Anche la città di San Severino Marche saluta con gioia il rientro in regione del capolavoro di Lorenzo d’Alessandro raffigurante La Pietà, concesso in comodato quinquennale dalla fondazione Boris Christoff alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino ed esposto nella sala dei Veneti, il primo ambiente dell’Appartamento degli Ospiti, al piano nobile del Palazzo Ducale.
La piccola tavola, che misura 24 centimetri di larghezza per 33,5 di altezza, è una delle opere più grandiose del pittore nato a San Severino Marche nel 1455 circa e soprannominato “Il Severinate”.
“Il prestito – è stato sottolineato in occasione dell’arrivo del capolavoro ad Urbino - rappresenta un arricchimento culturale considerevole per la Galleria Nazionale delle Marche che ha come fine ultimo quello di raccogliere, conservare e promuovere l’arte delle Marche, una regione che nel corso dei secoli ha subìto il depauperamento di magnifici capolavori che primeggiano nella storia dell’arte universale”.
Di Lorenzo d’Alessandro, purtroppo, si sono persi molti dipinti. Come risulta dal catalogo delle opere custodite nella Galleria Nazionale, La Pietà si configura come un’opera-documento rivelatrice di importanti notizie, quali il nome del committente, frate Matteo da Sanseverino, e la data di realizzazione, il 1491, iscritto nel bordo del sarcofago.
L’opera racconta della piena maturità di Lorenzo d’Alessandro e, a un’analisi stilistica, se ne colgono bene certi aspetti arcaizzanti come il fondo dorato. Allo stesso tempo la formazione umbro-camerte si arricchisce del linguaggio di Carlo Crivelli e di una più moderna componente veneta, tra Giovanni Bellini e i Vivarini. La preziosa tavola è caratterizzata dal dolce abbraccio della Vergine al Figlio, raffigurato nella luminosa e delicata armonia dei colori.
Nel marketing ogni soluzione capace di agevolare il lavoro e far risparmiare tempo e risorse è sempre ben vista da chi opera in questo campo. Per questo le aziende stanno sempre più utilizzando software e tecnologie capaci di semplificare e velocizzare alcuni processi e operazioni. Un marketing automation software è dunque un valido aiuto che permette di ottenere grandi risultati, facendo risparmiare tempo e denaro che possono così essere utilizzati per altre attività.
Marketing Automation: dove si può utilizzare
Utilizzare un software di Marketing Automation per un’azienda significa investire in tecnologia e permettere, attraverso l’automatizzazione, di migliorare le proprie attività di marketing, come ad esempio le campagne pubblicitarie sui social media, così come le conversazioni con i chatbot.
Esistono infatti dei software dedicati che consentono alle aziende di non dover più gestire manualmente determinate operazioni. Di conseguenza, le persone prima occupate in queste possono essere impiegate nello svolgimento di mansioni differenti, meno meccaniche e più utili alla crescita dell’attività.
Se per esempio si gestisce un e-commerce di abbigliamento, grazie alla marketing automation è possibile inviare in automatico un’e-mail, già preparata ad hoc, al cliente che ha abbandonato il carrello senza aver concluso l’ordine.
Questo può avvenire, secondo necessità, anche per altre fasi del funnel marketing per intercettare i potenziali clienti al momento giusto, all’interno del processo di acquisto.
Quali vantaggi porta utilizzare la marketing automation?
Utilizzare un software di marketing automation porta a tanti vantaggi e benefici per un’azienda. Vediamo allora quali sono i principali, per capire meglio le potenzialità di questa tecnologia che viene in aiuto a quanti devono gestire le operazioni di marketing all’interno di un’attività che punta al successo e alla crescita:
- Risparmiare tempo e denaro. Se è un software ad occuparsi di inviare in automatico e-mail e promemoria, oltre a rispondere alle domande più frequenti e semplici rivolte dai clienti in chat, il risparmio in termini di tempo si traduce anche in quello di denaro. In questo modo infatti si possono impiegare risorse umane ed economiche in attività strategiche che mirano al raggiungimento di obiettivi importanti;
- Risposte assicurate 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Una cosa impossibile se si tratta di personale impiegato nella gestione delle richieste dei clienti, possibile se invece è un software apposito a farlo
- Grazie alla Marketing Automation si possono ottenere informazioni più approfondite ad esempio sui propri potenziali clienti. Per un’azienda sapere in modo dettagliato chi visita il proprio sito e come si muove all’interno può essere di grande aiuto nella pianificazione di iniziative di marketing con la creazione ad esempio di messaggi personalizzati altamente mirati al target.
- Come conseguenza del punto precedente: conoscere più facilmente i dati dei propri clienti è il modo più semplice per realizzare campagne di marketing mirate all’ottenimento di ottimi risultati.
La Procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati tre pubblici ministeri titolari del fascicolo sulla morte di David Rossi, in seguito alla testimonianza alla Commissione parlamentare d’inchiesta resa dal colonnello dei Carabinieri di Siena, Pasquale Aglieco.
L'accusa per i tre magistrati, Nicola Marini, Aldo Natalini e Antonino Nastasi è quella di “falso ideologico”, "aggravato" perchè sarebbe stato commesso in un verbale d’inchiesta. Secondo l’accusa i tre pm avrebbero omesso di redigere verbale del loro accesso sulla scena del crimine, l'ufficio di Rocca Salimbeni, sede storica di Banca Mps a Siena, luogo dove si è consumata la morte di David Rossi; accesso che sarebbe avvenuto proprio la stessa sera in cui l’uomo venne trovato morto, prima che la polizia scientifica intervenisse sul posto per "cristallizzare" con foto e video lo stato dei luoghi.
Inoltre i magistrati insieme alla polizia giudiziaria avrebbero inquinato la scena senza seguire le procedure richieste in questi casi,e senza averne titolo. David Rossi era il capo comunicazione di Monte dei Paschi; la notte tra il 6 e il 7 marzo 2013 venne trovato morto nel vicolo accanto alla sede della banca in cui lavorava, dopo un misterioso volo dalla finestra del suo ufficio.
Due indagini sulla morte di David Rossi sono già state chiuse dai gip, con la conclusione che l’uomo si è suicidato. Questa terza indagine a carico dei pm è partita, come detto, grazie alla testimonianza del colonnello Aglieco: l’accusa per loro è quella di aver "manipolato e spostato oggetti senza redigere alcun verbale delle operazioni compiute e senza dare atto del personale di polizia giudiziaria che insieme a loro aveva proceduto a questo sopralluogo". I tre magistrati saranno sentiti mercoledì nella caserma della Guardia di Finanza di Genova.
Che David Rossi non avesse voluto togliersi la vita, ma fosse stato vittima di omicidio, è stata da sempre convinzione della famiglia: la moglie e la figlia sono convinte che il loro caro sia stato ucciso “perchè custodiva segreti inconfessabili”.
La tesi dell’omicidio è stata avvalorata dalle risultanze della consulenza svolta dai periti della famiglia Rossi che, sulla base elementi scientifici, hanno escluso l’ipotesi del suicidio. In particolare la presenza di alcune lesioni sul volto e sugli avambracci del manager di Monte Paschi, non autoinferte né causate dall’impatto con il suolo, sarebbero state provocate da una colluttazione.
Al contrario, i periti incaricati dalla commissione parlamentare d’inchiesta (reparti speciali dei carabinieri e collegio medico legale) hanno confermato con la loro maxi perizia di quasi 1000 pagine, l’ipotesi del suicidio. Ma allora come spiegano le ferite incompatibili con la caduta? La perizia non ha potuto escludere con assoluta certezza che le altre ferite siano state provocate da una mano terza, rispetto a quella di David Rossi .
“Alcune lesività sul volto, sull'arto superiore destro e sinistro di Rossi non sono da noi fatte risalire al meccanismo di caduta, urto e proiezione del corpo al suolo”, aveva spiegato uno dei professionisti incaricati, dottor Vittorio Fineschi, ordinario di medicina legale presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza". Lesioni che dalla perizia, risultano tra l’altro datate ad ore precedenti rispetto alla caduta.
Ci sono poi le immagini video che avrebbero ripreso due persone uscire da un ingresso secondario della banca. Il video è riemerso grazie ai lavori della Commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, poichè era stato cancellato. Sulla circostanza la banca aveva sempre affermato che a quell’ora non c’erano dipendenti nella sede di via.
Troppi i misteri che hanno avvolto e continuano ad avvolgere questo caso: a questo punto, l’auspicio è che la Procura di Genova apra una nuova indagine: "L'altra notizia che ci aspettiamo” ha dichiarato l’avvocato della famiglia Rossi ad Adnkronos, “e che, incomprensibilmente, non è ancora arrivata, è quella relativa alla riapertura delle indagini su quanto accaduto la notte del 6 marzo 2013 e, in particolare, su chi e come ha provocato su Rossi, ancora in vita, quelle lesioni che la Commissione d'inchiesta ha certificato come incompatibili con l'ipotesi suicidiaria e come e quanto tali lesioni, più precisamente, l'aggressione che ha dato luogo a tali lesioni, ha influito sulle reali cause della caduta di Rossi dalla stanza del suo ufficio". Un caso che aspetta risposte da quasi 10 anni, con una moglie ed una figlia che hanno finalmente il diritto di conoscere la Verità.
