Si è costituito in provincia di Macerata il comitato per il sì alla riforma della separazione delle carriere e per la giustizia giusta, in vista del referendum previsto per la prossima primavera.
Il comitato, in linea con quello nazionale che riunisce esponenti dell’area socialista, liberale, popolare, repubblicana e riformista, sarà intitolato a Giuliano Vassalli, “presidente partigiano” e padre della riforma del processo penale del 1989, che introdusse il modello accusatorio e sancì la piena parità tra accusa e difesa.
Quella riforma, nata dallo spirito garantista e dal referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati, avrebbe dovuto portare naturalmente alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. "Negli anni successivi, invece- affermano i promotori del Comitato- l’Italia ha imboccato la strada del giustizialismo mediatico e politico, che ha progressivamente indebolito la politica, minato la fiducia dei cittadini e stravolto l’equilibrio tra poteri dello Stato.
Come Movimento Socialista Liberale, insieme ad Azione della provincia di Macerata, vogliamo dare continuità al progetto di Vassalli e rilanciare una giustizia davvero giusta e imparziale, come auspicava Giovanni Falcone. Riteniamo indispensabile separare i ruoli di chi indaga da quelli di chi giudica e introdurre un CSM autonomo e sorteggiato, per garantire indipendenza e trasparenza. È tempo di restituire centralità alla politica e al popolo sovrano, come sancisce l’articolo 1 della Costituzione, ponendo fine alla commistione tra magistratura giudicante e requirente che da decenni frena la democrazia e la crescita del Paese. Invitiamo tutti i socialisti, liberali, popolari, repubblicani e riformisti ad aderire al Comitato “Giuliano Vassalli” e a sostenere il SÌ al prossimo referendum, per riaffermare i valori di giustizia, libertà e responsabilità".
Il comitato è composto da: Ivo Costamagna, Federico Valori (Movimento Socialista Liberale – provincia di Macerata) Stefano Vallesi, Alessio Botticelli, Leonardo Piermattei (Azione – provincia di Macerata).
Quanto guadagnano i nostri rappresentanti in Parlamento? Le sezioni “trasparenza” di Camera e Senato stanno piano piano aggiornando le dichiarazioni dei redditi dei deputati e senatori, ma qualche dato interessante è già disponibile.
Tra i più solerti nel pubblicare la propria documentazione ci sono la maceratese Irene Manzi (Partito Democratico), il pesarese Antonio Baldelli (Fratelli d’Italia) e l’ascolano Giorgio Fede (Movimento 5 Stelle).
La parlamentare Dem di Macerata — già vicesindaco del capoluogo — è passata dai 42.772 euro dichiarati nel 2023 (redditi 2022) ai 99.952 euro del 2024. Quest’anno, la cifra è leggermente scesa, attestandosi a 95.714 euro lordi.
Dietro di lei, a ruota, troviamo il senatore di FdI Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, con 94.013 euro (in crescita rispetto ai 70.956 del 2022 e ai 58.574 del 2021), e la sambenedettese Lucia Albano, anche lei di Fratelli d’Italia e sottosegretario al Ministero dell’Economia, con 94.964 euro.
Sul fronte del Senato, il “paperone” delle Marche è il pentastellato ascolano Roberto Cataldi, che nel 2024 dichiarava 130.856 euro. Negli anni precedenti aveva fatto ancora meglio: 176.687 euro nel 2021 e addirittura 227.198 nel 2022.
Segue la portorecanetese Elena Leonardi (FdI) con 107.586 euro e il fermano Francesco Verducci (PD) con 105.235 euro, anche se in entrambi i casi si tratta di dati ancora riferiti allo scorso anno.
Alla Camera, il reddito più alto spetta al fanese Mirco Carloni (Lega): 160.761 euro. Subito dietro l’anconetano Stefano Maria Benvenuti Gostoli (FdI) con 151.276 euro, in attesa dell’aggiornamento 2025.
Il pentastellato Giorgio Fede (San Benedetto del Tronto) ha già pubblicato la dichiarazione più recente: 118.913 euro complessivi. La fabrianese Giorgia Latini (Lega) si ferma a 105.152 euro, mentre il democratico ascolano Augusto Curti raggiunge 115.269 euro.Chiude il pesarese Antonio Baldelli (FdI) con 98.539 euro nella dichiarazione di quest’anno.
La giunta regionale delle Marche di centrodestra, guidata dal presidente Francesco Acquaroli, ha avviato l'iter per modificare lo Statuto regionale, al fine di portare la giunta da sei a otto assessori, adeguandolo a quanto disposto dalla legge nazionale 8 agosto 2025, n. 122.
Lo fa sapere la Regione riguardo alla procedura che poi prevede una doppia deliberazione, a maggioranza assoluta, in Consiglio regionale a distanza di almeno due mesi l'una dall'altra.
"Al fine di rafforzare ulteriormente sia il presidio delle molteplici competenze regionali a favore dell'intera comunità, - spiega la Regione - sia la concertazione con tutte le categorie e gli stakeholder regionali, è consentito alle Regioni di aumentare il numero degli assessori nel limite previsto dalla normativa statale a invarianza di spesa per la pubblica amministrazione tramite idonea modifica statutaria, nei limiti degli stanziamenti di bilancio previsti a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica".
Cala il sipario, almeno per ora, su una delle più accese diatribe interne al Partito Democratico marchigiano degli ultimi tempi. Il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo mantiene la sua iscrizione al partito e, di conseguenza, vede sbloccato il suo ingresso nel gruppo consiliare del PD all'Assemblea legislativa delle Marche. La decisione è arrivata in seguito a una delibera unanime della direzione provinciale di Ancona, che ha ribaltato la precedente e contestata mossa del comitato dei garanti provinciale.
Nei giorni scorsi, il caso Mastrovincenzo aveva innescato una vera e propria bufera tra i dem. Il comitato dei garanti aveva infatti disposto la sua cancellazione dall'Anagrafe degli iscritti per l'anno 2025/2026. Una mossa che, se confermata, avrebbe di fatto impedito a Mastrovincenzo – eletto nella lista civica 'Ricci presidente' alle recenti elezioni regionali – di aderire al gruppo ufficiale del PD in Consiglio.
La scelta di candidarsi nella lista del presidente, anziché in quella del partito, era stata una diretta conseguenza del veto posto dalla segreteria regionale alla sua corsa per un terzo mandato. Tuttavia, questa decisione era stata pienamente supportata e incoraggiata dallo stesso candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Matteo Ricci.
