È possibile trovarsi in condizione di obesità e allo stesso tempo essere in salute? A prima vista può sembrare una contraddizione, ma la scienza ci invita a guardare oltre i numeri sulla bilancia. Il concetto di "Metabolically Healthy Obesity" (MHO), ovvero “obesità metabolicamente sana”, sta guadagnando crescente attenzione tra ricercatori e professionisti della salute. Si riferisce a persone con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30, che tuttavia non presentano alterazioni metaboliche tipiche dell’obesità, come ipertensione, insulino-resistenza, colesterolo elevato o infiammazione cronica. In pratica, individui che, almeno temporaneamente, sembrano protetti dalle malattie croniche spesso associate all’eccesso di peso.
Tuttavia, le evidenze scientifiche suggeriscono prudenza. Studi recenti, come quello pubblicato su Nature Reviews Endocrinology, indicano che questa condizione non è sempre stabile. Circa la metà di chi soffre di obesità metabolicamente sana sviluppa nel giro di pochi anni problematiche metaboliche. Ciò fa pensare che l’MHO rappresenti più uno stadio intermedio che una condizione duratura, e che non debba essere considerata priva di rischi.
Questa complessità sottolinea i limiti del BMI come unico indicatore di salute. Una persona normopeso può comunque presentare squilibri metabolici, mentre chi vive con obesità può mostrare un profilo metabolico sorprendentemente favorevole. Come ricordato da Harvard Medical School, è fondamentale valutare la salute in modo più ampio, includendo fattori come la pressione arteriosa, la glicemia, il profilo lipidico e lo stile di vita complessivo.
Alcuni elementi sembrano proteggere chi è in condizione di obesità dallo sviluppo di patologie metaboliche. L’attività fisica costante, una dieta equilibrata e ricca di alimenti naturali, una buona qualità del sonno e una gestione efficace dello stress possono fare la differenza. Inoltre, recenti ricerche indicano che la distribuzione del grasso corporeo e la composizione del microbiota intestinale influenzano profondamente la salute metabolica. È interessante notare come non esista una definizione universale di MHO: i criteri variano, rendendo difficile identificare con precisione chi rientra in questa categoria.
Ma il messaggio centrale è chiaro: la salute non può essere ridotta a un numero sulla bilancia. Parlare di obesità metabolicamente sana ci aiuta a comprendere la complessità dell’organismo umano, senza cedere a semplificazioni o stigmatizzazioni. Tuttavia, è importante ricordare che trovarsi in una fase “metabolicamente favorevole” oggi non garantisce protezione domani. Ecco perché la prevenzione resta essenziale, con scelte di vita sostenibili, personalizzate e orientate al benessere complessivo.
In un’epoca in cui le condizioni legate all’eccesso di peso sono sempre più diffuse, riflettere sull’MHO significa anche ripensare il modo in cui parliamo di salute: con maggiore precisione, empatia e attenzione all’individuo.
L’Apicoltura Il Girasole di Umberto Turchetti è nata nel 2005 a Matelica, poi il trasferimento a Castelraimondo, in località Collina, queste le parole del proprietario: “Mi sono innamorato subito di questo fantastico mondo delle api”.
Puoi parlarci dell’Apicoltura il Girasole? Quali sono i vostri prodotti?
“Anno dopo anno ho cercato di fare una tipologia di miele sempre più naturale trovando posti quasi incontaminati, creando un millefiori, un castagno ed una melata di bosco molto buona. Negli anni successivi ho cominciato a realizzare delle confetture al miele con lamponi, more selvatiche, prugnoli selvatici e fichi”.
La chicca dell’azienda?
“La nostra chicca è la confettura lamponi, more e miele”.
Progetti in cantiere?
“Negli anni, grazie alla Coldiretti e a Campagna Amica sono stato in diverse città d’Italia come Milano, Roma, Bologna e Bari, nei villaggi Coldiretti, presentando i miei prodotti con molto successo. A giugno del 2021 sono stato invitato alla festa dell’educazione alimentare a Roma presso Castelporziano, la residenza del presidente della Repubblica, dove per diversi giorni ho spiegato il mondo delle api con stand ed attrezzatura apistica. Da tre anni stiamo lavorando ad un progetto dove le famiglie con i loro bambini potranno conoscere il mondo delle api e mettere mano in un’arnia. Ci siamo trasferiti da Matelica a Castelraimondo in località Collina dove stiamo terminando il laboratorio e un terreno dove poter svolgere questa nuova iniziativa”.
Creiamo contenuti ogni giorno. Chi scrive, chi posta, chi registra, chi fa storie mute, chi parla da solo davanti a uno smartphone in verticale. Chi si chiama creator o blogger e chi ancora arrossisce a definirsi così. Ma la domanda che dovremmo porci tutti è: stiamo solo pubblicando… o stiamo davvero dicendo qualcosa?
Il contenuto per il contenuto: il grande inganno digitale Nel 2025, i social sono pieni di contenuti. Letteralmente pieni. Ogni secondo viene pubblicato qualcosa. Ma cosa? Reel estetici, audio motivazionali riciclati, caroselli educativi senza anima.Tutto perfettamente confezionato, ma spesso… vuoto.
La verità è che ci siamo convinti che l’importante sia esserci, ogni giorno, ad ogni ora a far vedere tutto quello che facciamo, quasi si fa per far vedere. Ma esserci per forza è molto diverso da esserci con un senso. Il feed come vetrina o come specchio?
Postiamo per mostrare qualcosa o per raccontarci? Facciamo contenuti per “andare virali” o per creare connessione? O solo giusto per farlo? La differenza si sente. Un contenuto “giusto” tecnicamente può anche avere successo. Ma quello “giusto” emotivamente lascia il segno.
E no, non serve essere geni della comunicazione o aspiranti filosofi digitali. A volte basta raccontare una cosa vera, detta nel tuo modo, senza imitare nessuno. I creator che piacciono davvero nel 2025? Sono quelli che non gridano. Che non copiano. Che hanno qualcosa da dire, anche quando non pubblicano ogni giorno.
Raccontano storie, non solo prodotti. Condividono errori, non solo successi. Creano spazi, non solo contenuti. E soprattutto: ascoltano. Un piccolo esercizio “creativo”
Oggi, se vuoi, prova a postare qualcosa che racconti davvero un pensiero tuo. Una cosa che ti ha fatto riflettere. Un dubbio. Un’intuizione. Un’esperienza, anche negativa, perché no? Niente effetti. Niente frasi virali. Solo te. Guarda chi ti legge. Chi ti scrive. Quelli sono i tuoi veri “follower” l’abbiamo detto tante volte
E tu? Ti senti un content creator… o un creatore di qualcosa che vale davvero la pena condividere? Scrivimelo nei commenti, che sono curiosa! Nel prossimo episodio di Chic & Social parliamo di un altro fenomeno (molto silenzioso): i profili muti. Nessuno mette like, nessuno commenta, ma tutti guardano. Cosa succede davvero nei nostri feed? Scoprilo con me!
