
di Paola Pauri Instagram: @pauripaola2019

"Koi no yokan: il presagio d'amore"
"Koi no yokan" è una frase giapponese che con tre semplici parole riesce ad esprimere una sfumatura dell'anima. È quella intuizione del tutto illogica che sa di destino e che ci attraversa come un presagio, quando ci troviamo di fronte ad una situazione, ad una scelta o ad una persona per la prima volta. In amore è il momento esatto in cui, incrociando lo sguardo di uno sconosciuto, avvertiamo un legame profondo. Prende così forma una connessione alchemica, in cui il nostro cuore, con una sorta consapevolezza silenziosa, riconosce ciò che dovrà accadere. Prende vita una promessa d'amore che non ha fretta, è un sentire superiore che si affida al destino. Si assiste al nascere di un legame emotivo che potrebbe ricordare un colpo di fulmine. Seppure sembrino eventi simili, in realtà il loro sviluppo segue strade molto diverse. Il Colpo di fulmine è una scintilla che si accende come un lampo improvviso, è un desiderio immediato ed illogico di conoscere una persona fino a quel momento estranea. È un'esperienza che, a volte, confonde fino ad idealizzare l'altro, rendendolo protagonista di un sogno che abbiamo costruito senza ben considerare la realtà. Il "koi no yokan" è invece un'intuizione che nasce con voce leggera dentro di noi e che matura con il tempo. È una sorta di conoscenza innata che non ha urgenza di esprimersi, fiduciosa in un senso di inevitabilità. Si vive con forza calma la consapevolezza di un amore che ancora non esistente ma che sappiamo nascerà ed evolverà. Il colpo di fulmine è una questione di chimica, è simile ad una reazione immediata che può essere spiegata anche da fattori biologici ed ormonali; il koi no yokan è invece una connessione più profonda e misteriosa che implica la trasformazione di un incontro in qualcosa di prezioso. Come gli alberi spogli d’inverno accettano il vento gelido fiduciosi che la primavera arriverà portando con se la vita, i fiori ed i frutti, così un incontro tra anime non teme né il passare del tempo, né le distanza né situazioni momentaneamente avverse. I due cuori pazienti sanno che la fioritura arriverà; è un'alchimia tra due essenze che non si consuma velocemente ma che si concede il tempo per conoscersi ed evolvere insieme. Come è possibile, in un mondo in cui la razionalità spesso domina, applicare questa sorta di sensazione sottile che si prova davanti ad una situazione che ci suggerisce che sta per accadere qualcosa di significativo, come se fosse già tutto scritto nel nostro destino? Considero importante affidarsi al proprio intuito, lasciare che gli eventi seguano il loro corso, senza forzare situazioni, accogliendo invece quei momenti che sentiamo giusti. Penso sia essenziale vivere senza troppe aspettative rigide, per abbracciare l’incertezza, consapevoli che alcune esperienze possano avere un significato non subito evidente.

"L'ultimo giro di giostra: un viaggio inaspettato"
Sono in viaggio, un viaggio inaspettato, quelle cose che ti accadono, e ti chiedi: "Perché?". È come quando cammini tranquillamente per i fatti tuoi e all’improvviso ti arriva quel sassolino dispettoso, che decide di fare quel salto in alto da primato proprio dentro la tua scarpa, e ti chiedi: "E ora, che bisogno c’era?!". La mia morte è arrivata così! Avrei voluto tanto proseguire questa passeggiata, ma era già scritto in questo modo. Succede e basta! Mentre prepari la valigia dei ricordi, tra esperienze belle e brutte, all’improvviso vedi il tuo film, dove stavolta sei la protagonista assoluta con un gran finale! Ripercorri la tua esistenza che, di colpo, appare come un lampo senza tempo, un momento sfumato in pochi secondi. Ora la pesantezza delle preoccupazioni quotidiane diventa ridicola; ormai da spettatore osservi dall’alto un palcoscenico tutto sommato popolato da pochi attori, ciascuno con il suo ruolo ben preconfezionato che inconsapevolmente recita, seguendo attentamente una sceneggiatura già scritta. Tu sai che io non ho mai seguito quel copione, ero una strana, perché fuori da quegli schemi, libera ed impulsiva. Sentivo con il cuore prima che con la mente e questo mi ha portato spesso a battaglie inutili. Ma allora ignoravo di far parte di questo grande spettacolo. Ah se avessi saputo prima di questo scherzetto, quanto avrei vissuto diversamente. Avrei sostituito un sorriso ad ogni lamento, mantenendo integra quella gioia fanciullesca che in qualche modo mi apparteneva. Avrei viaggiato e conosciuto persone, invece di chiudermi in un guscio protettivo, per paura di vivere la vita fino in fondo. Ho preso troppo sul serio questo gioco chiamato vita. Sono salita sulle montagne russe non sapendo di essere alle giostre! Ho dato valore a cose, persone e situazioni che non lo meritavano, perdendo di vista me stessa e coloro che più amavo. Solo alla fine ho imparato quanto fosse importante lasciare andare, affidarsi all’Universo con fiducia, senza il bisogno di tenere tutto sotto controllo. Nel tentativo di controllare il mondo, ho dimenticato la mia voce, che mi implorava di amarmi. Cercavo fuori le conferme d’amore senza comprendere che ero io l’amore in tutte le sue forme. Ormai per me è inesorabilmente tardi e non c’è più un secondo appello! Che la mia esperienza ti insegni a cogliere la vera essenza della vita, ad assaporare il tempo presente, ad alleggerirti dai pensieri inutili per lasciare spazio alla gioia e all’amore. Impara a conoscerti bene ed esprimi liberamente chi sei.