Al termine della decima giornata del campionato di Eccellenza, ecco i risutlati e i marcatori di tutti i match che hanno acceso il turno. Vittoria di corta misura per la Jesina nella gara casalinga contro la Forsempronese che vale una seconda piazza incontestata. Chiesanuova da brividi contro il Marina Calcio che vince in un caotico incontro per 3-2: dopo la sospensione della partita in seguito ad un malore accusato dal direttore di gara, i biancorossi hanno conquistato tre punti d'oro volando a quota 15.
Valdichienti Ponte – Fabriano Cerreto (2-0)Anticipo del sabato che regala al Valdichienti il secondo posto per una notte: il Fabriano Cerreto soffre l’assenza dell’allenatore e rimane fermo a 0 dopo una serie di legni sfortunati. Il risultato fatica a scongelarsi con il primo gol che arriva nella ripresa: Passewe (60’) la piazza rasoterra e sigla l’1-0. Chiude il match il gol di Trillini (77’), lanciato da Triana.
Calcio Atletico Ascoli – Sangiustese (2-1)La capolista è costretta subito ad inseguire dal gol di Pagliarini (9’) che porta presto la Sangiustese in avanti. L’Atletico carica a testa bassa e cinge d’assedio l’estremo ospite. Gli ospiti difendono bene fino al termine della prima frazione ma nella ripresa i bianconeri riescono a far breccia e Minnozzi sigla la rete dell’1-1. Al 35’ l’evento chiave del match: cross di Di Matteo che Montserrat devia nella propria porta per il 2-1 finale. Vittoria meritata per la squadra di mister Giandomenico che si riconferma prima in classifica con 24 punti.
Castelfilardo – Atl. Calcio Porto S. Elpidio (1-0)Gara di bassa classifica che fatica a prendere il via con il risultato che si sblocca dopo la mezz’ora: rigore di Crescenzi che, a colpo sicuro, batte l’estremo ospite e firma l’1-0. Poco da segnalare nella ripresa che scorre senza stravolgimenti di fronte fino al triplice fischio. Gli anconetani conquistano 3 punti importanti in ottica salvezza arrivando a 9 punti in graduatoria.
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Chiesanuova – Marina Calcio (3-2)Inizio di match esplosivo con 3 reti nei primi 10’: prima Iommi (3’) conclude in rete il corner di Mongiello, poi Nacciarriti (6’) risponde ristabilendo il pari, subito stravolto da Pasqui (9’) che riporta i locali in vantaggio di nuovo su calcio d’angolo. Nella ripresa il Marina riagguanta i biancorossi con la doppietta di Nacciaritti (50’) ma la gara viene sospesa per un malore momentaneo del direttore di gara, Hamza El Amil di Nichelino. Dopo l’intervento dei sanitari, la gara riparte accompagnata dall’incoraggiamento degli spalti. Chiude il match la rete di Tittarelli (58’) che sigla il definitivo 3-2.
Jesina – Fossombrone 1949 (1-0)Match di alta classifica che inizia senza grandi emozioni, con un primo tempo equilibrato che termina a reti bianche. Il risultato si smuove solo nel secondo tempo con la Jesina che passa in vantaggio grazie alla rete di Trudo (67’), decisivo. Vittoria sofferta ma importante per la Jesina sale a quota 19 punti, superando il Valdichienti Ponte e ottenendo il secondo posto in solitaria.
Montefano Calcio – Osimana (4-2)Partenza bruciante dei viola che passano subito in vantaggio: Dell’Aquila (6’) trasforma dal dischetto e mette in discesa la partita per il Montefano. L’Osimana parte all’inseguimento senza riuscire ad accorciare prima del duplice fischio. A inizio ripresa Nunez (6’) riesce a sfondare le difese dei locali e ristabilisce l’equilibrio, 1-1. Seguono continui ribaltamenti di fronte: i viola superano di nuovo grazie alla rete di Stampella (70’) e l’Osimana riagguanta con la doppietta di Nunez (78’). Nel finale il Montefano prende il largo: Bonacci (44’) allunga e Guzzini (48’) chiude i conti siglando il 4-2.
Atletico Azzurra Colli – Atletico Gallo (2-2)Gara movimentata fin dalle prime battute con l'Atletico Gallo che si porta sul vantaggio iniziale appena dopo i primi 5 giri di orologio: Barattini (6') insacca in rete lo 0-1. L'Azzurra Colli reagisce prontamente e ristabilisce l'equilibrio entro la fine del primo tempo: Gesuè batte l'estremo ospite per l'1-1 parziale. Nella ripresa si ripete il copione della prima frazione: Barattini (23') riporta i suoi in vantaggio e i padroni di casa rispondono con il gol di Filipponi (33'). Il fischio finale dichiara la parità al termine dei 90ì minuti di gioco.
Giambattista Catalini è stato nominato alla guida del sindacato fondato da ACOI (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), AOGOI (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani), SEDI (Sindacato endoscopisti digestivi italiani) e SUMI (Sindacato unitario medici italiani).
"Le mie congratulazioni e i miei migliori auguri di buon lavoro a Giambattista Catalini, appena eletto nuovo Presidente del sindacato FESMED”, dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed.
"Sono certo – prosegue Quici – che insieme a Giambattista proseguiremo il lavoro avviato per difendere i diritti dei colleghi e valorizzare la professione medica. Una sfida di certo non semplice, ulteriormente complicata dalle numerose crisi che il Paese è al momento chiamato ad affrontare, che tuttavia offre alle sigle sindacali l’opportunità di ricoprire nuovamente un ruolo da protagonisti”.
Forse Emanuela Orlandi, prima di sparire, aveva ricevuto delle “particolari attenzioni” da un alto prelato. La 15enne scomparsa a Roma il 22 giugno 1983 dopo essere uscita di casa per andare a lezione di flauto in piazza Sant'Apollinare, era figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia e viveva felicemente con la sua famiglia all' interno delle mura vaticane. Dal 20 ottobre un docufilm su Netflix “Vatican girl” ripercorre i 39 lunghi anni trascorsi dalla sua scomparsa, seguendo le ipotesi principali che hanno come minimo comune denominatore il Vaticano.
È Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che ha dedicato e sta dedicando la vita insieme alla sua famiglia, a far luce sulla scomparsa della sorella, che racconta in un’intervista: “La ragazza che ha ricevuto questa confessione è un’amica di Emanuela. Una settimana prima della sua scomparsa, Emanuela le ha raccontato che mentre passeggiava nei giardini del Vaticano, “uno molto vicino al Papa ci ha provato”. “ Era un’attenzione sessuale”; parliamo del 1983, la pedofilia nella Chiesa all’ epoca era tabù, nessuno poteva parlarne.” La ragazza protetta dall’anonimato, che seppur molto timorosa ha rivelato l’accadimento, non era mai stata interrogata dalla polizia, e neppure la famiglia Orlandi era al corrente dell’episodio.
Furono seguite tante piste per cercare di capire cosa fosse successo ad Emanuela: la pista del terrorismo internazionale, quella del rapimento per ottenere uno scambio con Ali Agca, esponente del movimento nazionalista turco dei “Lupi Grigi” che all’epoca della sparizione si trovava in carcere per aver attentato alla vita del Papa Giovanni Paolo II, la pista dei bulgari, quella del KGB.
Ma il giornalista Andrea Purgatori, che sin dall’inizio si è occupato della sparizione di Emanuela e che insieme al fratello di Emanuela è il narratore del docufilm, insieme agli autori è convinto che la strada da seguire sia un’altra: quella di qualche segreto avvenuto all’interno del Vaticano.
La Banda della Magliana - Un commando di uomini, su ordine di Renatino de Pedis, boss della banda della Magliana, avrebbe rapito Emanuela nel 1983. De Pedis potrebbe aver agito per ordine ricevuto all’interno del Vaticano. A sostegno del coinvolgimento della banda della Magliana, oltre alle deposizioni dell’allora compagna di De Pedis, Sabrina Minardi , c’è la ricostruzione svolta da un grande magistrato, Giancarlo Capaldo, che da Procuratore in Roma, si spese in anni di indagini per la ricerca della Verità sul caso di Emanuela Orlandi.
