Dopo le vicende, le polemiche, e le ipotesi che si sono susseguite nel corso degli ultimi giorni, oggi finalmente, abbiamo un quadro più chiaro e definito sul post-sisma. Sappiamo intanto che Vasco Errani continuerà a svolgere il suo ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione. Evidentemente nella trattativa con il governo di Roma, Errani è stato capace di spostare l’ago della bilancia, decisamente in suo favore. Lo sfogo di metà febbraio, nell’incontro con gli amministratori era solo un’anticipazione del rapporto presentato alla Presidenza del Consiglio dopo sei mesi di emergenza. Deve essere stato un report impietoso (benché riservatissimo) che descriveva, dettagliatamente e in ogni casella, ogni singola disfunzione. Ma soprattutto chi, di quelle disfunzioni, ne avesse le principali responsabilità. A conti fatti, ci risulta che quasi un buon ottanta per cento tra ritardi, inefficienze, difetti di comunicazione, vanno ascritti alla giunta regionale. Il resto è distribuito equamente tra i sindaci e Protezione Civile. Della volontà di Vasco Errani di andare avanti, noi prendiamo atto con soddisfazione. Non abbiamo mai avuto nessun pregiudizio nei suoi confronti, ben consapevoli che uno che ha governato per quindici anni consecutivi una delle regioni più ricche e più importanti d’Italia non lo abbia fatto solo perché comunista. Lasciamo che siano altri a scaricare tutti i loro livori post ideologici repressi in articolesse intrise di odio, unitamente a sesquipedali inesattezze. Le competenze e le funzioni di Errani (commissario straordinario pro tempore) sono stabilite da una legge dello Stato: la 229 del 15 dicembre 2016. In particolare dall’art. 2. Se qualche sindaco di campagna, piuttosto che comunicare al mondo il suo risolutivo parere, trovasse tempo di leggerla, di adeguarvisi e soprattutto rispettarla e farla rispettare – come si fa con qualsiasi altra legge – ne trarrebbero giovamento tutti. Soprattutto chi, con il post terremoto, ci deve fare i conti quotidianamente.
Contrariamente alla vulgata che lo dipinge come un burocrate accentratore, Errani ha chiesto decentramento e condivisione di competenze e responsabilità. Anche questa circostanza si può tranquillamente verificare ascoltando la registrazione di quello che tutti ormai, giornalisticamente, chiamano il suo sfogo. Chi invece ad oggi, rispetto alle convinzioni di Errani, tira decisamente il carro dalla parte opposta è la Regione Marche nella persona del suo presidente: Luca Ceriscioli. Quando Errani afferma che la gestione della ricostruzione debba avvenire su base provinciale, Ceriscioli risponde che ciò va bene in provincia di Fermo e di Ascoli, ma non va bene a Macerata. La motivazione è che il territorio maceratese è il più colpito, per gravità ed estensione, dai danni del sisma. Combinazione però vuole che i presidenti di area vasta di Fermo e Ascoli siano vicini e organici al Partito Democratico, mentre a Macerata c’è un ex democristiano duro da convertire al verbo renziano, cioè Antonio Pettinari. Tonino per gli amici: che sono tanti, anzi troppi. Decisamente tantissimi direi, visto che da solo il buon Tonino, nemmeno sei mesi fa, ha ridicolizzato il PD provinciale maceratese passandogli una batosta politica che ancora brucia e reclama tremenda vendetta. Stiamo parlando - a dispetto di quegli orribili pullover rosa shocking che ama indossare - di un uomo rispettato da tutti gli amministratori della provincia, che la stima e la considerazione se l’è conquistata – giorno dopo giorno - sul campo dopo decenni di buona gestione politica su ogni fronte.
Ma per completare definitivamente questo squallido quadro autoreferenziale, proprio ieri Ceriscioli ha trasferito d’autorità il funzionario dalla stazione unica appaltante dall’amministrazione provinciale di Macerata alla Regione Marche. Si tratta di un atto unilaterale gravissimo che toglie all’Ente Provincia ogni possibilità di bandire gare per servizi pubblici. Una vera e propria dichiarazione di guerra agli italiani tutti che va decisamente in controtendenza con il responso popolare del referendum del 4 dicembre che ha visto il sessanta per cento favorevoli alle Province come enti costitutivi della Repubblica. Alla pari delle Regioni e non sottoposte alle perversioni (come in questo caso) di queste ultime.
Personalmente ho finito tutti gli aggettivi con accezione negativa presenti nel dizionario italiano, per descrivere questo individuo che, unitamente ai suoi meno che mediocri sodali, sta governando in maniera pedestre la regione Marche. Un perfetto buono a nulla capace di tutto. Perfino di strumentalizzare migliaia di senzatetto e buttarla volgarmente in politichese sulla loro povera pelle. Non essendo, peraltro, stato capace di smuovere in sei mesi nemmeno una carriola di macerie. Al solo pensiero di affidare ad un figuro di questa infima levatura tutte le procedure della ricostruzione, mi verrebbe la pelle d’oca.
Teniamoci stretti Vasco Errani e facciamo voti che da Roma ce lo conservino a lungo. O almeno finché non avremo cacciato Ceriscioli come merita e messo al suo posto qualcuno più capace di lui.
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