Giuseppe Cruciani, l'uomo dietro il personaggio (FOTO)
Giuseppe Cruciani arriva all’appuntamento con il suo cappello a falda larga, occhi vivaci nascosti dietro grandi occhiali ed un sorriso gentile, a tratti sornione. Cominciamo con un ricordo della sua infanzia, del giorno in cui da bambino, girando continuamente “come una trottola” intorno al tavolo del salone della casa dei nonni, prende un colpo in testa con cinque punti di sutura. E da qui, ridendo, mi dice: “Magari è proprio questa botta il momento in cui la mia testa ha preso questa direzione!”. Con tono serio, mi racconta di aver avuto un legame profondo con la nonna paterna, con la quale ha vissuto gran parte della sua infanzia a Roma. Fin da piccolino ha la passione per il calcio, parlando dei suoi giochi preferiti, con un sorriso furbo mi racconta di una sorta di nascondino al buio che faceva con i suoi compagni adolescenti per aver un minimo di contatto fisico con le prime ragazze. Cresce, studia discipline classiche,una laurea in Scienze Politiche ed i primi articoli come giornalista. Quando gli chiedo se ci sia stata una figura che lo abbia ispirato nella vita, mi racconta del suo incontro con Pannella in Radio Radicale: l’uomo che lo ha introdotto al sigaro e che gli ha svelato una nuova visione dell’idea di libertà. Sull’argomento sogni da realizzare, sostiene di non aver mai avuto obiettivi specifici da perseguire, come diventare un conduttore radiofonico o una persona popolare. “Non ho mai pianificato nulla, ho vissuto in modo spontaneo, ho lasciato fluire, permettendo che le esperienze venissero a me, così la vita ha preso il suo corso naturale. Sono curioso, mi piace informarmi, parlare in pubblico su ciò che accade nel mondo e condividere i mie pensieri. Amo il confronto ed il dibattito, sono appassionato di democrazia e sento forte il valore della libertà in tutte le sue espressioni”. Parlando del suo talento nel comunicare con il pubblico, si accende in lui una luce e manifesta con entusiasmo la notevole importanza che attribuisce all’uso della parola. Proclama la totale libertà di espressione, sostenendo che l’ imposizione di determinati termini a scapito di altri, rappresenti una forma insidiosa di condizionamento psicologico. È un uomo creativo, sempre alla ricerca di nuovi format radiofonici in cui possa esprimere pienamente la propria identità. Nella sua trasmissione in Radio è fiero di aver creato qualcosa di originale ed unico; ha sviluppato il valore dell’accoglienza, dando la possibilità a persone diverse tra loro di esprimere la propria voce. In questo modo ha contribuito a restituire una fotografia autentica dell’Italia nelle sue mille sfumature. Nel corso della conversazione mi rendo conto di dialogare con una persona empatica, affascinato dall’esplorazione dell’animo umano, dotato della capacità di entrare in connessione con le persone. Il suo atteggiamento apparentemente cinico è per lui necessario per avviare un confronto reale e genuino con gli altri. Sostiene di non aver paura del declino del successo, perché sa che nella vita ogni cosa è naturalmente ciclica, inizia e finisce. Cerca di conservare più a lungo possibile questo momento favorevole, vivendo con passione e presenza il suo presente. La critica non lo spaventa, anzi il il contesto ostile lo stimola. Accoglie volentieri la critica costruttiva, credendo nell’onestà intellettuale di chi si confronta con lui. Deve invece fare spesso i conti con il suo critico interiore, che con il tempo sta imparando a gestire. Alla domanda cos’è per lui la felicità, scopro un Cruciani quasi romantico nel descrivere il suo luogo dell’anima in un paesaggio estivo di montagna al tramonto, mentre fuma il suo sigaro. Nel momento dei saluti percepisco di aver appena conosciuto una persona autentica e congruente tra il suo modo di essere ed il suo personaggio. Un uomo che ha trovato il suo più profondo significato di libertà nel non nascondersi e nella trasparenza dei propri pensieri.

