Mi è sembrato, ma per un istante soltanto, che le donne e gli uomini dell’opposizione in Consiglio Regionale avessero avuto un sussulto di orgoglio e dignità. Tardivo oltremisura, ma almeno finalizzato, se non altro, a smuovere le paludi in cui ci hanno cacciato quelli del governo regionale, Ceriscioli in testa. La mozione di sfiducia, sottoscritta da tutto il centrodestra, nei confronti della vice presidenta e assessora (pare che oggi si scriva così) all’agricoltura, Anna Casini andava in questa direzione. Da cittadino, la soddisfazione di trovare nell’opposizione un gruppo attento, nel controllare con il necessario rigore e sanzionare, quando ve ne fosse l’occasione giusta, è durata purtroppo meno di cinque minuti. Giusto il tempo di leggere le due paginette con le quali si vorrebbe licenziare la prima collaboratrice di Ceriscioli. Una mozione di sfiducia scritta con i piedi: infarcita sì di numerose premesse, ma priva – ahimè - del necessario atto di accusa. Dei motivi (fondati e gravi), cioè dei presunti danni (anche di immagine) cagionati da supposti comportamenti tardivi e omissivi che dovrebbero costringere al licenziamento della Casini. Rassegniamoci tutti e prendiamo atto della mediocrità, per non dire della totale scarsezza, di un’intera classe politica regionale. La poltrona della Casini non traballerà nemmeno per un istante. Sarà casomai divertente sentire le argomentazioni della maggioranza consiliare in difesa dell’indifendibile assessora. Che ancora ieri ha dichiarato, per la milionesima volta, che la costruzione delle piazzole per le stalle provvisorie è in dirittura di arrivo. Non so se il riso o la pietà debba prevalere in casi come questo.
I fatti oggettivi, indiscutibili, sotto gli occhi sbigottiti di tutti sono che a distanza di sei mesi (diconsi centottanta giorni) dall’assessorato regionale hanno costruito meno di cinque ricoveri di fortuna per gli animali. Che a causa di questo colpevole ritardo, per il freddo e la neve, che d’inverno – contrariamente a quanto asseriscono Ceriscioli e C. – sono la norma nei monti Sibillini e non l’eccezione, sono morti migliaia di capi di bestiame. Stiamo parlando, per quanto vasta sia tutta l’area terremotata, di piccole e circoscritte realtà. Visso, Ussita, Castelsantangelo, Pievetorina, Montecavallo e delle loro frazioni. Tutte, peraltro, colpite sin dal 24 agosto degli eventi sismici. Se si fosse voluto davvero porre rimedio, si sarebbero, sin da subito, sistemate centinaia e centinaia di stalle. Nessuno lo ha fatto. Però, a suon di comunicati stampa, si narravano piazzamenti di fantastiche tensostrutture sui verdi pascoli dei Sibillini. Peccato che gli allevatori veri non lo sapessero e non ne avessero vista nemmeno una. E ogni volta che qualcuno si permetteva di segnalare questi ritardi, veniva bacchettato e guardato di traverso come si fa con uno scolaro discolo. Oggi, a danni accaduti, la giunta regionale, piuttosto che guardarsi negli occhi e domandarsi che razza di gran disastri hanno combinato, non trova di meglio che scaricare colpe e responsabilità altrove. Ieri contro la Coldiretti, oggi contro la ditta che ha vinto la gara. Nessuno di loro, a parte l'assessore Angelo Sciapichetti, a cui va riconosciuta tutta l’onestà intellettuale, ha pronunciato mai una sola parola di autocritica. Distinti e distanti dal mondo reale continuano imperterriti a non porsi la domanda giusta: cosa fare per tentare almeno di risolvere qualche problema? ma piuttosto: quale narrazione proponiamo oggi alla gente per mettere in salvo le nostre terga?
Se ciò fosse accaduto in un'impresa privata i responsabili sarebbero stati licenziati bruscamente dopo appena un mese. Nellla pubblica amministrazione, i vertici politici di quella che fino a poco tempo fa era una delle regioni modello, continuano a dare uno spettacolo penoso ed indecoroso. Pensate solo che il 13 di gennaio la stessa assessora Casini piuttosto che stare in prima linea, visto che la neve era caduta copiosa non solo in montagna, ad organizzare squadre di pronto intervento, se ne stava tranquillamente su Facebook per verificare se gli internauti commettessero reato postando fotografie di animali morti di freddo che non fossero reali, ma solo dei falsi. Bisogna sapere infatti che in quel tempo, il Partito Democratico aveva ufficiosamente istituito una task force di vigilantes da social network. Un gruppo di pretoriani che nottetempo spulciava post su post e schedava coloro i quali inveivano anche con male parole contro le nomine firmate dal governatore Ceriscioli tra i giorni di Natale e capodanno. Nomine, questo va detto, ben retribuite e affidate sul principio della fiducia e non già grazie a concorsi per titoli ed esami. I più animosi tra questi, ancorché pubblicamente impegnati in politica sul fronte opposto al loro, venivano affettuosamente avvicinati, quindi si comunicava amichevolmente loro che erano tenuti d’occhio nei loro pensieri e negli scritti su Facebook. Una roba che avrebbe fatto sobbalzare sulla poltrona pure il povero Nicolae Ceausescu, buonanima.
Ecco, io penso che per quanto riguarda la giunta Ceriscioli possiamo fermarci qui. Da candidato presidente ha usato, in campagna elettorale la parola cambiamento come un grimaldello in ogni circostanza. Ne ha abusato in ogni dibattito promettendo le stelle. La verità nuda e cruda è che dalle stelle promesse, questa giunta è caduta sulle stalle. Dubito che, vista anche l’implosione del Partito Democratico in corso, si possa rialzare. Non ha gli uomini (e nemmeno le donne) adatti, né le capacità di farlo. L'unica strada percorribile per uscire di scena con un sussultò di dignità è quella di rassegnare le dimissioni per manifesta incapacità di governare.
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