Mettetevi comodi che qui si raccontano le gesta del Bianconiglio maceratese. È in fuga dalle responsabilità perché sa perfettamente che gli toccherebbe ammettere ciò che ormai hanno capito tutti: del bene comune non gli interessa gran che, ma soprattutto non lo sa coltivare. Succede che domattina alle ore 10 e 30 in Provincia dove il Bianconiglio ha preteso di essere nominato presidente in parte per bulimia di potere, ma in gran parte per insipienza politica non avendo valutato che se si è sindaco del capoluogo non conviene dover interpretare la parte del mediatore perché si finisce per danneggiare la propria città, si deve discutere della nuova discarica.
Come ognun sa l’expertise della Politecnica delle Marche non lascia adito a dubbi sul piano formale: il primo sito indicato per diventare il nuovo immondezzaio provinciale è a Macerata. Il Bianconiglio si è anche complimentato con sé stesso, pare per l’operazione di trasparenza. Poi i comitati civici, quelli di Macerata, ma anche quelli di Corridonia e probabilmente eguali formazioni spontanee di Pollenza gli hanno fatto capire che non era aria. E allora cosa fa il Bianconiglio? Scappa, come farebbe ogni coniglio, scappa delle responsabilità.
Anzi si mostra abilissimo nel gioco del discarica barile. Al Giullare è venuto spontaneo attribuire questo nomignolo benevolo a Sandro Parcaroli evocato dalla sua glauca capigliatura per un motivo molto semplice: ricorda in negativo il personaggio creato da Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) seguendo il quale la povera Alice si ritrova a precipitare in un buco che si rivelerà essere il Paese delle Meraviglie. Se qualcuno ha letto il romanzo sa che queste meraviglie hanno a che fare più col monstrum che con il pulchrum: sono più incredibili che affascinanti.
Bene Macerata è come Alice: è precipitata in un universo parallelo dove si sta smarrendo. E c’è un altro motivo per cui si può paragonare il nostro Sindaco al personaggio di Carroll: mentre il suo coniglio bianco è ossessionato dal tempo e ripete sempre “è tardi, è tardi”, il nostro usa il tempo per un continuo rinvio. Ormai è chiamato lo schema Parcaroli: aspettare che le cose o si aggiustino per proprio conto o che non ci sia più tempo per una soluzione diversa se non quella auspicata, ma non dichiarata dal Bianconiglio.
È esattamente ciò che accadrà domattina sulla discarica dei rifiuti. E a suggerire il che fare al nostro Bianconiglio, il Giullare è persuaso che questo sia accaduto involontariamente ai tecnici che hanno stilato la lista dei siti candidati a ospitare i rifiuti, è proprio il sito che guida la graduatoria. Vogliono portare l’immondizia a Botonto luogo di straordinario valore paesistico, dove ci sono decine di aziende agricole a coltivazione biologica, dove ha sede il seminario internazionale Redemptor Matris e dove il Comune fa passare un pezzo della fantasmagorica ciclovia da 3 milioni di euro per 40 chilometri di percorso annunciato.
La cittadinanza si è sollevata, hanno anche dimostrato con una simulazione che i camion con i rifiuti fanno fatica ad arrivarci. E allora che fa il Bianconiglio che è finito in trappola con le sue mani? Ispirandosi alla toponomastica pensa: a chi mi chiede se lì si fa la discarica rispondo boh e se qualcuno insiste nel volere che prenda una decisione mi fingo tonto.
Ecco la soluzione il Bianconiglio in fuga fa il boh-tonto per evitare di pronunciarsi su Botonto! Ma le decisioni vanno prese: scatta il discarica barile, così tocca al vicepresidente Luca Buldorini che pure qualche favore al Bianconiglio glielo deve restituire. Dicono che sarà lui domattina a gestire la riunione del cosiddetto ATA3 dove si deve affrontare il caso discarica.
Il signor Buldorini alfiere del generale Vannacci dovrebbe essere un decisionista, ma pare che col Bianconiglio in fuga sceglierà il rinvio: chiederà ai sindaci di non decidere. La faccenda non è indolore: ai maceratesi se non si trova una soluzione costa come minimo un ulteriore rincaro di un terzo della Tari. I Banconigli fanno così: di fronte al pericolo scappano e si nascondono. Perché se domattina non passa il rinvio ci si troverà nella scomoda posizione che il Sindaco di Macerata in quanto Presidente della Provincia riceve un voto contrario dalla città che amministra. Già un paio di settimane fa l’assessora all’ambiente Laura Laviano, peraltro della Lega come Parcaroli e come Buldorini, ha annunciato il voto contrario del Comune di Macerata allo studio della Politecnica delle Marche che individua nel sito di Botonto l’immondezzaio provinciale. Tutti i partiti di Macerata hanno detto no alla discarica e Sandro Parcaroli per evitare di essere sfiduciato non si presenta.
A Luca Buldorini, il decisionista, gli tocca di ricordarsi del suo originario mestiere: fa il pompiere e proverà a spegnere l’incendio, ma non è detto che gli riesca. Perché se i sindaci s’impuntano per votare e siccome Macerata è inevitabilmente in minoranza potrebbe accadere che il Presidente della Provincia e Sindaco di Macerata contro il parere della sua maggioranza e dei sui cittadini deve dare corso alla discarica a Botonto. La faccenda però non è finita qui: diventa tutta politica, anzi tutta interna alla Lega.
Il Bianconiglio e con lui il segretario provinciale della Lega che pare abbia detto che non può essere Laura Laviano, nonostante abbia la delega all’ambiente come assessore, a rappresentare Macerata nell’assemblea dell’ATA3 (tutti gli altri Comuni mandano il Sindaco, ma Macerata non può perché Parcaroli siede nell’assemblea come presidente della medesima in quanto presidente della Provincia) perché se per caso non passa la discarica a Botonto lei sarebbe la salvatrice della città. Ma siccome nella Lega Laviano è considerata eretica rispetto all’asse di comando Buldorini-Marchiori-Parcaroli con Katiuscia Cassetta ospite d’onore non le può essere offerta questa opportunità. Inoltre Laviano è tropo vicina ad Anna Menghi e al Bianconiglio questa presenza mette timore (un po’ come in Alice nel paese delle meraviglie la carta della Regina di cuori).
Ma per la stessa ragione non può essere delegata la vicesindaco Francesca D’Alessandro che in più è anche di Fratelli d’Italia e l’immondizia è di stretta competenza leghista. Pare che la scelta cadrà su Oriana Piccioni, assessora al bilancio, leghista mansueta che si accoda a qualsiasi (non) decisione assuma Buldorini. Che non vuole accedere all’unica, strettissima via d’uscita, e cioè cedere a Filippo Saltamartini che avrebbe fatto sapere: se non viene ostacolato il mio ritorno in Consiglio regionale posso tentare di convincere il Sindaco di Cingoli ad accettare un rapido ampliamento della discarica. Come si sa Michele Vittori, primo cittadino del Balcone delle Marche, è in ottimi rapporti con Saltamartini, ma è lui che ha il pallino dei rifiuti in mano.
La discarica di Cingoli è satura, lui non ha ancora ricevuto i soldi che gli sono dovuti e dunque i rifiuti emigrano con il sovrapprezzo della Tari che i maceratesi conoscono bene e subiscono male. Saltamartini avrebbe fatto sapere alla Lega, ed in particolare alla segretaria regionale onorevole Giorgia Latini che ne ostacola il ritorno in consiglio regionale e, d’accordo pare con Buldorini e Parcaroli, non vuole Renzo Marinelli assessore perché questo lascerebbe il seggio a Filippo Saltamartini, che se ha garanzie si riapre la discarica di Cingoli, altrimenti i rifiuti continuano ad emigrare. Così dal prossimo anno la Tari subirebbe un ulteriore aumento del 30% visto che il Cosmari con i conti non sta messo benissimo e che sul Cosmari la vigilanza dell’ATA3 non è stata così mirata. Il Bianconiglio tutto questo lo sa e si nasconde, ma non medita che tutto ciò accade perché lui ha voluto essere doppiamente Re: Sindaco e Presidente della Provincia. Ma i guai non sono finiti.
Ha firmato Sandro Parcaroli un’ordinanza per limitare il consumo dell’acqua: non piove e dunque bisogna risparmiare. Ma anche sull’acqua il Presidente della Provincia ha preso tempo. Se il Bianconiglio di Carroll ossessione tutti con è tardi, è tardi, lui cerca di tenere tutti buoni con c’è tempo, c’è tempo. Perché sa che quando la soluzione diventa ineluttabile alla fine le cose vanno come lui desidera. Alla fine di dicembre scadono le concessioni dell’acqua.
Il Sindaco di Pieve Torina Alessandro Angelucci e presidente dell’assemblea Aato3 di cui Sandro Parcaroli, come Sindaco di Macerata, ma soprattutto in qualità di Presidente della Provincia è magna pars, che dovrebbe deliberare la fusione di tutte le municipalizzate in un unico soggetto per poi vedersi riassegnata la concessione dell’acqua pubblica anche nell’ultima assemblea ha registrato l’ennesimo stop. Ma sono rimasti ormai solo 30 giorni utili. Dunque l’acqua andrà con tutta probabilità ai privati.
Lo sapevano tutti che sarebbe finita così perché l’Astea che è la municipalizzata che gestisce l’acqua per Loreto, Montecassiano, Montefano, Montelupone, Osimo, Porto Recanati, Potenza Picena e Recanati ha il famoso socio privato che nessuno nomina mai. È il Consorzio GPO che ha il 21% del capitale e che è però di proprietà di Iren la terza multiutility italiana che fattura 6 miliardi e passa di euro. Per mollare la presa su Astea chiede non meno di 35 milioni e nessuno ce li ha. Dunque è possibile che alla fine l’acqua ai maceratesi gliela dia l’Iren.
Il bello è che Sandro Parcaroli ha giurato e spergiurato anche di fronte a Francesco Acquaroli che sulla privatizzazione dell’acqua ha detto dei no grossi come palazzo Raffaello che come Presidente della Provincia avrebbe trovato la soluzione. Che c’è, ma è di vendere l’acqua e va ricordato che l’Apm, la società multiservizi del Comune di Macerata (fatturato attorno ai 26 milioni) proprio sull’acqua fa i maggiori utili economici, ma dalla vendita ricaverebbe quanto basta a far tornare conti che zoppicano.
Perciò il Bianconiglio forse farà anche il buco nell’acqua. E si presenterà – pare che soprattutto Fratelli d’Italia lo voglia ricandidare nonostante lo scherzetto probabile sui rubinetti visto che la Lega ormai va in ordine sparso e Forza Italia ha altri orizzonti – per chiedere la rielezione a Sindaco con la Tari raddoppiata e l’acqua svenduta. Per sapere come finisce Macerata nel paese delle meraviglie basta solo far passare il tempo.