In piazza della Libertà, a Macerata, apre il nuovo locale "Because the Night". Una nuova proposta, lounge bar e bistrot che ha preso il via negli spazi dell'ex Maga Cacao. Abbiamo ascoltato i nuovi titolari Alessandro Toro e Alessandro Zingaretti, giovani ma già conosciuti e apprezzati nel settore per il lavoro svolto nella storica pasticceria.
"Il nostro sogno era aprire un locale qui, in una piazza a cui siamo molto affezionati e in una città dove ci siamo incontrati per studiare ma in cui abbiamo scelto di restare anche dopo aver accantonato gli studi. Qui abbiamo lavorato un annetto e mezzo per Maga Cacao e ci siamo affezionati al posto. Appena abbiamo sentito che era in vendita ci siamo subito interessati per prenderlo. Abbiamo sentito quasi come un dovere per mantenere la piazza viva. speriamo di riuscirci e di esserci già riusciti in parte" ci spiegano i titolari.
"La volontà è quella di dare molto spazio ai prodotti regionali, associandoci a realtà locali - aggiungono -. L'inaugurazione è andata bene e i prodotti sono piaciuti molto. Anche per distillati, birre e vini abbiamo dato una forte impronta artigianale. Le birre che troverete sono tutte di produzione marchigiana. Anche i vini sono per i 90% di produzione locale".
L'intento è quello "di non dimenticare quello che era Maga Cacao, quindi continuando con i "caffè sporchi" o il gelato a breve, le cioccolate calde, i dolci e le tisane. Vogliamo però implementare anche il settore drink e gli aperitivi, perché la piazza è un luogo perfetto dove poter gustare un happy hour. Cercheremo di proporre quindi prodotti locali con nostre preparazioni, creando varie tipologie di proposta".
Ovviamente, concludono, "non mancherà la musica dal vivo. Già all'inaugurazione abbiamo proposto questo format e continueremo a puntarci. È soltanto l'inizio ed è una strada da percorrere; è fondamentale che in una città dove l'arte e la musica sono importanti portare serate musicali e avere la forza di farlo. Ma non solo musica, siamo aperti a organizzare mostre sia fotografiche che artistiche". Un locale che quindi punta sull'artigianalità, sulla musica e sui prodotti nostrani, non dimenticando la storia da cui proviene ma guardando al futuro.
Nella città di San Severino Marche è gara di solidarietà per permettere la riapertura del mercatino del libro usato, ospitato nella chiesa sconsacrata di San Giovanni, “Lo Scrigno della Gioia” nato da un’idea del professor Giammario Borri.
Chiuso da oltre un anno per lavori di adeguamento alle normative di sicurezza, questo spazio ha rappresentato nel tempo un punto di riferimento culturale e solidale per tutta la comunità: presentazioni di libri, conferenze, attività per bambini e anziani, gite, camminate benefiche come la “Camminata per la vita”, e tante iniziative che hanno attirato attenzione anche a livello nazionale.
Il professor Borri ha dovuto ridurre l’enorme patrimonio librario da 60mila a 3.800 volumi per rispettare le nuove norme. Ora servono fondi per completare i lavori: adeguamento dell’impianto elettrico, nuova illuminazione, ancoraggio delle librerie, certificazioni e dotazione antincendio. L’ideatore de “Lo Scrigno della Gioia” ha deciso per questo di lanciare un appello pubblico, sottolineando: “Le gocce fanno l’oceano e anche una piccola donazione può aiutarci a riaprire le porte dello Scrigno, per restituire alla comunità un luogo dove leggere, incontrarsi, condividere e riscoprire la gioia”.
Il progetto ha già saputo tradurre la passione per i libri in gesti concreti di aiuto: oltre 20mila euro sono stati donati in questi anni in beneficenza: dall’acquisto di un pulmino per la cooperativa “Il Girasole” ad iniziative a sostegno di bambini, anziani e disabili. “Qui il libro è solidarietà, il sorriso è dono, il servizio è comunione” - spiega Giammario Borri, esprimendo gratitudine a chi lo ha sostenuto finora.
Per contribuire, basterà passare allo Scrigno domani (sabato 3 maggio), o nelle giornate del 10 o 17 maggio (dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19) o contattare direttamente il promotore L’obiettivo? Riaccendere la luce su un sogno che continua a portare felicità.
Una complessa operazione di indagine condotta dalla guardia di Finanza di Civitanova Marche ha portato alla luce un articolato sistema di frode fiscale nel cuore del distretto industriale calzaturiero marchigiano. Al termine di una minuziosa attività investigativa, sviluppata attraverso l’incrocio di dati provenienti dai database in uso al Corpo e supportata da numerose unità operative dislocate in tutta Italia, è stata individuata una società che fungeva da perno in un vasto meccanismo di evasione dell’Iva
La verifica fiscale avviata nei confronti della società ha consentito di accertare l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di oltre 6,5 milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, l’impresa aveva annotato tali fatture nella propria contabilità al solo fine di generare, in modo illecito, crediti IVA a favore di altre società, beneficiarie finali del raggiro.
Nel dettaglio, l’indagine ha rilevato un’IVA dovuta pari a oltre 1,4 milioni di euro in relazione a fatture ricevute, e un’IVA indebitamente maturata per più di 870.000 euro derivante da fatture emesse per operazioni fittizie.
Il rappresentante legale della società è stato deferito alla Procura della Repubblica di Macerata per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e emissione di fatture per operazioni inesistenti, previsti dal Decreto Legislativo 74/2000 in materia di reati tributari.
L’intervento della guardia di finanza testimonia ancora una volta l’efficacia dell’azione di contrasto alle frodi fiscali e il ruolo fondamentale del Corpo nella tutela della legalità economico-finanziaria.
Un grave atto vandalico si è verificato a Porto Potenza nella mattinata di ieri. Alcune svastiche e altri simboli riconducibili all’ideologia nazifascista sono apparsi sulle scale che dal lungomare conducono alla spiaggia e, in un gesto ancora più inquietante, di fronte all’abitazione di un’insegnante. Scritte analoghe sono apparse anche nei bagni dell'oratorio portopotentino.
L’episodio ha suscitato una ferma condanna da parte dell’Anpi locale, che ha espresso piena solidarietà alla docente coinvolta:“Un brutto risveglio nella nostra Porto Potenza – afferma l’associazione – Non possiamo derubricare l’accaduto a semplice bravata. In un’Italia in cui episodi simili stanno diventando fin troppo frequenti, l’allarme è reale. Anche quando chi compie questi gesti è mosso da ignoranza o provocazione, non si tratta di semplici scarabocchi. Dietro quei simboli ci sono storie di dittature, deportazioni, torture e morte. Come Anpi continueremo a vigilare, a lavorare nelle scuole e sul territorio per trasmettere la memoria e il significato profondo della democrazia”.
C'é stata anche la risposta dell’Amministrazione Comunale, che condanna con decisione l’episodio e annuncia azioni concrete:“A nome mio personale e dell’intera Amministrazione comunale – ha dichiarato il sindaco – esprimo ferma condanna per il gesto vile e incivile. Abbiamo già dato disposizioni per la rimozione delle scritte e confidiamo che le immagini del sistema di videosorveglianza possano aiutare le forze dell’ordine a risalire ai responsabili. Domani mattina (Oggi per chi legge n.d.r.) presenterò un esposto presso la Caserma dei carabinieri”.
