2016-2019, Tre anni dopo
"2016-2019, Tre anni dopo". Camerino, Sandro Sborgia: "La città deve subito essere restituita alla gente" (FOTO E VIDEO)
Al 15 luglio sono 2.272 le persone che si trovano in autonoma sistemazione e che usufruiscono del Cas: la metà di loro si trova a Camerino mentre l’altra metà in altri comuni. 496 sono gli studenti di cui 130 domiciliati a Camerino mentre 366 in altri comuni. 1.202 sono le persone non più domiciliate nel paese montano. 304 sono le Sae per 634 nuclei familiari e 53 le persone che alloggiano nelle strutture alberghiere. 471 le schede Aesed con inagibilità B, 81 classificate C e 1.411 quelle con danni pesanti (E), per un totale di 1.965 edifici inagibili totali. Sono state presentate 174 pratiche su 553 per la ricostruzione leggera e 72 progetti su 1.411 per quella pesante. Per la prima sono 74 i cantieri iniziati di cui 54 conclusi. Per quella pesante invece 6 sono i cantieri iniziati e di questi nessuno ancora concluso. Nel centro storico sono 45 gli interventi di messa in sicurezza conclusi, 13 quelli in corso e 80 quelli da ultimare. Nelle periferie e nelle frazioni invece sono 76 quelli conclusi, 21 quelli in corso e 58 quelli da portare a termine. Le chiese al momento sono tutte danneggiate e per quella di San Venanzio i lavori dovrebbero ripartire a dicembre. Sul fronte scuole, da tre anni a questa parte ci sono state molte inagibilità. Al momento il plesso di San Paolo ospita i licei e gli istituti tecnici mentre l’ipsia è rimasta nella zona delle Vallicelle dato che non ha avuto gravi problemi. A illustrate i numeri è il sindaco di Camerino Sandro Sborgia che è intenzionato, più che mai, a fare tutto il possibile per ridare a uno dei gioielli della provincia maceratese “tutta l’energia che aveva prima di questa catastrofe.” “Camerino è stata colpita tutta e indistintamente, dal centro storico, fortemente danneggiato, alle frazioni – spiega Sborgia -. La conformazione della città è molto singolare rispetto al panorama delle realtà che ci sono vicine. Sono ancora cinque le frazioni in perimetrazione, lì il danno è molto diffuso ed è necessario un intervento radicale. Il centro storico è, come ben sappiamo, zona rossa." “Quando mi sono insediato, a maggio del 2019, ho trovato una situazione molto complessa – ha osservato il sindaco -. C’è una mole di lavoro da affrontare non indifferente ma necessita, al tempo stesso, di essere portata avanti con organicità e intelligenza. Bisogna comprendere quale è la direzione verso la quale si vuole andare e il fatto che, a distanza di tre anni, si era ancora fermi su quale fosse la scelta migliore da prendere, come a esempio quella delle perimetrazioni, la dice lunga sulla visione di chi c’era prima di me. Intendo dire che, a oggi, ho trovato una situazione in cui c’erano ancora delle incertezze su quale doveva essere il cammino per far sì che le persone tornassero nelle proprie case.” “Noi oggi abbiamo preso una strada e la perseguiremo perché riteniamo che certamente, anche non essendo la migliore, è la più utile per far sì che questo territorio torni a essere vissuto – ha proseguito il primo cittadino -. Possiamo continuare a discutere ma sono passati tre anni e il territorio sconta un periodo di immobilismo che non ci possiamo permettere, considerando che Camerino vive soprattutto di servizi e di Università. Questo perché più il tempo passa e più le possibilità di tornare a vivere il territorio diminuiscono.” “Il fatto che il territorio fosse già avviato a un percorso di spopolamento non è di certo stato determinato dal terremoto – aggiunge Sborgia -. Già prima c’era una perdita di persone che andavano in altri luoghi; il terremoto ha costituito un fattore di accelerazione di questo processo e ora il problema sta nell’invertire questo fenomeno o quantomeno arrestarlo. Questo non lo possiamo fare discutendo su quale è la cosa migliore; dobbiamo prendere una decisione immediata ed è nostro dovere far sì che nel più breve tempo possibile le persone tornino a casa. Io ora non so quanto tempo ci vorrà ma sono certo che tutto ciò che possiamo fare lo dobbiamo fare. Se la città, a distanza di tre anni, ha ancora il 30% delle messe in sicurezza nel centro storico vuole dire che qualcosa non è stato fatto. Camerino deve subito essere restituita alla gente. Tutto il territorio e tutto il mondo devono sapere che se si viene a Camerino si può entrare. Tre anni sono passati e io credo che sia un tempo ormai sufficiente per dire ‘basta’: ora bisogna andare avanti e fare.” “Il personale attualmente alle dipendenze del Comune, soprattutto quello relativo ai problemi della ricostruzione, è frutto di una scelta fatta prima del mio arrivo – ha continuato Sborgia -. Io lavoro con le forze che mi sono state messe a disposizione e se mi trovo a non avere ingegneri nell’ufficio tecnico lo attribuisco a chi ha preso determinate scelte prima di me. Sto ora cercando di interagire con l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione per sapere se può esserci una implementazione del personale che è necessario e fondamentale. Attendiamo anche l’arrivo dei 116 tecnici messi a disposizione della Regione Marche dal Commissario Straordinario Piero Farabollini; speriamo che la ripartizione delle unità sia fatto seguendo specifici criteri e mi auguro che venga tenuta in considerazione la situazione che Camerino vive e il danno che ha subito. Già in situazioni ordinarie la città ha una attività non paragonabile a quella di altri comuni che sono stati colpiti dal sisma – ha aggiunto il sindaco -, quindi oltre a quelle attività ordinarie ora si aggiungono i processi straordinari connessi alla ricostruzione e al post-sisma: spero che questi fattori verranno presi in considerazione. Considerando che dobbiamo ancora procedere a una rilevazione dei danni degli uffici pubblici.” “Ripeto sono passati tre anni e questo non possiamo dimenticarlo: bisogna cercare di fare tutto il possibile e farlo in fretta, questo sarà di certo il mio obiettivo in questi cinque anni” ha concluso Sborgia.