La carenza idrica che sta colpendo diversi Comuni della provincia di Macerata è la dimostrazione concreta degli effetti del cambiamento climatico, un fenomeno che “nonostante qualche scettico e negazionista, esiste e si fa sentire nella vita quotidiana delle persone”. A dichiararlo sono Andrea Maurilli (segreteria provinciale Alleanza Verdi e Sinistra) e Leonardo Piergentili (co-portavoce provinciale Alleanza Verdi e Sinistra), che denunciano la mancanza di programmazione da parte delle istituzioni locali.
Secondo i due esponenti, di fronte alla crisi attuale, sindaci e amministratori delle società multiservizi “appaiono sorpresi di fronte a problematiche prevedibili, dopo aver fatto orecchie da mercante”. Le risposte politiche adottate in questi giorni vengono definite “raffazzonate” e prive di una visione strutturale. Tra gli esempi citati, lo stop al riempimento delle piscine private e all’innaffiamento dei giardini, misure necessarie ma considerate solo “toppe cucite addosso a un problema trattato come emergenza del momento”, nonostante l’imminente arrivo dell’inverno.
Nel mirino anche il ruolo del presidente della Provincia e sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, accusato di ignorare la portata della crisi climatica e di adottare interventi tardivi. “Come tutta la destra, si ritrova costantemente in ritardo. Non pianifica, non previene, non anticipa: rincorre (neanche troppo in fretta)”, affermano Maurilli e Piergentili. Gli esponenti di AVS ricordano inoltre che la giunta Parcaroli avrebbe perso l’occasione offerta dal PNRR, che avrebbe potuto consentire di ripensare una gestione virtuosa della risorsa idrica.
Un altro punto critico riguarda le deroghe al Deflusso Minimo Vitale dei fiumi, considerate da AVS una scelta dannosa: “Pensare di risolvere il problema idrico attaccando ancora una volta i fiumi, a discapito del loro ecosistema, è una scelta miope che ricade negativamente su ambiente e biodiversità”. Per Maurilli e Piergentili, “è inammissibile continuare a far pagare all’ambiente la nostra mancanza di azioni e strategie”.
La posizione di Alleanza Verdi e Sinistra è chiara: serve un cambio di passo immediato e una pianificazione politica di lungo periodo, non interventi urgenti dell’ultimo minuto. L’obiettivo, concludono, deve essere l’uscita dalla logica emergenziale e dallo sfruttamento senza limiti dell’acqua, puntando su investimenti nelle reti per ridurre le perdite e su una gestione idrica che metta al centro sostenibilità e prevenzione.
La maggioranza in Consiglio comunale a Recanati prende posizione e dice no alla mozione presentata dalla sinistra cittadina per sostenere gli appelli del gruppo Saturdays for Palestine. Una scelta che, nelle intenzioni dei consiglieri che hanno respinto il testo, non nasce da disinteresse verso la tragedia in corso in Medio Oriente, ma dalla convinzione che il ruolo delle amministrazioni locali debba restare distinto dalle dinamiche internazionali del conflitto.
Secondo la maggioranza, infatti, il dramma palestinese non può essere ignorato, ma non è compito del Comune “garantire una cultura di pace in Medio Oriente”. L’ente locale – sostengono – deve concentrarsi sulle necessità concrete dei cittadini, mentre la sinistra, con questa iniziativa, si muoverebbe su un piano ideologico che esula dalle competenze dell’amministrazione.
La gestione dei rapporti internazionali e del sostegno umanitario, ricordano i consiglieri, spetta al Governo nazionale. Roma, sottolineano, ha già intrapreso diverse iniziative a favore della popolazione di Gaza: dalle oltre 2.000 tonnellate di aiuti alimentari consegnati tramite Croce Rossa al lancio aereo di rifornimenti nelle aree non raggiungibili via terra, fino ai fondi stanziati e alla nave-ospedale Vulcano a El-Arish. Un impegno che, pur limitato dal contesto di guerra, viene rivendicato come concreto e operativo.
La maggioranza respinge anche l’idea di una presa di posizione politica locale che, a loro avviso, rischierebbe di schierare la città all’interno del conflitto anziché promuovere una ricomposizione. Ogni percorso di pace – sostengono – non potrà prescindere dal superamento degli estremismi, in particolare di Hamas, definito senza ambiguità come “movimento terroristico” e accusato di ostacolare una pace giusta e di reprimere la popolazione di Gaza.
Richiamando anche gli appelli del cardinale Pierbattista Pizzaballa, i consiglieri insistono sulla necessità di una linea che non sia né neutralità passiva né militanza di parte, ma sostegno a un processo di pacificazione fondato su diritti e riconoscimento reciproco.
Per queste ragioni, la mozione – pur considerata animata da buone intenzioni – viene ritenuta strumentalizzabile politicamente e potenzialmente divisiva per la comunità recanatese.
La maggioranza conferma infine il proprio sostegno a una soluzione basata su “due popoli, due Stati”, con la prospettiva di due democrazie libere da estremismi e terrorismo. E ribadisce: il voto contrario non è un rifiuto della pace, ma il tentativo di non trasformare il Comune in un attore improprio del conflitto mediorientale.
Sarnano, 19 novembre 2025 – Una seduta del Consiglio Comunale convocata d’urgenza si è conclusa con l’interruzione per mancanza del numero legale. A denunciare quanto accaduto sono i consiglieri comunali Tartabini Cristina, Battaglioni Stefano e Merli Andrea, che hanno diffuso un comunicato in cui parlano di un “clamoroso flop della maggioranza”.
Secondo i consiglieri, il Consiglio era stato convocato d’urgenza per discutere la revoca di una delibera di agosto, recentemente impugnata con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, la cui pronuncia è prevista per giovedì 20 novembre. Si tratta, spiegano, di un atto finalizzato ad accertare l’incompatibilità di alcuni consiglieri di maggioranza, presentato dagli stessi Tartabini, Battaglioni e Merli.
I consiglieri sottolineano di essere stati costretti ad abbandonare l’aula per evitare un conflitto d’interessi, come consigliato dal loro legale. “Purtroppo il Sindaco, convocando il Consiglio prima della sentenza, ha di fatto impedito ai consiglieri di esprimere il loro voto su un argomento di fondamentale importanza per il paese e di svolgere correttamente il loro ruolo di amministratori”, affermano i tre.
Secondo i consiglieri, quanto accaduto non si limita a un semplice errore di procedura, ma rappresenta "una manovra volta a evitare che si facesse chiarezza sulla regolarità delle votazioni fino a oggi effettuate, in particolare in relazione alla società Sarnano Terzo Millennio".
Nel comunicato viene inoltre evidenziata la preoccupazione per i tempi persi e le procedure gestite in maniera inadeguata dall’amministrazione: “Fantegrossi e Piergentili hanno voluto portare avanti queste decisioni insieme, palesando e certificando questa nuova alleanza ‘fatta a tavolino’, fuori dalle urne, che non può essere accettata dai cittadini e che sta portando risultati disastrosi, come già visto sulla questione Terme”, dichiarano Tartabini, Battaglioni e Merli.
I consiglieri concludono ribadendo la loro disponibilità a confrontarsi nell’interesse di Sarnano e delle Terme: “Siamo pronti chiaramente a confrontarci per seguire quella che da sempre era la strada che abbiamo indicato”.
Il Sindaco Fabrizio Ciarapica interviene in merito alle notizie apparse sulla stampa riguardo il presunto mancato utilizzo dei fondi destinati agli Obiettivi dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), precisando: “Civitanova Marche non è in alcuna ‘lista nera’ per inefficienza, ma è un Comune che lavora con serietà e investe concretamente nel futuro dei suoi bambini e nella qualità della vita delle famiglie”.
Ciarapica chiarisce che il cosiddetto “commissariamento” non rappresenta una sanzione né un cartellino giallo, ma “uno strumento di flessibilizzazione e accelerazione messo a disposizione dallo Stato per facilitare il raggiungimento dei target numerici, tenendo conto delle specificità territoriali”. In questo caso, il Commissario è lo stesso Sindaco, cui spetta il compito di riprogrammare la piccola quota di risorse non utilizzate, individuando gli strumenti più efficaci. “Un incarico che costituisce dunque una responsabilità e un gesto di fiducia, non un demerito”, rimarca Ciarapica.
Sul fronte degli asili nido l’Amministrazione ha agito con ampio anticipo. L’obiettivo LEPS che prevede il 33% di copertura per la fascia 3–36 mesi è fissato per il 2027, ma è già stato avviato un piano per raggiungerlo nel 2026, con la partecipazione ai bandi per la realizzazione di due nuovi nidi comunali, la ristrutturazione di due dei quattro esistenti e l’aumento dei posti disponibili. È stato completato l’ampliamento del Nido La Lumachina nel 2023 ed erogati i Voucher Asilo Nido per i bambini frequentanti nidi privati, con risorse in crescita: 28.000 euro nel 2022, 31.024,85 euro nel 2023 e circa 61.000 euro nel 2024. Il mancato raggiungimento del target 2024 riguarda una sola unità, 38 posti invece di 39, per ragioni tecniche oggettive e non di inefficienza; la quota non utilizzata, pari a circa 7.200 euro su 222.000 assegnati, sarà immediatamente destinata all’acquisto di attrezzature per i nuovi nidi.
Relativamente al trasporto scolastico per studenti con disabilità, il Comune ha attivato il servizio con fondi propri ancor prima dell’assegnazione delle risorse statali, rispondendo tempestivamente alle esigenze delle famiglie e raggiungendo pienamente i target numerici previsti per il 2022 e il 2023. Tutte le richieste presentate dalle famiglie negli anni 2022, 2023 e 2024 sono state integralmente accolte, senza che alcuno studente rimanesse privo del servizio e soddisfacendo pienamente tutte le istanze. Il mancato raggiungimento del target 2024 dipende esclusivamente dall’esclusione formale dalla rendicontazione del trasporto verso le scuole superiori, sebbene il Comune abbia garantito anche questo servizio; si tratta quindi di un aspetto burocratico e non di una mancanza verso i cittadini.
In conclusione il Comune di Civitanova Marche ha operato con la massima attenzione e responsabilità, garantendo e potenziando servizi essenziali per le famiglie, senza perdere alcuna risorsa: le somme non ancora utilizzate, non per carenze dei servizi ma per motivazioni tecniche oggettive, saranno ora riprogrammate attraverso gli strumenti più idonei che ci consentiranno di conseguire rapidamente gli obiettivi prefissati.