Fiducia, quell'affidarsi che ci rende leggeri nel cuore e liberi nel cammino
Fiducia è il punto di resa totale, quando abbandoni le resistenze, la paura di vivere e compi un atto di coraggio, dettato dal cuore. Cominci, così, ad accogliere ogni esperienza, felice o dolorosa, come parte necessaria e giusta del tuo cammino evolutivo. In questo lasciare fluire c’è fiducia nel presente, essa dissolve le incertezze vincolanti, insegnandoci ad essere pronti al cambiamento e ad aprirci alle infinite possibilità che la vita ci offre. Ci dona le risorse necessarie per affrontare quelle trasformazioni che ci faranno crescere. Fiducia, dal latino "fidere" significa avere fede e in questo affidarsi ci rende leggeri, ci porta a riconoscere negli altri parti di noi stessi e a cogliere in loro ciò che di bello e prezioso possono donarci. Fiducia in se stessi vuol dire ascoltarsi senza paura del vuoto, liberi da ogni attaccamento, senza temere la solitudine; è lasciare andare i pregiudizi inculcati dall’educazione familiare che ci impongono di seguire modelli rassicuranti di coppia, famiglia e lavoro. Avere confidenza con noi stessi significa ascoltare la nostra vocazione, il nostro sentire per non emulare una vita che non ci appartiene. Abbiamo bisogno di un tempo di qualità per entrare in contatto con il nostro nucleo più profondo, che ci guidi lungo l’esistenza. È fondamentale prestare attenzione all’intelligenza del cuore per non perderci nella frenesia e nello stress che alimentano insicurezza e senso di precarietà. L'esatto opposto della fiducia è la paura che spesso ci blocca, ci spinge ad erigere confini e ad evitare il confronto. Connettersi con le proprie paure, accettarle e affidarsi a qualcosa di più grande di noi, ci permette di essere presenti nel qui ed ora, consapevoli che ogni esperienza sarà una benedizione per la nostra crescita. Far scorrere la vita ci consente di guardare serenamente sia la realtà interiore che quella esteriore, di lasciare andare il controllo, le maschere, i giochi di potere, i conflitti e l’attaccamento. Sostituire l’Essere al Fare significa allontanarsi dai modelli di comportamento imposti, puntando alla realizzazione autentica della nostra esistenza in un viaggio di profonda conoscenza interiore.

La stanza dei sogni: il luogo dell’anima del nostro bambino interiore
Un tiepido pomeriggio d’estate in un giardino vicino al mare, la casa dei nonni, una bambina cammina curiosa accanto ad un’aiuola che costeggia il sentiero di sassolini che collega il cancello alla porta dell’ingresso. Ogni fiore celebra un colore e racconta storie di sogni che suo nonno ha seminato con mani pazienti. Lei avanza attratta dal profumo che l’avvolge, sente nell’aria un anelito di spensieratezza e di promesse. Sta per abbracciare i suoi nonni e varcherà la soglia della casa che per lei è un tempio sacro di ricordi e segreti, dove ogni stanza, seppur familiare, nasconde il fascino di ciò che resta da scoprire. Arriva alla grande cucina, il cuore pulsante dell’abitazione. Il luogo di emozioni espresse e taciute, di pensieri condivisi, di dolori, delusioni, aspettative tradite e gioie. Tutto intorno ad un tavolo, testimone silente di storie vissute. Nel passato che si intreccia al presente lei si muove con naturalezza, sente di far parte di questo mondo. C’è un richiamo antico che la spinge a salire i due scalini che separano il quotidiano dalla sala dei pranzi delle feste. In mezzo una scala, che come per magia la guida verso l’alto, al piano di sopra, dove l’attende la sua stanza preferita. La porta è semi aperta, le persiane socchiuse, nella penombra si intravede il pulviscolo che prende forma dalla luce dei pallidi raggi di un tramonto estivo. Nell’aria l’odore inconfondibile di carta ingiallita, rilegata in vecchi libri disposti ordinati uno dietro l’altro, pronti a raccontare storie di amori, di avventure e di misteri. Quelle mura l’attraggono e come in un incantesimo la guidano nel regno della fantasia dove illimitati mondi si dischiudono ed insieme a loro la possibilità di vivere infinite vite. La bambina trova qui la sua quiete, circondata dai libri, in ognuno una promessa di emozioni, sogni e progetti. Un rifugio di parole ed immaginazione in cui poter volare con cuore leggero e curioso. Tornare indietro con la memoria alla stanza dei sogni della nostra infanzia, ci permette di riavvicinarci al luogo dell’anima del nostro bambino interiore. Qui possiamo ricontattare le nostre passioni più vere e comprendere gli interessi che ci appartengono nel profondo, che rappresentano la nostra essenza più autentica. Da bambini siamo stati magici, perchè connessi con la nostra parte più integra e non ancora contaminata dal mondo esterno. Allora, avevamo la purezza originaria dell’anima, l’unica in grado di svelarci le nostre attitudini e talenti. Provare a ricordare il modo in cui giocavamo da bambini ci potrebbe aiutare a comprendere molto di noi e dei nostri desideri, a volte, ancora inespressi.