Facciamo un passo indietro: nel 2005, giunse una telefonata alla trasmissione “Chi l’ ha visto”: suggeriva di andare a vedere chi era stato sepolto in una tomba nella basilica di Sant’Apollinare e di “controllare il favore che “Renatino” fece al cardinale Poletti”, per capire il movente della scomparsa di Emanuela. Il riferimento era alla tomba in cui era stato sepolto il boss De Pedis, dopo la sua morte avvenuta nel 1990, proprio all’interno della basilica di Sant’Apollinare. Fatto inspiegabile e al limite della credibilità.
Il racconto pubblico di quella insolita sepoltura venne fatto per la prima volta nel 1997 dal Messaggero. Ci furono interrogazioni in Parlamento, la cripta venne chiusa al pubblico e su di essa calò il silenzio sino al 2005. Nel 2012 venne ufficializzata la notizia: fu il cardinale Ugo Poletti (all'epoca presidente della Cei e vicario generale della diocesi di Roma )a concedere il nulla osta della Santa Sede il 10 marzo 1990 alla tumulazione della salma del boss della banda della Magliana, Enrico “Renatino” De Pedis nella basilica.
Alcuni sostennero che Poletti doveva dei favori a De Pedis, altri sostennero che Poletti fu pagato per questo “regalo”; alcuni esponenti della banda (Mancini e Abbatino) raccontarono che De Pedis avrebbe avuto un compito direttamente dal Vaticano di rapire la ragazza o, se non direttamente dal Vaticano, da qualcuno che voleva mandare un “messaggio” al Vaticano.
Un rapimento commissionato da un altro prelato pedofilo all’interno del Vaticano? Un rapimento che fu usato da “un’organizzazione mafiosa” come ricatto allo Ior, l’Istituto finanziario vaticano, per la restituzione del denaro consegnato affinché venisse riciclato, ed invece sparito nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi?
Una possibile svolta sul caso nel 2012 con il Procuratore Giancarlo Capaldo. Intorno al 2012, sembrò di essere vicini ad una svolta sul caso di Emanuela, e alla concreta possibilità di dare qualche risposta alla famiglia. Il dottor Capaldo, nell’intervista televisiva del 2021 al giornalista Purgatori nella trasmissione Atlantide, rivelò che nel 2012 in Vaticano vi fu un grande imbarazzo per l’esplosione del caso di De Pedis sepolto dentro la Basilica di Sant’Apollinare.
L’ex magistrato riferì che tra il 2011 e il 2012 due alte personalità del Vaticano si erano presentate nel suo ufficio della procura di Roma chiedendo la traslazione della salma del boss De Pedis da Sant’Apollinare, per calmare il pubblico dissenso che si stava alzava sul Vaticano. Il dottor Capaldo chiese in cambio di avere informazioni certe sulle sorti di Emanuela, cui la famiglia in primis aveva diritto, anche se ciò avesse significato ritrovare solamente i resti della ragazza.
I due emissari pochi giorni dopo avrebbero risposto che “la disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a questa conclusione”. Inspiegabilmente di lì a poco ci fu un brusco arresto delle trattative. Infatti l'allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone chiese e ottenne l'archiviazione del caso, cui si oppose solo il dottor Capaldo.
I tre faldoni del Sismi spariti nel nulla - Sarebbero spariti tre faldoni top secret del Sismi (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) oggi sostituito dall’AISE (Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna) che riguardano Emanuela e Mirella Gregori (scomparsa il 7 maggio 1983). Il Sismi aveva condotto delle indagini sul caso di Emanuela; la documentazione sarebbe stata acquisita dalla Procura, ma mai consegnata negli atti d'indagine alla famiglia. L’ennesimo mistero. L’Appello di Pietro: “chi sa parli”.
Il fratello di Emanuela ha un’idea ben precisa: “Per me la sepoltura di De Pedis in quella Basilica di Sant’Apollinare ha sempre rappresentato simbolicamente quel sistema Stato-Chiesa e criminalità che, in qualche modo, ha occultato la verità sul rapimento di Emanuela al di là del movente che può esserci dietro la sua sparizione”. Una cosa è certa: l’amore per Emanuela non fermerà mai la ricerca di Giustizia e Verità del fratello Pietro: "Finché non avrò un corpo, ho il dovere di cercarla viva. Non smetterò mai”.
Da diverso tempo, chi ama interessarsi di trading finanziario, ha sicuramente notato che, fra le varie forme di investimento, una ritenuta molto interessante è quella delle opzioni binarie (dette anche opzioni digitali e, talvolta, solamente opzioni). Il trading finanziario con le opzioni binarie è noto come trading binario.
Visto l’interesse suscitato da questa forma di investimento, con questo articolo cercheremo di saperne di più sulle opzioni binarie, valutandone vantaggi e svantaggi; è infatti fondamentale ricordare che il trading finanziario non è un qualcosa che può essere preso alla leggera; è infatti necessario cercare di comprenderne a fondo i meccanismi perché, se è vero che si possono ottenere importanti soddisfazioni economiche, è altrettanto vero che è possibile subire anche perdite significative di denaro.
Cosa sono le opzioni binarie?
Le opzioni binarie (in inglese binary options) sono dei prodotti finanziari derivati; come questa denominazione fa intuire, si tratti di prodotti che non hanno, di per sé stessi, un valore intrinseco, bensì lo derivano dall’andamento di altri asset finanziari che, in questo caso vengono detti asset sottostanti. Questi ultimi possono essere di vario tipo: criptovalute, azioni, obbligazioni, materie prime ecc.
Con le opzioni binarie l’eventuale profitto – che ovviamente è lo scopo di ogni trader – deriva dall’aumento o dalla riduzione del prezzo dell’asset sottostante su cui si è deciso di puntare, a prescindere da quale sia il valore intrinseco di detto asset.
Cerchiamo di chiarire meglio quest’ultimo punto. Detto in parole molto semplici, il trading delle opzioni binarie si basa sul prevedere in modo corretto l’andamento di uno strumento finanziario sottostante (come detto, azioni, obbligazioni ecc.); questi strumenti non vengono acquistati, si fa invece una previsione sul loro andamento in un determinato lasso di tempo (che può essere anche brevissimo).
In sostanza, un’opzione binaria è una sorta di scommessa su un evento; per comprenderla appieno, si può fare un paragone con la scommessa su un evento sportivo; puntiamo sulla vittoria di un pugile; se la nostra previsione è stata corretta e alla fine dell’incontro il pugile ha sconfitto il suo avversario, ne ricaveremo un profitto; se, al contrario, la nostra previsione si è rivelata sbagliata, ovvero il pugile su cui abbiamo puntato ha perso l’incontro, andremo incontro alla perdite dell’importo che abbiamo investito.
Nel caso specifico del trading binario, si opera con il broker prescelto, facendo una previsione relativa all’andamento di un determinato asset finanziario; tale andamento può essere positivo (ovvero il valore in borsa dell’asset aumenta) oppure negativo (cioè, il valore in borsa dell’asset è sceso); se facciamo una previsione su un andamento positivo/negativo dell’asset (ovvero si punta sul suo rialzo o sul suo ribasso in borsa in un determinato lasso di tempo) e ciò si verifica, allora guadagneremo una percentuale sull’investimento iniziale, percentuale che può essere molto elevata e arrivare anche al 90%. Il rovescio della medaglia è che, se la previsione sull’andamento dell’asset si è purtroppo rivelata sbagliata, l’intero capitale investito andrà perduto.
Il termine binarie che identifica questo strumento finanziario deriva proprio dal fatto che l’esito dell’investimento ha due soli possibili risultati, ovvero previsione corretta oppure previsione sbagliata.
Opzioni binarie: quali sono i principali fattori in gioco?
Da quanto esposto in precedenza i principali fattori che entrano in gioco nel trading binario sono sostanzialmente due:
- asset sottostante (il titolo su cui si intende prevedere l’andamento al rialzo o al ribasso)
- scadenza (in inglese di parla di expiration date, ovvero data di scadenza; è la fine del periodo di un’opzione binaria; se l’opzione ha ottenuto o no un profitto sarà chiaro soltanto alla data di scadenza; dal momento che le opzioni binarie hanno spesso tempi di maturazione molto brevi, frequentemente si utilizza l’espressione tempo di scadenza.
A seconda del tipo di previsioni si distinguono opzioni binarie call e opzioni binarie put; nel primo caso si punta sul rialzo dell’asset finanziario sottostante, nel secondo caso, invece, si punta sul suo ribasso in borsa.
Come si opera?
Per potere fare trading binario è necessario essere iscritti a un broker (un intermediario online) e accedere al pannello di investimento che esso mette a disposizione.
Una volta ottenuto l’accesso alla piattaforma, si sceglie: l’asset su cui puntare, la scadenza dell’opzione binaria (da pochi secondi a molti giorni), il prezzo di partenza da prendere in considerazione quando inizia la negoziazione, l’opzione call o l’opzione put, l’importo da investire.
La piattaforma fornirà le informazioni sul possibile ritorno economico nel caso in cui la previsione fatta sarà giusta. A questo punto, se la previsione si rivelerà corretta, si otterrà l’accredito sul proprio profilo.
