di Francesco Silla
Giro d’Italia 2026 presentato ufficialmente con tappa nelle Marche: Pellizzari partecipa?
È stato ufficialmente presentato il percorso del Giro d’Italia 2026, un’edizione che promette spettacolo, grande impatto internazionale e un forte legame con i territori. La corsa rosa partirà l’8 maggio dalla Bulgaria e attraverserà l’intera Penisola fino al gran finale di Roma, ma per le Marche l’attenzione è tutta concentrata sulla tappa con arrivo a Fermo, che rappresenterà l’unica frazione marchigiana di questa edizione. Un appuntamento attesissimo dai tifosi e dagli appassionati locali, che potrebbe diventare anche il palcoscenico ideale per Giulio Pellizzari, giovane talento di Camerino, ormai stabilmente tra i protagonisti del ciclismo internazionale. Proprio Pellizzari è uno dei nomi più caldi in vista del Giro 2026. La stagione appena conclusa ha segnato per lui una vera e propria consacrazione, con due sesti posti nelle classifiche generali di Giro d’Italia e Vuelta a España e soprattutto con la prima vittoria da professionista ottenuta nella corsa spagnola. Risultati che lo hanno proiettato definitivamente tra i corridori più promettenti del panorama mondiale. In questi giorni il marchigiano sta vivendo la fase di transizione tra riposo e preparazione, dopo una vacanza negli Stati Uniti e alcune sessioni di lavoro specifico con la squadra, in attesa del primo ritiro pre-stagionale. È proprio lì che verranno definiti i programmi ufficiali, ma il sogno di tornare al Giro d’Italia è già stato espresso chiaramente: Pellizzari ha chiesto alla squadra di poter essere al via della corsa rosa e la decisione finale arriverà a dicembre. Nel suo percorso di crescita è stato fondamentale anche il rapporto con Primoz Roglic, con il quale ha condiviso corse, allenamenti ed esperienze di altissimo livello. Pellizzari ha raccontato di aver imparato moltissimo dal campione sloveno, sia dal punto di vista tecnico che umano, sottolineando quanto sia stato speciale vincere alla Vuelta sapendo di correre al fianco di un corridore che ha alzato le braccia al cielo quasi cento volte in carriera. Uno stimolo continuo a migliorarsi, lo stesso che ora troverà anche nella convivenza con Remco Evenepoel, arrivato alla Red Bull Bora Hansgrohe. Per Pellizzari si tratta di un’opportunità straordinaria per crescere accanto a due dei migliori ciclisti al mondo, in un ambiente ad altissima competitività. Tornando al Giro d’Italia 2026. Il percorso totale sarà di 3.459 chilometri con circa 50 mila metri di dislivello, una sola cronometro individuale di 40,2 chilometri, otto tappe di pianura, sette di media montagna e cinque di alta montagna con sette arrivi in salita. La Cima Coppi sarà il Passo Giau, mentre non mancherà lo sconfinamento in Svizzera con una tappa interamente in territorio elvetico. Dopo le tre frazioni in Bulgaria, la corsa risalirà l’Italia da sud verso nord toccando Calabria, Campania, Marche, Toscana, Valle d’Aosta e Friuli, prima di tornare a Roma per l’ultimo atto. Proprio nelle Marche il Giro vivrà uno dei momenti più attesi dal pubblico locale, con l’arrivo a Fermo, tappa caratterizzata da continui strappi e muri che spesso hanno regalato azioni spettacolari e sorprese. Per i tifosi marchigiani l’auspicio è di poter vedere Giulio Pellizzari protagonista sulle strade di casa, magari già in lotta con i grandi nomi del ciclismo mondiale. La sua possibile partecipazione resta per ora un punto interrogativo, ma l’idea di un talento di Camerino al via del Giro 2026, con una tappa marchigiana in programma, accende inevitabilmente entusiasmo e aspettative.
Autovelox e Tutor, online il portale ufficiale: la mappa dei dispositivi fissi in provincia di Macerata
È online il nuovo portale ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che consente agli automobilisti di consultare la mappa nazionale degli autovelox e dei tutor regolarmente autorizzati. Si tratta di una svolta importante sul fronte della trasparenza e della tutela degli utenti della strada: sul sito del Mit è ora possibile verificare in modo pubblico e dettagliato la presenza dei dispositivi di controllo della velocità, con dati su posizione, tipologia, modello e autorizzazioni. I dispositivi censiti risultano essere 3.625 in tutta Italia, un numero nettamente inferiore rispetto alle stime circolate negli ultimi anni che parlavano di oltre 11 mila apparecchi. La piattaforma telematica del Mit è stata attivata il 30 settembre e amministrazioni ed enti locali avevano tempo fino a ieri, 30 novembre, per registrare tutti i dispositivi presenti sul proprio territorio. Gli autovelox e i tutor non inseriti entro questa data devono essere spenti e le eventuali multe elevate con apparecchi non censiti possono essere annullate. Autovelox e tutor svolgono un ruolo fondamentale per la sicurezza stradale. L’autovelox misura la velocità istantanea dei veicoli tramite raggi laser e un sistema fotografico per la rilevazione della targa, mentre il tutor calcola la velocità media su un determinato tratto di strada, dall’ingresso all’uscita. Entrambi hanno l’obiettivo di prevenire comportamenti pericolosi e ridurre l’incidentalità, ma oggi possono generare sanzioni valide solo se regolarmente registrati nella banca dati ministeriale. I dispositivi non presenti nella mappa ufficiale, infatti, devono essere spenti e le eventuali multe possono essere annullate. Nelle Marche il censimento riguarda diversi autovelox fissi collocati sia sulla rete autostradale sia sulle strade statali. Sull’autostrada Bologna-Taranto sono presenti dispositivi fissi nei territori comunali di Pesaro, Potenza Picena e Campofilone, mentre sull’asse Ascoli-Mare l’autovelox fisso è nel comune di Ascoli Piceno. Per quanto riguarda le strade statali marchigiane, risultano dispositivi fissi lungo la Fano-Grosseto nei comuni di Colli al Metauro e Cartoceto, lungo la Foligno-Civitanova nel territorio di Corridonia, sulla Statale Adriatica Venezia-Otranto nel comune di Ancona e sulla strada della Val d’Esino, lato ovest, nel comune di Jesi. Sempre nelle Marche è operativo anche il sistema Tutor sull’autostrada A14 Bologna-Taranto che interessa l’area di Pesaro, in particolare nei tratti Pesaro-Cattolica e Cattolica-Riccione, utilizzati per il controllo della velocità media dei veicoli in transito. Con l’attivazione del portale ministeriale, i Comuni sono stati obbligati a registrare tutti gli impianti presenti sul proprio territorio entro le scadenze fissate. La finalità è duplice: eliminare le cosiddette “trappole” non autorizzate e offrire agli automobilisti uno strumento chiaro per verificare la legittimità dei controlli.