"Il cuore sogna, la mente realizza"
"Il cuore il tuo comandante, la mente la tua arma più potente". Cuore e Mente possono essere complici e lavorare in armonia? Sono due mondi che coesistono dentro di noi, ognuno rivendica il primato sull’altro, creando, a volte, veri e propri conflitti. La confusione si insinua nei nostri pensieri, ci destabilizza, facendoci perdere di vista il vero cammino della nostra anima. Nella diatriba per la supremazia, il Cuore è il Re assoluto, è la forza motrice che guida la nostra esistenza. Quando iniziamo ad ascoltarci con il cuore abbiamo la possibilità di entrare in contatto con l’anima che ci indica la strada da seguire per la nostra realizzazione. In questo modo permettiamo alla vita di fluire, per arrivare a ciò a cui siamo destinati. Se priviamo il cuore del suo reale valore, rischiamo di seppellire le nostre emozioni più profonde e vere. Così, per paura di uscire dalla nostra comfort zone, garante di una quiete apparente, ci accontentiamo di una finta felicità. Accettiamo il compromesso, per non vedere una realtà che non ci piace o per timore di deludere le aspettative altrui. Quando è il cuore ad orientarci, ci lasciamo attraversare dalle emozioni, provando una nuova energia che vibra in ogni nostra azione. Esso ci mostra i nostri desideri più veri, le nostre passioni e ciò che ci motiva e ci stimola ogni giorno. Se il cuore ci fa luce sui nostri sogni, la mente ci aiuta a realizzarli. Quest’ultima ci permette di valutare con intelligenza le azioni necessarie per percorrere la strada che il cuore, come una bussola, ci ha indicato. La mente è preziosa perché ci invita a quella riflessione che ci dà la possibilità di trasformare un’intuizione o una passione in scelte di successo. Il cuore è la fonte d’ispirazione per i nostri desideri, mentre la mente ci offre gli strumenti necessari al loro raggiungimento. Hanno bisogno l’uno dell’altro, una mente senza cuore non ci permette di sentire la nostra vera essenza e di assaporare la vita nelle sue molteplici sfumature, mentre un cuore senza mente porta al caos. Sono due risorse che, se ben armonizzate, ci donano una vita piena ed intensa, consentendoci di prendere decisioni con compassione e determinazione allo stesso tempo.

"Le famiglie felici si somigliano"
"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Così recita l’incipit del romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj. In poche parole la natura della felicità e dell’infelicità umana all’interno delle dinamiche familiari. Una famiglia felice è un concetto universale, un’immagine armonica di relazioni che si esprimono in una danza silenziosa di equilibri nascosti, fonte di benessere per i suoi partecipanti. Non vi è alcuna condizione sociale che possa compromettere tale energia. Si respira un clima di rispetto reciproco, di collaborazione e di sostegno emotivo, si esce dal giudizio, l’unica cosa che conta è il benessere comune dove nessuno vuole prevalere sull’altro. Non c’è competizione, ma desiderio di condividere la vita, lasciando gli altri liberi di svilupparsi come individui autonomi, senza alcuna aspettativa. I membri si sentono parte di un tutto e non entità separate. Una tale ritratto, dove i valori condivisi vengono supportati dalla fiducia, rappresenta una condizione facilmente riconoscibile, un’ideale di felicità che si esprime in modo simile nelle persone. Diversa è invece l’infelicità familiare che ha la capacità di assumere mille volti, che rispecchiano il vissuto di ogni componente in relazione all’altro. Possono essere molteplici le cause che portano dolore in una famiglia: mancanza di un reale legame emotivo, diversità di ideali, vedute e progetti distanti, problemi economici, malattie, tradimenti, traumi irrisolti, dipendenze, ruoli invischiati, manipolazioni, lutti. Ogni famiglia vive il proprio disagio con le sue sofferenze e traumi, frutto della molteplicità dell’esperienza umana. In questo contesto il Natale arriva impietoso per fare luce su ogni persona, illuminando le proprie dinamiche familiari, belle o meno belle che siano. È il momento in cui è vietato essere infelici, così la sofferenza si scioglie per magia intorno allo stesso tavolo e di fronte ad un brindisi si assiste alle resa momentanea delle armi. La famiglia rappresenta una grande avventura per ogni essere umano dove poter mettere in scena la propria unicità per farla coesistere ed interagire più o meno felicemente con altre unicità. Una possibilità di crescita se vissuta consapevolmente, con rispetto ed amore, dove ogni dinamica richiede empatia ed intelligenza.

