di Paola Pauri Instagram: @pauripaola2019

Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Il bambino della prima fila e quel giorno in cui conobbi la gioia

Era bello lui! Capelli castani dorati, occhi nocciola, caldi come il tepore di un camino acceso quando fuori è freddo. Così lo ricordo, lui, il bambino della prima fila, quello bravo, il prediletto dalla maestra, quello che con l’espressione seriosa e quasi scontrosa, sapeva già tutto. Io riservata, seduta al banco in fondo, in ultima fila; lo osservavo con una certa soggezione. Guardavo quel maglioncino di lana a righe nei toni della terra, che vestiva una schiena che, seppur ancora piccolina, si presentava dritta e fiera. La lontananza e la mia timidezza rendevano ogni giorno un vero inferno: c’era una distanza incolmabile tra il mio desiderio di chiedergli un temperino e tutti quei banchi tra di noi. La mattina percorrevo la strada che mi conduceva a scuola con una certa agitazione mista ad euforia, facevo di corsa le due rampe di scale fino alla mia classe, per poi bloccarmi sulla soglia della porta, sopraffatta dagli eventi e rassegnata mi sedevo al mio posto. Eravamo alla fine degli 70, in quel tempo la nostra Playlist musicale era: Isotta, Furia, Zorro, La bella lavanderina… Allora ebbi la fortuna di una maestra illuminata che, un giorno a ricreazione, chiuse la porta della nostra classe, fece spazio, accese un giradischi giallo e tempo qualche secondo fece partire la nostra canzone:  “Isotta Isotta dai che ce la fai, Strombetta, metti la marcia e vai!” Entusiasti cominciammo tutti a ballare! In una manciata di minuti avvenne la magia! Le tre file di banchi tra me e lui scomparvero, in un’istante conobbi la felicità! La gioia è l’emozione più desiderata dall’uomo a cui noi tutti tendiamo fin dalla prima infanzia. Credo che il suo significato più vero non sia tanto nell’emozione in sé nel momento stesso in cui la viviamo, che dura pochi istanti per poi dissolversi, ma nel percorso che viviamo per arrivare alla sua conquista. Quando siamo nel flusso, l’emozione che sperimentiamo è più profonda rispetto alla soddisfazione finale che otteniamo quando si avvera un desiderio. Durante il processo scopriamo noi stessi, acquisiamo nuove conoscenze, evolviamo, affrontiamo sfide e difficoltà fino ad arrivare al raggiungimento dell’obiettivo. Ogni passaggio di questo percorso ci dona gratificazione e fiducia conducendoci alla meta. La gioia non è legata solo al conseguimento del proprio sogno, ma alla capacità di vivere con consapevolezza e apprezzamento l’esperienza presente del viaggio, che porterà alla sua realizzazione.

02/03/2025 11:00
Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Difficoltà quotidiane, come affrontarle

Quando abbiamo un malessere tendiamo ad arrovellarci alla ricerca della causa e di una soluzione immediata, la mente viene invasa da pensieri ed ipotesi alternative che possano condurci ad una risposta. Mettiamo in atto un’ immane fatica che ha come unico risultato di  aumentare la confusione. Se, invece, provassimo a fare il contrario? Se cominciassimo a fermarci ad ascoltare il vuoto dentro di noi?  Concedersi di non far niente per permettere di far emergere un’energia naturale che risiede in noi ma che soffochiamo spesso con pensieri tossici ripetitivi o con  preconcetti condizionati dalla cultura e dal contesto in cui viviamo. Proviamo ad abbandonare ogni sforzo, prendiamoci un momento per respirare profondamente, per ridurre l’attivazione del sistema nervoso simpatico, responsabile della risposta “lotta o fuga”. La respirazione lenta e profonda stimolerà il sistema parasimpatico che induce calma e rilassamento. Ora immaginiamo il nostro volto felice, soddisfatto; questo semplice esercizio può riattivare energie nascoste che spostano la visuale dal malessere presente ad un altro lato di noi che può condurci a nuove prospettive, sistemando in modo naturale le cose. Più continuiamo ad analizzare il problema, più ci perdiamo dentro, la  nostra mente ha il potere di ingigantire le difficoltà con scenari a volte autolimitanti. Prendere le distanze dalla nostra inquietudine, osservarci in modo diverso può ridimensionare la realtà circostante a cui riusciamo a dare un significato differente. Rimanere fermi su opinioni rigide può condurci lungo una strada chiusa dove non troviamo una via d’uscita. Dall’altro, abbracciare la flessibilità, lasciarsi condurre dal flusso della vita ci apre a nuove prospettive, allora cominciamo a fare ciò che ci viene naturale, in modo spontaneo perché lì troviamo la nostra reale identità a la risposta giusta per noi. Cedere all’energia naturale che sentiamo dentro di noi ci consente di manifestare la nostra essenza. Prendere un primo distacco dal problema presente ci permette di non identificarci con esso, comprendiamo che stiamo vivendo un momento difficile, ma è solo un momento, noi non siamo il nostro malessere. Così proviamo a sostituire i pensieri negativi con quelli positivi. L’insegnamento più potente è l’accettazione dell’incertezza come parte dell’esperienza umana, la nostra vita è piena di situazioni imprevedibili per cui agire senza aspettarsi che ogni cosa sia perfetta ci può donare una sensazione di libertà e serenità.  