Nota importante - L’ESMA (European Securites and Markets Authority), ovvero l’autorità finanziaria principale dell’Unione Europea, ha stabilito il divieto per tutti gli investitori privati non professionisti (i cosiddetti trader retail, cioè operatori alle prime armi che operano con capitali limitati) di fare trading con le opzioni binarie; ciò significa che il trading binario è riservato soltanto ai trader professionali.
Prima di operare con le opzioni binarie è necessario verificare che ciò sia permesso dalla legislazione del proprio Paese di appartenenza.
Gli ex assessori regionali Mirco Carloni e Giorgia Latini sono stati eletti rispettivamente presidente della Commissione Agricoltura e vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati.
“Hanno dimostrato le loro competenze nei rispettivi ambiti già negli anni di governo regionale e con la loro elezione di oggi ai vertici delle commissioni Agricoltura e Cultura della Camera, il modello Marche inizierà a far scuola anche in Parlamento”, afferma, in una nota, il commissario regionale della Lega Riccardo Augusto Marchetti.
“Un ringraziamento al nostro segretario Federale Matteo Salvini e al capogruppo Riccardo Molinari per aver dato seguito alla mia richiesta di tenere in considerazione due professionisti come Mirco e Giorgia, che hanno dimostrato di lavorare con serietà e abnegazione. A loro un grande in bocca al lupo per questa nuova avventura che, sono certo, sapranno interpretare al meglio portando in alto il nome delle Marche”.
“Ringrazio i miei colleghi”, dichiara Giorgia Latini. “È per me un grande onore tornare a ricoprire questo incarico. Sarà un’opportunità in più di collaborazione con i ministri e i sottosegretari del Governo sui progetti del territorio”.
“E sarà un'occasione per le nostre Marche. Il mio impegno riparte dalla rete culturale e dalla progettazione integrata dei teatri, delle biblioteche, dei musei, dei luoghi della cultura, hub da cui far passare il percorso di crescita e sviluppo, soprattutto per la rigenerazione dei borghi, che rappresentano un patrimonio millenario di cultura e identità per il nostro Paese", conclude.
Maria Teresa, per tutti “Sissy” aveva 27 anni, veniva da Taurianova, Calabria, era una giovane agente della Polizia penitenziaria, di stanza da 7 anni nel carcere femminile della Giudecca, a Venezia.
Ma prima di questo Sissy era una giovane donna solare, sempre sorridente, innamorata della sua famiglia, dei suoi amici, del mare e dei viaggi, nel pieno della felicità; così la descrivono non solo i genitori, ma anche le tante foto e video rese pubbliche nel corso di trasmissioni come “Le Iene”, “Chi l' ha visto?”, che da anni seguono il caso cercando di dare un apporto alle indagini.
Il 1 novembre 2016, un colpo sparato dalla pistola d’ordinanza di Sissy la raggiunse alla testa: venne ritrovata agonizzante nell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia, dove si trovava in servizio esterno per controllare le condizioni di una detenuta che aveva appena da poco partorito. Dopo aver lottato per due anni e due mesi in coma, Sissy non ce l’ha fatta, e se ne è andata nel gennaio 2019.
Le ultime immagini di Sissi sono quelle registrate dalle telecamere dell’ospedale di Venezia, trasmesse da “Chi l’ha visto?” : si vede Sissy mentre esce dalla stanza della detenuta al piano terra, ed invece di dirigersi verso l’uscita, si dirige nella zona ascensori. Prima verso quello di sinistra, poi verso quello di destra: da un fermo immagine sembra stia parlando al telefonino. Poi nulla, sino a che non verrà ritrovata già a terra sul pianerottolo dell’ascensore da una signora che viene ripresa da una telecamera mentre arretra visibilmente scossa da quella zona, verso cui era inizialmente diretta.
Omicidio o suicidio? La famiglia Trovato Mazza non ha dubbi: secondo le indagini condotte dai consulenti della famiglia, ci sarebbero molteplici elementi a supporto della tesi dell’omicidio. "Mia figlia non si è suicidata, voglio che si sappia la verità il dolore è sempre quello del primo giorno. Non passa”. Un dolore disperato, irraccontabile per i suoi genitori, diventato un motivo per proseguire nella battaglia per la Verità che li ha portati ad opporsi ad ogni richiesta di archiviazione della Procura, convinta invece della tesi del suicidio.
Il primo mistero è quello del telefonino di Sissy, che verrà ritrovato nell’armadietto del carcere della Giudecca. Eppure nel fermo immagine delle riprese in ospedale, nonostante la scena non sia del tutto nitida, sembrerebbe proprio che Sissy abbia il cellulare in mano, appoggiato al volto. Come dunque sarebbe finito quel telefonino nell’armadietto di Sissy (trovato aperto) del carcere della Giudecca? “Sissy dormiva con il telefonino, non si staccava mai dal telefonino” ricorda il papà.
C'è poi l’apporto scientifico che contrasterebbe la teoria del suicidio; apporto fornito dai risultati della BPA (Bloodstain Pattern Analysis) tecnica che studia le tracce ematiche presenti sulla scena del crimine, per ricostruire il delitto.
Le analisi, secondo la consulenza di parte dell'ex capo dei RIS, Luciano Garofano, avrebbero rivelato la totale assenza di tracce di sangue sulla manica della giubba di Sissy e sulla sua mano che, per chi sostiene il suicidio, avrebbe impugnato la ‘Beretta' calibro nove.
Inoltre, seconto la dinamica balistica, ci sarebbe un vuoto di schizzi di sangue sulle pareti dell’ascensore, e ciò, secondo la perizia di parte, sarebbe conseguenza della presenza di almeno un soggetto accanto a Sissi .Oltre ciò sulla pistola non è stata rinvenuta nessuna impronta, nemmeno la sua. Eppure dalle immagini si vede chiaramente che quel giorno Sissy non indossava i guanti.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha già respinto per tre volte, l’ultima volta a luglio di quest’anno, la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, accogliendo l'opposizione presentata dagli avvocati della famiglia. Nell’ultima udienza ha disposto nuovi accertamenti, anche sul cellulare. In particolare ha richiesto la geolocalizzazione del telefono, oltre ad un’approfondimento della dinamica balistica.
Vivendo quello che ad oggi è un giallo ancora irrisolto, la famiglia di Sissy non si da pace; solo il bisogno di Verità e Giustizia fa andare avanti i genitori della giovane agente, in attesa delle prossime udienze fissate per il primo semestre del 2023.
Quattro le squadre favorite che secondo i pronostici potrebbero contendersi la Coppa Italia nel 2023: Juventus, Inter, Milan e Napoli. Ma qualcuno si chiede se anche la Roma, che quest’anno ha vinto la Conference League, non possa ampliare il proprio palmarès. Gli ottavi di finale si svolgeranno a gennaio e molte partite sembrano avere un destino già scritto, salvo sorprese dell’ultimo minuto, si intende. Sedici squadre che dovranno diventare otto per i quarti di finale, che si svolgeranno poi tra gennaio e febbraio. Otto squadre, ma il gioco sembra ridursi ai cinque player più importanti, cosa che mostra una continuità con gli anni precedenti e che sembra mettere d’accordo anche i migliori bookmakers aams.
La Juventus
La Juventus, che è considerata favorita tra tutti, nelle ultime due stagioni ha rallentato la corsa contro le altre grandi, in Europa, ma anche in Italia. Che si parli di campionato o di Champions League, di Supercoppa o di Coppa Italia, all’ultimo minuto non è stata capace di portare a casa una medaglia. E così l’anno scorso ha perso ai rigori in Coppa Italia contro l’Inter, non è riuscita a spuntarla in Supercoppa e così ha fatto anche in Serie A. Una serie di sconfitte e pareggi che dimostrano una carenza nell’attacco, poca coesione e volontà di fare squadra e una spinta per tornare tra le migliori in Europa, dove ha perso molto, accontentandosi di una vittoria contro il Chelsea, ma nel lontano 2021. Agli ottavi di finale è quasi impossibile che possa perdere la partita contro il Monza. Tutto da vedere, invece per i quarti, che possono riservare sorprese se dovesse vincere la Lazio o il Bologna.
L’Inter
Anche l’Inter si trova in una posizione felice, dovrà sfidare il Parma in casa e la partita non si pronostica come una strada in salita. La squadra è in buona posizione in Serie A e spera di puntare alla vittoria dello scudetto, dove si trova sopra anche alla Juventus. Crede molto nella finale e si prepara a sfidare i bianconeri, dati in vantaggio da tutti i bookmaker. Tutto dovrà essere deciso a gennaio e dalle situazioni legate ai quarti di finale. I neroazzurri vengono da una stagione più fortunata e pensano di avere tutte le chance per battere l’Atalanta o lo Spezia, nel caso in cui quest’ultima dovesse spuntarla contro i bergamaschi.