"2016-2019, Tre anni dopo". Ussita, Orazi: "La comunità ha bisogno di tornare a lavorare in questi territori" (FOTO E VIDEO)
L’Assessore di Ussita Noemi Orazi, a cui circa un anno fa erano state tolte le deleghe dell’allora primo cittadino Vincenzo Marini Marini, fa il punto della situazione a tre anni del sisma che ha colpito il comune montano nel 2016. Il comune di Ussita ha sicuramente sofferto la mancanza di un sindaco stabile e presente: a metà del 2017 infatti Marco Rinaldi, l’allora primo cittadino, aveva consegnato le dimissioni. Al suo posto era arrivato il Commissario fino a quando Vincenzo Marini Marini non era stato scelto dai cittadini. A fine luglio sono arrivate le dimissioni anche di Marini Marini che ha lasciato quindi il posto al secondo Commissario post-sisma Giuseppe Fraticelli. Una situazione di instabilità che ha contraddistinto Ussita in questi tre anni. “Sono 90 le casette che si trovano nel territorio di Ussita e circa un centinaio le persone che sono fuori casa e percepiscono il CAS – ha spiegato l’Assessore -. Il campetto è stato sequestrato e il palazzetto anche in quanto soggetti a rischio idrogeologico (R4). Tante ancora le zone rosse: Casali, Sorbo, Calcara, San Placido, Sasso, Pieve, Tempori, Vallazza, Capovallazza, Valle Stretta, Castelfanllentino e Palazzo.” “Ussita è senza dubbio una delle zone più terremotate del maceratese e dell’intero Centro Italia anche se il sisma qui ha colpito a macchia di leopardo – ha proseguito Orazi -. Ci sono quindi delle aree che non hanno subito considerevoli danni rispetto ad altre e proprio in queste abbiamo cercato di ripristinare acqua e gas per far tornare le persone nelle loro case il prima possibile. Sicuramente tanto è stato fatto e tanto si sta facendo ma la situazione resta comunque complicata.” “A Frontignano ad esempio sono tornate tantissime persone anche se lì ciò che manca sono le strutture ricettive; queste infatti sono bloccate anche se stanno cercando in ogni modo di riattivarsi – ha proseguito Orazi -. Attualmente il turismo è minimo se pensiamo al periodo precedente al sisma quando si registravano 4mila presenze all'anno: ora non ce ne sono nemmeno un decimo." “Inoltre non abbiamo una chiesa e non ci sono luoghi per dire la messa; abbiamo un’area sociale di circa 120mila metri quadri che è stata realizzata grazie agli sms solidali – ha proseguito Orazi -. Papa Francesco ci ha donato una somma per costruire un luogo di culto e un’area sociale per i cittadini. Quando fece visita alla nostra comunità infatti, entrò in una Sae e una signora gli disse che non aveva più un luogo in cui poter pregare: fu in quell’occasione che il Pontefice prese la decisione di fare un regalo alla nostra comunità.” Un progetto che Ussita vuole portare avanti è anche quello della casa di riposo che necessita, per una parte della messa in sicurezza mentre per l’altra di demolizione e ricostruzione totale. “Il 24 agosto, sono state evacuate 23 persone dalla casa di riposo, tra queste anche tre allettati – ricorda Orazi -. Anche l’Hotel Crystal non è più agibile e tutte le persone che lavoravano qui hanno perso il lavoro; in molti inoltre avevano una occupazione negli impianti sciistici e hanno perso tutto. Se non recuperiamo al più presto queste strutture e non diamo lavoro ai cittadini di Ussita rischiamo di andare incontro a un grandissimo problema, quello relativo al totale spopolamento del nostro territorio. Senza le famiglie e senza il lavoro il Comune è destinato a finire e non ce lo possiamo permettere.” “Ora cerchiamo di guardare al futuro – ha concluso l’Assessore -. Dal Commissario Fraticelli ci aspettiamo che porti avanti tutti i progetti che sono in itinere e che hanno già diverse delibere, che ascolti la popolazione e che sia presente. Questo terremoto ci ha dimostrato che come paesi piccoli valiamo poco e abbiamo un piccolo peso politico, ciò che serve è cercare di portare avanti le nostre ragioni tutti insieme e avere, al contempo, un grande cuore.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Visso, Spiganti: "Ci devono dire quale sarà il nostro futuro perché il sisma è stato un vero cataclisma" (FOTO E VIDEO)
“Questo non è un terremoto come quelli ai quali eravamo abituati: è stato davvero distruttivo, un vero e proprio cataclisma che ha reso dura la vita di tutti. Un fenomeno che rimane nel pensiero, nella persona. Rimane dentro e ciò che abbiamo vissuto quando ci siamo trovati in quella situazione è qualcosa di davvero difficile da raccontare. Si lavora per tutta una vita e poi, in un attimo, perdiamo il bene materiale più importante per le nostre popolazioni: la casa.” Sono le parole del neo eletto sindaco di Visso, Gian Luigi Spiganti, che commenta ciò che è successo dal 2016 a oggi in uno dei comuni maceratesi maggiormente colpiti dal terremoto. Un comune, come tutti quelli delle aree montane, che deve fare i conti anche con i dissesti idrogeologici. “Noi siamo sindaci di frontiera e in questo terremoto siamo stati messi da parte senza avere la possibilità di decidere su ciò che poteva essere fatto o meno; ci hanno fatto scegliere solo le aree dove posizionare le casette e poco più – spiega il primo cittadino -. Visso è da sempre una perla delle Marche ed è conosciutissimo in tutta Italia per la sua storia e la sua tradizione: una città che lavora con il turismo e che registrava circa 6mila presenze l’anno negli anni precedenti al 2016. Oggi ormai possiamo parlare solo di un turismo “mordi e fuggi” anche perché non abbiamo più le strutture alberghiere per la ricezione.” I commercianti si trovano ora tutti raggruppati nei locali “Maestri Artigiani di Visso”. La Città può contare anche due strutture, date per aggregazione, che sono state donate sempre per ricucire il tessuto commerciale. “I locali delle attività commerciali si trovano attualmente in queste due sistemazioni finché non sarà pronta la nuova area Park Hotel dove verranno delocalizzati tutti i commercianti che erano in pizza – spiega Spiganti -. Abbiamo volontariamente deciso di non collocarli nei container perché non vogliamo che rimangano lì per anni. Entro la fine del mese partiranno i lavori nell’area, per un importo complessivo di 8 milioni di euro circa, e appena sarà pronta la struttura i negozi saranno ospitati lì.” Sul fronte scuole, il sindaco è soddisfatto di ciò che è stato fatto in passato. “Quando si mette in atto una buona ricostruzione poi i risultati si vedono – ha spiegato -. La scuola è stata progettata nel 2004 ed è stata costruita per un ottavo grado; non ha quindi avuto nessun danno serio ed è quindi ripartita subito. Grazie alle donazioni possiamo dire di avere un istituto all’avanguardia e lì si concentrano tutti i ragazzi anche dei comuni limitrofi. Mentre sul fronte chiese è già partita quella della Caritas a Villa Sant’Antonio, hanno posto le fondamenta e lì saranno costruiti un centro aggregativo e una ludoteca, donati dalla Tod’s.” “Siamo stati isolati con la Valnerina ma ora siamo riusciti a riaprirla. Ora dovrebbero però far ripartire Frontignano, Castelluccio, Monte Prata perché almeno la gente è invogliata a visitare questi luoghi bellissimi – continua il primo cittadino -. Sappiamo ormai che per il centro storico ci vorranno moltissimi anni quindi cerchiamo di non far scappare i turisti offrendo loro quanto di bello la natura ci ha donato. E proprio in questo senso, insieme a Ussita e Castelsantangelo, abbiamo approvato il progetto per una pista ciclopedonale di 12 chilometri che attraverserà i tre comuni.” Come il sindaco Mauro Falcucci, anche Spiganti pretende dalle istituzioni una risposta. “Dobbiamo dire con sincerità a queste persone che fine debbono fare – osserva il primo cittadino -. E non è un questione di fazioni politiche, la politica lasciamola stare. Ci devono dire quale è il nostro futuro. Se le pratiche rimangono sul tavolo cinque o sei mesi quando ricostruiamo? Il Commissario Errani paragonò il sisma dell’Emilia Romagna a quello delle Marche e sbagliò perché i due fenomeni sono stati completamente diversi – ha proseguito il primo cittadino -. Dovevamo prendere la legge 94 del 1997 e in quel modo, rivedendola, si sarebbe migliorata la condizione delle persone e si sarebbe potuto risolvere qualcosa. Invece siamo andati sempre avanti con ordinanze su ordinanze, l’una che cambiava ciò che era stato detto dall’altra. Così non è possibile.” E poi c’è il poco potere che viene dato ai primi cittadini dei comuni del cratere. “Possiamo correre dalla mattina alla sera ma se non ci dicono che siamo noi a poter agire possiamo fare ben poco – conclude il sindaco di Visso -. Quando gli elettori mettono quella crocetta sulla proprio scheda non cambiano nulla purtroppo: questa è la verità.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Belforte, Vita: "Tutti insieme dobbiamo fare la voce grossa sulla ricostruzione" (FOTO E VIDEO)
Circa un mese fa, si è discussa durante il Consiglio Comunale di Belforte del Chienti la proposta arrivata dall’Anci “in cui chiederemo delle leggi ad hoc per la ricostruzione e per fare un quadro generale sulla situazione post sisma delle zone terremotate. Un’opera di sensibilizzazione delle istituzioni per l’adozione di provvedimenti atti a semplificare e snellire il processo della ricostruzione”. A parlarne è Alessio Vita, sindaco di Belforte del Chienti, eletto lo scorso maggio, che ha vissuto solo in questi ultimi mesi la difficile questione legata alla ricostruzione. “Attualmente, a Belforte, non ci sono Sae e nemmeno zone rosse - spiega Vita -. Sono 115 le persone assistite dal contributo di autonoma sistemazione e che non possono ancora rientrare nelle loro abitazioni, quattro le persone assistite presso altre strutture, sei le persone che hanno spostato la loro residenza dal 2016, due gli edifici pubblici danneggiati, non ci sono invece né scuole, né strade, né attività commerciali inagibili. 295 sono le pratiche attese per la ricostruzione privata mentre 55 quelle presentate.” Sono questi i dati dei lunghi tre anni che anche il comune di Belforte del Chienti ha dovuto vivere negli intricati schemi della burocrazia. “L’asilo nido e le scuole materna, elementare e media sono tutte agibili e non hanno riportato danni con il terremoto sebbene stiamo comunque portando avanti un lavoro di adeguamento sismico per la scuola media dato che è una struttura molto vecchia e abbiamo bisogno di finanziamenti per ammodernarla e renderla più sicura sismicamente” ha spiegato Vita. “Sicuramente Belforte del Chienti può ritenersi “fortunato” rispetto a molti altri comuni del maceratese in merito ai danni causati dalle scosse di tre anni fa: inoltre i nostri tecnici hanno sempre lavorato bene e stanno continuando a farlo – osserva il primo cittadino -. Risultano attualmente ancora inagibili, sempre sul fronte delle strutture pubbliche, un’ala del comune (che subito dopo il 30 ottobre era stato spostato nella sede della Pro Loco e della Protezione Civile) e l’ex oratorio che si trova in piazza anche se sono già partiti i decreti e stiamo aspettando i finanziamenti. La Chiesa di Sant'Eustachio è stata subito riaperta dopo la messa in sicurezza della volta mentre la Chiesa di Borgo Sana Maria rimane ancora chiusa.” "Il nostro impegno è quello di cercare di far tornare a casa il prima possibile le 115 persone che sono ancora fuori - ha concluso Vita -. La cosa importante è non mollare perché ci sono ancora molte pratiche da portare avanti: è dovere delle istituzioni sensibilizzare il governo centrale e riuscire, tutti insieme, a fare la voce grossa in questa situazione."