La direzione provinciale di Ancona, riunitasi ieri sera, ha messo fine all'incertezza. Basandosi sulla decisione della direzione regionale del 28 giugno, l'organo ha stabilito all'unanimità che l'azione di Mastrovincenzo era stata coerente con le regole del partito. Con l'annullamento della cancellazione dall'Anagrafe, il passaggio del consigliere nel gruppo PD dell'Assemblea legislativa è ormai dato per scontato.
Soddisfatto ma amareggiato il diretto interessato. "Viene ribadita una cosa che ho sempre detto – ha dichiarato Mastrovincenzo all'ANSA – La maggior parte del partito è con me, quella decisione è stata compiuta da un gruppuscolo di persone che non vogliono bene al partito". Il consigliere ha espresso profonda amarezza per il "danno d'immagine" subito, ma ha concluso con un appello all'unità e all'azione: "Adesso è finalmente ora di occuparci di una efficace opposizione alla destra e alla giunta Acquaroli".
Il Partito Democratico delle Marche si prepara ad affrontare in sede politica la spinosa questione dell'esclusione di Antonio Mastrovincenzo dall'Anagrafe degli iscritti per il biennio 2025/2026. A dirlo è la segretaria regionale, Chantal Bomprezzi, che in una nota ha annunciato la convocazione della Direzione regionale per chiudere e "risolvere per il meglio" la vicenda che ha sollevato forti polemiche interne.
La segretaria Bomprezzi ha aperto la strada al dibattito politico dopo la decisione della commissione di garanzia, riconoscendone il ruolo tecnico. "La commissione di garanzia svolge un ruolo tecnico e ne va rispettato il lavoro. Ora tocca alla politica", ha dichiarato Bomprezzi, sottolineando la necessità di spostare la discussione nella "sede deputata".
Mastrovincenzo, storico esponente del Partito Democratico dal 2008 ed ex presidente dell'Assemblea legislativa delle Marche, era stato al centro di una precedente contesa. Alle scorse elezioni regionali si era candidato ed era stato eletto con la lista civica 'Ricci presidente', una mossa arrivata dopo il veto imposto dalla segreteria regionale dem alla sua ricandidatura per un terzo mandato nelle fila del PD. Il recente annullamento della sua iscrizione ha riacceso le tensioni all'interno del partito.
L'intento della segretaria Bomprezzi è però quello di lanciare un chiaro segnale di pacificazione e unità. "Il Pd è una comunità inclusiva e aperta, in cui bisogna lavorare per unire e non per dividere, senza escludere nessuno, a partire dal consigliere Antonio Mastrovincenzo", ha concluso la nota. La prossima Direzione regionale sarà dunque il banco di prova per tentare la ricomposizione e definire il futuro politico di Mastrovincenzo all'interno del Partito Democratico marchigiano.
Sul caso è intervenuto anche Matteo Ricci:
"Il partito regionale deve riparare subito al grave errore fatto su Mastrovincenzo, un errore procedurale e politico. Noi dovremo aprirci a energie nuove, non espellere in maniera surreale quelle che abbiamo. Non si può tornare indietro ad un PD Marche che, per anni, è stato autodistruttivo e irrilevante. L'unità non basta solo in campagna elettorale, serve un lavoro profondo e costante per un'opposizione seria e credibile".
Ricci annuncia che incontrerà i candidati delle liste civiche (che insieme hanno raggiunto l'11%) per chiedere loro di non disperdere le energie e continuare l'impegno politico.
Dopo anni di attesa, il progetto di un Centro per l’Autismo a Civitanova compie un passo decisivo. La proposta di variante urbanistica avanzata dall’Asp “Paolo Ricci” segna "l’avvio concreto di un percorso che punta a dare stabilità e futuro a un servizio fondamentale per centinaia di famiglie del territorio".
L’assessore all’Urbanistica Roberta Belletti ha illustrato l’iniziativa, definendola “un progetto di grande valore sociale, che finalmente prende forma”. La variante prevede la trasformazione di un’area di proprietà del Paolo Ricci in località Fonte San Pietro, con una superficie di 6.000 metri quadrati a destinazione socio-sanitaria, due piani fuori terra, parcheggi pubblici e spazi verdi.
In cambio, il Comune acquisirà un lotto su cui potrà sorgere un edificio di circa 1.000 metri quadrati destinato a servizi e attrezzature di interesse collettivo.
L’obiettivo complessivo è la creazione di una “cittadella socio-sanitaria” che integri il centro diurno e residenziale per l’autismo con altre strutture rivolte a diverse fragilità, come il centro Alzheimer, rispondendo così alle esigenze sanitarie sempre più complesse della comunità civitanovese.
Il Paolo Ricci ha già manifestato la disponibilità a procedere per lotti successivi, in base alle risorse economiche disponibili, così da avviare fin da subito un primo intervento. L’ente, nel tempo, potrà reperire ulteriori fondi per garantire la continuità dell’opera, seguendo criteri di sostenibilità e gradualità.
Come sottolineato dall’assessore Belletti, la richiesta di una superficie edificabile più ampia nasce dalla volontà di" prevedere fin da ora gli sviluppi futuri, evitando di dover ricorrere a varianti urbanistiche parziali in momenti successivi".
Parallelamente, proseguono le verifiche sugli aspetti economici legati alla convenzione con Civitanova 2000, in particolare per la mancata realizzazione del sottopasso, ormai non più eseguibile. Gli uffici comunali stanno lavorando da tempo alla quantificazione del valore economico delle opere non realizzate, come la rotatoria e le sistemazioni viarie collegate.
“È una verifica complessa e di grande responsabilità – ha spiegato Belletti – che richiede una valutazione attenta, trattandosi di risorse pubbliche che vanno tutelate e rendicontate con rigore”. Solo dopo la conclusione di questa analisi sarà esaminata la nuova proposta avanzata da Civitanova 2000.
Dagli incontri con genitori e operatori del settore è emersa con forza la necessità di nuovi spazi: quelli attuali del Paolo Ricci non riescono più ad accogliere tutti gli utenti, e il numero delle richieste è in costante aumento.
“È una sfida che riguarda la dignità e la qualità della vita di molte famiglie – ha aggiunto l’assessore – e che richiede concretezza, metodo e rispetto per chi ogni giorno affronta la fragilità".
Come già avvenuto per altre strutture sanitarie del territorio, anche il progetto civitanovese seguirà un modello di sviluppo progressivo, adattando gli interventi alle risorse e alle esigenze del momento.
“Civitanova deve pianificare oggi per costruire, passo dopo passo, una rete di servizi capace di accogliere tutti – ha concluso Belletti –. Il principio resta chiaro: i soldi pubblici vanno tutelati e ogni decisione deve produrre un reale beneficio per la comunità. L’impegno dell’Amministrazione è quello di lavorare con responsabilità e visione per dare alle famiglie un centro moderno, sostenibile e all’altezza delle necessità della città".