Il Milan
Per quanto riguarda il Milan, invece, la partita si fa leggermente più complicata, dato che dovrà fin da subito sfidare il Torino. Una vittoria che dovrebbe riuscire agile, ma che potrebbe in ogni caso essere più difficoltosa rispetto a quelle capitate alle due sfidanti di cui abbiamo parlato sopra. Mentre ai quarti toccherà vedersela con Fiorentina o Sampdoria. Un match che, in ogni caso, riuscirà a portare qualche fibrillazione in campo e qualche bastone tra le ruote in più.
Il Napoli
Per il Napoli, invece, la strada è in discesa. Dovrà sfidare la Cremonese. Diverso, invece, il discorso dei quarti di finale, perché nello stesso girone si trovano Genoa e Roma, che si contendono il posto agli ottavi. La Roma è agguerrita, in una stagione di ripresa con Mourinho e dopo la vittoria della Conference League, ma anche il Napoli non scherza, in Serie A è primo in classifica. A fronte di questo il Genoa si preparerà a mettere i bastoni tra le ruote alla squadra capitolina, ma i pronostici parlano di un quarto di finale quasi sicuro tra Napoli e Roma.
Tra strategie per accaparrarsi almeno un titolo, lasciare indietro la Champions per trovare una certezza in casa, prepararsi per sconfiggere una big, i pronostici comunque ci vedono chiaro. I bookmaker parlano di una sfida tra Juventus e Inter, che comunque sembrano i favoriti anche nello scontro con i competitor del girone. Mentre per gli altri: Milan-Fiorentina-Torino-Sampdoria è tutto da vedere (anche se i pronostici favoriscono il Milan e in secondo piano la Fiorentina). Lo stesso vale per Roma-Napoli e per il bonus dato dal Genoa, che però fa molta meno paura.
Ancora due tragici incidenti sul lavoro. Nella notte, poco prima delle 3, Nicoletta Paladini di 50 anni, ha perso tragicamente la vita in un terribile incidente nella vetreria di Borgonovo, in provincia di Piacenza, durante il turno di lavoro.
Secondo le prime ricostruzioni la donna sarebbe rimasta incastrata e schiacciata tra un nastro trasportatore e un macchinario porta bancali. La dinamica dell’incidente è ancora al vaglio dei Carabinieri coordinati dalla Procura di Piacenza. Questa mattina, in un’azienda del torinese, i vigili del fuoco sono intervenuti per estrarre il corpo senza vita di un operaio marocchino di 41 anni, residente a Torino, che è stato travolto da una catasta di tubi metallici.
Nella vetreria di Borgonovo dove lavorava Nicoletta le colleghe e i colleghi sono "in assemblea permanente per chiedere che mai più si debba piangere una donna o un uomo che esce da casa per lavorare non vi fa più ritorno".
L'Anmil, l'Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invali di del Lavoro, in occasione della 72esima edizione della Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro del 9 ottobre scorso, ha diffuso gli ultimi dati Inail: da gennaio a settembre di quest'anno i morti sono stati 677 con una media di quasi tre vittime al giorno.
Nel periodo tra gennaio e agosto 2022 la media è stata di 84 vittime al mese. Il totale è di 95 decessi in meno rispetto allo stesso periodo del 2021 - che però risentiva dei tanti morti per Covid. I decessi non legati alla pandemia sono aumentati del 32%. Sono cresciute anche le denunce di infortunio totali: sono state 484.561, +38,7% rispetto al 2021. Il maggior numero di infortuni mortali si è registrato nel settore delle costruzioni. Un bilancio tutt’altro che confortante, che parla non di numeri ma di persone!
Al termine della nona giornata di Eccellenza, ecco i risultati e i marcatori dei match che hanno acceso il turno. Classifica che restituisce il primo posto in solitaria dell'Atletico Ascoli che cala il poker sul campo del Fabriano Cerreto. Big match fra Osimana e Azzurra Colli che termina a reti bianche e congela lavetta. Goleada del Chiesanuova, trionfante per 5-2 sul Porto Sant'Elpidio.
Atl. Calcio Porto S. Elpidio – Chiesanuova (2-5)
Chiesanuova scatenato che entro la mezz’ora cala il tris: doppietta di Tittarelli (11’,25’) in apertura: il sorpasso arriva su un errore difensivo dei locali che consegna a Tittagol un facile colpo a porta vuota, mentre il raddoppio segue il bel lancio di Mongiello con l’incornata del numero 9 ospite. Mette la firma sul 3-0 Ortolani al 28’.
Il Porto Sant’Elpidio segna quindi il gol della bandiera con Russo (29’), ma Morettini (35’) allunga di nuovo sugli sviluppi di un corner e sigla l’1-4. Prima del duplice fischio, Mongiello (42’) fissa il parziale sull’1-5 sfruttando un altro errore della difesa locale. Partita virtualmente chiusa a inizio ripresa che scorre a ritmi più pacati senza molto da segnalare. Allo scadere Traversa (90’) segna senza festeggiare, spostando il risultato definitivo su un perentorio 2-5.
Atletico Gallo – LMV Urbino Calcio (1-1)
L’Atletico si fa preferire nelle fasi iniziali ma l’Urbino rimane vigile e non si lascia intimorire: il sorpasso arriva su un errore dei locali allo scoccare dei 30 minuti con Morani che capitalizza e trova il gol. A inizio ripresa i padroni di casa scendono in campo furiosi e ristabiliscono la parità al 12’ con Peroni. L’Urbino regge l’assedio dei locali per 45’ e il triplice fischio sancisce il definitivo 1-1.
Fabriano Cerreto – Calcio Atletico Ascoli (0-4)
Inizio di gara equilibrato con le due formazioni in fase di studio reciproco. Il risultato viene stravolto nel giro di 120 secondi con la capolista che trova un uno-due letale: prima Vecchiarello (17’) la sblocca, poi Minnozzi raddoppia (18’) fissando il parziale sullo 0-2. Nella ripresa i bianconeri calano il tris mettendo in cassaforte la partita: Esposito (73’) mette la firma sul 3-0. Di Ruocco (93’) cala il poker nel finale, festeggiando il primato riconfermato in classifica.
Fossombrone 1949 – Valdichienti Ponte (1-0)
Pronti via e il Fossombrone passa in vantaggio: al 3’ Battisti trova la rete del sorpasso. Il Valdichienti Ponte incalza i locali per trovare il pareggio ma il Fossombrone regge bene e congela il risultato sull’1-0 fino al duplice fischio. Poco da segnalare nella ripresa che conferma la vittoria del Fossomrbone.
Marina Calcio – Jesina (1-2)
Inizio opprimente della Jesina che schiaccia il Marina Calcio nella propria metà campo e passa in vantaggio all’11’ con il gol di Orlietti. I locali prendono coraggio e nell’ultimo quarto d’ora incalzano a caccia del pari, senza però centrare il bersaglio. A inizio ripresa la Jesina torna a dominare e raddoppia con Jori (57’) che incorna la palla sotto il sette. Diagonale letale di Omenetti che dalla distanza accorcia con un eurogol di qualità.
Osimana – Atletico Azzurra Colli (0-0)
Scontro al vertice inizialmente dominato dall’Azzurra Colli che imposta meglio e sfiora il sorpasso. Dopo la mezz’ora l’Osimana alza il baricentro e trova le prime occasioni: Bonaventura si rende pericoloso per due volte ma viene sempre murato dall’estremo ospite. Non mancano le occasioni lato Osimana, ma l’Azzurra Colli difende ordinatamente negando il sorpasso. Il big match fra seconda e terza in classifica termina a reti inviolate.
Sangiustese – Montefano Calcio (1-0)
Primo match per mister Morganti che inizia sotto i migliori auspici: in apertura i locali passano in vantaggio con il gol di Zira (12’). A inizio ripresa il Montefano sfiora il pareggio, ma la palla impatta sulla traversa e termina sul fondo. I viola ci provano in tutti i modi ma non riescono a superare l’estremo di casa: l’arrembaggio ospite termina in un nulla di fatto e la Sangiustese festeggia la vittoria di corta misura.
Un reboot animato, con una nuova serie "della saga delle Winx, per un debutto in tv nel 2024, quando la serie originale compirà 20 anni". Un ritorno per riportare le fatine made in Italy "vicine a bambine e bambini ma puntando anche a una visione condivisa di tutta la famiglia".
È fra i progetti di cui parla all'Ansa Iginio Straffi creatore del fenomeno animato arrivato in oltre 150 Paesi, e di tante altre serie e personaggi, con la sua Rainbow, casa d'animazione e produzione da lui fondata nel 1995, che si è conquistata spazio fra le major.
Un'attività che fra i prossimi capitoli ha in cantiere anche un film live action sulle Winx, la serie animata per Netflix "Mermaid magic" e la trasposizione cinematografica del bestseller young adult 'Il fabbricante di Lacrime'.
