Senza rispetto per niente e per nessuno. Un tentativo di furto è stato segnalato ieri pomeriggio all'ospedale di Civitanova Marche, nei pressi dell'obitorio, dove una giovane zingara si aggira chiedendo l'elemosina.
Incurante del luogo di dolore, sembra che la ragazza, oltre a chiedere l'elemosina, abbia tentato il furto di un orologio nei confronti di un anziano. Fortunatamente l'uomo si è accorto in tempo di quanto stava accadendo e ha reagito, spingendo via la ladra e salvandosi dall'azione predatoria ma l'invito, postato in rete dal figlio, è quello di prestare attenzione al soggetto.
"Attenzione! - scrive l'uomo su Facebook - All'obitorio di Civitanova Alta e dintorni, gira ragazza rom con un foglio che chiede l'elemosina e per arrotondare prova a rubare l’orologio. Mio padre se n'è accorto in tempo e l'ha spinta via. Occhio".
Scritte ingiuriose e minacce di morte sono comparse nei pressi dell'abitazione del responsabile del Blocco Studentesco, Nilo Di Pietro, in via Manzoni a Macerata. Di Pietro era già stato bersaglio di pesanti minacce nel periodo delle elezioni.
"Questo ulteriore episodio di intimidazione nei miei confronti non fermerà la mia battaglia politica e quella del Blocco Studentesco - dice in una nota Nilo Di Pietro - ma dimostra ulteriormente che la forza delle nostre iniziative non trova alcun interlocutore credibile nella controparte, ridotta alle minacce di morte scritte nottetempo perché incapace di qualunque altra iniziativa credibile e concreta sul piano politico".
"Le scritte e le minacce sono firmate e chiaramente riconducibili agli autori, gli stessi di mesi fa, contro i quali non è stato attuato alcun provvedimento - prosegue Di Pietro - né sul piano della condanna mediatica né per l'imbrattamento di proprietà privata, segno di quanto i gruppi di sinistra siano costantemente coperti e spalleggiati".
"Mentre ingiurie e minacce di morte agli avversari politici sono tollerate - continua la nota - I ragazzi del Blocco Studentesco hanno ricevuto la denuncia dell'ex presidente della Provincia D'Erasmo, in quota PD, per l'affissione di uno striscione facilmente rimovibile che chiedeva più sicurezza per gli edifici scolastici. Il tentativo di impedire l'agibilità politica è chiaro, che si tratti di azioni giudiziarie come di velato sostegno alle intimidazioni mai condannate".
"I ragazzi del Blocco Studentesco ed io non faremo alcun passo indietro né cederemo di fronte alla vigliaccheria della sinistra antagonista- conclude Di Pietro - e abbiamo già in programma per il 10 aprile una festa al Maracuja. Non accettiamo patenti di agibilità politica da nessuno, rinfrancati dei risultati che conseguiamo con la forza delle nostre idee e la coerenza delle nostre azioni".
Incidente intorno alle ore 16:45 di questo pomeriggio in pieno centro città a Macerata, in via Trieste. Una Hyundai ha tamponato un'autobus di linea della Iris Bus. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Vigili del Fuoco di Macerata e i carabinieri. L'impatto non ha generato feriti: illeso sia il conducente della vettura che i passeggeri del pullman.
Il traffico, vista la centralità della zona, a pochi metri dall'Arena Sferisterio è rimasto rallentato per diversi minuti.
Nella serata di ieri a Civitanova Marche, intorno alle ore 21:25 - a seguito di una segnalazione telefonica - i carabinieri sono stati allertati riguardo la presenza sospetta di tre giovani intenti a forzare l'apertura della porta posteriore di un'abitazione posta lungo via Regina Margherita. Sul posto, al fine di scovare e identificare i giovani estranei, sono intervenute due pattuglie.
I militari hanno constatato l'effettiva forzatura di una finestra posteriore che consente l'accesso a un piano terra, comunque disabitato. Il residente ha segnalato ai carabieri del fatto che i tre furfanti, di cui uno calvo, si fossero allontanati dall'abitazione appena accortisi di essere stati scoperti. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, i malviventi si sarebbero addentrati nella proprietà privata attraversando i giardinetti ubicati tra via Regina Elena e via Regina Margherita. Le ricerche in zona hanno dato esito negativo.
Vasta rete di controlli effettuati dai Carabinieri di Civitanova nei giorni scorsi nei comuni di Montecosaro, Montelupone e la stessa cittadina costiera.