L’indignazione della comunità si accompagna alla volontà di reagire con determinazione, difendendo i valori costituzionali e la memoria storica. Le autorità locali, insieme alle associazioni, si preparano a trasformare l’indignazione in impegno civile.
Camila Giorgi è pronta a tornare sotto i riflettori, questa volta però lontano dai campi da tennis. L’ex tennista maceratese è infatti tra i protagonisti della nuova edizione dell’Isola dei Famosi, il popolare reality show di Canale 5 che prenderà il via mercoledì 7 maggio, data tutt’altro che casuale: esattamente un anno fa, lo stesso giorno, la 34enne annunciava in modo inatteso il proprio ritiro dal tennis professionistico.
L’annuncio della sua partecipazione è arrivato attraverso i canali ufficiali del programma, che l’hanno presentata così: «Ha affrontato le sfide più difficili sui campi di tutto il mondo: Camila Giorgi arriva sull'Isola per mettersi in gioco in modo nuovo». Lo scenario, come sempre, sarà quello selvaggio dell’Honduras, dove i concorrenti saranno messi alla prova tra fame, isolamento e dinamiche di gruppo.
Nata a Macerata da genitori argentini, Camila ha trascorso l’infanzia nel capoluogo marchigiano prima di trasferirsi negli Stati Uniti per allenarsi con il celebre coach Nick Bollettieri. In carriera ha rappresentato un punto di riferimento del tennis femminile italiano: 236 settimane da numero uno d’Italia, quattro titoli WTA in bacheca e una punta massima con la vittoria del Canadian Open di Montreal nel 2021.
Dopo il ritiro, reso pubblico lo scorso anno attraverso il sito dell’Itia (International Tennis Integrity Agency) e confermato solo giorni dopo tramite i suoi canali social, il nome di Giorgi è tornato alla ribalta per motivi extra sportivi: tra vicende giudiziarie, nuove relazioni e un trasferimento in Argentina, la sua figura è rimasta al centro dell’attenzione mediatica.
Ora, il ritorno in Italia – almeno sugli schermi – segna una nuova fase della sua vita. Dalle sfide del circuito mondiale a quelle dell’Isola dei Famosi: per Camila Giorgi è tempo di mettersi in gioco in un altro tipo di arena.
Macerata conquista la top 20 delle città italiane con il clima migliore. Lo dice la nuova classifica elaborata dal Sole 24 Ore, pubblicata ieri, che aggiorna i dati al decennio 2014-2024 grazie alla collaborazione con 3bmeteo. Il capoluogo si piazza al 20° posto con un punteggio di 653,1, ma soprattutto contribuisce a un risultato storico: tutte e cinque le province marchigiane rientrano tra le prime venti, a conferma di una regione dal clima sempre più equilibrato e vivibile.
Ancona guida la rappresentanza marchigiana con un ottimo 6° posto (710,2 punti), seguita da Pesaro-Urbino al 10° (692,2). Nella fascia immediatamente successiva compaiono Ascoli Piceno (18° con 656,9), Fermo (19° con 654,6) e, appunto, Macerata, che chiude il gruppo al 20° posto.
Un risultato che premia la qualità ambientale diffusa e il comfort climatico che caratterizza l’intero territorio regionale. La graduatoria prende in esame 107 capoluoghi italiani e si basa su 15 indicatori climatici: tra questi, soleggiamento, brezza estiva, indice di calore, notti tropicali, giorni freddi, precipitazioni estreme, umidità relativa, raffiche di vento, escursione termica, circolazione dell’aria, caldo estremo, e numero di giorni consecutivi senza pioggia. Rispetto alla precedente edizione sono stati introdotti cinque nuovi parametri, per una lettura più completa e aggiornata dei dati meteo.
Nel dettaglio, Macerata si distingue per un profilo climatico equilibrato, senza estremi né criticità gravi. Nei parametri considerati “verdi” – cioè quelli che rappresentano condizioni favorevoli – ottiene punteggi compresi tra il 20esimo e il 66° posto.
Nei parametri “rossi”, che misurano fenomeni climatici sfavorevoli (come caldo estremo o intensità pluviometrica), le posizioni variano tra il 25° e il 74°. Un andamento stabile che descrive un clima mite, con buoni livelli di ventilazione, scarsa incidenza di eventi estremi e una distribuzione delle precipitazioni tutto sommato regolare.
Ma ciò che rende ancora più significativo il dato 2025 è il confronto con la classifica dell’anno precedente. Nel 2024, Macerata si trovava infatti in 41ª posizione: un balzo in avanti di ben 21 posizioni in un solo anno. L’analisi del decennio 2013-2023, utilizzata per la precedente edizione, aveva evidenziato alcune criticità legate alle piogge frequenti (86 giorni l’anno), alle raffiche di vento (oltre 170 giorni con intensità superiore ai 25 nodi), e a un tasso di umidità elevato per quasi metà dell’anno.
Il netto miglioramento nel 2025 potrebbe essere legato a una maggiore stabilità atmosferica registrata negli ultimi anni, ma anche all’ampliamento degli indicatori presi in esame, che ha permesso una valutazione più articolata e forse più aderente alla realtà. Le nuove metriche, infatti, hanno contribuito a valorizzare alcuni punti di forza del clima maceratese – come la discreta escursione termica e il numero contenuto di notti tropicali – che prima risultavano sottorappresentati.
Anche le altre province marchigiane mostrano un’evoluzione positiva. Ancona si conferma tra le migliori in assoluto, con otto indicatori favorevoli su quindici e punteggi sempre sopra la media anche nei parametri sfavorevoli. Pesaro-Urbino, già nella top ten nel 2024, mantiene una posizione di rilievo. Fermo e Ascoli Piceno, entrambe nella seconda metà della classifica l’anno scorso, si portano ora stabilmente tra le prime venti.
Il quadro complessivo è quello di una regione che, dal punto di vista climatico, si presenta oggi come una delle più vivibili d’Italia. Un elemento che, in tempi di crisi climatica e mutamenti atmosferici sempre più repentini, può fare la differenza in termini di qualità della vita, attrattività turistica e valorizzazione del territorio.
Una persona è colta da arresto cardiaco. I presenti chiamano il 112 (Numero di emergenza Unico Europeo): in quel momento i cittadini registrati come DAE First Responder ricevono una notifica immediata sul loro smartphone che li informa di un possibile arresto cardiocircolatorio nelle vicinanze. Con un semplice clic sul display “Posso intervenire”, possono attivarsi per fare la differenza. Tutto questo è possibile grazie all’ applicazione DAE Marche.
La nuova app, già operativa, è stata presentata oggi a palazzo Raffaello nella sede della Regione Marche. Presenti il vicepresidente e assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, il direttore dell’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) Flavia Carle, il direttore del Dipartimento Salute Antonio Draisci, il dirigente del Settore Sistema Integrato delle Emergenze, Andrea Fazi.