Classifica qualità della vita 2025, Macerata perde una posizione ma resta tra le migliori 30 province d’Italia
La provincia di Macerata si conferma tra le realtà con la migliore qualità della vita in Italia, attestandosi al 26esimo posto su 107 province nella classifica 2025 del Sole 24 Ore. Un risultato che, pur segnando una lieve flessione rispetto al 2024 con la perdita di una posizione, mantiene il Maceratese stabilmente nella top 30 nazionale e al secondo posto tra le province marchigiane, subito dopo Ascoli Piceno. Il punteggio complessivo raggiunto è di 596,19 punti, a breve distanza dalle province di vertice del Paese guidate da Trento, Bolzano e Udine. Il dato più significativo per Macerata arriva dal fronte della sostenibilità urbana: la provincia conquista infatti un prestigioso terzo posto a livello nazionale per l’illuminazione pubblica sostenibile, grazie all’elevato numero di punti luce a led. Un indicatore che testimonia l’attenzione verso l’efficientamento energetico e la qualità degli spazi pubblici, elementi sempre più centrali nel giudizio sul benessere dei territori. Nel dettaglio delle sei macro-aree che compongono l’indagine, Macerata mostra segnali di crescita diffusa. Migliora sensibilmente in cultura e tempo libero, con un balzo in avanti di 27 posizioni, e registra progressi importanti anche in demografia e società (+11) e in affari e lavoro (+5). Positivo anche l’andamento di ricchezza e consumi, che segna un lieve incremento. Il valore aggiunto pro capite cresce del 18,6%, aumentano i canoni medi di locazione (+15,4%) e il prezzo medio di vendita degli immobili (+4,8%), indicatori che fotografano un territorio economicamente dinamico rispetto alla media nazionale. Buoni anche i dati sociali: la qualità della vita dei bambini si colloca al 19esimo posto, quella dei giovani al 28esimo e degli anziani al 25esimo. Cresce l’occupazione femminile (+4,2%), aumentano le amministratrici comunali donne(+6,2%) e il tasso di natalità registra un +3,3%. La provincia guadagna inoltre dieci posizioni per l’indice di sportività, a conferma di una buona dotazione di impianti e opportunità legate all’attività fisica. Resta invece un’area critica quella della giustizia e sicurezza, che fa segnare una pesante flessione con la perdita di 27 posizioni. Nonostante un buon piazzamento per i tentati omicidi, il quadro generale restituisce margini di miglioramento sul fronte della sicurezza percepita e dell’efficienza del sistema giudiziario. Flessione anche per ambiente e servizi, in particolare per la riduzione delle piste ciclabili, che segnano un -25,3%. I dati sono stati accolti con soddisfazione, ma anche con realismo, dalle istituzioni provinciali. Il presidente Sandro Parcaroli ha sottolineato come Macerata si confermi un territorio in cui “si vive bene, si continuano a fare figli, l’occupazione femminile è in crescita e il tasso di occupazione resta alto”, rimarcando il lavoro di squadra tra enti locali, Regione e amministrazioni comunali. Sul tema sicurezza e giustizia è intervenuto anche il vicepresidente Luca Buldorini, evidenziando la necessità di una riflessione a livello nazionale per dotare enti e forze dell’ordine di strumenti più efficaci. Nel contesto regionale, Ascoli Piceno è la provincia marchigiana meglio posizionata con il 22esimo posto a livello nazionale, seppur in calo rispetto al 2024, seguita da Macerata. Ancona si colloca al 30esimo posto, in miglioramento, Pesaro Urbino al 31esimo, mentre Fermo chiude la graduatoria regionale al 47esimo. Per Macerata il dato del 2025 restituisce una situazione complessivamente stabile, con il mantenimento di una posizione tra le prime trenta in Italia nonostante la lieve flessione rispetto allo scorso anno. Accanto ai risultati positivi in diversi indicatori, permangono alcune criticità, in particolare sul versante della sicurezza e dei servizi, che rappresentano ambiti su cui sarà necessario intervenire.
Stefano Nazzi al Magma di Tolentino con Predatori: il reading sull’epoca d’oro dei serial killer americani
Domenica 30 novembre il Magma di Tolentino ha accolto Stefano Nazzi, giornalista, autore e una delle voci più riconoscibili del podcasting italiano, per un reading tratto dal suo nuovo libro “Predatori”. Un evento atteso, capace di unire divulgazione, cronaca e narrazione, conducendo il pubblico dentro quella fase della storia degli Stati Uniti definita l’epoca d’oro dei serial killer, un periodo segnato dalla proliferazione di figure come Ted Bundy, Ed Gein, Ed Kemper, John Wayne Gacy e molti altri. Personaggi che non solo hanno terrorizzato l’America, ma che hanno profondamente influenzato l’immaginario collettivo, il cinema e la letteratura. «Sono per la prima volta a Tolentino e racconterò e leggerò un po’ la storia di alcuni serial killer che hanno segnato gli Stati Uniti e non solo gli Stati Uniti», ha spiegato Nazzi nell’intervista rilasciata prima dell’evento. Il reading non sarà soltanto un susseguirsi di nomi e di delitti, ma un vero e proprio viaggio alle origini di quei criminali e, allo stesso tempo, alla nascita delle tecniche investigative moderne. «Racconto un po’ la loro origine, da dove vengono e poi anche come nacquero quelli che iniziarono a dargli la caccia, che iniziarono a dire questi assassini ragionano, pensano e agiscono in maniera diversa dagli altri e vanno cercati in maniera diversa», ha sottolineato. È il momento storico in cui prende forma il concetto stesso di serial killer e in cui si sviluppano le prime forme di profilo criminale. Nazzi è noto al grande pubblico anche come autore e voce narrante di podcast come Indagini, in cui il rapporto tra cronaca e racconto assume un ruolo centrale. Un equilibrio delicato, che per lui parte sempre da un principio irrinunciabile: l’aderenza ai fatti. «Credo che sia importante partire sempre dai fatti, cercare di raccontare le storie basandosi sui dati oggettivi, sulle cose concrete, reali», ha spiegato. Una presa di distanza netta da quella tendenza che lui stesso definisce “soap crime”, una narrazione spettacolarizzata che rischia di confondere i confini tra informazione e intrattenimento. «Ripulendo tutto e tornando all’essenziale si può capire l’origine di una storia», afferma, raccontando di un approccio rigoroso, quasi chirurgico, alla materia della cronaca nera. Nel corso degli anni, Nazzi si è confrontato con decine di casi complessi, spesso drammatici, ma ce ne sono alcuni che hanno lasciato un segno più profondo. «Come tutti, quelli che riguardano i bambini sono quelli che sono più difficili da raccontare», confessa. E poi ci sono le storie prive di una spiegazione chiara, quelle in cui manca una motivazione comprensibile, che continuano a generare interrogativi anche a distanza di anni, come il giallo dei sibillini, per citarne uno molto vicino a noi. Tra tutte, una delle vicende che lo ha colpito di più è quella delle Bestie di Satana, un caso che ancora oggi lascia senza risposte definitive: «Nessuno sa spiegare perché loro fecero quello che hanno fatto, cioè uccisero o si uccisero anche tra loro».