Si terrà venerdì 21 novembre, alle ore 21.15, all’Asilo Ricci di Macerata, l’assemblea pubblica dal titolo “Alla ricerca del tempo perso. Idee per una sinistra sociale”, promossa dal movimento Strada Comune. L’incontro punta a rilanciare una riflessione sul ruolo delle opposizioni e sulla necessità di ricostruire, a partire dal basso, una proposta politica di sinistra radicata nella società.
Al centro del dibattito, la convinzione che la discussione politica non possa limitarsi ai temi delle alleanze elettorali: “Le discussioni sulle alleanze elettorali, (se pur necessarie) per guadagnare il governo sono fuorvianti, rispetto a quelle più urgenti sulla strumentazione che le forze di opposizione debbono darsi per diventare un’alternativa. È necessario pensare alle fondamenta, prima che al tetto della nuova casa”.
Secondo i promotori, il terreno istituzionale risulta in parte “compromesso” e le esperienze recenti dimostrerebbero che una strategia basata esclusivamente su coalizioni e accordi elettorali è destinata alla sconfitta. Da qui la richiesta che le forze di opposizione tornino a incidere "positivamente sui processi reali, sulla vita delle persone", mettendo al centro pratiche capaci di restituire voce e protagonismo ai soggetti sociali più deboli.
Occorre rilanciare una partecipazione diretta che non si esaurisca nelle piattaforme digitali, ma passi attraverso il radicamento nei territori, l’ascolto dei bisogni concreti e l’organizzazione di conflitti in grado di esprimere valori, interessi sociali e diritti di chi sta peggio. Reti sociali, strutture sindacali ed esperienze dal basso vengono indicate come interlocutori fondamentali da riportare al centro dell’azione politica.
Un altro nodo ritenuto cruciale è quello del rinnovamento delle classi dirigenti. Per i promotori, la politica ha il dovere di coinvolgere le giovani generazioni, non solo come destinatari ma come protagonisti del proprio futuro, in un percorso di ricostruzione di una sinistra capace di parlare di lavoro, diritti sociali e civili, ambiente, democrazia e welfare anche nella dimensione amministrativa locale.
Nel corso dell’assemblea interverranno: Margherita Paolucci, portavoce della rete studenti medi di Macerata, che approfondirà la mobilitazione studentesca nella prospettiva del cambiamento. Massimo Rossi, portavoce del coordinamento marchigiano dei movimenti per l’“acqua bene comune”, chiamato a parlare de i percorsi partecipati e delle battaglie per la salvaguardia dei beni comuni per rifondare una nuova sinistra politica. Stefano Trovato, vicepresidente del CNCA, che si concentrerà su come le mobilitazioni sociali possano rappresentare un nutrimento per la costruzione dell’alternativa.
A introdurre i lavori sarà Carlo Migliorelli, in rappresentanza di Strada Comune, che colloca l’iniziativa nel solco di un più ampio percorso di ricostruzione e riscoperta dell’identità della sinistra sociale.
Una governance condivisa tra 11 Comuni e 7 stakeholder istituzionali per la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile del territorio: è stato sottoscritto oggi, 18 novembre 2025, il Contratto di Fiume (CdF) “Fiastrella”.
L'accordo, frutto di una programmazione negoziata avviata nel 2021, definisce un Programma d’Azione ambizioso che prevede 33 progetti per un valore complessivo di 7 milioni di euro. I fondi saranno destinati alla sicurezza idraulica, alla riqualificazione ambientale, allo sviluppo turistico sostenibile e alla formazione dei cittadini.
Il Contratto coinvolge l’Unione Montana Monti Azzurri e gli 11 Comuni del bacino idrografico (Colmurano, Corridonia, Gualdo, Loro Piceno, Petriolo, Ripe San Ginesio, San Ginesio, Sant'Angelo in Pontano, Sarnano, Tolentino e Urbisaglia). Tra gli stakeholder firmatari figurano la Regione Marche, il Consorzio di Bonifica, e importanti rappresentanze agricole e ambientaliste come Coldiretti e Legambiente.
Alla firma, tenutasi a Palazzo Leopardi ad Ancona, erano presenti, tra gli altri, l’assessore regionale alla Protezione Civile Tiziano Consoli, il presidente dell’Unione Montana Monti Azzurri Giampiero Feliciotti, e il dirigente regionale della Protezione Civile Stefano Stefoni.
L'assessore Tiziano Consoli ha definito la sottoscrizione un "passo fondamentale per la tutela dei corpi idrici e la valorizzazione del nostro territorio". L'assessore ha posto l'accento su due aspetti centrali del CdF, pienamente in linea con l'Agenda 2030: "la tutela dell’acqua e la formazione," sottolineando come questi strumenti promuovano buone pratiche agricole e diffondano consapevolezza ambientale tra i giovani. Con il CdF Fiastrella, la Regione Marche raggiunge quota 16 Contratti di Fiume attivi, "un segnale concreto dell’impegno verso la sostenibilità".
Il presidente Giampiero Feliciotti ha evidenziato come l'Unione Montana abbia imparato a "ragionare non come singoli Comuni, ma come una vera Unione". Ha ricordato i successi del precedente CdF Fiastrone, che ha attivato oltre 14 milioni di euro, e ha sottolineato l'integrazione del nuovo Contratto con la Green Community dei Monti Azzurri. "La soddisfazione più grande è aver messo in rete i sindaci, consapevoli che da soli non si va lontano: servono sostenibilità ambientale ed economica" ha aggiunto Feliciotti.
L'esperienza virtuosa marchigiana sarà portata come case study a livello nazionale: il presidente del tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, Massimo Bastiani, ha infatti annunciato che la Regione Marche presenterà l'esperienza dei suoi 16 contratti al 13° tavolo nazionale che si terrà a L’Aquila il 20 e 21 novembre.
Una decisione "necessaria e inevitabile" per riportare coesione e stabilità nella maggioranza: con queste parole, il sindaco di Castelraimondo, Patrizio Leonelli, è intervenuto in merito alla revoca delle deleghe all’assessore Elisabetta Torregiani. Il primo cittadino ha motivato la scelta con il venir meno di quella "fiducia reciproca che rappresenta la base di qualsiasi amministrazione coesa".
In una nota ufficiale indirizzata alla comunità, il sindaco Leonelli ha voluto parlare con "franchezza", chiarendo che la revoca non è scaturita da un singolo episodio, bensì da un "percorso lungo" di progressivo distacco. "Da tempo si era incrinata quella fiducia reciproca. Non si tratta di un episodio isolato, ma di un percorso lungo, segnato da una graduale mancanza di condivisione e da decisioni assunte in autonomia", ha dichiarato il sindaco Leonelli.
Il sindaco ha spiegato come, nell’ultimo anno, il divario si sia reso "evidente", trasformando un clima di tensione inizialmente sopportato in una vera e propria "difficoltà operativa" che ha compromesso la serenità della collaborazione.
Il riferimento è anche all'episodio citato in Consiglio comunale, che il sindaco minimizza come causa scatenante: "L’episodio citato in Consiglio comunale non è il motivo della revoca: è solo l’ultimo, e nemmeno il più rilevante, di una serie molto più ampia", Il punto centrale, ha ribadito Leonelli, è il venir meno della fiducia, che non era un fatto recente.
La revoca è dunque presentata come una "scelta obbligata per riportare unità, coesione e trasparenza" e per onorare il ruolo che l'amministrazione è chiamata a svolgere. Il messaggio finale del sindaco Leonelli è un impegno a continuare a operare con "determinazione, responsabilità e chiarezza" nell’esclusivo interesse della comunità di Castelraimondo.
"I governi devono essere conformi alla natura degli uomini governati". Per Macerata questa icastica considerazione di Giambattista Vico è una sentenza. E non d’assoluzione. M’è tornata in mente venerdì scorso quando l’avvocato Bruno Mandrelli, con rara sensibilità di cui lo ringrazio come ringrazio Picchio News per darmi luogo di svolgere queste considerazioni, animando la riflessione del Circolo della Rosa mi ha offerto l’opportunità di ragionare assieme a tanti sul perché Macerata non abbia, per la prima volta in mezzo secolo, un suo consigliere regionale (leggi qui).
Stefano Di Pietro, Massimiliano Sport Bianchini, l’ottimo Nicola Perfetti, il pregnante intervento di Marco Sigona, le considerazioni di Fabio Pallotta e Giorgio Meschini accanto alle riflessioni dei colleghi Luca Patrassi e Giuseppe Pozzi hanno tracciato itinerari di consapevolezza che hanno ruotato attorno alle “colpe” della politica. E’ toccato a Romano Carancini – commendevole e insospettabile il suo omaggio al lavoro convinto e indefesso compiuto da Anna Menghi in consiglio regionale nella commissione sanità – osservare come si sia indebolita la proposta e poi ad Angelo Sciapichetti analizzare i default del Pd.
Sono stati atti di autocoscienza della sinistra-centro di fronte a un risultato elettorale negativo. Solo Anna Menghi, cui va riconosciuto il merito di metterci sempre la faccia, ha lumeggiato una qualche critica al Centrodestra e va dato merito ad Aldo Alessandrini e a Laura Laviano di avere seguito i lavori rendendo evidente che la Lega a Macerata sta messa come la Gallia narrata da Cesare nel De Bello: "Lega omnis divisa est in partes tres".
C’è questo gruppo originario, poi c’è l’accoppiata Andrea Marchiori con Luca Buldorini – vedremo sulla discarica tra qualche giorno se regge alla prova del trasformismo - con aggregata Katiuscia Cassetta che si dà convegno sotto i gagliardetti di Vannacci e poi c’è il gruppo consiliare in Comune che sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Stanno aspettando Godot nei panni di Sandro Parcaroli che nel dibattito politico è come la temperatura di Campobasso: non pervenuto.
Tuttavia il Centrodestra sembra propenso a guardare alla scadenza elettorale di primavera – fortuna che hanno prorogato altrimenti il povero Marchiori non avrebbe inaugurato nulla e non lo farà visto che i cantieri sono chiusi a Luchetti, pardon a lucchetto – vagheggiando un Parcaroli-bis con Giuseppe Romano, nato con la camicia, assessore al commercio per alzare il livello delle competenze e i Vannacci-fans ipergarantiti con Fratelli d’Italia relegato al ruolo di portatore di voti.