DAE Marche, implementata dal Settore Sistema Integrato delle Emergenze dell’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS), fornisce la mappatura dei defibrillatori semiautomatici (DAE) presenti sul territorio regionale e consente l’allertamento dei First Responders, ossia di qualunque cittadino che, registratosi sull’app, può dare la sua disponibilità ad intervenire se si trova nelle vicinanze dell’evento. Una volta incaricato e, sotto la guida della Centrale Operativa 118, il First Responder recupera il DAE più vicino e inizia le manovre di rianimazione cardiopolmonare in attesa dei soccorsi.
"Con questa App – ha detto Saltamartini - promuoviamo la realizzazione di una vera e propria rete salvavita che coinvolge attivamente i primi soccorritori attraverso la tecnologia. Si tratta di un lavoro straordinario fatto dagli uffici che consente di utilizzare i defibrillatori in condizioni di emergenza e che mette insieme le associazioni di volontariato, il sistema sanitario pubblico ed i cittadini che sanno utilizzare questi strumenti, è veramente una bella pagina. Non solo medici, infermieri, esperti in rianimazione, personale delle organizzazioni di volontariato, ma chiunque abbia svolto un corso di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce o si sia documentato tramite l’e-learning dell’app stessa, può mettersi a disposizione della comunità, per contribuire a salvare vite.
Tramite questa App, integrata con le Centrali Operative 118, i cittadini, guidati dagli operatori sanitari e supportati dalla tecnologia, possono portare un primo e fondamentale intervento di soccorso che può salvare vite. In caso di arresto cardiaco improvviso, infatti, ogni secondo è prezioso: garantire una risposta tempestiva può fare la differenza tra la vita e la morte, e assicurare alla persona colpita esiti di salute positivi. Continuiamo ad investire nella digitalizzazione e nella formazione per garantire ai cittadini una sanità più moderna e tempestiva. Al 31 dicembre 2024 sono state formate tramite la piattaforma regionale 73.217 persone, una quota veramente ingente che testimonia il grande lavoro compiuto in termini di formazione e di coinvolgimento della comunità".
“L'arresto cardiaco è una patologia "tempo-dipendente", e proprio per questo l'aiuto dei cittadini può risultare decisivo. Il lavoro di sviluppo è stato arricchito da confronti con altre regioni italiane dove sistemi simili sono stati attivati, per armonizzare e rendere ancora più efficiente il processo di soccorso. Dare a ogni cittadino la possibilità concreta di salvare una vita rappresenta un passo fondamentale verso una società più sicura e solidale”, ha precisato nel suo intervento la professoressa Carle.
Andrea Fazi, dopo aver spiegato il funzionamento della App e le sue molteplici utilità ha precisato che nelle Marche ci sono circa 2500 DAE censiti e 73 mila soccorritori già formati dal 2018 ad oggi. Significativa la presenza delle organizzazioni di volontariato e dei direttori delle centrali operative del 118, che hanno ribadito l’utilità dell’applicazione.
Ogni anno, una persona su mille viene colpita da arresto cardiaco. L’intervento immediato con un defibrillatore può aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza (50-70%), se effettuato entro 3-5 minuti dall'evento. Viceversa, senza un rapido intervento, le chance di sopravvivenza diminuiscono del 10-12% per ogni minuto che passa. Rendere qualunque cittadino capace di prestare i primi soccorsi aumenta la capacità di sopravvivenza e migliora la prognosi.
Come funziona
In caso di malore, i presenti chiamano il 112 che transita la chiamata alla Centrale Operativa 118 competente. Il 118 attiva i mezzi di soccorso e, contestualmente, invia un’allerta al sistema DAE Marche. L’allerta viene ricevuta sugli smartphone di tutti i First Responders che si trovano più vicini all’evento. I First Responders che sono disponibili accettano l’emergenza e tramite app verranno guidati prima al DAE più vicino e poi al luogo dell’evento, sotto la guida del 118. I First Responders possono a questo punto iniziare le manovre rianimatorie, sempre sotto la guida del 118, in attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso.
Per diventare First Responders è sufficiente scaricare l’app (già disponibile gratuitamente su Play Store e Apple Store) e registrarsi. La formazione alle manovre rianimatorie e all’uso del Defibrillatore (BLSD) è raccomandata, ma non è obbligatoria.
L’app contiene una sezione e-learning, dove vengono illustrate le tecniche di primo soccorso e tutte le attività sono sempre svolte sotto la guida esperta del personale sanitario della Centrale Operativa 118. DAE Marche consente non solo di registrarsi come First Responder e di localizzare il defibrillatore più vicino, ma anche di registrare un nuovo dispositivo e segnalare eventuali problemi o guasti dell’apparecchio, un contributo prezioso per mantenere il sistema efficiente. Inoltre, verifica automaticamente se l’utente ha svolto un corso BLSD nella regione.
La campagna informativa per incentivare l’utilizzo dell’App DAE Marche sarà veicolata attraverso i canali social istituzionali e accompagnata dalla distribuzione di materiali divulgativi, come brochure e locandine attraverso una rete capillare di enti e soggetti sul territorio. Saranno coinvolti gli enti del Servizio Sanitario Regionale (SSR), i centri di formazione accreditati per il rilascio dell’autorizzazione all’uso dei defibrillatori, le organizzazioni di volontariato che collaborano con il SSR per i servizi 118 e di trasporto sanitario, le scuole di ogni ordine e grado, le associazioni di categoria, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e altri attori strategici.
Legambiente Macerata interviene sulla questione rifiuti a Macerata che tiene banco tra la cittadinanza soprattutto per il livello di incuria che sta penalizzando il centro storico negli ultimi mesi e che porta l’amministrazione a valutare strade alternative.
“Il porta a porta ha funzionato per 15 anni senza problemi nella gestione. Se oggi ci troviamo in difficoltà, forse dovremmo concentrare la nostra attenzione su cosa è cambiato nel frattempo, prima di valutare soluzioni virtualmente migliori e concretamente più onerose – dichiara Marco Ciarulli di Legambiente Macerata -. Ogni indagine effettuata sui rifiuti continua a dimostrare che le migliori performance ambientali si ottengono con il porta a porta. Il conferimento stradale, che sia smart o meno, produce più rifiuti indifferenziati e aumenta notevolmente le impurità tra i rifiuti differenziati. Sappiamo anche che ogni punto percentuale in più di impurità nella differenziata, costa milioni di euro nell’intera filiera di gestione del rifiuto. Chiedere al CIC (Consorzio Italiano Compostatori) per conferma. Il CIC riunisce i gestori degli impianti di trattamento del rifiuto organico in Italia e ogni anno deve fare i conti con le impurità della differenziata, un costo notevole che si riverbera sulla TARI dei cittadini”.
Legambiente sottolinea, che una ridotta informazione sul territorio si paga anche con perdita di qualità nel corretto smaltimento dei rifiuti. Da quanto tempo nel centro storico non si fa più informazione sulla raccolta differenziata? E perché il calendario del Cosmari non viene più consegnato presso tutte le abitazioni? La differenziazione dei rifiuti da parte di cittadini e cittadine continua a funzionare solo se l’informazione continua ad essere erogata con costanza, è un percorso civico in continua evoluzione, interrompere questo percorso e colpevolizzare studenti o etnie differenti non aiuterà a fare grandi passi in avanti.
