Marco Bindelli, Vice Presidente della BCC di Civitanova Marche e Montecosaro e consigliere delegato ai rapporti con il Movimento del Credito Cooperativo, interviene a seguito delle recenti parole del Governatore Ignazio Visco sulla nuova legge di riforma delle BCC e sul ruolo delle Federazioni“Nelle considerazioni finali della relazione annuale, anno 2015 – centoventiduesimo esercizio, che per la prima volta non si è svolta in coincidenza con l’Assemblea dei Partecipanti dell’Istituto di via Nazionale, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ha fornito un importante monito alla componente associativa del credito cooperativo.Che la critica fosse importante (e forse inaspettata) lo si rileva dalla celerità con la quale l’ufficio stampa di Federcasse si è apprestato ad inviare ai giornalisti il comunicato stampa con cui difende la storia e l’operato delle Federazioni e puntualizza le funzioni del contratto di coesione previsto dalla nuova legge n. 49/2016, che ha convertito con modifiche il d.l. n. 18/2016, contenente la riforma delle BCC.Ecco cosa ha detto Ignazio Visco dopo aver trattato dei vantaggi della riforma delle banche popolari approvata lo scorso anno: “È necessario – ha detto Visco - dare al più presto piena attuazione alla riforma delle banche di credito cooperativo, condizione indispensabile per rafforzare il comparto e aggiornare il modello di attività a tecnologie e mercati in evoluzione. La Banca d’Italia emanerà in tempi rapidi la normativa secondaria, in coordinamento con la BCE; ci attendiamo un’attuazione altrettanto veloce da parte del sistema. Nel definire l’assetto di gruppo e i rapporti tra le varie componenti, occorre seguire logiche strettamente industriali, mediante un patto di coesione che dia effettivi poteri di governo alla capogruppo, e perseguire con determinazione razionalizzazioni e guadagni di efficienza. La componente associativa può mantenere un ruolo di rappresentanza a livello nazionale e territoriale, senza indebite interferenze sulla pianificazione strategica, sulla gestione operativa e sulle funzioni di controllo del gruppo”.In sostanza, il Governatore di Bankitalia, in riferimento alla riforma della BCC, ha affermato chiaramente che il futuro ruolo delle Federazioni (nazionale e regionali) non potrà che essere di pura rappresentanza (al pari dell’Abi o di Confindustria) e, soprattutto, che non saranno ammesse indebite interferenze delle stesse nell’attività di direzione e coordinamento che la capogruppo eserciterà sulle BCC.Non solo, pur essendo ovvio e scontato in base a quanto previsto dal nuovo art. 37-bis del Testo Unico Bancario (TUB) introdotto dalla nuova legge di riforma del credito cooperativo, Visco ha sentito la necessità di specificare che il processo di costituzione del Gruppo Bancario Cooperativo (GBC) o dei GBC dovrà seguire logiche prettamente industriali tese alla ricerca di razionalizzazioni ed efficienze, facendo intendere chiaramente che non saranno ammesse quelle logiche che, sino ad oggi, hanno spesso caratterizzato il sistema cooperativo.La stessa necessità di puntualizzare la funzione del patto di coesione, ben definita dall’art. 37-bis, comma 3, lett. b, punto 1, del TUB, denota la volontà di porre fine a quel tentativo che si sta attuando di far credere alle Banche di Credito Cooperativo che l’autonomia resterà invariata a seguito dell’adesione ad un GBC.Il contratto di coesione rappresenta lo strumento in base al quale la capogruppo eserciterà il proprio potere nei confronti delle BCC e, in particolare, la propria attività di direzione e coordinamento. Anche per le BCC virtuose la capogruppo fisserà i medesimi indirizzi strategici ed obiettivi operativi previsti per le altre BCC aderenti al gruppo, mentre, relativamente agli altri poteri (diversi da indirizzi strategici ed obiettivi operativi) dovrebbe prevedersi un’applicazione proporzionata alla rischiosità delle banche aderenti.A questo punto, è auspicabile che, oltre alla costituzione di almeno due gruppi, con i decreti attuativi, la cui emanazione è stata annunciata in tempi brevi ed in coordinamento con la BCE, l’organo di vigilanza possa incidere anche sull’elemento più importante per il successo della nuova riforma e dell’intero sistema di credito cooperativo: la governance della capogruppo!
Le cause che hanno portato Banca Marche allo stato di insolvenza sono ''molteplici e diffuse'', ma una delle criticità ''è stata rappresentata dalle filiere di controllo istituzionale, vale a dire l'attività svolta sia dalla Banca d'Italia che dalla Consob, rispetto alla quale non può non rilevarsi uno scarto fra risultanze istruttorie e la realtà che si è poi drammaticamente verificata''. Lo scrive la Commissione di indagine istituita dal Consiglio regionale il 18 febbraio, e presieduta da Mirco Carloni, nella sua Relazione finale. Un testo di 67 pagine, con grafici e tabelle, che non risparmia nessuno, a partire dai vertici del sistema bancario italiano, passando per le Fondazioni ex proprietarie di BM e gli ex dirigenti. Molti dei quali, a cominciare dal vecchio Dg Massimo Bianconi, sono indagati a vario titolo dalla procura della Repubblica di Ancona. La relazione, approvata il 24 maggio scorso, verrà presentata ufficialmente il 3 giugno e discussa in Aula il 7 giugno. L'Ansa ne ha potuto prendere visione in anticipo: il quadro che ne emerge offre molti spunti di riflessione.Banca Marche, prima commissariata per 28 mesi, poi quasi 'salvata' da Fonspa se la Commissione Ue non si fosse messa di traverso, infine messa in liquidazione coatta dal Governo Renzi nel novembre 2015, è una ferita aperta per il territorio: con la risoluzione dell'istituto si sono persi 1,5 miliardi di investimenti, ricorda la Commissione, ''di cui circa 400 milioni per le Fondazioni di Pesaro, Macerata e Jesi, una perdita di risparmi per circa 43 mila piccoli azionisti che ammonta a più di mezzo miliardo di euro, e un altro mezzo miliardo per un migliaio di obbligazionisti subordinati''. Le responsabilità penali verranno accertate, ma ci sono defaillance sistemiche, carenze di visione strategica, su cui la Commissione punta il dito. Ad esempio la questione Fonspa, che, sostiene la relazione, ''ha contribuito ad aggravare la situazione di Banca Marche''. La vicenda Fonspa ha costretto BM ''a corrispondere gli interessi: si è concentrato il rischio verso una sola controparte, e nel momento in cui il credito Fonspa non è stato rimborsato'', si sono verificati ''danni reputazionali ingenti, provocando una perdita di liquidità molto rilevante''. I commissari di Bankitalia ''avrebbero dovuto piuttosto provvedere per tempo a far fronte alla scadenza dei pronti contro termine relativi al prestito Fonspa''. Ma c'è di più. Banca d'Italia forse ''non è stata in grado di valutare pienamente la situazione tecnica di BM, pur avendola ispezionata in molteplici occasioni''.Già nell'esercizio 2011 di BM (che si era chiuso con un utile netto di 135 milioni), i crediti deteriorati erano schizzati a 1.708 milioni (+28,9%). Il 28 dicembre 2011 Banca d'Italia attesta però una situazione tecnica adeguata, e ''non solleva alcun elemento di allarme oggettivo'', né ritiene di dover ''bloccare l'azione della Consob'', che sta preparando il prospetto informativo sull'aumento di capitale da 180 milioni di euro, che si concluderà nei primi mesi del 2012. Eppure nelle sue ispezioni, a partire dal 2010, l'organo di Vigilanza aveva a più riprese individuato carenze nella governance di BM, rischi creditizi elevati, scarsa incisività del collegio sindacale, tanto da arrivare a sanzionare 17 amministratori e sindaci di BM: ciononostante, all'epoca valuta che non ci sono ragioni per stoppare l'aumento di capitale. Un passaggio delle Considerazioni finali la Commissione lo riserva poi ad un presunto ''eccesso di accantonamenti'', che avrebbe creato le condizioni per il commissariamento di BM. Bacchettate infine alle Fondazioni che controllavano il 56% di Banca Marche. Nel 2008 dissero no alle offerte vincolati di Credit Agricole e Banca Popolare dell'Emilia Romagna, che volevano acquisire il controllo di BM. Credit aveva messo sul piatto 2,3 miliardi, la banca emiliana 2,6 miliardi. Soldi 'cash' che le Fondazioni rifiutarono, per proseguire ''da sole''.(Ansa)