Uno schema possibile, anche se improbabile, visto che il sinistra-centro va in cerca come Diogene di un federatore giovane, piacione e rivoluzionario e alla fine scoprirà che solo Romano Carancini ha il passo e la garra per competere sempre che l’altro Romano, il dottor Mari, continui a ricalcitrare e che Irene Manzi scelga, com’è giusto che sia al contrario di quanto ha fatto Matteo Ricci, di tener fede al patto con gli elettori e restare in Parlamento dove peraltro opera – come impone la legge – con onore e disciplina.
Nel mezzo – direbbe Giosuè Carducci visto che San Martino è appena trascorso – c’è un ribollir di tini: Giordano Ripa s’è portato avanti col lavoro e fa la sua lista (leggi qui), Flavio Corradini, ex rettore camerte, prova ad aggregare gli ottimati della sinistra con l’Officina delle Idee, si vocifera di almeno un paio di civiche d’ispirazione centrista dove Forza Italia – sempreché la diatriba sotterranea tra Riccardo Sacchi e il recordman delle preferenze Gianluca Pasqui non ingessi il partito – con le ambasciate dell’impeccabile Barbara Antolini potrebbe assumere un ruolo-guida.
Si rischia di arrivare con almeno 8 candidati sindaco. Ci sarà modo di riparlarne, ma si sa che, main sponsor Pierfrancesco Castiglioni, la parola d’ordine nel presunto Centrodestra è avanti o forse, come cercherò di illustrare tra qualche riga, indietro con Sandro Parcaroli. Pare lo voglia Francesco Acquaroli la cui prima opzione è sempre queta non movere: Parcaroli, prontissimo a diventare Fratello d’Italia dopo essere stato sodale di Romano Carancini, poi civico infine chaperon di Matteo Salvini, secondo il vertice di FdI che non piglia in considerazione né il successo personale di Francesca D’Alessandro alle regionali né il consenso dal basso di Paolo Renna, è un elemento di stabilità. Peccato che lo sia al ribasso.
E qui riprendo i temi che ho cercato d’illustrare nel convegno del Circolo della Rosa: Sandro Parcaroli è il primo responsabile dell’insuccesso del Centrodestra alle recentissime regionali. Qualcuno spieghi a Francesco Acquaroli che a Macerata ha perso vincendo. I numeri sono inequivocabili: Sandro Parcaroli è un brand appannato o in panne e ha zavorrato il risultato della coalizione.
E’ – lo dicono le cifre – un elemento d’insuccesso. Per capirlo serve il confronto tra i risultati delle Regionali 2020 e le Comunali che si tennero in concomitanza e in cui l’attuale primo cittadino vinse con il 52,78% raccogliendo 12113 voti, appena 138 in meno di quelli che prese a Macerata Francesco Acquaroli che conquistò in città 12251 preferenze. Quest’anno Acquaroli ha avuto 9129 voti pari al 50,38% perdendo il 4,6% rispetto a cinque anni fa. Segno evidente che la giunta Parcaroli non ha funzionato da attrattore.
Si dirà: ma c’è stata l’astensione. L’affluenza nel 2020 fu del 65,5%, quest’anno del 50,53%: quindici punti. Ma ammettendo che ad Acquaroli sia mancato il 15% dei voti il risultato fa 1837 voti in meno che non bastano a spiegare il crollo da oltre 12 mila a 9 mila: all’appello mancano oltre 3100 consensi e se si sottrae la presunta erosione da astensione (i 1800 voti virtuali mancanti) c’è sempre una perdita di consenso di 1285 voti. Dove sono finiti?
Ricorriamo ai voti di lista. C’è la caporetto della Lega (se resta omnis divisa la soglia dell’estinzione è prossima) che è passata da 4141 voti alle regionali del 2020 – e alle Comunali il risultato fu di fatto il medesimo – a 1203, il 70% in meno: sono 2938 voti persi. Si dirà: i consensi leghisti sono passati tutti in Fratelli d’Italia. Non è vero. Il partito di Giorgia Meloni è salito da 3071 voti alle regionali di cinque anni fa (alle Comunali prese 800 voti in meno addirittura) agli attuali 4378, il che significa 1307 voti in più, meno della metà di quelli persi dalla Lega.
C’è la variabile Marche per Acquaroli che però ha preso solo 428 voti e gli altri di Centrodestra non sono andati benissimo. Forza Italia ha il suo peggior risultato con 929 voti; alle Regionali-Comunali di cinque anni fa ne aveva quasi un terzo in più. Ma c’è un ulteriore argomento: alle comunali del 2020 la lista Parcaroli sindaco prese 2103 voti: dove sono finiti?
Riepilogando il Centrodestra nel 2020 alle comunali con Sandro Parcaroli candidato sindaco prese 10924 voti, quest’anno dopo cinque anni di giunta con Sandro Parcaroli sindaco a Macerata ha preso 8980 voti lasciando per strada due punti percentuali, ma soprattutto lasciando per strada quasi tutti i duemila voti della lista Parcaroli sindaco. La riprova che il voto alle regionali sia una sonora bocciatura per la giunta e il Sindaco viene dai dati degli avversari.
Il Pd, che aveva toccato il suo minimo alle comunali 2020, risale di 400 voti con un recupero del 6,8%, il Centrosinistra – depurato dai voti del Movimento cinque stelle che era in coalizione stavolta, ma che alle comunali e regionali del 2020 si presentava da solo – ha preso quasi gli stessi voti (furono 7373 nel 2020) superando i settemila consensi, ma con una percentuale che sale dal 34,7 al 41,4%.
Oggi dopo cinque anni di giunta Parcaroli la città è contendibile e anzi se si dà credito alle tendenze c’è un Centrosinistra in ripresa e un Centrodestra in evidente affanno, esclusa la polarizzazione attorno a Fratelli d’Italia, con la presenza davvero ingombrante di questo Sindaco e di gran parte della sua giunta che tuttavia FdI s’appresta a voler confermare.
E qui serve un’accennata considerazione rispetto alla riflessione di Vico. S’è letto in questi giorni l’affermazione vera per quanto superficiale che Macerata non esprime una nuova classe dirigente, che sono i dinosauri a condizionare la politica perché non si dà spazio alle generazioni emergenti, perché c’è una sostanziale stagnazione. E’ vero, ma anche no.
Il dato anagrafico non conta nulla: conta la freschezza delle idee, conta la visione internazionale, conta l’esperienza. La verità è che questa giunta che è espressione anche delle segreterie di partito ha dato ampia dimostrazione d’incompetenza ed è ostaggio di una cupola trasversale e criptica che da decenni sgoverna la città costretta in un immobilismo compiacente da parte della popolazione.
Recentissime nomine ai vertici della struttura amministrativa del Comune promosse (o subite?) da Sandro Parcaroli sono la dimostrazione che questa giunta per il tramite del suo Sindaco e di almeno un paio di assessori è eterodiretta e protegge conventicole alcune di alto cabotaggio, altre dedite ad affari di bottega. Non il bene comune né il bene del Comune (ci sarà modo di occuparsi del bilancio) hanno guidato questo Sindaco, ma la mera conservazione del potere attraverso un compromesso continuo per non turbare lo status quo.
Macerata dice di sé di essere la città della pace e l’Atene delle Marche. Beh siamo al punto che la pace è forse quella eterna e per quel che riguarda Pericle deve essersi preso un lunghissimo periodo di ferie. Sono rimasti però i numeri e quelli non perdonano.
Il dibattito sulla crisi della Sarnano Terzo Millennio (STM) e sulle scelte procedurali per il suo risanamento si infiamma. Dopo quelle che definisce una "serie di falsità e menzogne" diffuse sui social e sulla stampa, il capogruppo consiliare Giacomo Piergentili (lista “Insieme per Sarnano”) interviene con una nota decisa per ristabilire quella che definisce "la verità dei fatti" sulle Terme di Sarnano e fare chiarezza.
Piergentili attacca duramente coloro che definisce "suggeritori" e "saccenti di turno", accusandoli di non aver compreso la gravità della situazione finanziaria pregressa, che aveva imposto la scelta del concordato.
"I consiglieri dovrebbero sapere", afferma Piergentili con tono polemico, "che per accedere alla composizione negoziata è necessario avere dei numeri a bilancio che consentano la prospettiva di risanamento. Qualcuno ricorda i numeri del bilancio ad agosto? Numeri impietosi, che non potevano passare il test di accesso alla composizione negoziata con immediata inammissibilità".
Secondo il capogruppo, la società, gravata da debiti per quasi 4 milioni generati proprio da "coloro che oggi si ergono a padri nobili", non poteva sostenere alcuna composizione negoziata. Egli mette in discussione anche la posizione del precedente amministratore, Coppari, reo di essere stato "dimissionario per mesi" e di aver rassegnato le dimissioni nuovamente dopo soli cinque giorni dalla revoca.
Piergentili getta ombre anche sulla tanto sbandierata ipotesi di un gruppo romano che avrebbe dovuto rilevare la società e accollarsi la fideiussione. "La storia del gruppo romano, in quel preciso momento, erano solo parole" , dichiara. A riprova, il capogruppo spiega che il sindaco aveva chiesto ufficialmente a Coppari di produrre la proposta scritta sull'accollo della fideiussione: "Sapete la risposta? Il nulla, mai ricevuto nessun documento. Però che gran castelli i suggeritori hanno costruito su questa cosa".
La situazione è cambiata solo "dopo quasi tre mesi di lavoro incessante e silenzioso del nuovo amministratore della STM e dei superconsiglieri". ribadisce Piergentili. Le prospettive sono "evidentemente cambiate, per un verso - aggiunge -, con una operazione di pulizia dei bilanci da poste inesistenti con numeri che oggi, forse, sono in grado reggere il test della Composizione negoziata e, per altro verso, soprattutto con manifestazioni di interesse che i superconsiglieri hanno fatto diventare proposte concrete e non solo favolette politiche bellissime e altre manifestazioni sulle quali stanno lavorando".
"Oggi, finalmente, grazie al loro lavoro, si prospetta qualcosa di concreto", afferma il capogruppo, giustificando la proposta del neo amministratore di rimettere in discussione la delibera precedente per valutare una strada di risanamento più snella.
Piergentili respinge, inoltre, le critiche sui presunti costi, accusando nuovamente l'opposizione di ignoranza: "Non si capisce di cosa i suggeritori si debbano prendere i meriti: visto che la composizione negoziata se iniziata tre/quattro mesi, senza le precauzioni prese oggi dal nuovo amministratore, si sarebbe rivelata uno sfacelo e una perdita economica e sicuramente l'anticamera del fallimento. Veniamo ai presunti costi che i "suggeritori" agitano quale ulteriore spauracchio. Lo sanno i “suggeritori” che la composizione negoziata necessita di un incarico ad un advisor legale e ad uno finanziario e il pagamento di un Esperto, stesse spese che si devono affrontare per un concordato dove anziché l'esperto c'è da pagare un commissario? E lo sanno i “suggeritori” che la composizione negoziata sfocia necessariamente in una altra procedura che alla fine potrebbe addirittura sommare i propri costi con quelli della composizione negoziata? Evidentemente non lo sanno perché gliel'hanno raccontata come la favoletta politica delle favolette".