23/02/2025 11:00
La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

La forza nella fragilità: comunicare le nostre debolezze ci rende coraggiosi

In quanto essere umani mortali viviamo una condizione di precarietà, nulla è scritto e per quanto cerchiamo di controllare, prevedere e pianificare la nostra esistenza, dobbiamo accettare la vulnerabilità e confrontarci con la nostra finitezza. La stessa filosofia stoica ha considerato la fragilità umana come un aspetto inevitabile della vita, una condizione naturale. Non possiamo gestire il destino e gli eventi esterni, ma solo la nostra reazione ad essi. L’uomo vive in una perenne tensione tra il voler raggiungere la perfezione ed il riconoscimento dei propri limiti. Gli eroi greci ci insegnano che  sebbene fossero dotati di eccellenti capacità erano pur sempre esposti ai fallimenti. Pensiamo ad Achille, nonostante fosse il guerriero più potente di tutti viene sconfitto da una freccia che lo colpisce proprio nel suo punto vulnerabile, il tallone. Lo stesso Ulisse, coraggioso e astuto combatte contro le sue stesse paure ed emozioni. Fragilità non significa debolezza, anzi quando l’accettiamo può diventare una risorsa potente che ci permette di crescere, di esprimere la nostra autenticità e di connetterci agli altri. Nel momento in cui riconosciamo ed accettiamo i nostri limiti costruiamo un legame profondo con le nostre emozioni e cominciamo un cammino di consapevolezza che ci permetterà di migliorare ed evolvere. Solo partendo dalle fragilità possiamo mettere in atto un percorso che ci insegni quella forza necessaria per affrontare ogni difficoltà e spingerci a rivedere vecchie convinzioni e a cercare nuove soluzioni per una realtà più solida. Nella nostra società si ostenta la perfezione e l’autosufficienza, mentre la fragilità viene spesso ignorata e nascosta. Questo approccio può avere gravi ripercussioni sulla nostra capacità di entrare in contatto con noi stessi e con la nostra reale natura.  Esternare le fragilità per condividerle con gli altri ci rende umani e ci avvicina agli altri. Nel momento in cui ci sveliamo all’altro senza maschere viviamo un senso di appartenenza, di maggiore intimità nelle relazioni e sperimentiamo un nuovo coraggio. Comprendere che la bellezza risiede anche nelle imperfezioni ci permette di essere vulnerabili ed apre la porta ad una comunicazione genuina. Accogliere la fragilità, nelle sue infinite potenzialità, ci dona l’opportunità di vivere con più intensità, in armonia con gli altri.    

16/02/2025 11:20
Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Il mito della caverna: il percorso dell'uomo dalle ombre dell'ignoranza alla luce della conoscenza

Immaginiamo un gruppo di prigionieri che fin dalla nascita sono rinchiusi in una caverna, legati in modo tale da poter vedere sulla parete di fronte solo ombre proiettate dalla luce di un fuoco. Questi poverini, non avendo mai visto null’altro nella loro vita, credono che queste ombre costituiscano la realtà. Un giorno, uno di loro si sveglia da questa illusione perché viene liberato e condotto fuori dalla caverna, dove scopre la vita reale con il cielo, il sole, la natura… Quando l’uomo torna dagli altri per liberarli, cercando di spiegare loro la verità, questi lo deridono e si rifiutano di credere alle sue parole. Per loro risulterà troppo difficile dubitare delle convinzioni nelle quali hanno sempre creduto e su cui hanno basato la loro esistenza. Con questa allegoria Platone, nel settimo libro della "Repubblica", rappresenta la prigionia psicologica di coloro che, vivendo nella propria realtà ristretta, sono incatenati da percezioni sensoriali limitate. In particolare, le ombre  simboleggiano le credenze ed i condizionamenti ricevuti, che accettiamo con schemi mentali rigidi senza alcun pensiero critico. Spesso ignorare costituisce uno status più comodo e rassicurante piuttosto che aprirsi ad una realtà più ampia. Questa tendenza della mente umana ad accontentarsi di ciò che è familiare, resistendo al cambiamento è evidente nel rifiuto di accettare la verità da parte degli altri prigionieri. Mettere in discussione la propria vita, benché misera ed infelice, per abbracciare l’ignoto, comporterebbe una grande dose di coraggio. L’ascesa alla luce del sole da parte del prigioniero, anche se inizialmente accecante e dolorosa rappresenta l’illuminazione intellettuale e filosofica a cui può ambire un uomo libero da preconcetti. Il processo di apprendimento è effettivamente spesso doloroso, perché ci porta a dover affrontare, a volte, un verità che non ci piace. Il Prigioniero che esce dalla caverna è l’uomo che compie un percorso evolutivo di consapevolezza interiore, che superando i propri pregiudizi riesce ad accedere alla luce di una conoscenza più ampia del mondo circostante e di sé stesso. Il filosofo greco ci invita a cercare un significato più profondo della realtà, a non accontentarsi delle ombre che sono immagini superficiali delle cose, per ambire ad apprendere la conoscenza, simboleggiata dal sole. 