Riceviamo una nota da Giuliano Bianchi, presidente della Camera di Commercio di Macerata:Sul problema delle fusioni delle Camere di commercio delle Marche noi presidenti ci eravamo ripromessi di non intervenire più sulla stampa in attesa che uscissero i decreti di attuazione della riforma.Visto che ormai tutti, chi più chi meno, stanno intervenendo e prendendo posizione rispetto al progetto di una Camera unica o di due Camere nel sistema camerale marchigiano, mi piace ricordare che la Camera di Commercio di Macerata, già nel dicembre 2014, con il voto unanime del suo Consiglio Camerale ha deliberato l’adesione alla decisione assunta e ribadita dell’Unione Regionale che indicava come soluzione una Camera di commercio per il nord delle Marche e una Camera di commercio per il sud.Macerata ha cioè già deciso da tempo per le due Camere e lo ha fatto secondo quanto era stato deliberato ed approvato in sede di Unione Regionale. Dirò di più, non solo abbiamo deliberato ma abbiamo già inviato a chi di competenza tutti i documenti richiesti e quindi da gennaio 2015 essi sono già al MISE, all’Unione Nazionale delle Camere di Commercio ed alla Regione Marche. E questo fatto è già noto a Roma dove infatti siamo inseriti nell’elenco delle Camere “in corso di fusione”.Quella decisione fu assunta perché volevamo fare in fretta e perché l’Ente Camerale è un Ente con “autonomia funzionale” (come, altro esempio, sono le Università) e quindi, come la stessa parola spiega, nella nostra autonomia spettava al Consiglio Camerale fare la scelta e Macerata ha fatto la sua da ormai 18 mesi.Durante questo lungo periodo, purtroppo, nessun’altra Camera ha assunto decisioni analoghe alle nostre ed è intervenuto nel dibattito in corso anche l’Ente Regione che invece propenderebbe, così si è espresso il Consiglio Regionale a stragrande maggioranza, per un'unica Camera regionale. Da parte mia, chiarita la posizione maceratese, vorrei comunque far presente che non è una scelta facile quella delle fusioni perché si tratta di mettere insieme Enti che hanno storie diverse (la Camera di Macerata ha ormai 205 anni), economie territoriali diverse, patrimoni diversi, numeri diversi di dipendenti, sedi diverse, modalità operative diverse nella promozione dei rispettivi territori: con le fusioni si rischia di penalizzare alcuni territori a scapito di altri, penalizzando, come spesso succede in Italia, chi è stato spesso più previdente e maggiormente attento ai segnali di futuro. Una cosa è certa, come amministratore farei molta fatica ad accettare scelte che potrebbero penalizzare la nostra Camera e l’intero territorio maceratese.
di Jacopo TassoLa fiducia verso il futuro economico e sociale italiano sta pian piano svanendo e l’ottimismo si raffredda.Nonostante i governi cerchino di rassicurarci guardando a ogni minimo cambiamento percentuale positivo e a lievi miglioramenti dell’economia e del mercato del lavoro, il clima e il morale degli italiani non è sicuramente sereno.Lo testimoniano infatti i dati dei sondaggi della Demos-Coop sulla percezione sociale che i cittadini hanno di loro stessi e sulle speranze verso il futuro. Due italiani su tre affermano che "è inutile fare progetti per sé e per la propria famiglia poiché il futuro è incerto e pieno di rischi”.Negli anni precedenti questo pensiero accomunava il 55% degli italiani, oggi invece la percentuale è più alta di ben 7 punti.Ci siamo abituati e rassegnati al corso della storia, il nostro tempo non è di ribellione, ma di delusione e di rassegnazione per quella che sembra una situazione immutabile anche se ovviamente non di nostro gradimento. Un altro dato è la consapevolezza della perdita di posizione sociale: lo scivolamento nella scala di classe. Nel 2006 coloro che si identificavano con il ceto medio erano il 60%, invece oggi la metà degli italiani (54%) ritiene di far parte di una classe sociale medio-bassa, quando nel 2011 la percentuale era di 12 punti inferiore. Questa tendenza è in crescita, e, allo stesso tempo, diminuisce il numero di coloro che si identificano nella fascia media, oggi pari al 39% della popolazione mentre solo l’anno scorso si attestava al 45%.I numeri poi aumentano quando si analizza la situazione economico-sociale di coloro che già si attestavano sulla zona medio-bassa, cioè pensionati e operai. Tra loro la percezione di scivolamento sociale è aumentata del 17% negli ultimi anni fino ad arrivare al 65%. Due operai su tra si sentono ai margini della struttura sociale, quasi ai livelli della rivoluzione industriale.Le cause di questo fenomeno sono sicuramente molte e varie, ma quella forse più importante è la mutata distribuzione della ricchezza negli ultimi anni. Nel nostro Paese, osserva l'Ocse, l'1% della popolazione detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta: il triplo rispetto al 40% più povero che possiede appena il 4,9%.L'avvento della crisi economica ha peggiorato soltanto la situazione. A farne le spese sono stati principalmente le fasce medio-basse e basse della società. Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2011, infatti, la perdita di reddito disponibile è stata più marcata per il 10% più povero della popolazione rispetto al 10% più ricco (- 4% contro - 1%). Nei sei anni della crisi economica, si è verificato un aumento della percentuale di famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà passata dal 18 al 25%. Ad oggi sono 15 milioni le persone che si trovano in questa condizione. Erano 11 milioni, prima della crisi.La mancanza di speranza e di prospettive future, unite ad una più pragmatica diminuzione della ricchezza delle famiglie, fa si che il morale degli italiani non possa far altro che essere tendente al pessimismo. La frattura di classe percepita che tenderà ad aumentare e l’immutabile fenomeno per cui i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri genera il clima delusione e rassegnazione generale in cui verte il paese e, nonostante tutto, non sembra esserci ombra di ribellione poiché tutto sommato si sopravvive ancora abbastanza bene. Pratichiamo "l'arte di arrangiarsi", della quale, in Italia, siamo tutti maestri, tuttavia, il problema esiste e tenderà a riprodursi fino a divenire patologico.D'altronde, si tratta di una tendenza diffusa, non solo in Italia.Come mostra il conflitto sociale esploso in Francia contro il Jobs Act. Per questo, conviene fare attenzione al degrado che coinvolge il sentimento sociale e spinge verso il basso quello che un tempo era il ceto medio, motore principale dell’ economia italiana e che sembra non avere speranze di risollevarsi , perché così si rischia davvero di perdere il futuro.
Si è svolto nei giorni scorsi il Direttivo Territoriale di Confartigianato Civitanova, organo di rappresentanza delle imprese artigiane della zona di Potenza Picena, Montecosaro e Civitanova Marche. Presenti il Presidente Giuseppe Emiliozzi, il Vice Presidente Eraldo Doria, i consiglieri Gabriele Lanciotti, Antinori Alessandro, Pierluigi Capozucca, Claudio Massimi, Daniele Zucchini, Paolo Celaschi, Fabio Martinelli e Andrea Castignani, i quali soni stati assistiti dal responsabile di sede Mariano Bartolini e dal responsabile provinciale del servizio Categorie e Sviluppo Giorgio Menichelli.La riunione è stata occasione di incontro e confronto con l’amministrazione comunale, nella persona dell’Assessore al Commercio e alle Attività Produttive Francesco Peroni, al quale sono state esposte le problematiche concernenti la città più sentite dalle imprese. Una su tutte la questione della viabilità del centro storico, visto che le attività commerciali soffrono degli effetti negativi causati appunto dalle restrizioni della ZTL, restrizioni che non incentivano certamente la frequentazione del centro città da parte di cittadini e visitatori e quindi determinano un danno agli esercizi commerciali e produttivi lì ubicati.Tra i vari temi dell’incontro anche lo sviluppo dell’area portuale e le implicazioni del nuovo piano regolatore, oltre che le problematiche connesse alla gestione dell’Ente Fiera di prossima apertura.È stato poi messo l’accento sul delicato problema dell’abusivismo, già da tempo spinosa questione per la città di Civitanova, che Confartigianato considera una piaga da circoscrivere e magari debellare e per la quale continuerà a battersi in prima linea come ha, in questi anni, sempre fatto.Il direttivo ha infine richiesto con forza all’Assessore Peroni, il quale si è impegnato personalmente a farsi portavoce con il Sindaco Corvatta e tutta l’amministrazione di quanto ascoltato durante la riunione, una maggiore presenza della polizia municipale e quindi più controlli nelle zone industriali. Troppo spesso infatti, specialmente nel fine settimana, le aziende che si trovano in queste aree sono vittime di furti e atti di vandalismo, motivo per il quale è pertanto necessario che tutte le Istituzioni, ognuna per le sue competenze, faccia responsabilmente la propria parte a tutela degli imprenditori e delle loro proprietà.