L'affondo finale è sui responsabili del dissesto: "Coloro che hanno condotto allo sfacelo della STM per oltre quindici anni, oggi lamentano che la nuova amministrazione avrebbe perso un anno". In conclusione, il capogruppo ribadisce che la nuova amministrazione, insediata da circa un anno e mezzo, sta compiendo una seria operazione di salvataggio. "Il tempo è galantuomo e restituirà la verità dei fatti", conclude Piergentili, aggiungendo un monito: "Adesso si dovranno accertare le responsabilità di chi ha creato il dissesto finanziario della società termale".
"È tempo di smetterla con i rinvii: ogni giorno perso si traduce in un euro in più nelle bollette dei cittadini". Con queste parole la consigliera comunale di Macerata, appartenente al gruppo misto, Sabrina De Padova, interviene con forza nel dibattito sulla gestione dei rifiuti e sulla nuova discarica provinciale, chiamando in causa direttamente l’assemblea dei sindaci e il Cosmari.
Secondo De Padova, l’intero territorio maceratese sta pagando "anni di immobilismo e scelte mancate", che hanno generato un aumento costante dei costi e ricadute dirette sulle famiglie attraverso una Tari sempre più pesante. Assemblee rinviate, piani d’ambito mai approvati, decisioni sospese e bilanci in difficoltà: per la consigliera, il quadro è quello di "un sistema che continua a rimandare mentre i problemi crescono".
Nel suo comunicato, De Padova ricorda come Macerata abbia già ospitato in passato due discariche nell’area della Pieve, lasciando sul territorio conseguenze che non possono essere ignorate nel dibattito attuale. Per questo, sottolinea, il capoluogo non può essere nuovamente considerato senza tener conto degli oneri ambientali già sostenuti.
La mancata individuazione di una nuova discarica avrebbe inoltre prodotto un vero e proprio effetto domino: più rifiuti inviati fuori provincia, costi di trasporto e smaltimento in aumento, bilanci Cosmari in tensione e, inevitabilmente, rincari TARI a carico dei cittadini.
Per la consigliera, però, non basta stabilire dove collocare l’impianto: per ridurre realmente i costi occorre una riforma strutturale, ovvero l’introduzione della tariffa puntuale, il sistema che fa pagare in base alla quantità di rifiuto indifferenziato effettivamente prodotto.
Una misura già adottata in diversi Comuni italiani, dove ha portato a risultati concreti: "Premia chi differenzia di più, riduce il secco residuo e alleggerisce il carico sul sistema provinciale".
De Padova punta il dito contro la gestione dell’assemblea dei sindaci, denunciando l’assenza di una visione comune e ricordando che "continuare a rimandare significa far pagare di più i contribuenti". Macerata – afferma – deve rimanere protagonista nelle scelte future, ma "non può subire altri sacrifici dopo quelli già affrontati con le discariche del passato".
Il messaggio finale è una chiamata all’azione: "È il momento di passare dalle parole ai fatti. I cittadini non possono continuare a essere il banco su cui si scaricano incertezze e indecisioni politiche".
Continuano a manifestarsi in Europa e in Italia episodi di censura liberale con tanto di mordacchia democratica. Non soltanto vengono proibiti i concerti e le esibizioni di artisti russi, come pochi giorni fa è accaduto a Verona. Vengono anche boicottate le conferenze di studiosi, come è successo a Torino, ove è è stata annullata la conferenza sulla Russia che sarebbe dovuta essere svolta da Angelo D'Orsi, storico professore di scienze politiche ed esperto studioso di Antonio Gramsci. Per impedire la conferenza, leggiamo sul "Fatto quotidiano", pare siano intervenuti direttamente Pina Picierno e Carlo Calenda, l'uomo che si è fatto tatuare sul braccio il tridente ucraino.
La situazione si fa ogni giorno più grave e merita qualche pur telegrafica considerazione critica. Una sedicente democrazia che proibisca attività culturali e conferenze pubbliche in cosa si distingue ancora da un regime dittatoriale? Ovviamente, la narrazione liberale dice che rientra pienamente nei perimetri della democrazia liberale impedire la diffusione di idee pericolose per la conservazione della stessa democrazia liberale. È il noto paradosso di Popper, secondo cui nella open society non bisogna essere tolleranti con gli intolleranti: dico paradosso, dacché basta indicare colui che ha idee diverse dalle nostre come intollerante per potergli agevolmente negare il diritto di parola.
Anche qui, oltretutto, si esibisce la mediocrità della filosofia politica di Popper (che resta un valido filosofo della scienza ma un pessimo filosofo della politica): mediocrità che, come è noto, raggiunge il suo punto massimo nella liquidazione, da parte di Popper, di Platone, Hegel e Marx come totalitari. Tanto più grande di Popper appare allora Spinoza, il massimo teorico moderno della democrazia: nella democrazia, spiega Spinoza, ciascuno deve avere il diritto di dire liberamente tutto ciò che pensa (libertas philosophandi).
Del resto, come si nota nel "Trattato teologico-politico", probabilmente il testo più rivoluzionario dell'intera modernità filosofica, se si nega ai cittadini tale libertà, essi continueranno a pensare in privato ciò che vogliono e, oltre a ciò, nutriranno sentimenti di crescente ostilità verso lo Stato che reprime il loro pensiero.
Trascuro scientemente di fare anche solo un raffronto fra la cultura di Angelo D'Orsi e quella di Picierno e di Calenda: basti ricordare che gli ultimi due già da tempo si battono in nome della censura democratica e della mordacchia liberale, traendo diletto dal proibire conferenze e dal vietare esibizioni culturali di varia natura. Intelligenti pauca, come dicevano i romani.
Se anche vogliamo ammettere, ex hypothesi, che le idee diffuse da Angelo D'Orsi siano false (cosa tutta da dimostrare), ebbene le idee false si combattono con le idee vere, non certo con la censura e con la repressione. Come diceva ancora Spinoza, il vero è index sui et falsi: basta esibire la verità per confutare il falso. È il falso che, non potendo confutare il vero, deve impedirne la libera espressione. La censura oltretutto non serve ed è anzi controproducente, dacché rivela soltanto l'incapacità di confutare le idee del censurato.
E, in effetti, fatico e non poco a immaginare un pubblico dibattito culturale in cui la signora Picierno e il tatuato Calenda riescano a confutare con la forza delle idee e del logon didonai le posizioni di Angelo D'Orsi...
Intanto sta avendo una certa diffusione in rete l'immagine trionfale dello stesso Calenda, uno tra i più impenitenti liberal-atlantisti d'Europa, che ostenta baldanzosamente il tatuaggio del tridente ucraino recentemente fatto sul proprio braccio. Con orgoglio, l'araldo del pensiero unico liberal-atlantista dice così: "Ce lo siamo tatuati per la vita".
Una prova ulteriore a sostegno della tesi che da tempo andiamo sostenendo, ossia che, accanto agli invasori e agli invasi, esistono anche gli "invasati", ossia quelli che si lasciano annebbiare lo sguardo dall'ideologia. Già da tempo, in effetti, Calenda sostiene posizioni radicalmente ideologiche, propugnando la difesa delle irragionevoli ragioni di Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood.
Quando si parla di Ucraina, letteralmente Carlo Calenda smette di ragionare e spara come una mitraglia sentenze ad alto tasso ideologico se not propagandistico.
Ognuno naturalmente fa tatuare sul proprio corpo ciò che desidera, su questo nulla quaestio. Ma mi punge vaghezza di far pacatamente notare a Carlo Calenda che i tatuaggi hanno la prerogativa di essere indelebili o, se si preferisce, non così facilmente cancellabili. E spesse volte i tatuaggi testimoniano di storie d'amore finite male.
Nel caso specifico, che ne sarà del tatuaggio del tridente ucraino quando, presto o tardi, emergerà tutta la verità su questa oscena guerra d'Ucraina, conflitto voluto e propiziato dall'occidente a trazione americana con l'obiettivo di far capitolare la Russia di Putin e, oltretutto, utilizzando a mo' di manovalanza il battaglione Azov?
Segnatevi comunque questo giorno: tra 5 o 6 anni vedremo se sul braccio di Calenda verrà ancora ostentato il tatuaggio col tridente ucraino. O se sarà una storia d'amore finita male, come non ci pare del tutto implausibile che potrà accadere...
L'Officina delle Idee per Macerata, il laboratorio civico nato dalla volontà di cittadine e cittadini di unirsi "senza ruoli precostituiti e senza bandiere", ha ufficialmente inaugurato la sua seconda fase di lavoro con una presentazione alla stampa tenutasi oggi, sabato 15 novembre 2025. L'iniziativa, che si propone di mettere a disposizione della città un documento programmatico in vista delle elezioni amministrative del 2026, entra ora nel vivo con un ciclo di incontri pubblici dedicati all'ascolto e al confronto con il tessuto associativo del territorio.
All'incontro di presentazione, che ha visto la partecipazione tra gli altri di Eleonora Sarti, Ilaria Bucchi e dell'ex rettore Unicam Flavio Corradini, è stato ribadito il carattere civico, inclusivo e plurale dell'Officina.
"Siamo qui per condividere un percorso che nasce dalla volontà di tante cittadine e tanti cittadini di Macerata di mettersi insieme, per il bene della nostra comunità. Officina delle Idee è, prima di tutto, la risposta a un bisogno di futuro," ha affermato Corradini, sottolineando che il lavoro svolto non è di proprietà di nessuno, ma sarà interamente a disposizione della città.
Il metodo è la vera chiave di volta dell'iniziativa, che mira a capovolgere il tradizionale approccio alla politica, passando dal modello del "penso io per te che mi hai votato" a un "ti voto per fare quello che abbiamo pensato insieme". L'obiettivo è costruire un programma quanto più possibile condiviso, facendo prevalere la forza delle idee per Macerata sugli interessi di parte. "Non c'è centrodestra, non c'è centrosinistra dentro l'Officina: c'è solo – ed esclusivamente – Macerata", hanno ribadito i promotori.
