“L’Esistenza Ora” nasce a Macerata circa due anni fa per mano di Orietta Quarchioni, l’attuale presidente (in foto a destra). Con lei collaborano attivamente una ventina di volontari che hanno deciso di dedicare parte del loro tempo alle donne vittime di violenza. Tra questi ci sono il ‘braccio destro’ di Orietta, Giuseppina Governatori (in foto a sinistra), e l’avvocato Oberdan Pantana che contribuisce con il suo supporto legale. Tra i diversi casi seguiti, l’associazione si è occupata anche di Alina Emilia Pavel, la 30enne colpita circa un anno fa a Civitanova dall’ex compagno con l’acido e diversi fendenti. Insieme a Orietta e Giuseppina, abbiamo incontrato Paola (nome di fantasia, ndr) che ci ha raccontato la sua storia personale e che, grazie all’Associazione “L’Esistenza Ora”, è riuscita a dire basta alle violenze che da anni subiva dall’ex marito.
“Sono stata sposata per 15 anni. Due figli minori, un matrimonio come tutti gli altri segnato da alti e bassi fino al manifestarsi dei primi insulti e delle percosse: mio marito arrivò anche a minacciarmi di morte e mi buttò fuori casa con i nostri due figli piccoli - racconta Paola -. Dopo aver sopportato anni di maltrattamenti, violenze fisiche e verbali ho deciso di reagire e di prendere in mano la mia vita. Nello stesso momento però sono iniziate anche le minacce di morte e vivevo ogni giorno con la paura che qualcuno potesse portarmi via i bambini.”
“Il mio ex marito un giorno mi chiamò e mi disse ‘io ti ammazzo, ti metto sotto con la macchina’. Avevo la chiamata registrata e andai subito a denunciare tutto alla Polizia di Macerata dalla quale ho ricevuto una protezione massima e totale e che non finirò mai di ringraziare - continua Paola -. Per molto tempo però, la paura continuò perché iniziai anche a ricevere dei fogli con delle minacce direttamente a casa. Per un lungo periodo della mia vita non facevo altro che guardarmi alle spalle nonostante non ci fosse nessuno perché temevo che il mio ex marito potesse essere dietro di me e uccidermi da un momento all’altro. Nonostante sia passato del tempo, ancora non è facile vivere in totale serenità."
"Non sono mai andata in ospedale ma non perché non ne avessi bisogno ma per paura. L’ultima volta che lo fece picchiò tutti. Mi prese per il collo davanti a mia figlia di nemmeno cinque anni e capitò anche che mio figlio si mise in mezzo per proteggere me e le prese lui; non è bello far vivere ai figli situazioni del genere. Bisogna invece educarli sin da piccoli e far comprendere loro che l’amore non è possesso” prosegue Paola.
“Appena chiesi la separazione mi resi conto che il mio ex marito aveva prelevato già tutti i nostri risparmi cointestati: ero rimasta senza nulla. Avevo messo delle firme di garanzia per lui, ho dovuto crescere i miei figli da sola, ho rinunciato a un lavoro e nel frattempo dovevo pagare i professionisti che mi stavano aiutando. Una situazione davvero tragica ed ero completamente da sola - racconta Paola -. Per le donne, lo dico per esperienza personale, è molto difficile denunciare perché c’è poca tutela e perché i carnefici, dopo pochi anni, tornano liberi. Servono condanne severe e durature altrimenti è normale che le vittime di violenza abbiano paura che tutto possa di nuovo ricominciare e quindi non denunciano.”
“Spesso capita anche che chi dovrebbe aiutare l’uomo che commette il reato o comunque cercare di portarlo sulla giusta via incita invece alla battaglia legale – la denuncia di Paola, Orietta e Giuseppina -. Ci si fa la guerra invece di cercare la pace e la tranquillità ed è davvero triste che questo avvenga soprattutto quando ci sono di mezzo dei bambini. Un professionista dovrebbe far comprendere al proprio cliente che se una storia finisce non bisogna ostinarsi, con la violenza, nel continuare a perseguire una strada sbagliata. Gli uomini devono essere in grado di accettare la fine di un rapporto e se non sono lucidi nel comprenderlo, chi sta loro vicino, dovrebbe aiutarli."
"Non si possono prendere le botte dalla mattina alla sera e rimanere in silenzio; il consiglio che voglio dare a chi è vittima di violenza è di denunciare, denunciare e denunciare” – conclude Paola rivolgendosi direttamente alle donne che hanno vissuto, o stanno vivendo, la sua stessa situazione.
“Le donne vittime di violenza che hanno bisogno del nostro aiuto si avvicinano all’associazione, in un primo momento, per un colloquio conoscitivo – spiegano Giuseppina e Orietta -. Da quel momento, cerchiamo di capire bene ciò che abbiamo davanti grazie all’aiuto di professionisti ed esperti come avvocati, psicologi e psicoterapeuti che collaborano con noi. I casi sono ogni volta diversi: c’è chi viene da noi perché ha denunciato, chi ancora non l’ha fatto, chi ha deciso di dire basta o chi invece ricade nella trappola. Poi decidiamo insieme il percorso più giusto da seguire.”
“Se dovessimo dare un consiglio alle donne vittime di violenza? Non dovete avere paura perché il silenzio uccide: denunciate sempre ogni tipo di maltrattamento – concludono Orietta e Giuseppina -. Le associazioni che possono aiutarvi a superare queste orribili situazioni e che non chiedono nulla in cambio ci sono; “L’Esistenza Ora” è una di queste. Grazie alla nostra rete di conoscenze in tutta Italia siamo anche in grado di portare via le donne vittime di violenza e ospitarle in case protette. Infine chiediamo alle istituzioni pene severe e nessuno sconto per chi commette tali atrocità.”
Per contattare l'associazione L'Esistenza Ora è possibile consultare la loro pagina Facebook (CLICCA QUI) o chiamare il numero 327-5536009
Angela è mamma e nonna di sei splendidi nipoti. Per gran parte della sua vita è stata una sarta e aveva una bottega artigianale a Treia. Nel 2000 decide di fare qualcosa per soddisfare la sua vocazione personale ma soprattutto per aiutare le persone in difficoltà. L'abbiamo incontrata in occasione della Giornata Nazionale contro la Violenza sulle Donne.
L'associazione ‘Il Lume’ nasce nel 2000 per mano dell’attuale presidente Angela Dea Tartarelli. “In quel periodo facevo parte della Caritas e, insieme ad altre persone, avevamo messo in atto una vera e propria assemblea popolare per cercare di aiutare le persone e le famiglie che si trovavano in difficoltà nel territorio di Treia ma anche nelle zone limitrofe – racconta la signora Angela -. Avevamo scoperto che qui a Treia c’era un gruppo di 35 persone kosovare, con 15 bambini, che non aveva assolutamente nulla. Persone che avevano vissuto esperienze traumatiche e davvero gravissime. Ci siamo prodigati per loro e abbiamo avviato una catena di solidarietà portandoli nuovamente a condurre una vita degna di essere chiamata tale.”
A Treia la casa dell’accoglienza raccoglie cinque mamme e i loro bambini. L’associazione ‘Il Lume’ disponde di altre sette case, in parte di proprietà e in parte in affitto, dove poter ospitare le donne vittime di violenza e dare loro una speranza creando anche opportunità di lavoro. "La casa dell’accoglienza è stata infatti sempre piena dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 2011, ma l’intento è quello di vuotarla e dare una nuova possibilità a chi subisce violenza" racconta la signora Angela.
“Le donne vittime di violenza vengono in contatto con noi principalmente con il passaparola o con i servizi sociali – continua la presidente -. In passato ho protestato più volte perché nelle associazioni con le quali volevo collaborare e nelle quali portavo la mia esperienza non c’era molta attenzione e proprio per questo non mi sentivo affatto rappresentata. Nel 2000, grazie anche all’Amministrazione comunale, parte il progetto ‘Il Lume’ e abbiamo iniziato a lavorare con molto entusiasmo, anche se con un po’ di difficoltà, per le persone che avevano bisogno.” Un cammino lunghissimo ricco di tanta sofferenza ma anche di soddisfazioni. “Quest’anno abbiamo inaugurato un negozio di alimentari e di frutta e verdura e una profumeria che è diventata anche parrucchieria ed estetista – racconta Angela -. Sono riuscita a mettere in contatto le “nostre donne”, che avevano delle professionalità specifiche e valorizzabili, con il personale locale formato per svolgere le attività presso i nostri negozi: attualmente siamo riusciti a dare lavoro a cinque persone.”