L’assemblea congressuale dell’Uncem Marche, riunitasi ieri ad Ancona, ha eletto all’unanimità Alessandro Gentilucci, presidente dell’Unione Montana Marca di Camerino, come nuovo consigliere nell’assise nazionale dell’organizzazione che rappresenta i Comuni e le Comunità montane italiane.
«È un incarico che assumo con grande senso di responsabilità – ha dichiarato Gentilucci – perché mi consentirà di portare la voce delle aree interne del Maceratese in un contesto istituzionale nazionale dedicato ai temi della montagna».
Durante l’assemblea sono stati affrontati diversi temi cruciali per i territori montani: dalla ricostruzione post-sisma alla filiera bosco-energia, dal mantenimento delle scuole nelle aree interne alla sostenibilità economica dei piccoli comuni.
«Si tratta di questioni che assumono una dimensione sempre più strategica – ha aggiunto Gentilucci – alla luce della recente approvazione della legge nazionale sulla montagna. Il nostro obiettivo, come Uncem Marche e come Unione Montana Marca di Camerino, è e sarà quello di valorizzare ogni risorsa disponibile per rendere la nostra montagna viva, produttiva e protagonista del proprio futuro».
Nel corso dell’incontro, l’assemblea ha inoltre riconfermato Giuseppe Amici alla guida dell’Uncem Marche, rinnovando così la continuità di un lavoro condiviso a sostegno delle comunità montane regionali.
Un gruppo composto da 300 docenti degli Istituti di Istruzione Secondari di Primo e Secondo Grado di Macerata ha rivolto un appello alle istituzioni italiane, esprimendo profonda preoccupazione per gli eventi in corso nella Striscia di Gaza. I firmatari sottolineano come il loro ruolo educativo imponga di "promuovere il pensiero critico e la cittadinanza attiva, oggi più che mai necessari di fronte all’espandersi dell’odio e alla violazione dei diritti umani e delle norme internazionali".
Gli insegnanti ricordano nella loro missiva come il loro impegno non sia un’iniziativa estemporanea, ma sia "radicato nei valori fondanti della Repubblica italiana". Citando l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, i docenti affermano la necessità di non restare indifferenti, dando concreta testimonianza dei principi di pace e giustizia. "Questo impegno, sottolineano, è coerente con le linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, che promuovono la conoscenza della Costituzione nelle sue dimensioni storiche, giuridiche e valoriali, e con gli obiettivi dell’Agenda 2030, volti a combattere fame, povertà, disuguaglianza e a garantire pace e giustizia".
In questo contesto, i docenti esprimono la loro più ferma condanna nei confronti di qualsiasi forma di violenza, guerra e sopruso. Applicando questi principi alla drammatica attualità, denunciano "il genocidio in corso da parte del governo di Israele contro la popolazione palestinese", richiamandosi alla Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio". In particolare, gli educatori evidenziano la distruzione del sistema scolastico a Gaza, definita "una strategia finalizzata a cancellare un popolo e la sua cultura, violando gravemente il diritto umano fondamentale all’istruzione".
Di fronte a tale scenario, i docenti sottolineano che non è più sufficiente promuovere la riflessione all’interno delle aule. "È necessario un intervento deciso da parte delle istituzioni". Per questo rivolgono un appello al Governo italiano affinché "agisca con urgenza per porre fine ai crimini in corso, proteggere la popolazione civile e gli operatori umanitari, esprimere una ferma condanna del genocidio del popolo palestinese e sospendere qualsiasi collaborazione economica, politica e militare con Israele".
Proseguono come da cronoprogramma i lavori di riqualificazione del Varco sul Mare, uno degli interventi più importanti e attesi degli ultimi anni. Questa mattina il sindaco Fabrizio Ciarapica, insieme alla Giunta comunale, ai tecnici e al dirigente Marco Orioli, ha effettuato un sopralluogo nel cantiere per verificare l’andamento delle opere e confrontarsi con i progettisti sui prossimi passaggi.
«Il nuovo Varco sta pian piano prendendo forma – ha dichiarato il sindaco Ciarapica –. Sono stati completati tutti i sottoservizi e ultimati gli interventi di manutenzione dell’arco, con il ripristino delle porzioni di cemento armato ammalorate e il rifacimento dell’impermeabilizzazione della copertura. La pavimentazione sarà realizzata in calcestruzzo lavato, arricchita da inserti e fasce in pietra, in linea con l’estetica complessiva del progetto».
Il primo cittadino sottolinea l’importanza dell’opera: «Rappresenta uno degli investimenti più significativi degli ultimi anni e restituirà alla città un luogo simbolo completamente rinnovato, uno spazio condiviso, accessibile e dinamico, destinato a diventare il punto di riferimento per eventi, sport e momenti di socialità».
L’intero progetto si articola in sei stralci funzionali, di cui tre già appaltati, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro. Primo stralcio: area di circa 6.000 metri quadrati per eventi e concerti, con nuova fontana scenografica, spazi relax e giochi, oltre ai nuovi bagni pubblici.
Secondo stralcio: attraversamento del lungomare con asfalto colorato e due passaggi pedonali rialzati per collegare la piazza al marciapiede del lungomare sud.
Terzo stralcio: spazio dedicato al benessere e allo sport all’aperto, con campo polifunzionale per basket, pallavolo e altre discipline, affiancato da una zona fitness.
Completano l’intervento percorsi pedonali immersi nel verde, delimitati da specie arboree protette, con due viali principali collegati a sentieri secondari che uniscono parcheggi, campo polivalente e spazi gioco e fitness, creando un sistema armonico e fruibile da tutta la cittadinanza.
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Un’assemblea informativa convocata lunedì 27 ottobre alle 19:00 per comunicare la chiusura dei servizi dell’ex ospedale di Corridonia, prevista già il mattino seguente, ha scatenato proteste e critiche tra cittadini e operatori sanitari.
Secondo Tommaso Claudio Corvatta, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, la gestione dell’operazione è stata carente e poco rispettosa verso chi usufruisce dei servizi: «Non discutiamo sull’utilità della ristrutturazione dei servizi preesistenti, ma sulla considerazione in cui vengono tenuti i cittadini ed anche gli addetti ai lavori, visto che nemmeno i medici di base sono stati ufficialmente informati della chiusura e degli spostamenti conseguenti».
Per Corvatta, la situazione è paradossale:«Si dà l’impulso ai lavori per la casa della comunità, che dovrebbe ospitare i medici di medicina generale e avvicinare la sanità ai cittadini, e proprio gli uni e gli altri vengono tenuti in nessuna considerazione».