"L'inconscio in valigia e l'arte di viaggiare leggeri"
Quando nasciamo partiamo per un viaggio con la nostra personale valigia che, nel corso degli anni, diventa sempre più consistente, carica di esperienze gioiose e dolorose, ricca di sogni e rimpianti tutti lì stretti e compressi. Ogni cosa viene opportunatamente contenuta affinchè la valigia si possa chiudere. Camminiamo in mezzo agli altri con un bel trolley, spesso ben serrato con un codice segreto che rischiamo di dimenticare, perché noi quella valigia non l’apriamo mai! Completamente assuefatti al peso, crediamo che sia parte integrante di noi, così nel corso degli anni ci incurviamo sempre più. In questo modo ci sentiamo al sicuro. Poi accade un evento che ci costringe a fermarci per aprire la nostra valigia, in quel momento non c’è via d’uscita, dobbiamo osservare ciò che inconsapevolmente abbiamo riposto dentro nel tempo. Siamo liberi di non vedere e continuare a nascondere ciò che non ci piace oppure decidere di tirar fuori quel jeans ormai troppo stretto, strappato e consunto per ridargli nuova vita. La valigia può rappresentare il nostro Inconscio, non lo percepiamo consapevolmente, ma c’è ed ha un suo peso specifico! Secondo lo psicoanalista svizzero Carl Jung nell’essere umano coesistono due tipi di inconscio: - L’inconscio personale che contiene tutti i ricordi, pensieri, emozioni e desideri strettamente legati alla storia individuale del soggetto, troppo dolorosi o scomodi, per cui sono stati in parte o completamente scacciati dalla coscienza. - L’inconscio collettivo è invece un concetto che appartiene a tutta l’umanità a prescindere dall’esperienza del singolo. Esso include: la nostra zona ombra, cioè tutte le parti di noi che rifiutiamo perché le percepiamo come negative e coincidono spesso con le nostre fragilità; l’anima che racchiude in sé l’energia maschile e femminile che coesistono in ognuno di noi; la nostra saggezza, rappresentata da Vecchio Saggio che con l’intuito e l’esperienza ci guida; il Bambino che simboleggia l’innocenza, la trasformazione e la potenzialità. Tutte queste forze psichiche inconsce influenzano profondamente il nostro comportamento, le decisioni, le emozioni e la percezione della realtà. Entrare in contatto e comprendere queste parti di noi così complesse significa alleggerire la nostra valigia per poter viaggiare liberi da pesi.

"Attese sospese nel tempo di una fermata"
Apro gli occhi frastornata, credo di essermi addormentata per qualche istante, intorno a me movimenti concitati, un’energia colma di aspettative entra come una folata di vento a destabilizzare un’assonnata carrozza di un treno. Nella penombra della sera, quando la luce lascia il posto al buio con le sue innumerevoli possibilità, intravedo l’immagine di una donna che si sta sedendo proprio di fronte a me. Un’ansia silenziosa pervade lo spazio: il tempo di leggere qualche messaggio al cellulare ed eccola rialzarsi su come un grillo, estrae nervosamente un beauty dai meandri segreti della sua borsa e si dirige verso il bagno. Poco dopo sento riavvicinarsi il suo passo veloce, di chi non ha tempo da perdere, ed ancor prima arriva una scia di profumo, così intensa da poter inebriare tutte le undici carrozze del treno. Incuriosita osservo meglio la donna accennandole un sorriso, mi risponde quasi assente, è proiettata altrove, attenta a non sciupare il rossetto di fuoco appena ritoccato e l’intero make-up curato con l’attenzione di un pittore. Ha gli occhi brillanti di chi sta per vivere il suo Momento, quel credito con la vita a lungo atteso. Nella tensione del suo corpo longilineo avverto l’eccitazione per l’ignoto e la paura della delusione, ogni suo movimento è intriso di un’impazienza invisibile. Ha un volto magro e vissuto, di quelli che hanno affrontato diverse battaglie e che ora sono lì, presenti per rivendicare un’altra chance, forse una nuova possibilità d’amore? Chissà! Sono trascorsi appena trenta minuti, il treno rallenta, è la sua fermata! Con il cuore in tumulto si alza, afferra trepidante la borsa colma di speranze e va incontro al suo destino. Rimango affascinata da questa breve immagine in cui sento tutto il potere dell'Aspettativa. Una parola che racchiude in sé un grande significato, dal latino "expectare": aspettare. Composta a sua volta da "ex: fuori" e da "spectare: guardare". E’ un delegare fuori, all’altro la nostra felicità. Caricare un incontro di aspettative che rispecchino i nostri desideri più profondi ci può rendere fragili ed agitati, perché non abbiamo nessun controllo su ciò che è esterno a noi, portando, a volte, alla disillusione. In realtà non ti ha deluso la persona, ma ciò che tu ti aspettavi, ti delude l’immagine idealizzata che avevi costruito nella tua mente. Noi abbiamo la possibilità di liberarci da questo meccanismo Aspettativa - Delusione creato dalla mente. Ci viene richiesto di ascoltarci per entrare in contatto con i nostri desideri e quelle fragilità che vorremmo fossero compensate dall’altro in una sorta di proiezione. Accettare con coraggio e consapevolezza la nostra imperfezione ci permette di migliorarci. Comprendiamo che solo noi possiamo donarci ciò che sentiamo mancare, allora cominciamo ad amarci e a riconoscerci il nostro valore. Questo ci regala quella centratura per vivere le nostre esperienze con leggerezza e serenità, accettando ogni evento serenamente, perché ciò che accade è esattamente l’esperienza di cui abbiamo bisogno.