In seguito ad un controllo è stato denunciato un 39 enne residente Civitanova Marche, perché agli arresti domiciliari autorizzato ad allontanarsi, non ha rispettato gli obblighi imposti dal giudice.
Nel corso del medesimo sevizio sono state controllate 61 persone, 44 veicoli ed elevate 9 contravvenzioni. In particolare una persona guidava un ciclomotore che presentava la targa di un altro veicolo.
Per tale ragione il mezzo è stato sequestrato e la persona alla guida multata.
I militari dell'arma dei Carabinieri di Civitanova Marche, con l'ausilio del Nucleo cinofili di Pesaro, hanno denunciato in stato di libertà alle autorità competenti per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente due uomini: un 41enne e un 25enne entrambi di Montecosaro.
In seguito ad un controllo sono stati trovati a bordo di un'auto Ford Fiesta con in possesso 3 grammi di Marijuana, divisa in diverse dosi pronte per lo spaccio e uno spinello confezionato.
Per tale ragione sono stati denunciati alle autorità.
L’indagine denominata “Vespri” condotta dai carabinieri della compagnia di Camerino ha posto fine ad una nuova rete di spaccio di sostanze stupefacenti sorta nel piccolo comune dell’entroterra maceratese.
Otre 20 carabinieri del comando compagnia di Camerino hanno eseguito diverse perquisizioni personali e domiciliari al termine delle quali 3 soggetti sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana.
Uno degli arrestati è risultato recidivo, era infatti già stato arrestato dai carabinieri lo scorso 13 marzo durante un blitz a Matelica.
Le indagini traggono origine dalle segnalazioni di alcune ‘mamme coraggiose‘ in quanto lo stupefacente sarebbe stato destinato anche a diversi soggetti minorenni che lo reperivano con estrema facilità anche nei pressi degli istituti scolastici e della piazza principale del paese.
L’indagine, già avviata a partire dal mese di febbraio 2019 , si è sviluppata a seguito dell’arresto in flagranza di reato, lo scorso 13 marzo, di un 20enne di origini macedoni - Zudie Jasharovsky - che nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, era stato trovato in possesso di un etto di marijuana e oltre 1.500,00 euro in banconote.
Dalle attività conseguentemente sviluppateàè emerso, sin da subito, che l’ingente quantitativo di stupefacente, da cui si sarebbero potute ricavare un centinaio di dosi per un valore stimato in oltre 1.000,00 euro, non era altro che una piccola parte di un ben più vasto e florido mercato, alimentato dalle inesauribili richieste dei numerosi giovani tossicodipendenti.
Stupefacente venduto in diversi comuni tra i quali, oltre a Matelica, Castelraimondo e Camerino. coinvolti minori come assuntori. droga anche davanti alle scuole.
A seguito del primo arresto lo Jasharovsky, che aveva patteggiato una condanna ad anni 1 e mesi 10 di reclusione con sospensione condizionale della pena, ha proseguito nel proprio disegno criminoso continuando a gestire la florida rete di spaccio di marijuana alzando però la soglia dell’attenzione e mettendo in atto una scaltra strategia finalizzata ora ad eludere le attività investigative dei carabinieri che inesorabilmente si sarebbero focalizzate sulla sua persona.
A tal riguardo si evidenzia, infatti, come lo stesso fosse solito muoversi in taxi e mai con un’autovettura a lui direttamente riconducibile per effettuare le consegne dello stupefacente alla selezionata clientela ed occultare lo stesso in località sempre differenti.
I militari della compagnia Carabinieri di Camerino pertanto sono ricorsi ai metodi tradizionali dell’investigazione, osservazioni e pedinamenti, per individuare di volta in volta i nuovi imboschi.
Nella giornata di ieri i militari, al termine di diversi giorni di attività info - investigative ed analisi di contesto, sono riusciti ad individuare la località dove sarebbe stato presumibilmente occultato il narcotico; si è predisposto quindi un apposito servizio di appiattamento nel bosco di Canfaito ove la notte precedente era stata osservata la presenza del soggetto di interesse.
Il sevizio sopramenzionato da parte dei Carabinieri si è protratto a dalle prime ore del mattino sino al tardo pomeriggio quando lo Jasharovsky è sopraggiunto accompagnato da un taxi ed in compagnia di un altro soggetto, D’antonio Giovanni ventenne con precedenti specifici e residente a Matelica, anche lui poi tratto in arresto per concorso nell’illecita attività di spaccio.