L’esponente di AVS sottolinea come questa mancanza di attenzione verso i destinatari del servizio possa alimentare la sfiducia verso la sanità pubblica, favorendo indirettamente e talvolta direttamente il ricorso al settore privato, ad esempio quando il punto prelievi temporaneo viene affidato a strutture esterne.
Corvatta conclude con un richiamo alla trasparenza e alla partecipazione: «La ristrutturazione e l’ammodernamento dell’ex ospedale poteva essere un’occasione per avvicinare il servizio pubblico ai suoi utenti. Invece, i cittadini vengono trattati con paternalismo e decisioni già prese vengono calate dall’alto. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra non ci stiamo».
A nove anni esatti dal devastante terremoto del 30 ottobre 2016, Pieve Torina ha compiuto un nuovo passo simbolico e concreto verso la rinascita: la posa della prima pietra del nuovo municipio. Una cerimonia toccante e partecipata, alla presenza di tanti cittadini, autorità civili, militari e religiose, che ha visto il sindaco di Pieve Torina e pressidente dell'Unione Montana Marca di Camerino Alessandro Gentilucci fare da padrone di casa e ricordare con emozione “quella domenica in cui venne giù tutto”.
“Posare la prima pietra proprio oggi assume un valore straordinario – ha detto Gentilucci –. È il segno della presenza delle istituzioni e della nostra volontà di rinascere. Costruiremo la casa di tutti i pievetorinesi sulle radici del vecchio municipio, mantenendo salde le nostre origini”. Il sindaco ha ripercorso i nove anni trascorsi dal sisma, sottolineando come “oltre il 50% delle abitazioni private siano già state riconsegnate o abbiano progetti esecutivi”, e ringraziando la comunità “per aver creduto in questo percorso di ricostruzione e sviluppo”.
Il nuovo edificio, che sorgerà su quattro piani per oltre mille metri quadrati, ospiterà uffici amministrativi, sala consiliare, polizia locale, servizi sociali e un presidio sanitario con ambulatori della guardia medica. Un investimento di oltre 3 milioni di euro, con tempi di realizzazione stimati in nove mesi.
Alla cerimonia - condotta da Marco Moscatelli - hanno portato il loro saluto diversi rappresentanti istituzionali. L’avvocato Andrea Clementi, del Consorzio Stabile CSI per l'edilizia, il consorzio di imprese umbre e marchigiane che realizzerà l’opera, ha parlato di “un progetto per i cittadini, non solo per il sindaco o l’amministrazione”, garantendo “velocità e competenza” nei lavori.
Gianluca Pesarini, per la Camera di Commercio di Macerata, ha sottolineato come “mettere il primo mattone significhi assumere un impegno importante verso un territorio che ha bisogno di popolazione e speranza”.
Il sindaco di Matelica e presidente dell’Unione Montana Potenza Esino Musone, Denis Cingolani, ha definito la giornata “l’inizio della ricostruzione della comunità”, mentre Andrea Spaterna, presidente del Parco dei Sibillini, ha ricordato che il nuovo municipio sarà “una struttura simbolo, capace di rafforzare lo spirito di appartenenza e la resilienza della popolazione”.
La consigliera regionale Milena Sebastiani, alla sua prima uscita ufficiale, ha espresso “grande vicinanza a un territorio che porto nel cuore” e ricordato “il lavoro costante della Regione per sostenere la ricostruzione”.
Dopo la benedizione di Don Ippolito, il sindaco Gentilucci ha impugnato la cazzuola per la posa simbolica della prima pietra, tra gli applausi della comunità. La mattinata si è chiusa con un brindisi e un momento conviviale, segno di una Pieve Torina che guarda al futuro “con il sapore della polvere ancora tra le labbra, ma con la forza di chi non ha mai smesso di credere nella propria rinascita”.
Prima seduta del nuovo Consiglio regionale delle Marche dopo le elezioni di fine settembre e primo intervento del riconfermato presidente Francesco Acquaroli, rieletto per il suo secondo mandato. Nel corso delle comunicazioni all'Assemblea legislativa, Acquaroli ha delineato le priorità della nuova legislatura, partendo da quella che ha definito “la principale urgenza per il territorio: la sanità”.
“La sanità è la priorità per la nostra regione – ha affermato –. Vorrei che il Piano sociosanitario approvato nel 2023 potesse essere rivisto e aggiornato per rispondere meglio alle esigenze delle comunità, raccogliendo i frutti delle riforme avviate”. Il presidente ha ricordato le azioni portate avanti nella scorsa legislatura, dal rilancio dell’Inrca all’approvazione degli atti aziendali, sottolineando come “anche questi strumenti possano essere adeguati, come accade nelle aziende private, per affrontare le nuove sfide tecnologiche”.
Acquaroli ha indicato tra gli obiettivi la necessità di incrementare il personale sanitario, ridurre le liste d'attesa e potenziare la sanità di prossimità, “in grado di rispondere ai bisogni di una popolazione che invecchia”. Ha poi evidenziato l’importanza dell’intelligenza artificiale in sanità, considerandola “una sfida dalla quale non ci si può sottrarre”.
Oltre al tema sanitario, il presidente ha toccato altri punti programmatici: sviluppo economico, messa in sicurezza del territorio, turismo e lavoro, ribadendo l’impegno della giunta nel dare risposte concrete “a chi è più fragile”.
Sul fronte politico, Acquaroli ha espresso preoccupazione per il calo della partecipazione elettorale, pur ricordando che le Marche sono state “la regione con la più alta affluenza tra quelle andate al voto”. “Resta però il fatto – ha aggiunto – che il 50% degli aventi diritto non ha votato, ed è un tema che va affrontato con azioni quotidiane. I toni esasperati della campagna elettorale non hanno aiutato ad avvicinare i cittadini, soprattutto i giovani, alle istituzioni. Servono ascolto, competenza e rispetto dei ruoli”.
Nel suo intervento, Acquaroli ha inoltre posto l'accento sul valore della concertazione: “Viviamo in una società veloce e complessa, con scenari economici e politici che cambiano rapidamente. Solo restando in dialogo con università, imprese, mondo del lavoro e istituzioni locali possiamo far sì che il territorio viva i cambiamenti come un’opportunità e non come una minaccia”.
Il presidente ha quindi ribadito che la concertazione e l'ascolto dei corpi intermedi resteranno al centro del metodo di governo: “Sono strumenti che rafforzano le istituzioni e ci permettono di restare all’avanguardia nelle priorità della Regione”.
A margine della seduta, Acquaroli ha anche commentato le dimissioni di Andrea Santori, presidente della Sviluppo Europa Marche (Svem), la società regionale che gestisce i fondi europei. “La lettera non era richiesta, ne abbiamo preso atto - ha spiegato -. Nel pomeriggio dedicheremo la giusta attenzione al tema e faremo le valutazioni necessarie. È prevista una fase di rinnovo delle organizzazioni e stiamo valutando tutti i ruoli con grande attenzione, dopo la nomina della nuova giunta avvenuta sabato scorso”.