“Le nostre ospiti sono tutte vittime di violenze anche se ci occupiamo comunque di disagio in generale: a Treia abbiamo la casa di accoglienza mentre a Macerata il centro antiviolenza. Ci siamo resi conto però che non possiamo aiutare solo le donne ma dobbiamo dare una mano anche agli uomini che commettono il reato con dei percorsi che siano adeguati” ci spiega Angela.
Quando gli chiediamo il motivo per il quale ha iniziato, la signora Angela risponde che “per fare bisogna essere. Chiunque ha una certa sensibilità, ovunque si trova, mette in atto dei meccanismi dentro di sé che sono propri. Chi veniva da me a chiedere aiuto, all’inizio, necessitava solo di poter pagare le bollette o al massimo di poter trovare un lavoro. Quando però riuscivo a trovare loro una occupazione, la maggior parte delle donne declinava perché diceva che il marito non voleva. Un caldo giorno di luglio, venne in ufficio una donna con la maglia a maniche lunghe e il collo alto: vidi subito i segni e lì si accese la lampadina. Lei si fece coraggio e mi mostrò poi gambe e busto: era piena di lividi – ci racconta Angela -. Era il 2007. Andammo a denunciare quanto accaduto e sa, a quei tempi molti reati legati alla violenza contro le donne non c’erano nemmeno. Le dissero addirittura che se avesse denunciato avrebbe potuto perdere i figli. La ospitai a casa dei miei genitori per qualche giorno e poi decisi che dovevo fare qualcosa e, a 54 anni, presi anche il diploma per poter avere una formazione personale e dare in modo concreto il mio contributo”.
“Spesso uomini e donne vivono le stesse fragilità e non siamo capaci di distinguere tra vittima e carnefice – racconta la signora Angela -. La donna non trova il coraggio di andarsene ma il lavoro più impegnativo che noi portiamo avanti è con l’uomo: ci sono uomini che si ravvedono ma c’è anche chi non ammette ciò che fa e questi ultimi sono i casi più difficili. Quando ho iniziato a percorrere questo cammino, non c’erano nemmeno i percorsi di reinserimento per chi commetteva il reato di violenza. Sentii poi parlare del CAM di Firenze (Centro Ascolto Uomini Maltrattati) e andai a un corso organizzato; mi resi subito conto che era importante prendere in considerazione anche il loro aspetto, umano, sociale e civile.”
“Il problema essenziale è che non ci sono servizi sociali che funzionano a dovere e che bisognerebbe aiutarli a formarsi sul tema della violenza: l’invito è quello di seguire corsi di formazione o convegni e partecipare il più possibile a incontri che siano in grado di dare un’adeguata informazione su un tema che è molto difficile da affrontare – la denuncia della signora Angela -. Combatto tutti i giorni perché trovo servizi sociali che non rispettano né uomini né donne e se vedono che una situazione è difficile non perdono tempo perché non sanno mettere in rete le loro risorse e le loro capacità e non hanno la formazione adeguata per supplire a questa nuova emergenza. Perché non sanno dare delle risposte? Perché non sono preparati. Stiamo parlando di un fenomeno difficile e trasversale che colpisce tutte le etnie, tutte le età, tutte le religioni, tutti gli strati sociali, tutto il mondo. Ho vissuto, in questo senso, realtà deliranti; casi in cui le madri hanno rischiati di perdere i propri figli se denunciavano perché spesso chi dovrebbero tutelare la donna vittima di violenza tutela invece l’uomo. Casi in cui le donne, da vittime, passavano sul banco degli imputati”.
L’allarme della signora Angela però è più generale: “L’uomo, in questo periodo storico, sembra aver perso la propria umanità e la propria capacità di ragionare; vedo ovunque un’ignoranza pazzesca a partire dalle famiglie e dalle scuole che non sono in grado né di insegnare né di denunciare casi di violenza; viviamo in una società plurimalata. È fondamentale che ci siano dei percorsi adeguati per gli adulti di un domani che, sin da piccoli, devono interiorizzare il tema della violenza, comprenderlo e affrontarlo. Quando decisi di fare questo lavoro, lo scelsi perché nessuno lo faceva: io non mi sento sacrificata ma felice di poter donare qualcosa che va al di là di me e che, dopo di me, sarà tramandato ad altri: la mia soddisfazione più grande è quella di vedere mamme e bambini che ce l’hanno fatta”.
Poi c’è la fede che “in un certo momento della mia vita, quando non riuscivo a sormontare le difficoltà e mi nasceva dentro una spropositata arrendevolezza, mi ha salvato – ha concluso Angela -. Ho detto al Signore ‘fai tu’ e lui mi ha fatto vedere il lume e mi ha aperto la strada quando ormai non ero più in grado di vedere. Perché in una stanza buia, anche se c’è solo un cerino acceso, il lume c’è ed è importante seguirlo”.
“Apprezziamo l’umanità con cui è stata scritta la sentenza perché i giudici hanno compreso la patologia psichiatrica da cui purtroppo Pamela era affetta e sulla quale noi abbiamo sempre cercato di attenzionare la procura. Una sentenza granitica e che apprezziamo molto sotto il profilo tecnico. Condividiamo tutto il percorso logico seguito dalla Corte d’assise nel riconoscere responsabile Oseghale di tutti i reati a lui ascritti e dunque il nostro commento non può che essere positivo”. Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro, commenta così le motivazioni della sentenza che ha condannato all’ergastolo il 30enne nigeriano per l’omicidio della 18enne romana (LEGGI QUI).
“In molti passaggi – prosegue Verni – la Corte riconosce le nostre istanze come il fatto che Pamela ha assunto eroina quando era ancora in comunità e a questo fatto, chi di dovere, dovrà dare delle risposte."
“Siamo riusciti a dimostrare che il rapporto sessuale non è mai avvenuto nel sottopassaggio di Fontescodella, un passaggio che faceva passare Pamela per quella persona che non era e di questo siamo particolarmente contenti – ha continuato l’avvocato -. Quello di Oseghale (che aveva riferito che il rapporto fosse avvenuto appunto nel parco pubblico e non in casa, ndr.) è stato un tentativo deplorevole per tentare di sottrarsi all’accusa e una mossa miserabile che ha messo in cattiva luce la vittima.”
Sull’inattendibilità dell’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, Verni ha preferito non esprimersi.
“Se la sentenza ci pare granitica e ci soddisfa nelle motivazioni perché tratta Pamela da persona, una cosa che ci lascia perplessi è che si continui a credere che Oseghale non faccia parte di un’organizzazione criminale organizzata – sottolinea Verni come aveva già fatto anche nei giorni scorsi -. Ci sono elementi processuali rispetto alle indagini su Pamela ma anche extraprocessuali che devono essere ancora compresi. È difficile credere che Macerata sia un’isola felice quando la stessa DIA affermò che le Marche erano controllate dai Maphite, una confraternita della mafia nigeriana. È difficile crederlo anche a seguito dei numerosi arresti di cittadini nigeriani che avvengono quotidianamente: soggetti colpevoli principalmente di spaccio di sostanze stupefacenti. La certezza con cui la Corte d’Assise ha escluso che Oseghale possa far parte di una organizzazione criminale non combacia, secondo noi, con la freddezza con la quale lui stesso ha ridotto il corpo di Pamela. Le stesse intercettazioni di suoi connazionali a lui vicini riferiscono che Oseghale ‘lo aveva fatto altre volte’ o che ‘conosceva bene il corpo delle donne’. Oseghale allora quante volte lo ha fatto e perché? La nostra battaglia, sotto questo punto di vista, continua.”
"L'anima vista da qui" è il docufilm sui Negramaro girato dal regista Gianluca Grandinetti di Potenza Picena che la scorsa settimana ha riscosso un grandissimo successo alla Festa del Cinema di Roma, dove l'artista marchigiano ha partecipato insieme alla band salentina. La pellicola, da oggi, è disponibile sulla nuova piattaforma di Rai Play.
La pellicola racconta la nascita dell’album "Amore che torni" e il suo tour, le soddisfazioni personali, la nascita dei figli e il momento drammatico vissuto da Emanuele Spedicato. Il docufilm, diretto da Gianluca Grandinetti, è stato scritto anche da Giuliano Sangiorgi, Lavinia Biancalani e Tommaso Ricci ed è prodotto da Sugar e Gadeep in collaborazione con Thestylepusher. Il monologo scritto dal frontman dei Negramaro è recitato dall'attore Alessandro Borghi.
Come nasce la collaborazione con i Negramaro. Come vi siete incontrati. A chi è venuta l’idea del progetto?
