Alessandro Impagnatiello è stato, ed è, un manipolatore, prima di essere l'assassino della sua compagna e di suo figlio.
Definito dai magistrati un "narcisista manipolatore", attraverso le sue menzogne ha distorto la realtà, piegandola ai suoi scopi, abusando dell’emotività e dei sentimenti di due ragazze. Probabilmente molto persuasivo e convincente, come un manipolatore sa essere, ha manipolato con le sue bugie non solo loro, ma chiunque sia entrato a qualsiasi titolo nella sua sfera d’azione, per i propri vantaggi, per "nutrire" il proprio ego, disinteressandosi delle conseguenze.
Sino a quando, con il venire a galla delle sue menzogne e della verità, ha reagito con la stessa violenza insita nella manipolazione psicologica adottata sino a quel momento: ha ucciso una donna, Giulia, un essere umano, deumanizzandola; vedendo in lei e nel figlio che aspettava "solo" un ostacolo frapposto al raggiungimento dei propri interessi.
"Non si comincia a essere assassini il giorno in cui si compie il delitto, qualcosa c’è già dietro. Sono certo che se avessi modo di parlare con le ex di un giovane killer, troverei spunti di aggressività in tante altre storie” (Paolo Crepet, intervista su Quotidiano.net).
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