di Fabrizio Cambriani
Errani domani lascia il PD, solo ieri lo sfogo contro tutti...
“Bisogna darsi una governance totalmente differente. Anche se abbiamo avuto quattro terremoti e se la dimensione di questi è stratosferica, tutto ciò non risolve il fatto che non riusciamo ad andare avanti su alcune cose: macerie, stalle, casette. Questa non è ricostruzione, non è ricostruzione, questa è la gestione dell’emergenza. Bisogna cambiare. Cam-bi-a-re. E bisogna dare e fare un’altra governance. Sennò non ce la faremo. Non mi interessano le polemiche sui giornali. Ma non esiste il fatto che per cominciare a fare le casette – che non è ciò che devo fare io – si attenda di avere il fabbisogno definitivo di tutte le casette. Non esiste! Non esiste che per fare le stalle bisogna metterci tutto questo tempo. Non e-sis-te! Nel decreto ci sono alcune cose che rispondono anche a questo problema. Anche i sindaci possono diventare stazione appaltante e soggetto attuatore: per il provvisorio, per le casette e per il commercio. Ma bisogna darsi un’organizzazione: a livello provinciale, a livello di unioni montane. Decidiamolo, decidetelo. A me va bene ogni soluzione. L’importante è che sia efficace ed efficiente. L’importante è che tutte le volte che da adesso in poi facciamo un’ordinanza, prima si riesca in questi luoghi a parlarne…. Bisogna che ci diamo un’organizzazione, sennò non riusciamo a rispondere ai problemi… Non esiste la centralizzazione della ricostruzione e l’impianto normativo non è centralizzato…” Con queste testuali parole, il commissario straordinario, Vasco Errani, interveniva giovedì 16 febbraio ad un incontro con sindaci e amministratori regionali, presso la sede del CONI di Ancona. Parole studiate con la massima attenzione. Distillate ad una ad una e dispensate ad una platea talvolta assorta nell’ascolto, quasi in religioso silenzio, oppure rumoreggiante e vociante di protesta. Uno sfogo amaro, dal quale tuttavia, non trapela un solo filo di emozione. Una semplice presa d’atto dell’incapacità, da parte di tutta la classe dirigente regionale, a combinare anche un benché minimo accenno di passo in avanti. Ma anche una richiesta che suona più come un ordine perentorio. Una parola d’ordine inappellabile. Cambiare la governance. Cambiare dunque le modalità di governo: la gestione politica, amministrativa e organizzativa, che dai giorni del terremoto e fino ad oggi si sono rivelate un’autentica Caporetto. Un vero e proprio atto di accusa. Una denuncia fatta davanti a tutti i principali protagonisti della (mancata) ricostruzione. Ma anche una chiara presa di distanza dalle altrui responsabilità. Quell’inciso “che non è ciò che devo fare io” chiama in causa altri attori (la Regione, i Comuni e la Protezione Civile), ma segna anche uno spartiacque. Delimita un campo di azione e contemporaneamente richiede nuove regole del gioco. Completamente da riscrivere, almeno per quanto riguarda la parte organizzativa e gestionale. Parole che lasciano presagire ad un ultimatum. O si fa come dico io, oppure mollo tutto. Questo è quello sono riuscito a leggere tra le righe del suo intervento. D’altra parte, in questo quadro già di per sé poco rassicurante, pesano come un macigno le dimissioni, improvvise e repentine, del segretario generale della Regione Marche, nonché capo di gabinetto del presidente della giunta regionale, Fabrizio Costa. Errani ha capito che tira una brutta aria e la sua faccia, non vuole più spenderla gratis. D’altra parte perché dovrebbe? Ha governato con successo e per quindici anni una delle regioni più ricche e all’avanguardia d’Italia facendola diventare il paradiso delle eccellenze. Oggi apprendiamo che il commissario straordinario Errani, con molta probabilità, lascerà il Partito Democratico per seguire Bersani. Ciò significa che lo farà sicuramente. Bersani, Errani, Migliavacca e qualche altro sono legati da un particolare filo comune che li rende indivisibili. Potrebbe accadere allora che Errani decida di concentrarsi sulla odierna avventura politica ed in particolare nell’organizzazione del nuovo soggetto politico. E che non abbia più il tempo necessario, né le energie sufficienti per portare avanti il lavoro di commissario straordinario alla ricostruzione. Potrebbe accadere pure questo. E allora lo sfogo di giovedì scorso avrebbe un suo senso e un proprio corso. Ma soprattutto - aggiungo io - che le garanzie per una rinnovata governance, richieste a Roma, non abbiano sortito l'esito sperato. Oggi che Vasco Errani non fa più parte del Partito Democratico, la nota di cronaca che mi limito a sottolineare è la seguente: meno di un mese fa, nei giorni in cui il segretario regionale del PD, Francesco Comi, attaccò Errani lamentando la troppa burocrazia, i parlamentari Piergiorgio Carrescia e Alessia Morani si trasformarono praticamente in scudi umani a difesa dell’ex governatore dell’Emilia Romagna, bacchettando e redarguendo pubblicamente Comi. Sentiamo oggi se avranno valide argomentazioni a difesa di Errani.
Dalle stelle alle stalle...
Mi è sembrato, ma per un istante soltanto, che le donne e gli uomini dell’opposizione in Consiglio Regionale avessero avuto un sussulto di orgoglio e dignità. Tardivo oltremisura, ma almeno finalizzato, se non altro, a smuovere le paludi in cui ci hanno cacciato quelli del governo regionale, Ceriscioli in testa. La mozione di sfiducia, sottoscritta da tutto il centrodestra, nei confronti della vice presidenta e assessora (pare che oggi si scriva così) all’agricoltura, Anna Casini andava in questa direzione. Da cittadino, la soddisfazione di trovare nell’opposizione un gruppo attento, nel controllare con il necessario rigore e sanzionare, quando ve ne fosse l’occasione giusta, è durata purtroppo meno di cinque minuti. Giusto il tempo di leggere le due paginette con le quali si vorrebbe licenziare la prima collaboratrice di Ceriscioli. Una mozione di sfiducia scritta con i piedi: infarcita sì di numerose premesse, ma priva – ahimè - del necessario atto di accusa. Dei motivi (fondati e gravi), cioè dei presunti danni (anche di immagine) cagionati da supposti comportamenti tardivi e omissivi che dovrebbero costringere al licenziamento della Casini. Rassegniamoci tutti e prendiamo atto della mediocrità, per non dire della totale scarsezza, di un’intera classe politica regionale. La poltrona della Casini non traballerà nemmeno per un istante. Sarà casomai divertente sentire le argomentazioni della maggioranza consiliare in difesa dell’indifendibile assessora. Che ancora ieri ha dichiarato, per la milionesima volta, che la costruzione delle piazzole per le stalle provvisorie è in dirittura di arrivo. Non so se il riso o la pietà debba prevalere in casi come questo. I fatti oggettivi, indiscutibili, sotto gli occhi sbigottiti di tutti sono che a distanza di sei mesi (diconsi centottanta giorni) dall’assessorato regionale hanno costruito meno di cinque ricoveri di fortuna per gli animali. Che a causa di questo colpevole ritardo, per il freddo e la neve, che d’inverno – contrariamente a quanto asseriscono Ceriscioli e C. – sono la norma nei monti Sibillini e non l’eccezione, sono morti migliaia di capi di bestiame. Stiamo parlando, per quanto vasta sia tutta l’area terremotata, di piccole e circoscritte realtà. Visso, Ussita, Castelsantangelo, Pievetorina, Montecavallo e delle loro frazioni. Tutte, peraltro, colpite sin dal 24 agosto degli eventi sismici. Se si fosse voluto davvero porre rimedio, si sarebbero, sin da subito, sistemate centinaia e centinaia di stalle. Nessuno lo ha fatto. Però, a suon di comunicati