Acquaroli ha infine annunciato l'intenzione di sfruttare l’ampliamento consentito alle Regioni “che hanno subito un taglio significativo” per aggiungere un componente alla giunta regionale, spiegando che “più persone al lavoro significano una mole di lavoro più importante per la comunità”.
Si è insediata la dodicesima legislatura regionale delle Marche con l’elezione dei componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Durante la prima seduta, Gianluca Pasqui è stato eletto presidente, affiancato dai vicepresidenti Giacomo Rossi e Enrico Piergallini, e dai Consiglieri segretari Marco Ausili e Marta Ruggeri.
Pasqui, già vicepresidente nella scorsa legislatura, nonché ex assessore e sindaco di Camerino, è stato eletto consigliere regionale nelle liste di Forza Italia. È il quattordicesimo presidente del Consiglio regionale delle Marche. Nel suo discorso di insediamento, Pasqui ha ringraziato l’Aula per la fiducia e ha sottolineato il valore del dialogo e delle istituzioni:
“Oggi assumo questo incarico con spirito di servizio, umiltà e determinazione. Intendo prestare attenzione all’intero territorio regionale, ricordando in particolare le terre dell’entroterra ferite dal sisma, dove ogni pietra racconta fatica, speranza e dignità della nostra gente”.
I due vicepresidenti rappresentano forze politiche diverse: Giacomo Rossi per Civici Marche ed Enrico Piergallini per il Partito Democratico. Rossi ha parlato di militanza, impegno e sacrificio come guida del proprio ruolo, mentre Piergallini, alla prima esperienza in Consiglio regionale, ha indicato tre priorità: recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, promuovere l’educazione alla Costituzione nelle scuole e comunicare il valore della pace.
Completano l’ufficio di presidenza i Consiglieri segretari Marco Ausili (FdI) e Marta Ruggeri (M5S). Ausili ha espresso la speranza che l’Assemblea diventi luogo di sintesi e collaborazione, mentre Ruggeri ha definito il suo incarico come motivo di grande onore e responsabilità, sottolineando l’impegno a lavorare in modo dinamico e inclusivo.
Con la nomina dell’ufficio di presidenza, la dodicesima legislatura delle Marche prende ufficialmente il via, pronta ad affrontare i temi regionali con un equilibrio tra esperienza, nuove presenze e pluralità politica.
Andrea Santori ha rassegnato le proprie dimissioni da presidente della Sviluppo Europa Marche (Svem), la società partecipata della Regione che si occupa della gestione dei fondi europei e del supporto alle imprese.
La decisione è arrivata sabato scorso, in concomitanza con la presentazione della nuova Giunta regionale. Santori ha inviato una lettera ufficiale al presidente della Regione, Francesco Acquaroli, comunicando la volontà di lasciare l’incarico.
Negli ultimi mesi la gestione della Svem da parte di Santori aveva suscitato malumori crescenti tra le associazioni di categoria, in particolare tra gli industriali marchigiani. Lo stesso governatore Acquaroli, durante un incontro con i vertici di Confindustria Marche e delle sezioni provinciali, aveva manifestato disponibilità ad aprire un confronto su un possibile “nuovo corso” per la società regionale, rimandando però ogni decisione al post-elezioni.
A pesare sul clima interno alla partecipata anche alcune polemiche sulla gestione dei fondi europei e su determinati incarichi di consulenza. L’ex sottosegretaria al Mise Alessia Morani (Pd), oggi candidata non eletta al Consiglio regionale, aveva infatti presentato un esposto in Procura su alcuni aspetti dell’attività della Svem.
Con la lettera di dimissioni, Santori ha scelto di giocare d’anticipo, rivendicando però quanto fatto durante il suo mandato.“È noto che il sottoscritto non sia privo di difetti – scrive Santori – ma spero di poter rivendicare anche qualche merito. Tra questi la lealtà verso gli impegni assunti e la determinazione nel portarli a compimento. Ho lasciato una macchina da corsa”.
La Regione dovrà ora procedere alla nomina del nuovo presidente della Svem, chiamato a proseguire la gestione delle politiche di sviluppo e degli investimenti europei nel territorio marchigiano.
Ebbene sì, Donald Trump ha recentemente svolto alcune dichiarazioni che meritano davvero un pur telegrafico commento. Il codino biondo che fa impazzire il mondo così si è rivolto duramente al guitto di Kiev, l'attore Nato Zelensky: "Cedi il Donbass o sarai distrutto".
Parole inequivocabili, con le quali il presidente della civiltà dell’hamburger chiarisce senza perifrasi, una volta di più, la propria posizione tanto rispetto all’Ucraina, quanto rispetto alla Russia. Con sobrio realismo, Trump ha capito ciò che sfuggiva all’arcobalenico e vegliardo Biden, ossia che la Russia di Putin non può essere sconfitta e che con essa bisogna dunque trattare diplomaticamente.
Con le parole poc’anzi menzionate, inoltre, ha ribadito una volta di più la propria epidermica idiosincrasia per il guitto di Kiev: una idiosincrasia che, oltretutto, era già emersa limpidamente durante il memorabile incontro presso la sala ovale di qualche mese addietro, allorché l’attore Nato era stato sbertucciato e ridicolizzato davanti al mondo intero.
Come se non bastasse, sempre nei giorni scorsi, Trump ha dichiarato testualmente che l’Ucraina potrebbe vincere la guerra ma che non crede ce la farà. Una frase emblematica e irresistibilmente beffarda, con la quale Trump ammette in astratto la possibilità di vittoria per l'Ucraina e poi in concreto si dice convinto che ciò non potrà accadere.
Anche in questo caso, non si tratta se non di un solido e robusto realismo: anche perché - inutile negarlo - l'Ucraina continuerà a combattere fintantoché sarà supportata da Washington e da Bruxelles, che finora l’hanno utilizzata come instrumentum belli contro la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce e, di più, di organizzare intorno a sé la resistenza di tutti gli Stati disallineati a Washington.
Insomma, sembra davvero che si stia profilando lo scenario che avevamo già da tempo previsto: il guitto di Kiev, burattino telecomandato da Washington, si trova ora con il cerino in mano, pronto a fare la fine impietosa delle marionette di Mangiafuoco, gettate nelle fiamme quando lo spettacolo è finito. E intanto il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky torna a piagnucolare goffamente, più malmostoso che mai.
