Violenza sessuale alla festa di Capodanno, intercettazioni choc degli aggressori e dei genitori: è cultura dello stupro
"Cioè, tu manni tu fija a 16 anni co' lockdown, oltretutto che n'abiti manco qua a na festa e poi er giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei n'infame? Cioè così sei popo un vile, un verme, un miserabile". Queste le vergognose, inqualificabili parole finite nelle intercettazioni degli inquirenti, rivolte contro il padre della ragazza stuprata durante una festa in villa a Primavalle a Capodanno 2021, reo di aver accompagnato la figlia a sporgere denuncia.
La vittima è una minorenne, figlia di un diplomatico spagnolo, ospite a Roma di un’amica dei Parioli, che ha denunciato una violenza sessuale di gruppo protrattasi per tre ore. Le indagini si sono protratte per mesi, e le chat e le intercettazioni riportate nelle 73 pagine dell'ordinanza di applicazione di misura cautelare personale fanno rabbrividire: genitori omertosi e talvolta persino compiacenti, (un patrigno chiede “ti sei divertito almeno?”) I ragazzini che minacciano di morte la vittima dopo aver saputo della denuncia "Giuro che… la pio e gli sparo in faccia. La fo’ a pezzi".
Tutto nasce dall’incontro tra ragazzi di Primavalle e dei Parioli accordatisi via social per un festino a base di droghe e alcool; quasi tutti minorenni, assuntori di alcolici cocaina marijuana e Rivotril in grandi quantità. Scrive il Gip: “Non emerge mai, neppure un istante, un segno di pentimento e nemmeno un dubbio sulla liceità delle azioni commesse”.
Nessuno dei presenti quella sera si è mosso in soccorso della ragazzina. Non durante lo stupro, con tanto di maglietta sporca di sangue fatta sventolare come un trofeo; non dopo, quando è emerso che aveva sporto denuncia. Solo tentativi di insabbiare quanto accaduto, alleggerire le posizioni degli amici con le proprie testimonianze, cancellare le chat.
Un gruppo unito, compatto, coeso, ma non a supporto della vittima: schierato piuttosto dalla parte degli aggressori. Un gruppo di giovani che non sembra proprio vivano nella cultura del rispetto ed un gruppo di genitori che non sembra assolutamente abbiano educato i propri figli a ciò.
Sembra piuttosto si debba parlare di “cultura dello stupro” che colpevolizza le vittime di violenza con frasi quali “se l’è andata a cercare” o che le stigmatizza perché non hanno reagito abbastanza; una cultura in cui la violenza sessuale viene normalizzata e giustificata.
Un gruppo di genitori ha ascoltato il racconto di un crimine come se nulla fosse; ne esce l’immagine di “famiglia” in cui il fine educativo è completamente assente. Gli adulti con la loro indifferenza alla gravità dei fatti sono il riflesso di un vuoto educativo che va condannato ad alta voce!
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