Donna uccisa e sezionata in 15 parti. Bancario "insospettabile" confessa il brutale omicidio
L’ha uccisa "Poiché non poteva accettare di vivere senza la ragazza che tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, gli aveva comunicato che intendeva lasciare Rescaldina e trasferirsi nel Veronese, dove risiedeva il figlioletto"
Questo il movente dell’atroce delitto, secondo il gip di Brescia come riportato nell’ordinanza di convalida del fermo del bancario Davide Fontana, reo confesso dell'omicidio della 26enne Carol Maltesi. Spiega il gip che il Fontana, in sede di udienza di convalida, dichiaratosi follemente innamorato della giovane, non poteva assolutamente accettare l’abbandono da parte di Carol.
Carol Maltesi, questo il nome della vittima, viveva a Rescaldina, vicino Legnano: aveva 26 anni, era italo olandese. Lavorava da poco meno di un anno nel cinema hard, ha lasciato un figlio di 6 anni che adorava, due genitori distrutti dal dolore. Il padre viveva in Olanda ma la cercava telefonicamente tutti i giorni: Carol era particolarmente legata a lui. “Era la mia principessa” afferma, “non era una star del porno, come sto leggendo, era un angelo” rivendica in un intervista al Corriere, nella disperazione totale, insieme alla mamma, una devota cattolica che nulla sapeva del recente lavoro della figlia.
Davide Fontana è un bancario, sposato, che ha lasciato la moglie per andare ad abitare vicino a Carol, di cui si era infatuato dopo averla conosciuta sui social. Definito “insospettabile, se con ciò vogliamo dire che nessuno ha mai sospettato che una persona all’apparenza cosi “per bene” avrebbe potuto trasformarsi in un feroce assassino.
Eppure questo uomo insospettabile, ha ucciso a martellate la giovane, finendola poi con una coltellata alla gola. Un gioco erotico finito male, avrebbe dichiarato l’indagato “l’ho uccisa per sbaglio”. Ma questa ricostruzione non ha convinto gli inquirenti né il gip, concordi nel ritenere che l’omicidio sia derivato dalla precisa intenzione di non accettare di vivere senza la ragazza, prossima a trasferirsi più vicina a suo figlio a Verona.
Dopo l’omicidio Fontana ha ulteriormente perseguito l’intento criminoso di distruggere ed occultare il cadavere smembrando il corpo della giovane con una sega e un’accetta acquistate al Bricoman del paese, tentando anche di bruciarlo, per poi gettarlo laddove è stato ritrovato in 5 sacchi, in un luogo che, precisa lui, conosceva perché ci andava in vacanza da bambino. Con una “totale assenza di umana compassione” scrive il gip.
Verosimilmente verrà chiesta una perizia psichiatrica. Prima di allora, e quindi prima di aver escluso con assoluta certezza la patologia mentale, generalmente si dovrebbe evitare di giungere a conclusioni radicali. Tuttavia in questo caso si potrebbe sin d’ora ragionevolmente affermare, sulla base dei dati oggettivi contenuti nell’ordinanza di convalida, che la distruzione e l’occultamento di cadavere di cui si è reso colpevole il Fontana dopo l’omicidio, difficilmente siano compatibili con un’incapacità di intendere e di volere o con il suo asserito “attimo di follia”, ammesso e non concesso che esista per la comunità scientifica il “raptus di follia” .
Fontana non solo ha fatto a pezzi Carol, ma ha continuato a rispondere per mesi al cellulare di lei a messaggi di genitori e amici fingendosi la vittima, evidentemente con estrema lucidità, per ritardare l’allarme che un silenzio prolungato della giovane avrebbe procurato. L’uomo ha dunque fatto ogni tipo di sforzo per prendere le distanze dall’omicidio, ben consapevole delle conseguenze penali cui un assassino va incontro.
Oltre ciò le prime testimonianze di alcune amiche di lei avrebbero raccontato di una crescente gelosia nel tempo di Fontana nei confronti della donna. Quindi pare ci si trovi di fronte all’ennesimo caso in cui la violenza omicida trova la sua genesi nella relazione tra vittima ed autore di reato.
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