un mare che si estende come un arazzo grigio, intessuto di piccole onde sotto un cielo che vira verso il bigio e un vento ideale per una regata, che gonfia le vele con una media di quindici nodi, riempendo l’aria di una tensione elettrica. Questo lo scenario che ieri, domenica 9 settembre, ha connotato la regata del Club Vela Portocivitanova che ha visto la partecipazione di 37 barche di ogni genere, dai 6 ai 18 metri. Il club civitanovese, noto per organizzare competizioni veliche di grande importanza sia per giovani sia per adulti, con la sua storia di oltre settant’anni, ha visto nascere campioni del mondo e campioni italiani. La veleggiata in questione, connotata da uno spirito di partecipazione collettiva tra i soci, ha saputo unire competizione e divertimento in un equilibrio perfetto per tutta la navigazione, lo stesso che coinvolge le dinamiche a bordo tra manovre tecniche e sintonia degli animi e delle menti di tutto l’equipaggio. Nella fattispecie, a riportare l’avvincente narrazione della regata, il fotografo Guido Picchio che, dalla Elan 45 di Massimo Zenobi,direttore artistico del Politeama di Tolentino, ha catturato dei frammenti evocativi sotto due visuali: quella interna dell’equipaggio che ha visto la coordinazione di cinque persone, tra cui tre giovani velisti, con Zenobi al timone e quella esterna che affaccia su un mare increspato e solcato dalle altre imbarcazioni.   Qui, Picchio ha catturato, attraverso i suoi scatti, il ritmo di quella tipica sinfonia velica, generata dall’alternanza di vele lasche e vele cazzate, dove i passaggi lenti e melodiosi si alternano a quelli rapidi e intensi, tra la calma contemplativa e l’energia competitiva dell’equipaggio. Alla fine, la Elan 45 si è classificata quattordicesima su trentasette, mentre la vittoria è andata alla Sixth Sense di Sandro Paniccia. Questa veleggiata ha dimostrato ancora una volta come il divertimento e la competizione possano coesistere e come a bordo di ogni imbarcazione vigono tre regole che condurranno sempre a una navigazione “Più Allegra”, come il nome della barca in questione: “La prima è non farsi male, la seconda non far male alla barca e la terza divertirsi”, afferma Massimo Zenobi.  

09/09/2024 18:00
"Nella Marche molti soggiorni veloci da 3-4 giorni, l'estate 2024 ha numeri positivi per gli alberghi"

"Nella Marche molti soggiorni veloci da 3-4 giorni, l'estate 2024 ha numeri positivi per gli alberghi"

Siamo oltre la metà di un agosto dominato da quel sole inteso che conferisce la tipica calura da “meriggiare pallido e assorto” e siamo anche nel pieno dell’alta stagione dove il turismo raggiunge il suo apice. Pertanto, in questo scenario estivo, abbiamo intervistato Luca Giustozzi, presidente di Federalberghi Marche, per avere una panoramica sull’andamento dei flussi turistici nelle strutture alberghiere delle Marche e, in particolar modo, in quelle della provincia di Macerata: dalle zone marittime a quelle dell’entroterra. “Le previsioni sulle strutture alberghiere non erano delle migliori perché non c’erano molte prenotazioni anticipate”, esordisce Giustozzi. “Poi, col sopraggiungere del bel tempo c’è stato un improvviso movimento; probabilmente un po’ in calo rispetto alla scorsa stagione ma alla fine la situazione ha preso una svolta positiva nel suo complesso.” Le coste marchigiane, con le loro spiagge, le strutture ricettive di alta qualità, hanno registrato un’affluenza significativa, confermandosi come mete predilette per i turisti in cerca di relax e di numerose attività ricreative che le città di mare, da sempre, offrono in questo periodo. Non di meno le località dell’entroterra, ricche di storia, cultura e tradizioni, hanno saputo attrarre un numero di visitatori sempre più vasto e diversificato, desideroso di scoprire il volto più autentico della regione. “Molti soggiorni veloci di tre o quattro giorni- prosegue il presidente di Federalberghi Marche- perlopiù italiani provenienti dalla Lombardia, dal Veneto, dall’Emilia Romagna ma anche dal Lazio, dall’Umbria, dalla Puglia. Per quanto riguarda il flusso nelle varie località, il mare ha sicuramente fatto la sua parte ma anche l’entroterra con le sue colline e i Sibillini. Per quanto riguarda quest’ultime, abbiamo la fortuna che in molte zone dell’interno sono state create delle realtà interessanti caratterizzate dagli chalet di montagna che, in ogni stagione, attirano moltissime persone”. Inoltre, sempre Giustozzi ha spiegato che, negli ultimi anni, si stanno creando nuovi segmenti di turismo che vanno dalle passeggiate nella natura al cicloturismo, al Mountain bike, eMtb, enduro. “Va detto che le Marche hanno un’attrattiva turistica che non si ferma solo all’alta stagione estiva e, sicuramente, se venissero organizzati più eventi importanti, il nostro territorio chiamerebbe ancora più villeggianti. Per esempio, a Camerino, a settembre, ci sarà un campionato mondiale di Enduro ed è prevista la presenza di migliaia di persone".   

20/08/2024 10:15
Pollenza, racconti dalla terra: l'Ulivo. I rimedi dell'agronomo Pasquali per combattere la 'mosca' e la siccità (FOTO e VIDEO)

Pollenza, racconti dalla terra: l'Ulivo. I rimedi dell'agronomo Pasquali per combattere la 'mosca' e la siccità (FOTO e VIDEO)

L’ulivo, una pianta millenaria, è da sempre simbolo di pace, saggezza e prosperità. Le sue radici affondano nella storia antica, con riferimenti che spaziano dalla mitologia greca, dove Atena donò l’ulivo agli ateniesi, alla Bibbia, dove un ramo d’ulivo segnò la fine del diluvio universale. Questo albero non è solo un simbolo, ma anche una risorsa preziosa per l’umanità, fornendo olio, legno e frutti. Da secoli (una delle prime attestazioni entomologiche risale al 1790),e soprattutto negli ultimi anni, la raccolta delle olive è stata minacciata dalla Dacus Oleae, comunemente nota come la “Mosca dell’olivo”. Questo insetto, attivo tutto l’anno, causa i maggiori danni durante l’estate, specialmente dopo Ferragosto. Quando, con il lieve abbassamento delle temperature, la femmina depone le uova nelle drupe mature le quali, successivamente, si sviluppano in larve e poi in adulti, danneggiando così gravemente il raccolto. A tal riguardo, è l’agronomo Gino Pasquali a fornire una serie di metodi tradizionali e sostenibili, da lui più che rodati, per combattere la mosca dell’olivo. Passeggiando nel suo rigoglioso e verdeggiante oliveto le cui ombre donano pause di refrigerio sotto un sol leone, si notano bottiglie di plastica appese ai rami degli alberi che non possono non attrarre la curiosità e gli interrogativi di chiunque le osservi. È Pasquali stesso spiegare il loro scopo e funzionamento: “Le ho fatte io in maniera ‘casereccia’, con quattro buchi sulla parte superiore e un buco sul tappo per appenderle al ramo. All’interno ho messo una sostanza proteica e un’alice che si putrefà, attirando la mosca. Quest’ultima si avvicina alla ricerca dell’alice, entra dentro la bottiglia, attraverso uno dei quattro fori realizzati con un ferro appuntito riscaldato, e va a cercare l’acciuga sul fondo, dove c’è anche dell’acqua e dell’ammoniaca per aumentare il cattivo odore. In questo modo gli adulti rimangono intrappolati prima che vadano a rovinare le drupe”. Quest’anno, le alte temperature stanno impedendo alla mosca di deporre le uova: “Oltre i 30 gradi- prosegue l’agronomo di Pollenza- le uova della mosca non riescono a svilupparsi. Tuttavia, quando le temperature scenderanno sotto i 27 gradi, ci sarà un attacco enorme”. Pertanto, per prevenire i danni, Pasquali consiglia di rimpinguare le trappole già precedentemente realizzate con sostanze proteiche e ammoniaca, per evitare che si produca un olio con al suo interno l’insetto. “Altre soluzioni per questo problema- spiega Gino Pasquali-sono delle tavolette intrise di mastice dove la mosca rimane attaccata oppure altre contenenti dei feromoni che attirano i maschi, intrappolandoli. Altro sistema è quello chimico del trattamento con insetticidi ma che non ho mai scelto perché poi ci si porta i residui nell’olio”. Per garantire la produzione di drupe sane di fondamentale importanza è anche la potatura; una potatura ben fatta è essenziale per la salute dell’ulivo. Pasquali spiega: “L’olivo deve essere un vaso, con ogni branca che ha la sua punta; questo permette alla linfa di compiere il suo ciclo, evitando la presenza di germogli sul fusto. Per favorire lo sviluppo della drupa gli ulivi non devono avere troppo fogliame e rami: un tempo si diceva che gli uccelli dovessero passare tra le foglie: questa è la fittezza ideale della pianta per riuscire a dare il meglio di sé stessa”. I problemi per l’ulivo non finiscono mai e un altro fattore con cui deve fare i conti nel periodo estivo è il troppo caldo, la siccità che può causare l’accartocciamento delle foglie. Anche per questo tipo di problematica l’agronomo Gino suggerisce dei metodi di grande supporto: primo fra tutti quello di lasciare inerbito il suolo per mantenere il terreno fresco. L’erba deve essere cimata regolarmente per evitare che asporti nutrimento, ma mantenuta a sufficienza per creare frescura. Infine, una nota sull’aspetto imprenditoriale della gestione dell’uliveto: “Per quanto riguarda questa coltura nell’ottica imprenditoriale, al fine di trarne un piccolo reddito, occorre augurarsi che le piantagioni vengano curate nel modo adeguato, che si creino dei sistemi di raccolta poco dispendiosi dal punto di vista della manodopera e di evitare trattamenti perché, se si fanno concimazioni chimiche o trattamenti chimici, finisce la bontà dell’olio di oliva. Infine, questi sistemi agronomici di cui vi ho parlato sono virtuosi nella misura in cui mantengono l’ambiente al naturale”.