Macerata, Black Friday 2025 tra shopping anticipato e boom previsto nel weekend
Il Black Friday 2025 è tornato nei due grandi centri commerciali ai piedi di Macerata, Corridomnia e Val di Chienti, ma con un’atmosfera meno frenetica rispetto agli anni passati. I commercianti parlano di una giornata positiva, segnata però da un cambiamento evidente nelle abitudini dei consumatori. Le offerte anticipate hanno infatti distribuito gli acquisti su più giorni, riducendo il classico picco del venerdì. Secondo diversi esercenti, l’affluenza è buona ma non eccezionale, con la previsione che il vero movimento arriverà tra sabato e domenica, quando il tempo libero spingerà molte persone a fare shopping. Altri negozianti, invece, raccontano di un venerdì già particolarmente vivace, con un flusso continuo di clienti e ritmi intensi. Il quadro generale resta comunque positivo, ma conferma una tendenza che si consolida anno dopo anno: sempre più utenti scelgono di acquistare online, attratti dalla comodità e dalla vasta gamma di prodotti. Eppure la possibilità di toccare con mano un capo o vedere da vicino un articolo continua a essere considerata da molti un valore che “non ha prezzo”. Tra gli acquirenti si incrociano motivazioni diverse: c’è chi si anticipa per i regali di Natale e chi lo prende come pretesto per farsi un giro all’inizio del fine settimana, segno che il Black Friday rimane un appuntamento capace di unire necessità e piacere, pur evolvendosi nelle forme e nei tempi.
Violenza di genere: nelle Marche fondi per centri e case rifugio ma in Parlamento si discute ancora sul consenso
Con 227 voti favorevoli, all'unanimità, il 19 novembre l’aula della Camera ha approvato in via definitiva e all’unanimità il ddl che istituisce il reato di femminicidio. Il provvedimento, che aveva già ottenuto il via libera anche dal Senato, diventerà ora legge e introduce nel Codice penale l’articolo 577-bis, il delitto di femminicidio, prevedendo l’ergastolo quando l’omicidio di una donna sia commesso per discriminazione di genere, odio o per reprimere la libertà della vittima. Un passaggio che ha segnato un momento di rara compattezza parlamentare su uno dei temi più drammatici dell’attualità. Diverso, invece, il destino dell’altro provvedimento che nelle stesse ore era finito al centro del dibattito politico: il ddl sulla violenza alle donne che introduce il principio del consenso informato, già approvato all’unanimità alla Camera. Questo testo, giornalisticamente noto come "Ddl consenso", non è infatti arrivato all’esame dell’Aula del Senato, dove era atteso per il via libera definitivo, a causa dei dubbi sollevati da alcuni rappresentanti dei partiti di maggioranza in Commissione. Uno stop che ha riaperto tensioni e fratture. A giustificare la frenata sono arrivate le parole di Matteo Salvini, secondo cui la legge è importante ma va scritta con attenzione “perché non diventi un’arma di chi si vuole vendicare”. Sulla stessa linea la senatrice leghista Giovanna Bongiorno, da sempre impegnata sul tema e fondatrice di Doppia Difesa, che ha parlato della necessità di migliorare il testo: "Ci sono due Camere. È stata rilevata dai rappresentanti del centrodestra l’esigenza di migliorare il testo. Ho accolto la richiesta perché presenta ottimi spunti, ma merita un approfondimento. Il 25 era una data simbolo. Avremmo potuto celebrarla con uno spot su due leggi a favore delle donne, sarebbe stato bello… Ma il senso di responsabilità ha prevalso". Le opposizioni, che avevano accolto con entusiasmo l’unanimità della Camera sul ddl consenso e il clima di collaborazione tra Schlein e Meloni, hanno parlato apertamente di un regolamento di conti interno alla maggioranza, in particolare tra Lega e Fratelli d’Italia. La premier, dal canto suo, ha cercato di rassicurare, ribadendo che la norma sul consenso si farà, ma che deve essere scritta nel modo giusto, e che tutte le forze politiche concordano sulla necessità di superare l’attuale disciplina. Mentre a Roma il confronto è passato rapidamente dal dialogo allo scontro, lo stesso tema è stato al centro anche del dibattito nelle Marche, durante la seduta aperta del Consiglio regionale dedicata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha parlato di una “piaga sociale che richiede un impegno concreto e condiviso”, ricordando come la violenza assuma molteplici forme e spesso si consumi per anni tra le mura domestiche, a opera di persone considerate vicine alla vittima e spesso alla presenza di minori. I numeri del Rapporto regionale 2024 confermano una situazione allarmante: le donne che si sono rivolte ai servizi sono state 663 nel 2021, 705 nel 2022, 748 nel 2023 e 841 nel 2024. Un aumento che, da un lato, segnala una crescita del fenomeno e, dall’altro, è anche frutto di una maggiore sensibilizzazione. “Come istituzioni – ha concluso Acquaroli – dobbiamo proseguire nel rafforzamento delle misure di tutela, attraverso politiche integrate, investimenti economici e normativi e il consolidamento della rete territoriale”. Durante la stessa seduta è intervenuta anche l’assessora regionale alle Pari Opportunità Francesca Pantaloni, che ha ribadito: “La violenza contro le donne non è un fatto privato né una fatalità, ma una ferita alla dignità di tutta la nostra comunità”. Il Rapporto 2024 mostra che le 841 donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza segnano un aumento del 12,4% rispetto all’anno precedente; il 71,9% sono italiane, il 28,1% straniere. I consultori femminili hanno registrato 971 accessi, con un incremento del 44,1%, mentre i casi di violenza sui minori sono cresciuti del 78,9% dal 2020. Anche le Procure marchigiane hanno fatto registrare aumenti significativi dei procedimenti penali per violenza di genere. Per affrontare l’emergenza, la giunta regionale ha stanziato 1,65 milioni di euro per il biennio 2024-2025 destinati alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere nelle cinque province. I fondi finanziano i centri antiviolenza, le case rifugio, i consultori, i programmi per uomini autori di violenza e le attività di formazione. È stata inoltre potenziata la rete dei Pronto soccorso, dove nel 2024 si sono registrati 224 accessi correlati a episodi di violenza. Forse in queste settimane si è persa un’occasione per lanciare un messaggio davvero unitario sul tema del contrasto alla violenza di genere. Da una parte, nei territori come le Marche, si investe in modo concreto su prevenzione, protezione e servizi; dall’altra, a livello nazionale, il confronto politico sul consenso "libero e attuale" continua a dividersi tra timori, veti incrociati e calcoli politici. La legge sul femminicidio è ormai realtà, ma la partita sul consenso resta aperta. E quello che sembrava un percorso lineare verso un ulteriore avanzamento dei diritti si è trasformato, ancora una volta, in un terreno di scontro che rischia di allontanare la politica dalle esigenze reali delle vittime.