09/02/2025 10:30
Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

Il rituale: quel filo rosso invisibile che attraversa le generazioni

"Sogni d’oro e che Dio ti benedica". In una frase, l’intimità di un mondo familiare che inconsapevolmente si perpetua per generazioni. Ogni sera, da bambina, sotto le coperte attendevo impaziente quella promessa, sicura che non sarebbe mai stata disattesa. In una manciata di secondi si consumava un gesto d’amore che racchiudeva in sé un senso di eterno. Nel buio silente, che precedeva il sonno, la luce soffusa che filtrava dal corridoio portava con sé la voce calda e rassicurante di mia madre che, affacciata sull’uscio della porta della camera, mi avvolgeva come un mantello magico per condurmi nel mondo dei sogni. Un rituale che negli anni non ci ha mai lasciato, è stato sempre lì ogni giorno, assumendo forme diverse, accompagnando così la mia crescita. Un patto d’amore rinnovato ogni sera, lei non era una donna dai grandi abbracci, non li aveva mai ricevuti, così provava una sorta di pudore nel lasciarsi andare alle smancerie, ma in quelle poche parole mi svelava il suo universo intero. Ogni volta era come se mi dicesse: "dormi serena e sogna ...sogna caldi soli e cieli azzurri, fiori gialli e romantici tramonti...lasciati andare al sonno con dolci pensieri, io sarò sempre al tuo fianco e ti proteggerò". E così è stato finché ha potuto, poi un giorno non ce l’ha fatta e quella sera c’è stato il silenzio. Un silenzio assordante, nessuna parola, il vuoto, un buio freddo. Ho supplicato che quella porta si aprisse, che quella luce morbida arrivasse a me come miele per il cuore, ma non successe, in quel momento il mio mondo si spense. Ora sono una mamma e non c’è sera in cui non mi avvicini a mia figlia per sussurrarle all’orecchio: "Sogni d’oro amore mio e che Dio ti benedica". Ogni volta in cui pronuncio questa frase, sento la voce di mia madre che me la ripete dolcemente e nel pronunciarla io mi riconosco mamma e ritorno ad essere figlia. Sento la forza di un bene che prende intensità nel suo replicarsi e trasmettersi di generazione in generazione e comprendo che l’amore è un’energia che non conosce tempo e spazio. In questa nuova consapevolezza la sera, prima di abbandonarmi al sonno, lascio che la luce torni a riscaldarmi. La connessione che attraversa le generazioni è un sottile filo rosso invisibile che si tramanda di padre in figlio attraverso i secoli, intessuto nei gesti, nelle parole, nei rituali quotidiani, in ogni piega di una vecchia tovaglia stirata esattamente in quel modo. Un legame che contribuisce a delineare le dinamiche psicologiche che ci porteranno a ripercorrere gli stessi binari già tracciati moltissimo tempo prima di noi. Siamo un tutt’uno con il passato e conoscere la storia di chi ci ha preceduto ci può far ritrovare un senso di completezza ed un’armonia che nasce dal riconoscere il nostro posto in una trama senza fine. (Credit foto: Steve Allen / Shutterstock.com)

02/02/2025 11:40
"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan: il presagio d'amore"

"Koi no yokan" è una frase giapponese che con tre semplici parole riesce ad esprimere una sfumatura dell'anima. È quella intuizione del tutto illogica che sa di destino e che ci attraversa come un presagio, quando ci troviamo di fronte ad una situazione, ad una scelta o ad una persona per la prima volta. In amore è il momento esatto in cui, incrociando lo sguardo di uno sconosciuto, avvertiamo un legame profondo. Prende così forma una connessione alchemica, in cui il nostro cuore, con una sorta consapevolezza silenziosa, riconosce ciò che dovrà accadere. Prende vita una  promessa d'amore che non ha fretta, è un sentire superiore che si affida al destino. Si assiste al nascere di un legame emotivo che potrebbe ricordare un colpo di fulmine. Seppure sembrino eventi simili, in realtà il loro sviluppo segue strade molto diverse. Il Colpo di fulmine è una scintilla che si accende come un lampo improvviso, è un desiderio immediato ed illogico di conoscere una persona fino a quel momento estranea. È un'esperienza che, a volte, confonde fino ad idealizzare l'altro, rendendolo protagonista di un sogno che abbiamo costruito senza ben considerare la realtà. Il "koi no yokan" è invece un'intuizione che nasce con voce leggera dentro di noi e che matura con il tempo. È una sorta di conoscenza innata che non ha urgenza di esprimersi, fiduciosa in un senso di inevitabilità.  Si vive con forza calma la consapevolezza di un amore che ancora non esistente ma che sappiamo nascerà ed evolverà. Il colpo di fulmine è una questione di chimica, è simile ad una reazione immediata che può essere spiegata anche da fattori biologici ed ormonali; il koi no yokan è invece una connessione più profonda e misteriosa che implica la trasformazione di un incontro in qualcosa di prezioso. Come gli alberi spogli d’inverno accettano il vento gelido fiduciosi che la primavera arriverà portando con se la vita, i fiori ed i frutti, così un incontro tra anime non teme né il passare del tempo, né le distanza né situazioni momentaneamente avverse.  I due cuori pazienti sanno che la fioritura arriverà; è un'alchimia tra due essenze che non si consuma velocemente ma che si concede il tempo per conoscersi ed evolvere insieme. Come è possibile, in un mondo in cui la razionalità spesso domina, applicare questa sorta di sensazione sottile che si prova davanti ad una situazione che ci suggerisce che sta per accadere qualcosa di significativo, come se fosse già tutto scritto nel nostro destino? Considero importante affidarsi al proprio intuito, lasciare che gli eventi seguano il loro corso, senza forzare situazioni, accogliendo invece quei  momenti che sentiamo giusti. Penso sia essenziale vivere senza troppe aspettative rigide, per abbracciare  l’incertezza, consapevoli che alcune esperienze possano avere un significato non subito evidente.          