E recita la solita e ormai logora parte della vittima incompresa, abbandonata ingiustamente dagli amici più fedeli. D’altro canto, il guitto di Kiev nasce come attore e fino alla fine continua a recitare la sua parte. Esordì nella serie televisiva "The servant of the people", prima di passare a recitare direttamente nei palazzi del potere in qualità di "servant of the american ruling class". Ora egli si lagna per il fatto che gli alleati non lo stanno supportando a dovere e reclama nuovi missili.
Dice accoratamente che l’Ucraina ne ha disperato bisogno per poter continuare nella sua folle guerra contro la Russia di Putin. Per parte sua, Mark Rutte, segretario della NATO dal cognome particolarmente evocativo (nomina sunt omina), ha chiarito che anche quest’anno gli aiuti della NATO a Kiev saranno in linea con quelli dell’anno precedente.
Dunque, la Nato, braccio armato dell’imperialismo a stelle e strisce e della sua libido dominandi planetaria, continua a investire nella manicomiale guerra ucraina; una guerra che, come non ci stanchiamo di sottolineare ad nauseam, è principalmente la guerra che la Nato, la civiltà del dollaro e l’occidente, rectius l’uccidente liberal-atlantista, vogliono condurre contro la Russia di Putin per piegarla in quanto Stato disallineato al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista e, di più, resistente alla sua dinamica espansionistica.
Il quadro è piuttosto chiaro, almeno per quanti non vogliano come sempre compiere il gesto dello struzzo, che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che gli sta intorno. D’altro canto, il guitto di Kiev tutto l’interesse ha a fare in modo che il conflitto proceda sine die: infatti, il giorno in cui dovesse terminare, egli sarebbe finalmente giudicato dal suo popolo e verosimilmente il giudizio sarebbe tutt’altro che benigno.
Le ultime tensioni sull’asse Fratelli d’Italia-Lega si sono sbloccate solo nella serata di ieri e questa mattina alle 9 i futuri assessori sono stati convocati in Regione per la firma dei decreti di nomina. Confermato lo schema iniziale a sei: tre assessori per Fratelli d’Italia e uno a testa per Forza Italia, Lega e i «Marchigiani per Acquaroli».
L’esecutivo, però, è pensato in due tempi: la giunta «extralarge» arriverà a otto membri dopo la modifica dello Statuto regionale, con l’ingresso — nel cosiddetto secondo tempo — di un ulteriore assessore per FdI e uno per la Lega. La scadenza naturale del mandato resta fissata in primavera 2026.
Il presidente Acquaroli coordinerà direttamente le pratiche legate alla ricostruzione post-sisma, oltre a occuparsi di affari generali e nomine. Il ruolo di sottosegretario è stato assegnato a Silvia Luconi (FdI) di Tolentino: il prossimo anno Luconi entrerà poi in giunta nell’allargamento a otto e, sia da sottosegretario sia successivamente da assessore, avrà competenze su turismo, cultura e commercio sotto la supervisione del presidente.
Nessuna sorpresa nella pattuglia dei vincitori: l’assessora ascolana Francesca Pantaloni — legata al sindaco Fioravanti — entra subito in giunta con la delega alle finanze regionali (bilancio, finanze, personale). Con la sua nomina, rientra in Consiglio il già noto Andrea Assenti (San Benedetto). Nel secondo tempo della giunta arriverà Silvia Luconi, la più votata nel Maceratese, che farà staffetta in Consiglio con Mirco Braconi, fedelissimo del governatore.
Fra gli uomini di punta di FdI figurano Francesco Baldelli (Pesaro), unico assessore che conferma il proprio incarico e che anzi amplia le deleghe: manterrà infrastrutture ed edilizia scolastica e sanitaria e assumerà anche i trasporti (Tpl, voli e ferrovia). Al suo posto in Consiglio entrerà Nicola Baiocchi, che presiederà la commissione sanità. Nuova entrata è Giacomo Bugaro (Ancona): a lui andranno sviluppo economico, credito, Zes, porto, aeroporto e interporto. In Consiglio prenderà il posto Mirella Battistoni. Capogruppo regionale di FdI sarà Andrea Putzu (Fermo); Marco Ausili e Pierpaolo Borroni ricopriranno ruoli di rilievo nelle commissioni.
La Lega mette in giunta il giovane sindaco di Cartoceto, Enrico Rossi — il più votato del partito — che ottiene l’importante pacchetto dell’agricoltura e il ruolo dvicepresidente della giunta regionale. Rossi cederà alcune deleghe nel secondo tempo a Renzo Marinelli, che entrerà in giunta come assessore aggiunto con competenze su demanio, istruzione, sicurezza, polizia locale e urbanistica; fino al suo ingresso Marinelli manterrà la carica di capogruppo della Lega. In Consiglio prenderanno il posto degli assessori Nicolò Pierini (sindaco di Piandimeleto) e, nel 2026, Filippo Saltamartini, già assessore alla sanità. Ad Andrea Maria Antonini (Ascoli) è prevista la presidenza di una commissione.
Per Forza Italia è il sindaco di Maiolati Spontini, Tiziano Consoli, a entrare in giunta: erediterà le deleghe di Stefano Aguzzi (lavoro, formazione professionale, tutela del paesaggio, cave, rifiuti, edilizia pubblica, Protezione civile e sport). In Consiglio entrerà l’ex assessora di Fabriano Chiara Biondi. Il maceratese Gianluca Pasqui sarà il presidente del Consiglio regionale, mentre Jessica Marcozzi (Fermo) presiederà una commissione.
I Marchigiani per Acquaroli ottengono la delega più «calda»: la sanità va al sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, autentico mattatore di preferenze. I Civici Marche piazzano Giacomo Rossi alla vicepresidenza del Consiglio regionale. Sono attesi incarichi anche per Luca Marconi (Udc) e Marco Marinangeli (Noi Moderati).
Lo schema disegnato punta a mantenere l’equilibrio fra i partiti della maggioranza conservando la promessa di un’ulteriore apertura nella primavera 2026, quando la giunta regionale passerà a otto assessori dopo la prevista modifica statutaria. Ieri è scaduto il primo atto formale con la firma dei decreti: da oggi, invece, si comincerà a valutare la distribuzione operativa delle deleghe e il lavoro amministrativo che attende la Regione — dalla ricostruzione post-sisma alle politiche per lo sviluppo e i trasporti.
Lunedì 27 ottobre si svolgerà la prima seduta del nuovo Consiglio regionale con l'elezioni del presidente che sarà Gianluca Pasqui (Forza Italia) e del vice presidente, in quota maggioranza, Giacomo Rossi (Civici Marche); mentre Marco Ausili (FdI) va verso l'incarico di consigliere segretario.