"2016-2019, Tre anni dopo". San Severino, Piermattei: "Guardare indietro è molto difficile. Io seguo tutte le norme ma pretendo risposte" (FOTO E VIDEO)
“Poco più di 2mila persone sono attualmente fuori casa a San Severino. Le zone rosse iniziali, che hanno interessato le frazioni e non il centro storico, ora sono tutte state riaperte e non sono state fatte le perimetrazioni. A oggi sono 1.113 gli edifici inagibili e 340 le pratiche presentate; 176 quelle finanziate e 96 quelle chiuse. Gli edifici di proprietà comunale sono 140, di cui 75 inagibili. Per il Palazzo comunale e il palazzo dei Governatori sono state presentate le pratiche all’Usr mentre all’ex Lazzaretto, al Chiostro del Santuario Glorioso e a Porta Romana sono stati conclusi i lavori. Siamo poi a buon punto con la ricostruzione dell’ex scuola di Stigliano che ci permetterà di avere due alloggi. Le chiese comunali inagibili sono due, il Duomo e il Santuario Glorioso, mentre quella di San Domenico è agibile. 43 sono le chiese della Curia inagibili mentre 9 quelle fruibili. Tre sono le attività delocalizzate. 103 le Sae consegnate, 7 gli appartamenti mentre 763 famiglie percepiscono il Cas. 27 nuclei sono nelle strutture alberghiere (71 persone), 24 si trovano a San Severino (65 persone) e 3 fuori dal territorio comunale (6 persone)." A tracciare il bilancio, in numeri, è il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, a tre anni di distanza dalla prima scossa che ha colpito il Centro Italia. “Sul fronte delle strade, sono stati stanziati 6milioni e 100mila euro dall’Anas per il programma degli interventi che interesseranno la viabilità del Comune a seguito degli eventi sismici – ha spiegato il sindaco -. Le opere, finanziate con il terzo e quinto stralcio, consisteranno in lavori di riasfaltatura e di rifacimento del manto stradale oltre al ripristino di ponti, cavalcavia e sottopassi.” Per quanto riguarda le scuole, “è stato realizzato un istituto provvisorio in via Lorenzo d’Alessandro, composto da 14 classi, un’aula multimediale, la mensa, la cucina e tutti gli spazi necessari al normale svolgimento della didattica – ha osservato la Piermattei -. L’ITTS “Divini”, che rappresenta il nostro pane quotidiano, il nostro gioiello, è stato demolito e ora lo dobbiamo ricostruire in base all’ordinanza 14: i lavori sono già partiti. La parte dei laboratori è a carico della Provincia e c’è stato un appalto prima del terremoto; l’altra parte invece, dove ci sono le aule e la palestra, la stiamo ricostruendo noi del Comune ma dato che ci sono stati dei ritrovamenti di reperti archeologici ci siamo dovuti fermare in attesa delle disposizioni della Sopraintendenza. Mi auguro che i lavori possano ricominciare a breve e che i ragazzi, entro gennaio, possano tornare nella loro scuola. Attualmente sono nell'edificio dell'ex “Luzio”, per il quale abbiamo avuto dei finanziamenti per la ricostruzione e per l’adeguamento. Infine è stato messo in esecuzione il progetto di una parte dei laboratori dell’Ipsia. La scuola dell’infanzia in via Gentili è stata invece realizzata dalle Missioni Estere dei Frati Cappuccini delle Marche, che hanno donato quattro moduli.” “L’Ospedale ha subito dei piccoli danneggiamenti nella parte dello sportello prenotazioni – ha spiegato il primo cittadino -. Non abbiamo proceduto alla messa in sicurezza ma è stato chiuso in attesa del giusto adeguamento sismico. La questione relativa al nostro nosocomio è una delle mie principali battaglie: quello di San Severino si trova in una posizione bellissima e non ho nulla contro gli ospedali di Macerata e di Camerino. Credo che però bisogna investire dove gli ospedali ci sono già perché sono dei luoghi reali: bisogna evitare le volontà politiche e non calpestare ciò che già c’è. In un comune di 194 chilometri di estensione, composto da 46 frazioni, non credo sia giusto far morire le piccole entità perché altrimenti si spopola tutto il tessuto sociale.” “Nel mio mandato avevo un obiettivo: avevo in mente molto bene ciò che dovevo fare e conoscevo le ragioni per le quali mi ero candidata; il sisma però, indubbiamente, ha creato molti disagi ai miei “disegni” soprattutto perché lavorando nel privato, io non sono abituata a questi tempi biblici – ha continuato il primo cittadino -. Quando sono stata eletta sindaco è stata un po’ una sorpresa, forse i cittadini hanno apprezzato la novità, ma ciò che avevo in mente l’ho sempre ripetuto: avrei donato cinque anni della mia vita a San Severino perché glielo dovevo, perché qui sono nata ed era giusto che riportassi qualcosa indietro alla Città. Fino all’ultimo giorno lavorerò e poi deciderò se andare avanti con una seconda ricandidatura. Oggi devo pensare al paese; sia la mia famiglia sia il mio lavoro mi hanno sempre insegnato a essere ligia al dovere e se prendo una responsabilità la porto avanti fino alla fine." “Girarsi ora e guardare indietro fino al 2016 per me è molto difficile – non nasconde la commozione il sindaco Piermattei nel ricordare quei tragici momenti -. È stato drammatico perché ciò che è successo il 24 agosto è stato solo un assaggio. Erano giornate di pioggia e vedevamo cadere, a macchia di leopardo, la Città: non si è mai pronti a vedere la propria casa distrutta. Ero impreparata e ciò che potevo fare era solo stare vicino alla mia popolazione: solo a pensarci mi viene da piangere. Ricordo le vie piene di persone che non sapevano dove andare e dove dormire. Abbiamo allestito cinque campi per cercare di dare un luogo sicuro alla popolazione, composta prevalentemente da anziani, e abbiamo dovuto far capire loro che probabilmente non sarebbero più rientrati a casa. Allo stesso tempo però, credo che proprio nel momento in cui si perde tutto scatta in noi qualcosa, una reazione che, nella drammaticità della tragedia, ci unisce ancora di più." “Ricordo che il 2 febbraio del 2017 avevo firmato 7.500 ordinanze, tutte a mano, perché all’inizio ero digiuna di questioni relative a una amministrazione pubblica figuriamoci di quelle relative a un terremoto. Ricordo che quella notte, quando erano le quattro circa, mi dissero solo una frase ‘sindaco prenda carta e penna, metta il caschetto e ordini alle persone di uscire dalle case’ e io questo ho fatto.Le istituzioni mi sono sempre state vicine, questo lo devo riconoscere – ricorda la Piermattei -. Tutti abbiamo lavorato, notte e giorno, cercando di fare l’impossibile. Ancora oggi, ogni giorno, passo e controllo come vanno i lavori, se è stato messo un paletto in più: sono sempre stata presente ma mai invasiva perché voglio essere certa di ciò che si sta facendo; ecco forse è un po’ il senso femminile di casa, di controllare che dentro sia tutto al suo posto.” “Seguo alla lettera tutte le normative che ci sono, ma una volta che le ho seguite mi si deve dare ciò che chiedo. Io non discuto se una legge va bene o va male: la eseguo come mi viene impartito dall’alto ma poi pretendo delle risposte – prosegue il sindaco -. Vista la mole di lavoro che c’era e che c’è ogni giorno ci sono poi state assegnate 12 persone e ho gestito e costruito l’ufficio come se fosse un’azienda privata. Ciò che maggiormente mi preoccupa però è la depressione delle persone, soprattutto degli anziani: proprio per questo costruirò una casa di riposo, da sindaco o da cittadina – conclude la Piermattei -. La vita è una cosa bellissima ed è giusto che tutto abbiano modo di apprezzarla allo stesso modo.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Monte Cavallo, Cecoli: "Una ricostruzione anomala partita male e mi auguro non finisca peggio" (FOTO E VIDEO)