Dopo 28 mesi i lavoratori e le lavoratrici del settore della grande distribuzione che raccoglie i grandi gruppi commerciali (Iper, Sma, Auchan, Oasi, Decathlon, Ovs, ecc..) sono ancora senza contratto. Si è rotta infatti, a causa dell’arroganza e delle richieste inaccettabili dell’associazione datoriale Federdistribuzione, la trattativa per la definizione del Contratto Nazionale, per questo il 28 maggio è stato proclamato lo sciopero nazionale di settore. Il mancato rinnovo del contratto lascia i dipendenti della grande distribuzione, senza un quadro normativo di riferimento, senza aumenti contrattuali ormai da ottobre 2013, situazione aggravata dal fatto che i colleghi delle imprese di Confcommercio hanno visto rinnovato il contratto già lo scorso 31 marzo 2015 e che il settore della Distribuzione Cooperativa e di Confesercenti stanno proseguendo le trattative riconoscendo già una tantum per gli arretrati. La massa salariale fin ora non riconosciuta e che, allo stato attuale Federdistribuzione non intende riconoscere per gli anni trascorsi, è pari a 1200 euro. Per la terza volta in sei mesi, le lavoratrici e i lavoratori scenderanno in piazza per far sentire la loro protesta, ancora più forte contro il tentativo della Federdistribuzione di indebolire le tutele contrattuali e di creare disparità di trattamento tra dipendendi del commercio, creando inoltre un dumping nel mercato con un effetto distorsivo tra competitor. Sabato 28 maggio, Filcams Fisascat Uiltucs hanno organizzato presidi a livello locale, con l’obiettivo di coinvolgere quanti più lavoratori possibili e ottenere la solidarietà di clienti e cittadini; in provincia di Macerata il presidio sarà a Civitanova dalle 9.00 alle 12.00, di fronte al centro commerciale Cuore Adriatico. Per chiedere sostegno allo sciopero e solidarietà verso i lavoratori, i clienti saranno messi a conoscenza delle nostre ragioni attraverso dei volantini informativi.
Quest'estate il Ristobar Di Gusto Italiano collaborerà con la gelateria Crema e Cioccolato proponendo in spazi allestiti in Piazza Cesare Battisti, un menù di coppe gelato, caffè golosi, coppe yogurt, crepes, waffel e pancakes da gustare sia a fine pasto sia in altri momenti della giornata.Il progetto è stato illustrato questa mattina in Piazza Cesare Battisti. Sono intervenuti Marco e Lucia Guzzini, titolari del Di Gusto Italiano e Arnaldo Sbriccoli, titolare di Crema e Cioccolato."Abbiamo scelto queste belle giornate di inizio estate per presentare alla città una collaborazione che farà da cornice alla stagione estiva - ha detto Guzzini- questa idea mi è stata proposta da Arnaldo per rilanciare una parte d'attività commerciale ossia quella del dolce e del gelato. Il nostro obiettivo è quello di rilanciare e migliorare un servizio offerto a tutti. Vogliamo offrire nell'ordinario una straordinarietà, proponendo offerte interessanti e gustose che i nostri clienti troveranno a fine pasto e in tutti gli altri momenti della giornata. Insieme ad Arnaldo abbiamo preparato il menù al fine di creare una "piazza del gusto", dove oltre alle nostre specialità di ristorazione i clienti potranno anche gustare un dolce o un gelato. Nonostante il momento di crisi, riconosco che il centro storico di Macerata sta rinascendo. La città risponde alla grande a tutto quello che l'amministrazione comunale propone. Attraverso questa collaborazione vogliamo ribadire alla città e a noi stessi che vale la pena investire in attività commerciali nel centro storico. Abbiamo notato inoltre che la gente si regala frequentemente un momento di svago e noi vogliamo renderlo speciale attraverso sinergie fra commercianti ed idee nuove. L'unico problema per i turisti è forse l'accessibilità nel centro storico. Siamo certi che l'amministrazione completi il percorso di pedonizzazione in quanto la gente ha voglia di vivere bene il centro storico. Ci sono tutti i presupposti per trascorrere una grande estate".Lucia Guzzini ha ribadito che il loro obiettivo è quello di valorizzare al massimo piazza Cesare Battisti. "Vogliamo valorizzare al massimo la piazza. Questa proposta di collaborazione fra commercianti è molto interessante. Stiamo collaborando con la gelateria Crema e Cioccolato per offrire a tutti il servizio migliore" ha affermato.Sbriccoli ha concluso ribadendo quanto sia importante la sinergia fra esercizi commerciali: "lavoriamo da diversi mesi a questa collaborazione. Vogliamo offrire ai maceratesi e ai turisti qualcosa di più. Allestiremo in piazza molti spazi adibiti alla gelateria. Organizzeremo anche eventi collaterali per attirare la clientela".
Il Consiglio Comunale di Sarnano, nelle sue due ultime sedute, ha approvato il rendiconto di gestione dell'esercizio 2015 ed il bilancio di previsione dell'esercizio 2016. Ancora una volta si è trattato di due atti fortemente condizionati da situazioni contingenti, ma nonostante ciò – attraverso una attenta politica di monitoraggio e razionalizzazione delle entrate e delle uscite – l'Amministrazione comunale è riuscita nell'intento di raggiungere significativi risultati. Innanzi tutto non si può non segnalare la progressiva riduzione dei trasferimenti statali, nonostante il Governo Renzi avesse sbandierato che tale riduzione non ci sarebbe stata: un ulteriore taglio di circa 30.000 euro rispetto ad una voce di entrata che era già stata falcidiata pesantemente dal Governo (in due anni il taglio è stato di ben 170.000 euro ed ancora lo Stato non ha saldato tutta la quota trasferimenti del 2015). Sulle risultanze di bilancio ha altresì inciso in maniera consistente il trasferimento del servizio idrico integrato al gestore unico Tennacola S.p.A., imposto coattivamente da una norma dello "Sblocca-Italia" del Governo Renzi: tale trasferimento ha inciso sul bilancio del Comune di Sarnano per una quota di circa 120.000 euro. Va comunque sottolineato come tra l'Amministrazione comunale ed il Tennacola S.p.A. si siano poste le base per la realizzazione di una serie di interventi di importante riqualificazione della rete idrica e fognaria.Ma soprattutto, il bilancio comunale è risultato fortemente condizionato da una serie di situazioni contingenti e straordinarie (tra cui debiti fuori bilancio, mancati finanziamenti, crediti inesigibili, sentenze di condanna), tutte relative a circostanze generatesi in epoca antecedente al 2009 (anno di insediamento della prima giunta Ceregioli) e che hanno inciso nei bilanci di questi ultimi sette anni per l'ingentissima somma di circa 1.400.000 euro, risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per lo sviluppo del territorio e dei servizi, ma che invece sono state necessariamente destinate a coprire falle del passato.Come detto in precedenza, nonostante questo quadro per certi versi drammatico, l'Amministrazione comunale è riuscita a centrare obbiettivi di assoluto rilievo.Innanzi tutto, il bilancio rispetta in pieno i vincoli del patto di stabilità e gli equilibri tra entrate ed uscite finali. Risultano inoltre pienamente rispettati i vincoli di indebitamento imposti dalla legge, ed anzi risulta migliorato l'indicatore di indebitamento (rapporto tra spese per ammortamenti ed entrate dei primi tre titoli), che la legge fissa al 10% e che invece a Sarnano è sceso al 5,7%. Inoltre il disavanzo di amministrazione, determinato a seguito dei riaccertamenti dei residui attivi, in euro 236.688,27 da ripianare in cinque annualità, in solo un anno è stato ridotto ad euro 162.462,82, quindi ben oltre la quota preventivata, prevedendo altresì – a garanzia della solidità del bilancio – un fondo di riserva di 36.300 euro.Grandissima attenzione è stata posta su due settori da sempre al centro delle politiche dell'Amministrazione comunale: il contenimento della pressione fiscale ed il sostegno alle categorie più deboli. Sul fronte della tassazione, oltre al sostanziale mantenimento della aliquote del 2015, al fine di venire per quanto possibile incontro alle esigenze dei contribuenti è stata abbassata l'addizionale comunale IRPEF, portandola dallo 0,8% allo 0,7%: spiace sottolineare come l'opposizione, nello sforzo di votare contro qualsiasi proposta dell'Amministrazione, abbia espressamente votato contro anche all'abbassamento dell'addizionale IRPEF.Nel campo del sociale si registra un sempre maggiore impegno dell'Amministrazione comunale a favore di chi è in situazione di svantaggio o disagio: in un momento in cui lo Stato e gli enti sovracomunali sistematicamente tagliano le risorse per il sociale, l'Amministrazione comunale di Sarnano accresce il suo impegno in tal senso, aumentando anche quest'anno lo stanziamento per il sociale e portandolo a circa 190.000 euro (quasi il doppio di quanto era la spesa per il sociale prima del 2009). Da ultimo, si vogliono evidenziare alcuni degli interventi realizzati e di prossima realizzazione relativi all'arco temporale ricompreso dal conto consuntivo 2015 e dal bilancio di previsione 2016: i consistenti lavori di riqualificazione della stazione sciistica di Sassotetto (sciovia Faggeta, tappeto d'imbarco Seggiovia, tapis roulant per campo scuola di Sassotetto); la messa definitivamente a norma della casa di riposo/residenza protetta, con un nuovo ascensore montalettighe, l'adeguamento antincendio ed un nuovo impianto elettrico/gruppo elettrogeno dedicato; la riqualificazione urbana dei giardini di Piazza della Libertà e la prossima realizzazione della rampa verso i sottostanti impianti sportivi; la nuova pavimentazione di Piazza Alta e della piazzetta di Santa Chiara; le nuove linee e la messa a norma della pubblica illuminazione; gli interventi già effettuati sulla viabilità in C.da Grazie e C.da Taliani e quelli imminenti in Via Aldo Moro e nelle Vie Rimembranza/Mattei/Kennedy. Nel momento di grande crisi che sta attraversando la nostra Nazione e con tutte le vicissitudini straordinarie (si ripete, tutte originatesi ante 2009) che hanno colpito il nostro bilancio, esprimiamo la nostra piena soddisfazione per aver conseguito anche quest'anno obbiettivi così importanti, proseguendo con eccellenti risultati nell'opera di risanamento dei conti, di contenimento della pressione fiscale locale e di mantenimento – ed in alcuni casi, di incremento – dei servizi a beneficio del cittadino.