Il primo componente della band che ho conosciuto è stato Andro (Andrea Mariano), poco meno di tre anni fa insieme a sua moglie Lavinia Biancalani (Fondatrice di Thestylepusher responsabile della produzione esecutiva del documentario). Da loro è nata l’idea di seguire la band in varie fasi a partire dalla nascita dell’album “Amore che torni” in studio, fino al tour negli stadi. Mi sono subito trovato bene con loro, fin dal primo giorno abbiamo instaurato un ottimo rapporto professionale e gradualmente di amicizia. L’idea del Documentario nasce a posteriori da Giuliano, circa un anno fa, quando dopo aver visto il tanto materiale raccolto, soprattutto inedito, poiché tante immagini sono state realizzate in momenti intimi come vacanze, cene e momenti di vita quotidiana con le varie famiglie, lanciò la provocazione di provare a realizzare qualcosa di più grande.
La scelta del titolo del progetto è ricaduta su un brano della band salentina. Come mai "L’anima vista da qui"?
Credo che il titolo “ L’anima vista da qui”, una traccia contenuta nell’album “Amore che torni” racchiuda bene il sentimento che vive alla base del documentario. Si parla di vita, di un punto di vista nuovo, con le varie facce positive e negative. La band si osserva dopo 20 anni di carriera mantenendo una genuinità spiazzante, mostrano il lato nascosto del rock fatto di una reale fratellanza e amore incondizionato.
Dove è stato girato il docufilm e quanto sono durate le riprese?
Il documentario è stato girato nell’arco di 2 anni e 6 mesi circa, in ogni occasione, sia professionale sia informale, giravo con qualsiasi dispositivo avevo a disposizione, a volte con il pensiero di realizzare immagini studiate e consapevoli, a volte invece con il puro piacere di catturare un ricordo con uno smartphone come faresti al compleanno di un tuo amico davanti alla torta. È stato girato per la maggior parte delle scene in Italia, vedrete il Salento, vedrete gli stadi ed i palazzetti Italiani, qualche scena invece è stata girata in Grecia a Cefalonia, l’isola dove sono cresciuto in tutte le mie estati fin da bambino, dove Giuliano è venuto in vacanza.
Nel film c’è anche Alessandro Borghi, vincitore del David di Donatello come miglior attore protagonista per “Sulla mia pelle”.
La presenza della voce di Alessandro Borghi è molto preziosa, nasce dall’amicizia e stima tra l’attore e Giuliano. Credo sia un artista dalla grande sensibilità e sono molto felice del suo contributo.
Cinematograficamente, cosa dobbiamo aspettarci dalla regia di Gianluca Grandinetti? Come sei cresciuto negli anni e qual è ora la tua filosofia? Cosa piace al regista Grandinetti e cosa non piace?
La mia esperienza è per lo più nel mondo del commercial e dei videoclip musicali, per me questa è stata una grande sfida e non è stato semplice raccontare 3 anni in 45 minuti con immagini frammentate di momenti completamente diversi e sconnessi tra loro. Mi sono chiuso in studio con i miei colleghi a cercare di capire come poter raccontare il tutto pur mantenendo un linguaggio intimo e reale che sta alla base del Docu. Raccontare la realtà attraverso la telecamera è sempre stato emozionante tanto quanto “violento”, lo è molto di più quando davanti hai gente dall’animo puro, che vive la vita veramente a fondo, attraverso l’unione le grandi gioie e le grandi difficoltà. Non è un documentario che vuol iniziare e finire qualcosa, ma è un parentesi sfuggente di una “storia qualunque”, così profondamente vera che ha la timida pretesa e la semplice forza di emozionare. Amo tutto ciò che già in qualche maniera è iniziato e che non finisce, amo le pellicole che mi lasciano la libertà interiore di spaziare, non amo le strutture classiche, amo gli psicodrammi e la narrazione muta. Amo registi come Terrence Malick o Yorgos Lanthimos che spaziano e rompono in molti dei loro film alcune logiche narrative, amo anche le provocazioni e le suggestioni di Iñárritu o di Tarantino. Infondo la verità è che posso parlare ore di nomi e pellicole, ma come nella musica o nell’arte, amo profondamente ciò che mi sorprende, che mi invade e che in qualche maniera mi cambia.
Come è andata la proiezione in anteprima alla Festa del Cinema di Roma?
È stato emozionante, non ero mai stato in un contesto del genere e credo sarà un ricordo che porterò per sempre con me. Provare nuove emozioni e commuovermi mi fa sentire vivo è alla base del mio concetto di esistenza. Vedere tanta gente in sala, tanti sorrisi e anche tanta commozione mi ha davvero riempito il cuore di gioia.
Come è stato lavorare a stretto contatto con la band?
Ho lavorato con tanti artisti negli ultimi anni con i quali ho instaurato rapporti diversi, ma devo dire che i Negramaro mi hanno dato qualcosa di diverso. Ci siamo subito trovati, stimati e la cosa più bella è che mi hanno lasciato libero di esprimermi. Lavorare ad un reportage quando sei “tra amici” è gratificante e non hai limiti.
Quando hai iniziato ti aspettavi questo successo?
Io ho iniziato questo mestiere in una maniera un pò strana, i miei progetti di vita erano altri e sono stato travolto da così tanti avvenimenti che non ho avuto il tempo di farmi domande. Alla base di ciò che faccio c’è la passione nel comunicare il mio modo di vedere le cose, la vivo come se fosse una dipendenza, un mezzo di comunicazione che mostra il limite della parola. Non mi aspettavo niente di tutto ciò, tutto nasce dai primi insegnamenti ricevuti dal fotografo e amico Henry Ruggeri che ho conosciuto quando avevo 21 anni, da lui ho imparato a pensare solo a lavorare, a rimanere concentrato e a non perdere di vista l’obbiettivo, ad utilizzare l’arte come valvola di sfogo senza aspettative, ad un dialogo con te stesso con la peculiarità però che la gente può osservare.
Quali sono ora i progetti futuri?
Per il nuovo anno ci sono già dei progetti di cui non posso parlare, diciamo che come quest’anno viaggerò molto e lavorerò con artisti sia del mondo della musica, sia della moda/ spettacolo.
Una curiosità. C’è qualcuno a cui ti ispiri?
La mia prima fonte di ispirazione non è una persona ma è la musica, di ogni genere, ascolto veramente di tutto a seconda del mio stato d’animo, poi l’arte visiva, la storia dell’arte e filosofia, parto sempre da una sensazione che mi invade senza poterla controllare. Non ho un nome di un regista o artista a cui mi ispiro in particolare, nasce tutto dalla normalità e dalla curiosità, dall’ascolto. Mi piace conoscere e assorbire, fin dai racconti che ascoltavo da bambino dei miei nonni, ai viaggi di mio padre e ai testi di mia madre. Associo le mie ispirazioni più grandi a momenti normali come le attese negli aeroporti o stazioni, passo molto tempo da solo nei viaggi e mi piace parlare e ascoltare altre vite, mi fa sentire vivo.
"Sogna ragazzo sogna" di Roberto Vecchioni ha salutato l'inaugurazione del 648esimo anno accademico Unicam alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier, arrivato alle 13:24 all'Auditorium Benedetto XIII, è stato accolto dalle autorità civili e religiose di tutta la Provincia e non solo. Grandissima emozione nei volti del rettore Unicam Claudio Pettinari e del primo cittadino Sandro Sgorbia.
Ecco il video dell'arrivo del premier:
"Bentornato al Presidente del Consiglio che ha dimostrato particolare attenzione per il nostro territorio - le parole del presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli -. Il premier ha mantenuto l'impegno raccolto dando segnali ai nostri territori volti alla ricostruzione. Voglio poi ricordare l'importanza degli studenti che sono fondamentali per il rilancio del nostro territorio. Studenti che hanno deciso di non abbandonare l'Ateneo, che rappresenta il grande motore del presente, all'intero di un progetto complessivo di rilancio. Sottopongo all'attenzione del presidente Conte l'importanza dell'area delle Casermette e la sua capacità di fare ricerca; dobbiamo lavorare fattivamente insieme ed essere generosi nel momento di massima necessità."
Il primo cittadino Sandro Sborgia ha rimarcato l'attaccamento del presidente per tutta l'area colpita dal sisma. "Questo è un momento difficile della nostra storia in cui dobbiamo trovare le ragioni per andare avanti come abbiamo sempre fatto con il sacrificio del lavoro e la dignità. A voi studenti la città di Camerino rinnova gli auguri più sentiti: il vostro e il nostro futuro non crollano".
Il presidente Conte, durante tutti gli interventi, ha annotato su fogli bianchi le indicazioni dei suoi interlocutori e in modo particolare quelli dell'intervento di un emozionato rettore Claudio Pettinari. Scrupolo e utopia le parole d'ordine del nuovo anno accademico di Unicam: nella ricostruzione, nella didattica, nella ricerca, nell'economia del territorio e nel futuro.