stampa, si narravano piazzamenti di fantastiche tensostrutture sui verdi pascoli dei Sibillini. Peccato che gli allevatori veri non lo sapessero e non ne avessero vista nemmeno una. E ogni volta che qualcuno si permetteva di segnalare questi ritardi, veniva bacchettato e guardato di traverso come si fa con uno scolaro discolo. Oggi, a danni accaduti, la giunta regionale, piuttosto che guardarsi negli occhi e domandarsi che razza di gran disastri hanno combinato, non trova di meglio che scaricare colpe e responsabilità altrove. Ieri contro la Coldiretti, oggi contro la ditta che ha vinto la gara. Nessuno di loro, a parte l'assessore Angelo Sciapichetti, a cui va riconosciuta tutta l’onestà intellettuale, ha pronunciato mai una sola parola di autocritica. Distinti e distanti dal mondo reale continuano imperterriti a non porsi la domanda giusta: cosa fare per tentare almeno di risolvere qualche problema? ma piuttosto: quale narrazione proponiamo oggi alla gente per mettere in salvo le nostre terga? Se ciò fosse accaduto in un'impresa privata i responsabili sarebbero stati licenziati bruscamente dopo appena un mese. Nellla pubblica amministrazione, i vertici politici di quella che fino a poco tempo fa era una delle regioni modello, continuano a dare uno spettacolo penoso ed indecoroso. Pensate solo che il 13 di gennaio la stessa assessora Casini piuttosto che stare in prima linea, visto che la neve era caduta copiosa non solo in montagna, ad organizzare squadre di pronto intervento, se ne stava tranquillamente su Facebook per verificare se gli internauti commettessero reato postando fotografie di animali morti di freddo che non fossero reali, ma solo dei falsi. Bisogna sapere infatti che in quel tempo, il Partito Democratico aveva ufficiosamente istituito una task force di vigilantes da social network. Un gruppo di pretoriani che nottetempo spulciava post su post e schedava coloro i quali inveivano anche con male parole contro le nomine firmate dal governatore Ceriscioli tra i giorni di Natale e capodanno. Nomine, questo va detto, ben retribuite e affidate sul principio della fiducia e non già grazie a concorsi per titoli ed esami. I più animosi tra questi, ancorché pubblicamente impegnati in politica sul fronte opposto al loro, venivano affettuosamente avvicinati, quindi si comunicava amichevolmente loro che erano tenuti d’occhio nei loro pensieri e negli scritti su Facebook. Una roba che avrebbe fatto sobbalzare sulla poltrona pure il povero Nicolae Ceausescu, buonanima. Ecco, io penso che per quanto riguarda la giunta Ceriscioli possiamo fermarci qui. Da candidato presidente ha usato, in campagna elettorale la parola cambiamento come un grimaldello in ogni circostanza. Ne ha abusato in ogni dibattito promettendo le stelle. La verità nuda e cruda è che dalle stelle promesse, questa giunta è caduta sulle stalle. Dubito che, vista anche l’implosione del Partito Democratico in corso, si possa rialzare. Non ha gli uomini (e nemmeno le donne) adatti, né le capacità di farlo. L'unica strada percorribile per uscire di scena con un sussultò di dignità è quella di rassegnare le dimissioni per manifesta incapacità di governare.
E' arrivato un bastimento carico di Viagra...
Debbo chiedere pubblicamente scusa a Vasco Errani. Lo faccio prontamente da questa rubrica e senza attenuante alcuna. Solo qualche giorno fa l’ho accusato di appesantire gli iter burocratici, senza nessuna ragione plausibile. Sbagliando ancora, ho anche molto criticato l’impianto normativo sul terremoto, soggetto a diverse verifiche da parte di alcune autorità di controllo. L’assunto delle mie critiche si basava e faceva forza sulla correttezza e sul profondo senso di responsabilità dell’intera comunità marchigiana. Una percezione, questa, che si è rivelata completamente distorta e sbagliata. Non solo annullata, ma addirittura completamente ribaltata da un recentissimo studio effettato da una autorevole testata giornalistica regionale sull’abuso dei medicinali nel post sisma. In particolare di Viagra. Davvero un’autentica vergogna, come segnalavano qualche giorno fa le locandine pubblicitarie, disseminate per ogni dove, dello stesso giornale. Do ovviamente per scontato che questo studio, prima di essere pubblicato, sia stato realizzato con rigorosissimi criteri scientifici. Sarebbe infatti da pazzi solo pensare di dare alle stampe determinati numeri e percentuali se non si hanno in mano inattaccabili riscontri oggettivi e certosine tabelle con quantità e qualità del campione intervistato. Soprattutto se esso studio offre uno spaccato discutibilissimo dei marchigiani. Pronti ad approfittare, come si evince dagli articoli a corredo, pure delle altrui disgrazie. In questo caso per fare incetta - come ampiamente dimostrato - di pillole blu, a tutti note per le capacità di far fronte, in erotici diletti, al non trascurabile problema della disfunzione erettile. Certo è che se nei numerosi articoli, si fosse fatto riferimento agli autori e ai criteri matematici utilizzati nel lavoro di ricerca sarebbe stato meglio per tutti. Del resto parole che si trasformano in pietre come: beffa, vergogna, delusione, farmacie prese d’assalto e sanità deviata non si utilizzano se non si ha nel sacco una granitica certezza sull’inoppugnabilità del lavoro effettuato. Studio corroborato, peraltro dagli autorevolissimi pareri della dirigente regionale della sanità, Lucia di Furia e del segretario regionale del PD Francesco Comi, che definisce il fenomeno dell'abuso di medicine "ingiusto e intollerabile.” Quindi la notizia di cui dobbiamo – ahimè – prendere realisticamente atto è che moltissimi nostri concittadini, con la scusa del terremoto, stanno addirittura abusando dei medicinali. Se è così oggi, figuriamoci cosa accadrà quando verrà il momento della vera e propria ricostruzione. Se tanto dà tanto, e con questi presupposti, chiedere di mettere un freno alla burocrazia e ai controlli, non solo diventa impossibile, ma suonerebbe come un’autentica provocazione: quasi un istigazione a delinquere! Anzi, visto questo odioso e prontamente documentato precedente, occorrono più verifiche e maggiori controlli. Se c’è chi oggi si approfitta delle medicine, quando sarà il momento di scavi, mattoni, piastrelle ed infissi, ci troveremo verosimilmente in presenza di un pericoloso suk afgano, popolato da malavitosi e malfattori da far impallidire Alì Babà e i quaranta ladroni. Il biglietto da visita che abbiamo offerto con i medicinali richiede dunque e senza indugi la pronta presenza di numerosi gendarmi in ogni angolo del territorio. Possibilmente armati di carabine e dotati anche dei desueti, ma sempre efficacissimi schiavettoni. A me resta l’amaro in bocca per aver combattuto fino ad oggi una battaglia dalla parte sbagliata. Ma con la stessa onestà intellettuale con la quale chiedo apertamente scusa a Errani, ribadisco la mia totale buona fede in proposito. Buona fede che, nonostante le risultanze dell’approfondita indagine scientifica del noto quotidiano regionale, mi porta ancora a scrivere (e se ve ne fosse bisogno anche a giurare) sulla correttezza della totalità dei marchigiani. Soprattutto in circostanze drammatiche come questa che stiamo vivendo. Di tutti, terremotati e non. D’altra parte al cuore non si comanda e così come l’amore cieco verso una donna - ancorchè fedifraga - riesce a far velo anche sulla vera e cruda realtà, allo stesso modo uno studio – per quanto documentato e scientificamente avvalorato – non riuscirà a farmi cambiare la stima e l’impagabile considerazione che ho dei miei conterranei.