Dopo aver documentato tutte le fasi del recupero del narcotico, che era stato adeguatamente e scientemente occultato in un faggeto, gli operanti intervenivano prontamente al fine di evitare che gli indagati potessero dileguarsi con lo stupefacente bloccandoli e traendoli in arresto in flagranza di reato.
Le successive investigazioni hanno permesso di individuare un terzo soggetto ricollegabile ai primi due arrestati i carabinieri hanno proceduto pertanto ad una nuova perquisizione domiciliare al seguito della quale Sulejmani Erioli, insospettabile ventenne albanese incensurato, che è stato trovato in possesso di mezzo chilo di marijuana, occultata in una cantina nella sue disponibilità, e pertanto tratto in arresto in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio.
Sono diversi i comuni coinvolti nel giro di spaccio. non solo Matelica ma anche Camerino e Castelraimondo.
Lo stupefacente, grazie ad una complessa rete di distribuzione ed una sempre più intricata rete di collegamenti, è stato ceduto sulle molteplici “piazze di spaccio” dislocate nei comuni del cratere maceratese.
In modo particolare nella cittadina di Matelica lungo i vicoli del centro storico e tra piazzale Gerani e gli istituti scolastici in via Bellini.
Alle ore 18:00 di ieri, i Carabinieri di Civitanova Marche, sono intervenuti in un condominio in via Cesare Battisti in quanto alcuni residenti avevano segnalato di sentir litigare in modo anomalo.
I militari, intervenuti nell'appartamento, occupato da quattro giovani ragazze straniere, tutte in regola con i documenti, hanno appurato che tra le coinquiline era scoppiato un diverbio verbale, degenerato poi in percosse. A riportare le maggiori contusioni una giovane marocchina, ferita al labbro e alla dentatura inferiore, e un'altra inquilina che lamentava dolori al capo e al cuoio capelluto.
La lite è scoppiata quando una delle quattro inquiline è uscita dalla doccia e le altre le hanno fatto notare che la stessa non collaborava alle pulizie domestiche come doveva. Dalle parole, le giovani, sono subito passate alle mani tanto che la ragazza uscita dalla doccia se l'è data a gambe fuggendo fuori dell'appartamento in attesa dei Carabinieri e del personale sanitario. Quest'ultima è stata accompagnata poi al Pronto Soccorso.
La rottura di un condotto sotterraneo di metano lungo il Viale Umberto I a Caldarola ha creato una fuoriuscita di gas, questa mattina. Immediato l'allarme, sul posto sono arrivati prontamente i tecnici dell'azienda distributrice di metano che hanno provveduto alla riparazione del condotto.
Il guasto si è verificato a pochi metri di distanza dalla scuola De Magistris e per precauzione tutti gli studenti sono stati fatti evacuare, unitamente ai pochi abitanti delle case della zona, con la strada che è stata chiusa per permettere i lavori di riparazione.
La rottura si è verificata in seguito all'esecuzione di alcuni lavori effettuati nella stessa via da parte di una ditta incaricata dall'Enel.
Il sindaco e la dirigente scolastica starebbero valutando l'ipotesi di chiudere la scuola anche domani, nel caso che l'area non fosse posta in totale sicurezza.
“Non solo l’ho visti, l’ho pure rcacciati!” Esordisce così, con naturalezza l’uomo che con il suo furgone si trovava dietro alla grande Punto schiantatasi sul camion e poi precipitata dal ponte nel fiume Potenza a Passo di Treia.
Si chiama Francesco Di Gennaro, schietto, sorridente, parla e racconta quella che per lui è una situazione normale e si vergogna a farsi fotografare perché “sul giornale ci si va solo per le cose serie, mica per queste sciocchezze”.
Proprio lui, stamattina, era dietro la grande Punto. “Siamo arrivati allo stop e c’era il camion che arrivava, ma la macchina non si è fermata”. Subito dopo, l’impatto.
Lieve per la verità, che ha interessato l’autoarticolato soltanto di striscio, la macchina si è girata ed ha puntato verso il ponte. “io credevo che andasse a sbattere sulla struttura del ponte e invece ha continuato a camminare ed in un attimo non c’era più, stava nel fiume”.
La macchina è precipitata nel fiume dove si è ribaltata, costringendo gli occupanti sott’acqua (clicca qui per foto e video dell'incidente). Il signor Francesco e l’autista del camion, subito fermatosi, si sono precipitati verso il fiume lungo l’impervio argine. La donna, classe '34, si era nel frattempo liberata ed era uscita dal veicolo risalendo il greto e invocando aiuto a gran voce mentre l’uomo alla guida, classe '31, era sotto il pelo dell’acqua che tentava di divincolarsi.