Zes nelle Marche e in Umbria: cosa prevede la legge 171 tra incentivi e semplificazioni
Una sigla che ormai è entrata nel dibattito pubblico, spesso tra entusiasmi e critiche: la Zes, Zona economica speciale. Dal 20 novembre lo strumento è ufficialmente in vigore anche nelle Marche, dopo un iter avviato con l’annuncio del disegno di legge il 4 agosto a Cessapalombo, in occasione dell’inizio dei lavori per la Pedemontana. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge numero 171 del 18 novembre 2025, il regime già operativo nel Mezzogiorno viene esteso anche a Marche e Umbria, classificate dall’Unione Europea come “regioni in transizione”. Una misura che per la maggioranza rappresenta una leva di sviluppo, mentre per le opposizioni rischia di restare un intervento più simbolico che strutturale. La Zes nasce con il decreto legge 91 del 2017, che ha previsto l’istituzione di Zone economiche speciali nelle aree meno sviluppate e in transizione per favorire la crescita delle imprese attraverso condizioni economiche, finanziarie e amministrative più vantaggiose. Con il decreto 124 del 2023 è stata poi istituita dal 1° gennaio 2024 la Zes unica del Mezzogiorno, comprendente Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. La legge 171 estende ora questo perimetro anche alle Marche e all’Umbria, con efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta, avvenuta il 19 novembre 2025. Al centro della Zes ci sono tre pilastri: credito d’imposta per gli investimenti, agevolazioni fiscali e contributive, e una forte semplificazione amministrativa. Per Marche e Umbria sono stati stanziati 110 milioni di euro per il credito d’imposta a integrazione del Fondo unico Zes. Dal 2026 il rifinanziamento della Zes unica comprenderà su base triennale anche queste due regioni, con risorse previste in legge di bilancio pari a 2,3 miliardi di euro per il 2026 e 1,7 miliardi per il biennio 2027-2028. Sul fronte delle procedure, gli investimenti possono beneficiare dell’Autorizzazione unica attraverso lo Sportello unico digitale Zes (Sud Zes), portale integrato nella piattaforma “Impresa in un giorno”. Attraverso questo strumento è possibile presentare un’unica istanza per tutti i procedimenti amministrativi relativi alla realizzazione, ampliamento, localizzazione e riattivazione di impianti produttivi, compresi gli interventi edilizi. L’avvio del procedimento deve avvenire entro tre giorni lavorativi dalla ricezione della domanda, attraverso una conferenza di servizi semplificata. La conclusione avviene con un solo provvedimento finale che sostituisce fino a 35 titoli autorizzativi. I tempi medi di chiusura si attestano attorno ai 30 giorni. Per quanto riguarda l’occupazione, la misura prevede un bonus assunzioni destinato ai datori di lavoro con un organico fino a 10 dipendenti che assumono a tempo indeterminato lavoratori over 35 disoccupati di lungo periodo. Possono accedere all’agevolazione i soggetti disoccupati da almeno 24 mesi o già assunti in passato da un datore di lavoro che abbia beneficiato solo parzialmente della stessa misura. L’incentivo, in regime de minimis, consiste nell’esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi Inail, fino a un massimo di 650 euro mensili per lavoratore. La richiesta deve essere presentata all’Inps tramite modulo telematico. Il credito d’imposta si applica agli investimenti in beni strumentali effettuati dal 1° gennaio al 15 novembre 2025. Sono agevolabili progetti legati all’acquisto, anche in leasing, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature, oltre a immobili e terreni destinati alla realizzazione o all’ampliamento di sedi produttive, alla diversificazione della produzione o all’acquisizione di attivi di stabilimenti chiusi. Sono ammessi solo gli investimenti effettuati nelle zone 107.3.c individuate dalla Carta nazionale degli aiuti di Stato a finalità regionale. L’accesso al credito per il 2025 avviene tramite comunicazione all’Agenzia delle Entrate dal 20 novembre al 2 dicembre, indicando le spese sostenute nel periodo agevolato. Le intensità dell’agevolazione seguono la Carta nazionale degli aiuti: 35% per micro e piccole imprese, 25% per le medie e 15% per le grandi. La presentazione ufficiale della Zes nelle Marche è avvenuta ad Ancona, nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, alla presenza di istituzioni, sindacati, banche, atenei e associazioni di categoria. Sono intervenuti il sindaco Daniele Silvetti, il rettore Enrico Quagliarini, il presidente della Regione Francesco Acquaroli, l’assessore allo Sviluppo economico e alla Zes Giacomo Bugaro e la sottosegretaria al Mef Lucia Albano, insieme al coordinatore della struttura di missione Zes Unica Giosy Romano, che ha definito la semplificazione amministrativa la «vera rivoluzione» dello strumento, sottolineando che tutta la regione Marche è ora Zes e che ogni investimento può essere avviato con un’unica istanza e un unico interlocutore. Parallelamente resta acceso il confronto politico. Il deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli ha definito l’estensione della Zes «un provvedimento atteso e strategico» per attrarre investimenti in territori con reddito medio inferiore alla media europea, sostenendo che rappresenti una risposta concreta a «anni di mancato sviluppo». Di segno opposto la posizione del deputato del Movimento 5 Stelle Giorgio Fede, che parla di misura «di facciata» e denuncia la insufficienza delle risorse, ricordando che i 2,3 miliardi previsti per il 2025 non sarebbero proporzionati alle richieste già pervenute dalle imprese. Per questo il M5s si è astenuto in Aula, non per contrarietà ai principi, ma per denunciare quella che considera una mancanza di risorse adeguate. La Zes ha avuto un ruolo centrale anche nella recente campagna elettorale per la guida della Regione Marche. Il presidente riconfermato Francesco Acquaroli, insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ne aveva annunciato l’attivazione a Cessapalombo il 4 agosto, durante l’avvio dei lavori della Pedemontana Sud. Di tutt’altro avviso il candidato sconfitto Ricci, che aveva liquidato l’iniziativa come una mossa «solo propagandistica». Oggi, tra le aspettative di chi considera la Zes una leva decisiva per il rilancio e i timori di chi la giudica una promessa elettorale, la misura è entrata nella fase attuativa: solo l’applicazione concreta e i primi risultati diranno se saprà produrre effetti reali sull’economia di Marche e Umbria.