“Abbiamo bisogno di ricostruire velocemente e questo lo stiamo dicendo ormai da svariato tempo anche se sembra che nessuno ci stia ascoltando” il primo cittadino di Monte Cavallo Pietro Cecoli traccia il bilancio della ricostruzione post-sisma del suo paese a tre anni dal terremoto. Sono dieci le Sae installate e una decina i nuclei familiari che percepiscono il contributo di autonoma sistemazione. Attualmente tutti i cittadini sono rientrati a Monte Cavallo tranne quelli che si appoggiano nelle case di parenti o amici. Tre le attività commerciali inagibili e una di queste ha ottenuto una sistemazione nella piazza della Città grazie a una struttura mobile donata. Sette le chiese della comunità, tutte inagibili, e i cittadini svolgono le funzioni religiose nella struttura donata dalla Caritas di Parma. Sulla ricostruzione i numeri sono pressoché gli stessi degli altri comuni: sono rientrare a casa sei persone (tutte con schede di inagibilità B), mentre per le pratiche E, solo per due abitazioni inizieranno i lavori entro la fine del mese. Danneggiata anche la sede comunale di Monte Cavallo: lo stabile è infatti diviso in due blocchi. Mentre una metà è stata messa in sicurezza, l’altra dovrà essere demolita e ricostruita da capo. “All’inizio siamo stati tutti divisi e ogni sindaco ha pensato al suo orticello; oggi stiamo notevolmente pagando questo errore e lo stiamo pagando in maniera eclatante – osserva il sindaco -. Penso che se fossimo stati uniti le cose sarebbero andare in un modo diverso, almeno migliore.” Ciò che lamenta Cecoli è anche la poca importanza data alle istituzioni locali. “Quando accadde questa tragedia, il Governo non doveva nominare il Commissario. La Regione avrebbe dovuto supplire a quest’ultimo, rimanendo, in questo senso, sempre a supporto dei sindaci del cratere e ascoltando le loro esigenze – spiega Cecoli -. Quella che stiamo vivendo è una ricostruzione anomala e che purtroppo è partita male. Voglio augurarmi, per il bene della popolazione e dei comuni vicini, che non finisca peggio perché si sentono tante cose ma poi non si vedono le vie d'uscita.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Sarnano, Piergentili: "Un'offerta turistica completa per rilanciare il nostro territorio" (FOTO E VIDEO)
209 pratiche private presentate su 1200 circa totali. 177 sono state verificate dal comune e rimandare all’Usr che ha rimandato indietro 122 pratiche con istruttoria completa. Su queste 122 sono stati emessi decreti di concessione di contributo per 68 pratiche per un totale di otto milioni e 206mila euro. 54 pratiche sono attualmente in istruttoria presso l’Usr e ci sono lavori reali per 43 di queste. 25 sono le opere concluse e quindi c’è chi ha potuto fare ritorno a casa. Sono ancora 600 gli sfollati. 21 Sae installate tra la zona Morelli (9) e la zona di San Cassiano (12) oltre a 21 appartamenti Erap che sono già stati assegnati. Sono alcuni dei dati che racchiudono i tre anni del sisma nel territorio di Sarnano. “Posso dire che ora la ricostruzione sta veramente iniziando – le parole del sindaco Luca Piergentili -. I nostri uffici stanno attualmente lavorando su otto pratiche e 32 sono in attesa di verifica. Non c’è quindi un blocco negli uffici comunali. Non posso dire lo stesso per la fase dei finanziamenti, di cui noi non siamo a conoscenza. Certamente, da quanto ci riferiscono i cittadini, le procedure di liquidazione sono molto lunghe. Sul fronte scuole, spiega il primo cittadino, “la nostra necessità era di quattro istituti e ne abbiamo già conclusi tre: il primo quello donato dal Friuli Venezia Giulia, il secondo dalla Fondazione Andrea Bocelli e della Only The Brave Foundation di Renzo Rosso e il terzo l’asilo nido donato da una ditta privata che ha eseguito i lavori insieme alla Protezione Civile nazionale e alla Regione Marche. Ora stiamo lavorando sulla quarta e ultima scuola, donata dalla fondazione Ania: qui sono già state poste le fondamenta ed è stato eseguito l’impalcato del piano terra. Entro Natale dovrebbe essere finita e ci tengo a ringraziare la Provincia per averci concesso l’area.” “Le chiese sono tutte di proprietà della Diocesi e anche qui si sta lavorando. La Chiesa di Santa Maria Centrale è stata messa in sicurezza ed è fruibile al culto; la chiesa di San Francesco è attualmente in uso ma sono necessari degli interventi; le Chiese di Sant’Agostino e San Rocco sono fruibili – ha spiegato il sindaco -. Nell’ultima ordinanza relativa ai luoghi religiosi sono state finanziate sei chiese tra cui quella del nostro territorio comunale più antica, l'Abbadia di Piobbico, che è gravemente lesionata e che verrà riparata.” “Abbiamo ottenuto poi, e sta per partire, la gara per la parte dello stabile del comune lesionato (3 milioni di euro) – ha continuato il primo cittadino -. Un milione e 300mila euro sono invece i finanziamenti destinati al cimitero che, in parte, non è agibile. Come comune stiamo inoltre curando la ristrutturazione del cinema che diventerà un cineteatro dato che quello che attualmente si trova nella parte alta della città è gravemente lesionato; in questo modo le associazioni culturali potranno tornare a lavorare in un’area in grado di ospitare circa 150 persone.” Sulla questione dei servizi sanitari, Piergentili spiega che sono stati ripristinati tutti da più di un anno. “L’Asur ha reso nuovamente fruibile l’ex ospedale, dove erano presenti degli ambulatori, e l’attività è tornata quella che c’era prima del terremoto. Stiamo ora valutando la possibilità di un maggiore utilizzo di una palazzina a due piani che potrebbe diventare una casa della salute.” Piergentili non ha potuto poi non affrontare uno degli argomenti di maggiore rilevanza del territorio di Sarnano, quello delle Terme di San Giacomo. “A oggi rimane una delle più grandi delocalizzazioni del terremoto sia come valore sia come qualità – spiega il sindaco -. È stata la prima opera pubblica alla quale è stata messa mano e ha rappresentato l’inizio della nostra rinascita. Anche in questo caso l’offerta è aumentata rispetto al periodo precedente al sisma e c’è una grande risposta da parte dei turisti.” “Sulla Pinacoteca, uno dei luoghi più apprezzati dai turisti, abbiamo subito adoperato