Favole e ricette da "impastare": presentato il libro 'Gustosissimo' a Civitanova
Il 30 novembre scorso, nella Biblioteca “Silvio Zavatti”di Civitanova Marche, si è svolta, con grande affluenza di pubblico, la presentazione del libro “Gustosissimo– Favole , ricette, emozioni da impastare”. Scritto da Claudia Brattini e Carolina D’Angelo, con le illustrazioni di Valeria Colonnella. Edito da Giaconi Editore. Un titolo che contiene in sé una promessa altamente mantenuta, perché questo scritto non è solo un ricettario, ma un’opera unica che unisce favole, sapori ed emozioni. La cucina diventa il luogo del cuore, dove poter condividere sentimenti e trasmettere tradizioni. Preparare un piatto diventa l’occasione per riunire la famiglia, per poter impastare insieme, ridere, leggere favole e trasmettere valori che dureranno per sempre; un’esperienza unica che nutre corpo e anima. Un vero e proprio viaggio culinario e fantastico accompagnato da preziose illustrazioni che evocano tale dimensione fiabesca. Alla base di questo lavoro c’è l’alchimia di tre donne marchigiane che, mescolando sapientemente gli ingredienti dei loro personali talenti, sono riuscite a creare un progetto originale e di valore. Sette favole per sette emozioni condite da ricette veramente speciali. Claudia Brattini è una farmacista esperta in nutrizione e chimica degli alimenti, giornalista e medical writer; da sempre appassionata di cucina e fondatrice di un blog dal nome Pentole e Poesie. L'autrice con questo libro invita a rimettere la cucina al centro della vita familiare, per ricreare un luogo d’incontro sicuro, il focolare dove potersi ritrovare e confrontare; sostenitrice di una sana alimentazione e della riduzione dello spreco, propone ricette che possono essere modificate di volta in volta, in base alle disponibilità del momento in frigo. Carolina D’Angelo, scrittrice per bambini e ragazzi, attraverso le sue storie aiuta con delicatezza i piccoli lettori a dare voce alle loro emozioni. La protagonista si chiama Bianca, perché il bianco racchiude in sé tutti i colori delle emozioni. Valeria Colonnella, illustratrice per l’editoria e creativa è riuscita a donare colore alle pagine, con immagini che incantano grandi e piccoli. “Gustosissimo” è anche un libro personalizzabile, perché ogni testo può diventare un’opera unica con uno spazio dedicato agli appunti in cui poter annotare i propri pensieri o le ricette che desideriamo tramandare alle generazioni future.

"I giochi dell'anima: 10 minuti al giorno per fermarsi, respirare ed ascoltare la propria voce"
È una giornata uggiosa, il cielo grigio ospita da giorni nuvole che sembrano non volersene più andare; le luci dei lampioni e dei negozi si riflettono sull’asfalto bagnato e la pioggia con il suo ritmo costante e pacato si mescola al brulichio di fondo dei passanti. Intorno a me respiro un’atmosfera malinconica, quasi struggente e affascinante allo stesso modo. Il saggio autunno è arrivato con il suo invito a riposare nel terreno caldo e accogliente della propria intimità. La quiete che mi avvolge è in contrasto con la mia eccitazione: sono emozionata, sento che sto andando ad un appuntamento importante con il mio destino. Quelle scelte inevitabili, fatte di pancia, delle quali non conosci esattamente il motivo, ma che sai dentro di te essere giuste. Decisioni che ti mostreranno nuovi orizzonti che fino a quel momento potresti non aver mai immaginato. Succede così, quando raggiungi una tale consapevolezza per cui ti senti centrato nel tuo essere, in cui non insegui nulla e nessuno e ti senti amore in tutto ciò che fai, a prescindere dalla presenza o meno di una relazione di coppia. È il momento di volare per avvicinarti ai tuoi sogni. In questo stato di pienezza acquisisci uno stato di pace, la tua anima è libera di esprimersi e di condurti verso il tuo destino. Invece trascorriamo troppo tempo a reprimerla perché scomoda. Presi dalle responsabilità e dai doveri che, a volte, ci siamo auto imposti, semplicemente perché ci avevano detto che andava fatto, reprimiamo i nostri bisogni ed i nostri slanci più veri in nome di qualcosa che nemmeno noi sappiamo bene cosa sia. Ci troviamo, ad un certo punto, a vivere come dei perfetti equilibristi in bilico. Questa vocina, può apparire dispettosa, perché ti invita a mettere in discussione quelle certezze sulle quali pensavi di poterti accomodare per il resto della tua vita. In alcuni casi, indomita, arriva a farsi strada con manie di grandezze, desiderosa di salire sul palco per ricevere i suoi applausi. Se ci mostriamo sordi ad ogni suo richiamo di attenzione, lei si vendica, lanciandoci messaggi attraverso il nostro corpo, ed ecco comparire quel prurito o un mal di testa. Nonostante ciò, spesso proseguiamo imperterriti per la nostra strada in nome di un concetto più alto e nobile: l’arte di sopportare! Esiste un modo per lasciarla esprimere ed è fermarci un attimo. Dieci minuti al giorno in cui staccare con il mondo esterno, per entrare in contatto con la nostra realtà interna, nel completo silenzio. Cominciamo così a ringraziare per le cose belle della nostra vita, partendo dalle più semplici e scontate, per spostare l’ago della bilancia dalla scarsità del lamento alla pienezza della gratitudine.