Scossicci, partono le scogliere: 9 milioni di euro ma resta l’incognita della parte scoperta
L’attuale amministrazione di Porto Recanati rivendica un risultato rilevante con l’avanzamento dell’iter per le scogliere del litorale di Scossicci. Il 18 novembre, a palazzo Volpini, il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Ancona ha firmato il verbale di consegna dei lavori alla ditta Slimar di Chioggia. L’intervento, finanziato dalla Regione con 9 milioni di euro, prevede la realizzazione di otto scogliere per un tratto di un chilometro, con un pennello di contenimento per limitare l’“effetto bordo” e una movimentazione di 160 mila metri cubi di roccia. I lavori partiranno non appena le condizioni meteo lo consentiranno e si svilupperanno da sud verso nord. Il bando indica una durata di 205 giorni lavorativi, con la possibilità di un premio di accelerazione. Secondo quanto riferito dal sindaco Andrea Michelini, il risultato sarebbe frutto di un lavoro coordinato che ha permesso di chiudere l’iter in meno di un anno dalla firma della convenzione. L’amministrazione sottolinea come l’opera rappresenti un segnale concreto dell’impegno per la tutela e il rilancio non solo di Scossici ma dell’intera città e delle sue attività economiche. Diversa la lettura della minoranza di Fratelli d’Italia, che in una nota ha attribuito il merito del percorso a un lavoro avviato negli anni precedenti. L’opposizione sostiene che si tratti di un intervento atteso da tempo e decisivo per la difesa della costa, e che l’avvio dei lavori non sarebbe il frutto di un’azione improvvisa dell’amministrazione attuale ma di un processo lungo e articolato, seguito nel tempo da esponenti politici che hanno mantenuto collegamenti costanti tra territorio, Regione e strutture tecniche. La critica si concentra inoltre sul rischio che la comunicazione dell’amministrazione risulti più celebrativa che informativa, invitando a una narrazione che riconosca l’apporto di chi ha lavorato per anni a questo risultato. Tra i diretti interessati, che nelle prossime stagioni vivranno le conseguenze dell’intervento, emergono sentimenti contrastanti. I gestori delle attività nelle zone non coperte dalle nuove scogliere esprimono infatti preoccupazioni significative. Vladimir Necaj, titolare di Paradise Island, ha manifestato dubbi sul fatto che l’intervento riguardi solo una parte della spiaggia: "Con questa soluzione le aree escluse possono subire danni maggiori. Negli ultimi anni, abbiamo dovuto sostenere costi notevoli per rimediare ai fenomeni erosivi. A mio avviso si tratterebbe di un’opera utile solo se completata in modo omogeneo. Temo che l’attuale assetto possa generare difficoltà e ricadute negative sull’immagine di Scossici e sul turismo". Anche Flavio Cariddi, titolare del Tropico Latino, ha espresso timori per la sua attività: "È positivo che finalmente partano le scogliere dopo tanti anni di promesse, ma per ora l’intervento sarà solo parziale. Il vero rischio è l’effetto di bordo dei primi otto transetti, che potrebbe metterci in grande difficoltà, in questa parte scoperta. Ci avevano parlato anche del rafforzamento dei pennelli esistenti con circa 900mila euro di fondi, ma al momento non abbiamo risposte concrete. Speriamo che Regione e Comune si impegnino davvero per completare l’opera". Roberto Capella, titolare di Bahari Café e vicepresidente dell’associazione balneari, rimane invece più positivo: "Finalmente partono i lavori per la protezione della costa a nord di Porto Recanati e questo ci rende ottimisti. Per ora però verranno realizzati solo otto transetti: per completare l’opera servono altri fondi che la Regione deve ancora trovare. I lavori sono stati affidati alla ditta e, condizioni del mare permettendo, in 200 giorni verranno realizzati gli interventi previsti. Restano però altri sedici transetti da finanziare. Questo tratto di litorale è fondamentale per il turismo e confidiamo nella buona riuscita dell’operazione, anche se i tempi saranno lunghi".
Complimenti a Enrico Sciamanna: Laurea Magistrale in Global Politics and International Relations
Una giornata speciale quella di oggi per Enrico Sciamanna. Il giovane consigliere con delega alla cultura del Comune di Amandola ha conseguito brillantemente la laurea magistrale in Global Politics and International Relations, presso l'Università degli Studi di Macerata. Un risultato che premia impegno, passione e serietà: qualità con cui Enrico ha affrontato l’intero percorso accademico. Davanti alla commissione ha discusso una tesi in International Trade Law, dal titolo "The Role of The World Bank in Green Investment". A Enrico vanno i più sinceri auguri dell’intera redazione.
Zes Unica Marche-Umbria, Baldelli (FdI): “L’opposizione rema contro le nuove opportunità”. Fede (M5s): “Fondi insufficienti"
La recente estensione della Zes Unica (Zona Economica Speciale) anche alle regioni Marche e Umbria accende il confronto politico tra maggioranza e opposizione, con interpretazioni diametralmente opposte sui reali effetti del provvedimento. Il deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli difende con forza la misura, definendola “un provvedimento atteso e strategico” per attrarre investimenti e generare sviluppo in aree individuate dall’Unione Europea come “regioni in transizione”, cioè con reddito medio inferiore alla media europea. Secondo Baldelli, l’estensione della ZES rappresenta un passo concreto verso la crescita di territori che hanno sofferto “anni di mancato sviluppo durante i governi regionali del Pd”. Critico invece verso le opposizioni: “Il Pd e il M5s si sono astenuti in Commissione, continuando a dire no a prescindere. Noi lavoriamo per dare opportunità e crescita alle Marche, altri preferiscono remare contro”. Di segno opposto la posizione del deputato del Movimento 5 Stelle Giorgio Fede, che accusa il Governo di aver trasformato la ZES in “un provvedimento di facciata, buono solo per la propaganda”. Fede ricorda che il M5s aveva già chiesto l’inclusione di Marche e Umbria nel 2023, ma denuncia la totale insufficienza delle risorse stanziate: “I 2,2 miliardi previsti per il credito d’imposta ZES Unica 2025 non bastano: le richieste delle imprese hanno superato di cinque volte le risorse disponibili. Senza fondi adeguati – avverte – la misura rischia di essere solo un titolo vuoto”.Il Movimento 5 Stelle si è quindi astenuto in Aula, spiegando che la scelta non deriva da contrarietà ai principi di sostegno alle aree svantaggiate, ma dalla volontà di “denunciare la mancanza di coraggio e di risorse di una maggioranza che riduce tutto a slogan elettorali”. La Zes è stata anche uno dei temi centrali nella recente campagna elettorale per la presidenza della Regione Marche. Il governatore riconfermato Francesco Acquaroli, insieme alla premier Giorgia Meloni, ne aveva annunciato l’avvio a Cessapalombo il 4 agosto, durante l’inaugurazione dei lavori della Pedemontana Sud. Il candidato sconfitto Ricci aveva invece definito l’iniziativa una mossa “puramente propagandistica”, sostenendo che se attuata concretamente avrebbe dimostrato l’inefficacia del governo regionale uscente. Tra chi vede nella Zes Unica un’occasione storica di rilancio e chi teme resti solo una promessa elettorale, il dibattito resta aperto e centrale per il futuro economico di Marche e Umbria.