"Per il reboot delle Winx stiamo facendo un grosso lavoro a livello di scrittura, insieme ad autori italiani e americani per fondere le sensibilità di tutte e due le culture. Verrà realizzata in cgi e sarà molto più spettacolare del passato", dichiara Straffi.
Le fatine hanno da poco avuto anche una versione in serie live action per Netflix, Fate: The Winx saga (2021- 2022), conclusa con la seconda stagione.
Ora si lavora a un film live action sulle fatine: "Nella serie ci siamo concentrati sulle relazioni interpersonali delle protagoniste e la vita scolastica nel college di Alfea. Nel film manterremo questi elementi, ma come nella saga di Harry Potter o di Spider-man daremo molto spazio anche alla parte fantasy e spettacolare. Sicuramente lo realizzeremo in partnership con un grande studio americano".
Fra i nuovi progetti animati invece c'è la serie animata per Netflix "Mermaid magic", con "protagonisti sirene e tritoni che vivranno avventura sulla Terra per salvare il proprio mondo. Unirà racconto fantastico, avventuroso e commedia", anticipa Straffi.
Per quanto riguarda il live action, "un film che vogliamo produrre (attraverso Colorado, acquisita nel 2017, ndr), con l'obiettivo di un'uscita alla fine dell'anno prossimo - spiega - è la trasposizione cinematografica dal bestseller young adult 'Il fabbricante di lacrime' (di Erin Doom, edito in Italia Salani)".
Era di Tortoreto, Giulia Di Sabatino: aveva 19 anni. La sera del 31 agosto del 2015, si era recata nel ristorante dove lavorava. Poi, finito il turno, era tornata a casa, in tempo per festeggiare il suo compleanno con i genitori alla mezzanotte. “Avrebbe dovuto”, perchè Giulia con un improvviso cambio di programma uscì di casa, lasciando anche il cellulare e quella valigia semipiena con cui non vedeva l’ora di partire per raggiungere sua sorella a Londra. Aveva già il biglietto Giulia, ed era entusiasta di raggiungere quella grande e vivace città che le avrebbe regalato un nuovo futuro. Non fece più ritorno. La mattina seguente i genitori hanno sporto denuncia per la scomparsa della figlia, poco più tardi vennero convocati per riconoscere alcuni indumenti: la Polizia Stradale di Pescara aveva ritrovato il cadavere della giovane, sull’autostrada A14 fra Giulianova e Mosciano Sant’Angelo, in prossimità di un cavalcavia.
Partirono le indagini: Giulia si era lanciata dal cavalcavia? O qualcuno l'aveva uccisa e poi gettata da li? C'era stata istigazione al suicidio? Alcuni testimoni parlarono di una Fiat Panda di colore rosso in cui Giulia sarebbe stata vista salire all’altezza del cavalcavia dell’autostrada. Dopo mesi di appelli da parte dei genitori di Giulia Di Sabatino e della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”, si scoprì l’identità del misterioso uomo con la Panda rossa, l’ultimo ad aver visto Giulia ancora viva: c’era il suo DNA sugli slip della ragazza. Ammise di essere stato con Giulia quella sera, ma di averla lasciata che stava benissimo.
Le indagini si chiusero, su richiesta della Procura il Gip archiviò il fascicolo per istigazione al suicidio (tre gli indagati, tra cui l’uomo della Panda Rossa); la ragazza venne considerata morta per suicidio. Si aprì però un’altra inchiesta condotta dalla Polizia Postale e coordinata della Procura Distrettuale dell’ Aquila: un trentenne di Giulianova al centro delle indagini, venne poi rinviato a giudizio con l’accusa di induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile. Tra le vittime c'era anche Giulia. Nel computer del trentenne i consulenti dell’accusa trovarono file cancellati, oltre 134.000, con immagini pornografiche e video, in cui compariva Giulia, ed anche altre sue amiche, adolescenti, studentesse, all’epoca delle foto tutte minorenni. Le foto sarebbero state anche diffuse via Whatsapp. Lo stesso giovane era stato indagato insieme ad altre due persone nell' inchiesta (archiviata) per istigazione al suicidio sulla morte della ragazza. Nel cellulare di Giulia i consulenti trovarono oltre 1000 messaggi, risalenti al periodo tra il 2014 e il 2015, scambiati con questo giovane accusato di avere immagini intime sue e di altre ragazze.
La famiglia da sempre si oppone alla ricostruzione della Procura: troppi i dubbi ed i quesiti che la tesi del suicidio ha lasciato senza risposta. Mentre continua il processo presso il tribunale di Teramo per induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile, il legale della famiglia Di Sabatino punta a riaprire il caso per la morte di Giulia. C’è qualcuno che ancora non ha raccontato tutta la verità? C’è qualcuno che ha visto qualcosa ma non ha ancora avuto il coraggio di parlare?
Il 1 settembre 2022, il compleanno di Giulia è stato ricordato con una fiaccolata nel centro di Tortoreto, guidata dallo slogan “Verità e giustizia per Giulia di Sabatino”. La mamma, in un’intervista rilasciata a Veratv news ha dichiarato : “ Andremo avanti, presenteremo a breve un’istanza. E’ stato un omicidio e una mamma non può accettare che ci siano in giro, liberi, gli assassini di sua figlia”.
(fonte foto di copertina, Rai Tre)
Il tema dei migranti da sempre suscita interesse, polemiche e scontri politici, la Lega che da anni a suon di "È finita la pacchia, porti chiusi" ha costruito la propria identità politica, ora accoglie con favore il provvedimento del ministro dell’Interno Piantedosi che ripercorre la strada tracciata da Salvini nel 2019 quando aveva negato lo sbarco di Open Arms.
Nelle primissime settimane del nuovo esecutivo, dopo il decreto anti-rave, Piantedosi affronta il delicato tema dei migranti emanando il primo provvedimento interministeriale in merito alle navi Ong. Il ministro dell’Interno ha negato l’ingresso in acque nazionali a tre Ong: Geo Barents di Medici senza frontiere con a bordo 572 immigrati, Humanity 1 con 179 migranti e Ocean Viking con 234 migranti salvati.
Lo scorso 25 ottobre Piantedosi ha emanato una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto affinché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), ha rilevato che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1, attualmente in navigazione nel Mediterraneo, non sono in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale.
Facendo riferimento alla nave Humanity 1, Piantedosi ha dichiarato: "Ci faremo carico di tutte le persone che hanno bisogno, come le donne incinte o i bambini. Rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie: ma all'esito della verifica le persone che non rientrano dovranno rimanere a bordo e tornare in acque internazionali".
Non è mancato il sostegno del vicepresidente del consiglio e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, che dichiara: "Come sempre garantiremo soccorso e assistenza, ma vietiamo la sosta nelle acque territoriali italiane per le ong straniere. Orgoglioso di aver firmato il provvedimento, insieme ai ministri Piantedosi e Crosetto. Difendere l'Italia non è un reato bensì un dovere".
Un'altro tema su cui il Viminale insiste è il ruolo dei paesi bandiera delle Ong, la Norvegia nega qualsiasi intervento di accoglienza dei migranti a bordo delle navi Geo Barents e Ocean Viking. L'ambasciata norvegese in risposta alla direttiva italiana ribadisce: "La Norvegia non ha alcuna responsabilità in riferimento alle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese, la responsabilità ricade ai paesi sicuri: Italia e Malta".
Dopo l'appello della Commissione Europea all'obbligo morale di salvare le persone in mare, la Francia si dichiara disponibile ad accogliere i migranti della Ocean Viking purchè l'Italia apra i propri porti considerati sicuri dal diritto internazionale.
Ancora una volta il destino di migliaia di migranti sarà nelle mani di governi, che per un gioco di potere e al fine di evitare un precedente, ignorano il valore della vita umana negando il nobile gesto dell'accoglienza.
Con il primo decreto legge del governo Meloni dal 1° novembre cade l’obbligo vaccinale anti-Covid per gli operatori sanitari precedentemente fissato al 31 dicembre. Nelle Marche saranno reintegrati 150 dipendenti della sanità pubblica, di cui 8 medici, 64 infermieri e il restante tra altri profili come operatori socio sanitari, ostetriche, fisioterapisti e tecnici di laboratorio.
Il decreto legge cerca di risponde alla carenza di medici nelle strutture sanitarie del nostro paese che da tempo ricorre a personale straniero o ai cosiddetti "medici a gettone". Nelle Marche, in attesa delle lettere di riammissione, crescono i ricorsi per ottenere l’accredito degli stipendi arretrati e il risarcimento per i danni morali subiti.
La decisione presa dal nuovo esecutivo riflette la coerenza del neo Presidente del consiglio Giorgia Meloni che in Senato, nel corso del dibattito sulla fiducia aveva dichiarato: "Riconosciamo il valore della scienza, certo, per questo non la scambiamo con la religione. Quel che contestavamo delle scelte prese dai precedenti governi è che non ci fossero evidenze scientifiche alla base di alcuni provvedimenti".
