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Alessia Pifferi, accusata dell'omicidio della figlia di 18 mesi. I testimoni: "Non mostrava segni di sconforto"

Alessia Pifferi, accusata dell'omicidio della figlia di 18 mesi. I testimoni: "Non mostrava segni di sconforto"

Alessia Pifferi è imputata per l’omicidio pluriaggravato della figlia di 18 mesi Diana, abbandonata per una settimana e lasciata morire di stenti nel luglio 2022. Questa mattina si è tornati in aula, dopo l'udienza del 27 giugno scorso, per il processo pendente a suo carico in Corte d' Assise a Milano; durante le udienze sono stati ascoltati diversi testimoni, che hanno dato importanti contributi per delineare lo stile di vita dell'imputata e le sue prime reazioni alla presa di coscienza della morte della figlia.

Una mamma che ha scioccato tutti, anche le persone a lei più vicine: la sua stessa madre, la sorella, l'ex compagno, sono stati imbrogliati, come hanno raccontato in udienza il 27 giugno, dal castello di bugie che la donna ha raccontato sino all'ultimo. All'ex compagno si era presentata come una psicologa infantile.

Ha mentito anche quando l'ha raggiunto per trascorrere una settimana di vacanze da sola con lui: "Diana è al mare con mia sorella". Non era vero: Diana, abbandonata da sola in casa in quelle torride giornate di luglio stava morendo disidratata, in una lunga agonia, con finestre sigillate, senza aria condizionata, senza cure, senza cibo.
 
"Mia sorella ha distrutto tutti e provo tanta rabbia, non capisco il perché, non era sola e abbandonata", ha detto nel corso della sua testimonianza sua sorella. Oggi a testimoniare la vicina di casa: "Non ha mai pianto Alessia e mi ha chiesto 'ora che mi succede, mi arrestano'? "

È stata poi la volta degli operatori del 118 entrati per primi in casa che hanno raccontato di come "la signora non mostrava segni di sconforto, non piangeva, continuava a dire che era una brava madre ".

Il medico che constató la morte della piccola Diana: "Ha pianto quando le ho comunicato che la bimba era morta, non come una madre straziata, ne ho viste tante in 16 anni di lavoro. Diceva ‘non ci posso credere, ma come è morta?’. Era sorpresa per l’accaduto‘".

Una donna il cui principale, lucido scopo di vita era il soddisfacimento dei propri bisogni. Non era la prima volta che la donna lasciava la figlioletta da sola, lo aveva già fatto, anche per due tre giorni consecutivi .

Il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico che nel 2007 ha pubblicato un libro dal titolo "Madri che Uccidono", ha spiegato che, laddove non sia presente una pregressa grave patologia psichiatrica tale da annullare la capacità di intendere e di volere, tra le madri che agiscono razionalmente "il raptus vero e proprio non esiste; alla base ci sono sempre ragioni precise".

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