“Questo non significa che non si debba implementare il sistema attuale, anzi, – prosegue Ciarulli - per esempio è ora di applicare la tariffa puntuale sui rifiuti, per premiare quei cittadini che sono molto più attenti nel conferimento e nella differenziazione. Il porta a porta può essere migliorato anche con i green point già avviati dal Cosmari. E se proprio vogliamo andare a guardare modelli fuori Regione più efficaci del nostro, prendiamo esempio da città che realmente bilanciano sostenibilità ambientale ed economica, come Forlì in Emilia Romagna o Treviso in Veneto, dove hanno si sistemi più avanzati,ma mantengono il porta a porta come cuore pulsante del sistema di raccolta”.
Infine, l’associazione ricorda che l’aumento della TARI che interessa anche Macerata, deriva principalmente dall’assenza di una discarica provinciale, impianto scomodo per qualunque territorio ma necessario ad oggi per lo smaltimento di tutti quei rifiuti che non si riesce ad avviare a riciclo.
A darmi la 'notizia' che qualche giorno dopo Luciana Litizzetto avrebbe trasformato in scoop tv (cfr CfCF) fu al solito il 'reporter di Dio', colui che infrangeva ogni regola che 57 anni prima appena prete, aveva rotto a Loreto ogni cordone di sicurezza per sparare i suoi flash in faccia al Papa Buono e al suo segretario don Loris (Capovilla).
Don Giuseppe Branchesi, parroco di Santa Maria in Selva (Treia) al collo la Rollei quella mattina piena di sole del 25 marzo 2019, ancora a Loreto ancora in piazza del Santuario, mi era venuto incontro al solito gioioso come un ragazzino che l'aveva fatta 'grossa'. Stampa off limits, era stato l'unico a ritrarre Papa Francesco mentre diceva messa nella Santa Casa a distanza di 162 anni da Pio IX e a raccontarmi ciò che non si era compreso bene dal maxi schermo posto all'esterno ma 'accecato' dalla luce quasi estiva di quell'abbacinante mattina di primavera.
Che era successo? Semplicemente, insieme incredibilmente era accaduto che con un sorriso Bergoglio sollevava tutte/i coloro che conclusa la messa, gli sfilavano davanti inginocchiandosi e/o tentando di baciare il suo anello pastorale. Un gesto ripetuto decine di volte che stava a sottolineare l'eccezionalità del 'Papa degli ultimi', la sua grande umiltà, la sconfinata semplicità
Mi raccontò poi, don Peppe, che il pontefice uscito dalla Santa Casa, era tornato sui suoi passi lungo la navata centrale della Basilica per consolare un bambino disabile piangente per non averlo potuto salutare tra la folla. Questo episodio -si può' dire- fa certo giustizia di qualsiasi altro: in particolare di quello schiaffetto sulla mano di una fedele un po' petulante, su cui è stata fatta impietosa speculazione.
Ricordo inoltre l'esortazione di Francesco perché i frati volessero essere meno rigidi nell'applicare l'orario di chiusura della Basilica a beneficio dei tanti fedeli che da tutto il mondo vanno a pregare a Loreto. Poi il pranzo frugale al Centro Giovanni Paolo II le cui orme spirituali Bergoglio aveva voluto seguire allorché il 16 giugno di quello stesso 2019 era stato accolto da una Camerino percossa dal terremoto, assediata e presidiata da guardie armate sui tetti.
Woityla il 18 e 19 marzo 1991 in quell'occasione aveva visitato non solo la città dei Varano (dove aveva trascorso la notte) ma anche San Severino Marche; ed allora Bergoglio dall'alto in elicottero (ritornando in Vaticano) l'aveva benedetta. Loreto-Camerino era stato poi ancora 162 anni prima, il percorso dello stesso Pio IX. Con un'unica variante: per il pontefice senigalliese fu percorso fatto nella stessa giornata. Francesco dopo Loreto sarebbe andato a Camerino 'soltanto' 3 mesi più tardi: il 16 giugno appunto.
Il primo viaggio nelle Marche, Bergoglio l'aveva compiuto ad Arquata del Tronto, paese 'martire' del terremoto del 2016. Alla 'chetichella' tanto che quando -chiamati dal sindaco Petrucci- noi giornalisti arrivammo il Papa stava già risalendo in auto parcheggiata fin quasi dentro l'ingresso della tensostruttura delle scuole dove era stato ospite quella mattina della Festa del Poverello d'Assisi: il 4 ottobre. A noi che protestavamo per la sua 'fuga' da telecamere & taccuini, la Sala stampa vaticana chiarì' che Papa Francesco aveva voluto così che cioè tutta l'attenzione fosse posta non sulla sua visita ma sul dramma della popolazione di Arquata che da quella terribile notte d'agosto del terremoto, era meta ricorrente e palcoscenico da parte di signori & signore della politica (p minuscola, per favore).
Una volta per andare in terapia si prendeva l’appuntamento, si sceglieva una poltrona scomoda e si parlava (o si piangeva) davanti a uno sconosciuto in toni bassi e luci soffuse. Oggi, invece, basta aprire Instagram per avere la tua dose giornaliera di psicologia da scroll: “Se ti ha fatto male, non era amore”. “Non sei difficile da amare, era solo un narcisista”.
“Cura te stessa come se fossi la tua persona preferita”.
Sì, i social sono pieni di psicologi digitali, coach motivazionali, e terapisti da 15 secondi. Ma ci stanno davvero aiutando… o ci stanno confondendo le idee Psicologi 2.0: un profilo, una community, un Reel al giorno. Nel 2025, la figura dello psicologo sui social è diventata un vero fenomeno.
Profili curati, palette soft, video con tono rassicurante, e frasi da salvare nelle note per quando la vita sembra troppo amara. Tutto fantastico. Ma il rischio? Scambiare i contenuti per terapia vera. Perché un post non può sostituire una seduta. E una frase motivazionale non sempre basta.
Il bene che fa (e quello che non fa)
I social hanno sicuramente reso la salute mentale più accessibile, meno tabù, più presente nella vita quotidiana. E questo è un enorme passo avanti. Ma attenzione: un Reel non può diagnosticare. Una citazione non è una terapia.
Il like non è supporto emotivo. C’è il rischio che i contenuti “terapeutici” diventino solo pillole da consumo rapido che ci illudono di aver fatto un passo, quando siamo ancora fermi.
Terapia o trend?
La psicologia è diventata pop. E con il pop arrivano anche i filtri, le semplificazioni, le mode. “Mercurio è in retrogrado, per questo ti senti così!” “Non è ansia, è solo il tuo corpo che ti parla!” E se da una parte è bello vedere parole come “autostima” e “confini” diventare comuni, dall’altra… abbiamo ridotto la complessità umana a 90 secondi di audio su TikTok?
