Non ci sarà un nuovo processo per Antonio Logli, condannato in via definitiva a 20 anni per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa e per la distruzione del suo cadavere. La terza sezione penale della Corte d’appello di Genova ha dichiarato inammissibile l’istanza di revisione della sentenza presentata il 5 dicembre dalla difesa dell'uomo.
Roberta Ragusa, 44 anni, sposata, due figli, gestiva una scuola-guida adiacente alla propria abitazione a San Giuliano Terme in provincia di Pisa. Il marito riferì di essersi svegliato la mattina del 13 gennaio 2012 senza la moglie accanto, di averla vista per l’ultima volta la sera precedente intorno alla mezzanotte, intenta a scrivere la lista della spesa.
Logli aveva precisato che Roberta poteva essere uscita di casa in stato confusionale a seguito di un’amnesia causata da un trauma subìto alla testa dopo una caduta accidentale dalle scale, alcuni giorni prima della sua scomparsa.
Ben presto, diversamente da quanto emerse dalle prime dichiarazioni dell’uomo, si delineò un quadro di crisi familiare sullo sfondo della scomparsa di Roberta, peggiorata dalla relazione clandestina tra il Logli e Sara, la babysitter dei loro figli. Alcune amiche di Roberta durante le indagini riferirono di aver raccolto i suoi sfoghi, legati alla crisi del suo matrimonio: la donna avrebbe confidato alle amiche di essere a conoscenza della relazione del marito (ma non anche dell’identità dell’amante).
Tra i comportamenti sospetti del Logli, ci fu quello di chiedere alla sua amante di cancellare tutte le prove della loro relazione la mattina dopo la scomparsa di Roberta, e di disfarsi del cellulare con cui comunicavano. Poco dopo la scomparsa si è inoltre rapidamente disfatto della macchina della moglie e ad un solo anno di distanza dalla scomparsa, ha dato inizio alla convivenza con Sara (alla quale, nel 2019, ha chiesto di sposarlo), proprio nella casa dove aveva vissuto con la moglie.
La lunga inchiesta portò all'arresto del marito, che nel tempo ha sempre respinto ogni accusa. La condanna giunse sulla base di "una lunga serie di indizi convergenti e rilevanti in ordine all'omicidio della moglie"; la sentenza ritenne Logli colpevole di averla uccisa per motivi sostanzialmente economici, quali la perdita della scuola guida, gestita in società con la moglie, o della casa di famiglia, qualora lei avesse chiesto, come sembrava intendesse fare, la separazione.
Alla base della condanna ci fu anche il racconto di un super testimone, Loris Gozzi, che dichiarò di aver visto marito e moglie discutere violentemente nella notte della scomparsa, fuori di casa, in macchina. In un periodo successivo però lo stesso testimone era finito in carcere per furto e avrebbe confessato a due compagni di cella di essersi inventato le accuse contro Logli. Da qui la richiesta di revisione del processo presentata dal Logli che però è stata respinta.
Il difensore del marito di Roberta Ragusa ha già preannunciato di voler ricorrere in Cassazione, chiedendo l'assegnazione di un'altra Corte per la discussione dell'istanza di revisione per motivi procedurali.
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