Non sono mancate critiche dall’opposizione, Irene Manzi, deputata marchigiana del Partito Democratico attacca aspramente il provvedimento: "Una decisione senza basi scientifiche che mette in pericolo i più fragili".
La scelta del governo rischia di spaccare la maggioranza, dura la reazione degli esponenti di Forza Italia. Il senatore Maurizio Gasparri in un tweet dichiara: "Sinceramente i medici no-vax, a parte chi avesse delle incompatibilità accertate, mi lasciano perplesso. È come se un militare fosse per il disarmo o se un pilota non volesse salire su un aereo per paura del volo".
Licia Ronzulli, la quale era in lizza per il Ministero della salute poi assegnato a Schillaci, critica apertamente la decisione del governo: "Forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi, onorando il camice, si è responsabilmente vaccinato si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa dei No vax. Ma se lo chiede a me, chi è No vax, e quindi va contro la medicina e la scienza, non dovrebbe operare in campo sanitario. Auspico un processo graduale per il superamento delle misure anti-covid. La delegazione di Forza Italia su questo non getterà la spugna".
Il decreto legge, entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, dovrà necessariamente essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento, potendo apportare eventualmente delle modifiche. Qualora ciò non avvenga, il decreto legge decade con effetti retroattivi.
Di questi tempi, in cui la ricerca di un lavoro in generale o di nuove sfide professionali è sempre più difficile, complicata e dispersiva, orientarsi in questa vera e propria giungla di offerte e proposte lavorative è diventata una necessità primaria. Altro aspetto da non sottovalutare, è la necessità di ottimizzare gli sforzi profusi nella ricerca stessa, risparmiando tempo, stress e sforzo intellettuale, “beni” di assoluta valenza.
In questo contesto, quindi, trovare una piattaforma online dedicata a recensioni e pareri di chi ha lavorato o lavora presso Aziende o realtà a cui abbiamo inviato il nostro cv o con cui siamo in procinto di sostenere un colloquio, potrebbe rivelarsi davvero utile. Questa possibilità di acquisire informazioni e recensioni direttamente da chi ha avuto una qualche esperienza diretta, è un’opportunità davvero importantissima che ci vien fornita per evitare di andare incontro a situazioni spiacevoli, non soddisfacenti, e ad inutili sperperi di tempo.
Proprio in quest’ottica, la realtà che ci sentiamo di presentarvi è Gowork.com, un sito che riesce a mettere in contatto coloro che sono alla ricerca di lavoro o che sono coinvolti in un processo di recruiting “in atto”, con chi in quelle Aziende e presso quei datori di lavoro ha davvero lavorato.
Come funziona GOWORK
GOWORK nasce nel 1990, in primis come Società di recruiting e di formazione presente in diversi Paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Italia, Polonia e UK). In seguito si evolve e si sviluppa anche come interfaccia di comunicazione tra Utenti, Lavoratori/Impiegati e Aziende/Datori di lavoro, in un sistema di raccolta su aziende e recensioni su servizi, luoghi di lavoro e datori di lavoro stessi.
Il sito GOWORK.COM offre, quindi, una vera a propria piattaforma digitale dove poter raccogliere e reperire recensioni ed informazioni sulle Aziende intese come “datori di lavoro”, fornite dagli stessi lavoratori che hanno o hanno avuto esperienze presso suddette realtà professionali.
Lo scopo di questo sistema vuole essere quello di sensibilizzare e informare i datori di lavoro su quelli che sono i punti di debolezza delle proprie aziende e sugli aspetti che andrebbero migliorati, al fine di rendere l’azienda stessa più efficiente e performante sotto tutti i punti di vista.
Come fa il lavoratore a postare la sua recensione/punto di vista
Come possiamo immaginare, viste le particolari dinamiche che spesso si creano nei rapporti e negli ambienti lavorativi, per un lavoratore non è facile esporsi in prima persona e dire la sua su ciò che realmente va o non va sul luogo di lavoro. Proprio per questo motivo, su Gowork.com, non è necessario effettuare alcun ‘Login’ o registrazione: è possibile rilasciare la propria recensione ed il proprio input in forma assolutamente anonima, onde evitare spiacevoli conseguenze o rivalse da parte del datore di lavoro del caso.
Il rilascio di una semplice recensione nell’ambito professionale può sembrare una di poco conto, ma così non è. Infatti, questo semplice gesto innescherà tutto un meccanismo che porterà ad avere sicuramente un effetto su coloro che, alla ricerca di un Lavoro, vengono a conoscenza di alcune informazioni non proprio positive relative ad una determinata Azienda.
Ricordiamo che il Web è la più grande, immensa, arena di scambio di informazioni e di comunicazione esistente al mondo. Una piattaforma come Gowork.com ha come intento finale, non quello di penalizzare o punire i “datori di lavoro”, bensì tramite questo sistema di feedback e recensioni dei lavoratori stessi, di fornire alle Aziende importanti elementi chiave per migliorare ed essere più efficienti sotto tutti i punti di vista. Di contro, il cliente - colui che ha necessità di raccogliere pareri o informazioni su una determinata realtà lavorativa – avrà i mezzi per valutare se orientare ed impegnare o meno il suo tempo e le sue energie verso quello specifico “datore di Lavoro”.
Da qualsiasi prospettiva la si guardi, quello cui si vuole aspirare è il miglioramento, nonché l’ottimizzazione, della qualità e del livello di performance di tutte le parti coinvolte in questo processo.
"Nonostante il quadro congiunturale resti complesso, la ricostruzione privata post sisma 2016 in Centro Italia, rallentata prima dalla pandemia, poi dalle tensioni sui prezzi e dalle difficoltà del mercato edilizio, offre di nuovo segnali incoraggianti. Nel terzo trimestre si registra un’accelerazione del numero di richieste di contributo presentate, mentre continua a crescere a ritmo sostenuto il numero dei decreti di contributo approvati e dei cantieri autorizzati".
A dichiararlo è il commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma Giovanni Legnini, nel sottolineare come "anche la ricostruzione pubblica, così come quella delle chiese, registra avanzamenti positivi grazie soprattutto alle ordinanze speciali in deroga, con un incremento della spesa e del numero dei cantieri aperti".
"La semplificazione delle procedure e delle norme avviata a primavera del 2020 ha prodotto risultati tangibili" spiega Legnini. In questo arco di tempo sono stati aperti 11 mila cantieri della ricostruzione privata, 4 mila dei quali negli ultimi dodici mesi. Pochi giorni fa i contributi concessi sono arrivati a 15 mila, passando da 1,6 miliardi di fine 2020 a 4,8 miliardi, mentre le somme effettivamente liquidate alle imprese sulla base dello stato di avanzamento dei lavori sono passate da 684 milioni di euro di fine 2020 a 2 miliardi 284 milioni di euro.
Gli edifici già riparati sono 7.762, per oltre 17.500 singole abitazioni riconsegnate ai cittadini, mentre 7.131 sono i cantieri attualmente in fase di lavorazione. I cantieri della ricostruzione pubblica aperti sono oltre 320, il doppio rispetto ad un anno fa, mentre gli interventi conclusi, tenendo conto anche delle chiese, sono 365.
"Il lavoro che resta da fare è ancora enorme, a fronte del danno causato dal sisma, pari a 27,2 miliardi di euro, dei quali 19,4 relativi al solo patrimonio edilizio privato" precisa, in ogni caso, Legnini.
"La regolazione normativa condotta con le ordinanze in questi ultimi due anni e mezzo si è oggi sostanzialmente esaurita, ed è sintetizzata nel Testo Unico della ricostruzione privata, di cui la Cabina di Coordinamento ha già avviato la discussione. Il Testo Unico, che abroga in tutto o in parte una settantina di vecchie ordinanze, dovrebbe essere adottato formalmente a inizio novembre" anticipa il commissario.
Si sta consolidando, nel frattempo, l’attività di programmazione della ricostruzione. A dicembre sono attese, anche in forma semplificata, le richieste di contributo da parte dei cittadini che beneficiano di forme di assistenza come Cas e Sae. Nei comuni maggiormente colpiti dal sisma è stata avviata insieme alle amministrazioni comunali e agli Uffici Speciali delle Regioni la definizione di cronoprogrammi specifici per la presentazione dei progetti da parte dei cittadini, che tengono conto anche delle interferenze tra i cantieri privati e pubblici, per accelerare la ricostruzione dei centri storici più danneggiati.
"Sul fronte della ricostruzione pubblica, oltre alle quasi 2 mila opere finanziate, si sta procedendo alla programmazione di nuovi interventi per ulteriori 1,2 miliardi di euro. In via di definizione anche un nuovo programma di ricostruzione per le chiese e gli edifici di culto, oltre alle quasi mille già finanziate dalle ordinanze" conclude Legnini.