La prima fase, conclusasi a luglio con la redazione di un documento articolato sui principali temi strategici (che spaziano dalla cultura al turismo, dalla sanità al welfare, dalla partecipazione alla mobilità, fino all'inclusione, alla sicurezza, all'innovazione, al rilancio del centro storico, alla valorizzazione dei quartieri e al rapporto con il territorio circostante), lascia ora spazio all'ascolto della comunità. Associazioni, categorie e comitati sono invitati a confrontarsi sul lavoro svolto, proporre integrazioni e indicare priorità.
Sono già stati calendarizzati tre incontri pubblici che si terranno presso la sala riunioni dell'Arci in via Verdi 10/A, tutti con inizio alle ore 18:00.
Il primo incontro si terrà martedì 25 novembre, dalle 18:00 alle 20:00, e sarà dedicato al tema cultura e creatività per una città viva e accogliente. Saranno invitate le associazioni culturali, quelle socio-ricreative, e i comitati e organismi di partecipazione, per discutere di sviluppo e valorizzazione della vocazione culturale di Macerata, turismo culturale, responsabile e sostenibile, e l'attenzione al centro storico, ai quartieri e alle frazioni. Altri argomenti in agenda saranno lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche e la mobilità, la partecipazione e la trasparenza.
Il secondo appuntamento è fissato per giovedì 27 novembre, sempre dalle 18:00 alle 20:00, e avrà come tema comunità solidale: volontariato, memoria e inclusione. Le associazioni invitate saranno quelle sociali e di volontariato, e gli enti e le organizzazioni attive nella solidarietà e nella memoria collettiva. Le tematiche di riferimento includono il welfare, la sanità, la sicurezza e i servizi pubblici, oltre all'immigrazione e all'inclusione.
Infine, lunedì 1 dicembre, dalle 18:00 alle 20:00, si terrà l'incontro su benessere e sostenibilità: una città che si muove e respira. Sono invitate le associazioni sportive e quelle ambientali. Si affronteranno temi chiave come ambiente, mobilità sostenibile e smart city, sviluppo economico e lavoro verde, turismo lento e sostenibile. Il dibattito toccherà anche lo sviluppo economico, il lavoro, l'imprenditoria, il commercio, l'artigianato, l'agricoltura e le politiche giovanili per lo sviluppo e il lavoro.
L'Officina delle Idee invita tutti i cittadini e le associazioni a partecipare attivamente, portando il proprio contributo per dare idee chiare e una visione responsabile al futuro della città.
MACERATA – Una sala dell’Asilo Ricci gremita, con una buona presenza di pubblico e diversi esponenti della giunta comunale: così si è svolto oggi, venerdì 14 novembre, l’incontro promosso dal Circolo della Rosa per riflettere sul futuro politico di Macerata dopo le elezioni regionali 2025, che hanno lasciato il capoluogo senza alcun rappresentante in Giunta. Un evento che, nelle intenzioni degli organizzatori, doveva essere un momento di analisi profonda e di confronto franco. Così è stato, grazie a interventi che non hanno risparmiato critiche, autocritiche e richiami alla necessità di ricostruire una classe dirigente credibile.
L’avvocato Bruno Mandrelli, promotore dell’iniziativa, ha introdotto le ragioni dell’incontro: “Lo spunto arriva dal risultato delle regionali, che consegnano una Macerata completamente assente dalla Giunta regionale. È un dato che ritengo preoccupante, e che non possiamo archiviare in modo superficiale. La domanda che pongo – e che affido anche ai giornalisti – è se questo risultato possa essere collegato al calo costante dell’affluenza. È un tema che riguarda la credibilità della politica, la capacità di coinvolgere, la distanza dai cittadini”.
Mandrelli ha poi chiesto ai giornalisti presenti – Patrassi, Porzi e Cambi – di offrire una lettura indipendente e radicata nella vita quotidiana della città.
Luca Patrassi ha fornito un’analisi dura, a tratti impietosa: “Siamo di fronte a un fatto storico: per la prima volta in cinquant’anni di Regione Marche, Macerata non esprime un rappresentante in Giunta. Questo non è un incidente: è la fotografia di una classe politica cittadina che è scomparsa da tempo. Per descriverla ci sarebbe da osservare un minuto di silenzio”.
Patrassi ha criticato la tendenza di destra e sinistra a scaricarsi le responsabilità: “A forza di dire che è colpa dell’altro, siamo arrivati a non sapere più nemmeno di chi sia la colpa. Forse è anche dei maceratesi, che non sono riusciti a fare squadra come invece è accaduto nei piccoli centri della provincia, dove la politica locale ha prodotto risultati più coesi e una rappresentanza più forte”. Ha aggiunto un passaggio significativo sulle dinamiche istituzionali: “Macerata subisce decisioni prese altrove. Benediciamo interventi del PNRR senza che ci sia una reale capacità di incidere sulla loro utilità o priorità. La filiera di centrodestra non ha offerto spazi di dialogo, ma non si può ignorare che anche i partiti locali non sono riusciti a sostenere i propri candidati”.
Il suo auspicio finale: “Spero che ci sia ancora qualcuno disposto a costruire un progetto di squadra, serio e credibile, capace di dare concretezza alla politica maceratese”.
Gaetano Porzi ha scelto di intervenire riportando uno spunto emerso nei giorni successivi al voto: “Ho sentito Carancini dire che forse il messaggio non è arrivato. Ma l’ho percepita come una frase che tendeva più a chiudere la questione che ad aprirla. La domanda vera è: cosa si è sbagliato? Si è fatta una valutazione seria, approfondita? Io non l’ho vista”. Porzi ha chiarito: “Non credo che il problema sia di linguaggio. Non è una questione di parole più morbide o più dure. Il problema è di metodo: di come ci si confronta, di come si costruisce una campagna elettorale, di come ci si presenta come gruppo dirigente. Servono autocritica e ripartenza, non recriminazioni rituali”.
L’intervento di Carlo Cambi è stato tra i più analitici e radicali. Ha esaminato il voto numericamente: “I numeri dicono una cosa molto chiara: a Macerata le elezioni le ha perse il centrodestra. Acquaroli nel 2020 prese 12.251 voti: oggi ne perde quasi tremila. Il centrosinistra perde meno di mille voti in città”. Da qui, la lettura più ampia: “Ha perso il centrodestra, ha perso Parcaroli, perché il suo ‘brand’ non tira più. Ma soprattutto ha perso Macerata. Non abbiamo consiglieri regionali non per un incidente della storia, ma perché la città non è più in grado di esprimere un peso politico reale”.
Cambi ha delineato un quadro del declino: “Siamo l’unico capoluogo senza segretari provinciali nei principali partiti: l’unico è il PD. Tutti gli altri hanno segreterie altrove. Non abbiamo imprese leader: nessuna delle più importanti delle Marche ha sede a Macerata. La città ha perso la propria capacità produttiva, e con essa quella politica. Come possiamo competere con territori come Tolentino, Civitanova, San Severino, Treia? Pretendere rappresentanza senza un sistema economico, culturale e amministrativo forte è illusorio”.
Sulla sanità: “Le baruffe sul tema sanitario sono state incredibili. Si è discusso senza affrontare il punto fondamentale: vogliamo un sistema efficiente o efficace? La riforma che ha trasformato gli ospedali in AST è vecchia. Se in campagna elettorale non sfidi l’elettore su temi veri, poi vincono le tessere, e infatti così è stato”.
Massimiliano “Sport” Bianchini ha portato un punto di vista molto critico sul sistema elettorale: “A Macerata si parla di politica solo durante la campagna elettorale. Il resto dell’anno c’è silenzio totale. La legge elettorale regionale penalizza il centrosinistra, ma il problema è più ampio: mancano liste vere. La lista Ricci non era una vera lista. Quella di Parcaroli, per chi l’ha vissuta, è stata un’esperienza terrificante. Questo modo di fare politica allontana i cittadini e contribuisce al crollo della partecipazione.”
Bianchini ha aggiunto un giudizio sulla storia recente: “Macerata ha perso tanto quando Marcolini non è diventato presidente della Regione. È stata una ferita profonda per il centrosinistra. Carancini in città ha avuto un risultato altissimo, quasi anomalo, mentre Menghi ha fatto una campagna isolata. La domanda è: siamo in grado di mettere insieme il meglio della politica cittadina?”.
A questo punto hanno preso la parola i consiglieri regionali uscenti, i primi sconfitti da questo risultato elettorale. L’intervento di Anna Menghi ha mescolato memoria politica, autocritica e appello alla trasparenza: “Sono in politica da 35 anni e già allora a Macerata c’era confusione tra destra e sinistra. La politica deve trovare soluzioni, deve parlare ai problemi delle persone. Io ho sempre fatto opposizione con chiarezza e responsabilità".
Ha riconosciuto un merito a Parcaroli: “Gli va dato atto di aver reso possibile un’alternativa per il centrodestra". E sul clima politico: “L’elettore è stanco. Io faccio politica vecchio stile: chi mi ama mi segua. Ma questa città deve trovare più coraggio. Bisogna tornare a dire le cose senza paura, riconoscere i difetti e le responsabilità politiche, non quelle personali”.
Romano Carancini ha portato un’analisi dettagliata: “Manca un consigliere regionale sia al centrodestra che al centrosinistra. Ma è il centrosinistra ad aver perso più gravemente. Ricci ha 23mila voti in meno rispetto ai precedenti appuntamenti, 16mila persi nella provincia di Pesaro. Anche se avesse pareggiato il 2024, sarebbe comunque arrivato dietro ad Acquaroli”.
L'ex consigliere regionale ha individuato l’errore principale: “Non abbiamo capito che la campagna elettorale doveva parlare alla sfiducia. Tema enorme, certificato dall’astensione. È stata un’occasione persa". Guardando all'imminente appuntamento elettorale dell'elezioni comunali: “Tra 7-8 mesi si vota ia Macerata ma anche in altre città importanti come Fermo, Senigallia, San Benedetto. Dobbiamo affrontare questa fase con convinzione. Tornare a essere una città che partecipa è fondamentale”.
Il segretario provinciale del PD Angelo Sciapichetti invece ha posto tre emergenze, relative a partecipazione, partiti e coalizioni, “La provincia di Macerata è quella in cui si è votato di meno. È un dato drammatico, segno di un male profondo per la democrazia. La politica non interessa più ai cittadini perché si concentra sullo scontro personale invece che sui problemi concreti. Il PD ha responsabilità precise. Dobbiamo fare un’analisi seria e capire perché non riusciamo più a interpretare le trasformazioni della regione. Il centrosinistra non è credibile agli occhi dell’elettorato. Le liste civiche o sono vere o non hanno senso. Il centrodestra da trent’anni si presenta unito: il centrosinistra no”.