"Grazie al presidente e alle istituzioni: è per noi importantissimo sentire questa vicinanza - le parole del rettore Pettinari, che si è rivolto direttamente al premier Conte che, con un cenno della testa, ho ringraziato il rettore -. Scrupolo e utopia hanno caratterizzato tutto il mio mandato, perché l'università deve essere a favore di tutti e alla portata i tutti. Scrupolo nel lavoro quotidiano, utopia per la parità di genere, dove i diritti precedono i doveri, dove tutti possono avere un riscatto perché il proprio successo non va mai anteposto al giusto successo degli altri. Utopia in un mondo in cui ciascuno ha diritto alla salute; principi sanciti dalla Costituzione e che non vanno traditi. Scrupolo significa che il colore della pelle non rappresenta ostacoli per la nostra crescita."
Il rettore Pettinari, applaudito da tutta la platea, ha poi ricordato una donna simbolo, Liliana Segre, dedicando a lei l'inaugurazione di questo 648esimo anno accademico. "Vicinanza e solidarietà per ciò che ha subito e che purtroppo continua a subire - ha sottolineato il rettore tornando poi a Camerino -. Scrupolo di chi continua ad abitare in queste zone. Utopia era pensare che saremmo stati ancora Università a tre anni dal sisma, scrupolo è stato crederci comunque, combattendo una giusta battaglia; oggi osserviamo la scia positiva che la nostra nave sta lasciando."
Conte, rivolgendosi a tutti i presenti, si è detto "lieto di partecipare e di essere riuscito, nonostante un periodo e una giornata complessa, a mantenete fede all'impegno preso con questa comunità. Questo passaggio è importante perché l'Università di Camerino è ormai al 648esimo anno - ha continuato Conte -. Una lunghissima tradizione che ha dimostrato una grandissima capacità di affrontare e vincere le sfide; Camerino è inoltre un punto di riferimento per molte discipline a me care."
E poi il premier si è rivolto agli studenti. "State percorrendo un itinerario di crescita culturale e state progettando il nostro e il vostro futuro: siete in un luogo che, per quanto piccolo e raccolto, è fatto di grandissima tradizione. Un dato importante e significativo sta nel fatto che il periodo di occupazione media per gli studenti Unicam dal momento della laurea si configura appena sei mesi dopo." Il presidente Conte ha poi condannato "la piaga del 'lavoretto', in contrasto con il dettato costituzionale."
"Il sisma intenso e distruttivo che ha colpito queste zone nel 2016 ha arrecato una profonda ferita a questi luoghi e a queste persone - ha continuato il premier -. Mi è anche capitato di leggere le pagine toccanti dell'allora pro rettore Pettinari che manifestò la volontà di dimostrare di essere vivi e di programmare la ripresa delle lezioni a pochi giorni dal terremoto. Il sisma ha colpito un'area che per la sua peculiare conformazione ha difficoltà anche nelle comunicazioni: Servono moderne ed efficienti infrastrutture nel rispetto del paesaggio ma queste, sono state parzialmente, o per niente soddisfatte."
"Le luci non devono essere spente - ha proseguito Conte -. La forza d'animo e il senso delle istituzioni sono state ammirevoli in questo territorio: a sette giorni dal sisma alcuni studenti Unicam hanno conseguito la laurea e 14 giorni dopo il terremoto erano riprese le lezioni. Questa comunità, ricordiamolo a quella nazionale, ha saputo stringere i denti e si è impegnata con forza per resistere e mantenersi viva. Avete un grande compito: dovete combattere e lottare per contrastate il rischio dello spopolamento che si è accentuato con il dramma e con la ferita che è stata inferta."
"Questa comunità può costituire un modello di ricostruzione: un genius loci - ha aggiunto il presidente del Consiglio -. Dobbiamo imparare da voi, da una comunità resiliente che ha una grande capacità di adattamento nell'affrontare le sfide, senza dimenticare mai il apporto armonioso con il territorio, il paesaggio e la storia."
"Ma nessuno può fare tutto da solo. Non si possono superare tragedie di questo tipo con la forza di volontà. Noi ci stiamo impegnando e dobbiamo lavorare tutti insieme - ha sottolineato il premier -. Tutti dobbiamo trovare un obiettivo e dare un contributo per quell'obiettivo. Lo abbiamo fatto con il decreto legge per le zone terremotate. Siamo intervenuti e mi sono reso conto che ancora c'era tanto da fare. È nato quindi questo strumento normativo che introduce la semplificazione e l'agevolazione al contrasto dello spopolamento in queste zone. Non dobbiamo rischiare di consegnare al futuro delle comunità locali qualcosa che non esiste. Spero che questo strumento possa essere risolutivo e se necessario torneremo a lavorarci insieme. Ci aspettiamo accelerazioni per l'edilizia privata e abbiamo puntato sull'autocertificazione dei professionisti - ha osservato il presidente -. Nel pubblico invece è fondamentale lo snellimento nello smaltimento delle macerie."
"Nell'augurare a voi studenti un buon anno scolastico voglio salutarvi con un pensiero di Umberto Eco che diceva che l'università è tra i pochi luoghi in cui le persone si trovano ancora faccia a faccia - ha concluso il Presidente Conte -. La dimensione virtuale è l'insidia del nostro tempo; sono lo studio, il dialogo e il confronto invece a renderci migliori. Noi affidiamo a voi la speranza di ciò che vorremmo essere. Grazie infine a questa comunità per ciò che ci ha insegnato in questa drammatica situazione. Buon ano accademico a tutti."
(Foto di Lucia Montecchiari)
"Ieri c'è stato un allarmismo del tutto infondato perché il cavalcavia in questione non ha assolutamente problemi di cadute o crolli". A parlare è il Geometra Rocco D'Angelo, responsabile dell'ANAS Marche, intervenuto ieri per i rilievi del caso sul cavalcavia posto all'altezza dello svincolo superstradale di Corridonia/Macerata, in direzione monti (LEGGI QUI).
La segnalazione della caduta di alcuni pezzi di intonaco e di probabili infiltrazioni era arrivata al comando dei Vigili del Fuoco del capoluogo che avevano subito messo in campo tutti i mezzi per effettuare le opportune verifiche.
"Quel cavalcavia inoltre è stato oggetto di intervento pochi anni fa ed è tutto nella norma - prosegue il Geometra D'Angelo -. Lo sbalzo visibile dalla trave al cavalcavia stesso è una condizione normale della tipologia del viadotto che ieri ho supervisionato. C'era un po' di percolazione di acqua ma è una cosa che può capitare ed è dovuta al fatto che il tubo, a causa del passaggio di qualche mezzo, si è danneggiato: non stiamo comunque parlando di nulla di preoccupante. Ho già avvisato chi di competenza per provvedere alla sistemazione. Ho anche disposto di pulire il cavalcavia dall'edera che iniziava a crescervi" - conclude il responsabile ANAS Marche.
Non sono previsti ulteriori sorpalluoghi.
A segnalare quanto sarebbe avvenuto in un paese della provincia di Ancona è l’avvocato Francesco Miraglia che si è occupato in prima persona dei fatti di Bibbiano. Un “affido mascherato” che sarebbe avvenuto proprio nel Tribunale dorico per i Minorenni. Il Giudice in questione, querelato dal legale Miraglia su richiesta della madre biologica della bambina data in affido, avrebbe avuto degli incontri privati con la psicoterapeuta incaricata delle perizie mediche e l’avrebbe convinta, sotto pressioni, a dichiarare l’infermità della madre biologica della bambina data in affido a una coppia, sempre stando alla denuncia del legale, amica del Giudice.
Nel 2015, quando la minore aveva appena un anno, il Giudice del Tribunale per i Minorenni di Ancona aveva dichiarato “la decadenza della madre biologica dall’esercizio della responsabilità genitoriale sulla figlia minore.” Il provvedimento del Giudice dorico disponeva “la prosecuzione della psicoterapia di coppia dei coniugi affidatari, con cadenza di una volta ogni settimana o ogni 15 giorni, scelta rimessa al prudente apprezzamento della psicoterapeuta” incaricata. Il Tribunale disponeva inoltre “con urgenza una presa in carico da parte del competente CSM del disturbo psichiatrico” della madre biologica, “con l’introduzione di una opportuna terapia psicofarmacologica e quanti altri atti medici si possano rendere necessari per la corretta gestione clinica, incaricando, quale psichiatra curante, un medico diverso da quello che ha già seguito la donna in passato.” Si disponeva inoltre la prosecuzione della psicoterapia per la donna e che la presa in carico psicoterapeutica della signora venisse condotta da uno specialista del servizio pubblico esperto nel trattamento di pazienti con disturbi psichiatrici.