una messa in sicurezza propedeutica alla riapertura, mettendo in sicurezza le mura e garantendo l’esposizione delle opere – ha spiegato Piergentili -. Abbiamo quindi portato lì le opere di Santa Maria, che hanno una stanza a loro dedicata. Abbiamo poi riaperto la nostra "stravagante" collezione di martelli e in parte abbiamo riaperto le porte anche di quella delle armi, composta da 520 pezzi (ora solo 80 sono in esposizione). Sempre nello stesso stabile abbiamo riaperto il museo di arte sacra e per questa ultima struttura abbiamo ottenuto un finanziamento di 630mila euro, oltre a quello del sisma, concesso dalla Regione Marche. La volontà è quella di aumentare la nostra capacità espositiva.” Il comune sta anche lavorando sul Decreto Sicurezza e il progetto che è stato finanziato è quasi pronto: 42 telecamere Ocr saranno disponibili sul territorio di Sarnano. Sono terminati anche i lavori di ristrutturazione del palasport e degli impianti comunali (con un finanziamento regionale di 300 mila euro). “Contiamo di aprire presto la struttura, che può contenere 2mila persone e, a breve, la stessa verrà intitolata al sindaco che in tre mesi l’ha costruita, Ermenegildo Piergentili – ha proseguito il primo cittadino, figlio del compianto ex sindaco -. La struttura è stata ammodernata con un piano in parquet e contiamo di poterla utilizzare per le date zero di band importanti del panorama musicale. Noi cerchiamo di proporci perché più rendiamo il nostro territorio appetibile sul fronte del turismo e maggiore è il riscontro diretto." “Il tessuto commerciale sembra aver retto bene al sisma, anzi, vi dirò di più, qualche giorno fa una nuova attività ha aperto qui in centro storico – spiega Piergentili -. Ci sono state sì alcune delocalizzazioni ma sempre all’interno del paese. A breve inoltre si costituirà un’associazione di commercianti che sono sicuro supporterà l’Amministrazione con un confronto continuo. Sarnano non è un paese che si è abbattuto o che è morto con il terremoto e ruolo dell’Amministrazione è di sostenere il più possibile la comunità.” Due sono le zone rosse ancora esistenti nel comune montano. "Piobbico, che è costruita su una frana e conta molti danni gravi e sulla quale è previsto il monitoraggio, e la zona dell’abitato di San Cassiano, dove abbiamo fatto un gran numero di demolizioni - ha spiegato il sindaco -. Anche in quest’ultimo caso parliamo di ricostruzione pesante dove le case dovranno essere demolite e ricostruite da zero.” “Forse andrò controcorrente rispetto al resto della popolazione e dei miei colleghi ma credo che la situazione, più andiamo avanti, e più peggiorerà perché nel momento in cui saranno presentate tantissime pratiche ci sarà il problema dell’intasamento – ha concluso il sindaco Piergentili -. Ci lamentiamo ora che non si riesce a concludere le pratiche quando sono davvero poche; se domani dovessero arrivare tutte insieme dell’Ufficio ricostruzione sarebbe ancora peggio perché si creerebbe un intasamento vero e proprio. Se il personale affidato ai comuni rimane sempre questo, saremmo sicuramente in difficoltà.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Pieve Torina, Gentilucci: "Stiamo perdendo un pezzo di Italia vera, servono azioni tempestive" (FOTO E VIDEO)
“Il 93% del territorio è inagibile; parliamo di una ricostruzione al palo dove non c’è prospettiva se non quella dei percorsi socio-solidali. Abbiamo 250 abitazioni inagibili e sul territorio comunale ci sono 210 soluzioni abitative emergenziali”. A scattare la foto, a tre anni di distanza dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, è il primo cittadino di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci. “Sempre grazie all’approccio sociale e solidale abbiamo ricostruito la scuola, un centro in cui facciamo anche le riunioni, e l’asilo – spiega il sindaco -. Abbiamo poi un locale polivalente che è un’altra donazione fatta da Rubner Haus e, per il resto, il comune si sostanzia nel fatto che tutto procede sui container dati in comodato d’uso da una ditta privata. Le stesse attività commerciali si sono insediate nei container donati da alcune associazioni direttamente al Comune di Pieve Torina mentre molte altre hanno subito delle delocalizzazioni vicino alle soluzioni abitative emergenziali.” “Abbiamo cercato di mettere in campo dei percorsi sociali e psicologici che fossero legati alla temporaneità dell’evento, una temporaneità che però oggi ci preoccupa perché non c’è nemmeno un briciolo di ricostruzione – denuncia Gentilucci -. Pieve Torina ha tantissime zone rosse nonostante credo che sia uno dei comuni che ha demolito di più e che ha messo in sicurezza di più. Ovviamente l’indice di danno è tale da non riuscire, con queste procedure, a porre in essere delle azioni che siano cogenti e tempestive.” “Il non aver distinto il cratere in fasce in indice di danno e in percorsi specifici che dovevano funzionare per alcuni territori piuttosto che per altri è il vero danno di questa ricostruzione e di ciò che sta subendo questo pezzo dell’Italia - ha continuato il sindaco -. Io rimango ovviamente qui per lottare per i miei cittadini perché voglio garantire loro dignità dato che è l’unica strada percorribile in momenti come questi, quando la fiducia viene meno. Forme di protesta ne possiamo mettere in atto tante poi però se c’è da denunciare in maniera critica e violenta tutte le inefficienze, molto spesso di ritrovo quasi da solo. E poi va bene la protesta ma insieme a essa deve esserci anche la proposta.” “Mi chiedo se queste case che abbiamo demolito le vogliono ricostruire velocemente. Dobbiamo cercare di sganciare il sistema dei controlli che non deve essere fatto prima ma ex post: bisogna farlo quindi successivamente alla ricostruzione – spiega Gentilucci -. Una perizia giurata di un tecnico che garantisca la legalità del percorso è ciò che ci serve, altrimenti se ci dobbiamo mettere a controllare ogni singolo computo metrico dove ci sono anche i metri lineari di un battiscopa che deve essere inserito allora non arriviamo più.” “Qui a Pieve Torina la vita è cambiata davvero e questo sostanzia la differenza tra luoghi del cratere e non. Dove i cittadini tornano nei propri edifici e nei propri locali e dove si mantengono le abitudini di vita, le condizioni del sisma non hanno alterato le condizioni della comunità. Laddove la condizione del sisma ha alterato le condizioni di vivibilità e i cittadini sono costretti ad andare fuori per comprare anche una fettina di carne credo che quello sostanzi la differenza tra un luogo più colpito e uno meno colpito – ha concluso il primo cittadino di Pieve Torina -. Se tutti dobbiamo essere trattati nello stesso modo così come avvenuto da tre anni a questa parte, è evidente che in questi luoghi non c’è ricostruzione e quindi stiamo perdendo ciò che io ebbi a denunciare ormai due anni fa: che avremmo perso un pezzo di Italia vera.”