Una domanda per te (no, non è retorica)
Cosa fai quando hai una giornata no? Cerchi un video su Instagram o chiami un’amica? Salvi un post o ti prendi del tempo per te? Ti affidi ai social… o ascolti davvero come stai? Ci fa bene, se lo usiamo bene I social possono essere uno spazio di supporto, di ispirazione, persino di conforto. Ma non devono diventare la nostra unica terapia. Possono accompagnarci, certo. Ma curarci? Quella è un’altra storia.
E tu? Hai mai trovato una frase online che ti ha davvero aiutato? Hai mai scambiato un reel per una seduta? Raccontamelo nei commenti! Nel prossimo episodio di Chic & Social torniamo a parlare di creatività digitale: tutti content creator, ma di cosa? Pubblicare non basta. Serve dire qualcosa. E noi, lo stiamo facendo davvero?
Ci sono anche i volontari maceratesi tra gli oltre duecento marchigiani che stanno prestando servizio a Roma in occasione del funerale di Papa Francesco. Il gruppo CB Tigrotto è partito ieri, venerdì, insieme ad altri volontari della Protezione civile regionale, per fornire supporto e indicazioni ai fedeli arrivati nella Capitale in attesa di dare l'ultimo saluto a Bergoglio.
La giornata di venerdì è stata intensa ed emozionante, come raccontano i volontari del CB Tigrotto: «Siamo partiti alle 7.30 circa dalla nostra sede di Villa Potenza. Durante il viaggio ci siamo ritrovati con altri gruppi, formando una colonna mobile in direzione Roma». Il campo base è stato allestito a Centocelle, dove i volontari sono arrivati intorno alle 11.30: «Lì abbiamo incontrato anche i ragazzi che si preparano per il Giubileo degli adolescenti. È stato realizzato un vero e proprio villaggio, una tendopoli enorme. Dopo la registrazione, ci è stato distribuito il pranzo da consumare sul posto».
Nel pomeriggio i volontari sono stati trasportati con mezzi dell'esercito e della marina fino a piazza Cavour, per poi raggiungere a piedi piazza San Pietro, attraversando via della Conciliazione. «Ci siamo radunati con tutti i gruppi delle Marche, in attesa delle disposizioni del dipartimento di Roma che gestiva il coordinamento».
Suddivisi in squadre, i volontari hanno svolto vari compiti: «C'era chi controllava e contingentava gli ingressi nelle diverse corsie, chi formava vere e proprie barriere umane per bloccare il passaggio una volta chiusa la basilica, e chi distribuiva bottigliette d'acqua ai fedeli in fila sotto il sole».
Dopo il turno, il rientro al campo base di Centocelle e poi verso casa. «È stata un’esperienza davvero bella ed emozionante – raccontano i volontari –. Vedere quel fiume di persone, quell’enorme partecipazione, è stato qualcosa che ci ha davvero colpito».
Un incidente si è verificato nella tarda mattinata di oggi lungo la superstrada: due feriti sono stati trasportati al pronto soccorso dell'ospedale di Macerata. Il sinistro è avvenuto poco prima delle 13 in direzione mare, poco dopo lo svincolo di Piediripa, durante un violento acquazzone che stava interessando la zona.
Secondo le prime informazioni, una vettura con a bordo tre persone - per ragioni ancora da chiarire - è andata a collidere con il guardrail. L'impatto ha causato il ferimento di due degli occupanti del veicolo, che sono stati immediatamente soccorsi e trasferiti in ospedale. Fortunatamente, secondo quanto si apprende, non sarebbero in pericolo di vita.
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno provveduto a mettere in sicurezza l'area, le ambulanze del 118, e la polizia stradale, che ha effettuato i rilievi per determinare le cause precise dell’incidente. A causa del sinistro si sono registrate lunghe code nel tratto interessato.
(Foto di repertorio)
Il giorno della Festa della Liberazione, venerdì 25 aprile, sarà segnato da condizioni meteo instabili su gran parte del territorio marchigiano. La Protezione Civile regionale ha diramato un'allerta meteo di livello giallo per temporali, valida per l’intera giornata, su tutte le sei zone climatiche della Regione Marche, dalla costa all'entroterra.
Alla base del peggioramento, la discesa di una depressione dal Mare del Nord, che porterà instabilità diffusa, in particolare nella fascia centrale della giornata. Secondo il Centro Funzionale Multirischi della Regione Marche, a partire dalla tarda mattinata e per tutto il pomeriggio, si prevedono rovesci o temporali sparsi in formazione soprattutto sulle aree collinari e interne, ma che potranno occasionalmente raggiungere anche la fascia costiera, spostandosi in direzione sud-est.
Alcuni fenomeni potranno risultare localmente intensi, accompagnati da raffiche di vento temporanee durante lo sviluppo delle celle temporalesche. Le precipitazioni sono attese in esaurimento entro il tardo pomeriggio.
Il cielo sarà inizialmente poco nuvoloso, con un aumento della copertura nuvolosa dalla tarda mattinata, seguito da schiarite in serata. Le temperature subiranno un lieve calo, mentre i venti soffieranno dai quadranti nord-occidentali, moderati lungo la costa e di brezza tesa nelle zone interne, con temporanei rinforzi associati ai temporali. Il mare, inizialmente poco mosso, vedrà un aumento del moto ondoso fino a mosso dalla tarda mattinata.
La fase di attenzione prevista impone prudenza soprattutto per chi si sposterà o parteciperà a eventi all’aperto nella giornata festiva. La Protezione Civile invita la popolazione a prestare attenzione ai fenomeni temporaleschi, che potrebbero determinare allagamenti locali, caduta di rami o alberi e disagi alla circolazione stradale.
Una gelata improvvisa si è abbattuta sul comparto della Cannabis Light, rischiando di ridefinire in modo drastico l’orizzonte operativo di un settore che negli ultimi anni ha registrato una crescita continua ed esponenziale.
Con una formulazione che non distingue tra usi leciti e illeciti, l'articolo 18 del nuovo DDL Sicurezza, entrato in vigore il 12 aprile di quest’anno, introduce un divieto generalizzato su tutte le attività connesse alle infiorescenze della canapa, comprese importazione, lavorazione, distribuzione e vendita, estendendo il blocco anche a prodotti derivati come estratti, resine e oli.
Il testo del governo propone così una ri-equiparazione normativa della Cannabis Light – contenente THC in quantità inferiore allo 0,2% – alla cannabis con principio attivo, rientrante tra le sostanze stupefacenti regolamentate dal Testo Unico. Una scelta che comporta l'assoggettamento dell’intera filiera (agricoltori, commercianti attivi nella coltivazione e distribuzione) a un regime sanzionatorio, anche in assenza di finalità illecite, e che pone interrogativi sulla proporzionalità delle misure e sulla coerenza con il diritto europeo del libero scambio tra gli Stati membri.
A esprimere perplessità su questo impianto normativo è Alessandro Luca Marconi, titolare del punto vendita CbWeed in via Crispi a Macerata, che evidenzia le conseguenze immediate per chi opera nel comparto: "Ci ha stupito quanto questo decreto sia stato fulmineo; un decreto-legge, quando viene fatto, ha normalmente 24 ore di tempo dall’applicazione, salvo altre indicazioni. Venerdì sera, 11 aprile, lo hanno messo in Gazzetta, anche abbastanza tardi in serata ed era applicativo dal 12, probabilmente dalla mezzanotte".