“Nel procedimento sono emerse alcune situazioni che non possono e non devono sfuggire alla Procura della Repubblica competente, altrimenti si cade nel campo degli equivoci e soprattutto nel campo dell’illegittimità” – spiega il legale Miraglia -. L’avvocato parla anche di una “forte pressione” che la minore subiva da parte dei genitori affidatari.
Nella denuncia fatta dalla madre biologica della minora nei confronti del Giudice infatti si parla di segnali di condizionamento della bimba subiti dagli affidatari per ostacolare il rapporto con la madre biologica, con espressioni quali: “papà ho fatto la cattiva come avevi detto, ho detto che voglio rimanere sempre con voi!”. “Non voglio più venire qui, me lo ha detto papà!”. Presunte condotte che hanno portato, in passato, la madre biologica a denunciare la famiglia affidataria per maltrattamenti.
La madre biologica della bambina parla anche di un “vero e proprio interesse personale nella vicenda ma soprattutto nell’affidamento e collocazione di mia figlia. Il Giudice più volte, durante le udienze, mi ha “consigliato o meglio minacciato” di ritirare le denunce mosse nei confronti della famiglia affidataria, oltretutto ha sempre sostenuto in udienza che io dovessi farmene una ragione di non dovermi più occupare di mia figlia, in quanto la stessa stava bene con la famiglia affidataria.”
Ci sarebbe, di illegittimo, anche un incontro “privato”, avvenuto il 21 ottobre di quest’anno, tra la psicoterapeuta incaricata di seguire il caso, che avrebbe manifestato le piene capacità genitoriali della madre biologica, e il Giudice incaricato, su richiesta di quest’ultimo. “In seguito all'incontro, in data 30 ottobre, la psicoterapeuta contattava il mio avvocato – racconta la madre biologica della bambina - sia all’utenza fissa che direttamente al cellulare. L’incontro e soprattutto l’atteggiamento prepotente e arrogante del Giudice aveva preoccupato non poco la dottoressa. La psicoterapeuta dichiarava di aver percepito un tale disagio e preoccupazione da quell’incontro, tale da doverne parlare con il suo dirigente, in quanto riteneva inaccettabile un comportamento simile da parte di un giudice, tanto da doversi intromettere in un percorso di psicoterapia o addirittura in una diagnosi, pur di garantire la collocazione della bambina alla famiglia affidataria. Oltretutto, il Giudice riferiva alla dottoressa di non informare assolutamente il mio avvocato di fiducia del loro incontro e degli argomenti trattati”. Un incontro durante il quale il Giudice avrebbe anche pronunciato la seguente frase: “La bambina non la daremo mai alla signora (madre biologica)… in quanto malata psichica”. Il Giudice avrebbe condizionato dunque la valutazione della psicoterapeuta che più volte avrebbe invece confermato la capacità genitoriale della madre biologica della bambina.
La donna ha anche spiegato che “più volte mia figlia mi riferiva di conoscere il Giudice in quanto amica degli affidatari. Più volte mia figlia, rivolgendosi al Giudice, la indentificava con un vezzeggiativo (diminutivo del suo nome, ndr.). Effettivamente ho avute informazioni, oltre che verificare sui social, che effettivamente il Giudice nel privato è chiamata con tale vezzeggiativo e non con il suo nome di battesimo.” La bambina, nell’ultimo incontro con la madre biologica, avrebbe anche chiesto a quest’ultima di “portarle un cellulare, di nascosto, in modo da poter parlare con me liberamente.”
Il legale Miraglia ha chiesto così alla Procura della Repubblica di disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti e acquisire l’intero fascicolo presso il tribunale dei Minorenni di Ancona, al fine di poter valutare gli eventuali profili di illiceità penale. Al Giudice del Tribunale dei Minori di Ancona, il legale Miraglia, contesta i reati di abuso di ufficio; false dichiarazioni all'autorità giudiziaria; lesioni personali e concorso di persone nel reato.
Dopo aver incontrato i commercianti di Civitanova Marche, abbiamo chiesto all'assessore al commercio della città rivierasca Pierpaolo Borroni quali sono invece le iniziative messe in campo dall'Amministrazione, cosa si sta facendo ora e cosa si farà in futuro in sinergia con chi è "sul campo" ogni giorno.
"Una buona amministrazione, come punto focale del proprio operato, deve avere quello di dialogare. Il dialogo è essenziale per avere un buon rapporto con i commercianti e dare vita a una città di successo. Fin dal nostro insediamento abbiamo operato un avvicinamento con le associazioni quali "Centriamo" piuttosto che Confcommercio e ogni tipo di manifestazione viene concordata con loro. Anhce le varianti urbanistiche, prima di essere votate, vengono messe a conoscenza dei commercianti ai quali chiediamo un'opinione."
Sulla stagione estiva, Borroni ha parlato di un "grande successo", con lo sguardo già al Natale. "Dalle luminarie, alla mostra dei presepi che stiamo cercando di portare, fino alla pista di ghiaccio, ogni evento è stato organizzato e concordato con i commercianti: il dialogo, ripeto, è la base di una buona amministrazione."
E sulle attività del centro, Borroni è certo che queste "devono rappresentare la qualità, il salotto buono della città; un centro che stiamo continuando a ristrutturare - ha concluso -. Il centro commerciale certamente rappresenta un'offerta diversa, più semplice se vogliamo. Il cuore della città invece costituisce l'alto livello del nostro commercio che continueremo a incrementare giorno dopo giorno."
Si sono svolti oggi a Recanati i funerali di Vanni Leopardi, discendente del poeta Giacomo, scomparso lo scorso 4 novembre all'età di 77 anni a seguito di una breve malattia (LEGGI QUI). La funzione religiosa, officiata da Padre Roberto Zorzolo, è stata celebrata nella Chiesa di Santa Maria di Montemorello, in piazza Sabato del Villaggio, dove venne battezzato anche l'illustre avo. In tanti, tra cittadini e istituzioni, hanno voluto dare l'ultimo saluto al Conte ed essere vicini al dolore della figlia Olimpia e dei nipoti Ettore, Gregorio, Diana e Pier Francesco, figlio del fratello Mimmo, che non ha potuto partecipare alla cerimonia. Sul feretro, presidiato dal picchetto d’onore dell’arma dei Carabinieri, le 51 rose rosse della figlia Olimpia in ricordo dei 51 anni d’amore trascorsi insieme.
"La tua memoria sia tra quelli che renderanno sempre più glorioso il passato del tuo nobile casato”. Dopo il commosso ricordo di Padre Floriano, la parola al sindaco di Recanati Antonio Bravi e al presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani Fabio Corvatta.
"Oggi salutiamo una persona attenta alla divulgazione dell'opera di Giacomo, che ha sempre onorato profondamente - le parole del primo cittadino -. La sua figura riassume molteplici qualità umane, morali e intellettuali. Vanni lascia un patrimonio prezioso per la memoria collettiva della città."
Vanni Leopardi era vero e proprio simbolo della città nonché uomo di grande cultura capace di spendersi in prima persona per la salvaguardia del patrimonio leopardiano. "Ho difficoltà nel ricordare un uomo con il quale ho avuto un rapporto di amicizia lungo decenni - le parole di Corvatta -. Chi lo ha conosciuto sente ora la mancanza di quella gentilezza, affabilità e affetto che Vanni sapeva distribuire a tutti quelli che incontrava. Una figura complessa la sua che si è interessata di molte cose. È stato custode del patrimonio della famiglia e ha sempre dimostrato il suo amore per l'ambiente, per la cultura e per i giovani donando un momento di crescita e di educazione a tutta la città. Ha sempre avuto un attaccamento profondo verso la sua famiglia, essendo un punto di riferimento e un esempio da ricordare."
"Sono stato un privilegiato perché ho vissuto con lui moltissimi momenti di vita - ha concluso Corvatta, visibilmente emozionato -. Infine voglio ricordare il suo rapporto di grande passione con la figlia Olimpia: siete sempre stati una sola persona e vedervi così è una consolazione dell'animo". Un ricordo che ha commosso la contessa dopo l'abbraccio del presidente Corvatta.
Al termine della cerimonia il corteo, con a capo il feretro portato dai nipoti Pier Francesco e Gregorio, ha attraversato la città fino a Porta Romana. Il feretro è stato trasferito a San Leopardo nella tomba monumentale della famiglia.