26/01/2025 10:50
"L'ultimo giro di giostra: un viaggio inaspettato"

"L'ultimo giro di giostra: un viaggio inaspettato"

Sono in viaggio, un viaggio inaspettato, quelle cose che ti accadono, e ti chiedi: "Perché?". È come quando cammini tranquillamente per i fatti tuoi e all’improvviso ti arriva quel sassolino dispettoso, che decide di fare quel salto in alto da primato proprio dentro la tua scarpa, e ti chiedi: "E ora, che bisogno c’era?!".  La mia morte è arrivata così! Avrei voluto tanto proseguire questa passeggiata, ma era già scritto in questo modo. Succede e basta! Mentre prepari la valigia dei ricordi, tra esperienze belle e brutte, all’improvviso vedi il tuo film, dove stavolta sei la protagonista assoluta con un gran finale! Ripercorri la tua esistenza che, di colpo, appare come un lampo senza tempo, un momento sfumato in pochi secondi. Ora la pesantezza delle preoccupazioni quotidiane diventa ridicola; ormai da spettatore osservi dall’alto un palcoscenico tutto sommato popolato da pochi attori, ciascuno con il suo ruolo ben preconfezionato che inconsapevolmente recita, seguendo attentamente una sceneggiatura già scritta. Tu sai che io non ho mai seguito quel copione, ero una strana,  perché fuori da quegli schemi, libera ed impulsiva. Sentivo con il cuore prima che con la mente e questo mi ha portato spesso a battaglie inutili.  Ma allora ignoravo di far parte di questo grande spettacolo. Ah se avessi saputo prima di questo scherzetto, quanto avrei vissuto diversamente. Avrei sostituito un sorriso ad ogni lamento, mantenendo integra quella gioia fanciullesca che in qualche modo mi apparteneva. Avrei viaggiato e conosciuto persone, invece di chiudermi in un guscio protettivo, per paura di vivere la vita fino in fondo. Ho preso troppo sul serio questo gioco chiamato vita. Sono salita sulle montagne russe non sapendo di essere alle giostre! Ho dato valore a cose, persone e situazioni che non lo meritavano, perdendo di vista me stessa e coloro che più amavo. Solo alla fine ho imparato quanto fosse importante lasciare andare, affidarsi all’Universo con fiducia, senza il bisogno di tenere tutto sotto controllo. Nel tentativo di controllare il mondo, ho dimenticato la mia voce, che mi implorava di amarmi. Cercavo fuori le conferme d’amore senza comprendere che ero io l’amore in tutte le sue forme. Ormai per me è inesorabilmente tardi e non c’è più un secondo appello! Che la mia esperienza ti insegni a cogliere la vera essenza della vita, ad assaporare il tempo presente, ad alleggerirti dai pensieri inutili per lasciare spazio alla gioia e all’amore. Impara a conoscerti bene ed esprimi liberamente chi sei.    

19/01/2025 11:30
Giuseppe Cruciani, l'uomo dietro il personaggio (FOTO)

Giuseppe Cruciani, l'uomo dietro il personaggio (FOTO)