Sublimare il dolore, per imparare a lasciare andare le persone amate
Un pomeriggio autunnale, fuori piove, sto per uscire e sono in ritardo. Come al solito non ricordo dove ho lasciato le chiavi, comincio a rovistare freneticamente tra i cassetti della mia scrivania, quando in maniera inaspettata, tra scontrini ed appunti sparsi compare una vecchia foto, ormai consumata e dimenticata. Un dolore sordo mi attraversa il corpo, di colpo un gran freddo, quello che ti morde le ossa, tutto intorno si ferma, non c’è più tempo né spazio. Tu bella ed immortale che mi guardi e mi rassicuri con il tuo sorriso, ed io una bambina innamorata della sua mamma. Eravamo noi due. Ora tu non ci sei più. Quando si nasce, tra genitore e figlio si sigilla un patto d’amore indissolubile che non può concepire un taglio così netto e crudele. La morte ci appartiene tutti, nessuno è pronto, la nostra cultura non ci prepara a questa esperienza che fa parte della vita stessa. Ogni ciclo ha un inizio, uno svolgimento ed una conclusione. Noi viviamo credendo che tutto sia eterno, così tendiamo a rimandare, rimandiamo quella chiamata, quell’abbraccio, quella parola in più...ci dimentichiamo del presente, dove invece si consuma la vita vera. Poi arriva un giorno come tanti, in cui increduli ed impreparati viviamo l'esperienza del distacco. Uno strappo lacerante improvviso, di colpo tutto cambia, c’è un prima ed un dopo e tu non sarai più lo stesso. Rifiuto, rabbia, tristezza per arrivare all’accettazione; si cerca di dare un senso a questa esperienza e così impariamo a rispettare il viaggio unico che ogni anima ha intrapreso in questa vita. Apprendiamo che si può uscire dalla necessità della presenza fisica, affiniamo una sensibilità che ci porta ad un ulteriore livello percettivo, dove riusciamo a sentire la persona amata accanto a noi, e ancor più dentro di noi. Avviene un piccolo miracolo che trasforma il dolore, dandoci quel sollievo necessario per continuare nella nostra quotidianità con una nuova consapevolezza. Per assurdo, la morte ci ricorda l’essenza vera di questa esistenza, ci spoglia dell’inutile. Sublimando il dolore, impariamo a dare un colore ed una consistenza diversa alle esperienze. Cambia il valore del tempo e delle relazioni, lasciamo andare situazioni, persone e scelte che non sentiamo più affini a noi. Impariamo ad amarci, diventando genitori di noi stessi.

Sfumature oltre i confini: librarsi nell'incertezza per cogliere la magia della vita
Esistono anime che si librano leggere nel vento dell’incertezza, sapendosi barcamenare nel presente, senza pianificare. Sono quelle che amano le sfumature nelle sue innumerevoli varianti di toni, che tra loro si mescolano in una danza armoniosa di colori, fino a creare quel luogo dell’anima, dove il visibile si fonde all’invisibile ed ogni emozione sfugge alla logica dei confini. In questo fluire si respirano tutte le vibrazioni dell’Universo e ci si affida ad esso con fiducia. Nell’incertezza percepiamo la magia dell’esistenza e la sua meravigliosa profondità, dove non ci sono risposte ma infinite possibilità. Dall’altra, invece ci sono anime che hanno bisogno di tracciare confini, di definire e dare solide spiegazione razionali per domare il mistero della vita; anime che necessitano di controllare non solo ciò che li circonda ma anche di fermare le proprie emozioni per stringerle nella rigidità di una regola. Le motivazioni che possono essere alla base di tale atteggiamento mentale possono essere diverse per ognuno di noi, ma tutte nascono da un bisogno di protezione. C’è chi travolto dall’incertezza dell’imprevisto, cerca di controllare in qualche modo il destino con calcoli e regole, con l’illusione di poter tenere sotto controllo ciò che sfugge. Altri che, per la loro bassa autostima, pensano di prevedere passo dopo passo per paura di cadere, ancora prima di provare a camminare. Vi sono poi quelle anime che, in seguito ad eventi traumatici, hanno innalzato muri per evitare di rivivere dolori troppo forti. C’è chi è intrappolato nel vortice dell’altrui giudizio o chi teme di lasciarsi andare alle emozioni, perché nel cedere potrebbe incontrare la propria vulnerabilità. Alcuni sono cresciuti in un mondo di disciplina e rigore, dove la flessibilità viene considerata fragilità ed insuccesso. In tutti questi casi priviamo l’esistenza delle sua magia, ogni slancio viene frenato dalla paura, perdendo l’entusiasmo per il nuovo che verrà. Credo valga la pena giocare e rischiare perché affidarsi con fede alla vita ci permette di abbandonarci al flusso dell’esistenza. Saper desiderare e sognare ci apre un Universo dalle innumerevoli opportunità.