18/08/2024 10:55
Pollenza, racconti dalla terra: l'aratro e la stagione dell'aratura attraverso le parole dell'agronomo Gino Pasquali (FOTO e VIDEO)

Pollenza, racconti dalla terra: l'aratro e la stagione dell'aratura attraverso le parole dell'agronomo Gino Pasquali (FOTO e VIDEO)

In un'epoca in cui la tecnologia agricola avanza a passi da gigante, è affascinante riflettere su uno degli strumenti più antichi e fondamentali dell'agricoltura nonché la prima applicazione di forza non umana nel contesto agricolo: l'aratro. Questo attrezzo, che ha permesso all'umanità di trasformare la terra in coltivazioni rigogliose, continua a essere un simbolo di innovazione e tradizione. Ma come si inserisce l'aratro nella storia moderna dell'aratura? Per scoprirlo, abbiamo intervistato l’agronomo Gino Pasquali, già presidente della provincia e del Cermis “N.Strampelli” (Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale) che ci ha offerto un’interessante e utile spiegazione sulle varie tipologie di questo attrezzo agricolo. "Tra gli arnesi agricoli c’è il classico aratro bivomere destro che i contadini utilizzavano per cercare di creare le condizioni di abitabilità per le piante ossia, in gergo tecnico, per favorire la tessitura del terreno adeguata affinché nella radice circoli aria e acqua; elementi nutritivi, quest’ultimi, essenziali per far crescere bene le colture", spiega Pasquali, che è poi passato a illustrare una diversa tipologia. “Un altro tipo di aratro era concepito per eliminare le erbe infestanti ribaltando il terreno e facendo così finire la parte superficiale sotto il solco e la parte sottostante sopra. Questo metodo, sebbene efficace, è stato superato da tecniche più moderne e meno costose come l'uso del ripper”. "Quest'ultimo- prosegue l’agronomo Pasquali-, contrariamente, non ribalta il terreno ma lo rimuove lasciandolo sul posto. In questo modo, il suolo agrario, dove rimangono le radici delle piante e la sostanza organica, viene preservato e rimane fertile fino ai 50 cm di profondità. Il ripper ha anche i suoi limiti: non riesce a dominare le infestanti che rimangono in superficie. Nonostante questo, alla prima pioggia, quando il terreno si tempera, diventa morbidissimo, permettendo di preparare un letto di semina eccezionale". In conclusione, mentre l'aratro tradizionale ha lasciato il posto a tecniche più moderne, il suo ruolo nella storia dell'agricoltura rimane insostituibile. La continua evoluzione degli strumenti agricoli riflette il progresso e l'adattamento alle nuove sfide ma il legame con la terra e le sue tradizioni resta forte e vitale, così come il rapporto tra l'essere umano e l'agricoltura: “Anche per il pensiero c'è un tempo per arare e un tempo per mietere”, come scriveva Ludwig Wittgenstein. .  

03/08/2024 12:50
Civitanova, una giornata sulla motovedetta della Guardia Costiera: le disposizioni per "un'estate al mare" in sicurezza

Civitanova, una giornata sulla motovedetta della Guardia Costiera: le disposizioni per "un'estate al mare" in sicurezza

Siamo nel cuore dell’estate, con il turismo che sta per raggiungere il suo apice e una colonnina di mercurio che porta gran parte delle persone ad affollare le spiagge e le acque. In questa cornice da piccolo idillio estivo può capitare che la spensieratezza vacanziera diventi imprudenza dall’improvviso contraccolpo emergenziale. Solo a titolo di più recente esempio, basti pensare all’imbarcazione che l’altro ieri è rimasta incagliata a Scossicci per avaria del motore e che ha richiesto l’intervento della Capitaneria di Porto di Civitanova. Per sapere di più sulle norme da tenere bene in mente per evitare incidenti di qualsiasi sorta, sia come bagnanti che come diportisti, abbiamo chiesto a chi della sapienza e dell’esperienza in mare ne ha fatto la propria vita, ricoprendo uno dei gradi più alti all’interno della Marina Militare: la comandante Chiara Boncompagni che, con il suo equipaggio, ci ha ospitati a bordo della motovedetta SAR. Unità, quest’ultima, inaffondabile e autoraddrizzante in condizioni di mare mosso, destinata al soccorso marittimo. “Molto importante per i diportisti- ci informa la comandante- è controllare sempre l’unità e le dotazioni di sicurezza a bordo, assicurandosi sempre di avere carburante a sufficienza per poter intraprendere la navigazione, considerando anche eventuali imprevisti. Inoltre, è molto importante verificare quelle che sono le condizioni meteorologiche in zona e, con l’occasione, vi ricordo che sul nostro sito è possibile consultare i bollettini meteo dell’Aeronautica Militare aggiornati. Controllate anche la eventuali ordinanze presenti in zona che vanno a regolamentare lo specchio acqueo che intendete navigare”. Per quanto riguarda i bagnanti: “Raccomando- prosegue Boncompagni- di non entrare in acqua quando vi è la bandiera rossa issata, che è un segnale di potenziale pericolo, e di evitare di fare il bagno durante le ore più calde. Vi ricordo che lo specchio acqueo riservato ai bagnanti è di 300 metri dalla battigia segnalati con delle boe di colore rosso. Andare a nuotare oltre vi può mettere in una situazione di pericolo”. Queste coordinate rientrano nel più ampio contesto dell’operazione “Mare Sicuro” della Guardia Costiera; un’iniziativa che vede impegnati, fino al 17 settembre, donne e uomini in servizio su tutti gli uffici del territorio nazionale, volta a garantire la sicurezza di coloro che scelgono località marittime come luogo di svago. Durante il nostro servizio, abbiamo assistito a una procedura di controllo di una barca a vela; dopo una serie di agili e pronte manovre, l’imbarcazione della Capitaneria di Porto si è avvicinata e l’equipaggio, con l’ausilio di un retino, ha raccolto i documenti necessari per il controllo (patente nautica, licenza di navigazione, dichiarazione di potenza di motore, polizza assicurativa, certificato di sicurezza, licenza di esercizio, revisione zattera) e tutta l’attrezzatura da tenere rigorosamente a bordo tra cui giubbotti di salvataggio, estintori, pompa o altro attrezzo di esaurimento entro un miglio dalla costa. Oltre, aumentano le dotazioni obbligatorie. Dopo un’attenta verifica, se l’esito è positivo, viene affisso il bollino blu, segno di conformità alle norme di sicurezza. “Nella stagione estiva -dichiara sempre la comandate Chiara Boncompagni- controlliamo tutte le dotazioni delle unità che navigano in mare. A seguito di un controllo mirato che viene fatto sui documenti di bordo e sulle dotazioni di salvataggio, se l’esito è positivo, viene compilato un verbale d’ispezione e rilasciato un bollino blu che va poi apposto su una parte ben visibile dell’imbarcazione e questo sta a significare che è in regola, evitando così anche un reiterarsi dei controlli”. Un’altra tipologia di controllo effettuata dalla Capitaneria di Porto è quella che riguarda i pescherecci; in questo caso le ispezioni si confrontano con una normativa ulteriormente più complessa e stratificata, che coinvolge la regolarità delle imbarcazioni, il rispetto delle molteplici normative sulla pesca ai fini di tutelare certa flora e fauna marina e la verifica delle attività commerciali legate al porto. Un esempio emblematico in merito a quest’ultimo ambito, è il controllo del pesce ghiaccio dei laghi cinesi, spesso spacciato per bianchetto nei ristoranti. Nell’equipaggio della Capitaneria di Civitanova c’è anche chi ha raccontato che, per molti anni, si è dedicato a salvare le vite dei migranti partiti dalle coste africane, in balia di un mare che, troppo spesso, nega loro l’approdo; un approdo mancato le cui immagini restano incise nella retina e nell’animo di chi le ha vissute in prima persona. Dunque, il mare della Capitaneria di Porto- Guardia Costiera è un mare che c’è sempre, in ogni istante, è lo stesso che da sempre lambisce la storia dell’uomo, il luogo di indicibile meraviglia, di estensione della conoscenza ma anche il luogo di spietata sorte. È quel mare che può essere navigato solo se si ricorda che “Omnia vincit animus”: “Lo Spirito vince su tutto”, a maggior ragione nelle situazioni più difficili.  

25/07/2024 12:00
Montelupone, le "Rivelazioni" scolpite di Ermenegildo Pannocchia in mostra al Palazzetto del Podestà

Montelupone, le "Rivelazioni" scolpite di Ermenegildo Pannocchia in mostra al Palazzetto del Podestà

La mostra "Rivelazioni" di Ermenegildo Pannocchia, inaugurata  il 6 luglio presso il Palazzetto del Podestà nella piazza di Montelupone, in presenza dell’assessore alla Cultura e vice sindaco Orietta Mogliani, prosegue con successo e, al momento, resterà aperta al pubblico fino a tutto il mese di agosto. L'esposizione, patrocinata dal Comune, Fondazione Carima, Guzzini, Algam Eko, Tecnostampa, TresPex, Petit Price, è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 16.00 alle 19.00. Questo percorso espositivo, nella sua essenzialità dei pezzi per motivi di spazio, offre una panoramica del suo operato artistico; dalle prime sperimentazioni fino alle opere più recenti. Le sue creazioni, esposte in numerose mostre in Italia e all'estero ( Europa, Arabia Saudita, Stati Uniti e Giappone) testimoniano una carriera che si intreccia a doppio filo con una vita dedicata alla continua  ricerca e sperimentazione nel suo laboratorio incastonato tra i vicoli silenziosi del borgo monteluponese. Ermenegildo Pannocchia ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Macerata e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti nel 1976. Sin dagli esordi, negli anni Settanta, ha esplorato le possibilità artistiche offerte dal legno; a tal riguardo i suoi primi lavori, appartenenti alla serie "mobili scultura", segnano l'inizio di un'intensa ricerca su questo materiale di cui l’opera esposta in mostra e intitolata “Reliquiario per Eleonora d’Aragona” ne è un esempio. “ All’inizio del suo iter espressivo- scrive Armando Ginesi- egli ha scelto come materiale il legno, antico quanto il mondo, per tramutare in forma le problematiche, le sensazioni e le emozioni della contemporaneità” Negli anni Ottanta, Pannocchia ha ampliato la sua sperimentazione includendo bronzo e terracotta, realizzando nel 1989 la sua prima scultura monumentale per un importante edificio pubblico. Dal 1990, la sua sperimentazione si è diretta verso nuovi materiali plastici e di produzione industriale, in particolare il metacrilato, integrando studi optical e cromatismo attraverso l’uso di LED. Dal 2003 questo materiale è lavorato in negativo con uno strumento di sua invenzione, una fresa ad aria compressa, una moderna sgorbia attraverso cui ricrea la fatica e la manualità del lavoro artigianale, vera essenza del fare artistico. Cifra stilistica che attraversa gran parte della sua produzione sono i volti; questi emergono leggeri e trasparenti da blocchi compatti che, in alcuni casi, sembrano evocare delle profondità abissali. “Le sue  sculture- scrive Paolo Serafini- ci presentano una concezione dell’essere che si attua nel darsi come sospensione e come sottrarsi, sia da un punto di vista spaziale che temporale: figure e presenze fugaci ma concrete, mani, volti, che entrano ed escono dallo spazio realizztivo e da quello circostante”. (Foto evento: Giovanni Mariotti/ Foto catalogo: Massimo Zanconi)  

21/07/2024 18:50
Urbisaglia, arrivano Evodya e Travyu. Dalla Cina alle Marche attraverso una nuova frontiera del turismo

Urbisaglia, arrivano Evodya e Travyu. Dalla Cina alle Marche attraverso una nuova frontiera del turismo