Questa tempistica serrata ha lasciato gli operatori senza indicazioni operative chiare su come gestire la merce già presente in negozio: "Non sappiamo che cosa dobbiamo fare con il materiale che è rimasto. È tutto molto vago. Il consiglio dei legali: mettete tutto nella scatola, chiudete in attesa di un maggiore chiarimento. A chi è rimasto qualcosa non può farci nulla".
Nel caso in cui si decida comunque di vendere la Cannabis light, sebbene nella maggior parte dei casi la componente penale tenda a decadere in seguito all’accertamento dell’assenza di efficacia drogante, le sanzioni e i provvedimenti amministrativi rimarrebbero comunque impattanti. Per questo motivo, molti operatori, come Alessandro, hanno preferito sospendere l’attività, nell’ottica di evitare contestazioni, sequestri e un aggravio delle responsabilità legali.
“All’interno dell’Unione Europea - mette in evidenza Marconi - vige il libero scambio e questo decreto va a violare tutto ciò. Inoltre, c’è un paradosso di base da parte del Governo che sosterrebbe l’agricoltura e i prodotti nazionali: in questo caso, dov’è la tutela del made in Italy? Qui non la stiamo vedendo!”.
Una riflessione che appare tanto più rilevante se inserita nel quadro economico di un settore che, nonostante le difficoltà normative, continua a mostrare segnali di vitalità e sviluppo. Secondo gli operatori del comparto, la Cannabis Light rappresenta oggi una filiera in espansione, con un numero crescente di imprese e lavoratori coinvolti.
Come osserva il titolare di CbWeed Macerata: "Nonostante i continui tentativi a delegittimare il settore della Cannabis Light, quest’ultimo rimane in crescita; siamo passati da circa 15 mila addetti al settore a 30mila: togliendo la vendita delle infiorescenze tolgono la metà del valore del comparto".
I dati confermano questa tendenza. In Italia si contano circa 800 aziende attive nella coltivazione e 1.500 impegnate nella trasformazione della cannabis light, con un fatturato annuo complessivo stimato intorno ai 500 milioni di euro, con circa 11.000 posti di lavoro diretti, in pianta stabile e 30mila stagionali, da maggio a dicembre. A questi si aggiunge una stima più recente, pubblicata nel marzo 2025 su International CBC, secondo cui l’intera industria italiana della cannabis light supporterebbe circa 22.000 posti di lavoro a tempo pieno, evidenziando un impatto occupazionale ben più ampio.
L’incertezza normativa che grava sul settore della cannabis light non si limita alla sola commercializzazione delle infiorescenze, ma si estende anche agli estratti e derivati, generando ulteriori ambiguità interpretative e dubbi sull’omogeneità della normativa.
In particolare, la gestione delle sostanze a base di CBD (cannabidiolo), la cui origine può variare tra naturale, sintetica o semi-sintetica, apre scenari di difficile lettura giuridica e commerciale. La distinzione tra i diversi tipi di CBD, infatti, sembra fondarsi non tanto su parametri chimico-farmacologici, quanto su aspetti formali legati alla fonte di estrazione.
"Per quanto riguarda gli estratti della Cannabis - sottolinea il titolare di CbWeed Macerata - esiste un escamotage che rende il quadro ancora più problematico: gli oli, infatti, sarebbero tecnicamente illegali se ricavati dalle infiorescenze. Il CBD contenuto in tali prodotti risulterebbe vietato solo se proveniente da Cannabis Light; se, invece, il medesimo principio attivo non derivasse da questa fonte - e fosse ad esempio di origine sintetica - non ricadrebbe nelle restrizioni del decreto. Una situazione paradossale e incoerente, che rende ancora più difficile operare nel settore”.
Marconi aggiunge un’ulteriore riflessione critica sulla gestione politica del comparto: "Prima di questo Governo, veniva convocato un tavolo tecnico con gli operatori del settore; con l’attuale esecutivo, invece, quel confronto non esiste più".
Da Civitanova Marche al cuore delle persone: Mauro Malatini è molto più che un profumiere. È un artigiano dell’anima, un narratore invisibile che, attraverso l’olfatto, traduce l’identità in essenza. Tecnico erborista laureato all’Università di Perugia, esperto di fitoterapia, nel 2013 ha dato forma concreta alla sua visione: la Bottega Malatini, una realtà unica che oggi ha sede in Corso Umberto I, dove ha inaugurato lo scorso 29 marzo la nuova location. Ma il vero laboratorio è interiore, itinerante, in continuo movimento tra mente, cuore e pelle. "Ho capito che creare profumi era qualcosa che mi piaceva davvero — racconta — perché richiedeva introspezione, ascolto, connessione. Un profumo non è solo un odore, è una storia che parla di chi sei".
Il processo creativo di Malatini parte da un gesto simbolico: "Metto la persona davanti a uno specchio, la interrogo, la ascolto". Da lì nasce un percorso condiviso, in cui il cliente sceglie le essenze che più lo rappresentano. "È come un abito sartoriale", spiega, "fino a definire la piramide olfattiva: note di testa, cuore e fondo. Quando racconto le scelte fatte, le collego agli aspetti più profondi della persona. È così che l’essenza diventa specchio dell’anima". Ogni profumo viene poi registrato con il nome del cliente, previa autorizzazione. "È unico, irripetibile. Non potrà mai essere usato da altri. E quando vedo l’espressione sul volto di chi lo prova, quando arriva quel “wow effect”, so che ho colto qualcosa di autentico. Spesso mi dicono: 'Non me lo sarei mai comprato in profumeria, ma mi piace tantissimo'. Ecco, quella è la magia".
La scintilla per questo mestiere nasce da lontano, tra i ricordi e i gesti della nonna: "La passione per le essenze me l’ha tramandata mia nonna, una tipica contadina marchigiana, di quelle con la 'crocchia' in testa per intenderci. Era di una finezza d’animo grandissima e aveva questa passione per i profumi, che ha saputo trasmettere anche a me". Dalla farmacia ai corsi di profumeria naturale, Malatini ha poi fatto della sua formazione un percorso a più livelli, mescolando sapere tecnico e sensibilità spirituale.
Per Malatini, il profumo non è solo una questione di chimica, ma di energia, spiritualità, connessione. "Il 50% di quello che faccio — forse anche di più — è spiritualità", afferma. Cattolico di origine, oggi si definisce “spirituale”. Ha attraversato mondi e religioni — cristianesimo, buddhismo tibetano, sciamanesimo, cabala, fino all’attuale avvicinamento al sufismo — e li ha fusi in una visione aperta e tollerante. "Siamo tutti connessi a qualcosa di più grande, che lo si chiami Cristo, Buddha, Geova o Allah. Le forme contano poco, conta la scintilla divina che portiamo dentro. E il mio lavoro cerca proprio quella: tirarla fuori, darle un profumo, raccontarla".