Civitanova - Pelliccia gialla, fuochi d'artificio e danze: Tony Paccapelo festeggia i suoi 50 anni "stellati" (FOTO)
Sabato 9 novembre, presso il Ristorante Officina di Civitanova Marche, Tony Paccapelo ha festeggiato con gli amici il traguardo dei suoi 50 anni. Non è stata una semplice festa di compleanno ma un vero omaggio alla gioia di vivere! Erano moltissimi gli ospiti, tutti lì per lui, desiderosi di condividere questo momento con affetto sincero. Tony ha organizzato tutto nei minimi dettagli e senza dubbio alla grande; ha aspettato che tutti fossero arrivati per poter accogliere i suoi invitati nello stesso momento con un ingresso trionfale, in pelliccia gialla ed una maschera sul volto, accompagnato da una musica degna di tale performance. Tony è un artista della vita, un uomo poliedrico: agente di commercio, appassionato di orologi, astrologo professionista, nonché sensitivo, qualità che con orgoglio ci dice aver ereditato dalla zia Pasqualina Pezzola. Gli amici lo definiscono un uomo di cuore e generoso che sa come celebrare il valore dell’amicizia. Per Tony il tempo è un bene prezioso da vivere appieno, tempo che doniamo e che riceviamo dagli altri; in piena coerenza con tale visione, in questa serata ha celebrato la vita in ogni istante e nei minimi particolari. Possiamo cominciare con un ottimo cibo appositamente cucinato per lui dallo Chef stellato Matteo Iannacone, per proseguire con spettacoli di danzatrici che hanno portato allegria e colore con i loro balli caraibici, terminando in bellezza con fuochi d’artificio sulla spiaggia. "Auguri Tony, di cuore".

Vita da accendino: l'arte di saper accendere la scintilla
Chi, se non un accendino, potrebbe sapere come far scoccare quella fiamma che illuminerà il nostro cammino? Quante persone nel corso della nostra vita ci sono passate accanto per un attimo e in quell’attimo sono riuscite a lasciarci qualcosa di importante. Persone che hanno acceso in noi una scintilla, permettendoci di intraprendere quella determinata strada che ci ha poi condotto dove siamo ora. Anime di passaggio che, senza chiedere nulla in cambio, ci hanno fatto un dono prezioso, di cui soltanto oggi vediamo il reale valore. A volte basterebbe soffermarci un po' di più ad osservare con occhi nuovi le persone che ci circondano, per andare oltre e scoprire la loro essenza più profonda. Ho voluto esplorare questo concetto attraverso la lente dell’esistenza di un accendino, dando a questo oggetto una sua anima. "Sono Accendino, per gli amici Dino, sono rosso come il fuoco e non è un caso: la mia missione in questa vita è accendere! Amaro destino il mio, tutti mi vogliono nel bisogno, per poi dimenticarmi ovunque, al tavolo di un bar, dentro ad un cassetto o nascosto tra mille effetti sul fondo di una borsa… Posso rimanere per mesi, a volte anni, dimenticato tra un rossetto, un pettine o una vecchia penna, senza che nessuno avverta la mia mancanza, ebbene sì, sono facilmente sostituibile! Passo spesso di mano in mano e questo crea in me un forte senso di castrazione, direi vere e proprie crisi d’abbandono. Sempre in allerta, cercando di prevedere chi sarà il mio successivo e incauto proprietario: sarà un accanito fumatore in crisi d’astinenza, o un ragazzino ancora adolescente che, con mani tremanti, tenta di accendere la sua prima sigaretta, piuttosto che un fascinoso uomo che con fare sicuro e gentile si prodiga ad accendere una bella sconosciuta. Qualcuno potrà mai comprendere il mio reale valore? Ho il dono innato di accendere fuochi: il fuoco dell’amore, della passione, dell’amicizia. Potrei illuminare le vostre menti e far luce sul sentiero dell’esistenza. Sono un fedele amico, vi ho accompagnato in tutti i momenti importanti della vita. Io c’ero quando avete acceso le prime candeline di compleanno, quando avete cenato a lume di candela con il vostro primo amore, quella sera quando vicino al camino vi siete raccontati, riscaldati dal dolce tepore del fuoco. Quanti ricordi!! Ad ogni accensione la mia anima vibrava sentendomi parte della vostra esistenza, mi sentivo vivo, il mio spirito brillava di gioia! Troverò mai qualcuno che possa riconoscere il mio talento e mi permetta di vivere degnamente il mio essere accendino?! Amerei incontrare una persona che rispetti la mia natura, che riesca a far brillare la luce ed il fuoco che è in me. Un individuo che sappia comprendere quando sono giù di energia e desideri sostenermi con una nuova Ricarica invece di buttarmi via e sostituirmi senza un grazie o un addio! Io porto la mia luce là dove c’è buio, vi do’ la possibilità di andare oltre, quando tutto intorno a voi è oscuro e confuso. Anche un accendino può avere un’anima ed io ce l’ho, sono Dino!