Travu + Evodya = Travyu. Una Y che unisce in totale sinergia due realtà innovative volte a offrire molteplici  possibilità di conoscere, attraversare e sostare in uno dei territori che, soprattutto negli ultimi anni, sta attirando moltissimi turisti da più parti del mondo. Di che cosa si tratta? A spiegarlo, questa mattina presso le tenute della cantina ‘La Muròla’, tra le colline di Urbisaglia punteggiate da filari di viti, Francesco Luchetti e Rossano Mittillo, in collaborazione col direttore di RisorgiMarche, Giambattista Tofoni; entrambi professionisti locali e coordinatori del progetto in cui hanno fortemente creduto e investito due giovani imprenditori cinesi, Peng e Lin Hu, di 30 e 27. Quest’ultimi, cresciuti in Italia, sono rimasti letteralmente conquistati dalle bellezze mozzafiato di una Regione che è l’unica in tutta la penisola a essere declinata al plurale, come la sua pluralità paesaggistica, folklorica, culturale, enogastronomica. Evodya System, azienda leader nelle soluzioni per il turismo sostenibile, si distingue per la specializzazione nello sviluppo di mezzi di mobilità a basso impatto ambientale e moduli abitativi intelligenti e sostenibili. Il suo obiettivo è rivoluzionare il settore del turismo attraverso esperienze di viaggio innovative e responsabili, ridefinendo il concetto stesso di turismo, grazie a una perfetta integrazione con la natura e alla riduzione al minimo dell'impatto ecologico. “Alla base- afferma Mitillo- c’è un interrogativo sul come creare valore, in termini di ricavi, da un territorio che ha un potenziale incredibile, come il nostro entroterra rappresentato non solo dalla parte naturale ma anche e soprattutto da tradizioni, dall’arte, dalla cultura, dall’enogastronomia. Da un lato c’è tutto questo,dall’altro c’è una parte che è meno visibile: la voglia di rimanere nel territorio, la voglia di resilienza. Pertanto, parallelamente, ci siamo chiesti come di creare valore nei territori in cui uno è nato, cresciuto e ha dato vita a un’attività. Da soli non potevamo fare investimenti infiniti per cui abbiamo detto cerchiamo di capire come mettere a frutto quella voglia naturale di creare valore da parte di quelle persone che già risiedono sul territorio”. Da qui un’importante distinzione che segue due componenti che sono alla base della ragion d’essere di Evodya e di Travyu, una che riguarda l’Hardware e l’altra il Software. “Da un lato-prosegue lo stesso coordinatore- abbiamo ragionato sulla parte Hard, ossia sugli strumenti, come le e-bike, da mettere a disposizione per la mobilità sul territorio, che danno la possibilità di stare più di mezza giornata sul territorio, per cui la possibilità di pernottare”. Questo ha portato a riflettere su un’effettiva rifunzionalizzazione degli spazi in base alle mutate esigenze del turismo internazionale e anche locale: “Abbiamo concluso che ci sono delle aree particolari come i campeggi dismessi, in disuso, che, invece, negli anni Ottanta/ Novanta  erano estremamente diffusi; abbiamo ripreso quegli spazi popolandoli con un tipo di campeggio diverso. Il turista di oggi vuole vivere in maniera immersiva nella natura ma allo stesso tempo ha necessità del comfort. Per questo motivo, insieme alla Co.Ar di San Severino abbiamo sviluppato un modulo abitativo che è paragonabile a un quattro stelle ma che possa essere in qualche modo sostenibile da un punto di vista energetico e immerso nella natura”. Da qui si arriva alla parte Software che, come sottolinea Mitillo, ha lo scopo di “mettere in relazione domanda e offerta potenziale. Per cui il fine è far sì che il maggior numero di persone possibili vengano a conoscenza delle bellezze e realtà locali: a quel punto è nata la Travyu. Per cui la logica economica è quella di generare inneschi sul territorio che siano formati da piccoli campeggi riqualificati e una costellazione di micro attività esperienziali a cui diamo supporto con mobilità elettrica e non solo”. A entrare nel vivo del sistema Travyu è Francesco Luchetti: “ Ci sono molte piattaforme come Travyu per quanto concerne le proposte esperienziali per turisti. Tuttavia, l’obiettivo è ciò che la distingue da tutte le altre: la finalità è aggregare tutti i piccoli operatori che stanno lavorando sul territorio e che sono disaggregati. Oggi è molto difficile che un turista straniero riesca ad accedere a luoghi, a esperienze autentiche. Travyu vuole aggregare, stimolare a mettersi in gioco, fare in modo che si crei un sistema, un servizio attivo durante tutta la settimana, non solamente il sabato o la domenica”. Infine, la collaborazione con RisorgiMarche. Entrambi i progetti hanno in comune con questo Festival un profondo senso di  radicamento nel territorio e da qui il voler dar vita a un nuovo Risorgimento, creando un senso di comunità, di scoperta e riscoperta del territorio e contemporaneamente creando una rete economica fra le aziende colpite dal terremoto in una prospettiva di turismo esperienziale. “ RisorgiMarche- dichiara Tofoni- è un format creato da Neri Marcorè, al fine di accendere i riflettori su una zona devastata dal terremoto nel 2016. In questo caso è stata la società civile che si è proposta a una serie di sponsor pubblici e privati e non le istituzioni. Siamo tutti volontari, nessuno degli organizzatori ci guadagna. Abbiamo impostato il festival non solo dal punto di vista solidaristico per i territori colpiti dal terremoto ma abbiamo impostato anche tutto un discorso di accesso ai disabili e sostenibilità ambientale”. Da qui il direttore è passato a spiegare come il Festival abbia effettivamente aiutato l’economia locale e generato una tipologia di turismo: “Tramite RisorgiMarche si è parlato di un indotto  di 8 milioni di euro su una micro economia locale. È stata selezionata un’“Isola del Gusto’; una serie di artigiani della zona colpiti dal terremoto sono riusciti a sopravvivere grazie a questa iniziativa. Abbiamo creato un vero e proprio movimento di persone: nel 2017 c’è stato un aumento vertiginoso di giovani che hanno iniziato ad andare in montagna, acquistando, di conseguenza, la scarpa da trekking, lo zaino ecc. Poi è diventato un movimento importante anche a livello nazionale: il modello di RisorgiMarche è stato replicato in molte parti d’Italia perché questo turismo esperienziale è secondo noi l’investimento del futuro, è quello che cercano i turisti che vengono dell’estero. Abbiamo visto centinaia di persone in bicicletta, a cavallo, tre in deltaplano e se oggi esiste una piattaforma, un sistema, come Evodya e Travyu, che possa facilitare mobilità e aggregazione di attività locali e turismo, tutto questo è estremamente più potenziato”.

04/07/2024 18:59
Serrapetrona, una speciale gara tra vigneti: Quacquarini lascia il segno con il primo 'Trofeo Mtb della Vernaccia' (FOTO)

Serrapetrona, una speciale gara tra vigneti: Quacquarini lascia il segno con il primo 'Trofeo Mtb della Vernaccia' (FOTO)

Nella mattinata di ieri,domenica 23 giugno, la quiete della campagna di Serrapetrona è stata movimentata da una manifestazione che ha richiamato atleti, appassionati e spettatori da ogni angolo della Regione e non solo. Si tratta del Primo Trofeo Mtb della Vernaccia, gara regionale di Mountain Bike Cross Country, dedicato alla memoria di Alberto Quacquarini, fondatore, insieme a sua moglie Francesca, della storica e omonima cantina d’eccellenza locale e di risonanza internazionale. Fortemente voluto dal figlio Mauro Quacquarini, con la collaborazione del fratello Luca e della sorella Monica, il Trofeo ha preso vita grazie all'organizzazione dell'Asd Raven Colli. Inserito nel prestigioso circuito Conero Cup, l'evento si è svolto presso la sede dell'azienda di famiglia in via Colli, che è stata riportata a nuova vita dopo i recenti lavori di ripristino seguiti al sisma. La gara ha attirato importanti personalità tra cui Lino Secchi, presidente regionale della Federazione Ciclistica Italiana, il vice presidente vicario Massimo Romanelli, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni e il sindaco di Serrapetrona, Silvia Pinzi. A dominare, un’atmosfera tramata di un entusiasmo palpabile tra adrenalina e convivialità, con incitazioni che hanno risuonato nell’aria a ritmo di incalzanti e incoraggianti “Alé!”. Ovunque un arcobaleno di maglie sportive multicolore, camper parcheggiati a mo’ di accampamento ciclistico, biciclette appoggiate tra i filari dei vigneti o in fase di manutenzione, con atleti presi a controllare meticolosamente le loro due ruote, assicurandosi che tutto fosse pronto per l’imminente sfida. La competizione è iniziata alle 9:30 con il primo turno, seguito dal secondo intorno alle 11:00. A impreziosire la gara, la voce dello speaker d'eccezione Francesco Fiordomo, che ha saputo tenere alto il ritmo della cronaca, catturando l'attenzione e l'immaginazione del pubblico presente. Per quanto concerne il percorso della gara, quest’ultimo consiste in un anello di 3 km con un dislivello di 120 metri, che si snoda tra campi e boschi, offrendo ai partecipanti uno scenario variegato, d’intima contemplazione, tra il boschivo e l’agreste: orchidee fiorite spuntano tra le erbe alte e gli arbusti, mentre i ciclisti, dopo una discesa, rasentano ruscelli gorgoglianti all’ombra degli alberi, per poi sbucare su campi aperti punteggiati di balle di fieno. Al termine della competizione, si è svolta l'attesissima cerimonia di premiazione per l'assegnazione dei prestigiosi titoli regionali di mountain bike e dei titoli provinciali per le categorie Esordienti e Allievi: la vittoria assoluta è stata conquistata da Alex Pelucchini del Superbike Team, mentre Lorenzo Iaconeta dello Zero24 Cycling Team Pedale Chiaravallese si è affermato sulla categoria degli Allievi. Tra gli Esordienti, Mattia Leonardi del Recanati Bike Team ASD ha trionfato, confermando il suo talento e il duro lavoro svolto. Il Primo Trofeo Mtb della Vernaccia ha trasformato le colline dell’azienda Quacquarini in un palcoscenico di memoria, di passione e umanità, le stesse che uniscono i vigneti, radicati nel suolo, e le ruote delle biciclette che, inarrestabili, sfidano la gravità  in una ciclicità che è sempre la stessa, che è sempre nuova.