"2016-2019, Tre anni dopo". San Ginesio, Ciabocco: "Dobbiamo ridare speranza ai giovani e un sorriso agli anziani" (FOTO E VIDEO)
“Il terremoto era certamente ciò che non ci voleva per tutti i paesi del maceratese e non solo, un evento che, oltre l’animo e lo spirito, nonostante non ci siano stati morti, ha piegato le persone. Ciò che pesa maggiormente, da concittadino prima che da amministratore, è l’impotenza verso gli abitanti di San Ginesio, il non poter fare nulla se non garantire costantemente un supporto morale”. Il sindaco di San Ginesio, Giuliano Ciabocco, a tre anni dal sisma che ha colpito fortemente la città delle “100 chiese”, fa il punto della situazione su cosa è stato fatto e cosa ancora c’è da fare. “Il primo anno le richieste erano svariate e di ogni tipo ma ciò che serviva maggiormente alle persone era il rapporto umano – prosegue il primo cittadino -. Ho deciso di aprire il comune dal lunedì al sabato ma se delle cose non possiamo farle dobbiamo essere onesti con i cittadini che stanno soffrendo. La rabbia verso i politicanti è tanta perché non si rendono conto che per le comunità come le nostre la casa è tutto: rappresenta il sudore, i ricordi, i risparmi, la tradizione. Il fatto che nessuno, ripeto nessuno, si stia adoperando per accelerare i tempi e ridare uno spiraglio a queste persone fa molta rabbia. Vogliamo ridare speranza ai giovani e un sorriso agli anziani perché oggi le persone sono spente come una candela che, in questi tre anni, ha piano piano perso la luce.” Tra pubblico e privato, a San Ginesio, sono 1300 i fabbricati danneggiati dal sisma tra danni lievi e pesanti. 236 le pratiche presentate, 61 i cantieri aperti (54 con danni lievi e 7 pesanti). “Abbiamo un grande staff che sta facendo un ottimo lavoro in stretta sinergia con l’ufficio tecnico – spiega Ciabocco -. Il responsabile dell’urbanistica arriva da Finale Emilia ed è un docente dell’Università di Ferrara; ha preso molto a cuore la nostra situazione e ha dato una grandissima accelerata alle pratiche della ricostruzione. San Ginesio inoltre è stato scelto dalle comunità creative dell’Unesco come comune modello della ricostruzione che è una cosa seria e bisogna stare molto attenti. Non ci possiamo permettere di sbagliare ora con tutte le difficoltà che già ci sono.” “Chi c’era prima di me non ha scelto di mandare le persone al mare e avevamo la fortuna di avere un ostello fuori dal paese: evacuato tutto il centro storico abbiamo ospitato lì gli sfollati – ha spiegato il sindaco -. Una decisione che aveva creato feroci polemiche: a me non interessa la politica ma, insieme alla squadra, vogliamo essere al servizio della comunità.” Ciabocco ha poi riportato l’attenzione si una delle questioni più difficili vissute, nel post sisma, dalla sua citta: quella relativa al polo scolastico. I ragazzi degli istituti superiori infatti sono delocalizzati a Passo San Ginesio mentre gli altri frequentano le lezioni presso l’ostello. “A fronte di una scelta sbagliata fatta sull’area, siamo l’unico paese del cratere a non avere ancora una scuola – ha continuato il primo cittadino -. La volontà era quella di accorpare i vari istituti (materna, elementare, liceo socio pedagogico e ipsia) per creare un unico polo dotato di servizi. Bisognava scegliere un’area di proprietà dell’ente e la scelta è caduta, credo in maniera forse affrettata, sull’unica area che l’ente aveva ma che era sottoposta a vincolo paesaggistico. Faccio fatica a pensare che il vincolo non fosse stato ricordato da nessuno; fatto sta che questo è stato detto. Casualmente questa problematiche è uscita solo l’11 giugno del 2018, il giorno dopo la mia elezione. Una settimana prima, in piena campagna elettorale, l’allora commissario per la ricostruzione, la Dottoressa De Micheli, insieme ai componenti della lista a me avversa, alla presenza della cittadinanza e soprattutto dei bambini, avevano celebrato ufficialmente la posa della prima pietra e l’inaugurazione del cantiere, sapendo che non si poteva fare un bel nulla. Il giorno prima delle elezioni hanno anche mandato una ruspa a rovinare gli ultimi due campi da tennis per far vedere che i lavori erano iniziati.” È importate per il sindaco e l’Amministrazione “mantenere con le unghie e con i denti i numeri degli istituti. Il comune si è accollato la tassa di iscrizione delle prime e delle superiori – ha spiegato il Sindaco -. Degli amici del nord Italia si sono resi disponibili a una donazione per istituire dei premi al merito che serviranno per acquistare i libri di testo. Noi stiamo facendo tutto ciò che possiamo per garantire ai cittadini la massima serenità.” Sulla Rsa, fortemente lesionata, le speranze sono altrettanto forti. “La residenza sanitaria assistenziale avrà i suoi 20 posti letto, più altri 20 (residenza protetta) ai quali se ne aggiungeranno altri otto – spiega Ciabocco -. Una grane novità è senza subbio il punto di telemedicina, degli ambulatori dove è possibile eseguire gli esami gratis e, in tempo reale, avere le risposte. Una grande novità che attrae moltissime persone anche da fuori provincia, un servizio davvero fondamentale per il territorio. Ora c’è anche un accordo con l’Unione Montana per ampliare questi servizi facendo anche altri due punti delocalizzati.” San Ginesio è anche il paese delle 100 chiese e nemmeno una, al momento è agibile. Nel maggio del 2018, la Caritas nazionale ha donato un centro di comunità adibito a chiesa dove ancora di svolgono le funzioni religiose. “A breve partiranno i lavori della Pieve Collegiata, un esempio unico di combinazione tra romanico e gotico – osserva il sindaco -. Il progetto esecutivo è quasi pronto ed è stato preso in carico dal Ministero. La novità sta nel fatto che lo stesso comune ha deciso di eseguire dei lavori anche all’interno della torre civica per poter posizionare un ascensore e conferire maggiore vocazione turistica a quello che è già un gioiello di San Ginesio. Proprio la vocazione turistica rappresenterà il nostro futuro: se tutti insieme riusciamo a rilanciare le comunità, investendo sulle nostre potenzialità, potremo esplodere.” Un lavoro che va avanti, giorno dopo giorno, in “una squadra di amici e di persone fidate” come ama sottolineare il primo cittadino. “Ho cambiato lo statuto comunale per poter assegnare le deleghe ai consiglieri: credo che chi ha la piena fiducia ma soprattutto la competenza deve poter portare il proprio contributo alla nostra Città così martoriata dal sisma.” L’Amministrazione comunale si sta anche adoperando per riaprire i quattro chilometri di cinta muraria di San Ginesio. “Vorremmo far entrare la città nel club delle Città Murate del Mondo e ci sono i finanziamenti per realizzare anche un percorso ciclopedonale – ha spiegato Ciabocco -. Sta proprio al territorio stringersi e fare rete e la promozione turistica deve essere sinergica con i comuni vicini. Bisogna scardinare le sciocchezze legate ai campanilismi perché è il momento storico a chiedercelo; siamo in un territorio splendido e dobbiamo essere noi, in primis, a creare valore, portando solo cose positive alle nostre comunità. L’economia deve ricominciare a girare per quelli che eroicamente resistono e noi, come Comune, siamo in prima linea per far sì che questo accada.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Castelsantangelo, Falcucci: "Volete far morire la montagna? Diteci la verità" (FOTO E VIDEO)
Solo 4 abitazioni agibili e ancora tante zone rosse. “Su circa 270 abitanti sono rientrate a casa solo 22 persone.116 sono gli occupanti delle Sae, 140 i cittadini che percepiscono il Cas e altre 60 persone sono ancora negli alberghi. Quattro pratiche di inagibilità B sono partite (una completata, una in attesa di completamento e due in atto) per quanto riguarda le E, queste non sono ancora iniziate”. A Castelsantangelo sul Nera, uno dei comune maggiormente colpiti dal sisma del 2016, la ricostruzione non è mai iniziata e la situazione è davvero drammatica. La rabbia del primo cittadino Mauro Falcucci si mescola alla speranza ma soprattutto alla volontà di sapere quale è il futuro di queste zone del Centro Italia: “Se vogliamo lasciar morire la montagna basta che ce lo dite ma almeno che ci sia sincerità. Se ho una malattia, devo sapere se può passare con l’aspirina o se sono destinato a morire.” “Il 5 settembre scade il bando europeo per i piani attuativi sulle perimetrazioni; lo abbiamo prorogato per un altro mese e contiamo di affidare a un gruppo di professionisti la redazione degli stessi iniziando così la prima e vera fase della pianificazione – spiega il sindaco -. Qui a Castelsantagelo sul Nera non c’è più nulla, è tutto completamente distrutto e le frazioni sono sparite. Senza contare la delicatezza del territorio sul piano dell’assetto idrogeologico: un fattore dal quale non possiamo assolutamente svincolare lo studio mirato volto alla ricostruzione.” “È ovvio che la ricostruzione poi deve avvenire in maniera partecipata e quindi partire dai piani attuativi sulla scorta delle microzonazioni