Immediato e risolutivo l’intervento dei due che hanno estratto l’uomo riportandolo sulla terra ferma.“Non ho fatto niente, ho dato solo una mano” asserisce Francesco, a voler dire che ha fatto quel poco che poteva. In realtà ha fatto molto e forse è solo grazie a lui che si è evitato il peggio.
Ma lui, schivo e serafico, rifugge ad ogni complimento e arrossisce ripetendo solo “Sì, ma ho preso na bella paura!”.
"Generale" è l'operazione illustrata questa mattina dal Procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio, dal Questore Antonio Pignataro e dal Commissario Capo della Squadra Mobile Maria Raffaella Abbate. Le indagini sono state avviate dalla Questura di Macerata successivamente alla morte per overdose di Tamara Giorgetti, avvenuta nel luglio 2018, a Macerata. La giovane era stata trovata senza vita all'interno della propria abitazione in via Illuminati. Da quel momento, è iniziata la fitta attività di indagini indirizzata a dare un volto e un nome allo spacciatore che aveva venduto la dose alla 28enne.
"Sono stati raggiunti da misura di custodia cautelare tre soggetti - ha spiegato il Procuratore Giorgio -. La povera Tamara era deceduta in seguito a un mix di eroina e cocaina e, la fitta attività investigativa della Questura, ha permesso di individuare molte persone consumatrici di sostanze stupefacenti e, partendo da queste, si è risaliti agli spacciatori. Nell'indagine ha collaborato anche una ragazza, deceduta poco dopo aver rilasciato le proprie dichiarazioni, per cause non inerenti gli stupefacenti."
"È stata individuata, in base alle testimonianze dei consumatori, una fitta presenza di cittadini nigeriani che hanno connotato la loro presenza a Macerata e provincia con l'attività di spaccio - ha proseguito il Procuratore -. Un'attività svolta comunque, sul territorio provinciale, da soggetti extracomunitari, comunitari e italiani." A questo proposito, il Procuratore Giorgio ha commentato che si "parla a sproposito di mafia nigeriana in quanto il mercato esiste perché c'è domanda."
Ehiedu Cosmas, classe 1997, è il primo soggetto fermato dalle forze dell'ordine. Già noto alle autorità, "il cittadino nigeriano è stato fermato in Germania, in virtù del mandato di arresto europeo - ha spiegato Giorgio -. L'arrestato è ora rinchiuso nel Carcere di Rebibbia a Roma. Il secondo soggetto fermato è Eremeuno Aaron, di 23 anni, di cittadinanza nigeriana: per procedere all'arresto di quest'ultimo soggetto è necessario il nullaosta della magistratura tedesca. Si tratta di uno spacciatore professionista che, secondo le risultanze investigative, è lo stesso soggetto che ha ceduto la sostanza stupefacente a Tamara Giorgetti"
"Questa operazione tangile dimostra che lo Stato ha vinto sulla criminalità, soprattutto grazie al merito del Procuratore Giovanni Giorgio" il plauso del Questore Pignataro. Complimenti che sono arrivati anche dal Prefetto di Macerata, presente durante la conferenza stampa, Iolanda Rolli.
"L'indagine, iniziata a seguito della morte per overdose di Tamara Giorgetti - ha spiegato la Dottoressa Abbate -, ha permesso di individuare tre soggetti che avevano venduto la sostanza stupefacente sul territorio provinciale, per un totale di 700 cessioni. Ieri la Polizia è intervenuta presso l'abitazione di Safhi Abdel Monumain, 47enne di origine marocchina, residente presso il River Village di Recanati. L'uomo, alla vista degli uomini in divisa, ha opposto resistenza, aiutandosi anche con il suo rottweiler. I poliziotti sono riusciti a fare ingresso nell'abitazione, provvista anche di una barra metallica e di un sistema meccanico che bloccava l'apertura della porta alla base, e si sono subito diretti nel bagno. Con l'aiuto di un guanto, gli operatori sono riusciti a rinvenire 8 dosi di cocacina confezionate e un bilancino di precisione, occultati poco prima nello scarico del bagno. La Polizia ha sequestrato anche 9.750 euro, provento dell'attività di spaccio, dato che l'uomo non ha saputo giustificare la provenienza del denaro."
L’indagine vede coinvolte anche altre due persone che, al momento, sono ricercate.
