Don Peppe Branchesi, la Rollei e il racconto di un Papa Francesco fuori dai protocolli
A darmi la 'notizia' che qualche giorno dopo Luciana Litizzetto avrebbe trasformato in scoop tv (cfr CfCF) fu al solito il 'reporter di Dio', colui che infrangeva ogni regola che 57 anni prima appena prete, aveva rotto a Loreto ogni cordone di sicurezza per sparare i suoi flash in faccia al Papa Buono e al suo segretario don Loris (Capovilla).
Don Giuseppe Branchesi, parroco di Santa Maria in Selva (Treia) al collo la Rollei quella mattina piena di sole del 25 marzo 2019, ancora a Loreto ancora in piazza del Santuario, mi era venuto incontro al solito gioioso come un ragazzino che l'aveva fatta 'grossa'. Stampa off limits, era stato l'unico a ritrarre Papa Francesco mentre diceva messa nella Santa Casa a distanza di 162 anni da Pio IX e a raccontarmi ciò che non si era compreso bene dal maxi schermo posto all'esterno ma 'accecato' dalla luce quasi estiva di quell'abbacinante mattina di primavera.
Che era successo? Semplicemente, insieme incredibilmente era accaduto che con un sorriso Bergoglio sollevava tutte/i coloro che conclusa la messa, gli sfilavano davanti inginocchiandosi e/o tentando di baciare il suo anello pastorale. Un gesto ripetuto decine di volte che stava a sottolineare l'eccezionalità del 'Papa degli ultimi', la sua grande umiltà, la sconfinata semplicità
Mi raccontò poi, don Peppe, che il pontefice uscito dalla Santa Casa, era tornato sui suoi passi lungo la navata centrale della Basilica per consolare un bambino disabile piangente per non averlo potuto salutare tra la folla. Questo episodio -si può' dire- fa certo giustizia di qualsiasi altro: in particolare di quello schiaffetto sulla mano di una fedele un po' petulante, su cui è stata fatta impietosa speculazione.
Ricordo inoltre l'esortazione di Francesco perché i frati volessero essere meno rigidi nell'applicare l'orario di chiusura della Basilica a beneficio dei tanti fedeli che da tutto il mondo vanno a pregare a Loreto. Poi il pranzo frugale al Centro Giovanni Paolo II le cui orme spirituali Bergoglio aveva voluto seguire allorché il 16 giugno di quello stesso 2019 era stato accolto da una Camerino percossa dal terremoto, assediata e presidiata da guardie armate sui tetti.
Woityla il 18 e 19 marzo 1991 in quell'occasione aveva visitato non solo la città dei Varano (dove aveva trascorso la notte) ma anche San Severino Marche; ed allora Bergoglio dall'alto in elicottero (ritornando in Vaticano) l'aveva benedetta. Loreto-Camerino era stato poi ancora 162 anni prima, il percorso dello stesso Pio IX. Con un'unica variante: per il pontefice senigalliese fu percorso fatto nella stessa giornata. Francesco dopo Loreto sarebbe andato a Camerino 'soltanto' 3 mesi più tardi: il 16 giugno appunto.
Il primo viaggio nelle Marche, Bergoglio l'aveva compiuto ad Arquata del Tronto, paese 'martire' del terremoto del 2016. Alla 'chetichella' tanto che quando -chiamati dal sindaco Petrucci- noi giornalisti arrivammo il Papa stava già risalendo in auto parcheggiata fin quasi dentro l'ingresso della tensostruttura delle scuole dove era stato ospite quella mattina della Festa del Poverello d'Assisi: il 4 ottobre. A noi che protestavamo per la sua 'fuga' da telecamere & taccuini, la Sala stampa vaticana chiarì' che Papa Francesco aveva voluto così che cioè tutta l'attenzione fosse posta non sulla sua visita ma sul dramma della popolazione di Arquata che da quella terribile notte d'agosto del terremoto, era meta ricorrente e palcoscenico da parte di signori & signore della politica (p minuscola, per favore).
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