Giuseppe Cruciani arriva all’appuntamento con il suo cappello a falda larga, occhi vivaci nascosti dietro grandi occhiali ed un sorriso gentile, a tratti sornione. Cominciamo con un ricordo della sua infanzia, del giorno in cui da bambino, girando continuamente “come una trottola” intorno al tavolo del salone della casa dei nonni, prende un colpo in testa con cinque punti di sutura. E da qui, ridendo, mi dice: “Magari è proprio questa botta il momento in cui la mia testa ha preso questa direzione!”. Con tono serio, mi racconta di aver avuto un legame profondo con la nonna paterna, con la quale ha vissuto gran parte della sua infanzia a Roma. Fin da piccolino ha la passione per il calcio, parlando dei suoi giochi preferiti, con un sorriso furbo mi racconta di una sorta di nascondino al buio che faceva con i suoi compagni adolescenti per aver un minimo di contatto fisico con le prime ragazze. Cresce, studia discipline classiche,una laurea in Scienze Politiche ed i primi articoli come giornalista. Quando gli chiedo se ci sia stata una figura che lo abbia ispirato nella vita, mi racconta del suo incontro con Pannella in Radio Radicale: l’uomo che lo ha introdotto al sigaro e che gli ha svelato una nuova visione dell’idea di libertà. Sull’argomento sogni da realizzare, sostiene di non aver mai avuto obiettivi specifici da perseguire, come diventare un conduttore radiofonico o una persona popolare. “Non ho mai pianificato nulla, ho vissuto in modo spontaneo, ho lasciato fluire, permettendo che le esperienze venissero a me, così la vita ha preso il suo corso naturale. Sono curioso, mi piace informarmi, parlare in pubblico su ciò che accade nel mondo e condividere i mie pensieri. Amo il confronto ed il dibattito, sono appassionato di democrazia e sento forte il valore della libertà in tutte le sue espressioni”. Parlando del suo talento nel comunicare con il pubblico, si accende in lui una luce e manifesta con entusiasmo la notevole importanza che attribuisce all’uso della parola. Proclama la totale libertà di espressione, sostenendo che l’ imposizione di determinati termini a scapito di altri, rappresenti una forma insidiosa di condizionamento psicologico. È un uomo creativo, sempre alla ricerca di nuovi format radiofonici in cui possa esprimere pienamente la propria identità. Nella sua trasmissione in Radio è fiero di aver creato qualcosa di originale ed unico; ha sviluppato il valore dell’accoglienza, dando la possibilità a persone diverse tra loro di esprimere la propria voce. In questo modo ha contribuito a restituire una fotografia autentica dell’Italia nelle sue mille sfumature. Nel corso della conversazione mi rendo conto di dialogare con una persona empatica, affascinato dall’esplorazione dell’animo umano, dotato della capacità di entrare in connessione con le persone. Il suo atteggiamento apparentemente cinico è per lui necessario  per avviare un confronto reale e genuino con gli altri. Sostiene di non aver paura del declino del successo, perché sa che nella vita ogni cosa è naturalmente ciclica, inizia e finisce. Cerca di conservare più a lungo possibile questo momento favorevole, vivendo con passione e presenza il suo presente. La critica non lo spaventa, anzi il il contesto ostile lo stimola. Accoglie volentieri la critica costruttiva, credendo nell’onestà intellettuale di chi si confronta con lui. Deve invece fare spesso i conti con il suo critico interiore, che con il tempo sta imparando a gestire. Alla domanda cos’è per lui la felicità, scopro un Cruciani quasi romantico nel descrivere il suo luogo dell’anima in un paesaggio estivo di montagna al tramonto, mentre fuma il suo sigaro. Nel momento dei saluti percepisco di aver appena conosciuto una persona autentica e congruente tra il suo modo di essere ed il suo personaggio. Un uomo che ha trovato il suo più profondo significato di libertà nel non nascondersi e nella trasparenza dei propri pensieri.

12/01/2025 17:35
Fiducia, quell'affidarsi che ci rende leggeri nel cuore e liberi nel cammino

Fiducia, quell'affidarsi che ci rende leggeri nel cuore e liberi nel cammino

Fiducia è il punto di resa totale, quando abbandoni le resistenze, la paura di vivere e compi un atto di coraggio, dettato dal cuore. Cominci, così, ad accogliere ogni esperienza, felice o dolorosa, come parte necessaria e giusta del tuo cammino evolutivo. In questo lasciare fluire c’è fiducia nel presente, essa dissolve le incertezze vincolanti, insegnandoci ad essere pronti al cambiamento e ad aprirci alle infinite possibilità che la vita ci offre. Ci dona le risorse necessarie per affrontare quelle trasformazioni che ci faranno crescere. Fiducia, dal latino "fidere" significa avere fede e in questo affidarsi ci rende leggeri, ci porta a riconoscere negli altri parti di noi stessi e a cogliere in loro ciò che di bello e prezioso possono donarci. Fiducia in se stessi vuol dire ascoltarsi senza paura del vuoto, liberi da ogni attaccamento, senza temere la solitudine; è lasciare andare i pregiudizi inculcati dall’educazione familiare che ci impongono di seguire modelli rassicuranti di coppia, famiglia e lavoro.  Avere confidenza con noi stessi significa ascoltare la nostra vocazione, il nostro sentire per non emulare una vita che non ci appartiene. Abbiamo bisogno di un tempo di qualità per entrare in contatto con il nostro nucleo più profondo, che ci guidi lungo l’esistenza. È fondamentale prestare attenzione all’intelligenza del cuore per non perderci nella frenesia e nello stress che alimentano insicurezza e senso di precarietà. L'esatto opposto della fiducia è la paura che spesso ci blocca, ci spinge ad erigere confini e ad evitare il confronto. Connettersi con le proprie paure, accettarle e affidarsi a qualcosa di più grande di noi, ci permette di essere presenti nel qui ed ora, consapevoli che ogni esperienza sarà una benedizione per la nostra crescita. Far scorrere la vita ci consente di guardare serenamente sia la realtà interiore che quella esteriore, di lasciare andare il controllo, le maschere, i giochi di potere, i conflitti e l’attaccamento. Sostituire l’Essere al Fare significa allontanarsi dai modelli di comportamento imposti, puntando alla realizzazione autentica della nostra esistenza in un viaggio di profonda conoscenza interiore.  