fatte e degli approfondimenti che sono stati anche demandati al Commissario per la Ricostruzione; da lì si mettono insieme tutti i puzzle e si inizia a dire cosa si può fare e cosa non si può fare – osserva Falcucci -. Serve una pianificazione urbanistica puntuale che ci dica come, dove e se possiamo costruire. Per farle capire: se un professionista chiede di fare un approfondimento su una frazione, noi dobbiamo fermare tutto, procedere con uno studio insieme all’Usr che poi valuta il tutto. Da lì si invia la valutazione al Commissario, quest’ultimo decide, ci dà le risorse e, secondo la quantità dei finanziamenti, si attua la procedura amministrativa. Questo per farle capire che qui non se ne esce più fuori perché ci vogliono dei tempi biblici e la burocrazia ci uccide. Qui siamo morti perché il processo di desertificazione è ormai partito da tanto tempo.” “Per dare un futuro e spendere bene i soldi ci vogliono delle norme che siano di aiuto e che ci dicano che noi qui possiamo rimanere anche un domani – tuona il primo cittadino -. La legge 97 del 1994 sulle aree montane è completamente disattesa. Una legge speciale che consentiva alla Repubblica Italiana di emanare tanti decreti legislativi per tutelare queste zone che partono dal Piemonte e arrivano fino alla Sicilia. Una legge che non è mai stata applicata per carenza di emanazione di specifici decreti legislativi: se fosse andata in modo diverso forse la montagna italiana non avrebbe chiuse le scuole, i servizi e i punti sanitari. O questa legge la completiamo, la riscriviamo e andiamo avanti dando delle certezze, altrimenti diteci la verità.” “L’impostazione dei sisma ormai è partita male e nessuno la vuole toccare per ragioni di carattere politico: è un procedimento sbagliato e questo è noto a tutti. Se vogliamo che la montagna venga salvata dobbiamo dire che qui non si pagherà l’Imu sulle case, che ci saranno delle agevolazioni di carattere fiscale per le attività commerciali compatibili che vogliono investire e molto altro ancora – osserva Falcucci -. Se la vogliamo salvare dobbiamo porre le basi normative affinché tutti possano aspettare i 15 anni della ricostruzione. Non tanto per le nostre generazioni, che non lo ricorderanno, ma almeno per i nostri figli; altrimenti questa è la strategia della desertificazione accelerata.” “Ci vorrebbero ore per raccontare la nostra amarezza verso chi governa – prosegue il sindaco di Castelsantangelo -. Sentire il discorso del Presidente del Consiglio Conte di qualche giorno fa, che alla fine del suo intervento ha completamente dimenticato i terremotati, ci crea profonda rabbia. Non ci hanno lasciato soli ma è successo ben peggio, ci hanno completamente dimenticato e hanno dimenticato quella Carta Costituzionale che vale per tutti. Noi siamo pochi sì, ma stiamo soffrendo e a nessuno interessa perché il Centro Italia non conta nulla. Ciò che è certo è che continueremo a urlare fino alla fine ma non è di certo questa la strada per andare avanti.” “L’esperienza del passato non è servita a nulla e nessuno ha mai fatto una norma come si deve per il Centro Italia: è una vergogna farla? Hanno omologato il sisma dell’Emilia Romagna con questo del 2016 sbagliando completamente – prosegue Falcucci -. Non tutti i comuni sono uguali e soprattutto la terapia deve essere diversa in base alla malattia che viene diagnosticata. La nostra amarezza non è più sopportabile e non ne facciamo una questione di partito ma una questione di dignità e di diritti dei cittadini italiani che devono essere onorati da questa Repubblica.” “Almeno portiamo via le macerie, per permettere anche all'abitante dell'ultima casa in fondo alla via di poter andare a prendere quella fotografia o quel ricordo che per molti può essere insignificante ma per lui ha un valore affettivo inestimabile – ha concluso il primo cittadino -. La montagna la vogliamo far vivere o no? Questo noi lo dobbiamo sapere; a queste popolazioni deve essere detto se si vuole ricostruire o se vogliamo lasciarle morire. Tutti, dalla collina alla costa, devono ricordarsi che se la montagna viene desertificata i dissesti partono da qua. Se vogliamo fare delle norme apposite resteremo ma ce lo dovete dire con grande chiarezza e non farci spendere dei soldi che invece andrebbero solo a indebitare le generazioni future. Questo è il terremoto della mancanza del buonsenso dove tutti condividono ciò che dici, ti fanno fesso e poi non ci sono. Vanno bene tutte e due le scelte basta che ci venga detta la verità, altrimenti chiudiamo la partita: abbiamo il diritto di sapere quale è il futuro della montagna.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Tolentino, Pezzanesi: "Combattiamo ogni giorno contro un mostro chiamato burocrazia" (FOTO E VIDEO)
“Gli sfollati sono 4mila, più o meno gli stessi di tre anni fa: sono rientrate a casa solo 250 persone. Tutti quelli che hanno perso la propria abitazione godono del contributo di autonoma sistemazione e sono tutti collocati in appartamenti a Tolentino o comunque in zone limitrofe. Il problema è che, in seguito al sisma, si è originata una congiuntura di riflesso economico negativa nei confronti della città perché nel momento in cui un cittadino viene costretto da una causa di forza maggiore a emigrare dalla sua residenza, la linfa vitale delle attività diminuisce”. A tre anni di distanza, a tracciare la fotografia di ciò che sta avvenendo nel post-sisma e nella ricostruzione per quanto riguarda il suo comune è il primo cittadino di Tolentino Giuseppe Pezzanesi, uno dei paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 2016, iniziato con la scossa del 24 agosto. Sulle zone rosse, Pezzanesi parla di una decisione “audace, decisa e coraggiosa. Le abbiamo subito eliminate nei primi 15 giorni, nel momento di più alta decisionalità – spiega -. Essendoci un vuoto normativo specifico, ci siamo mossi subito con l’intento di non traumatizzare il centro storico e i cittadini soprattutto sotto l’aspetto commerciale e dei servizi.” Sull’autonomia dei sindaci in merito al post terremoto, argomento sul quale Pezzanesi si è sempre battuto, il primo cittadino ha una sua precisa idea. “I comuni sono il più alto esempio di democrazia e credo invece che a livello nazionale la legge non abbia nulla di democratico perché il popolo non sceglie nulla. Poi c’è il fattore dell’onestà, sul quale ognuno deve coltivare il proprio intento.” Uno dei luoghi dai quali ripartire, per il Sindaco, è senza dubbio il centro storico, "uno dei punti di forza della città. Non abbiamo mai staccato la spina sul cuore di Tolentino – ha spiegato -. Bisogna sapersi sacrificare con i mezzi e gli autoveicoli e, con la mobilità sostenibile, dobbiamo fare in modo che il centro storico diventi il vero salotto della città sotto tutti i punti di vista: vietare quindi il parcheggio in piazza della Libertà che viene definitivamente liberata dalle auto. I commercianti devono cambiare il modo di pensare; non possono credere che si vende solo perché il cliente arriva sotto al negozio in auto. La volontà dell’Amministrazione è quella di spingere la gente a rimanere a Tolentino perché ci sono dei buonissimi locali ed è su questo aspetto che dobbiamo lavorare.” “A breve partirà anche il restyling di piazza Martiri di Montalto (già iniziato, ndr.): provvederemo a una nuova illuminazione, all’installazione di panchine, al posizionamento di 15 posti auto e di alcune essenze verdi che ripensano in toto l’arredo urbano – ha spiegato Pezzanesi -. Il discorso del centro storico è sempre stato aperto e in progress, mai chiuso. C’è chi vorrebbe tutto e subito e non è mai contento delle cose che vengono fatte. Noi comprendiamo benissimo l’esasperazione ma le amministrazioni non possono lavorare in maniera discontinua; c’è bisogno di un certo controllo delle azioni che vengono messe in campo ed è necessario perseguire dei progetti chiari che abbiano a disposizione dei finanziamenti.” Poi c’è l’operazione del campus universitario degli istituti superiori, un progetto post-sisma che ridarà agli studenti una loro sede propria. “Un'opera importante che segnerà in meglio la storia dell’istruzione di questa vallata – ha commentato il primo cittadino -. Una struttura che rappresenterà, in termini architettonici, di spazio e di formazione un progetto all’avanguardia che questi ragazzi meritavano dopo i tanti sacrifici che hanno dovuto affrontare in seguito al sisma. Un risultato ottenuto perché tutti hanno fatto la loro parte: dal Comune, alla Provincia fino alla Regione.” Anche nel caso della Bretella che collega Tolentino a San Severino Marche e quindi la vallata del Chienti con quella del Potenza, "credo si debba pensare al progetto come un’idea mentale importante e di insieme – osserva Pezzanesi -. Se ragioniamo per compartimenti stagni e ognuno difende il suo orticello si finisce per fallire perché le periferie hanno la loro importanza come i centri storici ed è importante valorizzare entrambe.” Sempre in tema di scuole, una delle realtà che ha creato