Riceviamo una nota di risposta dall'imprenditore Giuseppe Cerolini, in merito alla questione "Bar Venanzetti".Risale a pochi giorni fa l'attacco per mezzo stampa del sig. Eraldo Marchetti, imprenditore osimano titolare della Rico’s cafè e affittuario dei locali in Galleria Scipione che ha minacciato lo sfratto e un'azione legale per riprendersi il bar, che da qualche giorno è chiuso."In riferimento all'apertura del Venanzetti: solo questa settimana il bar è rimasto chiuso per pulizie e perchè c'è stato il cambio delle bollette Enel incagliate e morose delle vecchie gestioni, quindi sono passate alla Cerolini Srl. Il Venanzetti con la gestione del gruppo Cerolini, ha incrementato i corrispettivi giornalieri del 400%. In merito alle dichiarazioni del Sig. Eraldo della Rico's Caffè, io rispetto le persone anziane, dell'età di 86 anni e faccio tesoro dei loro consigli, ma mi permetto di consigliarle prima di parlare a vuoto (o chi per lei le ha fatto fare questa dichiarazione) di informarsi sulla situazione affitto. La avverto inoltre che per la So.Ge.Com Srl Rico's Caffè è arrivato un pignoramento presso terzi, nel caso specifico gli è stato pignorato il canone di affitto, motivo per cui la Cerolini Srl non dovrà pagare alla sua azienda pignorata ma benzi all' Equitalia. Apriremo il Venanzetti entro 2-3 giorni al massimo, con un calendario pieno di impegni".
E’ partita da Civitanova Marche una lettera indirizzata direttamente al governatore di Bankitalia Ignazio Visco. La missiva, a firma dei vertici della Bcc di Civitanova Marche e Montecosaro (Presidente e Vice Presidente del CdA Sandro Palombini e Marco Bindelli, Presidente del Collegio Sindacale Stefano Torresi, Direttore Generale e il suo vice Giampiero Colacito e Fabio Di Crescenzo) è finalizzata a ribadire al Governatore le preoccupazioni dell’Istituto di credito civitanovese riguardo alla recente riforma del Credito Cooperativo, soprattutto nel metodo ed in parte anche nei contenuti (la legge n. 49 dell’8 aprile 2016, che ha convertito il d.l. n. 18/2016 modificando l’articolato del Testo Unico Bancario per la parte riguardante le banche di credito cooperativo).“Il percorso di avvicinamento alla legge di riforma del Credito Cooperativo è stato contraddistinto da scarsa trasparenza, senza alcun diretto coinvolgimento delle stesse banche da parte di Federcasse, che ha quindi agito, attraverso la presentazione di un progetto di autoriforma (di cui oggi si vanta essere stato recepito nella quasi integralità), senza alcun specifico mandato”. Così contesta, nella forma, il presidente Palombini. “Per quanto riguarda i contenuti – continua il board dell’Istituto civitanovese - la legge in esame, seppur apprezzabile in termini generali, presenta alcuni aspetti di dubbia legittimità costituzionale. E proprio su tali aspetti stiamo valutando procedimenti giudiziari”.Resta ferma, comunque, da parte della Bcc di Civitanova Marche e Montecosaro, la totale condivisione della necessità di una riforma del Credito Cooperativo “per caratterizzare il sistema da maggiore stabilità. Per consentire tempestivi interventi di risanamento patrimoniale di aziende in difficoltà. Per migliorare la governance delle banche di credito cooperativo affinché, in prospettiva, il nuovo sistema possa efficacemente competere in un nuovo e più complesso contesto esterno”.Il punto che preoccupa maggiormente l’Istituto civitanovese è, tuttavia, quello della governance della futura capogruppo del Credito Cooperativo “da assegnare a soggetti in possesso di indiscussa correttezza e meritevolezza” mentre i vertici della Bcc civitanovese, come da tempo sostengono, non condividono “le scelte della riforma volte a conservare il vecchio “banco di regia” che non sempre ha dimostrato di essere in grado, sia presso le proprie aziende di credito che presso gli Organismi centrali, di saper gestire tempestivamente ed efficacemente le complesse situazioni del contesto esterno”. Proprio per tali motivi la BCC fa appello alla Banca d’Italia affinché, attraverso i decreti attuativi che dovranno essere emanati, riesca a garantire quel cambiamento necessario per il Credito Cooperativo, assicurando la futura stabilità dell’intero sistema.Il progetto di riforma, lo ricordiamo, interessa la storia e l’esistenza di circa 370 Bcc italiane (in numerosi casi banche ultracentenarie, come per la Bcc di Civitanova) e di complessivi 1,2 milioni di soci”.