"Dal bike sharing senza bici alla piscina che apre ogni estate… dell’anno dopo". Con la consueta ironia, il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Cherubini, torna a criticare la gestione delle opere pubbliche da parte dell’amministrazione comunale di Macerata, accusata di "moltiplicare annunci e rendering più che cantieri".
Nel suo comunicato, Cherubini parla di una "nuova specialità amministrativa: il progetto infinito, da vivere tra un rendering e un bando", citando diversi casi che, secondo il pentastellato, rappresenterebbero emblematicamente la difficoltà del Comune nel portare a compimento gli interventi promessi.
Tra gli esempi riportati figura il "bike sharing invisibile", con stalli installati nel 2021 ma, come sottolinea Cherubini, "ancora privi di biciclette". "Le stiamo ancora aspettando - ironizza - forse in arrivo tramite portale interdimensionale".
Il consigliere passa poi alla cosiddetta "ciclovia fantasma", opera "celebrata come ultimo atto del progetto" ma, afferma, "ancora tutta da avviare". Ricorda inoltre che "nel 2020 l’Assessore dichiarava con fierezza: ‘Entro due anni Macerata avrà una ciclovia moderna e pienamente funzionante’. Siamo nel 2025 – commenta Cherubini – e l’unico traguardo raggiunto è quello del bando".
Non manca una stoccata sulla localizzazione del tracciato, in Contrada Botonto, dove - osserva il consigliere - "è stata pensata anche una nuova discarica: nulla dice ‘mobilità sostenibile’ come pedalare tra i camion dei rifiuti".
Un altro tema toccato nel comunicato è quello della piscina comunale, definita "un’epopea cittadina" che ha visto, negli anni, una serie di rinvii: “Apertura luglio 2023, poi luglio 2024, ora luglio 2025. La vasca resta immobile – scrive Cherubini – e i cittadini possono solo fare il bagno nelle promesse".
Il consigliere evidenzia come "molte opere iniziate dalla giunta Carancini giacciano a metà, senza completamento", mentre, a suo dire, l’attuale amministrazione "taglia i nastri dei progetti ereditati dagli altri, ma fatica a portare a termine i propri".
Al centro della critica anche la gestione dei fondi del PNRR, che secondo Cherubini “avrebbero potuto trasformare Macerata in un laboratorio di rigenerazione urbana. Invece - afferma - ci ritroviamo con un archivio pieno di progetti annunciati e cittadini che devono immaginare da soli cosa sarebbe potuto diventare questo territorio".
Per rafforzare il confronto, il consigliere cita il caso di Castelfidardo, dove “quegli stessi fondi sono stati utilizzati per costruire nuove scuole, moderne e pubbliche, ormai prossime al completamento”. La chiusura del comunicato ha toni sarcastici: "A Macerata - conclude Cherubini - sembra che l’unica mobilità realmente promossa sia quella della fantasia dei cittadini. Forse la prossima grande opera sarà il Museo delle Promesse Annunciate, un percorso tra ciclabili inesistenti, piscine di carta e biciclette invisibili".
"La cultura è una straordinaria forza che noi abbiamo per promuovere il Paese Italia, ma anche per far crescere la nostra economia". Con queste parole il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha aperto il suo intervento agli Stati Generali della Diplomazia Culturale, ospitati oggi a Macerata.
Tajani ha voluto sottolineare il ruolo strategico della cultura come motore di sviluppo e strumento di diplomazia economica, ribadendo che “lavorare per l’export della cultura significa far sì che questa nostra straordinaria risorsa possa permettere poi di aprire le porte ad altre realtà. Anche questa è diplomazia della crescita.”
Il vicepremier ha spiegato di aver scelto Macerata e Recanati come sedi dell’incontro annuale per accendere i riflettori “su tutte le città italiane, non solo sulle grandi capitali”. “Recanati è la patria di Giacomo Leopardi, Macerata è la patria di Matteo Ricci – ha ricordato Tajani – noi che siamo impegnati in giro per il mondo non possiamo non rendere omaggio a questo grande gesuita italiano che ha permesso a tutti noi di essere fieri di lui ogni volta che andiamo in Cina".
Nel rivolgersi ai direttori degli Istituti Italiani di Cultura, il ministro ha invitato a essere “ambasciatori di un’Italia gigante culturale nel mondo”, aggiungendo che dal 1° gennaio il ministero cambierà impostazione, unendo la dimensione politica e quella economica sotto la nuova Direzione Generale per la Crescita: "Voi lavorerete direttamente con questa nuova struttura – ha spiegato – perché la cultura è parte integrante del sistema Italia che esporta e crea valore".
A margine dell’incontro, Tajani ha poi affrontato anche il tema della nuova giunta regionale delle Marche, assicurando che "si sta andando nella giusta direzione". "Mi pare che si stiano sciogliendo i nodi – ha detto – e che la trattativa si chiuderà positivamente. Il nostro segretario regionale ha parlato con il presidente Francesco Acquaroli, e credo che Forza Italia possa dare un contributo importante al governo regionale".
Il ministro ha inoltre sottolineato che la futura giunta “non deve essere una spartizione di poltrone, ma un governo al servizio dei cittadini marchigiani”, e ha espresso fiducia nella leadership di Acquaroli: "Sono ottimista e ho fiducia nel Presidente, che abbiamo sostenuto con convinzione. Le Marche hanno davanti cinque anni importanti e noi siamo pronti a fare la nostra parte con serietà e competenza".
Giordano Ripa ufficializza la sua candidatura a sindaco di Macerata, alla guida del progetto civico "Futuro per Macerata". Il consigliere comunale, nonché medico in pensione, annuncia una campagna elettorale centrata sull’ascolto dei cittadini e sulla partecipazione diretta: "Andremo a vedere le zone dove c'è più astensionismo. Partiremo da lì. Sarà una campagna elettorale di ascolto - dichiara Ripa -. Siamo partiti da zero, da giugno 2024. La gente è presa da questa iniziativa perché ha capito che possiamo essere l’alternativa".
Nel suo intervento, il candidato non risparmia critiche all'attuale amministrazione: "Questa amministrazione ha ereditato le opere principali, come il centro fiere e la piscina. Le varianti attuative sono andate, guarda caso, a coprire il disavanzo d’asta. Se ci fossero state le amministrative a scadenza naturale, non avrebbe inaugurato nessuna opera. Le uniche due sono state il polo d’infanzia e la scuola primaria a Piediripa, terminate grazie all’aiuto di una fondazione esterna".
Ripa sottolinea inoltre i ritardi legati ai collaudi e promette una gestione più trasparente e pianificata delle opere pubbliche: "Ogni lavoro deve essere monitorato e tracciato online sul sito del Comune, soprattutto per i ritardi".