Terremoto: deputati Pd-M5s-Fi-Si firmano emendamenti unitari
Mentre nelle Marche divampano le polemiche e volano accuse reciproche tra la giunta regionale ed associazioni di categoria, alla Camera dei Deputati i parlamentari stanno lavorando, senza nessuna distinzione politica, per alcune misure migliorative sul terremoto. Tra questi, in prima fila la maceratese Irene Manzi. E' indubbiamente una buona notizia. Speriamo anche che sia la prima di una lunga serie che vada in questa direzione. Lo comunica con un post su Facebook Simone Baldelli, uno dei promotori dell'iniziativa, vicepresidente della Camera e parlamentare di Forza Italia eletto nelle Marche - che suona anche come richiamo a tutti i protagonisti politici - nel quale afferma che: "lavorare insieme nell'interesse comune si può e per certi aspetti si deve" Infatti un piccolo pacchetto di emendamenti e' stato presentato al decreto sulla Coesione Territoriale in discussione a Montecitorio per correggere le norme vigenti in alcuni punti e per portare all'attenzione delle istituzioni nuove problematiche che emergono nella dura situazione di persone, famiglie, imprese delle aree maggiormente colpite dal terremoto nelle regioni del Centro-Italia". Gli emendamenti, a quanto si legge in una nota, portano la firma dei parlamentari di tutti i gruppi politici (Pd, M5S, FI, SI-SEL, Civici e Innovatori) eletti in quelle aree, a cominciare dai due vice presidenti di Montecitorio, Marina Sereni e Simone Baldelli, insieme ai deputati Gallinella, Ricciatti, Galgano, Giulietti, Melilli, Luciano Agostini, Amato, Ascani, Carrescia, Ciprini, D'Incecco, Fabrizio Di Stefano, Ferranti, Laffranco, Lodolini, Manzi, Marchetti, Mazzoli, Morani, Polidori, Polverini, Verini. "Alla fine dello scorso anno - ricordano - oltre ad aver destinato, con una risoluzione unanime, alle popolazioni colpite dal terremoto i 47 milioni di risparmi realizzati dalla Camera abbiamo approvato, sempre all'unanimita', il primo provvedimento per le aree del terremoto con alcune misure urgenti e le norme per impostare la ricostruzione. Purtroppo sono emerse delle incongruenze nella formulazione di alcune misure, come quella relativa alla busta pesante per i dipendenti di aziende private o enti pubblici il cui domicilio fiscale sia fuori dal cratere. Per questo abbiamo presentato alcuni emendamenti con i quali si risolve la questione della "busta pesante", superando le disparita' che la norma vigente ha creato, si riconfermano per il 2017 le misure di sostegno ai lavoratori dipendenti e ai lavoratori autonomi gia' previste nel 2016 (cassa integrazione in deroga e "una tantum" per gli autonomi), e si riconosce, nei limiti consentiti dai regolamenti europei, il cosiddetto "danno indiretto" alle attivita' economiche in particolare nei settori del turismo e dei servizi che hanno subito un duro colpo pur essendo in aree non immediatamente toccate dal sisma". "L'esame del provvedimento - spiegano - e' ancora agli inizi ed e' possibile che il Governo nel frattempo decida di intervenire con un nuovo Decreto sulla materia del terremoto alla luce dei tragici avvenimenti delle ultime settimane. In questo caso le problematiche che noi abbiamo inteso rappresentare con i nostri emendamenti potrebbero e dovrebbero trovare una piu' consona collocazione nel provvedimento del Governo, che avrebbe anche il pregio di essere esecutivo".
La rabbia del senatore Ceroni: "dopo cinque mesi nemmeno un mattone"
"A cinque mesi dal sisma siamo al punto zero. Sulle zone colpite dal terremoto nemmeno un mattone". Questa, in sintesi, la drammatica fotografia di denuncia da parte del coordinatore regionale di Forza Italia nelle Marche Remigio Ceroni, senatore della repubblica e membro della V Commissione Permanente Bilancio. Ceroni sta seguendo attentamente le innumerevoli tragedie nei singoli paesi e frazioni marchigiane colpite dal sisma che dal 24 agosto ad oggi non ha dato tregua. "Non mollo e farò sentire la mia voce fintanto che il Governo non adotterà le giuste misure di legge per tutelare e ridare vita e dignità ai miei conterranei. Le Marche sono in ginocchio. Ci sono paesi interi dove non è stato effettuato nemmeno un sopralluogo. L’intero settore agricolo dell'entroterra è abbandonato a sé stesso. Allevatori che vivono in situazioni assurde perché non hanno abbandonato il bestiame che oggi, a causa del freddo e della neve, sta morendo. Attrezzature di ricovero per il bestiame mai allestite. Tutto ciò con non poche conseguenze per tutta l'economia regionale. Ceroni, proprio oggi ha presentato al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, al Ministro dell'Ambiente del Territorio e al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali un'interrogazione che ha come oggetto proprio la "confusione" e la " lentezza burocratica" riscontrate nell'affrontare questa emergenza. Senatore Ceroni, lei, pur essendo marchigiano, ha votato contro il decreto di conversione. Ci dice perché? Già da allora era facilmente prevedibile che le cose finissero in questo modo. Le misure proposte lasciavano intravedere, già da allora, evidenti difficoltà applicative. Il provvedimento conteneva molte disposizioni inutili e accentratrici, così come di contro poche indicazioni operative. Non erano comprensibili le ragioni per le quali il Governo avesse voluto esautorare i rappresentanti delle quattro regioni colpite per nominare un commissario, contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi 30 anni nel corso dei quali i presidenti delle regioni sono sempre stati nominati referenti per ogni calamità. Ho votato contro, anche per la scarsità di risorse, del tutto insufficienti non solo alla ricostruzione ma all'emergenza in sé e per sé. Basta sentire, oggi, gli albergatori sulla costa che si stanno lamentando del mancato pagamento dei servizi relativi all'alloggio fornito agli sfollati. Si potevano reperire sul territorio del terremoto abitazioni in vendita o in affitto, a prezzi concordati, e dare una casa ai terremotati senza doverli deportare sul litorale compromettendo, a questo punto, anche la prossima stagione balneare. Ho votato no perché, con questa impostazione il governo ha voluto dare un segnale sfiducia nei confronti dei sindaci, dei tecnici e delle imprese insite nel provvedimento. Il Senato, vista la ristrettezza de tempi, era l’unico luogo ove si potesse, attraverso gli emendamenti, migliorare il testo del provvedimento. Perché non ci si è concentrati e non si è lavorato unitariamente per migliorarlo? Anche in Senato, come alla Camera, il governo non ha accolto nessuno di questi suggerimenti. Evidentemente era troppo impegnato ad integrare i due decreti-legge. Sembra che con Gentiloni, Forza Italia abbia una maggiore capacità di dialogo. Se dovessero rivedere l’impianto normativo, il governo avrebbe la vostra collaborazione? In questi giorni sono seguiti molti annunci di disponibilità a rivedere l'impianto del provvedimento, del tutto inadeguato a gestire l'emergenza. Aspettiamo con ansia le proposte che saranno formulate, dopodiché valuteremo.