"Vanni Leopardi apparteneva ad una razza in estinzione: quella di una ristrettissima cerchia di aristocratici che, consci delle proprie responsabilità sociali e culturali, hanno dedicato la vita anche a iniziative di interesse comune, dimostrando con ciò, nei fatti, quel senso civico che ogni persona civile dovrebbe avere; tanto più se è nata in un contesto privilegiato per cultura e agio - il ricordo del vice presidente del FAI Marco Magnifico -. Vanni Leopardi mettendo a disposizione della collettività il tesoro di cui la famiglia è custode, mantenendolo con amorevole cura, avviando la sua progenie a questo civile atteggiamento (con successo visto il ruolo oggi così ben ereditato dalla figlia Olimpia) e mettendosi a capo di iniziative di valore ambientale e paesaggistico che hanno evitato scempi irreparabili alla sua terra, ha perfettamente interpretato il senso dell'articolo 118 della Costituzione che affida a tutti noi un ruolo sussidiario a quello dello Stato, nel compiere azioni che diano beneficio alla collettività. Una lezione di stile e di civiltà che è giusto ricordare e additare soprattutto alle giovani generazioni."
Possibilità di rinegoziazione dei mutui da parte dei Comuni compresi nel cratere sismico del Centro Italia. L’emendamento, da inserire, su richiesta dei proponenti, in sede di conversione del “decreto sisma 2019” o nella legge di Stabilità per l’anno 2020, è stato approvato ufficialmente la settimana scorsa nel Consiglio dell’Unione Montana Potenza Esino Musone. Anche l’Unione Monti Azzurri, presieduta da Giampiero Feliciotti, e l’Unione Marca di Camerino, con il presidente Alessandro Gentillucci, hanno appoggiato la proposta. La missiva verrà inviata entro oggi al Presidente della Repubblica e al Governo.
“La richiesta è quella di rinegoziare i mutui perché tutta Italia, a oggi, può farlo a tassi più agevolati rispetto a quelli che i comuni avevano stipulato nell’occasione – ha spiegato il Presidente dell’Unione capofila della proposta Matteo Cicconi -. Attualmente i mutui, nelle zone del cratere, sono sospesi ma quando si ripartirà con il pagamento, grazie a questo emendamento, i cittadini potranno pagare con un tasso più agevolato. La richiesta è stata promossa su istanza dei sindaci del cratere e verrà ora inoltrata al Governo.”
Un emendamento appoggiato anche dall’Unione Marca di Camerino, “in stretta sinergia con gli altri presidenti perché questo è un percorso di unione che ci ha sempre contraddistinto – le parole di Alessandro Gentilucci -. Dovremmo però anche richiedere altri percorsi che certamente sono molto importanti come delle linee guida applicative ben definite, serie e chiare per i tecnici che debbono certificare la ricostruzione.”
“Le tre Unioni Montane sollecitano fortemente l’applicazione di questa rinegoziazione perché altrimenti i comuni si troverebbero all’improvviso a non poter assolvere al soddisfacimento del pagamento – ha aggiunto il presidente Giampiero Feliciotti -. È importante che venga preso in considerazione altrimenti saremmo, come sempre, cornuti e mazziati.”
"I mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti Spa a Comuni inseriti negli allegati 1, 2, 2-bis del D. Lgs. n. 189/2016, trasferiti al Ministero dell’economia e delle finanze in attuazione all’articolo 5, commi 1 e 3, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, possono essere oggetto di operazioni di rinegoziazione che determinino una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico degli enti stessi - si legge nell'emendamento che verrà inviato al Governo -, ferma restando la data di scadenza prevista nei vigenti piani di ammortamento. Possono essere oggetto di rinegoziazione i mutui che, alla data del 1° gennaio 2020, presentino le seguenti caratteristiche: interessi calcolati sulla base di un tasso fisso; oneri di rimborso a diretto carico dell’ente locale beneficiario dei mutui; scadenza dei prestiti successiva al 31 dicembre 2022; debito residuo da ammortizzare superiore a 10.000 euro; mancanza di rinegoziazione ai sensi del decreto del Ministero dell’economia e delle finanze 20 giugno 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 144 del 24 giugno 2003; senza diritto di estinzione parziale anticipata alla pari."
"La rinegoziazione avrà effetto dalla annualità in cui riprende il pagamento delle rate sospese dalla normativa applicabile agli enti locali i cui territori sono stati colpiti dagli eventi sismici del 2016. Tale misura consentirebbe ai comuni del cratere sismico, i cui mutui sono al momento sospesi, di accedere alla possibilità di rinegoziazione degli stessi, contribuendo a liberare risorse preziose da destinare ai nostri territori ancora gravemente in difficoltà."
Il comune di Petriolo ha approvato il progetto dei lavori di riqualificazione dell’impianto sportivo di via Leopardi. Anche i privati (enti non commerciali, persone fisiche e titolari di reddito d’impresa) possono contribuire a finanziare la realizzazione dell’opera, per la quota spettante al comune, attraverso l’erogazione dello Sport bonus.
“Con lo sport bonus è previsto un contributo statale per i privati o per enti che decidono di fare delle donazioni a enti pubblici o associazioni per la riqualificazione di strutture sportive pubbliche – ha spiegato il sindaco Domenico Luciani -. Il termine ultimo per la scadenza delle domande per partecipare al progetto di rinnovamento dell’impianto sportivo in via Leopardi è il 14 novembre.”
“Per poter usufruire di questo contributo statale è necessario fare domanda all’Ufficio dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri con una dichiarazione del comune destinatario che si dichiara disponibile. La detrazione consiste in tre quote annuali pari al 65% di ciò che si dona” – ha aggiunto il primo cittadino.
“La riqualificazione dell’impianto sportivo di via Leopardi è un’opera che, come comune, abbiamo già finanziato anche attraverso il contributo Sport e Periferie ma se dovessero esserci delle donazioni per noi sarebbe una grande occasione perché riusciremmo a impiegare le risorse che si libereranno per nuovi arredi e attrezzature per le scuole" ha osservato Luciani.
Per il nuovo progetto è prevista la demolizione della struttura esistente e il rifacimento totale dei due nuovi campetti con erba sintetica e gradinate. “Un’opera che appunto si collocherebbe vicino alla nuova scuola media di cui c’è già il progetto ammesso in graduatoria con il bando del Ministero per tre milioni di euro; in questo caso siamo in attesa delle verifiche e dell’assegnazione definitiva – conclude il sindaco Luciani -. L’inizio dei lavori per la riqualificazione del campetto è previsto per i primi mesi del 2020.”
Per sapere come contribuire alla riqualificazione dell'impianto sportivo di via Leopardi e ottenere lo sport bonus CLICCA QUI
Continua il viaggio tra i commercianti del centro di Civitanova Marche per scoprire, insieme a loro, che vivono giornalmente la città, quali sono le migliorie da apportare al cosiddetto "salotto buono" di Civitanova Marche e comprendere quali sono i rapporti con l'Amministrazione comunale e le richieste che "gli addetti ai lavori" hanno da proporre.
Abbiamo incontrato la signora Teresa Biancucci, dell'omonima Gioielleria avviata circa 60 anni fa in Corso Umberto I dal padre Enzo.
"Per i negozi come il nostro, è indubbio che il bisogno principale è quello relativo alla sicurezza - spiega la signora Teresa -. Ognugno si attrezza a modo proprio ma se la materia relativa alla sicurezza fosse gestita anche direttamente dall'Amministrazione comunale, per noi sarebbe un grandissimo supporto. Per il commercio in generale invece, la necessità principale è l'ascolto che non vuol dire però sempre condivisione ma può significare anche discussione o comunque confronto - ha continuato la titolare -. Credo che il venirsi incontro e il cercare di trovare un punto di condivisione con l'Amministrazione comunale possano rappresentare senza dubbio un momento di crescita."
Terese Biancucci è anche il presidente di Federpreziosi Confcommercio Marche Centrali. "Il settore ha indubbiamente subito una forte crisi dovuta all'aumento dei prezzi e al proliferare dei Compro Oro - ha concluso -. Rimane comunque un compartimento in forte cambiamento dovuto anche alla digitalizzazione nonostante si tratti di un bene di lusso."
Erano le 19:11 del 26 ottobre del 2016 quando una scossa di magnitudo 5.4, e successivamente, alle ore 21:18, una di magnitudo 5.9, colpirono nuovamente il centro Italia già martoriato dal terremoto del 24 agosto. Ma la terra non si sarebbe fermata lì. Una scossa di magnitudo 6.5, con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, è stata poi registrata quattro giorni dopo, la mattina del 30 ottobre, alle 7:40. Un sisma che il presidente dell'Anci Marche Maurizio Mangialardi ha definito "l'evento più distruttivo dalla Seconda Guerra Mondiale". Cosa è successo nel 2016, cosa sta succedendo oggi, cosa ci dobbiamo aspettare e cosa possiamo (e dobbiamo) fare per prevenire. A queste domande oggi, a tre anni esatti di distanza dalle prime scosse di ottobre, ha risposto il geologo Unicam Emanuele Tondi.