24/06/2024 18:10
Tolentino, inaugurata la mostra su Nazareno Gabrielli e Franco Moschini: l'eredità manifatturiera rivive al Politeama (FOTO e VIDEO)

Tolentino, inaugurata la mostra su Nazareno Gabrielli e Franco Moschini: l'eredità manifatturiera rivive al Politeama (FOTO e VIDEO)

È stata ufficialmente inaugurata ieri pomeriggio, 21 giugno, negli spazi al piano terra del Politeama, la mostra che celebra la storia e l’eredità  manifatturiera di Tolentino, in particolar modo quella di due lungimiranti imprenditori, distanti nel tempo ma accomunati dalla stessa visionarietà. In tal senso, esplicativo di questa intersezione è il titolo: "Disegnare il moderno. Nazareno Gabrielli e Franco Moschini: due imprenditori, un’eredità".  L'esposizione è stata organizzata da Design Terrae che, ancora una volta, ha dimostrato la sua azione di supporto verso le nuove risorse locali; infatti, sulla base di questa filosofia che permea la Fondazione, come curatori della mostra, sono stati coinvolti i designer Raffaele Pierucci e Riccardo Mecozzi, con la collaborazione del Politeama di Tolentino, dell’agenzia Canenero, e con allestimento di Fabbrika Kreativa. Alla conferenza inaugurale, coordinata dalla vicepresidente di Design Terre, Silvia Ruffini, hanno partecipato il presidente di quest’ultima Fondazione, Carlo De Mattia, il direttore del Politeama Massimo Zenobi, i due giovani curatori e il sindaco Mauro Sclavi; tra il pubblico presente anche Lorenzo Ceccarelli, direttore di ‘Interno Marche: Design experience Hotel’, che ha ufficialmente tagliato il nastro l’altro ieri. La mostra permette ai visitatori di vivere un'esperienza immersiva tra foto storiche e materiali inediti, raccontando le storie che hanno reso Tolentino un centro importante a livello internazionale per il design. Partendo dal fiume Chienti e attraversando le visioni di imprenditori come Nazareno Gabrielli e Franco Moschini, la mostra celebra la  consistenza del presente.  A guidarci lungo il percorso che dalla genesi arriva all’allestimento, passando per le pieghe dellatradizione manifatturiera di Tolentino e invita a riflettere sulle connessioni fra i tre tempi universali dell’umano esistere, laddove il futuro è già in atto tra la coscienza del passato e la ricerca filologica di questa mostra sono i curatori stessi:  “ L’idea- spiega Raffaele Pierucci- nasce principalmente da Design Terre che ci ha chiamati per allestire una mostra in occasione dell’inaugurazione dell’Hotel Interno Marche nato, da un progetto di Franco Moschini, nella storica Villa Gabrielli. Così, si è riflettuto sulla creazione di una mostra che unisse Nazareno Gabrielli e Franco Moschini; da una parte il primo è colui che ha dato vita a tutto e, il secondo imprenditore, nonostante i due non si siano mai incontrati, ha portato avanti quest’idea del culto del bello, del saper fare, passando dall’arte al design”. Per quanto riguarda il lavoro certosino di ricerca e raccolta del materiale di archivio “ si è trattato- prosegue Riccardo Mecozzi- di capire la totalità del materiale a disposizione, fornito da Design Terre e, da qui, abbiamo creato un filo rosso che parte dalla nascita dell’industria a Tolentino dove, lungo le sponde del Fiume Chienti, è stata edificata la prima centrale idroelettrica, che ha portato a un fiorente sviluppo dell’industria locale. Poi, imbastendo una continuità dialogante, si è giunti alla storia di Nazareno Gabrielli, con del materiale inedito mai mostrato al pubblico, e infine a quella di Franco Moschini incentrata principalmente sulla Frau e su tutte le sue altre aziende”.

22/06/2024 18:59
Tombolini e i suoi 60 anni di eccellenza sartoriale al Pitti Uomo: a festeggiarli numerose leggende dello sport (VIDEO e FOTO)

Tombolini e i suoi 60 anni di eccellenza sartoriale al Pitti Uomo: a festeggiarli numerose leggende dello sport (VIDEO e FOTO)

Nella giornata di mercoledì, 12 giugno, il brand marchigiano Tombolini ha celebrato un traguardo straordinario: 60 anni di eccellenza sartoriale. Un anniversario che non è solo un numero, ma il simbolo di un viaggio attraverso il tempo, dove tradizione e innovazione si sono intrecciate in una trama che ha dato vita a capolavori di uno stile sempre rinnovato e allo stesso tempo fedele alle sue radici. Il Pitti Uomo, palcoscenico mondiale dell’eleganza maschile, è stato testimone di questa celebrazione, un evento che ha visto la famiglia Tombolini non solo ricordare il passato, ma anche proiettarsi verso il futuro con la stessa passione e dedizione che contraddistinguono da sempre ogni singolo capo. All’interno della storica Fortezza da Basso, il padiglione di Tombolini si è trasformato in un crocevia di moda e sportività. Non si è trattato solo di un’esposizione delle ultime collezioni, ma di un vero e proprio punto di incontro per un’élite di ospiti che incarnano lo spirito sportivo e dinamico e che orbitano intorno al marchio Tombolini. Ambasciatori e atleti di varie discipline hanno condiviso e celebrato i valori fondamentali del brand, tutti sotto il segno di un’eleganza che non passa mai inosservata. Tra questi, Cosimo Guccione, assessore allo Sport del comune di Firenze, e Guido Fiega, CEO di Al-Nassr, la squadra di Cristiano Ronaldo vicecampione del campionato di calcio saudita, hanno rinnovato la loro partnership con Tombolini, assicurando così che squadra e staff tecnico continuino a distinguersi per il loro impeccabile formal wear. “Tombolini oggi è il massimo- afferma il Ceo Guido Fiega- e nel mondo dello sport è sicuramente uno dei brand più innovativi e interessanti nel mondo della moda; per gli sportivi unisce stile, classe innovazione e ha dei prodotti che si sposano al meglio con le esigenze degli sportivi per quanto riguarda la leggerezza, l’elasticità, il comfort. Siamo i primi ad aver abbracciato il marchio nell’Arabia Saudita e le caratteristiche di leggerezza dei loro prodotti saranno ancora più apprezzati rispetto ai loro mercati classici quindi siamo molto positivi per questa partecipazione”. Sempre riguardo questa speciale collaborazione si è espresso il direttore Marketing e commerciale dell’azienda di famiglia Silvio Calvigioni Tombolini: “ Sessanta anni sono l’espressione massima della tenacia, della resilienza, della forza, della passione che sono appunto valori che richiamiamo e vediamo nel mondo dello sport e attraverso questo siamo riusciti a stringere questa collaborazione internazionale grazio a Guido Fienga, alla sua visione; l’Italia ha bisogno di uomini come lui che sono all’estero con grandi sacrifici e fanno sì che l’Italia sia vista come un paese di grande verità”. A fare da testimonial di questo connubio fra stile e sport, le gemelle Matilde ed Eleonora Villa, stelle del basket italiano e da tempo volti di Tombolini, insieme a una selezione di Calcianti, già modelli per il brand in passato, quali Riccardo Lo Bue, Marco Casamassima, Athos Rigucci e Mirko Garaffoni. Il legame tra Tombolini e il mondo dello sport si estende anche a figure come l’ex calciatore Fabio Galante, l’ex canoista Antonio Rossi e il giocatore di pallanuoto di serie A Giovanni Generini, che trovano nell’eleganza del marchio un riflesso del loro stile personale. A loro si aggiungono i giovani judoka Jacopo Andrei e Alberto Magagna della PGF Libertas, gli atleti dell’Atletica Firenze Marathon Abdul Majeed Omar e Alessandro Manetti, l’attore Enrico Loverso, e un gruppo di arbitri di spicco, tra cui Paolo Tagliavento, Nicola Nicoletti, Emidio Morganti, Nicola Rizzoli e Gianluca Sacchi, tutti uniti da una profonda amicizia e uno speciale apprezzamento per l’arte sartoriale di Tombolini. A tal riguardo, Rizzoli, la cui nota carriera conta anche la finale mondiale del 2014 Germania- Argentina, ai microfoni di Picchio News ha dichiarato di essere rimasto talmente colpito dagli abiti sartoriali di Tombolini da volerne indossare uno il giorno del suo matrimonio: “Conosco l’azienda da tanti anni e ho avuto la fortuna di conoscerla prima del mio matrimonio per cui hanno realizzato gli abiti per me e per i miei testimoni; è un brand che lavora davvero molto bene e a cui sono molto legato da lungo tempo”. Tombolini ha celebrato i suoi 60 anni a Pitti Uomo con la capsule SS25 "Ultra Light", parte del progetto Zero Gravity. Dal 1964, il brand rappresenta l'eccellenza del Made in Italy, unendo innovazione tecnologica e tradizione sartoriale. La nuova collezione, realizzata con tessuti leggeri e pregiati, riflette un'eleganza sostenibile e consapevole. Tombolini continua a evolversi, proponendo capi versatili e performanti, sempre rispettosi dell'ambiente. La Zero Impact Collection, infatti, arricchisce l'offerta con filati organici e biodegradabili. La visione del brand si estende anche alla riqualificazione aziendale e alla valorizzazione del capitale umano. L’evento di Pitti ha puntato una volta di più i riflettori su un’azienda storica e profondamente radicata nel territorio italiano, come dimostrano le molteplici  iniziative volte a valorizzarlo, a celebrare l’apporto delle sue maestranze e a rinverdire il rapporto tout court con la sua regione, le Marche. “Siamo una famiglia che ha sempre creduto nel lavoro, nei nostri collaboratori e nelle Marche che credo siano il riassunto dell’Italia- prosegue Silvio Calvigioni Tombolini-, una terra quest’ultima in cui si può trovare tutto e dobbiamo valorizzarla; noi oggi abbiamo portato due ulivi che rappresentano la nostra terra, abbiamo un’azienda agricola dove produciamo l’olio e l’olio Tombolini, da oggi in poi, sarà nelle città in cui c’è anche lo Zero Gravity: dunque tutto va sotto il segno dell’innovazione, della tradizione, della grande sartorialità” Un rapporto con la propria terra che parte dalla riqualificazione della sede aziendale, per proseguire con gli investimenti sul capitale umano e la nascita della Fondazione Eugenio Tombolini che, tra i suoi programmi, prevede anche una scuola sartoriale. “È una storia di famiglia, di territorio, di cultura dell’abbigliamento- ha dichiarato Marcello Tombolini; noi ogni anno pensiamo di rinnovare tutto questo con nuove creazioni e lo facciamo con molto entusiasmo e con tanto amore. Ci presentiamo ogni sei mesi al Pitti sapendo di avere una struttura industriale che traina in parte anche l’economia locale ed è per questo che ci difendiamo in un panorama internazionale: si pensa con radici ma si arriva in tutte le parti del mondo”. Lo stesso imprenditore ha poi parlato della nascita della Fondazione Eugenio Tombolini: “Quest’ultima vuole affiancare l’industria insegnando a chi è alle prime armi a diventare sarti, un mestiere che in primo luogo richiede passione la quale non si crea in un’età molto avanzata ma si crea da piccoli. Per questo motivo vogliamo arrivare già alle scuole medie per poter far avvicinare qualche studentessa o studente che avrà voglia di intraprendere questo lavoro con passione: così diventerà una brava sarta, una brava stilista o una brava industriale” . Come un filo prezioso che si snoda attraverso il tempo, la passione e l’eccellenza sartoriale della famiglia Tombolini si sono tramandate  di generazione in generazione, un’eredità viva che continua a pulsare nel cuore di ogni creazione. “È un anno speciale- chiosa Fiorella Tombolini-  sessant'anni di storia dove festeggiamo con le nuove generazioni e mio figlio è l’uomo che porterà avanti questa storia, il nipote del fondatore che, insieme a mio fratello, fanno veramente degli studi incredibili sull’innovazione del prodotto, ma quello che più ci piace è questo radicamento col nostro territorio che continuiamo a portare avanti, soprattutto la nuova generazione desidera portare avanti: tutto ciò m’inonda di grandissimo orgoglio”    