L'on. Manzi: "Non bisogna sottovalutare le critiche, ma stiamo lavorando per migliorare la situazione"
C'è preoccupazione nella popolazione terremotata dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, fra emergenza neve e blackout elettrici. Problematiche che sono andate ad aggiungersi a quelle già ben note per un entroterra maceratese che continua a soffrire. Ne abbiamo parlato con la parlamentare maceratese Irene Manzi (Pd). Onorevole Manzi come commenta le vicende di questi ultimi giorni ?Siamo reduci da giornate molto difficili per le quali mi sento di ringraziare gli amministratori locali, le forze dell'ordine, i volontari della Protezione Civile che hanno prestato e stanno continuando a prestare il loro servizio senza sosta provando a risolvere le tante criticità presenti, primo tra tutti il problema legato al venir meno dell'elettricità in una parte consistente della nostra provincia che lascia sconcertati e rispetto al quale - insieme ai colleghi marchigiani del Pd - abbiamo tenuto un contatto costante con il Governo per sollecitare l'impegno dell'Enel ad intervenire. Detto questo, di fronte ad un'emergenza neve senza precedenti e al ripetersi di nuove scosse, senza sottovalutare le criticità serie che dobbiamo impegnarci a risolvere, trovo intollerabile lo sciacallaggio di alcune forze politiche e l'accavallarsi di notizie spesso false ( cito l'esempio delle bufale diffuse sulla mancata destinazione della raccolta fondi della Protezione civile ancora in corso) che continuano ad alimentare la confusione nei cittadini. Mentre qualcuno - come Matteo Salvini- andava in televisione con i doposci, noi parlamentari erano impegnati a lavorare con il Governo per risolvere i problemi che ci venivano segnalati. Fa meno notizia, ma è la realtà.Detto questo, però, non si può però dire che non ci siano problemi nella gestione del post sisma.Non nego che ci siano dei problemi. Però c'è un principio che voglio rimarcare: la legge che abbiamo approvato a dicembre stanzia, a meno di due mesi dal sisma, risorse e strumenti significativi per intervenire non solo sulla gestione dell'emergenza e sulla ricostruzione, ma su tutto il recupero delle nostre comunità. Dobbiamo renderlo effettivo, diffondere tutte le informazioni utili a conoscere gli strumenti a disposizione (penso alle risorse per le attività produttive, in parte ancora poco conosciute, su cui proprio in questi giorni ho presentato un'interrogazione per sollecitare il commissario straordinario e il governo a costituire strutture informative chiamate a dare sostegno ed assistenza alle imprese, anche in sinergia con le Regioni, le Camere di Commercio, il Ministero dello sviluppo economico). Detto questo, riconosco che ci sono delle serie criticità nella fase del post sisma (che le precipitazioni di questi giorni hanno aggravato) e che dobbiamo impegnarci insieme a segnalare e a risolvere.Nella settimana appena trascorsa con i colleghi del Senato e a quelli della Camera abbiamo predisposto alcuni emendamenti al decreto milleproroghe per correggere proprio alcuni aspetti della legge sul terremoto ( come i problemi legati all'applicazione della busta paga pesante a favore dei soggetti colpiti, o quelli relativi alla sospensione dei termini processuali nei Comuni del cratere o il nodo del dimensionamento scolastico), lavorando spesso in stretto contatto con il Governo. Lunedì come parlamentari marchigiani avremmo un incontro con il Presidente Ceriscioli per aggiornarci sulla situazione. Personalmente penso che, in questo momento, sia più importante concentrarsi sul lavoro da fare piuttosto che inseguire le polemiche visto che è il primo a poter portare dei risultati concreti, come la sottoscrizione- proprio ieri- da parte del Ministero dell'economia della convenzione per la concessione degli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori colpiti dal sisma. Tenere conto delle critiche e dei suggerimenti e non sottovalutarli, ma lavorare per migliorare la situazione.Nei giorni scorsi i giornali hanno pubblicato un accorato appello degli ordini professionali rivolto al Commissario Errani, ieri nel corso di una affollatissima riunione con l'ing. Spuri i tecnici hanno evidenziate alcune criticità rispetto ai sopralluoghi da effettuare, trovando però anche delle soluzioni migliorative. Non sarebbe forse meglio affrontare preventivamente i problemi prima che si verifichino ?Una premessa: i tecnici in questi mesi hanno dato un contributo importante, e spesso volontario, per gestire la fase più critica dell'emergenza. Penso che possano offrire un contributo significativo anche alla fase della ricostruzione e proprio per questo ho presentato i giorni scorsi un'interrogazione, rivolta al Governo e al commissario straordinario, per sollecitare una riconsiderazione dell'ultima ordinanza riguardante gli incarichi professionali e la fissazione di un limite quantitativo, a mio avviso, troppo penalizzante per chi opera nel nostro territorio e per l'impegno ricostruttivo a cui saremo chiamati nei prossimi anni.L'incontro di ieri a Macerata è' stato un passaggio importante a cui, mi auguro, segua a breve anche un incontro con il commissario straordinario. Errani sta svolgendo un lavoro molto importante in stretto contatto con gli amministratori locali. Penso però che possiamo migliorare e perfezionare l'operato dei prossimi mesi, trovando modalità operative che tengano in adeguato conto le esigenze e le peculiarità del nostro territorio, coinvolgendo preventivamente le nostre comunità e alleggerendo alcuni pesi burocratici che rendono spesso più difficile il lavoro della ricostruzione e la risoluzione dei problemi.Ieri pomeriggio la CISL Marche ha organizzato a Castelraimondo un momento di approfondimento dedicato a progetti di futuro per l'entroterra maceratese. Cosa è' emerso dall'incontro? È' stato un lungo ed interessante pomeriggio quello trascorso insieme alla Cisl ieri, condotto anche in modo franco, senza nascondersi i problemi o le paure che toccano le comunità colpite dal sisma. Si sono raccolte idee e proposte provenienti dai tanti soggetti che in questi mesi si sono impegnati per mantenere vivi i territori coinvolti. Penso che sia compito delle istituzioni raccogliere quanto di positivo sta emergendo " dal basso" ed unificarlo in un progetto integrato di ricostruzione di questa provincia, sfruttando, insieme alle risorse stanziate nella legge, anche i fondi europei della programmazione regionale. E per questo trovo significativo quanto proposto dall'assessore Sciapichetti sulla volontà di convocare, a primavera, una conferenza programmatica, provinciale e regionale, sulla ricostruzione. Può essere una tappa importante. La vera scommessa per tutti i soggetti coinvolti sarà renderlo una reale occasione di confronto ed elaborazione e non solo un momento obbligato e formale.
Comi gela Errani: semplificazione e spazio ai territori
Il veleno sta nella coda. E infatti nel conciliante comunicato, consegnato alla stampa nella tarda serata di ieri, che nella prima parte contiene solo miele ed alkermes, il segretario regionale del PD, Francesco Comi chiude "auspicando maggiore semplificazione burocratica e il pieno coinvolgimento di tutti territori”. Evidentemente le antenne dem hanno registrato che le farraginose procedure burocratiche si stanno rivelando un freno alla ricostruzione, così come il procedere in solitaria del commissario straordinario, Vasco Errani, non soddisfa appieno le attese dei marchigiani. Sindaco di Tolentino a parte. Sicuramente Errani non deve aver affatto gradito i contenuti delle indiscrezioni relative agli intendimenti di Comi, in occasione dell'incontro con tutti i dirigenti regionali e provinciali del partito e verosimilmente deve aver fatto i suoi passi e mosso i suoi uomini. D'altra parte adesso la parola d'ordine che gira in tutti i Palazzi è silenziare assolutamente ogni forma di polemica e richiamare tutti all'unità. Se ancora capisco qualcosa di politica, mi viene da pensare (ma non lo scriverei mai...) che tra Comi ed Errani ci sia stato un confronto serrato. Al di fuori di ogni ufficialità di facciata. E che, pure in presenza di pressioni che autorevolissime figure hanno messo in campo, Comi abbia strappato ad Errani l'impegno di snellire le procedure e di tenere conto della specificità e della complessità delle Marche. Il coinvolgimento dei territori, lascia aperta infatti ogni tipo di interpretazione. In politica quando si parla di territori si intendono tantissime cose: anche e soprattutto, per dirne una, le categorie produttive, le organizzazioni sindacali, oltre naturalmente ai sindaci e agli amministratori locali. Si tratterebbe, in questo caso, di un cambio radicale di passo. Il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei sindaci, nel '97 si è rivelata l'arma vincente. Mai si sono registrati allora odiosi difetti di comunicazione, al contrario di quanto oggi sta accadendo. Mai la burocrazia ha fermato gli spazzaneve, come invece è accaduto pochissimi giorni fa, in piena emergenza neve a Camerino. La verità è che forse Errani dovrebbe rilassarsi e smettere di produrre ordinanze che, volente o nolente, danno l'impressione che l'entroterra maceratese sia una sorta di penitenziario a cielo aperto, popolato da truffatori e malfattori, potenzialmente pronti a sottrarre anche ogni singola pietra delle macerie. Macerie che il sole dell'estate ha seccato, la pioggia d'autunno dilavato, la neve d'inverno oggi ha coperto. Scommetto qui che a primavera saranno ancora tutte al loro posto e che su quei mucchi di pietra nasceranno dei fiori. Si eviti allora quel pullulare di timbri, visti e firme che fanno tanto Bulgaria anni sessanta e la si smetta una volta per tutte, di richiedere anche per ogni piccolo intervento, il nulla osta dell'antimafia, dell'anticorruzione e perfino dell'antimuffa. Comunque e aldilà delle impressioni personali, qualcosa si sta muovendo e la politica - in questo caso il Partito Democratico - sta raccogliendo le diffuse lamentele che si registrano sui territori colpiti dal sisma e le sta girando al commissario Errani. Sarà il breve periodo a stabilire se la dialettica, tutta interna al PD, darà buoni frutti. Soprattutto nell'interesse dei terremotati. Noi stiamo qui e vigiliamo, dando al contempo voce a chi si trova ancora nel disagio.