Una persona a cui desidera realizzare un prfumo su misura? C’è un nome che insegue da anni: "Mi piacerebbe creare un profumo per Ferzan Özpetek. I suoi film mi hanno aiutato tanto. Riesce a descrivere il mondo con delicatezza, come cerco di fare io con l’olfatto». Ma le emozioni più forti, confessa, spesso arrivano da persone senza fama: "Il naso è democratico. Non ha bisogno di celebrità per provare qualcosa di vero".
Il futuro della profumeria artigianale, secondo Malatini, è sempre più legato a esperienze sensoriali profonde e autentiche. "Le persone non vogliono solo un prodotto, cercano un’esperienza. Non dico che la profumeria commericale sia di Serie B. La profumeria commerciale segue l’immagine, quella artigianale la sensazione. Servono entrambe, ma l’importante è che il profumo sia costruito su misura. Come ho fatto con la mia Bottega: è addosso a me, è parte di me".
In un mondo che spesso ci chiede di correre, il lavoro di Mauro Malatini invita a rallentare, ad ascoltare e a riconnettersi con ciò che siamo davvero. Perché ogni persona ha un profumo che le appartiene, una traccia invisibile che racconta molto più di mille parole. E forse è proprio lì, in quella scia sottile e personale, che si nasconde il senso più autentico della bellezza: non ciò che appare, ma ciò che resta.
Le forti piogge abbattutesi nelle ultime ore sul territorio comunale di San Severino Marche hanno provocato una frana lungo la strada “Anello di Pitino”, rendendo impraticabile un tratto del percorso a causa dell’accumulo di fango e detriti. Per garantire la sicurezza pubblica, il Comune ha disposto la temporanea chiusura della viabilità interessata.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i tecnici dell’Ufficio Manutenzioni e il personale del servizio Segnaletica, coadiuvati dagli agenti della polizia locale. Le squadre stanno operando per mettere in sicurezza l’area, rimuovere il materiale franato e verificare la stabilità del versante colpito.
Contestualmente, la polizia locale ha avviato accertamenti per verificare il rispetto delle normative sulle fasce di rispetto agricolo nelle aree limitrofe alla frana, con l’obiettivo di chiarire eventuali responsabilità e prevenire ulteriori criticità.
L’Amministrazione comunale raccomanda ai cittadini di "evitare l’area interessata e di prestare attenzione alla segnaletica stradale temporanea. Ulteriori aggiornamenti saranno forniti non appena disponibili".
Casa Lucciola è l’azienda agricola della famiglia Cruciani che si trova nella valle di Matelica. Luca Cruciani fino al 2014 faceva il grafico presso una tipografia, poi ha iniziato con l’agricoltura quando è nato il suo primo figlio (ora ne ha tre). “Quando è nato mi sono chiesto ‘E adesso che cosa gli do da mangiare’? Da lì è nato questo amore per l’agricoltura, ho messo su delle arnie e ho prodotto del miele. Io muovevo il mouse, avevo un piccolo schermo su cui lavoravo, ora lo schermo è molto più ampio e al posto del mouse uso la cloche del trattore”, queste le parole di Luca Cruciani.
Puoi raccontarci un po’ la storia di Casa Lucciola?
“Casa Lucciola è stata acquistata da mio padre nel 1992, sono otto ettari di seminativo e due di bosco. All’inizio coltivava solo cereali, egli lavorava alla Asl, e i pomeriggi li passava nel suo orto dove aveva galline, polli, faraoni, maiali ed anche un paio di mucche. Casa Lucciola era dunque dedicata all’autosufficienza alimentare, mio padre ha convertito subito l’agricoltura in agricoltura biologica perciò noi siamo certificati dal 1998. In seguito alla morte di mio padre nel 2013 ho piantato i primi due ettari di vigneto, poi nel 2016 ho costruito la cantina e ho aggiunto altri due ettari nel 2017. L’ecologia è sempre stata nei miei interessi, il non inquinare il mondo, il vivere a contatto con la natura, per questo motivo ho cercato di creare un reddito con l’agricoltura e a Matelica, essendo molto votata per la viticoltura. Il vino per me è il motore di tutta l’azienda agricola. Avendo pochi ettari ho iniziato a fare il viticoltore anche se non sapevo niente all’inizio. Pian piano ho fatto corsi di potatura e ho letto molti libri. Il corso sulla viticoltura biodinamica in particolare mi è piaciuto molto, a un incontro quando seminavano i corni ho visto che erano agricoltori che avevano una particolare sensibilità relativa ai cicli della natura, si basano molto sull’osservazione”.
Quant’è importante proseguire nella tradizione di famiglia?
“Sono partito con un’idea molto romantica dell’agricoltura, poi quando pianti il vigneto ti rendi conto che ti assorbe tutta la giornata, c’è la trasformazione dell’uva in vino, la commercializzazione. Quando si parla di tradizione io sono la prima generazione, per me essa è anche in quello che mangiamo, come il ragù della domenica, gli hamburger tutti i giorni o il cibo precotto. Cioè, la tradizione è anche sui sapori. Io non vengo da una famiglia di viticoltori, sono alla prima generazione, spero che i figli proseguano ma non li forzerò sulle mie scelte, la vita è loro”.
Puoi parlarci un po’ del tuo vigneto?
“I quattro ettari di vigneto sono tutti coltivati in biologico, io seguo anche le linee della biodinamica. Essi guardano tutti a sud-ovest, quindi si godono il tramonto, in collina a 430 metri sul livello del mare, i vigneti sono molto in pendenza, per quello che posso faccio tutto io con l’aiuto di mia moglie. Ora riparte la prossima stagione con i trattamenti e la scacchiatura”.
La tua giornata “tipo”?
“Mi alzo presto, verso le 6, la prima cosa che faccio è portare i cani a spasso. Poi di solito mi programmo la giornata, ma sto un po’ al meteo. Finite le piogge, taglierò l’erba e inizierò la scacchiatura. I lavori sono divisi tra il vigneto, la cantina, un minimo di amministrazione e di vendite”.
Qual è il punto di forza di Casa Lucciola?
“Il punto di forza per me è l’artigianalità, nel senso che comunque cerchiamo di lavorare il più naturalmente possibile, rispettando il prodotto uva dall’inizio alla fine. Noi vinifichiamo tutti i vini con lieviti indigeni, siccome i vigneti sono intorno casa, si cerca di inquinare il meno possibile, non è un’agricoltura industriale. A differenza di altri vigneti con stesse caratteristiche, alla fine la differenza la fa la sensibilità che l’uomo mette nel coltivare e nel produrre il vino”.
Progetti futuri?
“Per adesso nell’immediato vorrei rivedere le etichette, perché le avevo fatte io a suo tempo, ma non sono molto entusiasmanti. Poi stiamo costruendo un piccolo agriturismo con dieci posti per dormire e venticinque per mangiare, penso che sarà pronto per la prossima primavera, in più ci saranno delle e-bike per scoprire il paesaggio qui intorno. Casa Lucciola ha una bella posizione, una splendida vista sulla valle di Matelica. L’agriturismo lo realizziamo per chiudere un cerchio. Il vigneto per me si nutre di bei panorami”.