14/06/2024 11:56
In sella alla scoperta di speciali itinerari tra 4 comuni maceratesi: arriva la "Bellezza in bicicletta"

In sella alla scoperta di speciali itinerari tra 4 comuni maceratesi: arriva la "Bellezza in bicicletta"

Sabato 25 maggio è una data che ha rappresentato un momento cruciale per lo sviluppo del territorio della Regione Marche con la presentazione ufficiale del progetto "La Bellezza in Bicicletta" del Gal Sibilla (Guppo di Azione Locale), che ha coinvolto i Comuni di Tolentino, Corridonia, Petriolo e Mogliano. Questo ambizioso Progetto Integrato Locale (PIL), frutto della collaborazione tra enti pubblici e comunità locali, rappresenta una delle prime esperienze di integrazione tra iniziative pubbliche e private nella regione.  Avviato cinque anni fa, il progetto mira a promuovere il cicloturismo attraverso la creazione di una rete di percorsi e servizi dedicati al turismo dolce, in linea con il più ampio progetto Cluster Bike della Regione Marche. I percorsi, ideati per valorizzare le risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche locali, includono interventi mirati alla creazione di nuove piste ciclabili, strutture bike-friendly, info Bike Point e totem informativi collegati a una Web App dedicata. Queste iniziative non solo rendono l'entroterra marchigiano più accessibile e accogliente per i ciclisti, ma contribuiscono anche a migliorare la qualità della vita della popolazione locale e ad aumentare l'occupazione. Sempre nella mattinata di sabato, assessori e sindaci dei Comuni coinvolti, accompagnati da giornalisti e blogger, hanno partecipato a una staffetta in sella alle e-bike, organizzata dallo staff di ‘Noi MarcheBikeLife'. Un press tour finalizzato a esplorare alcuni tratti di quattro itinerari che fanno parte del progetto “La Bellezza in bicicletta”. Quattro percorsi, interconnessi tra loro, uniti sotto il segno di una coerenza tematica e geografica: dalle ‘Acque’, all’‘Arte e cultura’, al ‘Sacro’ fino ai ‘Secret places’. Una rete d’itinerari che permette di scoprire le bellezze di una terra ancora in gran parte satellitare rispetto alle mete turistiche principali come la Toscana e l’Umbria. A tal riguardo, era il 1957 quando Guido Piovene nel suo viaggio per tutta l’Italia, regione dopo regione, fino agli angoli più remoti, si fermò nelle Marche. Nel suo viaggio-reportage, “ Viaggio in Italia”, diventato un capolavoro letterario, ha scritto pagine memorabili sul territorio di questa regione: “E’ abitudine dei viaggiatori stranieri, cercando quale delle nostre regioni dia il senso peculiare del nostro Paese, indicare la Toscana e l’Umbria. Credo che questo accada perché di solito le Marche sono fuori dai lori itinerari. Questa regione, infatti, non è conosciuta ai più per visione diretta in proporzione alla sua grande bellezza naturale e artistica. […]” Il ritrovo là dove la piazza è un palcoscenico metafisico: Corridonia Sabato mattina, nella piazza di Corridonia, dove le linee nette delle architetture disegnano un assetto razionalista che si staglia come una sorta di palcoscenico metafisico, si è ritrovato il gruppo di giornalisti e blogger, giunti dalle varie province marchigiane, per scoprire uno dei percorsi del progetto PIL “Bellezza in bicicletta”. Qui, sotto un cielo soleggiato e azzurro, ad accoglierli e coordinarli con calorosa gentilezza sono stati Loredana Miconi, sua sorella Sonia e Mauro Fumagalli, referenti di ‘Noi Marche Bike Life’. Dopo un momento di chiacchiere e conoscenze, ognuno dei presenti ha ricevuto la propria bicicletta elettrica fornita, per l’occasione, da Alex Maurizi e Gianluca Biondi, entrambi gestori di punti noleggio di e-bike, rispettivamente a Mogliano e a Petriolo. Va detto che alcuni, in virtù dei muscoli e della respirazione temprati dall’esperienza, hanno portato con sé le proprie bici muscolari. A officiare la partenza dell’‘allegra brigata’, l’assessore Massimo Cesca e Gemma Acciarresi, affiancati dall’assessore Nelia Calvigioni, i quali si sono uniti per un tratto della pedalata. Quest’ultimi, dopo aver organizzato un benvenuto con tanto di colazione, hanno mostrato ai presenti il nuovo e accogliente Urban Hub al cui interno si trova il totem digitale dove sono contenute tutte le informazioni riguardanti gli itinerari e i servizi del progetto in questione. Concluso il momento conviviale-istituzionale, tutti in sella lasciandosi alle spalle la statua di Corridoni, punto focale immobile di questa scenografia urbana la quale, nonostante le ombre storiche della sua commissione, contraddistingue il Comune di Corridonia per unicità e fascino. Dopo un passaggio tra le viuzze del borgo, ci si dirige alla volta di altri paesaggi tutti da scoprire. «Ed ecco già mutato il mio rumore/s’impunta un attimo e poi si sfrena/ fuori da sonni enormi/ e un altro paesaggio gira e passa» (V. Sereni, Ancora sulla strada di Zenna) Verso il paese che sorge incastonato tra due valli: Petriolo Uscita da Corridonia, la comitiva, fra strade asfaltate e interpoderali costellate da arbusti, ginestre querce e roverelle, si è diretta verso Petriolo trovandosi ad attraversare un panorama che, con il progressivo pedalare, si imprime negli occhi con l’impeto dello stupore; a destra Macerata e i borghi circostanti, poco più in là il caratteristico Monte San Vicino per poi spostare lo sguardo verso sinistra dove si possono ammirare i vigneti della cantina Muròla che si estendono come una tappeto verde dietro cui si stagliano gli Appennini come guardiani silenziosi. Pedalata dopo pedalata, lasciando nei tratti in discesa i freni per godersi un po' di ebrezza e brezza, la ‘compagine su due ruote’ è poi giunta alle porte di Petriolo dove, questa volta, ad accoglierli, nei pressi della nuova e tecnologica stazione di ricarica per e-bike, è stato il sindaco Matteo Santinelli. Qui, l’assessore Cesca ha raccontato che tutt’oggi nelle campagne a confine tra Corridonia e Petriolo abita l’ex responsabile marketing della BBC, ammaliata da questo territorio. Arrivati nel centro storico si fa tappa presso il punto noleggio BikeHello di Gianluca Biondi; significativo è il fatto che è stato tra le prime attività a riaprire dopo il terremoto. Qui, i turisti hanno sia la possibilità di essere indipendenti seguendo gli itinerari tracciati da Gianluca sia di andare in gruppo, seguendo una guida d’eccezione come quest’ultimo. La bellezza della bicicletta è anche quella che scaturisce dalla possibilità di imbattersi non solo in squarci paesaggistici improvvisi ma anche di accedere a scene inaspettate d’intime e quotidiane epifanie: all’improvviso dall’entrata secondaria del Santuario della Madonna della Misericordia esce Mariano Mercuri, un signore profondamente appassionato della storia e dell’arte di Petriolo che ha guidato i ciclo visitatori in un rapido quanto affascinante tour d’eccezione al Museo dei legni processionali. Intanto, fuori, sul lato opposto della strada, un capannello di persone in trepida attesa per uno matrimonio che sta per celebrarsi. Una rapida foto di gruppo sulla scalinata della parrocchia dei SS.Martino e si riparte. “L’Italia nel suo insieme è una specie di prisma, nel quale sembrano riflettersi tutti i paesaggi della Terra […] L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo. Le Marche dell’Italia” (Piovene, ‘Viaggio in Italia’) Seguendo le strade che portano al verde rifugio dei Cistercensi: l’Abbadia di Fiastra Lasciato il piccolo Comune di Petriolo, prosegue l’itinerario; questa volta in direzione della Vallata del Chienti con tappa all’Abbadia di Fiastra la cui Riserva naturale narra di una variegata biodiversità riconducibile al cosiddetto bosco planiziario dove regnano, verdeggianti, il Cerro, Carpino bianco, Orniello, Carpino nero, Roverella, Leccio, Quercia e altre specie. Pedalando attraverso strade dove si sprigionano profumi di erbe selvatiche e fiori primaverili, mentre il fiume Fiastra, nascosto più in là, scorre placido, e tagliando per sentieri in mezzo a campi di grano, la carovana è giunta nei pressi del nucleo principale: l’Abbadia cistercense di Chiaravalle col suo chiostro, i suoi archi romanici, dove i monaci meditavano e lavoravano, intrecciando fede e lavoro.  Giunti sul posto, l’appetito inizia a farsi sentire incontrando un tempismo perfetto data la presenza di un lauto banchetto allestito con un’ampia scelta di cibo e bevande che hanno allietato gli spiriti e le pance di tutti. Qui, a raccogliere il testimone di questa staffetta è stato l’assessore al turismo Diego Aloisi in rappresentanza del comune di Tolentino.  Una sosta artistica e storica che diventa una pausa di riflessione dove la radice -ciclo- inerente al mondo della bicicletta pone un correlativo con un più ampio ‘ciclo’; quello in cui passato e presente si toccano e s’intrecciano come gli alberi che danno vista a questo santuario naturale. Dopo il momento di ristoro ognuno ha recuperato la sua bici alla volta di Mogliano. “E’ anche come il fiume senza fine/ che passa e resta; è specchio di uno stesso/ Eraclito incostante, uno e diverso/ sempre, come il fiume senza fine” (J.L. Borges, ‘Arte poetica’) La meta finale fra gli intrecci di un’antica sapienza artigiana: Mogliano Sulla via verso l’ultima tappa, l’‘allegra brigata’, per un medio tratto, ha abbandonato l’asfalto per inoltrarsi su sentieri sterrati, più avventurosi, che offrono la possibilità di osservare il panorama da una prospettiva ulteriore e di assumere un approccio più cosciente del territorio circostante. A tal riguardo, lungo il tragitto, si è passati in una zona dove interi campi vengono destinati alla coltivazione sperimentale del materiale genetico di cereali, foraggere, proteo-oleaginose volte a mantenere, nel tempo, le diverse varietà. Attraversata la strada, le biciclette hanno affrontato una delle ultime salite, giungendo nei pressi di una delle due croci che danno il nome all’omonimo percorso; qui, a raccogliere il testimone di questa staffetta è stata la sindaca di Mogliano, Cecilia Cesetti, che ha da subito dimostrato un’ottima dimestichezza con la bici. Dunque, il gruppo de “ La Bellezza in bicicletta” è pronto a ripartire e a dirigersi verso il centro storico di Mogliano in un luogo speciale che prende il nome di “Intreccio Vivo”; un laboratorio artigianale d’intreccio del vimini e di altri materiali, creato e gestito da un gruppo di giovani ragazzi dove il più grande ha 25 anni. A spiegarci questa realtà, che produce in serie limitata anche per Hermés e Bugatti, è Alex Maurizi, ventiquattrenne che ha raccolto l’eredità di un mestiere di famiglia, saltato per due generazioni, unendo sapientemente la tecnica allo spirito imprenditoriale. All’interno di quest’officina dell’intreccio è inoltre possibile noleggiare le e-bike con lo scopo di fornire un mezzo attraverso il quale conoscere, sotto più aspetti, le realtà peculiari del territorio. Dopo questa digressione immersiva nelle trame di Intreccio Vivo, i ciclo viandanti, hanno fatto l’ultimo sprint finale arrivando in piazza dove ad accoglierli c’era la pro loco del Comune che ha gentilmente offerto salumi, formaggi, bruschette e un piatto di pasta per tutti. Finito il pranzo, lasciate le bici in piazza, l’itinerario è proseguito a piedi, per una manciata di metri, verso il teatro dedicato al dio delle arti: Apollo. "Mia terra, mia labile strada, / sei tu che trascorri o son io?/ Che importa? Ch’io venga o tu vada,/ non è un addio!" (Pascoli, ‘La bicicletta’) La “Bellezza in bicicletta” al Teatro Apollo Infine, nel primo pomeriggio, presso il caratteristico teatro settecentesco di Mogliano, si è tenuta la conferenza per la presentazione ufficiale del progetto “ La Bellezza in bicicletta” a cui hanno partecipato in un primo tempo le istituzioni con il presidente del Gal Sibilla, Stefano Giustozzi, gli assessori Massimo Cesca il quale ha informato i presenti dell’info bike point a San Claudio e dell’ Urban Hub al pian terreno del municipio. L’assessore al Turismo, Diego Aloisi, ha fatto riferimento al percorso ciclo pedonale che parte dal suggestivo Castello della Rancia fino al cuore verde dell’Abbadia di Fiastra. La sindaca di Mogliano, Cecilia Cesetti, ha tracciato un excursus sul progetto legato al recupero delle fonti storiche Acquevive, Calcaticcio e Grande, progetto che ha coinvolto anche Petriolo, rappresentato dal sindaco Matteo Santinelli, con la Fonte Buona e le sue acque solfuree. Poi, il turno di chi ha fatto parte della rete progettuale e operativa: Loredana Miconi e Mauro Fumagalli di ‘Noi Marche Bike Life’, che si sono occupati rispettivamente di mettere in rete e su App tutti i servizi e-bike utili ai turisti e di costruire itinerari che possano cucire tutte le bellezze e le unicità del territorio. Sul palco anche Elena Santilli, responsabile area Cultura & Experience Design di Expirit, che, seguendo le linee carsiche della filologia, ha individuato le quattro aree tematiche degli itinerari: Acque, Arte e cultura, Sacro e Secret places. Un lungo lavoro portato avanti anche da un nutrito team di professionisti di Expirit, tra cui Simona Angeletti, responsabile della Comunicazione. Infine l’architetto Alessandra Panzini, che, oltre a moderare l’evento, è stata la Facilitatrice dello Sviluppo locale di tutto il progetto. Quest’ultima ha spiegato i fabbisogni da cui si è poi sviluppato il progetto, ossia quelli di “Promuovere il turismo e-bike nel territorio in questione e, in maniera collaterale, promuovere un territorio come sistema integrato per la crescita del turismo e per lo sviluppo della ricettività orientata al bike. Il costo totale d’investimento è stato di oltre 1 milione e 426 mila euro con il contributo di 1 milione e 125 mila per un totale di 13 interventi finanziati: 8 interventi pubblici e 5 interventi privati”. Così, finita la presentazione, si è conclusa una giornata che lascia aperto uno stradario di itinerari tutti da percorrere, scoprire e riscoprire in sella alle proprie bici.

