Tragedia Carrefour, l'aggressore ha agito per invidia: "Le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male”
Giovedì intorno alle 18.30, un 46enne incensurato, Andrea Tombolini, ha afferrato un coltello da un espositore del supermercato Carrefour, all'interno del centro commerciale di Assago-Milanofiori, e ha accoltellato sei persone: una è rimasta uccisa, era un dipendente del supermercato, cinque sono state ferite.
Il responsabile è stato arrestato con le accuse di omicidio e tentato omicidio plurimo, e piantonato in stato confusionale ed evidente disagio psichico, nel reparto di psichiatria all'ospedale San Paolo. Non era mai stato sottoposto ad un Tso, non risulterebbe formalmente in cura in una struttura sanitaria.
Durante l’interrogatorio con gli inquirenti della procura e i carabinieri, l’uomo avrebbe affermato: "Ho visto le persone e ho deciso di colpirle per sopprimere la mia rabbia. Se devo descrivere il mio sentimento, era di invidia: perché le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male. Ritengo di avere un tumore e di dover morire".
Tombolini già il 18 ottobre, si era autoinferto da solo dei pugni al volto e,dopo essere stato medicato al pronto soccorso era uscito con la prenotazione di una visita psichiatrica per i primi di novembre.
Nella stessa giornata di giovedì, nella Caserma di Asso in provincia di Como, il brigadiere Antonio Milia ha sparato e ucciso il Comandante della Stazione presso cui prestava servizio, Doriano Furceri. Ieri mattina, alle prime luci dell’alba, i carabinieri hanno fatto irruzione nella caserma dopo aver trattato per tutta la notte la resa del brigadiere; arrestato, è accusato di omicidio e del tentato omicidio di un militare del Gis (Gruppo di intervento speiale dell'Arma), che è stato colpito da un proiettile a un ginocchio nelle fasi dell'irruzione.
Il brigadiere era stato sospeso nel febbraio scorso dai vertici della Compagnia di Como per problemi di disagio psicologico; dopo essere stato ricoverato presso il reparto di psichiatria, sarebbe stato dimesso e posto in convalescenza per diversi mesi. Sembra che l’uomo fosse perseguitato da ossessioni e fosse convinto che il mondo ce l’avesse con lui. Anche se gli abitanti del luogo lo descrivono come una persona "mite e sempre gentile", il brigadiere da tempo aveva individuato nel comandante Furceri la causa di tutti i suoi mali.
Le scorse settimane voleva tornare ad occupare il suo posto, avendo ricevuto il "via libera" di una Commissione Medica, che lo avrebbe ritenuto nuovamente idoneo al servizio. Ma il comandante della caserma Furceri non era altrettanto certo della sua idoneità e nutriva dei dubbi circa la sua guarigione, tanto da averlo messo forzatamente in ferie. Proprio questa circostanza sembra essere all’origine della discussione finita in tragedia.
I magistrati che indagano certamente interrogheranno i componenti della Commissione alla quale il 57enne aveva fornito ampia documentazione clinica di consulenti medici privati, che avevano valutato positivamente la possibilità di reintegrarlo in servizio.
In entrambi i casi un odio delirante e patologico sembra abbia armato le mani dei due soggetti, ma solamente una perizia psichiatrica potrà stabilire la loro responsabilità, verificando la compromissione della loro capacità intendere e volere al momento del fatto. Per entrambi i casi, la perizia dovrà stabilire se i soggetti si trovavano in una fase attiva della malattia, e, nel caso, se questa abbia eliminato o grandemente scemato la capacità di intendere e di volere.
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