Figli di un dio minore
Niente, più delle immagini dei soccorritori che nella notte - ramponi ai piedi e armati di sola torcia elettrica - si fanno spazio per due chilometri per poter soccorrere, a mani nude, gli sventurati sepolti sotto la neve in un hotel di montagna, rende meglio delle condizioni in cui versa oggi l'Italia. Una intera nazione che si arrende senza nemmeno un minimo segno di reazione, al freddo e alla neve. Uno Stato che ammaina mestamente il tricolore e lascia al Generale Inverno innalzare la bandiera bianca della resa incondizionata al maltempo. Un' intera classe dirigente che per tre o quattro giorni si eclissa, per poi ricomparire in TV a pontificare, come se nulla fosse accaduto, ma con l'unica preoccupazione di dettare l'agenda della comunicazione. Lasciando nella tormenta, soli e abbandonati a se stessi i suoi figli. Le immagini che hanno fatto il giro del mondo, dicono che siamo una nazione indegna di essere annoverata tra quelle civili. Una ferita profonda che, temo, lascerà a lungo il segno. La narrazione che dovrebbe passare e far breccia è quella dello straordinario ed eccezionale evento e cioè una tempesta di neve a gennaio, nel cuore dell'Appennino. Quella che, al contrario, in realtà dovrebbe essere la norma. Una viabilità praticamente azzerata anche nella principali arterie di collegamento, infrastrutture obsolete che cedono e lasciano al buio e senza acqua, per giorni, migliaia di cittadini. Una protezione civile - già duramente messa alla prova dalle scosse di terremoto - che, mentre emetteva bollettini di tempeste, non riusciva a mettere in campo le opportune e necessarie misure di prevenzione. Effetti prevedibilissimi che hanno una sola causa: lo scientifico abbandono, da parte dello Stato dei territori montani. I tagli lineari, i parametri di Mastricht, il pareggio di bilancio, hanno condotto, nel corso degli anni, a questo risultato. Prima o poi, qualcuno avrebbe dovuto pagare il conto di tanta incuria ed abbandono. È capitato a noi. Agli allevatori che sono morti di freddo perché non c'erano le turbine. A chi, più fortunato, è restato chiuso in casa bloccato dalla neve senza luce, ma con pochi viveri se l'è cavata...manco vivessimo in pieno medio evo. Il depauperamento dei territori montani (notoriamente non un serbatoio di voti) procede silenziosamente da anni, indipendentemente dal colore politico dei governi che si sono succeduti. Presidi ospedalieri ridotti al lumicino, servizi dimezzati, sportelli che si chiudono. Poi improbabili riforme, effettuate in nome di una demagogia montante, hanno privato questi territori di quei necessari ed indispensabili anticorpi che avevano garantito i livelli minimi di assistenza. L'abolizione delle Province ed il contestuale passaggio all'ANAS di milioni di chilometri di strade si è rivelata esiziale. Lo abbiamo visto tutti. Ci hanno trattato come fossimo, appunto, figli di un dio minore. Abbiamo assistito in diretta al dramma che ha dei responsabili politici chiari e determinati. Quindi registriamo anche il fallimento di una classe politica inetta e dannosa che, facendo leva sul concetto già demenziale di rottamazione, ha prodotto guasti irreparabili in un tessuto sociale già indebolito dalla crisi economica. L'apologia della semplificazione di questioni serie e complicate si è infranta banalmente nel maltempo. Una tempesta di neve, per quanto vigorosa è, in fondo, pur sempre un evento naturale. E ci ha riportati tutti nella realtà. Quella vera. Dura e complicata della quotidianità appenninica. Stavolta però eravamo a mani nude e, impotenti, abbiamo visto in faccia il volto del fallimento mentre la neve ci sommergeva. Armati di pala e scarponi, come nei secoli scorsi, ciascuno ha dovuto spalare la propria rotta, semplicemente perché lo Stato non c'era più. Era svanito sotto i colpi di fanfaronate che però hanno azzerato risorse economiche, energie e uomini. Un suicidio collettivo che mi auguro si possa e si sappia analizzare in futuro e a freddo in tutta la sua gravità. Cosa che, a caldo, il presidente Ceriscioli non è nemmeno riuscito ad intuire. Invece di presentarsi in TV balbettante a dirci che la neve e il terremoto erano un mix catastrofico (con tutto il rispetto ci era arrivato pure il colto e l'inclita), avrebbe - incazzatissimo - dovuto chiedere la testa dei responsabili. Dei vertici dell'ANAS che, nel dubbio, ha chiuso pure la 77. Dell'ENEL che, nel 2017 ha lasciato al freddo e al buio migliaia di cittadini. Della Protezione Civile che si è mossa tardivamente. Presidente Ceriscioli, lei rappresenta quasi un milione e mezzo di cittadini. Una comunità notoriamente silenziosa e laboriosa. Gente che, sia detto per inciso, paga tra tasse, imposte e balzelli diversi quasi la metà dei suoi guadagni allo Stato. Credo che per il trattamento che lo Stato gli ha riservato in questa circostanza, meritassero da parte sua, qualche parola in più a loro difesa che non delle banalità infantili e disarmanti. Evidentemente mi sono sbagliato io, oppure lei si è espresso male...
Una Giunta immobile e impopolare si è impantanata sul post sisma
La scorsa settimana ho scritto delle gravi responsabilità della giunta regionale, sui ritardi nel posizionare i ricoveri prefabbricati per il bestiame, a sostituzione delle stalle ormai inagibili, e mi sono arrivate numerose lagnanze. Facciamo una volta per tutte che ciascuno fa il suo mestiere: chi governa si concentra nel fare cose concrete (non c’è che l’imbarazzo della scelta…), chi scrive controlla e giudica l’operato di chi governa. Funziona, o almeno dovrebbe funzionare così. D’altra parte occorre rilevare che in questo caso, tutta la stampa è stata unanime e concorde nel denunciare i palesi ritardi del governo regionale. Non a caso, mentre il ministro dell’Agricoltura, Martina – visibilmente irritato per le inefficienze – presiedeva un incontro in Regione, in Parlamento il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, con un suo intervento in aula sollecitava il governo a intervenire con rapidità al riguardo. Sono seguite, inoltre le interpellanze della parlamentare di SEL, Lara Ricciatti. Praticamente l’intero arco costituzionale si dice basito e sgomento a fronte di tanta lentezza e incapacità di agire della Regione Marche. A Norcia, per dire, sono arrivate le prime casette di legno, mentre a Castelsantangelo sul Nera, dove le aspettano dal lontano 24 agosto, non si vede ancora niente. L’ho scritto in altre circostanze e qui ribadisco la mia sensazione: è la prova provata che alla stragrande maggioranza del governo regionale del terremoto e dell’immediato post sisma non interessa più di tanto. Qualcuno ha mai visto in giro per i paesi disastrati, a parte il presidente Ceriscioli e l’assessore Sciapichetti, gli altri componenti della giunta?? Lo sapete che la vice presidente Anna Casini (PD) è la titolare dell’assessorato all’agricoltura? E che, detto per inciso, è la responsabile in prima persona del disastro della mancata costruzione delle stalle prefabbricate? Qualcuno se la ricorda in giro tra i pascoli e gli allevatori? Oppure vogliamo parlare dell’assessora alle attività produttive Manuela Bora (ancora PD)? Glielo hanno detto che nella sua regione ci sono stati tre o quattro spaventosi terremoti che hanno distrutto sia grandi fabbriche che piccoli opifici? Che le attività di allevamento e pascolo sono l’unica fonte di ricchezza di interi piccoli centri? C’è mai stata a visitare una stalla distrutta, oppure ha avuto paura della puzza di bestiame e fieno che esse emanano? Ma vogliamo parlare dell’assessore Moreno Pieroni (Uniti per le Marche) che si occupa di cultura? Ha letto sui giornali dei gravissimi danni a tutto il patrimonio artistico e in generale a tutti i beni culturali? Anche lui, qualcuno lo ha mai visto da queste parti? E Loretta Bravi (Popolari-UDC) ha la delega alle professioni e alle università. Dovrebbe girare come una trottola, visto che Camerino ha l’Ateneo distrutto. Invece niente. Nessuno, a momenti, la smuove dal suo ufficio. E su Fabrizio Cesetti (PD) due parole non le vogliamo spendere? Assessore al bilancio, ai servizi pubblici locali e al demanio (praticamente il cuore pulsante dell’apparato amministrativo) quasi non si è mai mosso dalla sua postazione e non ha detto una parola. Beninteso, non è necessario e indispensabile stare sul posto, però visto che anche il Presidente della Repubblica ogni tanto capita da queste parti, sarebbe auspicabile una maggiore presenza di chi questi territori li governa in prima persona. Insomma è un fatto di sensibilità e di cortesia istituzionale, che questi figuri hanno dimostrato sicuramente di non possedere. In verità si tratta di un’umanità varia che è un mix di vecchi volponi della politica e di dilettanti allo sbaraglio che però ha ben chiara in mente la strategia da perseguire: fregarsene del terremoto! Anzi, possibilmente approfittarne in un secondo momento, per ricavarne benefici in termini di consenso, ma scaricare oggi tutte le responsabilità sulle spalle dell’assessore Angelo Sciapichetti. Il quale essendo pure maceratese, quindi del collegio quasi interamente terremotato, diventa doppiamente interessato e responsabile. Praticamente un gioco da ragazzi, visto che il buon Angelo piuttosto che rispondere: “a brigante, brigante e mezzo”, offre evangelicamente l’altra guancia. Infatti su Facebook, nel silenzio generale dei suoi colleghi di giunta, si è assunto tutte le responsabilità. Anche quelle che sue palesemente non sono: come quella dei ritardi sulla costruzione delle stalle prefabbricate. Quindi a fronte di un’assessora (con funzioni di vice presidente) all’Agricoltura che non ha combinato niente, c’è un assessore alla Protezione Civile ( come dice la parola stessa non del bestiame) che oltre a correre giorno e notte ininterrottamente dal 24 di agosto, si deve beccare pure maledizioni e insulti che suoi non sono. Decisamente un bell’ambientino questo qui della Giunta Regionale. Personalmente, ma anche molto sommessamente, dico che così non può funzionare, anche perché, oggettivamente, non si riescono a fare gli interessi dei marchigiani. I quali, tuttavia, se ne sono accorti e a tempo debito li cacceranno come meritano - cioè malamente – dal governo della Regione.