Professore, se da una parte la ricostruzione sembra essere ferma, dall'altra invece le scosse di terremoto, anche se di rado rispetto al primo anno, tornano a farsi sentire. Possiamo quindi supporre che lo sciame sismico (come lei stesso aveva già riferito alcuni mesi fa), non sia mai terminato?
Dopo un evento sismico principale chiamato "mainshock", segue una più o meno lunga sequenza di “aftershocks” (conosciuti come terremoti di “assestamento”), che può dirsi conclusa solo quando i terremoti, sia in termini di frequenza (numero) che di magnitudo (energia), tornano ai parametri pre-“mainshock”. La sequenza sismica in Italia centrale non è terminata. Infatti, anche se non percepiti perché di piccola magnitudo, i terremoti sono ancora più numerosi del periodo pre-24 agosto 2016.
Cosa è accaduto esattamente il 24 agosto del 2016 e poi il 26 e 30 ottobre?
Il nostro Appennino è sottoposto a sforzi tettonici che determinano, nei primi 10-15 km di spessore, la rottura fragile della crosta terrestre. Questa rottura si esplica con la formazione o la riattivazione delle faglie, che altro non sono che fratture degli ammassi rocciosi. Una di queste è la Faglia del Monte Vettore-Monte Bove. Il 24 agosto e poi il 26 e 30 ottobre 2016 la faglia ha ceduto, nel senso che è stata superata la forza di attrito che teneva fermi i due blocchi di roccia poi scivolati l'uno rispetto all'altro lungo la faglia stessa.
Professore, un fenomeno di portata epocale che ha coinvolto quattro Regioni e che qualcuno ha definito la più grande tragedia dalla Seconda Guerra Mondiale. Cosa di dobbiamo aspettare ora e cosa ci dobbiamo aspettare soprattutto a lungo termine. Si può parlare di un vero e proprio cambiamento della geografia del Centro Italia?
Quello che è successo nel 2016-2017 è di portata epocale solo se consideriamo il periodo storico attuale o, al massimo, contemporaneo. Già non lo è più per un periodo di tempo più lungo, in quanto eventi di simile intensità si sono verificati in centro Italia altre due volte nell’ultimo millennio, intorno al 1700 e al 1350. Se poi andiamo a considerare intervalli temporali tipici dei processi geologici diventa un fenomeno comune. La geografia dei territori muta, per fortuna, con “tempi geologici” e questo ultimo evento ne rappresenta solo una piccolissima frazione.
I terremoti non si posso prevedere, questo purtroppo lo sappiamo tutti. Ci sono però delle tecnologie che, in un futuro prossimo, potranno aiutarci nella prevenzione? Se si come? Di che strumenti si tratta?
Cosa si può sapere sui terremoti è più che sufficiente per la prevenzione. Sappiamo dove si possono verificare e con che intensità massima. Quello che manca è la volontà, da parte di tutti. Poi è vero che prima di un evento sismico importante ci possono essere dei fenomeni detti “precursori”, come la variazione della portata delle sorgenti e del chimismo delle acque, fuoriuscite anomale di gas dal sottosuolo, aumento della sismicità, etc. La ricerca scientifica è molto attiva al riguardo, anche grazie alle nuove tecnologie, ma sono fenomeni legati a numerose variabili e ancora non possono essere usati in termini di protezione civile. Nel senso che a volte si verificano questi fenomeni ma non si verifica il terremoto, o si verifica dopo anni. In altri casi questi fenomeni si verificano in un’area e il terremoto in un’altra.
Una domanda che forse ogni cittadino del Centro Italia le avrebbe fatto come prima: dobbiamo aspettarci (sempre rimanendo nel campo delle ipotesi) altre forti scosse?
Per quanto riguarda l'area epicentrale dei forti eventi sismici di tre anni fa, come detto, stiamo ancora nell'ambito della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Generalmente gli “aftershocks” più forti (che possono arrivare fino ad un grado, circa, di magnitudo in meno del “mainshock”) si generano subito e, con il passare del tempo, tendono ad essere sempre più piccoli e meno numerosi. Tuttavia, anche se poco probabile, una ripresa è possibile anche a distanza di anni. Nelle aree esterne a questa zona, si possono verificare eventi importanti sempre, come in tutte le zone in Italia ad alta pericolosità sismica.
I cambiamenti climatici sono dei fattori che possono aggravare la situazione di un Paese che, già da sé, vanta un elevato rischio sismico?
I cambiamenti climatici possono far aumentare il rischio idrogeologico che, sommato al rischio sismico, aggrava sicuramente la situazione.
Professore, ricostruire edifici antisismici e a norma può evitarci il dover parlare, tra alcuni anni, ancora di queste tragedie?
Se ci fosse la volontà di fare prevenzione in maniera efficace il lavoro da fare sarebbe comunque lungo e impegnativo, soprattutto per ridurre la vulnerabilità degli edifici storici ed esistenti. Ma se non c'è nemmeno la volontà, allora diventa impossibile.
IL VIDEO GIRATO DA PICCHIO NEWS LA NOTTE DEL 27 OTTOBRE 2016 A VISSO:
È ancora sotto shock Roberta Severini, la titolare della tabaccheria Vizi e Sfizi di Montelupone, presa di mira questa notte dai malviventi (LEGGI QUI).
"Ancora non riusciamo a quantificare i danni ma ce ne sono davvero parecchi - racconta -. I malviventi si sono introdotti all'interno del locale sfondando una delle vetrine con un vaso. Hanno poi posizionato l'auto, o forse un furgone, con i fari accesi in direzione dell'ingresso, probabilmente per fare luce nella tabaccheria. Tutto è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza interne al locale, ora al vaglio degli inquirenti."
"Hanno rubato gratta e vinci, sigarette, la cassa e un computer portatile ma i danni, come dicevo, sono molti di più - continua -. I quattro infatti, molto probabilmente c'era un quinto fuori ad attenderli, nella razzia hanno rotto una stampante e messo a soqquadro l'intero negozio. Il rumore ha subito svegliato il proprietario del palazzo che li ha sorpresi e quindi i malviventi hanno desitito dal loro intento e sono fuggiti."
"È la prima volta che sono vittima di un furto e spero anche l'ultima - conclude Roberta -. Mi sveglio ogni giorno la mattina presto per andare a lavoro ed essere svegliati in piena notte per essere avvisati che qualcuno sta rubando i tuoi sacrifici economici e soprattutto personali è davvero qualcosa di tremendo. Oggi, essere imprenditori di realtà piccole è come essere trattati da delinquenti dallo Stato - mi riferisco alla pressione fiscale - solo perché abbiamo il coraggio di affrontare in maniera autonoma il nostro lavoro."
Su quanto accaduto indagano i carabinieri della Compagnia di Civitanova.
I malviventi sono entrati in azione questa notte, intorno alle 2:00, nel negozio Vrients a Civitanova Marche, in via Luigi Versiglia.
I ladri hanno sfondato una delle vetrine dell'attività commerciale e si sono introdotti nel locali. Una volta dentro hanno fatto razzia di tutto ciò che poteva asportando dal negozio Vrients capi di abbigliamento e occhiali per un valore di 50mila euro.
Il loro ingresso nell'esercizio commerciali ha fatto scattare l'allarme e subito sul posto sono arrivati i militari della stazione di Civitanova Marche e la vedetta 2 della Mondialpol di Jesi. I malviventi però si erano già dati alla fuga.
Il furto è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza interne al negozio e i carabinieri stanno ora analizzando i filmati per dare un nome e un volto ai malviventi.
AGGIORNAMENTO ORE 15:30
"Le immagini delle telecamere interne al locale hanno ripreso tutti i movimenti dei malviventi - racconta il titolare Matteo Paiarulo -. I ladri, in cinque e a volto coperto, hanno sfondato la vetrata del negozio con un'auto, una fiat Uno grigia, ritrovata poi abbandonata presso il quartiere Fontespina dagli investigatori. Nel palazzo qualcuno è stato anche svegliato dal forte boato. Una volta dentro hanno rubato gli articoli di abbigliamento, alcuni occhiali, un computer portatile e il registratore di cassa: il tutto nel giro di circa quattro minuti. Ancora stiamo quantificando con esattezza il bottino che si aggira comunque intorno alle 50mila euro."
Continua il viaggio tra i commercianti del centro di Civitanova Marche per scoprire, insieme a loro, che vivono giornalmente la città, quali sono le migliorie da apportare al cosiddetto "salotto buono" di Civitanova Marche e comprendere quali sono i rapporti con l'Amministrazione comunale e le richieste che "gli addetti ai lavori" hanno da proporre.