12/01/2025 10:50
La stanza dei sogni: il luogo dell’anima del nostro bambino interiore

La stanza dei sogni: il luogo dell’anima del nostro bambino interiore

Un tiepido pomeriggio d’estate in un giardino vicino al mare, la casa dei nonni, una bambina cammina curiosa accanto ad un’aiuola che costeggia il sentiero di sassolini che collega il cancello alla porta dell’ingresso. Ogni fiore celebra un colore e racconta storie di sogni che suo nonno ha seminato con mani pazienti. Lei avanza attratta dal profumo che l’avvolge, sente nell’aria un anelito di spensieratezza e di promesse. Sta per abbracciare i suoi nonni e varcherà la soglia della casa che per lei è un tempio sacro di ricordi e segreti, dove ogni stanza, seppur familiare, nasconde il fascino di ciò che resta da scoprire. Arriva alla grande cucina, il cuore pulsante dell’abitazione. Il luogo di emozioni espresse e taciute, di pensieri condivisi, di dolori, delusioni, aspettative tradite e gioie. Tutto intorno ad un tavolo, testimone silente di storie vissute. Nel passato che si intreccia al presente lei si muove con naturalezza, sente di far parte di questo mondo. C’è un richiamo antico che la spinge a salire i due scalini che separano il quotidiano dalla sala dei pranzi delle feste. In mezzo una scala, che come per magia la guida verso l’alto, al piano di sopra, dove l’attende la sua stanza preferita. La porta è semi aperta, le persiane socchiuse, nella penombra si intravede il pulviscolo che prende forma dalla luce dei pallidi raggi di un tramonto estivo. Nell’aria l’odore inconfondibile di carta ingiallita, rilegata in vecchi libri disposti ordinati uno dietro l’altro, pronti a raccontare storie di amori, di avventure e di misteri. Quelle mura l’attraggono e come in un incantesimo la guidano nel regno della fantasia dove illimitati mondi si dischiudono ed insieme a loro la possibilità di vivere infinite vite.  La bambina trova qui la sua quiete, circondata dai libri, in ognuno una promessa di emozioni, sogni e progetti. Un rifugio di parole ed immaginazione in cui poter volare con cuore leggero e curioso. Tornare indietro con la memoria alla stanza dei sogni della nostra infanzia, ci permette di riavvicinarci al luogo dell’anima del nostro bambino interiore. Qui possiamo ricontattare le nostre passioni più vere e comprendere gli interessi che ci appartengono nel profondo, che rappresentano la nostra essenza più autentica. Da bambini siamo stati magici, perchè connessi con la nostra parte più integra e non ancora contaminata dal mondo esterno. Allora, avevamo la purezza originaria dell’anima, l’unica in grado di svelarci le nostre attitudini e talenti. Provare a ricordare il modo in cui giocavamo da bambini ci potrebbe aiutare a comprendere molto di noi e dei nostri desideri, a volte, ancora inespressi.  

05/01/2025 11:00
"Il cuore sogna, la mente realizza"

"Il cuore sogna, la mente realizza"

"Il cuore il tuo comandante, la mente la tua arma più potente". Cuore e Mente possono essere complici e lavorare in armonia? Sono due mondi che coesistono dentro di noi, ognuno rivendica il primato sull’altro, creando, a volte, veri e propri conflitti. La confusione si insinua nei nostri pensieri, ci destabilizza, facendoci perdere di vista il vero cammino della nostra anima. Nella diatriba per la supremazia, il Cuore è il Re assoluto, è la forza motrice che guida la nostra esistenza. Quando iniziamo ad ascoltarci con il cuore abbiamo la possibilità di entrare in contatto con l’anima che ci indica la strada da seguire per la nostra realizzazione. In questo modo permettiamo alla vita di fluire, per arrivare a ciò a cui siamo destinati. Se priviamo il cuore del suo reale valore, rischiamo di seppellire le nostre emozioni più profonde e vere. Così, per paura di uscire dalla nostra comfort zone, garante di una quiete apparente, ci accontentiamo di una finta felicità. Accettiamo il compromesso, per non vedere una realtà che non ci piace o per timore di deludere le aspettative altrui. Quando è il cuore ad orientarci, ci lasciamo attraversare dalle emozioni, provando una nuova energia che vibra in ogni nostra azione. Esso ci mostra i nostri desideri più veri, le nostre passioni e ciò che ci motiva e ci stimola ogni giorno. Se il cuore ci fa luce sui nostri sogni, la mente ci aiuta a realizzarli. Quest’ultima ci permette di valutare con intelligenza le azioni necessarie per percorrere la strada che il cuore, come una bussola, ci ha indicato. La mente è preziosa perché ci invita a quella  riflessione che ci dà la possibilità di trasformare un’intuizione o una passione in scelte di successo. Il cuore è la fonte d’ispirazione per i nostri desideri, mentre la mente ci offre gli strumenti necessari al loro raggiungimento. Hanno bisogno l’uno dell’altro, una mente senza cuore non ci permette di sentire la nostra vera essenza e di assaporare la vita nelle sue molteplici sfumature, mentre un cuore senza mente porta al caos. Sono due risorse che, se ben armonizzate, ci donano una vita piena ed intensa, consentendoci di prendere decisioni con compassione e determinazione allo stesso tempo.