Parte male l'anno nuovo: la politica è già in difficoltà
Speravamo tutti che l’arrivo della prima neve fosse uno sfoggio di celerità ed efficienza. Una medaglia al merito da appuntare sul petto da ostentare in ogni dove a dimostrazione delle capacità organizzative della locale classe politica. Gelo e neve erano annunciati da lungo tempo. Prevedibili ed infatti previsti da tutti i meteorologi dell’orbe, sono puntualmente arrivati. Immaginavamo spazzaneve già revisionati che scalpitavano e pronti per la partenza. Depositi di sacchi di sale sparpagliati per tutto il territorio. I mezzi del soccorso alpino, con al seguito troupe televisive, pronte a documentare il trasporto di foraggio in stalle provvisorie per alimentare il bestiame degli allevatori, messo al sicuro in ricoveri di fortuna. Fatti e non parole, pensavo fosse pure lo slogan di tanta operosità. Invece niente. È stata la solita debacle. Una Caporetto politica prima che organizzativa. Gli spazzaneve dell’ANAS (almeno dalle mie parti) non sono passati. O se sono passati lo hanno fatto veramente male. Non ricordo a mia memoria una performance peggiore. Eppure stavamo parlando di zone terremotate. Dell’epicentro o a due passi da esso. Quello che in televisione e sui giornali chiamano il “cratere”. Quando c’era la Provincia da Pettinari assessore ai lavori pubblici (praticamente preistoria) a Pettinari presidente (l’altro ieri) se c’era un ritardo di anche solo un’ora, partivano telefonate a raffica anche in piena notte, per lamentarsi direttamente col presidente di turno. Poi però, in giro per le strade, c’erano più spazzaneve che automobili. E di notte viaggiavano camion con sale e breccia. Il risultato del passaggio all’ANAS è sotto gli occhi di tutti. Un condensato di ritardi, inefficienze, lavori svolti male, oppure neanche fatti. In un territorio, lo ripeto, che avrebbe dovuto essere particolarmente tenuto in considerazione in questo post terremoto. Ringraziamo il ministro Del Rio e la sua riforma - aborto. Se non fosse stato per lui e quelli che gli sono andati appresso, oggi avremmo strade pulite e una viabilità normale e non da terzo mondo come ci hanno ampiamente dimostrato. Nelle zone di montagna il sisma ha fatto i suoi gravi danni sin dal 24 agosto. Quattro mesi. Ebbene in centotrenta giorni, questi governanti qui – tra commissari straordinari, vice, capi della protezione civile, sono una dozzina di persone - non sono stati capaci di portare sui pascoli e sugli alpeggi una cinquantina di stalle prefabbricate. Dieci, venti pannelli per stalla da caricare su di un camion e da far montare ai militari. Oppure un semplice tendone, ma che oggi chiamano pomposamente tensostruttura. Invece niente. Bastava un mese lavorandoci con tutta calma. In quattro mesi non hanno combinato niente. Non hanno messo in piedi nemmeno una capanna. Eppure i sindaci sono mesi e mesi che si sgolano a chiederle. Il freddo e la prima neve in montagna era caduta già a metà novembre. Non hanno letteralmente mosso una paglia. Ed oggi il bestiame, grazie alla loro incapacità, sta a due cifre sottozero. La verità è che sono solo capaci di produrre burocrazia: ordinanze, decreti, regolamenti, prezziari, tabelle. O al massimo nominare dirigenti i loro compagni e sodali. I quali a loro volta dovrebbero essere quelli che risolvono concretamente i problemi. Ma siccome pure loro non ne sono all’altezza eccoci qui con questo risultato: un assoluto disastro su tutti i fronti. Sarebbe bastato prendere a modello il sisma del ’97 e valorizzare gli uomini che governavano allora. Invece che rottamarli sdegnosamente manco fossero indegni. Per fare un Mario Conti (il segretario generale delle giunte D’Ambrosio e Spacca) non basta tutto il battaglione di dirigenti della Regione Marche messi assieme. In questo squallido e penoso quadro chi ci rimette in ultima istanza è il cittadino. Dopo aver avuto contro le forze della natura, oggi si trova pure contro chi, viceversa, dovrebbe sostenerlo ed aiutarlo, per dovere istituzionale. Guardate che così non funziona. Non si va da nessuna parte. Il presidente della Repubblica, Mattarella, sul terremoto ci ha messo la propria faccia. Piuttosto che lodarlo ad ogni parola che dice, sarebbe meglio per tutti che ciascuno facesse il proprio mestiere. Possibilmente bene, o almeno facendo ogni sforzo possibile. Tra l’altro i politici, per arrivare al governo e dare prova di efficienza, hanno sgomitato parecchio. E non glielo ha ordinato il medico. E soprattutto non pensino di poter sfruttare l’occasione del terremoto solo per poter appaltare i lavori più facili e redditizi alle cooperative pesaresi o ravennati e lasciare quelli più improbi e difficili alle ditte locali. A buon intenditor poche parole...
2016, un anno vissuto pericolosamente...