Terribile volo sul fiume Potenza per una Fiat Punto grigia all'altezza di Passo di Treia, intorno alle ore 10:30 di questa mattina. L'autovettura è finita fuori dalla carreggiata lungo il cavalcavia d'ingresso che porta alla frazione per ragioni in corso d'accertamento. Da una prima ricostruzione dei fatti la vettura sarebbe stata coinvolta in un frontale con un camion.
All'interno della vettura erano presenti una donna di 82 anni e un uomo di 84 anni, entrambi trasportati in eliambulanza all'Ospedale Torrette di Ancona. Allertate ben due eliambulanze.
Per estrarre i conducenti dall'abitacolo è intervenuto il Corpo Fluviale dei Vigili del Fuoco. Sul posto oltre ai sanitari dei 118, anche i carabinieri di Treia per chiarire l'esatta dinamica dell'incidente.
Le dichiarazioni di Francesco Di Gennaro, uno dei primi che ha prestato soccorso alla coppia di anziani: "Non solo l'ho visti, l'ho pure rcacciati"
(Foto Giammario Scodanibbio)
Negli ultimi tempi è stata segnalata in diverse scuole della zona, da Porto Potenza a Porto Sant'Elpidio - al momento dell'ingresso degli alunni - la presenza di persone che vendono piccoli oggetti, giocattolini, definiti da una mamma: "regalini che si trovano sui giornalini dei bambini di vecchia edizione".
In molti si lamentano di queste presenze e chiedono a chi di dovere di effettuare delle verifiche. Questa mattina, davanti alla scuola di Santa Maria Apparente, è intervenuta una vigilessa per un controllo ma l'esito non è stato dei migliori.
Come racconta una mamma che ha assistito alla scena, l'uomo che aveva allestito un piccolo bazar "ha chiamato i suoi compari e poco dopo erano tre energumeni contro una donna. Non hanno voluto fornire documenti e l'hanno accerchiata e costretta quasi a spintoni a indietreggiare e sono scappati".
Nonostante abbiano fatto perdere in fretta e furia le proprie tracce, qualcuno ha annotato il numero di targa della loro auto che è stato prontamente segnalato a carabinieri e guardia di finanza.
È stato estradato pochi giorni fa il cittadino nigeriano tratto in arresto in Germania, a gennaio scorso, poiché colpito da Ordinanza Custodia Cautelare in Carcere, per spaccio di stupefacenti, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Macerata a seguito di indagini coordinate dal locale Procuratore della Repubblica, Giovanni Giorgio e condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo di Macerata.
A carico del latitante, una volta localizzato in un paesino della Germania, il 20 dicembre scorso veniva emesso competente G.I.P. del Tribunale di Macerata il Mandato di Arresto Europeo, che permetteva alla polizia tedesca di trarlo in arresto il 15 gennaio scorso.
Successivamente, la competente Autorità Giudiziaria tedesca ha autorizzato la consegna del catturando nigeriano allo Stato italiano, accogliendo la richiesta di estradizione formulata con il citato mandato d’arresto europeo emesso dall’Autorità Giudiziaria Maceratese.
Così il 27 marzo scorso, il 23enne nigeriano è stato scortato fino allo scalo aereo di Roma Fiumicino (proveniente da Monaco di Baviera) e poi tradotto e consegnato al personale della Casa Circondariale di Rebibbia, ove gli veniva notificato l’originario provvedimento di custodia cautelare in carcere, a seguito del quale si era reso latitante in Germania.
Inoltre, il connazionale 19enne, coindagato e colpito dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, che si era reso anch’egli inizialmente irreperibile, è stato recentemente individuato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che gli notificavano il provvedimento presso il nuovo domicilio reggino.
Le indagini condotte dal Reparto Operativo di Macerata erano scaturite a seguito di una richiesta di aiuto da parte di una mamma disperata di un figlio tossicodipendente con cui chiedeva di rintracciare al più presto il “venditore di morte” .(Leggi qui per saperne di più).
In uno scritto indirizzato ai carabinieri, la donna aveva segnalato soltanto un numero di telefono, che ricorreva con frequenza sul cellulare del figlio. Le successive indagini degli investigatori del Reparto Operativo di Macerata, sotto le direttive del Procuratore della Repubblica Dott. Giovanni Giorgio, permettevano di individuare l’indagato principale dello spaccio di eroina (localizzato poi in Germania), il quale si serviva di altri connazionali per la gestione dello spaccio che, con abilità, nascondevano le dosi – anche in bocca – prima di consegnarle ai tantissimi clienti.