L’attenzione si sposta poi sulle frazioni e sulla manutenzione urbana: "Le frazioni sono state dimenticate. Abbiamo voglia di intercettare le istanze dei cittadini. Per la nostra lista, la prima opera pubblica è l’amministrazione ordinaria della città. In questa città marciapiedi e strade versano in condizioni pessime. Non si può dire che non si hanno soldi".
Sui lavori pubblici, Ripa è netto: "Devono essere pensati per lo sviluppo della città e non in maniera estemporanea, come fatto da questa amministrazione. Talvolta i soldi sono stati utilizzati in maniera tragicomica, come per il marciapiede che porta da Villa Potenza a Montanello: tre milioni di euro per nulla".
Sul tema sicurezza riconosce alcuni miglioramenti ma denuncia una recrudescenza dei problemi: "Riconosco a questa amministrazione un miglioramento rispetto agli anni passati, ma ultimamente si è tornato a vedere il verificarsi di risse e disagi. Non bastano le telecamere. C’è un dilagare del traffico e dello spaccio di stupefacenti. I giovani sono in balia di questi fenomeni. Oltre alla salute, c’è un discorso sociale: le forze dell’ordine sono encomiabili, ma sono pochi. Serve educazione e prevenzione nelle scuole, e in questo senso non è stato investito a livello comunale".
Ripa propone inoltre di rafforzare il tessuto sociale cittadino: "Per intervenire a livello sociale bisogna aumentare il sostegno alle attività delle associazioni e creare punti di incontro per i giovani, coinvolgendoli nelle decisioni per la città. Dobbiamo coltivare il rapporto con l’università e creare una rete che accolga i neolaureati, per non disperdere i giovani fuori dalla città e dalla regione".
Sul piano culturale, il candidato richiama l’attenzione sul Macerata Opera Festival e su Musicultura: "Per due anni il bilancio del festival era in rosso, poi è arrivato l’aiuto dello Stato. Siamo sicuri che continuerà ad arrivare? Quest’anno si è tagliato l’appoggio a Musicultura e il prossimo anno si tenderà a rimodulare di nuovo, rischiando che l’ente si stufi di questo modus operandi. Eventi come questi vanno finanziati e sostenuti perché danno lustro e positività alla città. Per quanto riguarda Sferisterio Live bisogna rimodulare il format perché porta solo presenze mordi e fuggi".
Il progetto di Ripa punta a trasformare Macerata in "un polo attrattivo e dinamico che coinvolga tutto il tessuto urbano", fondato su tre principi cardine: innovazione, partecipazione e networking. "Il nostro programma elettorale è un cantiere aperto - spiega - e sarà presentato insieme alle liste".
Sul piano amministrativo, annuncia: "Se governeremo noi, toglieremo il nono assessorato che è stato creato e riattiverò la delega che ho rimesso un anno fa alla mia uscita dalla maggioranza". Non mancano le critiche alla gestione dei rapporti con la sanità: "Parcaroli ha abdicato alla presidenza della conferenza dei sindaci che cura i rapporti con la sanità. Qui a Macerata negli ultimi tempi sono stati praticati tagli e tolti servizi per portarli a Civitanova".
Ripa anticipa infine la composizione della lista: "Le persone sedute a questo tavolo sono già i primi nomi, ma la lista resta aperta (Rosalba Catalini, Guido Strinati, Marco Pesaola, Jacopo Rosetti, Giovanni Bora e Simone Merlini, ndr). Puntiamo a 32 candidati, persone entusiaste, indipendenti e senza connessioni con il sistema”. Sul fronte sanitario, aggiunge: "Il Comune ha spazi di manovra limitati, ma attraverso la conferenza dei sindaci si può agire indirettamente. Mi auguro che il nuovo assessore regionale alla sanità sia aperto al dialogo per affrontare le problematiche del territorio".
Il sindaco di Tolentino Mauro Sclavi interviene - attraverso un comunicato stampa rilasciato dal Comune - sulla situazione della Casa di Riposo Porcelli, smentendo in modo categorico le voci secondo cui gli ospiti sarebbero rimasti senza acqua calda a causa del rinvenimento di batteri nell’impianto idrico.
«Si smentisce categoricamente quanto riportato dalla stampa – dichiara il primo cittadino – ovvero che, a seguito del rinvenimento di batteri nell’impianto idrico della struttura, i pazienti siano privi di acqua calda».
Il sindaco spiega che l’ufficio manutenzioni del Comune è stato immediatamente attivato e che già da giovedì 9 ottobre è stato predisposto un punto ausiliario di fornitura per garantire la disponibilità di acqua calda sanitaria. «Il punto ausiliario - precisa Sclavi - è stato realizzato mediante deviazione diretta della tubazione di adduzione dalla fornitura principale e collegamento a due sistemi di riscaldamento acqua elettrici da 80 litri ciascuno».
Nonostante il disagio di non poter utilizzare l’impianto principale, l’igiene dei pazienti è sempre stata garantita, grazie all’impegno del personale che, come sottolinea il sindaco, «si è speso senza sosta e senza risparmio di forze, tramite l’utilizzo di acqua calda».
Per quanto riguarda gli interventi tecnici, Sclavi informa che è stato effettuato un flussaggio continuo ad alta temperatura su tutta la rete, sono stati rimossi i filtri rompigetto da tutti i rubinetti e trattate le tubazioni con perossido di idrogeno. Tuttavia, prima di poter riattivare l’impianto principale, sarà necessario attendere i risultati delle analisi batteriologiche, previsti per l’inizio della prossima settimana.
«È così che si agisce – afferma Sclavi – se si segue un approccio serio e scientifico, pur nella consapevolezza del protrarsi dei disagi. Se poi chi alimenta e diffonde voci prive di fondamento per mera speculazione politica è abituato ad agire "a braccio", la questione non può e non deve riguardarci».
Il sindaco ha inoltre fatto chiarezza sui due casi di scabbia segnalati nella struttura. «I due soggetti - spiega - sono stati immediatamente trattati secondo i protocolli, hanno reagito bene alle cure e, a oggi, non risultano altri casi sospetti». Il periodo di sorveglianza attiva di 40 giorni si concluderà il 17 novembre, data oltre la quale si potrà dichiarare ufficialmente chiuso l’episodio.
Sclavi ha poi voluto lanciare un appello al senso di responsabilità dei media: «Eventi di questo tipo possono verificarsi ovunque - sottolinea - ma solo a Tolentino sembrano spesso oggetto di amplificazioni mediatiche che rischiano di generare allarme ingiustificato».
Il sindaco conclude ricordando che il personale della Casa di Riposo Porcelli garantisce livelli di assistenza superiori agli standard previsti, con una presenza infermieristica più che doppia rispetto alla norma. «Non merita - ha detto - una rappresentazione distorta del proprio impegno».