Sta risultando vincente l’idea di ripetere oggi, a distanza di 200 anni, l’esperienza di trovare cento mecenati a sostegno delle attività promosse da Macerata Opera Festival, come avvenne quando i famosi “cento consorti” si unirono per costruire il nostro magnifico Sferisterio, da tutti riconosciuto come il bene culturale e turistico più importante e prezioso della nostra città.Ne parliamo con il presidente della Camera di commercio di Macerata, Giuliano Bianchi, che si dichiara subito molto favorevole a questa iniziativa: “Ho sempre creduto che Macerata dovesse puntare soprattutto sulla cultura e sul turismo non solo per rilanciare la sua immagine, ma anche per l’economia dell’indotto che può creare un bene culturale come lo Sferisterio”.Come mai in passato questa idea non ha trovato lo spazio necessario? “Questo non lo so, anche se posso immaginarlo. Onestamente però bisogna dire che oggi l’iniziativa si avvale delle agevolazioni previste dall’Art Bonus, istituito dal Governo per andare incontro ai privati che sostengono le istituzioni culturali. Infatti per i cosiddetti mecenati sono concesse agevolazioni fiscali pari al 65% dell’erogazione effettuata attraverso bonifico bancario”.Comunque in passato la Camera di commercio di Macerata si è spesa molto per promuovere la cultura…“Non voglio ricordare tutte le iniziative portate avanti, molte delle quali con successo, ma non posso non citare il progetto avviato dalla Camera di commercio e dalla Fondazione Carima nel 2010 con uno studio molto approfondito elaborato dal prof.Antonio Calafati e che si intitolava proprio “Macerata città della cultura: strategie, politiche, azioni” che ebbe anche risonanza nulla stampa locale. Progetto che è ancora a disposizione della comunità maceratese. Ma ora guardiamo avanti e l’Ente camerale è ancora in prima fila a sostegno dello Sferisterio promuovendo l’iniziativa di Macerata Opera Festival per trovare i cento mecenati”Su questo fronte, a fianco della Camera di commercio, c’è il Comitato per l’imprenditoria femminile, per cui chiediamo alla presidente, Patrizia Tiranti, un commento a questa iniziativa.“Certamente il progetto è partito con molto entusiasmo – ci dice la presidente – tanto è vero che le prime sottoscrizioni per questo che può essere considerato un tipo di “azionariato diffuso” hanno consentito di raggiungere quota 116.000 euro. In questa gara di solidarietà per lo Sferisterio si sono messi in evidenza già 31 cittadini, nove aziende e sei Club service. Ma ora bisogna continuare nell’opera di proselitismo perché molti ancora non sanno di cosa si tratta”.Lei ha qualcosa in mente?“Beh io penso che le imprese femminili della provincia (che rappresentano il 40% delle aziende del territorio) possono avere un ruolo molto importante. Si tratta infatti di una iniziativa che, a parte l’agevolazione fiscale, può creare un circolo virtuoso intorno allo Sferisterio sviluppando un indotto molto positivo sia per la cultura e sia soprattutto per il turismo. E le nostre giovani imprenditrici sono le prime a crederci. Per sensibilizzare il mondo imprenditoriale ma anche tutti i cittadini che vorranno intervenire abbiamo promosso un incontro che si terrà nella Civica Enoteca di Macerata martedì 24 maggio alle ore 17,30. Lì saranno spiegate le modalità di adesione alla membership dello Sferisterio e i relativi benefici fiscali previsti per il mecenatismo culturale”.Interverranno a questo incontro il presidente della Camera di commercio Giuliano Bianchi, il sindaco di Macerata Romano Carancini, il sovrintendente di Macerata Opera Luciano Messi, la presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile Patrizia Tiranti, il presidente dei revisori dei conti dell’Arena Sferisterio Giorgio Piergiacomi, l’imprenditore Maurizio Mosca; coordinarà gli interventi Lorenza Natali, responsabile dell’Area promozione della Camera di commercio.
L'azienda Astra Argenti a Montelupone nasce nel 1980 con la produzione di coppe per premiazioni sportive e articoli da regalo.Le loro linee sono la testimonianza del costante impegno nella ricerca e nella progettazione di modelli sempre nuovi e vicini alle esigenze di mercato, tanto da produrre oggetti su richiesta per poter soddisfare le varie esigenze della clientela sempre più vasta. Attualmente è produttrice di oltre 2000 articoli: coppe, trofei, targhe e oggetti in resina, tutto rigorosamente prodotto nel suo stabile e 100% Made in Italy. I settori in cui opera da anni sono quelli degli articoli da regalo, oggettistica, cristalli, cornici, oggetti sacri e premiazioni sportive.Grazie alla partecipazione alle più importanti fiere di settore sia in Italia che all’estero, opera attualmente nel mercato mondiale con clienti prevalentemente russi, arabi, indiani ma anche italiani.È inoltre fornitrice TIM per il Moto Gp di Mugello e Misano. Tra i loro clienti più importanti ci sono la RAI (con la realizzazione dei trofei per "Ti lascio una canzone", "Uno mattina in famiglia", "Notti sul ghiaccio","Oscar tv" e "Ballando con le Stelle"), Gazzetta dello Sport per i quali realizza articoli personalizzati per i loro eventi sportivi. Tra i loro clienti anche Alitalia, alla quale fornisce gadget e oggetti personalizzati.
L'Università di Camerino si avvicina alla OMAZ Srl, azienda di Civitanova Marche leader nel mondo per la costruzione di impianti avicoli automatizzati. Nei giorni scorsi il Rettore Flavio Corradini ha visitato la sede centrale dell'impresa, accompagnato dall'ingegner Alberto Polzonetti, delegato d'ateneo ai sistemi innovativi per gli studenti e per l'efficientamento amministrativo. Il rettore Corradini ha conosciuto tutti i reparti della OMAZ, fermandosi con la direzione a studiare alcune collaborazioni strategiche da mettere presto in atto, sfruttando anche l'intervento delle diverse Spin-Off e Startup universitarie che gravitano attorno all'Ateneo camerte.“Qui c'è un'azienda in forte crescita – le parole del Rettore Corradini – e Unicam è interessata ad avere un rapporto di fidelizzazione con questo genere di imprese del territorio. Il nostro essere multidisciplinari può giovare nei più vasti settori, dall'amministrazione e gestione fino al supporto agli strumenti innovativi. La OMAZ poi lavora in Paesi dove anche Unicam interviene: data la nostra forte propensione all'internazionalizzazione si potrebbero creare interessanti azioni comuni”. “La possibilità di collaborare con l'Università di Camerino è per noi fonte di grande prestigio – ha spiegato il presidente della OMAZ Giuseppe Quadrini -, un valore aggiunto per la nostra attività. Unicam da sempre punta all'internazionalizzazione del territorio, una delle missioni che ci siamo posti fin dalla nostra nascita: è per noi un vanto portare in tutto il mondo la qualità che contraddistingue il nostro Made in Marche, ottenendo sempre ottimi consensi”.L'anno scorso la OMAZ ha festeggiato i suoi primi sessant'anni: un grande cammino compiuto senza mai perdere di vista la propria identità e quei grandi valori di passione e amore per il lavoro che hanno caratterizzato l’inizio di questa avventura. Quel piccolo laboratorio è diventato un’azienda leader mondiale, con una presenza consolidata nei cinque continenti, che impone prodotti sempre più innovativi e affidabili, realizzati con materie prime di assoluta qualità e lavorate sapientemente.
La 32^ Rassegna Agricola Centro Italia, la prima targata Comune di Macerata, va in archivio con un grande successo: “Un successo - come ha detto il sindaco Romano Carancini questa mattina durante la conferenza stampa convocata in Municipio per fornire le cifre che hanno caratterizzato la Raci 2016 - che voglio condividere con tutti coloro che l’hanno ‘fatta’”.Ed eccoli i numeri della 32^ edizione: paganti 18.555 per un incasso totale di 82.813 euro, 111 gli espositori (introito dagli spazi espositivi 49.900 euro), 193 bovini, tutti di alta qualità come segnalato dalla ANABIC, 25 le aziende presenti provenienti da Macerata, Ascoli Piceno, Perugia e Ancona, 30 gli allevamenti dell’ Associazione Colombofila presente alla fiera, 1000 le pecore, 24 gli asini con 150 bambini coinvolti nell’attività ludica Asino bus, 57 cavalli e 4 pony con 205 bambini che hanno fatto il battesimo della sella, 95 le aziende agricole presenti, 14 i laboratori di cucina frequentati da 560 persone e 40 quelli didattici con circa 1.000 partecipanti.“Abbiamo fatto il nostro meglio – ha proseguito il sindaco – e il risultato è stato positivo e ha onorato il grande valore della Raci. Non saremmo riusciti a fare tutto se non ci fosse stata la condivisione con la Provincia e l’abnegazione totale della struttura per 24 giorni consecutivi”. L’azione vincente per tutto il territorio e l’amore nei confronti della manifestazione secondo Carancini, che ha avuto parole di sentito ringraziamento nei confronti di tutte le aree presenti e di tutti gli attori in fiera, sono stati la “vittoria di una famiglia”. Fin da ora per il futuro della Raci ha le idee ben chiare il primo cittadino e vanno sotto i nomi di sviluppo e arricchimento ed è per questo che, ha detto, “dovremmo, come territorio, far comprendere che non esiste una vetrina così importante in tutta la regione. Abbiamo una Ferrari e dobbiamo spingerla al massimo. Abbiamo fatto molto ma dobbiamo fare di più”. La macchina organizzativa per l’edizione 2017, che dovrebbe svolgersi il 21, 22 e 23 aprile 2017, si metterà al lavoro già da ottobre prossimo e dovrà vedere il coinvolgimento dei Comuni per percorsi che guardano al turismo e alla valorizzazione delle diverse peculiarità, delle scuole e delle Università. Ma la Raci, ha detto ancora Carancini, dovrà intraprendere anche un percorso di internazionalizzazione accentuando le collaborazioni con altri Paesi, ampliare la sua offerta, coinvolgendo anche i centri marini e arricchire in questo modo il messaggio della produzione locale.Per il presidente della Provincia Antonio Pettinari “la Raci ha una prospettiva, un futuro. La Regione Marche è stata importante e ha deciso di dare una grossa mano accogliendo la disponibilità del Comune di Macerata di mettere in piedi la 32^ edizione della Raci e ha fatto la sua parte. Abbiamo un alleato in più e per questo dobbiamo lavorare all’organizzazione di una rassegna che può trasformarsi come la manifestazione dell’agricoltura, e di tutto quello che gli ruota intorno, a livello regionale”. Elogio per la squadra del Comune anche da parte di Pettinari :”E’ stata un crescendo – ha detto – e questo mi dà la convinzione che il futuro è certo. Le cose possono evolversi se ci sono le intuizioni e le disponibilità, coesione e fare squadra è importante”.