La rete di spaccio acclarata nella piazza di Macerata, complessivamente, ha compreso oltre 1.150 operazioni di spaccio nel periodo compreso tra l’estate 2017 e la prima metà del mese di maggio 2018, per un totale di circa 600 grammi di eroina e 400 grammi di marijuana e per un ricavato di quasi 40.000 euro.
Le dosi di eroina (generalmente di mezzo grammo) venivano cedute al prezzo variabile di 25/40 euro, mentre la marijuana tra i 7 e 15 euro al grammo.
Innocent Oseghale rompe il silenzio. Al termine della sesta udienza del processo per l'omicidio di Pamela Mastropietro, l'imputato ha letto una lettera come dichiarazione spontanea in inglese, tradotta dell'interprete.
"Ho già detto in precedenza cosa è successo riguardo alla morte di Pamela quando ho parlato con i suoi familiari - ha esordito l'imputato -. Era il 30 gennaio del 2018 e un mio amico mi aveva chiamato e mi aveva chiesto di recarmi ai Giardini Diaz perché aveva bisogno di marijuana. Mentre aspettavo seduto su una panchina si è avvicinata a me una ragazza che mi ha chiesto un accendino e mi ha offerto una sigaretta che poi ho accesa. Lei mi chiese se avevo della roba e Io le dissi che avevo marijuana, ma a lei interessava l'eroina."
"Poi si è avvicinato il mio amico, gli ho dato la marijuana e Pamela mi ha implorato di aiutarla nella ricerca dell'eroina e mi ha seguito - ha continuato Oseghale-. Lei mi implorò di aiutarla e mi offrì una prestazione sessuale in cambio di un aiuto nel reperimento dell'eroina. Poi siamo andati a Fontescodella, dove abbiamo consumato un rapporto sessuale senza protezione. Dopo ciò, io mi sono adoperato per il reperimento dell'eroina. Ho chiamano Awelima che mi ha suggerito di sentirei Desmond. Ho chiamato allora quest'ultimo che mi disse che era all'Eurobet in via Roma e di andare li. Desmond mi disse che ci potevamo trovare in via del Velini, a metà strada, e io e Pamela ci siamo recati lì per avere la sostanza. Ci siamo incontrati, Desmond ha dato l'eroina a Pamela e lei ha dato trenta euro a Desmond. Poi Pamela mi chiese di poter venire con me”.
"Demsond si fermò al negozio di articoli africani mentre eravamo tutti insieme, poi io e Pamela abbiamo proseguito insieme verso la mia abitazione. Mentre stavamo andando a casa ci siamo fermati al supermercato e abbiamo acquistato latte e briosche, perché non avevo nulla per la colazione del giorno dopo - ha proseguito il suo racconto l'imputato -. Lei mi disse che voleva preparare qualcosa da mangiare e quindi abbiamo acquistato anche della pasta che lei avrebbe preparato uno volta a casa. Poi mentre andavamo verso casa lei mi chiese se avevo una siringa e io le dissi di no. Passando davanti alla farmacia, Pamela è entrata ad acquistarla mentre io l'aspettavo fuori. Uscita dalla farmacia ho visto che Pamela ha salutato qualcuno che era in un'automobile parcheggiata lì davanti" - a questo punto del racconto la madre di Pamela è uscita dall'aula, senza poi farvi rientro.
"Dopo un po' Antony mi disse di andare ai Giardini Diaz e io risposi di no perché ero con una ragazza. A quel punto io e Pamela siamo andati a casa e, una volta dentro, lei si accorse di una foto in cui era ritratta la mia famiglia e fu felice di sapere che ero papà - ha continuato l'imputato -. Entrati nell’appartamento io ho preparato del latte e lei ha appoggiato la valigia in cucina e poi mi chiese dove era il bagno. Una volta uscita dal bagno,Pamela mi domandò se avevo un cucchiaio e io risposi di sì: a quel punto si sedette su una sedia della cucina e iniziò a preparare l'eroina. Io avevo già preparato il latte e lei mi disse che l'avrebbe preso più tardi. Dopo aver assunto eroina mi disse che aveva necessità di rilassarsi e di dormire allora le chiesi perché si stava comportando così dato che, in un primo momento, mi aveva detto che avrebbe preparato della pasta. Lei rispose che prima voleva rilassarsi e poi avrebbe cucinato la pasta. Pamela è quindi andata nella camera da letto che io condividevo con la mia famiglia, ma io non volevo dormisse lì, quindi l'ho portata nella camera degli ospiti. A quel punto ho preso il portatile e ho messo della musica come lei mi aveva chiesto. Mentre stavo cercando di mettere la musica, ho sentito un tonfo e sono andato a vedere cosa era successo. Lei era a terra e le fuoriusciva qualcosa dalla bocca. A quel punto l'ho presa in braccio e l'ho messa nel letto."