Quello del 2016 è uno dei rarissimi casi in natura che abbia messo d’accordo – se non nella forma, almeno nella sostanza – tutti gli analisti e i sociologi più insigni, i quali notoriamente sono sempre in guerra perenne tra di loro. Unanime il responso sulla negatività, ma nelle diverse scuole di pensiero si sta ancora dibattendo sul giudizio analitico complessivo. Si va, infatti dall’icastico e sintetico “anno di merda”, a quello più complesso ed articolato di “completa fase lunare talvolta pregna di accadimenti non propriamente fausti e fecondi…”Le Marche e in particolare la provincia di Macerata sono state le zone più colpite dalle umane e dalle naturali sventure. Già dal primo di gennaio del 2016 potevamo segnalare alla cronaca il crack di Banca Marche. Seppellita sotto un mare di debiti, finiva l’epoca storica della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, quindi Banca Marche, nasceva quella di Nuova Banca Marche. Centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori potevano brindare (si fa per dire) all’azzeramento dei loro crediti. Il sindaco Pezzanesi, durante una conferenza stampa si offriva per ospitare a Tolentino, la sede di Nuova Banca Marche.Scabra e spinosa pure la vicenda di Aerdorica. Tra montagne di debiti, caroselli di amministratori, frutto di variopinta umanità, privatizzazioni mancate o dichiaratamente non volute, la situazione è sempre più disperata, ma nessuno pare abbia voglia di affrontarla seriamente. Solo il sindaco di Tolentino, Pezzanesi, in occasione di una conferenza stampa, ha proposto di portare la sede di Aerdorica nella sua città.Il 2016 è stato sicuramente l’anno dell’algoritmo. Se nel secolo scorso si eleggevano gli amministratori regionali per decidere come e qualmente, ma soprattutto dove compiere opere pubbliche, il nuovo corso politico ha inaugurato l’algoritmo. Esso algoritmo stabilisce dove realizzare gli ospedali di rete in tutto il territorio marchigiano, provincia di Macerata esclusa. Per Macerata vale ancora la vecchia regola del ‘900, cioè decidano gli amministratori del territorio. Infatti il sindaco di Tolentino, Pezzanesi, dopo aver convocato una conferenza stampa ed affiancato dal segretario regionale del PD Francesco Comi ha proposto la sua città come sede dell’ospedale provinciale.Anno nefasto per il PD il 2016. A livello nazionale hanno perso il referendum della vita, ma qui a Macerata, hanno perso pure le elezioni di Area Vasta. Una vicenda che abbiamo raccontato da vicino e con dettagli particolareggiati che devono aver indotto anche gli amministratori dagli stomaci più forti ed avvezzi a tutto a votare contro il PD provinciale. Quello che non abbiamo messo in giusto rilievo è la circostanza che il sindaco di Tolentino, Pezzanesi, nel corso di una conferenza stampa, abbia voluto proporre la sua citta come sede di Area Vasta di Macerata.Infine i tanti e sempre più intensi terremoti che hanno sconquassato tutto l’entroterra. Hanno raso al suolo intere frazioni di piccoli centri. Evacuato interi paesi. Distrutto fabbriche. Messo in serio pericolo la coesione di un territorio già alle prese con lo spopolamento diffuso. Una tragedia immane della quale – temo – non abbiamo ancora consapevolezza delle reali dimensioni. Ma in questo buio pesto, uno squarcio di luce ha illuminato, almeno per un attimo, le nostre tenebre. È stato proprio l’altro ieri, quando nella conferenza stampa di fine anno il sindaco di Tolentino, Pezzanesi ha proposto agli astanti di proporre la città da lui amministrata come sede istituzionale per gli uffici della ricostruzione.Il 2016 è stato un anno difficile pure per il mercato interno. L’indice di Milano ha perso complessivamente più dell’11 per cento rispetto al 2015.Però, per adesso, il sindaco di Tolentino, Pezzanesi, non ha ancora convocata nessuna conferenza stampa per proporre Tolentino come sede della Borsa.Nel frattempo che aspettiamo, da parte mia, auguri di tempi migliori a tutti quanti…
C'è Peppe e Peppe...
“Capannelle, Mario, Ferry Boat… m’hanno rimasto solo ‘sti quattro cornuti…” È la sequenza finale, con cui termina il film “L’audace colpo dei soliti ignoti” per la regia di Nanni Loy. Chi parla è Peppe (Vittorio Gassman), un pugile completamente suonato, a cui i medici hanno assolutamente proibito il ring. Dopo la breve parentesi in un cantiere edile, Peppe torna alla sua originaria vocazione, cioè il furto. Ma lui ed i suoi complici sono dei perfetti imbranati e pasticcioni, per cui il film si rivela la classica commedia all’italiana. Con tanti episodi tra il comico ed il drammatico ed un finale dal sapore perennemente dolceamaro.Qualcuno si domanderà perché dico queste cose qui? Rispondo prontamente: perché ho seguito le ultime vicende relative all’amministrazione comunale di Tolentino e letto sui giornali la replica finale del sindaco Pezzanesi ad esse.Dico subito che se Pezzanesi si fosse chiamato Carlo, oppure Giovanni, il paragone con il Peppe dei soliti ignoti difficilmente mi sarebbe venuto in mente. Ma poiché il caso vuole che si chiami Giuseppe, a me ha terribilmente ricordato Vittorio Gassman che impreca contro gli ingrati compari, i quali, nottetempo e dileguandosi, lo lasciano in balia della stradale che al poveretto comminano pure un verbale perché attraversa la strada fuori dalle strisce pedonali.Ma andiamo con ordine che sennò si fa una gran confusione. Succede che una parte delle minoranze consiliari, presenti una mozione sulla gestione di alcuni fondi affidati dalla protezione civile alla pro loco. Succede che in consiglio comunale molti della maggioranza che fa capo a a Pezzanesi, parlino a suo favore. Succede che invece, quando si tratta di votare, si astengano lasciando solo il povero Peppe che va sotto. Succede allora che il povero Pezzanesi, piuttosto che paragonarsi al Peppe dei soliti ignoti ed imprecare perché i suoi sodali lo hanno lasciato solo e verosimilmente colpito da un raptus mistico, si paragoni addirittura a Gesù Cristo. Cioè, diciamola meglio: Peppe paragona i suoi sodali a Ponzio Pilato che colpevolmente astenendosi e cercando di salvare capra e cavoli, lo hanno lasciato da solo al suo doloroso Calvario.Niente! A nulla sono serviti i preziosissimi consigli paterni che Peppe (sindaco) ha dispensato, per ogni dove. Stille di saggezza uniche che lo hanno finanche trasformato in autorevole sensale tra le parti belligeranti in causa. Il dato finale che resta – a leggere dalla stampa le sue parole – è che nessuno lo ha capito. Un po' come succedeva al Peppe dei soliti ignoti, che infatti aveva la caratteristica di pasticcione sì, ma anche di eterno incompreso.Passi per quelli dell’opposizione (a proposito: in quella circostanza mancava misteriosamente tutto il gruppo del PD) tipo Mercorelli e Sclavi che sono sempre in malafede, ma che a non comprenderlo, nel suo nobilissimo intento siano stati Massi, Cicconi, Salvucci, Fogante, Colosi e Feliziani, è imperdonabile. Da qui il paragone degli ignavi compari con Ponzio Pilato.Peraltro narra la leggenda che il governatore della Galilea, Ponzio Pilato, venne condannato dall’imperatore Tiberio ad una morte atroce. Ad ogni arto del suo corpo venne legato un carro trainato da quattro cavalli. Una volta smembrato in quattro parti, i suoi miseri resti vennero trasportati dai cavalli impazziti in cima al monte Vettore ed ivi seppelliti sotto lo specchio d’acqua che, ai nostri giorni è famoso come il lago di Pilato. Ma stiano tranquilli i più impressionabili, perché questa è solo una leggenda. E anche i consiglieri comunali infedeli a Peppe possono dormire sonni tranquilli, perché non verranno torturati come, invero meriterebbero a cagione della loro astensione. Per quanto incompreso (il Peppe sindaco) e pasticcione (il Peppe- Gassman) entrambi, in fondo, sono di animo buono e questo, sotto le feste di Natale, è apprezzabile per tutti e due…
Regalo di Natale di Gentiloni: verifiche più veloci agli edifici lesionati