Andamento imprese e dei settori, generazioni e export. Questi i punti salienti che, in Camera di Commercio sono stati affrontati durante la Giornata dell'Economia.I dati utilizzati provengono dal patrimonio informativo delle Camere di Commercio, costituito prevalentemente dal Registro Imprese: un patrimonio di dati amministrativi trasformato e valorizzato in termini statistici. Nato fin dall'origine, nel 1993, come registro informatico, è un'eccellenza tra le realizzazioni di InfoCamere: ad oggi contiene i dati di 10 milioni di persone fisiche (imprenditori, soci, amministratori, sindaci e dirigenti), di oltre 6 milioni di imprese e di 900.000 bilanci societari depositati ogni anno. Le immagini ed i grafici presentati provengono direttamente dal servizio Open Data del nostro sito web. Realizzato dall'Area Promozione della Camera di Commercio di Macerata, questo é l'unico punto d'accesso ai dati statistici sulla demografia delle imprese espressi attraverso "data model" standard, raccomandati da W3C, Commissione Europea e AGID. Lo stesso Catalogo dei Dataset - già conforme alla specifica del profilo DCAT-AP, rilasciato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma ISA - è stato uniformato, a partire dal 27 aprile 2016, alla specifica DCAT-AP_IT, profilo nazionale dei metadati delle pubbliche amministrazioni, definito da Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) sulla base del profilo europeo. La Camera di Commercio fornisce una grande quantità di informazioni, strutturate, dettagliate su imprese, persone e territori, con un lavoro sistematico per rappresentare una realtà sempre più complessa, globalizzata, con dati aggiornati con cadenza mensile e con una base di confronto su tutto il territorio nazionale. Ciò in risposta ai profondi mutamenti sociali ed economici registrati nel Paese e ai cambiamenti nel modo di gestire la cosa pubblica, dovuti a ragioni sia nazionali (ruolo crescente delle amministrazioni locali), sia internazionali (necessità di guidare e monitorare le politiche Ue). Tutti i dati sulla Demografia delle Imprese, aggiornati in modo continuo e tempestivo, sono disponibili sul sito web www.mc.camcom.it, all'interno del servizio Open Data.Andamento Imprese:Negli ultimi dodici mesi il numero delle imprese attive in provincia di Macerata continua a diminuire, con un calo di 286 unità (da 34.768 a 34.482) corrispondente ad una variazione anno su anno (misurata al 31 marzo) pari al –0,8%. Il trend continua ad essere negativo anche nel resto della Regione Marche, con un saldo complessivo di –925 unità (da 152.135 a 151.210), corrispondenti al –0,6%, mentre su scala nazionale la variazione tendenziale è appena tornata in territorio positivo. Tra le consorelle marchigiane, l'ultimissima fotografia (scattata il 30 aprile 2016) ha visto la sola provincia di Ascoli Piceno tornare ad una "crescita zero": le altre si collocano intorno al mezzo punto percentuale negativo, oramai quasi raggiunte dalla provincia di Macerata. Sul territorio italiano il numero di cancellazioni rimane sempre superiore rispetto alle iscrizioni ma i valori lasciano spazio ad un cauto ottimismo in virtù di un incremento rispetto all’anno precedente dello 0,5% delle iscrizioni ed una diminuzione del 6,3% delle cancellazioni. Nel territorio maceratese le nuove iscrizioni sono state 2.233, le cessazioni 2.416 e mentre le cessazioni sono in calo, con un -6,9% rispetto all’anno precedente, le iscrizioni sono aumentate del 3,2%; elementi positivi per provare a sperare in una ripresa del sistema economico locale. Da una sguardo inoltre all’arco temporale 2011/2016 emerge che la provincia di Macerata fino a metà 2011 ha retto, con valori di crescita superiori sia a quelli nazionali e regionali in termini di variazione tendenziale delle imprese, per poi perdere bruscamente quote consistenti di imprenditori e non riuscire a recuperare e rimanere quindi costantemente sotto il valore nazionale regionale.Andamento Settori Produttivi:A fronte di una variazione tendenziale nell’andamento delle imprese pari a 0,1% per l’Italia, -0,6 per le Marche e – 0,8 per Macerata, tale tendenza risulta poi molto diversificata con riferimento ai settori di attività economica. Dalla foto scattata su Macerata al 31 marzo 2016 per i 4 settori principali con le relative quote sul totale imprese, commercio (23%), agricoltura (22,8%), seguiti da costruzioni (14%) e manifatturiero (12,6%), con un peso complessivo pari al 72% dell’intero sistema, resta negativo il saldo.In sintesi si registra:Commercio: - 1,2%, Agricoltura – 2,2%, costruzioni -2% e manifatturiero – 0,7%.Nel dettaglio il settore agricolo conferma anche quest’anno il calo più rilevante, con una riduzione in termini relativi del 2,2%, a fronte di un dato nazionale pari al – 0,6% e ad un dato regionale pari al – 2%; settore agricolo che per la provincia di Macerata, se confrontato con quello nazionale e regionale, registra una presenza decisamente superiore sul totale delle imprese, dove rappresenta il 22,8% mentre per l’Italia il 14,5% e per le Marche il 18,5%. Il settore commercio che a livello nazionale registra una ripresa se pur lieve con una crescita dello 0,2% a Macerata registra una calo dell’1,2%, mentre più contenuta è la diminuzione a livello regionale.Le costruzioni perdono il 2%, a fronte di una riduzione nazionale pari all’1,4% e regionale che si attesta sul 2,4%. Le attività manifatturiere subiscono una variazione negativa dell’ordine dello 0,7%, mentre a livello nazionale è dell’1,1% e regionale dell’1%;I diversi comparti dei servizi registrano invece variazioni generalmente positive, con due sole eccezioni, Trasporto ed Attività professionali, scientifiche e tecniche.Nel dettaglio i settori:Alloggio e ristorazione: rappresenta il 5,6% delle imprese totali e riporta una crescita dello 0,7%, performance meno positiva però rispetto al dato Italia + 2% e dato regionale + 1,3%;Attività immobiliari: rappresenta il 3,8% e riporta una crescita dell’1,4%, perfomance piu positiva rispetto al dato Italia + 0,6% e di poco inferiore a quella regionale + 1,7%;Attività professionali, scientifiche e tecniche: rappresenta il 2,8% delle imprese totali e registra una variazione negativa dell’ordine dello 0,5%, ciò anche a livelo di regione mentre il dato nazionale si attesta su + 1,4%;Noleggio agenzie di viaggio, servizi imprese: rappresenta il 2,3% delle imprese totali ; il settore registra una crescita in termini relativi pari al 4,5% , migliore performance sia a livello nazionale che si attesta su un + 4,2% e regionale con 4,1%;Trasporto e magazzinaggio: rappresenta il 2,2% delle imprese del territorio e registra, in linea però anche con il dato nazionale e regionale una diminuzione; per Macerata è dell’ordine dell’1,2% mentre per l’Italia dell’1,1% e per le Marche del 2,2%;Attività assicurative finanziarie e Servizi di Informazione Comunicazione sono entrambi in crescita con rispettivamente un + 1,8% e + 1,1%; praticamente allineati a quelli che sono i dati sia nazionali che regionali.Attività artistiche, sportive, intrattenimento: rappresenta l’1,2% delle imprese totali ma spicca con una crescita del 6%, a fronte di un 2,9% nazionale ed un 3,2% regionale.Uno sguardo alle imprese artigiane che rappresentano sul totale delle imprese iscritte il 31,2% , e registrano per il periodo di osservazione una diminuzione in termini relativi dell’1,6%;Un rapido sguardo anche alla concentrazione in termini territoriali delle imprese artigiane sul territorio maceratese, con i dati relativi alle quota di imprese artigiane