Ha chiuso con un ritratto della città: “Macerata ha perso il ruolo di capoluogo da tempo: Banca Marche, la riforma delle province, la debolezza della classe dirigente. Ora dobbiamo ascoltare i cittadini, proporre idee nuove, costruire una partecipazione vera”.
A concludere la giornata sono stati gli interventi di Fabio Pallotta, Nicola Perfetti e Marco Sigona, che hanno portato una riflessione sul futuro della città e sulle possibili strategie per rilanciare la politica locale. Il dibattito si è così chiuso lasciando alla città un quadro chiaro delle sfide da affrontare: partecipazione, rappresentanza e qualità della classe dirigente saranno le chiavi per il futuro politico del capoluogo, che deve tornare ad esser tale, non solo sulla carta.
Un "no secco, forte e chiaro" all’ipotesi di una nuova discarica nel territorio comunale di Macerata. È la posizione espressa da Forza Italia Macerata, attraverso una nota firmata dall’assessore Riccardo Sacchi, dal segretario comunale Barbara Antolini e dal capogruppo in Consiglio comunale e provinciale Sandro Montaguti.
Secondo gli esponenti azzurri, Macerata “ha già dato abbondantemente in passato”, dopo “decenni di convivenza forzata con la discarica della Pieve”, e non può essere chiamata di nuovo a sopportare “il peso di scelte sbagliate e rinvii colpevoli”.
“Forza Italia – si legge nella nota – non permetterà che l’assenza di visione e programmazione politica degli ultimi vent’anni ricada oggi sulle spalle dei maceratesi, che meritano rispetto e lungimiranza amministrativa”.
Il partito sottolinea come la contrarietà alla nuova discarica non sia solo una battaglia territoriale ma anche una presa di posizione culturale e ambientale: "Le discariche – scrivono Sacchi, Antolini e Montaguti – rappresentano un modello obsoleto e superato. È necessario un cambio di paradigma verso un sistema che punti su riduzione dei rifiuti, riciclo, riuso e innovazione".
Gli esponenti forzisti hanno inoltre espresso apprezzamento per la posizione del sindaco e presidente della Provincia, Sandro Parcaroli, e dell’assessore comunale Laviano, che si sono già detti contrari all’ipotesi di una nuova discarica nel territorio.
"Forza Italia Macerata – conclude la nota – sarà in prima linea per sostenere ogni iniziativa politica, istituzionale e, se necessario, giudiziaria finalizzata a impedire che la nostra città ospiti un nuovo impianto di smaltimento. Lo faremo con determinazione, in difesa della salute dei cittadini, della qualità dell’ambiente e della dignità del territorio, pronti a collaborare con i comitati e la cittadinanza". "Macerata ha già dato. È ora di dire basta e di costruire una visione diversa: una città che guarda al futuro", chiosano Sacchi, Antolini e Montaguti.
"Un’opportunità unica per l’economia del Maceratese, frutto di un importante lavoro di squadra, che permetterà anche ai nostri territori di attrarre maggiori capitali per stimolare la crescita delle nostre imprese”. Così il Presidente della Provincia, Sandro Parcaroli, ha commentato l’approvazione in via definitiva anche da parte della Commissione Bilancio della Camera del disegno di legge che allarga il perimetro della Zona economica speciale (Zes) unica anche alle Marche e all’Umbria.
Le due regioni si aggiungono così alle otto che già facevano parte della Zes unica (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). Nella Zes, per le aziende attive sul territorio (e per quelle che vi si insedieranno) sono previste semplificazioni amministrative e agevolazioni agli investimenti, con l'obiettivo di favorire la ripresa economica e sostenere la competitività delle imprese.
"Personalmente è un obiettivo che attendevo da cinque anni - aggiunge Parcaroli - e, per questo, voglio ringraziare il Governo, il Presidente Giorgia Meloni per l’impegno assunto in campagna elettorale e oggi mantenuto e anche il Commissario alla Ricostruzione, Guido Castelli, da sempre in prima linea per lo sviluppo delle nostre realtà locali. L’estensione della Zes alle Marche è un segnale concreto di vicinanza ai cittadini e ai territori".
Non si farà, almeno per ora, la settimana corta nelle scuole primaria di Montelupone che condivide l’Istituto comprensivo con Potenza Picena. La proposta, sostenuta dal Comune di Montelupone e dal sindaco Rolando Pecora, prevedeva la chiusura del sabato e un rientro pomeridiano aggiuntivo, come già accade in molte scuole italiane ed europee.
«Da padre, nonno e amministratore – spiega Pecora – credo che un giorno in più insieme ai propri figli non possa che fare bene. In molte realtà questa scelta si è rivelata positiva anche dal punto di vista didattico».
L’iniziativa, condivisa con la dirigente scolastica, aveva ricevuto pareri favorevoli da parte del corpo docente e di una parte dei genitori di Montelupone, ma non ha ottenuto l’approvazione complessiva in sede di Consiglio d’Istituto.
«Peccato – commenta il sindaco – si è persa un’occasione per sperimentare un modello utile alle famiglie e ai bambini. Ma il confronto resta aperto, e continueremo a lavorare per migliorare la qualità della vita scolastica e familiare della nostra comunità».
Al centro del dibattito politico locale torna la questione dei costi per i lavori di riqualificazione di Piazza Matteotti. A seguito del Consiglio Comunale del 7 novembre, durante il quale è stata approvata una variazione di bilancio, il gruppo di minoranza "Idea Futura" interviene con una nota critica per analizzare l'aumento delle spese.
L'intervento del gruppo consiliare esordisce ponendo un quesito centrale e polemico sull'onere finanziario finale dell'opera:"Idea Futura: “Quanto costerà alla fine l’intervento di riqualificazione di Piazza Matteotti? Nel Consiglio Comunale del 7 Novembre scorso la maggioranza del sindaco con delega ai Lavori Pubblici Noemi Tartabini ha approvato la ratifica di una variazione di bilancio già disposta d’urgenza con una delibera di Giunta. Tra le altre previsioni la variazione ha per oggetto un ennesimo incremento di spesa di 28.831,97 € della riqualificazione di Piazza Matteotti per l’acquisto di nuovi corpi illuminanti".
Il gruppo di minoranza individua la causa scatenante di questo ulteriore stanziamento nella gestione dei fondi per l'illuminazione, originariamente previsti da un'altra linea di finanziamento che non ha avuto esito positivo: "Ma perché si è reso necessario quest’ultimo provvedimento? I nuovi corpi illuminanti nelle intenzioni della Giunta dovevano essere finanziati dal Bando “Borghi Accoglienti”, ma il progetto avanzato dal nostro Comune non è stato finanziato dalla Regione Marche e quindi sono servite di nuovo ulteriori risorse dal nostro Bilancio".
L'analisi di "Idea Futura" si sposta poi sulla lievitazione complessiva dei costi, evidenziando una discrepanza significativa tra la stima iniziale e l'importo attuale, e proponendo un parallelo con un contesto di spesa privata: "Il progetto iniziale di 540mila euro è stato più volte rifinanziato fino ad arrivare ad oggi alla mirabile cifra di 860mila euro. Un incremento di spesa di 320mila euro, tutti a carico del Comune, che corrisponde al +60% dell’importo inizialmente previsto! E’ come se un qualsiasi cittadino dovesse ristrutturare il proprio appartamento e a fronte di un preventivo iniziale di 100mila euro, alla fine l’impresa presentasse un conto di 160mila. Come reagireste voi di fronte ad un aumento simile?"
Vengono inoltre sollevate perplessità di natura tecnica e progettuale, in particolare riguardo alla mancata previsione di opere accessorie ritenute fondamentali per le reti tecnologiche e infrastrutturali: "Tutto questo poi senza aver nemmeno previsto le tubazioni per l’interramento dei cavi aerei della rete elettrica, telefonica e fibra, o il rifacimento della rete del metano, con il rischio di dover “sfasciare” nuovamente tutto in caso di rottura.
Temiamo poi che a questi incrementi saranno da aggiungere anche le spese per il pagamento degli scavi archeologici effettuati in Piazza su ordine della Soprintendenza, che non sono compresi al momento nel quadro economico del progetto, nonostante la minoranza avesse chiesto nei mesi scorsi un’indagine preventiva archeologica accurata prima di iniziare i lavori".
La contestazione del gruppo travalica il singolo cantiere di Piazza Matteotti, per mettere in discussione la sostenibilità economica dell'intero piano di rigenerazione urbana e le sue ricadute sul bilancio comunale: "A questo punto la domanda sorge spontanea: quanto costerà alla fine l’intervento di riqualificazione di Piazza Matteotti?! Aveva ragione o no Idea Futura quando denunciava che gli importi dei 9 progetti di rigenerazione urbana erano sottostimati ed avrebbero comportato un impegno di molte altre risorse del Bilancio Comunale sottraendole alle manutenzioni stradali, degli immobili o del verde per fare alcuni esempi?"
Il sindaco Tartabini arrampicandosi sugli specchi ha provato a giustificare le scelte fatte, dicendo che a suo avviso no, i 9 progetti PNRR non erano stati sottostimati! Peccato che con l’ultimo punto all’ordine del giorno la stessa maggioranza abbia votato altri 42mila euro di aumento per altre 3 opere finanziate dal PNRR: Torre Civica, Palazzo Menghini e Teatro Mugellini. In pratica dando ragione alla minoranza.
Anche per questo il nostro voto non poteva che essere di netta contrarietà non volendo certo avallare gli errori compiuti della giunta Tartabini".
L’amministrazione comunale di Tolentino interviene nel dibattito sollevato dall'ex assessora Flavia Giombetti, la quale ha chiesto al Ministero di revocare i fondi statali destinati all'Ente in seguito alle minacce subite. L'accusa principale mossa da Giombetti riguardava la scelta del Comune di non costituirsi parte civile nel procedimento penale, chiuso con il patteggiamento del responsabile.
L'Amministrazione risponde con "sincero stupore", respingendo l'idea di essersi "voltata dall’altra parte" e difendendo la propria gestione dell’episodio e dei fondi.
La replica dell'Amministrazione chiarisce la dinamica processuale che ha portato alla controversa decisione: "Il patteggiamento alla prima udienza, richiesto dall’imputato e accolto dal Giudice con conseguente condanna a quattro mesi, ha impedito l’apertura dell’istruttoria dibattimentale e il proseguimento del processo", afferma il sindaco Mauro Sclavi.
Viene sottolineato che la chiusura rapida del procedimento è avvenuta perché "il soggetto resosi protagonista dei reati ha scelto di assumersi sin da subito ogni responsabilità". Se il processo fosse proseguito, l'Amministrazione dichiara che avrebbe ovviamente partecipato alla successiva udienza, "confermando quanto accaduto come ho già fatto in ogni occasione sia stato chiamato a testimoniare quanto a mia conoscenza circa questa vicenda".