29/05/2024 20:00
"Scienza in Festa", l'Abbadia di Fiastra da una prospettiva inedita grazie all'università di Camerino (FOTO e VIDEO)

"Scienza in Festa", l'Abbadia di Fiastra da una prospettiva inedita grazie all'università di Camerino (FOTO e VIDEO)

Questa mattina, nel cuore dell’Abbadia di Fiastra, tra le mura storiche impreziosite dagli affreschi della Sala delle Tenute, si è svolta la conferenza stampa per la presentazione della prima edizione di “Scienza in Festa” organizzata da Unicam; una due giorni, il 15 e 16 giugno, che celebra la scienza portandola dalle aule direttamente sul territorio tra laboratori interattivi, conferenze, seminari, presentazioni di libri che aprono nuovi orizzonti, mostre che raccontano storie di scoperte e passeggiate tra la variegata natura della riserva naturale, vista da una prospettiva inedita. La conferenza, coordinata da Egizia Marzocco, responsabile della Comunicazione e Ufficio stampa dell’Università di Camerino, ha visto gli interventi del Magnifico Rettore Graziano Leoni, Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi, presidente della Fondazione Carima di Paolo Carpera della Fondazione Giustiniani Bandini, Alessandro Gnucci, presidente dell’Associazione culturale Next, Claudio Pettinari, docente Unicam ed ex Rettore, Giovanna Salvucci, presidente della Casa della Memoria, Mauro Sclavi, sindaco di Tolentino. "Oggi è una giornata veramente importante- ha esordito Graziano Leoni- perché presentiamo quest’evento che è alla sua primissima edizione e che rappresenta un momento centrale per l’Università di Camerino. L’obiettivo primario è quello di interagire con il territorio e la sua popolazione: in questo modo, un evento come “Scienza in Festa” diventa uno strumento divulgativo, di festosa condivisione volto anche a stimolare dei processi cognitivi che sono diversi da quelli che si hanno normalmente dietro a un tavolo, un banco". "Penso che questo Public Engagement sia la missione più importante che le Università oggi hanno davanti - ha proseguito Leoni -. Stiamo notando, come Rettori, un preoccupante allontanamento dell’opinione pubblica dall’Università e tutto questo può essere colmato rendendo consapevoli le persone di quello che si fa dentro l’università: purtroppo il messaggio oggi non passa con tanta facilità. Una due giorni, 15 e 16 giugno che si propone di dare a tutti quel qualcosa in più, per comunicare, a quante più persone possibili, quello che è interno a una ricerca, a che cosa serve quest’ultima e infine a che cosa serve un’università”. A proseguire il filo della presentazione, Paolo Cardera il quale ha ribadito il consolidato rapporto che lega la Fondazione Giustiniani Bandini a UniCam, ponendo l’accento sullo spirito e l’approccio innovativo di quest’evento che porta la scienza fuori dalle aule universitarie. Dalle prime file è poi intervenuto Mauro Sclavi che ha ricordato il segno apportato dai cistercensi quando, stabilitosi presso l’Abbadia di Fiastra, hanno portato sapienza, tecnica e scienza e ribadito l’importanza di tutte le Fondazioni, Università, Enti, Associazioni, studiosi che contribuiscono a mantenere vivo uno spazio dove bellezza e scienza sono l’uno il risvolto dell’altro e insieme costituiscono la salvezza di un intero patrimonio umano. Venendo alla declinazione semantica del binomio “Scienza/Festa” che caratterizza il titolo di questa due giorni, a dare la chiave di lettura è stato lo stesso Alessandro Gnucci: “Come Associazione Next riteniamo fondamentale il ruolo della scienza come luogo che può essere anche divertente; abbiamo pensato alla ‘Scienza in Festa’ in cui le famiglie, i bambini possono venire e appassionarsi, capire che la scienza non è una cosa difficile che deve rimanere dietro le cattedre ma deve essere continuamente utilizzata per divertirsi e divertire. Qui risiede l’importanza dell’Università, che è il luogo in cui si fa la scienza.  Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad appassionare i giovani a questo tema, che è estremamente importante, all’interno anche di un contesto dove c’è un contatto incredibile con la natura che è funzionale a comprendere la simbiosi che intercorre quest’ultima e l’essere umano”. Riguardo alla contestualizzazione, in senso diacronico e dialogante con il presente, del luogo in cui si svolgerà l’evento,fornendo una visione che unisce a doppio filo storia e scienza è stata Giovanna Salvucci: "Voi oggi vi trovate nelle stanze in cui diversi ricercatori, scienziati si sono confrontati per tre anni, magari parlando di neuropsichiatria, come Pincherle, oppure parlando di Matematica e Fisica: persone che per il loro antifascismo hanno dovuto abbandonare gli studi e essere rinchiusi qui per tre anni e veder rovinata la loro carriera per aver difeso le loro idee". "Grazie all’UniCam stiamo portando avanti il progetto di digitalizzazione di tutti i documenti degli internati dell’Abbadia di Fiastra quindi grazie alla Scienza, alla Computer Science della Facoltà d’Informatica dell’UniCam che aiuta a velocizzare i nostri studi - ha aggiunto -. Grazie all’intelligenza artificiale possiamo confrontare e riconoscere le persone presenti nelle foto che stiamo ricevendo in questi anni, possiamo riconoscere i timbri delle lettere invece di stare noi manualmente noi a digitare: da questo vista UniCam è preziosa per la Casa della Memoria ma anche da un punto di vista della Scienza. Riconosciamo che la Scienza significa libertà”. A spiegare l’importanza del coinvolgimento del pubblico al di fuori dai confini più strettamente accademici è stato Claudio Pettinari: “All’interno del nostro Ateneo, tre anni fa, abbiamo creato l’area del Public Engagement  con lo scopo di riuscire a coinvolgere tutta la cittadinanza, dai bambini fino alle generazioni che sono più in là con l’età perché ‘sapere’ è tutto, non solo sapere scientifico: devono essere coinvolte tutte le discipline. Inoltre, per lavorare felici c’è bisogno della passione; se cala quest’ultima le attività non le porti avanti e cerchi vie più brevi come  possono essere quelle di certi influencer che veicolano male un contenuto scientifico creando un ulteriore distanziamento nell’opinione pubblica dalla vera essenza della scienza. L’importante è che si comprenda che senza passione e senza impegno non si va verso nulla”.      