"Poi ho chiamato Antony per raccontargli la vicenda e chiedergli come comportarmi. Lui mi suggerì di cospargerla con acqua per vedere se si poteva riprendere. Io seguii il consiglio e Pamela aveva ripreso a respirare - ha continuato -. Poco dopo ho ricevuto una chiamata da un mio amico che mi chiedeva della marijuana e, dato che lei sembrava stare meglio, sono uscito per consegnare l'erba al mio amico. Una volta tornato a casa ho visto che la ragazza non si muoveva più ed era gelida. Allora chiamai Antony per raccontargli l'accaduto e gli ho detto che la ragazza non respirava più. Lui mi disse che non ne potevamo parlare per telefono e mi disse di vederci all'Eurobet e così facemmo."
"Una volta che ci siamo incontrati gli raccontai che Pamela non respirava, che era fredda e che avevo capito di essere in un mare di guai - ha continuato Oseghale -. Antony mi disse che non poteva aiutarmi e che doveva andare dalla sua famiglia. Mi disse di provare ancora con l'acqua o di chiamare un'ambulanza. A quel punto ho iniziato a spaventarmi seriamente perché non riuscivo a svegliarla in alcun modo. Ho pensato allora di uscire, di andare nel negozio cinese e acquistare una valigia, ma lei non ci entrava. Nel frattempo la mia compagna mi chiamava continuamente e io ho iniziato ad agitarmi. Dato che il corpo di Pamela non entrava in valigia, ho pensato di farlo a pezzi e sono andato in cucina per cercare qualcosa."
"Io non avevo un'auto e l'unico modo per portarlo fuori dalla mia abitazione era di procedere al depezzamento - ha raccontato nei particolari Oseghale -. Mentre stavo facendo questo il corpo iniziava ad emanare un cattivo odore. Allora ho chiamato un tassista che conoscevo e gli ho detto di aspettarmi davanti all'abitazione in via Spalato. Prima dell'arrivo del tassista, dato che il pavimento era sporco, l’ho lavato con un sapone che avevo in casa. A quel punto ho messo il corpo di Pamela in due valigie e mentre le portavo fuori casa usciva il sangue. Il tassista mi chiese dove volevo andare e io gli dissi a Sforzacosta. Nel frattempo la mia compagna continuava a chiamarmi ripetutamente e io gli risposi che ci saremmo sentiti più tardi perché avevo da fare. Mentre mi sono distratto al telefono con la mia compagna il tassista era arrivato oltre, quasi a Pollenza, allora gli dissi di fermarsi al primo posto in cui poteva. Uscii dalla macchina, appoggiai le valigie e il tassista mi riportò a Macerata facendomi scendere davanti al bar Nino. Ho pagato il tassista con venti euro e mi sono diretto a casa a piedi mentre il mio telefono continuava a squillare. La mia compagna mi chiese cosa stavo facendo dato che ero così impossibilitato a rispondere e a quel punto le mandai un video per farle vedere che stavo camminando verso casa."
"Abbiamo poi fatto un'altra videochiamata e lei mi diceva che ero in compagnia di una prostituta, ma io gli dissi che ero impegnato nella mia attività di vendita della marijuana - ha continuato l'imputato -. Una volta arrivato a casa ho messo nella lavatrice le lenzuola nel letto dove Pamela era stata e dopo averle lavate le ho stese nel corridoio. Poi la mia compagna mi ha chiamato di nuovo perché non era convinta dei chiarimenti che le avevo dato e io la tranquillizzai dicendole che l’indomani sarei andato da lei."
"Davanti ai famigliari della vittima voglio dire che io non ho ucciso Pamela. Lei è morta a casa mia, ma io non l'ho uccisa: ci tengo a dirlo ai suoi familiari. Voglio pagare per il crimine che ho commesso ma non per ciò che non ho fatto. Questo è quanto ho da dire in merito" ha concluso Oseghale.
I militari dell'arma dei carabinieri di Porto Recanati, in collaborazione con quelli di Jesi, hanno denunciato un cittadino albanese di 23 anni residente ad Ancona, per i reati di rapina e lesioni personali.