Macerata non dimentica i deportati nei lager nazisti: consegnate le onorificenze al Merito della Repubblica e le medaglie d'onore
Nel pomeriggio di lunedì 3 novembre, alle 16:30, il Teatro Lauro Rossi di Macerata ha ospitato la cerimonia di consegna dei diplomi dell’Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana" e delle medaglie d’onore conferite dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, nonché ai familiari dei deceduti. Alla cerimonia erano presenti il prefetto di Macerata Giovanni Signer, le più alte cariche delle forze dell’ordine della provincia e numerosi sindaci del territorio. L'evento è stato accompagnato dai brani eseguiti dall'orchestra "Insieme per gli altri", che accompagnerà anche le celebrazioni del giorno successivo. Le medaglie d’onore sono state conferite ai parenti dei cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti: Luciana Verdenelli per Umberto Verdenelli di Macerata; Donatella Bartolacci per Bruno Bartolacci, Giordano Bartozzetti per Iginio Bartozzetti, Tiziana Bonifazi per Nazzareno Bonifazi, Fabio Buschi per Walter Buschi, Franco Tarducci per Enzo Canalini, Roberto Cappellacci per Gualtiero Cappellacci, Daniele Carestia per Nello Carestia, Cesare Corvatta per Vittorio Corvatta, Carlo Anconetani per Franco Frapiccini, Claudio Menghi per Sebastiano Menghi, Fanny Morilli per Luigi Morilli, Marcello Pergolesi per Bruno Pergolesi, Antonella Pergolesi per Monaldo Pergolesi, Paolo Pilesi per Nazzareno Pilesi, Emilio Romoli per Dario Romoli, Anna Sagni per Silvano Sagni, Amneris Ulderigi per Calizio Ulderigi, tutti di Recanati; Oscar Piccinini per Arduino Tomassetti di Cingoli; Luigi Maurizi per Saverio Maurizi di Montecosaro; Gino Pasqualini per Nazzareno Pasqualini di Montecassiano; Tiziana Celoni per Felice Celoni di Castelraimondo e Camerino; Giulio Pantanetti per Adino Pantanetti di Urbisaglia; Angiolina Ramadori per Mario Ramadori di Sant’Angelo in Pontano. Le onorificenze dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” sono state assegnate a Marco Giretti e Maurizio Moschini di Macerata, Massimo Scalella di Recanati, Paolo Frascarello di Tolentino, Giovanni Passarelli di Cingoli, Gianni Ottaviani di Matelica, Andrea Caprodossi di Camerino, Giovanni Silvi di Appignano, Riccardo Fiorini di Montefano e Michele Labriola di Fiuminata. Il prefetto Giovanni Signer ha sottolineato il valore civile e morale dell’iniziativa: "Questa cerimonia riconosce l'impegno di chi con entusiasmo ha aiutato la comunità, unisce anche il ricordo di chi ha fatto sì che la nostra Repubblica nascesse". Le celebrazioni proseguiranno domani, martedì 4 novembre, in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. A Macerata, alle 8:00, sarà celebrata la Santa Messa in suffragio dei Caduti in Guerra e in servizio di ordine pubblico nella Chiesa di Santa Croce, officiata dal Vescovo Monsignor Nazzareno Marconi, alla presenza delle autorità civili e militari. Alle 8.50, presso il Monumento ai Caduti in Piazza della Vittoria, avrà luogo l’Alzabandiera, l’esecuzione dell’Inno Nazionale e la deposizione di una corona d’alloro. Seguiranno la lettura dei messaggi istituzionali e la Preghiera per la Patria, a suggellare un momento di memoria e unità nazionale.
Giulia Grandinetti vince il Gran Premio della Giuria all’AFI Fest di Los Angeles con “Majonezë”
Dopo il trionfo in oltre ottanta festival internazionali, la regista Giulia Grandinetti conquista il Gran Premio della Giuria all’AFI Fest di Los Angeles con il suo cortometraggio Majonezë. Si tratta della sua seconda vittoria in un festival “Oscar qualifying”, dopo quella ottenuta al Festival di Bruxelles. Da domani, l’autrice inaugurerà un tour di proiezioni For Your Consideration che farà tappa in diverse città europee e statunitensi. La giuria dell’American Film Institute ha motivato così il riconoscimento: “Una giovane donna si emancipa dalle forze imponenti della sua vita in questo racconto intenso su famiglia, amore e ribellione. Tra rituali locali e paesaggi naturali dell’Albania rurale, Majonezë è una favola punk rock, vivace e profondamente cinematografica”. Scritto e diretto dalla stessa Grandinetti, il cortometraggio è prodotto da Lupin Film in collaborazione con London Production Studios, Close Film e The City of Erseke. Ora il cortometraggio inizierà una serie di proiezioni per il "For Your Consideration" tour, in vista della data in cui si saprà la shortlist dei cortometraggi candidati, il 16 dicembre. In seguito le nomination ufficiali con la cinquina dei possibili vincitori saranno presentate il 22 gennaio 2026. La cerimonia di premiazione èfissata invece per il 15 marzo 2026. (Foto di Martin Escalante / AFI)
Rapina in A14, il video choc dell'assalto e della fuga: "Utilizzate armi da guerra. Spari anche in direzione delle guardie giurate"