Abbiamo incontrato la signora Paola, del negozio Donna e Uomo In in Corso Umberto I a Civitanova che vanta un'esperienza di 60 anni. Il negozio è stato anche annoverato tra i più belli d'Europa, lo scorso 7 luglio, a Versailles. "La necessità è quella di creare un sistema commercio civitanovese con una regia importante e delle personalità autorevoli che sappiano incentivare la partecipazione attiva di tutti i commercianti - ha spiegato la titolare -. Bisogna far sentire le persone partecipi di una identità importante in una città come Civitanova che per me rappresenta un piccolo angolo di paradiso da sempre."
"È necessario avere una visione lungimirante, e ritrovare unità tra categorie per le varie programmazioni annuali mettendo in campo iniziative che siano in grado di attrarre i visitatori - ha proseguito -. E poi navette gratuite che portino i turisti dallo stadio al centro, vetrine collettive, aperture la prima domenica del mese, pulizia e decoro urbano."
"Credo che siano le persone a fare la differenza, la passione e l'amore che mettiamo ogni giorno nel nostro lavoro" - ha continuato Paola. Anche per lei, una delle mancanze della città, sta nel fatto che sono davvero poche le strutture ricettive. Altro punto dolente, come per la signora Vittoria dell'omonimo negozio di profumi (LEGGI QUI), sono i centri commerciali. "Bisogna promuovere le eccellenze civitanovesi e non le grandi catene" ha concluso.
Operazione della Polizia di Macerata, condotta dal questore Antonio Pignataro, della Squadra Mobile, diretta dalla dottoressa Raffaella Abbate e dal Dirigente della Divisione Polizia Amministrativa Giuseppe Marchetti, all'Hotel House di Porto Recanati. Tre le persone arrestate e condotte al carcere di Montacuto di Ancona; tutti cittadini tunisini di 35, 38 e 22 anni. I tre sono stati tratti in arresto, a seguito della misura emessa dal gip Domenico Potetti su richiesta della procura, per il reato di cessione di sostanza stupefacente continuata e in concorso. Gli uomini della Polizia hanno accertato un totale di 1050 cessioni in un anno: una ventina gli acquirenti identificati, provenienti anche dalla Provincia ma principalmente dall'anconetano. La Polizia ha anche disposto la chiusura per 30 giorni del bar del palazzone multietnico.
Le indagini, svolte in stretta sinergia con il procuratore Giovanni Giorgio e il sostituto Claudio Rastrelli, sono partitre nel 2018 e hanno permesso, tramite appostamenti e l'ascolto di moltissimi testimoni, di accertare 1050 cessioni di droga nel giro di nemmeno un anno. I tre, Smaali Tarek di 35 anni, Zouari Rached di 38 anni e Jriji Mohamed di 22 anni, spacciavano principalmente eroina e cocaina all'Hotel House o comunque nei pressi del condominio della città rivierasca.
I poliziotti hanno anche disposto la chisura per 30 giorni (ex art. 100 T.U.L.P.S.) del bar sotto all'Hotel House in quanto "ritrovo di spaccio". L'attività commerciale era infatti, secondo gli inquirenti, teatro delle cessioni degli stupefacenti che, sequestrati nel corso delle indagini, ammontano a circa un chilo e mezzo tra eroina e cocaina.
"Le indagini sono state svolte in perfetta sinergia con la procura che ha portato avanti un lavoro encomiabile - ha sottolineato il questore Pignataro -. L'intento è quello di bloccare il flusso delle sostanze stupefacenti e non bisogna mai mollare la presa. A fatti eccezionali noi rispondiamo con azioni altrettanto eccezionali, senza lasciare nessuna area della Provincia scoperta."
Continua il viaggio tra i commercianti del centro di Civitanova Marche per scoprire, insieme a loro, che vivono giornalmente la città, quali sono le migliorie da apportare al cosiddetto "salotto buono" di Civitanova Marche e comprendere quali sono i rapporti con l'Amministrazione comunale.
Abbiamo incontrato la signora Francesca, titolare del negozio Coltorti nel cuore di Civitanova Marche. 100 anni di attività e ben tre generazioni. Un cambiamento costante quello vissuto da Coltorti nel corso degli anni che oggi abbraccia un grande bacino di utenza che va oltre i confini civitanovese ed è diventato un punto di riferimento per l'oggettistica della casa.
Il punto di forza del negozio Coltorti sta proprio nel rapporto diretto con la clientela che, fidelizzata dalla gestione ultracentenaria dell'attività, non rinuncia alla qualità del prodotto offerto.
Un viaggio tra i commercianti del centro di Civitanova Marche per scoprire, insieme a loro, che vivono giornalmente la città, quali sono le migliorie da apportare al cosiddetto "salotto buono" di Civitanova Marche e comprendere quali sono i rapporti con l'Amministrazione comunale.
Abbiamo incontrato la signora Vittoria, dell'omonima profumeria in via Trento. Civitanovese doc, oltre 55 anni di storia per la sua rinomata attività commerciale. Per la signora Vittoria tanto è stato fatto in questi anni ma c'è ancora tanto altro da fare; il tutto improntato a un atteggiamento sinergico di collaborazione tra chi guida attualmente la città e chi sta ogni giorno "sul campo".
Dalla valorizzazione del centro al "rifiuto" dei centri commerciali, dalla costituzione dell'Associazione Centriamo, presieduta da Debora Pennesi, al dialogo costante con l'Amministrazione comunale fino alla necessità di alberghi a Civitanova Marche che, nell'estate, accoglie un grande bacino di turisti: una visione a 360 gradi del commercio raccontata da chi, ogni giorno, vive il centro pulsante della città.
“Torna, dopo il successo dello scorso anno, in piazza della Libertà a Macerata, lo screening gratuito contro le fibrillazioni atriali. L’appuntamento è per sabato 19 ottobre, dalle ore 8:30 alle 14:00.” Ad annunciarlo è il direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni.
“L’anno scorso si sono sottoposti alla visita gratuita 107 cittadini e sette di loro hanno scoperto di essere affetti da fibrillazione atriale e hanno iniziato il loro percorso di terapia – spiega Giovanni Di Geronimo, presidente dell’AIPA, organizzatrice dell’evento insieme all’Area Vasta 3 e alla Croce Rossa del capoluogo -. Sul solco dell’accoglienza e della collaborazione, abbiamo messo in campo una serie di iniziative e dal 1997 il TAO, che si occupa della gestione della terapia anticoagulante, si prende cura dei pazienti; da gennaio a settembre sono state 25mila i trattamenti effettuati.”
“Voglio inoltre sottolineare come per moltissimi anni l’AIPA ha dovuto fare i conti con un possibile smantellamento – ha concluso Di Geronimo -. Grazie alla nuova dirigenza dell’Area Vasta 3 e al dottor Maccioni, negli ultimi anni siamo riusciti a lavorare in estrema tranquillità e collaborare in stretta sinergia con tutte le figure professionali che gravitano intorno al paziente." Gli ha fatto eco il direttore Maccioni. “Ho portato avanti un grande investimento su questo centro non appena sono arrivato – ha sottolineato -. Noi non stiamo tagliando nulla, anzi continuiamo a investire. Non si tratta di togliere delle risorse ma di razionalizzare e ottimizzare quelle di cui disponiamo e soprattutto l’offerta che siamo in grado di dare ai pazienti.”
“Quella di sabato sarà una giornata di sensibilizzazione sull’aritmia che espone la popolazione che ne è affetta a scompensi cardiaci, ictus o mortalità – ha aggiunto il primario dell’Unità Operativa di Cardiologia Mario Luzi -. Le persone alle quali è indirizzata la giornata sono prevalentemente i cittadini con oltre 65 anni che non hanno mai fatto un controllo cardiaco: l’incidenza infatti in questa età è del 2% e quando si superano gli 80 anni arriva al 10%. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione a farsi controllare soprattutto perché attualmente ci sono farmaci più sicuri e più efficaci per combattere la malattia.”
“Attualmente ci sono due mila persone che utilizzano i nuovi farmaci – ha continuato Giovanni Ribichini, direttore del reparto di Medicina Trasfusionale di Civitanova e Macerata -. Il nostro centro è inoltre l’unico a utilizzare la digitopuntura per il prelievo di sangue venoso sugli anziani: in questo modo andiamo incontro alle esigenze del paziente per alleviare anche una ulteriore sofferenza.”
In alcuni casi, per combattere la fibrillazione atriale, è possibile anche sottoporsi a un delicato intervento chirurgico che, all’ospedale di Macerata, dall’insediamento del dottor Luzi, viene eseguito. Si tratta dell’ablazione, intervento durante il quale vengono isolate le vene polmonari all’interno delle quali inizia la fibrillazione. “A marzo ho eseguito la prima procedura e ora siamo a più di 50 interventi – ha osservato Luzi -. Per questo traguardo dobbiamo ringraziare il direttore Maccioni che ha investito su questo tipo di procedura con delle risorse davvero importanti.”