29/12/2024 11:20
"Le famiglie felici si somigliano"

"Le famiglie felici si somigliano"

"Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Così recita l’incipit del romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj. In poche parole la natura della felicità e dell’infelicità umana all’interno delle dinamiche familiari. Una famiglia felice è un concetto universale, un’immagine armonica di relazioni che si esprimono in una danza silenziosa di equilibri nascosti, fonte di benessere per i suoi partecipanti.  Non vi è alcuna condizione sociale che possa compromettere tale energia. Si respira un clima di rispetto reciproco, di collaborazione e di sostegno emotivo, si esce dal giudizio, l’unica cosa che conta è il benessere comune dove nessuno vuole prevalere sull’altro.  Non c’è competizione, ma desiderio di condividere la vita, lasciando gli altri liberi di svilupparsi come individui autonomi, senza alcuna aspettativa. I membri si sentono parte di un tutto e non entità separate. Una tale ritratto, dove i valori condivisi vengono supportati dalla fiducia, rappresenta una condizione facilmente riconoscibile, un’ideale di felicità che si esprime in modo simile nelle persone. Diversa è invece l’infelicità familiare che ha la capacità di assumere mille volti, che rispecchiano il vissuto di ogni componente in relazione all’altro. Possono essere molteplici le cause che portano dolore in una famiglia: mancanza di un reale legame emotivo, diversità di ideali, vedute e progetti distanti, problemi economici, malattie, tradimenti, traumi irrisolti, dipendenze, ruoli invischiati, manipolazioni, lutti. Ogni famiglia vive il proprio disagio con le sue sofferenze e traumi, frutto della molteplicità dell’esperienza umana. In questo contesto il Natale arriva impietoso per fare luce su ogni persona, illuminando le proprie dinamiche familiari, belle o meno belle che siano. È il momento in cui è vietato essere infelici, così la sofferenza si scioglie per magia intorno allo stesso tavolo e di fronte ad un brindisi si assiste alle resa momentanea delle armi.  La famiglia rappresenta una grande avventura per ogni essere umano dove poter mettere in scena la propria unicità per farla coesistere ed interagire più o meno felicemente con altre unicità.  Una possibilità di crescita se vissuta consapevolmente, con rispetto ed amore, dove ogni dinamica richiede empatia ed intelligenza.

22/12/2024 11:55
"L'inconscio in valigia e l'arte di viaggiare leggeri"

"L'inconscio in valigia e l'arte di viaggiare leggeri"

Quando nasciamo partiamo per un viaggio con la nostra personale valigia che, nel corso degli anni, diventa sempre più consistente, carica di esperienze gioiose e dolorose, ricca di sogni e rimpianti tutti lì stretti e compressi. Ogni cosa viene opportunatamente contenuta affinchè la valigia si possa chiudere. Camminiamo in mezzo agli altri con un bel trolley, spesso ben serrato con un codice segreto che rischiamo di dimenticare, perché noi quella valigia non l’apriamo mai! Completamente assuefatti al peso, crediamo che sia parte integrante di noi, così nel corso degli anni ci incurviamo sempre più. In questo modo ci sentiamo al sicuro. Poi accade un evento che ci costringe a fermarci per aprire la nostra valigia, in quel momento non c’è via d’uscita, dobbiamo osservare ciò che inconsapevolmente abbiamo riposto dentro nel tempo. Siamo liberi di non vedere e continuare a nascondere ciò che non ci piace oppure decidere di tirar fuori quel jeans ormai troppo stretto, strappato e consunto per ridargli nuova vita. La valigia può rappresentare il nostro Inconscio, non lo percepiamo consapevolmente, ma c’è ed ha un suo peso specifico! Secondo lo psicoanalista svizzero Carl Jung nell’essere umano coesistono due tipi di inconscio:  - L’inconscio personale che contiene tutti i ricordi, pensieri, emozioni e desideri strettamente legati alla storia individuale del soggetto, troppo dolorosi o scomodi, per cui sono stati in parte o completamente scacciati dalla coscienza. - L’inconscio collettivo è invece un concetto che appartiene a tutta l’umanità a prescindere dall’esperienza del singolo. Esso include: la nostra zona ombra, cioè tutte le parti di noi che rifiutiamo perché le percepiamo come negative e coincidono spesso con le nostre fragilità; l’anima che racchiude in sé l’energia maschile e femminile che coesistono in ognuno di noi; la nostra saggezza, rappresentata da Vecchio Saggio che con l’intuito e l’esperienza  ci guida; il Bambino che simboleggia l’innocenza, la trasformazione e la potenzialità. Tutte queste forze psichiche inconsce influenzano profondamente il nostro comportamento, le decisioni, le emozioni e la percezione della realtà.  Entrare in contatto e comprendere queste parti di noi così complesse significa alleggerire la nostra valigia per poter viaggiare liberi da pesi.      