Il Comune spiega che la scelta di non costituirsi parte civile non è stata dettata da inerzia, ma da una valutazione pratica e di principio: "La costituzione di parte civile sinceramente non mi interessava perché non sono interessato a risarcimenti pecuniari personali", prosegue Sclavi .
Inoltre, si precisa che, data la richiesta di patteggiamento, l'unica conseguenza aggiuntiva della costituzione di parte civile da parte del Comune sarebbe stata "solo la condanna al pagamento delle spese legali sostenute dal Comune, nulla più". L'obiettivo primario è stato invece raggiunto: "Importava, ed è accaduto, che il responsabile fosse condannato".
Il primo cittadino contrattacca duramente le intenzioni dell'ex assessora di far revocare i fondi, dimostrando che le risorse sono già destinate a iniziative concrete contro la violenza che coinvolgono le scuole di Tolentino.
A prova di ciò annuncia: "Il 25 novembre si terrà una manifestazione degli studenti contro la violenza patrocinata e sostenuta dal Comune proprio con parte di quel fondo ottenuto per le minacce che la Giombetti vorrebbe far revocare". La nota conclude con un appello alla responsabilità, bollando l'azione di Giombetti come un tentativo strumentale: "Va benissimo cercare di rimanere sulla cresta dell’onda, ma è inaccettabile che si tenti di farlo a discapito della città".
"Certo che è proprio vero che ormai in politica può entrare chiunque e parlare a vanvera su argomenti di sostanza per le comunità locali così come la gestione del Cosmari, come ha fatto il signor Paolo Dignani". Così l'ex sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, replica in una nota al coordinatore di Civico22, Paolo Dignani che, nei giorni scorsi, aveva bollato come "non accettabile" una eventuale nuova candidatura dello stesso Pezzanesi a primo cittadino in vista delle prossime tornate amministrative (leggi qui).
Pezzanesi descrive Civico22 come il "movimento politico che ha determinato l’ascesa dell’attuale amministrazione tolentinate nelle elezioni del 2022, la peggiore che mai Tolentino abbia avuto". "Avrei taciuto e mi sarei scusato con i cittadini di Tolentino e con le realtà produttive, culturali, sportive e sociali della città stessa, per l'incapacità, l'arroganza e il non ascolto dell'amministrazione attuale nei confronti delle realtà citate", rincara la dose l'ex sindaco.
"Un disastro al quale tentai a suo tempo di porre riparo avvisando gli elettori del rischio a cui andavano incontro, ma con il fondamentale aiuto del movimento Civico 22 i 'non amministratori' vinsero, si insediarono e cominciarono a picconare tutte le cose buone previste dalle precedenti Amministrazioni Pezzanesi, riducendo la citta in fin di vita - aggiunge -. Non c’è cosa o progetto che non sia opera delle precedenti amministrazioni e tutti i cittadini lo sanno, indipendentemente dalle fandonie e dalle bugie dei predicatori di turno".
"Fortunatamente dopo tanta disgrazia amministrativa, si avvicina il termine della scadenza dell'attuale amministrazione ed allora Dignani, ha trovato opportuno e di buon gusto intervenire sull'argomento con un metodo tutto suo, cioè partendo dalla storia Cosmari nel mio periodo di presidenza (meno di un anno) - sottolinea Pezzanesi -. Se avesse conosciuto cosa significa il rispetto e il desiderio di verità si sarebbe sicuramente documentato meglio, e avrebbe saputo che nel periodo della mia breve presidenza (voluta dai Sindaci e non richiesta da me), i progetti e le azioni da sviluppare, una volta discussi in Consiglio di Amministrazione, venivano portati per la decisione finale all'Assemblea del Cosmari, massimo organo deliberativo composto dai sindaci del territorio maceratese, con in più il comune di Loreto. Così come previsto dallo Statuto del Cosmari che ovviamente ignora".
"Parlare non costa nulla ma dire fesserie o peggio bugie strumentali su argomenti così importanti è davvero riprovevole o almeno inopportuno. Dignani deve sapere, inoltre, che il Cosmari ha sempre avuto la sensibilità e l’accortezza di chiedere pareri preventivi a valenti professionisti su ogni tematica per cui si ritenesse opportuno e, quindi, anche sulla compatibilità della mia carica di sindaco con la carica di presidente del Cosmari prima della mia stessa elezione - osserva Pezzanesi -. Il parere sostanzialmente diceva che, in base a quanto stabilito, dalla legge dello Stato 39/13 coloro che venivano indicati come componenti del CdA del Cosmari e che erano ancora in carica presso Comuni di appartenenza con più di 15.000 abitanti, erano compatibili purchè non avessero avuto dall’Assemblea del Cosmari deleghe amministrative".
"Nel Consiglio di Amministrazione del Cosmari, a seguito di un esposto anonimo all'Anac, vi erano due casi identici di eventuale incompatibilità entrambi sottoposti alla lente di ingrandimento dell'Anac - ricorda ancora Pezzanesi -. Uno riguardava il vicesindaco di Corridonia in carica (città con più di 15.000 abitanti) e il sindaco di Tolentino anche lui in carica con più di 15.000 abitanti. In merito, il presidente dell'Anac nella seduta del Consiglio di Autorità del 30/03/2022 scriveva che il Collega del Comune di Corridonia era in regola con la legge dello Stato perché appunto non aveva deleghe amministrative, mentre per quanto riguarda il mio caso, che pure non avevo deleghe amministrative, nel Consiglio di Autorità del 30/08/2022 dichiarava l’incompatibilità. Due pesi e due misure per la stessa identica cosa".
"Mi corre quindi l'obbligo di farle presente che le sue origini oratoriane la dovrebbero portare alla ricerca della verità e della giustizia ma, a quanto vedo, queste caratteristiche le ha smarrite nel tempo", afferma Pezzanesi rivolgendosi a Dignani.
"In realtà carte e leggi alla mano, fu commessa una grande ed incomprensibile parzialità che ancora oggi qualcuno artatamente e slealmente narra a suo piacimento. Val la pena di ricordare, comunque, che in quei pochissimi mesi di presidenza che precedettero le mie dimissioni e che, per normativa prima e decisione personale dopo, non mi videro percepire nessun compenso, fummo protagonisti con l’approvazione dell’Assemblea dei Sindaci di provvedimenti importantissimi per le sorti del Cosmari e per la qualità del servizio che avremmo potuto rendere ai cittadini". È quanto dichiara Pezzenesi facendo riferimento al "progetto del Biodigestore volto al trattamento dell’organico e alla produzione di bio metano insieme all’installazione dei primi cassonetti intelligenti; il progetto di costruzione dell’impianto di trattamento e recupero dei pannolini; il tavolo di discussione, poi concluso, tra l'Ata, il comune di Cingoli ed il Cosmari per un ulteriore abbancamento sulla discarica di Cingoli, contestualmente all'individuazione dei nuovi siti di abbancamento da parte dell'Ata stessa, presieduta dal presidente della Provincia e composta anch’essa da tutti i sindaci della Provincia di Macerata che, ripeto, sono tutti soci votanti all'Assemblea del Cosmari".
"Preoccupato personalmente dell’immobilismo dell'Ata in materia di individuazione dei nuovi siti di abbancamento, scrissi in accordo con il CDA almeno due lettere di sollecito al Presidente dell’Ata, cominciammo il lavoro di ottimizzazione della pianta arganica, terminammo il percorso della formazione degli Ispettori Ambientali - ribadisce Pezzanesi -. Proponemmo, sulla scorta di dati oggettivi, l’annullamento del concorso per il nuovo direttore generale, nell'interesse del Cosmari e nel pieno rispetto delle norme del bando e delle leggi vigenti, e di questo siamo fermamente convinti, nonostante la prima sentenza del Giudice sia a favore del ricorrente per una cifra di circa 120.000 euro, su questo mi auguro fermamente che l'Assemblea dei sindaci ricorra, e lo deve fare entro il mese di novembre per coerenza e spirito di giustizia, perché nessun danno è stato arrecato al ricorrente che, tra l'altro, non poteva e non doveva ignorare gli articoli del bando".
"Ogni decisione presa dal Cosmari è stata discussa e votata dall’Assemblea dei soci sulla base di elementi oggettivi e non frutto della volontà del singolo individuo. Dignani dice oggi che i cittadini pagano e pagheranno ancor di più il costo dello smaltimento dei rifiuti addebitando la responsabilità a chi non ce l’ha e tace sul vero motivo degli aumenti determinati in massima parte dal fatto che in mancanza di siti di discarica sul territorio maceratese, il Cosmari è stato costretto a portare i rifiuti in discariche fuori provincia".
L’atteggiamento dei sindaci della provincia, che sono componenti dell'Ata ed al contempo Amministratori del Cosmari, che hanno tutti fatto palesare al Presidente dell’ATA che nessuno vuole o vorrà sul proprio territorio i siti di discarica così come indicati dalla Società incaricata allo Studio da parte della Provincia di Macerata, è un atteggiamento che contribuisce a diminuire o ad aumentare la tariffa nel presente e nel futuro che ogni cittadino o impresa dovrà pagare? Di fronte alla patetica e surreale esternazione che Dignani ha fatto, dove farnetica qualcosa anche sulle scorse elezioni regionali (tra l’altro perse pesantemente dal Suo raggruppamento politico), dico che se c’è qualcuno in giro che non merita di essere degno di essere accostato ad un futuro e proficuo governo della Città è proprio Lei e il movimento che dice di rappresentare che, ripeto, avrebbe già da tempo dovuto chiedere scusa ai cittadini per i danni procurati alla città, alcuni irreparabili, per aver appoggiato e condiviso l’attuale amministrazione, altro che una classe dirigente nuova".
"Quelli come me le regole le hanno rispettate e le continuano a rispettare perché siamo stati educati non solo al rispetto delle regole e delle leggi, ma anche e soprattutto delle persone, della loro dignità, delle loro famiglie e dei loro affetti, indipendentemente dalle ideologie politiche, ci hanno insegnato alla verità ed al sacrificio e non alle carriere facili o all’accondiscendenza a quel potere di cui Dignani parla e che tanto gli manca. Non sarà Lei e né tantomeno il Suo movimento a decidere chi meriterà di essere il prossimo sindaco di Tolentino, ma sarà prerogativa del Popolo, quel Popolo che ogni giorno subisce le angherie di un’Amministrazione incapace di attendere alle sue funzioni e questo ci garantisce" conclude Pezzanesi.