La questione della lentezza e delle difficoltà nelle verifiche certificate AeDES l’avevamo lanciata da questa rubrica (leggi qui 'http://bit.ly/aedespicchio') giusto un mese fa. Da allora non ce ne siamo stati con le mani in mano e, sull'argomento abbiamo sollecitato più volte la giunta regionale, parlato con il prefetto, incitato sindaci a protestare, messo in allarme parlamentari di tutti gli schieramenti politici. Insomma, per dirla in prosa, in questi giorni abbiamo messo in piedi un gran bel casino, tanto che alla fine qualcosa si è mosso.Proprio ieri, Fabrizio Curcio, il capo dipartimento della Protezione Civile ha firmato un’ordinanza con la quale si sospendono le procedure definite all’indomani del terremoto del 24 agosto per lo svolgimento delle verifiche di agibilità con scheda Aedes, sugli edifici e sulle strutture interessate dagli eventi sismici. Tutto ciò - come si legge già nell’incipit dell’art. 1 dell’ordinanza – “in ragione dell’elevato numero di edifici da sottoporre a verifica a seguito del aggravamento della situazione, conseguente agli eventi sismici di fine ottobre.” Finalmente e, a distanza di un mese, qualcuno si è reso conto che un numero esiguo di tecnici abilitati, non avrebbe mai potuto far fronte, se non in tempi biblici ad un territorio danneggiato e di proporzioni abnormi. Peccato che, a differenza nostra che lo avevamo intuito subito, ci abbiano messo una trentina di giorni in più.La nuova modalità prevede che sia lo stesso proprietario (o avente titolo) dell’abitazione, ubicata in fascia A, che ha già avuto un riscontro di “non utilizzabilità” FAST, ad incaricare “tecnici professionisti iscritti agli ordini e collegi professionali abilitati all'esercizio della professione relativamente a competenze di tipo tecnico e strutturale nell'ambito dell'edilizia”. Molto più semplicemente significa che innanzitutto è necessario avere un riscontro FAST in cui si attesti l’inagibilità della casa. Quindi, e solo da quel momento, si può incaricare un tecnico di fiducia (ingegnere, architetto o geometra) purché iscritto al rispettivo ordine o collegio professionale, per realizzare la verifica con le stesse modalità previste dal manuale AeDES. Ovviamente il tutto vale solo per le abitazioni private.Epperò al provvedimento, per essere efficace, non basta il tempo della pubblicazione in Gazzetta per l’entrata in vigore. Al comma 2 dell’art. 1 si stabilisce infatti che “il Commissario Straordinario del Governo per la Ricostruzione, con proprio provvedimento, disciplina le modalità per lo svolgimento delle attività di cui al presente comma.” Quindi da adesso la palla passa immediatamente a Vasco Errani. Per dovuta correttezza glielo diciamo sin da subito che gli diamo tempo fino al 31 dicembre per disciplinare lo svolgimento di queste attività, dopodiché, se non provvederà, lo attaccheremo tutti i giorni a testa bassa.Indubbiamente si tratta di un passo in avanti gigantesco che coinvolge e rende protagonisti, sia nei tempi che nelle modalità della ricostruzione, non solo la parte pubblica, ma anche privati cittadini.Di contro c'è il rischio, tutt'altro che infondato, che questo genere di procedura possa verosimilmente mettere in moto molti contenziosi anche su diversi livelli. Va tuttavia concesso che non c’era alternativa a questa strada e bisogna riconoscere al Dipartimento della Protezione Civile, quindi al Governo una certa dose di coraggio che sinora era decisamente mancato.Sarà un caso, ma da quando non c’è più Renzi e a Palazzo Chigi gli è subentrato Gentiloni, il capitolo del terremoto ha segnato alcune significative novità. Intanto alla Camera dei Deputati, in seconda lettura del decreto, si è registrato un voto favorevolmente unanime. Circostanza che al Senato non si era verificata, nonostante l’argomento ne fornisse tutti i presupposti. Poi sul territorio, si producono interessanti ordinanze o atti amministrativi che vanno ad incidere positivamente sul processo di ricostruzione.Paradossalmente ed in due mesi, con l’adrenalinico Renzi si è manifestata solo una vuota paralisi amministrativa. Per contro ed in pochissimi giorni, con il più flemmatico Gentiloni si stanno facendo significativi passi in avanti. Non solo con i provvedimenti, ma anche nel versante del dialogo tra diverse forze politiche. Il che non sarà molto, però sicuramente aiuta…
Sisma e referendum
Felicità e brindisi da una parte, pianti e lai dall'altra hanno salutato un risultato referendario tanto atteso (così lo storytelling, che poi in italiano sarebbe il racconto) per le sorti delle umane genti. Un’altra Caporetto del governo Renzi che surclassa, quanto a qualità e numeri, il bagno di sangue registrato già nelle amministrative dello scorso giugno.In sei mesi due palate in bocca improvvise ed inaspettate che segnano la fine di un’esperienza di governo carica, come mai prima, di benevole aspettative. Azzerano un’intera classe dirigente. Segnano definitivamente lo spartiacque tra un sistema ed un antisistema. Ridanno vita alla democrazia diretta e partecipata. Rigenerano una volta per tutte i valori, i principi ed i contenuti di una Carta Costituzionale che, apparentemente, sembravano incamminarsi verso il desueto e l’anacronistico. Indipendentemente dal risultato, quando il popolo sovrano si esprime, è sempre una festa per la democrazia. Invece per qualcuno si è trattato di un funerale bello e buono. Lasciamo stare i pasdaran dei social network, al cui confronto i foreign fighter che partono per la Siria, sono massimamente dialoganti.Qui, nel caso specifico, stiamo (purtroppo) parlando di un presidente di giunta regionale e, di striscio di due parlamentari. Trattasi di Luca Ceriscioli (presidente pro tempore della giunta regionale), di Piergiorgio Carrescia deputato presso la Camera e Mario Morgoni, senatore della Repubblica. I tre - guarda caso, tutti del partito Democratico - hanno sentenziato, senza esitazioni e senza appello, come la fine del governo Renzi conduca automaticamente a delle inevitabili e gravi difficoltà per i terremotati.C’è da dire tuttavia che, mentre i rilievi di Morgoni e di Carrescia siano di ordine organizzativo e temporale - il che è peraltro del tutto normale e comprensibile, quindi parzialmente fondati – quello di Ceriscioli è strutturale.Leggete questa dichiarazione: ''Il Governo – ha detto il presidente delle Marche Luca Ceriscioli all’ANSA - ha preso tanti impegni significativi che riguardano la ricostruzione, le risposte ai bisogni più immediati. Per noi viene meno quello che era stato l'interlocutore principale. Con il nuovo governo si dovrà ricominciare, per far sì che si impegni almeno nella stessa misura con la quale con grande generosità e impegno si era speso il governo Renzi''.Ora, noi che lo vediamo tutti i giorni in TV, sappiamo che Ceriscioli ha la faccia gioviale e sorridente di quello che ha appena vinto 200mila euro al gratta e vinci, proprio al bar di sotto. Quanto al resto, che sarebbe poi governare la regione Marche, è buio pesto. Ne è riprova lampante questa improvvida ed intempestiva dichiarazione. Sia nella forma che nel contenuto. Per quanto riguarda la forma mi pregio di comunicare al presidente Ceriscioli che vige da sempre, nella Repubblica Italiana, il così detto principio della continuità degli atti amministrativi. La faccio ancora più facile, proprio perché capisca meglio senza tanti tecnicismi: le leggi, gli atti amministrativi valgono indipendentemente da chi le ha emanati. È l’atto che ha valenza e non la figura che li redige ed approva. Magari l'acquiescenza alla persona valeva qualche secolo addietro. C’è un’interessante, curiosa letteratura su come la notizia della morte di Luigi XVI abbia percorso in tempi lunghi l’Europa e come ne siano rimasti diversamente colpiti i suoi funzionari disseminati nel continente, ma francamente non mi sembra questo il caso, nemmeno come termine di paragone.Quanto alla sostanza c’è di che rimanere allibiti e sconcertati. Passi se la medesima dichiarazione l’avesse fatta il sindaco di un paesetto di poche anime, ma che un presidente di regione - che adesso li chiamano, non a caso, governatori - non conosca le sue competenze e prerogative (peraltro dilatate in caso di emergenza), è troppo per davvero.Da vicecommissario all’emergenza e alla ricostruzione, Ceriscioli, oltre che sfruttare la competenza legislativa regionale e di deliberare autonomamente, ha la facoltà di proporre ordinanze esecutive per far fronte alle impellenti esigenze di tutti i terremotati.Se ritiene di non esserne all'altezza, perché Renzi si è dimesso, valuti e, come si dice in queste situazioni, apprezzate le circostanze, si dimetta pure lui, così da lasciare il posto a chi ne fosse più capace . Se viceversa pensa di avere qualità e competenze si metta a lavorare a testa bassa con un cronoprogramma serio ed efficace, finalizzato ad alleviare per l’adesso, i disagi dei terremotati e per il poi una ricostruzione efficiente e duratura. Possibilmente e per il suo bene, rilasciando meno dichiarazioni possibili.L’unica cosa che non deve fare è quella di trasmettere ansia ed apprensione del tutto infondate e fuori luogo, alle popolazioni colpite dal sisma. Qui, da noi tra l’altro, le scosse ancora continuano e si sta sempre sul chi va là.Con la natura non possiamo combattere, ma contro gli sconsiderati improvvisatori, che strumentalizzano politicamente il post sisma ed i terremotati, sì. E in questo caso, lo facciamo volentieri...
Post sisma, Pievebovigliana prova a ritornare alla normalità
Grazie alla collaborazione dei venditori ambulanti, nonostante le recenti scosse, a Pievebovigliana è stato riallestito il mercato settimanale in Via Don Luigi Orione, con grande soddisfazione dei cittadini.Finalmente è stato anche riaperto lo storico Bar Varnelli in P.zza V. Veneto, ripristinando un consueto punto di ritrovo per tutta la comunità cittadina.