È di tre persone arrestate il primo bilancio dell’indagine sull’assalto al portavalori avvenuto ieri lungo l’autostrada A14, tra i caselli di Porto Recanti e Civitanova Marche (leggi qui). Un episodio definito dal procuratore della Repubblica di Macerata, Giovanni Narbone, "di particolare gravità e con un forte eco sulla stampa". Durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina presso il Comando provinciale dei carabinieri, Narbone ha ricostruito i primi sviluppi dell’inchiesta, parlando di una rapina pluriaggravata compiuta con "l’utilizzo di armi da guerra" da parte di un gruppo di professionisti del crimine. "Ci troviamo di fronte a soggetti difficili da contrastare – ha spiegato Narbone – perché agiscono con estrema velocità. Nell’immediatezza del fatto siamo riusciti ad arrestare tre persone coinvolte, una delle quali ferita al polpaccio destro e trasportata prima all’ospedale di Civitanova e poi a Torrette. Anche le altre due persone fermate sono complici, trovate in possesso di munizioni da arma da fuoco, chiodi a quattro punte e una maschera, nei pressi di un varco normalmente chiuso della sede autostradale”. Il procuratore ha sottolineato la prontezza dell’intervento dei carabinieri, che sono stati allertati “grazie alla segnalazione di alcuni cittadini”. “Questo – ha aggiunto – dimostra quanto la collaborazione della popolazione sia fondamentale. Solo attraverso la rapidità di segnalazione è stato possibile intervenire con tempestività e raccogliere subito elementi utili per gli accertamenti e per l’identificazione dei responsabili”. Secondo le prime ricostruzioni, il commando avrebbe tentato il colpo contro un furgone portavalori e due mezzi di scorta, con un bottino potenziale di circa tre milioni di euro. Durante l’assalto sarebbero stati sparati colpi d’arma da fuoco, prima contro gli pneumatici e poi in direzione dei conducenti, circostanza per la quale la Procura sta valutando anche l’ipotesi di tentato omicidio. I reati ipotizzati sono molteplici: rapina pluriaggravata, porto di armi da guerra, interruzione di pubblico servizio per il blocco delle strade, oltre a una serie di reati "satellite" legati ai veicoli rubati e utilizzati per il colpo. “Abbiamo tanto materiale su cui lavorare – ha detto Narbone – per proseguire con gli approfondimenti necessari all’identificazione e alla cattura di tutti i componenti della banda. Ne abbiamo stimati circa sette, ma il numero potrebbe essere anche superiore per la complessità con cui il colpo è stato pianificato”. Il procuratore ha infine ribadito la soddisfazione per il primo risultato operativo: “Come rappresentante della Procura non posso che rallegrarmi per il lavoro svolto dai carabinieri. È un risultato importante e quasi unico, che ci permette di proseguire le indagini con un quadro già solido di elementi investigativi”. Il colonnello Raffaele Ruocco, comandante provinciale dei Carabinieri di Macerata, ha sottolineato la complessità e la pericolosità dell’azione criminale. "È un colpo che ha pochissimi precedenti per organizzazione e mezzi utilizzati", ha dichiarato. "L’attenzione dei cittadini è stata decisiva per la cattura di alcuni individui, incaricati di garantire la sicurezza della fuga. Il gruppo era particolarmente attrezzato: disponeva di motociclette, chiodi, un furgone di supporto e un disturbatore di frequenze". Ruocco ha ringraziato i militari e le forze di polizia per l’efficace collaborazione: "La sinergia tra la nostra stazione e la Polizia ha permesso di ricostruire rapidamente la dinamica dei fatti e intervenire anche sul luogo dove si era verificata l’esplosione di un veicolo. Il soggetto ferito, trovato nei pressi di un vivaio, è stato soccorso dal proprietario, al quale poi è stato sottratto un furgone per la fuga. L’assalto è avvenuto intorno alle 17:45 e non è riuscito grazie ai sistemi di sicurezza speciali installati sui mezzi portavalori, che si attivano automaticamente in casi come questo". Il comandante dei carabinieri di Civitanova, Angelo Chiantese ha invece ricostruito i fatti: "Attraverso alcune segnalazioni siamo giunti in una stradina di campagna adiacente a un accesso secondario collegato alla sede autostradale. Sul posto abbiamo rinvenuto un furgone predisposto per la fuga, al cui interno erano presenti motociclette, disturbatori di frequenza e chiodi a quattro punte. Erano circa le 17:20 e abbiamo immediatamente innalzato lo stato di allerta. "Nel frattempo, sulla sede autostradale, il fatto era in corso - ha proseguito Chiantese -. I malviventi hanno affiancato in corsa i furgoni portavalori della Mondialpol, aprendo il fuoco con fucili d’assalto Kalashnikov e lanciando chiodi sulla carreggiata, riuscendo così a bloccare i mezzi. Hanno tentato più volte di aprirli, ma senza successo - come confermato dai sistemi di sicurezza dei blindati - intorno alle 17:45. Non riuscendo nel loro intento, si sono dati alla fuga, abbandonando anche un veicolo, una Maserati, e uscendo dall’autostrada, verosimilmente perché uno dei componenti della banda era rimasto ferito". "Durante la fuga, udendo l’arrivo delle sirene dei carabinieri, hanno dato fuoco ai veicoli per poi abbandonarli - ha spiegato il comandante della stazione di Civitanova Marche -. Hanno quindi tentato di impossessarsi di altre auto e si sono diretti verso un vivaio, dove - mentre il ferito veniva soccorso dal vivaista - altri tre complici hanno rubato il furgone dello stesso vivaista, trovando le chiavi all’interno. Il ferimento del malvivente sarebbe riconducibile a un colpo esploso da una delle guardie giurate di scorta ai furgoni". "Sono in corso accertamenti balistici per confermare questa ipotesi. Tre persone, tutte di origine pugliese e con precedenti penali, si trovano attualmente in stato di fermo: due facevano parte del gruppo predisposto per la fuga (il 43enne Savino Pugliese e il 51enne Giuseppe Rubbio), mentre il terzo è il ferito (il 56enne Savino Costantino), coinvolto direttamente nel tentato assalto. Grazie alla collaborazione con la Polizia di Stato, le indagini proseguono per l’identificazione degli altri membri della banda. Secondo le ricostruzioni, il colpo è stato portato avanti da almeno sette persone", ha concluso Chiantese.