sul totale nei 57 comuni:Cingoli 41,8%Monte San Giusto 41,2%Montefano 40%Appignano 39,3%Morrovalle 39%Chi sono gli Imprenditori:Abbiamo scattato una foto agli imprenditori del territorio per genere, nazionalità ed età;Genere:il 24% delle imprese maceratesi è un’impresa rosa, valore questo superiore a quello nazionale 22,4% e regionale 23,5%; le imprese femminili sono concentrate per il 33,6% nel settore della ristorazione, per il 29% nell’agricoltura, nel commercio con una quota pari al 24,5%, nel manifatturiero per il 23%, attività professionali, scientifiche tecniche 21,7%, attività immobiliari 21,1%, costruzioni 4,4%.Ed in ambito territoriale i comuni dove si concentrano le imprese femminili sul territorio maceratese, con i dati relativi alle quote di imprese femminili sul totale nei 57 comuniPioraco 30%Cessapalombo 29,4Muccia 29,1Appignano 28,4Fiastra 28,2Nazionalità:Da un’analisi relativa alle quote di imprese partecipate prevalentemente da stranieri la provincia di Macerata, tra tutte le province italiane si colloca al 46° posto. Il 9,5% di imprenditori è rappresentato da stranieri.Rispetto al paese di provenienza la quota maggiore è rappresentata da Cina (12,2%) seguita da Marocco (8%), Macedonia (7,5%) , Albania (7%), Pakistan (6,1%).Età:I dati estratti confrontati tra 2002 e 20016 mettono in luce innanzitutto una certa omogeneità tra situazione locale e quella nazionale, in entrambi gli anni di riferimento:è diminuita la quota di imprenditori giovanissmi tra 18/29 anni che rappresentano, nel 2016, sia a livello nazionale che locale il 4%;inoltre a fronte di una diminuzione degli imprenditori nella fascia di età tra i 30/49 anni, che rappresentanono in Italia al 41% degli imprenditori e nel territorio provinciale il 39%, sono aumentati gli imprenditori nella fascia di età 50/69 anni; in Italia rappresentano il 43% degli imprenditori, nel territorio maceratese il 44%; in crescita anche la quota di imprenditori over 70 che rappresentano il 13% del totale maceratese e l’11% di quello nazionale.Check Up Imprese:Le informazioni statistiche disponibili nei data base camerali servono anche per leggere e capire quelle che sono le caratteristiche strutturali o le criticita che il sistema imprese vive; Relativamente alla natura giuridica il 66% delle imprese maceratesi è costituito da imprese individuali, mentre è al 16% la quota sia di società di persone che di società di capitali; nel periodo 2000/2016 il sistema imprese macerata ha conosciuto un irrobustimento in termini strutturali; infatti è stata registrata una crescita delle società di capitali che nel 2000 rappresentavano il 7% a fronte dell’odierno 16%.Relativamente alle procedure concorsuali, se in Italia sono diminuite del 6,7%, a Macerata si registra una crescita assoluta pari a 20 nuovi fallimenti, dai 109 del 2014 ai 129 del 2015 che in termini percentuali si attesta sul un + 18,3%.Relativamente agli effetti protestati il valore, dal 2012, è forftemente diminuito con addirittura un – 43, 5% del 2014 sul 2013 ed un – 15,2% del 2015 sul 2014;Relativamente alle ore di C.I.G., prestazione economica erogata da INPS a favore dei lavoratori sospesi dall’obligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorino ad orario ridotto; la ratio legis è quella di venire incontro alle aziende che si trovino in momentanea difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera non utilizzata.I dati maceratesi, analizzati nel periodo 2013/2016 evidenziano, dopo una crescita estramamente considerevole del 2012 sul 2011 con un incremento del 51,6%, pur mantenendosi in crescita nel bienno successivo, una forte riduzione del 2015 sul 2014, dell’ordine di un – 17,2%.Imprese verso il Mondo:Nel 2015, il commercio con l’estero della provincia di Macerata registra una calo in termini di valore complessivo delle esportazioni rispetto all’anno precedente: l’ammontare delle esportazioni è pari a 1,69 miliardi di euro contro 1,72 miliardi rispetto al 2014 (con una riduzione relativa dell’1,9% ed assoluta di 31,8 milioni di euro).La performance esportativa della regione Marche risulta complessiva negativa (-2,3%), influenzata in particolare dai pesanti cali delle provincie di Ancona (- 6%), ed Ascoli Piceno (- 7,9%), risulta invece molto buono l’andamento di Pesaro Urbino e pressoché stabile della provincia di Fermo.Il principale mercato di sbocco dei prodotti maceratesi resta quello europeo, presocché il 70% del totale esportato, soprattutto intracomunitario (con una quota del 55%) dell’intero volume delle esportazioni locali.Guadando ai singoli Stati di riferimento per l’export, a fronte del generalizzato calo tra i Paesi europei, spiccano i dati di:Francia – 15,2%Romania – 18,6%Regno Unito – 6,5%Russia -20%Per contro l’America e l’Asia mostrano una crescita a due cifre: Stati Uniti + 11,7% e Cina + 2,2%. Il comparto moda continua a detenere la quota maggioritaria di export (42,3% del totale), seppure in costante calo negli ultimi anni; in particolare le imprese moda della provincia di Macerata hanno esportato prodotti per 713 milioni di euro nel 2015, con un decremento in valore assoluto di pari a 78 milioni di euro ed in valore relativo pari a – 9,9%; Buone le performance per apparecchi elettrici (+ 19,6%), computer apparecchi elettronici ed ottici (+ 16,7%), macchine e macchinari (+ 12,1%); i prodotti alimentari, pur rappresentando una quota minoritaria dell’export provinciale, pari al 3%, hanno riportato un ottimo andamento con una crescita del 20%, a fronte di un triennio 2011/12/13 segnato da valori decisamente e progressivamente negativi. Per poi ripartire con un incremento dell’8,7% nel 2014 sul 2013 e l’exploit del 2015 sul 2014.
Dopo una serie di incontri con tutte le associazioni territoriali che sono portatrici di interessi, valutate le richieste attraverso una consulenza consolidata da più enti regionali ed anche dal Parco stesso, vale a dire lo Spinoff Terre.it di Unicam nella persona del Dott. Paolo Parna, si è convenuto in forma unanime di chiedere l’abrogazione di alcune parti delle norme previste per riproporle dopo aver ascoltato tutti i soggetti che invece dovevano essere ascoltati prima.Come sostiene anche il Cai Nazionale che ha sollecitato l’intervento del Ministro sull’operato del nostro Parco, una gestione non partecipata e incentrata esclusivamente sulla tutela proibizionistica degli ecosistemi finisce per penalizzare residenti, operatori e fruitori della montagna e di conseguenza le fragili economie locali, che invece andrebbero sostenute e rafforzate, per contrastare efficacemente lo spopolamento e l'abbandono del territorio. In sintesi, tale prassi finisce per danneggiare lo stesso tessuto connettivo che dovrebbe sorreggere l'identità di un Parco, composto di un delicato e complesso equilibrio tra ecosistemi e presenza antropica, di fattori ambientali ma anche sociali, economici, culturali.L’Unione Montana – sostiene il Presidente Giampiero Feliciotti – ha abbandonato l’idea di collaborazione con l’Ente di cui disconosce l’affidabilità verso le necessità delle popolazioni ed a cui addebita la perdita della materia prima – cibo - ed un danno ambientale e biologico circa l’abbandono per depressione degli agricoltori ultimi rimasti a favore di velleità di folcloristici personaggi appassionati di lupi istrici e cinghiali.Ora a tempi scaduti, un ente che da anni avrebbe dovuto provvedere a tali regolamentazioni, all’improvviso e solo perché l’Europa ha aperto per le marche una infrazione, butta sul tappeto norme improvvisate di grave pregiudizio per l’economia locale.