Un'intervista al Corriere della Sera torna a far parlare dell’omicido di Meredith Kercher commesso a Perugia la sera del 1 novembre 2007: la studentessa inglese, giunta all’università di Perugia con il progetto Erasmus, venne ritrovata nella casa che condivideva con altre studentesse priva di vita, nella propria camera da letto: dei 47 colpi sferrati con un piccolo coltello, quello alla gola risultò fatale.
A rilasciare le sue dichiarazioni è Rudy Guede, unico condannato in via definitva con rito abbreviato per l'omicidio, da un anno tornato in libertà; vent’enne all’epoca dei fatti, è tornato libero nel novembre del 2021 dopo avere scontato 16 anni di reclusione. Guede fece la sua comparsa nella vicenda 15 giorni dopo il delitto, quando tracce del suo Dna furono trovate sulla scena dell’omicidio.
“L'ho detto quando credevano che mentissi per evitare la condanna, lo ripeto più che mai adesso che ho finito di pagare il mio conto alla Giustizia: io non ho ucciso Meredith”.
"Io c'ero in quella casa, chi lo nega? C'erano le mie tracce sul luogo del delitto, certo. Mica stavo fermo in un angolo. Ero con Meredith, ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo. Ovvio che ci fossero le mie tracce in giro. La sostanza è che è stato trovato il mio Dna. Dna, non sperma. Come ho sempre detto, stavamo per avere un rapporto sessuale ma ci siamo fermati perché senza preservativi. Eravamo due adulti consenzienti".
Secondo la versione resa da Guede, il ragazzo si trovava in bagno al momento dell’omicidio, con le cuffiette ad ascoltare musica ad alto volume: "Ero uscito dal bagno dopo aver sentito un urlo potente malgrado avessi le cuffiette con la musica a palla, nella penombra avevo visto uno sconosciuto con un coltello in mano". Dice di aver trovato Meredith agonizzante, di averla soccorsa, di aver cercato di tamponare il sangue con gli asciugamani.
"La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante”.
Ricordiamo brevemente le tappe di uno dei processi più controversi della storia italiana: condannati, assolti, condannati e ancora assolti! Due ragazzi, Amanda Knox, coinquilina della vittima, e Raffaele Sollecito, legato da una relazione sentimentale alla Knox, furono sin da subito al centro delle indagini: su un coltello trovato nella cucina di Sollecito la polizia scientifica individuò Dna della Knox, sul manico, e Dna di Meredith Kercher sulla lama.
Sul gancio di un reggiseno della Kercher venne invece individuato il DNA di Sollecito. Interrogati nell’immediatezza del fatto, la stessa notte del delitto, molte furono le contraddizioni della Knox.
I due vennero arrestati, accusati dell’omicidio della studentessa inglese ed in primo grado nel 2009 condannati per averla uccisa "mediante strozzamento e dopo averla abusata sessualmente ed attinta da numerose coltellate": 26 anni di carcere ad Amanda Knox e 25 anni a Raffaele Sollecito, in concorso con Rudi Guede (la cui vicenda processuale si separò da quelle dei due ragazzi, poichè aveva optato per il giudizio abbreviato).
Gli imputati impugnarono in appello la sentenza di condanna, e nel 2011 vennero scarcerati ed assolti dalla Corte d'Assise d'Appello per non avere commesso il fatto. Nel corso del processo vennero richieste nuove perizie: "le indagini genetiche esperite nella rinnovata perizia portarono ad escludere, secondo i giudici d’Appello, la presenza del profilo genetico di Meredith Kercher sulla lama del coltello...i nuovi periti incaricati avevano chiaramente affermato la possibilità concreta di contaminazione del reperto; con ciò facendo venir meno l’unico elemento indiziario conclamante la riferibilità di quell’arma al delitto" (cit. Sent. di rinvio da Corte di Cassazione).
La nuova sentenza di assoluzione venne impugnata dal Procuratore Generale di Perugia e dalle parti civili davanti alla Corte di Cassazione: la Suprema Corte annullò con rinvio la sentenza, ordinando che si procedesse ad una nuova valutazione dei fatti da parte della Corte di Assise di Appello di Firenze.
Il 30 settembre 2013 prese così inizio il nuovo processo di appello davanti alla Corte di Assise di appello di Firenze. L’accusa chiese 30 anni per Amanda e 26 per Raffaele. I due ragazzi vennero nuovamente condannati per concorso nell’omicidio di Meredith: Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di carcere, Raffaele Sollecito a 25 anni. Per Amanda, che si trovava negli Stati Uniti, nessuna misura restrittiva; per Raffaele venne disposto il divieto di espatrio con ritiro del passaporto.
Gli imputati impugnarono la sentenza di condanna. Nel 2015 la Cassazione ha annullato, questa volta senza rinvio, le condanne a Raffaele Sollecito e Amanda Knox, assolvendoli per non aver commesso il fatto. La Suprema Corte parlò di "clamorose défaillance o amnesie investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine" e affermando la mancanza di prove certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini. Si è posta così la fine al caso giudiziario.
Rudi Guede ancora oggi si chiede, come molti si chiesero e continuano a chiedersi: "nelle mie sentenze c'è scritto: in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto. Poi loro due vengono assolti. Allora io chiedo: con chi ho concorso?"
Ed ancora si sfoga: "Hanno respinto la revisione del mio processo ma è un controsenso logico. La giustizia italiana dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche ma non come autore materiale; loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo"
Giovedì intorno alle 18.30, un 46enne incensurato, Andrea Tombolini, ha afferrato un coltello da un espositore del supermercato Carrefour, all'interno del centro commerciale di Assago-Milanofiori, e ha accoltellato sei persone: una è rimasta uccisa, era un dipendente del supermercato, cinque sono state ferite.
Il responsabile è stato arrestato con le accuse di omicidio e tentato omicidio plurimo, e piantonato in stato confusionale ed evidente disagio psichico, nel reparto di psichiatria all'ospedale San Paolo. Non era mai stato sottoposto ad un Tso, non risulterebbe formalmente in cura in una struttura sanitaria.
Durante l’interrogatorio con gli inquirenti della procura e i carabinieri, l’uomo avrebbe affermato: "Ho visto le persone e ho deciso di colpirle per sopprimere la mia rabbia. Se devo descrivere il mio sentimento, era di invidia: perché le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male. Ritengo di avere un tumore e di dover morire".
Tombolini già il 18 ottobre, si era autoinferto da solo dei pugni al volto e,dopo essere stato medicato al pronto soccorso era uscito con la prenotazione di una visita psichiatrica per i primi di novembre.
Nella stessa giornata di giovedì, nella Caserma di Asso in provincia di Como, il brigadiere Antonio Milia ha sparato e ucciso il Comandante della Stazione presso cui prestava servizio, Doriano Furceri. Ieri mattina, alle prime luci dell’alba, i carabinieri hanno fatto irruzione nella caserma dopo aver trattato per tutta la notte la resa del brigadiere; arrestato, è accusato di omicidio e del tentato omicidio di un militare del Gis (Gruppo di intervento speiale dell'Arma), che è stato colpito da un proiettile a un ginocchio nelle fasi dell'irruzione.
Il brigadiere era stato sospeso nel febbraio scorso dai vertici della Compagnia di Como per problemi di disagio psicologico; dopo essere stato ricoverato presso il reparto di psichiatria, sarebbe stato dimesso e posto in convalescenza per diversi mesi. Sembra che l’uomo fosse perseguitato da ossessioni e fosse convinto che il mondo ce l’avesse con lui. Anche se gli abitanti del luogo lo descrivono come una persona "mite e sempre gentile", il brigadiere da tempo aveva individuato nel comandante Furceri la causa di tutti i suoi mali.
Le scorse settimane voleva tornare ad occupare il suo posto, avendo ricevuto il "via libera" di una Commissione Medica, che lo avrebbe ritenuto nuovamente idoneo al servizio. Ma il comandante della caserma Furceri non era altrettanto certo della sua idoneità e nutriva dei dubbi circa la sua guarigione, tanto da averlo messo forzatamente in ferie. Proprio questa circostanza sembra essere all’origine della discussione finita in tragedia.
I magistrati che indagano certamente interrogheranno i componenti della Commissione alla quale il 57enne aveva fornito ampia documentazione clinica di consulenti medici privati, che avevano valutato positivamente la possibilità di reintegrarlo in servizio.
In entrambi i casi un odio delirante e patologico sembra abbia armato le mani dei due soggetti, ma solamente una perizia psichiatrica potrà stabilire la loro responsabilità, verificando la compromissione della loro capacità intendere e volere al momento del fatto. Per entrambi i casi, la perizia dovrà stabilire se i soggetti si trovavano in una fase attiva della malattia, e, nel caso, se questa abbia eliminato o grandemente scemato la capacità di intendere e di volere.