Provincia e Comitato "No Discarica Macerata" avviano il dialogo: verso un protocollo d’intesa per una gestione sostenibile dei rifiuti
Si è tenuto questa mattina, presso la sede della Provincia di Macerata, un incontro conoscitivo tra il Comitato "No Discarica Macerata" e la Provincia di Macerata, finalizzato alla definizione di un protocollo d’intesa sulla gestione sostenibile dei rifiuti e sulla pianificazione dei siti di smaltimento nel territorio provinciale. Per primi avevamo ascoltato il comitato nei mesi scorsi. Poi il comitato ha organizzato anche una dimostrazione sull'impossibilità di utilizzare quella strada per il passaggio dei tir diretti alla discarica. All’incontro hanno partecipato Luca Buldorini, Vicepresidente della Provincia di Macerata; Giovanni Vagni, Presidente del Comitato “No Discarica Macerata”; Giovanni Renzi, Vicepresidente del Comitato; l'avvocato Eleonora Marcolini, il dottor Bernardino Principi e l'ingegner Sergio Machella. L'incontro, di natura conoscitiva e istituzionale, ha rappresentato un primo passo verso un dialogo strutturato tra l’ente provinciale e il comitato cittadino, con l’obiettivo di approfondire le politiche di gestione dei rifiuti e le possibili localizzazioni di nuovi impianti di smaltimento nel territorio, in coerenza con la pianificazione regionale e con le competenze attribuite alla Provincia dalla Legge 56/2014. Il Vicepresidente Buldorini ha sottolineato il ruolo della Provincia come ente di area vasta e di coordinamento territoriale, impegnato a favorire la collaborazione tra Comuni, Regione e cittadini su temi di interesse collettivo. Ha inoltre richiamato la necessità di orientare le politiche locali verso impianti di nuova generazione per il recupero energetico e la valorizzazione dei rifiuti, in linea con gli obiettivi europei sull’economia circolare, riducendo progressivamente il ricorso alla discarica. Buldorini ha ribadito, infine, che le decisioni in materia di pianificazione dei rifiuti spettano alla Regione Marche, mentre la Provincia garantisce supporto tecnico, collaborazione e monitoraggio territoriale. Il Comitato “No Discarica Macerata” ha espresso apprezzamento per l’apertura al confronto, ribadendo la volontà di partecipare in modo costruttivo e informato al dibattito pubblico, nel rispetto dei ruoli istituzionali e delle procedure previste. Dall’incontro sono emersi diversi punti di intesa condivisa. È stata proposta l’attivazione di un percorso tecnico preliminare presso la Provincia, volto a raccogliere dati, esperienze e proposte sulla gestione sostenibile dei rifiuti. Tale iniziativa potrà evolvere, con l’autorizzazione degli organi competenti, nella creazione di un Tavolo Tecnico di Coordinamento Provinciale con funzioni consultive. Le parti hanno inoltre concordato sull’importanza di promuovere momenti di confronto tecnico-scientifico con la Regione Marche, Arpam, Cosmari, le Università di Camerino e Macerata, oltre che con associazioni di categoria e organizzazioni ambientali riconosciute, per favorire la diffusione di buone pratiche nella gestione dei rifiuti. È stata accolta positivamente anche l’idea di elaborare un documento di indirizzo denominato “Manifesto Provinciale per una gestione sostenibile dei rifiuti e contro le nuove discariche”, da sottoporre successivamente al Consiglio Provinciale, previa consultazione dei Comuni del territorio. Il Vicepresidente Buldorini coordinerà le attività preliminari e l’interlocuzione con gli uffici provinciali, predisponendo la documentazione utile alle future valutazioni del Consiglio o del Presidente della Provincia. Ogni eventuale atto formale sarà oggetto di specifiche deliberazioni. In conclusione, Provincia e Comitato hanno riconosciuto l’importanza di mantenere un dialogo aperto, trasparente e istituzionalmente corretto su un tema tanto delicato come quello della gestione dei rifiuti. Abbiamo poi ascoltato il presidente del comitato Giovanni Vagni, che ha lanciato un appello: "Noi stiamo chiedendo e chiediamo, anche tramite questa intervista, che tutti i sindaci della provincia, i politici e gli amministratori di qualsiasi livello e tutte le organizzazioni ambientaliste sostengano questa nostra richiesta di non fare più discariche in provincia di Macerata".
Il vino cotto "Occhio di Gallo" premiato dal Gambero Rosso: trionfo per la Tiberi di Loro Piceno
La Tiberi Società Agricola di Loro Piceno, nel cuore delle colline marchigiane, ha ottenuto un prestigioso riconoscimento: il suo vino cotto "Occhio di Gallo", annata 2013 è stato inserito nella categoria Vini rari, per la rassegna Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Un risultato che premia la dedizione, la tradizione e la passione di una famiglia che da generazioni custodisce l’arte del vino cotto, uno dei prodotti più autentici e rari del panorama vinicolo italiano. "Una mescolanza di uve bianche e rosse, il mosto ridotto sul fuoco, lenta fermentazione spontanea. Nasce così il più popolaresco tra i vini marchigiani. La versione 2013 ha stratificati ricordi di noci, caramello, fichi secchi, fumo, miele di castagno e mille altri rimandi da ritrovare in un palato esplosivo, dolce e pungente, di enorme persistenza" scrive il Gambero Rosso. "Io e mio figlio Daniele Fortuna abbiamo rilevato l’azienda di mio padre, David Tiberi, uno dei promotori dell’imbottigliamento del vino cotto nel 2002 - racconta Emanuela Tiberi -. Come società agricola abbiamo la nostra linea di vino cotto che chiamiamo Occhio di Gallo. Mio figlio, dopo un’esperienza di vendemmie in giro per il mondo, è tornato e ora gestiamo insieme l’azienda. In primavera produrrà il suo primo vino, ma finora ha seguito con me la produzione del vino cotto, quello che ha ottenuto i tre bicchieri del Gambero Rosso nella categoria dei vini rari". Il vino cotto premiato è un 2013, lo stesso che ha conquistato anche il premio Platinum al Decanter di Londra, confermando la qualità e l’unicità di questa storica etichetta. Il vino cotto Tiberi nasce da un procedimento artigianale e rigoroso, tramandato e antico. Dopo la vendemmia manuale dei grappoli migliori - Verdicchio, Montepulciano, Trebbiano, Malvasia e Sangiovese - il mosto viene pigiato e torchiato a mano, quindi cotto lentamente fino a raggiungere la concentrazione ideale. Segue un lungo affinamento in botti di rovere: “Quello che vendiamo oggi è del 2013, ma abbiamo ancora riserve del 2002”, spiega Emanuela. Il nome Occhio di Gallo affonda le radici nella saggezza contadina: i nonni Tiberi dicevano che il vino cotto, per essere buono, “deve avere il colore dell’occhio del gallo”. Una sfumatura profonda e brillante che racconta anni di paziente invecchiamento e il legame profondo con la terra. L’azienda, situata a 436 metri di altitudine sulle colline di Loro Piceno, tra le province di Macerata e Fermo, si estende su un ettaro di vigneto e rappresenta una delle realtà più rappresentative della tradizione marchigiana del vino cotto. Accanto alla produzione vinicola, la Tiberi Società Agricola realizza anche un distillato di vino cotto, grazie alla collaborazione con un maestro distillatore, e un olio extravergine d’oliva da tre monocultivar, frutto di un’attenta gestione agronomica che ha permesso di ottenere ottimi risultati anche in un’annata difficile come quella di quella di quest'anno. Il riconoscimento dei Tre Bicchieri non è solo una medaglia di prestigio, ma un tributo alla storia familiare e alla cultura agricola delle Marche. Nelle botti della cantina Tiberi si custodiscono più di quarant’anni di tradizione, profumi e memoria. Ogni bottiglia di Occhio di Gallo racconta un territorio, una passione e una famiglia che continua a guardare al futuro con lo stesso rispetto per la terra e per il tempo che serve a creare un vino davvero unico.

cielo sereno (MC)