24/05/2024 19:05
Treia, branco di lupi avvistato più volte nelle campagne: che cos'è il 'lupo confidente' e come comportarsi (VIDEO)

Treia, branco di lupi avvistato più volte nelle campagne: che cos'è il 'lupo confidente' e come comportarsi (VIDEO)

Nelle Marche, e non solo, capita sempre più di frequente avvistare branchi di lupi che scorrazzano nelle vicinanze delle abitazioni o nei campi e boschi in prossimità delle strade interpoderali dove spesso le persone si recano per passeggiare o dedicarsi a una corsa. Molteplici sono stati gli avvistamenti nell'ultimo periodo nelle campagne di Treia e l'ultimo risale a qualche giorno fa, in zona Schito, quando un giovane lavoratore ha visto spuntare dal grano ancora verde quattro lupi che si aggiravano indisturbati sotto un tiepido sole primaverile, in pieno giorno.   La presenza di questi affascinanti predatori che popolano le nostre campagne, arrivando anche in prossimità dei centri urbani e persino delle spiagge, apre una questione più generale sulla necessità di una convivenza informata e rispettosa che tuteli l’essere umano da una parte e una specie protetta, come quella del lupo, dall’altra. Ma come sono arrivati a popolare habitat diversi da quello più prettamente appenninico e ad avvicinarsi sempre di più all’uomo? E come bisogna comportarsi nel caso in cui s’incontra un lupo? Lo abbiamo chiesto al comandante del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agro- Alimentare e Forestale di Macerata, Simone Di Donato: “Come Arma Forestale stiamo formando il personale perché ci sarà sempre una maggiore interazione tra l’uomo e i lupi. Innanzitutto, come prima cosa, occorre individuare, attraverso la certificazione degli esperti zoologi, le caratteristiche che distinguono il ‘canis lupus familiaris’ dal lupo puro; potrebbero esserci anche degli ibridi dati dall’incrocio con i cani”. Per quanto concerne la storia della diffusione di questa specie animale, gli anni Settanta hanno segnato una fase d’importante cambiamento: “Dall’inizio degli anni '70- prosegue Di Donato-, quando i lupi erano circa 300 esemplari, si è assistito a un importante incremento riproduttivo: oggi sono circa 3000 i lupi che popolano tutta la zona appenninica. Questo è il risultato diretto di una maggiore tutela ambientale. Un tempo, la caccia al lupo era incentivata economicamente; fino agli anni Settanta, i cacciatori ricevevano 150.000 lire per ogni lupo abbattuto. Inoltre, va ricordato che il lupo, con il suo ruolo di super predatore e bioregolatore, è una figura chiave nell’equilibrio ecologico. La presenza di questo animale influisce profondamente sull’ambiente circostante, fino a modificare addirittura il corso dei fiumi. Predando specie animali, come i caprioli, che si nutrono degli apparati radicali delle piante lungo i fiumi, il lupo favorisce un più ampio e variegato sviluppo della vegetazione, che a sua volta, incide sul tracciato dei fiumi. Deve esserci”. Tuttavia, l’espansione demografica umana, con il conseguente aumento di quelli che vengono definiti gli “attrattivi” per le specie selvatiche, ha fatto sì che quest’ultime si sono ritrovate a consumare fonti di cibo alternative e più facilitate, a portata “di fauci”, come i rifiuti prodotti degli uomini. Questa vicinanza ha dato vita a nuove sfide nella gestione della convivenza tra uomo e lupo. A tal riguardo, “l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)- spiega il Comandante Di Donato- sta attualmente elaborando un protocollo per la gestione dei cosiddetti “lupi confidenti”, tipologia che, non temendo più l’uomo, si avvicina alle abitazioni di quest’ultimo. Nello specifico, Il ‘Lupo confidente’ è un termine utilizzato per descrivere un lupo solitamente giovane in fase di dispersione, che ha lasciato il proprio branco originario per cercare nuovi territori dove stabilirsi e, eventualmente, formare un nuovo gruppo. Questi lupi sono esemplari che, avendo acquisito una certa autonomia, si avventurano anche in zone abitate dall’uomo, attratto da fonti di cibo facilmente accessibili come rifiuti, animali domestici, colonie feline o pollai. Per rendersi conto della loro forza, basti pensare che un lupo può sbranare un cane in pochi secondi; ha una potenzialità cinque volte il peso del cane e un apparato muscolare molto più forte. Va detto anche che avvengono più morti a causa di cani come Pitbull o Rottweiler ma non si può affatto parlare di ‘rischio zero’ con i lupi”. A proposito di rischio, la valutazione di quest’ultimo legata ai lupi e alla loro interazione con gli esseri umani coinvolge diversi parametri e protocolli. Quando un lupo diventa potenzialmente pericoloso per l’uomo, ci sono alcune situazioni da considerare: la prossimità alle abitazioni a meno di 30 metri per diversi giorni, il comportamento dell’animale nel caso in cui questo consente ripetutamente agli esseri umani di avvicinarsi a una distanza inferiore a 30 metri; potrebbe essere spia di un interesse o mancanza di timore verso l’uomo. Se è il lupo stesso ad avvicinarsi più volte sempre alla stessa distanza di qualche decina di metri, allora è un ulteriore segnale di allerta. “In caso di pericolosità accertata- conclude Simone Di Donato- è possibile intraprendere diverse azioni; ad esempio, si ricorre a un collare gps per monitorarne gli spostamenti. Tuttavia, se il lupo diventa troppo pericoloso, potrebbero essere necessarie misure come l’allontanamento. A tal proposito l’Arma Forestale sta mettendo in campo alcune iniziative tra cui quella della creazione di squadre di dissuasione con proiettili di gomma. Queste squadre sono ancora in fase embrionale e richiedono un vaglio attento delle azioni da intraprendere nei confronti di una situazione che in futuro sarà da gestire perché il lupo c’è e occorre imparare a conviverci”. Pertanto, a livello preventivo, le indicazioni sono quelle di evitare di “addomesticare” un lupo dandogli da mangiare, di tenere l’immondizia in appositi contenitori e di mettere al sicuro i propri animali domestici e da cortile. Nella rara situazione in cui avvenga un incontro ravvicinato, la prima raccomandazione è quella di fermarsi e iniziare a far rumore il più possibile, anche battendo le mani. Occorre evitare gli eccessivi allarmismi ma non si può nemmeno sottovalutare il rischio d’interazione con il lupo, rispettando quel discrimine naturale tra essere umano e essere predatore selvatico.

24/04/2024 17:10
Macerata, ‘CircolaMente’ e la rivoluzionaria ‘Città Amica’: dalla fragilità alla comunità. Ecco di cosa si tratta (VIDEO)

Macerata, ‘CircolaMente’ e la rivoluzionaria ‘Città Amica’: dalla fragilità alla comunità. Ecco di cosa si tratta (VIDEO)