maggiore rumore a Tolentino è la nuova sede della Don Bosco. "Un terreno in cui sono confluite incomprensioni e contestazioni – spiega il sindaco -. La politica, quando non viene fatta in maniera esponenziale sugli atti concreti, crea e agita dei fantasmi che vanno a colpire il pathos della gente. Il nostro principio, dopo il sisma, è uno: quello della sicurezza e su questo non si transige. I cittadini pagano le tasse e le tasse, segno del duro sacrificio di ognuno di loro, devono trasformarsi in servizi, strade, infrastrutture, sanità, assistenza sociale e sicurezza. Dunque le scuole, per essere sicure, devono essere ricostruite ex novo. Una minoranza di carattere politico sta facendo una battaglia dicendo che dobbiamo adeguare quell’edificio: proprio nei giorni scorsi abbiamo eseguito un accertamento sull’indice di vulnerabilità sismica e siamo molto lontani dai parametri richiesti. Questo non soddisfa né me, né l’Amministrazione ma soprattutto non soddisfa le famiglie e i ragazzi.” “Proprio vicino alla Don Bosco invece c’è un’area, quella delle ex Maestre Pie Venerini, che hanno sempre fatto un insegnamento capillare per i bambini di questa città. Un ordine che ha avuto purtroppo delle difficoltà a causa del sisma ed è proprio lì che sorgerà la nuova scuola con nido, elementari e medie. Un edificio nuovo, sicuro e accattivante che rivaluterà tutto il contesto urbanistico – spiega il sindaco -. Poi un’altra parte la porteremo, se tutto va in porto, vicino al Campus, in zona Pace; perché è giusto che questo istituto abbia un distaccamento e non vada a interessare solo il centro storico. Sarà anche questa una struttura sicura e moderna raggiungibile facilmente dalle zone periferiche della città e vicino alle fabbriche dove tante famiglie lavorano. Questo progetto aumenterà l’offerta e aprirà la mente a strutture nuove e sicure – ha proseguito Pezzanesi -. Se tutto questo è poco, allora io non so cosa altro fare o dire. Credo che i genitori la pensino molto diversamente da chi oggi vuole fare un caso politico di questa questione. Io certamente passo per essere un duro nel mio modo di fare politica, anche se nonostante ciò ho sempre fatto autocritica, ma il PD sulla sanità e sulla questione relativa alle scuole ci ha sempre seguito e ha condiviso le nostre idee e lo stesso dicasi della Regione. La politica deve risolvere le problematiche e creare benessere e si va ai tavoli di confronto per questo; il buongusto di un politico si dimostra quando si sa incassare e quando ci si sa confrontare, soprattutto nel caso in cui il risultato è lo stesso per tutti.” Infine le SAE. “Ho sin da subito fatto la scelta di non istallarle – spiega Pezzanesi -. Indipendentemente dalla loro qualità, che poi è stato dimostrato quale fosse, c’è un mostro che si chiama burocrazia e che mette i bastoni tra le ruote alle amministrazioni anche se queste vogliono correre. A Tolentino c’erano già delle aree urbanizzare e avevamo già abbattuto delle piante e non avremmo quindi dovuto abbattere ulteriormente le essenze arboree per installare una distesa infinita di Sae, ben 216, deturpando inoltre con una soletta di cemento la vallata del Chienti – precisa Pezzanesi -. Ho pensato quindi che andare a lottizzare delle aree già urbanizzate fosse la scelta più giusta soprattutto perché tra qualche anno, quando sarà tutto ricostruito, noi non avremo il problema dello “smaltimento”. Soprattutto le Sae sono delle strutture che, a partire da gennaio, diventeranno anche comunali e saranno le stesse amministrazioni a occuparsi della manutenzione. A Tolentino ci saranno invece appartamenti, oltre 200, che, quando l’emergenza sarà finita, rappresenteranno un patrimonio importante per risolvere il problema sociale dell’abitazione – prosegue il primo cittadino –. La mia è stata sicuramente una scelta forte e dirompente, condivisa dalla Regione e dalla Protezione Civile che hanno portato avanti questa novità.” “Ciò che vivo dal giorno dopo il 30 ottobre mi ha amareggiato profondamente perché non è ammissibile aspettare tre mesi per la correzione di una frase. Se il terremoto è una emergenza non può avere un tempo di risposta così lungo – conclude il sindaco -. Tutte queste pile di documenti che sono sul mio tavolo rappresentano le pietre miliari di una storia civile che ci dimostra che, per quanto il nostro voglia essere un paese democratico, non riesce purtroppo a stare al passo con i tempi.”
"2016-2019, Tre anni dopo". Caldarola, Giuseppetti: "Abbiamo bisogno di una via d'uscita diversa" (FOTO E VIDEO)
Caldarola è uno dei paesi maggiormente colpiti dagli eventi sismici del 2016. Nonostante la boccata d’aria arrivata con l’inaugurazione della Scuola “De Amicis” dello scorso febbraio, il sindaco Luca Giuseppetti non nasconde le grande problematiche che la città sta vivendo ma soprattutto denuncia l’immobilismo che c’è da parte delle alte istituzioni che sembrano aver scordato ciò che molti luogo del territorio stanno vivendo. “Non ci hanno mai filato e tutti noi sindaci dei comuni del cratere dovremmo andare in Prefettura e consegnare le fasce; vediamo poi se dal Governo trovano trenta commissari da mandare in queste zone ad amministrare una situazione tragica” la denuncia arriva dalle parole del primo cittadino che ci ha accolto nel suo ufficio-container di due metri per quattro. È notizia di inizio agosto la riapertura, tramite ordinanza del primo cittadino, della zona rossa del centro storico: le case rimangono inagibili ma la piazza è ora accessibile alle auto e ai pedoni. “Dopo l’ordinanza di perimetrazione a breve inizieranno i lavori per la costituzione dei consorzi che dovranno realizzare gli interventi di ricostruzione o ripristino degli edifici. Per quanto riguarda, nello specifico, la zona rossa, il primo step da portare avanti è la ricostruzione del Palazzo comunale, per il quale ci sono già 7 milioni e mezzo di euro stanziati.” “Stanno per iniziare poi i lavori di urbanizzazione esterna per la zona che si trova dietro alla nuova scuola donata questo inverno: si tratterà di un anfiteatro per i giovani e per i ragazzi: un vero e proprio luogo di aggregazione – ha spiegato il primo cittadino -. L’80% delle attività commerciali sono ripartite perché alcune non erano danneggiate in modo grave ma questa “ripartenza” porta con sé tutti i problemi legati a una situazione di stallo dovuta dalla burocrazia.” “Ci sono poi tutte e 16 le chiese inagibili e fino al mese di maggio abbiamo adibito un container di circa 120 metri di spazio a luogo per le funzioni religiose – spiega Giuseppetti -. Proprio nel mese di maggio è arrivata una chiesa donata dalla Caritas nazionale che è stata posizionata nell’area delle SAE.” Se il Governo non c’è, il cuore grande della comunità è sempre presente. “Stiamo ultimando una sala polifunzionale vicino alla Chiesa che ci è stata devoluta dalla Caritas, un progetto donatoci dalla KitoOnlus, un’Associazione che lavora soprattutto in Africa – spiega il primo cittadino -. Stiamo anche trattando con l’Associazione Italia-Australia che potrebbe contribuire al progetto di una palazzina ex forestale che dovrebbe essere adibita a un centro di aggregazione per gli anziani.” "Proprio sul fronte delle abitazioni private la situazione non è delle migliori - conclude il sindaco Giuseppetti -. 17 sono i lavori conclusi, quattro le pratiche sospese, 32 quelle presentate, una con istanza di rigetto da parte dell’Ufficio Speciale della Ricostruzione e cinque quelle che non sono ancora partite. Stiamo andando avanti ma sempre con le solite procedure che sono attanagliate dalla burocrazia: sono passati tre anni e andiamo ancora con quel passo lento che non dà di sicuro una speranza nella ricostruzione a breve termine alle nostre comunità. Noi cercheremo sempre di essere ottimisti e di non piangerci addosso, andiamo avanti e cerchiamo di farci forza ma c'è bisogno che lo Stato e la Regione ci diano una via di uscita diversa."
2016-2019, Tre anni dopo. Il 24 agosto inizia il viaggio di Picchio News nei paesi del sisma abbandonati dalle istituzioni
Sabato 24 agosto, a tre anni dalla prima scossa che ha colpito il centro Italia, Picchio News inizierà il suo viaggio nei comuni colpiti dal sisma del 2016. Un viaggio che faremo insieme ai primi cittadini dei Comuni maceratesi maggiormente colpiti dal terremoto e che a partire dal 24 agosto del 2016 hanno dovuto combattere ogni giorno con quello che, alcuni di loro, hanno definito un vero e proprio “mostro”: la burocrazia. A distanza di tre anni, in molti paesi, la situazione è cambiata di poco e ci sono ancora migliaia di sfollati che non sanno quando potranno fare ritorno nelle loro case. La vita nelle soluzioni abitative di emergenza per molti di loro è “impossibile” e la speranza di poter fare ritorno nella propria abitazione è molto lontana. Mantenere altra l’attenzione e continuare a tenere accesi i riflettori su queste zone è fondamentale per far sì che, chi di dovere, prenda delle decisioni che possano sbloccare le lungaggini della burocrazia.