Al termine di investigazioni, supportate anche dall'ausilio di positiva individuazione fotografica, i militari hanno potuto acclarare che il soggetto, alle 3.00 circa del 9 febbraio scorso presso una discoteca di Jesi, al culmine di una discussione con la vittima, ha accoltellato quest'ultima alla coscia destra, impossessandosi poi del suo telefono cellulare. La vittima, un cittadino di Porto Recanati, ha riportato lesioni guaribili in 10 giorni. L'uomo ha poi sporto denuncia ai carabinieri di Porto Recanati che al termine delle indagini hanno poi denunciato il 23enne albanese.
Una delusione d'amore tanto forte da tentare il suicidio. Una ragazza di 28 anni è arrivata al punto di pensare di togliersi la vita ingerendo una quantità smodata di antidepressivi mischiati ad alcol: un mix che si sarebbe potuto rivelare letale se non fosse stato per il tempestivo intervento dei sanitari del 118.
Dopo le prime cure la ragazza è stata trasportata al pronto soccorso di Civitanova, da dove - ancora prima di essere visitata - si è allontanta per fare rientro nell'abitazione dove vive la sorella.
Intorno alle ore 23:00 della scorsa notte (2 aprile, ndr), i carabinieri hanno multato un trentenne per una cifra complessiva di ventisei euro, dopo averlo sorpreso a passeggiare nel tratto di superstrada tra Montecosaro e Morrovalle.
Nella stessa notte, sempre a Morrovalle, è stato denunciato un trentenne - residente a Montecosaro - perchè risultato essere in possesso di un coltetto di genere proibito dopo perquisizione personale e della propria autovettura: una Mini Cooper.
Dopo la deposizione della Dottoressa Melai (clicca qui per leggerla), i consulenti della Procura e della parte civile Mastropietro, rispettivamente Rino Froldi (tossicologo florense, ndr) e Carmelo Furnari (tossicologo florense, ndr), hanno avuto un confronto con la consulente della difesa.
"Se io avessi fatto un'indagine mirata, come suggerito dalla Dottoressa Melai, la quantità di sangue rinvenuta sui resti di Pamela sarebbe stata inidonea a dare una risposta certa - la risposta del Dottor Froldi -. Inoltre la gascromatografia non sarebbe stata possibile in una quantità come quella che è stata ritrovata: avrei rischiato di non ottenere nulla."
"La letteratura manualistica, che si basa sul dato scientifico consolidato, ci dice che con le analisi dell'umor vitreo è possibile risalire alle quantità delle sostanze che si trovano nel sangue - ha spiegato Froldi -. Questi sono dati che assolutamente acquisiti, non si può dire che non seguono la letteratura."
"La letteratura è inoltre concorde su come, in caso di depezzamento di cadavere, l'umor vitreo sia l'unico dato utilizzabile - ha aggiunto Furnari - e la concentrazione trovata è tanto bassa tanto da escludere l'overdose."
"La candeggina - come affermato dalla dottoressa Melai - non può aver agito sull'encefalo, che è stato rinvenuto nella scatola cranica, ovvero nella sua posizione naturale - ha concluso Furnari -. Io perciò ritengo impossibile che la candeggina possa aver influito sulla scatola cranica e quindi sull'umor vitreo."
Nella tarda serata di ieri (2 marzo, ndr), gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Civitanova Marche hanno tratto in arresto un pericoloso pregiudicato, ricercato sul territorio nazionale.
L'uomo, 42 anni e residente nell'entroterra maceratese, si era reso irreperibile nonostante dovesse scontare un anno di custodia presso una struttura detentiva. La misura restrittiva era stata emessa alcune settimane fa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata – Ufficio Esecuzioni Penali, a seguito di un’Ordinanza dell’Ufficio di Sorveglianza di Macerata.
Il quarantaduenne, nella tarda serata di ieri (2 marzo, ndr), si era recato autonomamente presso il pronto Soccorso di Civitanova Marche dove aveva iniziato a creare problemi sia ai pazienti in attesa, sia al personale sanitario che non - riuscendo a calmarlo - hanno immediatamento provveduto ad avvisare il 113.
Gli agenti della “Volante” del Commissariato di Civitanova, diretto dal Commissario Capo Lorenzo Sabatucci, hanno normalizzato la situazione e condotto l'uomo in Commissariato. Nella mattinata odierna, l’uomo è stato condotto in carcere così come disposto dall’Autorità Giudiziaria.