La tragica vicenda consumatasi il giorno di Pasqua nelle campagne di Corridonia, dove un anziano ha messo fine alla vita della moglie affetta da Alzheimer per non vederla più soffrire, impone la necessità di aprire un focus sulla realtà complessa di questa malattia e sulle conseguenze che essa comporta per i familiari. Una patologia la quale, nonostante l’indiscutibile difficoltà e sofferenza che genera, molto spesso è resa ulteriormente più ostacolata a causa di una mancanza di informazione e formazione.  In questo contesto, emerge, più che mai, il bisogno di una rete di supporto capillare e costante che, a Macerata, trova la sua realizzazione nella sede di ‘CircolaMente’. Quest’ultima è il luogo d’incontro della comunità vicina alle persone con demenza, situato in via dei Velini, dove l’innovativo e pionieristico progetto della ‘Città Amica’ prende vita.  A introdurlo è la stessa presidentessa dell’Associazione Nazionale Alzheimer Uniti Italia, Manuela Berardinelli: “da diversi anni stiamo portando avanti, a livello nazionale, il progetto della ‘Città Amica’ che amiamo definire con la P maiuscola perché più che un progetto è proprio un cambio di mentalità, è un modo di porsi verso la persona fragile. Teniamo presente che in Gran Bretagna ci sono circa 350 Dementia Friendly Community e noi l’abbiamo iniziato, a livello sperimentale come Alzheimer Uniti Italia, a Macerata: ad oggi in Italia ci sono quattordici città che seguono il nostro modello”. Come per tutte le ‘Città’, il cuore pulsante è rappresentato dalla piazza, dal luogo di incontro, di scambio, dove le storie personali trovano rispondenza in quelle collettive; è in questo contesto che: “ è fondamentale- afferma Berardinelli- avere quella che noi chiamiamo la ‘piazza col tetto’; ossia il luogo in cui ci si incontra per il gusto di stare insieme perché la ‘Città Amica’ altro non è che la riscoperta di una comunità. Una comunità vera dovrebbe sempre avere un atteggiamento di comprensione e aiuto verso la persona fragile e, come dico sempre, il Covid ci ha fatto scoprire che ognuno di noi può essere tale”. Grazie a questo progetto ogni individuo è riconosciuto, valorizzato e sostenuto. È un approccio che non solo aiuta chi è affetto da demenza, che per molti anni può continuare a vivere la socialità seppur con un’attenzione alla malattia, ma che rinnova e arricchisce anche l’intero tessuto sociale: “Molto spesso- prosegue Manuela Berardinelli- quando avviene la diagnosi, per ignoranza o per protezione, questa non viene accolta per cui avere intorno una società che sa riconoscere il bisogno, lo sa intercettare nelle strade e sa come intervenire è fondamentale. Non solo per la persona con demenza ma per ciascuno di noi: se è vero, come è vero, che la salvaguardia della persona in quanto tale deve essere una condizione di qualsiasi società che voglia essere una comunità”. A tal riguardo, particolarmente evocativo è il logo, rappresentato da un abbraccio, da un’intera comunità che abbraccia la persona fragile la quale, in questo caso, è quella affetta da demenza, ma può essere chiunque; ognuno è mosso dalla necessità di riscoprirsi parte di un insieme. Al centro dell'azione di CircolaMente vi è un impegno tangibile e costante verso la sensibilizzazione e la formazione della comunità attraverso molteplici programmi educativi rivolti a varie categorie professionali e alla cittadinanza in generale.  A entrare nel dettaglio della formazione è la dottoressa Susanna Cipollari, neuropsicologa e coordinatrice nazionale del Progetto ‘La Città Amica’: “a Macerata abbiamo iniziato questo percorso ormai da 5 anni, formando le categorie esposte al pubblico e che possono essere utili al momento del bisogno. Il progetto coinvolge un ampio spettro di professionisti: dalle forze dell’ordine ai commercianti, dai ristoratori agli addetti comunali e delle poste. La formazione dovrebbe riguardare tutti”.  La persona affetta da demenza o Alzheimer, dall’oggi al domani non può più fare delle cose che, se da una parte sono indubbiamente rese più complicate dalla malattia, dall’altra sono ostacolate da una mancanza di informazione e di sensibilizzazione verso l’esterno.  A dimostrarlo sono i questionari che vengono sottoposti a CircolaMente prima di cominciare il percorso di formazione. Quest’ultimi sono stati studiati e realizzati da tutta un’equipe altamente specializzata per fare il punto zero e capire che cosa effettivamente si conosce della malattia.  Per comprendere come una visione comune e generalizzata possa costituire dei limiti sia per la persona malata sia per coloro che le stanno accanto, basti analizzare le risposte di un’intervista finalizzata a conoscere il grado di socialità che hanno le persone con demenza. Ciò che viene fuori è che al massimo vanno in chiesa. Vengono impedite loro tutte le attività che fino al giorno prima facevano, per un senso di protezione ma anche e soprattutto per disinformazione: “La formazione a 360 gradi - prosegue Susanna Cipollari-diventa quindi essenziale per creare una comunità più accogliente e inclusiva, dove la persona con demenza torna a essere protagonista della propria vita; per esempio può fare ancora degli acquisti, se trova un addetto o una cassiera che è un po’ più attenta, più disponibile”. Pertanto, se si cambia approccio verso la persona affetta da demenza, ci si rende conto che, nonostante la malattia, si apre una prospettiva diversa che oltrepassa i più stretti confini domestici e va in direzione di uno spazio inaspettatamente più esteso; è il caso dell’iniziativa, senza precedenti, che ha riguardato la ‘Vacanza al mare delle persone con demenza’. Un’iniziativa in un primo momento per nulla presa in considerazione e che è sorta sul desiderio espresso da una persona che, nonostante i suoi novantuno anni, desiderava ardentemente vedere il mare per la prima volta: “sembrava quasi impossibile-dichiara Susanna Cipollari- ma dopo aver verificato con i familiari, abbiamo scoperto che era un desiderio autentico. Questa è la dimostrazione che, come scrive Battiato, ‘ I desideri non invecchiano mai, nemmeno con l’età’”. Il progetto ha preso vita nel 2021, in piena pandemia, a Cesenatico, località romagnola nota per la sua ospitalità, in concomitanza con l’Alzheimer Fest. Per l’occasione è stata organizzata un’equipe, composta da psicologi, infermieri, educatori e operatori socio-sanitari, pianificando nel minimo particolare una routine quotidiana con momenti al mare e laboratori pomeridiani.  “È stata impegnativa- spiega la dottoressa Cipollari- ma con la giusta organizzazione pensata sulle persone e sulle loro storie di vita, al millimetro, abbiamo visto che la vacanza è possibile e abbiamo riscontrato anche dei grandi benefici; persone che erano totalmente apatiche e depresse, dopo la vacanza, si sono riattivate e questa riattivazione è durata più settimane. Non ci sono stati disturbi comportamentali e soprattutto abbiamo riscontrato un altro aspetto: che i ricordi emozionali rimangono”.  A tal riguardo, anche senza ricordare il nome del luogo della vacanza, i partecipanti hanno chiesto, a distanza di tempo, di poter tornare nella stessa località dove erano stati, dimostrando di conservare, dal punto di vista delle emozioni, dei ricordi vividi dell’esperienza vissuta. La fondatrice e presidentessa Manuela Berardinelli, in merito all’iniziativa della vacanza, ha tenuto a ricordare con particolare orgoglio che il presidente Mattarella in persona, chiamandola al suo numero, le ha espresso tutta la sua ammirazione e il suo plauso, riconoscendo l’importanza di un approccio inedito in Italia che valorizza la continuità e l’attenzione alle storie di vita individuali.  Tornando alla formazione, l’aula centrale all’interno della sede di CircolaMente in cui vengono svolti i corsi, è intitolata a Girolamo Colonna, per la Fondazione omonima con sede a Macerata, che, fin dagli albori dell’associazione, ha costantemente sostenuto e finanziato importanti iniziative come ‘Caffè Alzheimer’, rendendo così possibile una rete di sostegno che pone al centro, integrandola nel tessuto comunitario, la persona più fragile: “non è solo il discorso di sostegno economico-precisa Berardinelli-è stata una Fondazione che ci ha sempre accompagnato”.  Un altro progetto che la Fondazione, da subito, si è detta pronta a sostenere, ma che ancora non ha trovato realizzazione, è quello dei ‘Percorsi della Città Amica’; con l’aiuto dell’architetto Darvo di Firenze sono stati identificati e proposti miglioramenti per le vie cittadine di Macerata, rendendole più fruibili non solo per chi soffre di demenza, ma anche per ipovedenti e altre situazioni di difficoltà. “Siamo un esempio da seguire per tante città”, prosegue Berardinelli, “se riusciamo ad attuarlo noi poi gli altri ci seguono. Credo senza ombra di dubbio che potremmo essere i primi in Europa a realizzare il progetto dei Percorsi della Città Amica”. Tra gli altri progetti in cantiere il ‘Pronto Soccorso della Città Amica’, la ‘Cassa della Città Amica’ ecc., progetti che si scontrano, a volte, con la burocrazia ma, conclude la presidente, “confidiamo nel fatto che le progettualità, quando sono a servizio della persona, poi vengono condivise da tutti”. In quest’ambito della formazione CircolaMente porta avanti anche il discorso della prevenzione rivolto a tutti gli over 65, facendo uno screening della memoria e organizzando dei laboratori che si dettagliano in quattro ambiti: la nutrizione, l’attività fisica, la socialità e l’attività cognitiva.  “La prevenzione- afferma la dottoressa Cipollari- gioca un ruolo cruciale, poiché un intervento tempestivo può fare la differenza: a disposizione c’è un ampio ventaglio di terapie, sia farmacologiche che non. Tra queste, la socializzazione emerge come strumento prezioso, insieme alla stimolazione cognitiva e a interventi psicosociali mirati, che mostrano significativi benefici, specialmente quando sono personalizzati. Agire in tempo è fondamentale; così facendo, l’evoluzione della malattia rallenta sensibilmente, consentendo molti anni in cui è possibile avere una buona qualità di vita”.

13/04/2024 12:58
Tolentino, viaggio in anteprima nel regno del design: Interno Marche è la nuova perla di Moschini (FOTO)

Tolentino, viaggio in anteprima nel regno del design: Interno Marche è la nuova perla di Moschini (FOTO)

Nella villa tardo liberty che per sessant’anni è stata la sede della Nazareno Gabrielli e di Poltrona Frau sta per aprire Interno Marche, il "design experience hotel" pensato e voluto dal Cavalier Franco Moschini, legato a doppio filo con l’edificio di viale Cesare Battisti. Rinasce così l’edificio che dai primi del ‘900 ha reso Tolentino un punto di riferimento per la pelletteria dopo quattro anni di cantiere e un intervento di recupero e trasformazione degli spazi che ne ha restaurato gli affreschi, modulato i grandi spazi di opificio novecentesco, integrato le antiche vasche di concia e li ha messi in dialogo con i lavori dei più grandi designer italiani e internazionali. Le 30 camere dell’hotel sono difatti dedicate alla storia del design internazionale e ai suoi protagonisti con 25 camere e 5 suite long stay. Le camere sono tutte diverse una dall'altra e ispirate, ciascuna, allo stile del progettista a cui sono intitolate oltre che a 5 movimenti stilistici che hanno attraversato l’ultimo secolo: Arts & Crafts, Secessione Viennese, il Movimento Moderno, il Pop e il Radical. Michele De Lucchi, Marc Newson, Gae Aulenti, Vico Magistretti, Giò Ponti e Achille Castiglioni sono solo alcuni dei designer rappresentati attraverso ambientazioni, linee e pezzi iconici. A essere raccontati sono i principali interpreti del design che hanno collaborato e contribuito al successo delle aziende presiedute da Franco Moschini nel corso della sua lunga vita imprenditoriale. Stanza dopo stanza, oggetto dopo oggetto – sono oltre 400 i pezzi iconici che trovano spazio in Interno Marche – l'hotel trasmette le atmosfere di autori dagli anni '40 del secolo scorso fino ai giorni nostri.  Interno Marche si sviluppa su due piani più la torretta di Villa Gabrielli a cui si aggiungono un giardino da oltre 1.500 m2 e una dependance di nuova costruzione in cui si trovano le 5 suite per i soggiorni più lunghi (alcune di esse dotate anche di cucina). Lobby, sala colazione e lounge bar trovano spazio nella grande sala a 3 campate che fu il cuore pulsante della produzione mentre il bistrot restaurant, – materie e sapori del territorio rivisitati in chiave contemporanea dallo chef Marco Faiella – la SPA e la palestra si trovano al piano terra. L’opificio Bistrot e lounge bar, sarà aperto – a pranzo e a cena – anche ad ospiti dall'esterno mentre SPA e palestra saranno ad esclusivo uso degli ospiti dell'hotel. Interno Marche è un luogo legato a doppio filo alla storia e alla comunità di Tolentino, a partire dalla sua vocazione manifatturiera. Per questo, dal 15 al 20 aprile, la comunità locale potrà visitare l’hotel in anteprima e prenotare un tavolo al bistrot. L’intento è quello di mantenere saldo il legame con la città, che potrà così iniziare da subito a vivere questo spazio sotto una nuova luce.  Il nome dell'hotel vuole essere un richiamo alla collocazione geografica in cui la struttura sorge – l'interno della regione Marche, appunto – e all’interior design di cui l’hotel è essenza. Ma fa anche riferimento al genius loci dell’industrioso territorio di Tolentino, caratterizzato da sempre da un grande fermento ideologico e culturale. Dichiara Carlo De Mattia, CDO della Moschini Spa: “Interno Marche nasce innanzitutto per dare l’opportunità a questo territorio di essere conosciuto e riconosciuto da un vasto pubblico, nazionale e internazionale, grazie anche al supporto della Fondazione Design Terrae, che ha curato il progetto di comunicazione e coordinato gli allestimenti artistici della struttura. Questo luogo è pensato come espressione del bello, buono e ben fatto di questa comunità e che pertanto, a cui si sente profondamente legato”. La Moschini ha deciso, ormai da tempo, di affidare un compito così delicato nella cura di un progetto come questo a uno studio architettonico giovane dei dintorni, nella fatti specie l'ORAstudio. Non a caso la maggior parte delle maestranze che hanno lavorato a questo progetto appartengono al territorio. Alla base c’è una precisa volontà: quella di dare spazio a giovani professionisti che si sono trovati a confrontarsi con nomi importanti.  A tal riguardo, Cristiana Antonini e Claudio Tombolini di ORAstudio, responsabili del progetto architettonico e di interior design, affermano: “Essere stati scelti per questo incarico è stato per noi un orgoglio e una responsabilità e ci ha dato l'opportunità di valorizzare un edificio simbolo della nostra città e di trasformarlo in qualcosa di unico. Siamo intervenuti in quello che è stato un contenitore di storia del nostro territorio perché – con Interno Marche – divenga un contenitore di storie legate al mondo del design. Abbiamo adottato un modello di ‘ricostruzione sostenibile’ che rende Interno Marche il primo hotel al mondo a beneficiare della doppia certificazione di sostenibilità Gbc Historic Building e Leed V4 for Hospitality. Questo dimostra che si può fare un intervento di architettura contemporanea in un edificio storico, coniugando il lato estetico e poetico con quello tecnico come testimoniato da certificazioni di valore internazionale”.  Conclude Franco Moschini: “Paesaggio, patrimonio storico e artistico e capacità manifatturiera sono stati fattori che, in vari modi, hanno indirizzato, supportato e guidato il mio “fare”. L’ultimo progetto in ordine di tempo, quello che più raccoglierà l’eredità di una storia, è proprio questo hotel: sarà un luogo unico, da cui partire per il racconto vivo di un territorio a cui è ancorato. Un luogo in grado di conservare i ricordi ma allo stesso tempo di guardare al futuro usando il design di prodotto come fil rouge”.

05/04/2024 19:15
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