26 ottobre 2016, Tre anni dopo: intervista al geologo Unicam Emanuele Tondi
Erano le 19:11 del 26 ottobre del 2016 quando una scossa di magnitudo 5.4, e successivamente, alle ore 21:18, una di magnitudo 5.9, colpirono nuovamente il centro Italia già martoriato dal terremoto del 24 agosto. Ma la terra non si sarebbe fermata lì. Una scossa di magnitudo 6.5, con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, è stata poi registrata quattro giorni dopo, la mattina del 30 ottobre, alle 7:40. Un sisma che il presidente dell'Anci Marche Maurizio Mangialardi ha definito "l'evento più distruttivo dalla Seconda Guerra Mondiale". Cosa è successo nel 2016, cosa sta succedendo oggi, cosa ci dobbiamo aspettare e cosa possiamo (e dobbiamo) fare per prevenire. A queste domande oggi, a tre anni esatti di distanza dalle prime scosse di ottobre, ha risposto il geologo Unicam Emanuele Tondi.
Professore, se da una parte la ricostruzione sembra essere ferma, dall'altra invece le scosse di terremoto, anche se di rado rispetto al primo anno, tornano a farsi sentire. Possiamo quindi supporre che lo sciame sismico (come lei stesso aveva già riferito alcuni mesi fa), non sia mai terminato?
Dopo un evento sismico principale chiamato "mainshock", segue una più o meno lunga sequenza di “aftershocks” (conosciuti come terremoti di “assestamento”), che può dirsi conclusa solo quando i terremoti, sia in termini di frequenza (numero) che di magnitudo (energia), tornano ai parametri pre-“mainshock”. La sequenza sismica in Italia centrale non è terminata. Infatti, anche se non percepiti perché di piccola magnitudo, i terremoti sono ancora più numerosi del periodo pre-24 agosto 2016.
Cosa è accaduto esattamente il 24 agosto del 2016 e poi il 26 e 30 ottobre?
Il nostro Appennino è sottoposto a sforzi tettonici che determinano, nei primi 10-15 km di spessore, la rottura fragile della crosta terrestre. Questa rottura si esplica con la formazione o la riattivazione delle faglie, che altro non sono che fratture degli ammassi rocciosi. Una di queste è la Faglia del Monte Vettore-Monte Bove. Il 24 agosto e poi il 26 e 30 ottobre 2016 la faglia ha ceduto, nel senso che è stata superata la forza di attrito che teneva fermi i due blocchi di roccia poi scivolati l'uno rispetto all'altro lungo la faglia stessa.
Professore, un fenomeno di portata epocale che ha coinvolto quattro Regioni e che qualcuno ha definito la più grande tragedia dalla Seconda Guerra Mondiale. Cosa di dobbiamo aspettare ora e cosa ci dobbiamo aspettare soprattutto a lungo termine. Si può parlare di un vero e proprio cambiamento della geografia del Centro Italia?
Quello che è successo nel 2016-2017 è di portata epocale solo se consideriamo il periodo storico attuale o, al massimo, contemporaneo. Già non lo è più per un periodo di tempo più lungo, in quanto eventi di simile intensità si sono verificati in centro Italia altre due volte nell’ultimo millennio, intorno al 1700 e al 1350. Se poi andiamo a considerare intervalli temporali tipici dei processi geologici diventa un fenomeno comune. La geografia dei territori muta, per fortuna, con “tempi geologici” e questo ultimo evento ne rappresenta solo una piccolissima frazione.
I terremoti non si posso prevedere, questo purtroppo lo sappiamo tutti. Ci sono però delle tecnologie che, in un futuro prossimo, potranno aiutarci nella prevenzione? Se si come? Di che strumenti si tratta?
Cosa si può sapere sui terremoti è più che sufficiente per la prevenzione. Sappiamo dove si possono verificare e con che intensità massima. Quello che manca è la volontà, da parte di tutti. Poi è vero che prima di un evento sismico importante ci possono essere dei fenomeni detti “precursori”, come la variazione della portata delle sorgenti e del chimismo delle acque, fuoriuscite anomale di gas dal sottosuolo, aumento della sismicità, etc. La ricerca scientifica è molto attiva al riguardo, anche grazie alle nuove tecnologie, ma sono fenomeni legati a numerose variabili e ancora non possono essere usati in termini di protezione civile. Nel senso che a volte si verificano questi fenomeni ma non si verifica il terremoto, o si verifica dopo anni. In altri casi questi fenomeni si verificano in un’area e il terremoto in un’altra.
Una domanda che forse ogni cittadino del Centro Italia le avrebbe fatto come prima: dobbiamo aspettarci (sempre rimanendo nel campo delle ipotesi) altre forti scosse?
Per quanto riguarda l'area epicentrale dei forti eventi sismici di tre anni fa, come detto, stiamo ancora nell'ambito della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Generalmente gli “aftershocks” più forti (che possono arrivare fino ad un grado, circa, di magnitudo in meno del “mainshock”) si generano subito e, con il passare del tempo, tendono ad essere sempre più piccoli e meno numerosi. Tuttavia, anche se poco probabile, una ripresa è possibile anche a distanza di anni. Nelle aree esterne a questa zona, si possono verificare eventi importanti sempre, come in tutte le zone in Italia ad alta pericolosità sismica.
I cambiamenti climatici sono dei fattori che possono aggravare la situazione di un Paese che, già da sé, vanta un elevato rischio sismico?
I cambiamenti climatici possono far aumentare il rischio idrogeologico che, sommato al rischio sismico, aggrava sicuramente la situazione.
Professore, ricostruire edifici antisismici e a norma può evitarci il dover parlare, tra alcuni anni, ancora di queste tragedie?
Se ci fosse la volontà di fare prevenzione in maniera efficace il lavoro da fare sarebbe comunque lungo e impegnativo, soprattutto per ridurre la vulnerabilità degli edifici storici ed esistenti. Ma se non c'è nemmeno la volontà, allora diventa impossibile.
IL VIDEO GIRATO DA PICCHIO NEWS LA NOTTE DEL 27 OTTOBRE 2016 A VISSO:
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