I sindacati dei pensionati SPI Cgil FNP Cisl e UILP Uil scendono in piazza giovedì 19 maggio prossimo per chiedere una riforma strutturale del sistema previdenziale. Più di 1.000 persone arriveranno a Roma da tutte le Marche.Maggiore flessibilità per l'accesso alla pensione per tutelare i lavoratori più "deboli", donne e mansioni usuranti, ma anche per consentire l'ingresso nel mondo del lavoro ai giovani, favorendo un ricambio generazionale richiesto anche dalle aziende, sono le richieste dei sindacati unitari dei pensionati. Va poi corretto, secondo SPI Cgil FNP Cisl e UILP Uil, il funzionamento del sistema contributivo per garantire pensioni dignitose a tutti coloro che in questi decenni hanno svolto lavori saltuari, discontinui e malpagati, anche sviluppando la previdenza complementare. Respingono con decisione qualsiasi ipotesi di intervento sulle pensioni di reversibilità, che nelle Marche riguardano quasi 121.000 persone, per la maggior parte donne. Infine per Cgil FNP Cisl e UILP Uil chiedono la tutela delle pensioni in essere, sia riducendo la pressione fiscale che è tra le più alte in Europa, sia ripristinando il corretto meccanismo di rivalutazione di tutte le pensioni, come richiesto anche dalla Corte Costituzionale.Nelle Marche ci sono 448.434 pensionati, che percepiscono 642.780. pensioni. L'importo medio lordo di una pensione Inps è di 712 € mensili (910 € per le pensioni di vecchiaia). Il 69,6% delle pensioni Inps non supera le 750 € mensili lorde. Solo lo 0,9% dei pensionati marchigiani percepiscono pensioni superiori al 3.000 € lordi.Al di la di rappresentazioni strumentali che lacerano i legami intergenerazionali e incitano a una guerra tra poveri, i pensionati italiani attraversano una fase di enorme difficoltà. Otto anni di crisi hanno messo in ginocchio il sistema produttivo, generando disoccupazione, specie nei giovani (22,6% il tasso di disoccupazione dei marchigiani tra 15 e 29 anni). Creare lavoro, lavoro qualificato, è la sfida a cui dare concrete risposte. Nonostante stiano scivolando sotto la soglia di povertà, i pensionati aiutano figli e nipoti che hanno perso il lavoro, dando un contributo decisivo alla coesione della comunità marchigiana.Resta poi aperto il problema della non autosufficienza, che nelle Marche riguarda almeno 51.000 persone, tanti sono i percettori di indennità di accompagnamento. Un tema destinato a diventare cruciale in una Regione in cui, nel 2065, l'Istat prevede che gli anziani saranno il 32,6% della popolazione totale (contro il 23,7% attuale). A tal fine non è più rinviabile la separazione tra previdenza (finanziata dalla contribuzione) e assistenza (a carico della fiscalità generale) che il sindacato chiede da tempo.A testa alta: tutti insieme per rivendicare diritti e dignità dei pensionati". Questo sarà lo slogan della manifestazione del 19 maggio, attraverso la quale SPI FNP e UILP chiedono al Governo una nuova stagione di equità sociale. Questo sistema previdenziale non è più sostenibile e va modificato. Le risorse per farlo ci sono, serve solo il coraggio di andarle a prendere. La riforma Fornero ha sottratto 80 milioni di euro da un sistema previdenziale in equilibrio. Bisogna recuperare una parte di questi soldi e trovarne altri, attraverso una tassa sui grandi patrimoni, la lotta all'evasione fiscale, alla corruzione e agli sprechi nella pubblica amministrazione. Se così non sarà, il Sindacato dei pensionati è pronto ad intensificare le iniziative di protesta e di lotta.
Alla Raci arriva il drone Hussy. Grazie ad un progetto di COPAGRI e la società Fly engineering, la tecnologia entra nell'attività agricola. Con il drone Hussy viene impiegata una nuova metodologia, precision farming, agricoltura di precisione, una strategia di gestione delle colture agricole finalizzata a riconoscerne le effettive esigenze, ad esempio in base allo stato di salute della vegetazione o delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo, e consentire così di effettuare interventi agronomici differenziati o estremamente mirati. L’obiettivo generale è la messa a punto di tecnologie efficaci ai fini del miglioramento qualitativo dei prodotti agricoli e dell’aumento del loro valore. Tantissime sono poi le eccellenze presenti alla Raci. Oltre alla birra agricola ed ai tanti prodotti c’è anche la canapa, una coltura antichissima che sta ritrovando un suo mercato partendo proprio dalle Marche. Quest'anno circa 150 ettari sono stati seminati per la produzione della canapa nella regione e molte aziende agricole si stanno adeguando a tale coltura soprattutto per la grande richiesta dei derivati della canapa, dal tessile all'olio molto ricercato in America per il suo alto contenuto di omega 3, 6 e 9, dai semi ai fiori. La birra agricola, fiore all'occhiello della Copagri, è presente con quattro birrifici agricoli. C’è anche quella prodotta con la canapa. Dalle 14.30 alle 16 del 15 maggio sono previsti anche gli show cooking “Il misterioso mondo della canapa” e “Degustiamo il bambù” grazie alla Copagri ed a cura dello chef della canapa Marco Cartechini con la collaborazione di A.pro.ca.ma ed il Consorzio bambù Italia. Successo, inoltre, sta avendo il mercato agricolo con degustazioni di Agrinsieme, cioè Copagri, Cia, Confagricoltura, nonché “Le piazzette dei mestieri e dei sapori”, quando agricoltura ed artigianato si incontrano a cura di Copagri e Cna.Sono in totale una trentina di aziende agricole presenti con i loro prodotti tipici oramai sempre più testimonial del territorio. Vengono allestiti, infine, dei laboratori con la possibilità di ammirare da vicino le varie fasi di lavorazione.
Tutto pronto per il taglio del nastro della 32^ RACI, la Rassegna Agricola del Centro Italia, previsto per domani, alle ore 16, al Centro Fiere di Villa Potenza. L’inaugurazione darà il via alle tre giorni dell’importante vetrina di settore che promuove e valorizza le produzioni di qualità del nostro territorio rurale, con oltre 40 mila presenze annuali e più di 400 aziende espositrici. La fiera, oltre agli imprenditori, si rivolge in particolar modo ai consumatori. Protagonisti della Rassegna sono i settori dell’agroalimentare, della filiera corta agricola, dell’agricoltura biologica, delle fattorie didattiche, della zootecnia, della meccanizzazione agricola, promozione turistica del territorio rurale. Molti i momenti degustativi dei prodotti tipici locali, i laboratori culinari, le dimostrazioni pratiche dei processi di lavorazione, percorsi didattici per scolaresche e tanti laboratori per bambini.Domani dopo l’inaugurazione, alle 17, nelll’Area filiera corta in programma Agrinsieme degustazione di polenta di mais Ottofile di Arcevia a cura di Marino Montalbini, agricoltore custode delle biodiversità e della CIA, mentre nell’area Risto – Raci laboratorio gastronomico con la preparazione della pasta fatta a mano a cura delle vergare della Pro Loco di Piediripa. Dalle 17.30 alle 20 nell’Area prato sfilata di apertura e animazione equestre a cura dell’associazione regionale Aream in collaborazione con Fise. Infine, alle 18.30, nell’Area dei Gusti, showcooking con i 5 tagli del bollito di carne bovina della razza marchigiana con le salse e gli oli monovarietali a cura dell’Associazione Provinciale Cuochi Antonio Nebbia.Per la giornata di sabato 14 maggio la Rassegna rimarrà aperta fino alle 24 mentre domenica l’orario sarà dalle 9 alle 20.Info: www.raci.provincia.mc.it www.comune.macerata.it
Sono circa 82 mila i marchigiani che fanno pranzo in ufficio, il 29% in più nell'arco di cinque anni, mentre nello stesso periodo si è dimezzato il numero delle persone che pranzano al ristorante. Lo rivela la Coldiretti regionale, che ha elaborato dati Istat sull'evoluzione delle abitudini alimentari dei lavoratori nelle Marche. Cresce il numero di impiegati e operai che portano la "gavetta" in ufficio o in fabbrica per risparmiare, ma anche per essere sicuri della qualità del pranzo. Al contrario, si svuotano i tavoli al ristorante. Nel 2010 andava a pranzo in trattoria quasi il 4% dei marchigiani, ora solo il 2,6%. In calo anche l'affluenza alle mense (-23%), mentre sono raddoppiati i "patiti" del pasto pomeridiano veloce al bar, che riduce la distanza rispetto al ristorante. (Ansa)