15/12/2024 13:03
"Attese sospese nel tempo di una fermata"

"Attese sospese nel tempo di una fermata"

Apro gli occhi frastornata, credo di essermi addormentata per qualche istante, intorno a me movimenti concitati, un’energia colma di aspettative entra come una folata di vento a destabilizzare un’assonnata carrozza di un treno. Nella penombra della sera, quando la luce lascia il posto al buio con le sue innumerevoli possibilità, intravedo l’immagine di una donna che si sta sedendo proprio di fronte a me. Un’ansia silenziosa pervade lo spazio: il tempo di leggere qualche messaggio al cellulare ed eccola rialzarsi su come un grillo, estrae nervosamente un beauty dai meandri segreti della sua borsa e si dirige verso il bagno. Poco dopo sento riavvicinarsi il suo passo veloce, di chi non ha tempo da perdere, ed ancor prima arriva una scia di profumo, così intensa da poter inebriare tutte le undici carrozze del treno. Incuriosita osservo meglio la donna accennandole un sorriso, mi risponde quasi assente, è proiettata altrove, attenta a non sciupare il rossetto di fuoco appena ritoccato e l’intero make-up curato con l’attenzione di un pittore. Ha gli occhi brillanti di chi sta per vivere il suo Momento, quel credito con la vita a lungo atteso. Nella tensione del suo corpo longilineo avverto l’eccitazione per l’ignoto e la paura della delusione, ogni suo movimento è intriso di un’impazienza invisibile. Ha un volto magro e vissuto, di quelli che hanno affrontato diverse battaglie e che ora sono lì, presenti per rivendicare un’altra chance, forse una nuova possibilità d’amore? Chissà! Sono trascorsi appena trenta minuti, il treno rallenta, è la sua fermata! Con il cuore in tumulto si alza, afferra trepidante la borsa colma di speranze e va incontro al suo destino. Rimango affascinata da questa breve immagine in cui sento tutto il potere dell'Aspettativa. Una parola che racchiude in sé un grande significato, dal latino "expectare": aspettare. Composta a sua volta da "ex: fuori" e da "spectare: guardare". E’ un delegare fuori, all’altro la nostra felicità. Caricare un incontro di aspettative che rispecchino i nostri desideri più profondi ci può rendere fragili ed agitati, perché non abbiamo nessun controllo su ciò che è esterno a noi, portando, a volte, alla disillusione. In realtà non ti ha deluso la persona, ma ciò che tu ti aspettavi, ti delude l’immagine idealizzata che avevi costruito nella tua mente. Noi abbiamo la possibilità di liberarci da questo meccanismo Aspettativa - Delusione creato dalla mente. Ci viene richiesto di ascoltarci per entrare in contatto con i nostri desideri e quelle fragilità che vorremmo fossero compensate dall’altro in una sorta di proiezione.  Accettare con coraggio e consapevolezza la nostra imperfezione ci permette di migliorarci. Comprendiamo che solo noi possiamo donarci ciò che sentiamo mancare, allora cominciamo ad amarci e a riconoscerci il nostro valore. Questo ci regala quella centratura per vivere le nostre esperienze con leggerezza e serenità, accettando ogni evento serenamente, perché ciò che accade è esattamente l’esperienza di cui abbiamo bisogno.    

08/12/2024 12:00
Favole e ricette da "impastare": presentato il libro 'Gustosissimo' a Civitanova

Favole e ricette da "impastare": presentato il libro 'Gustosissimo' a Civitanova

Il 30 novembre scorso, nella Biblioteca “Silvio Zavatti”di Civitanova Marche, si è svolta, con grande affluenza di pubblico, la presentazione del libro “Gustosissimo– Favole , ricette, emozioni da impastare”. Scritto da Claudia Brattini e Carolina D’Angelo, con le illustrazioni di Valeria Colonnella. Edito da Giaconi Editore.  Un titolo che contiene in sé una promessa altamente mantenuta, perché questo scritto non è solo un ricettario, ma un’opera unica che unisce favole, sapori ed emozioni. La cucina diventa il luogo del cuore, dove poter condividere sentimenti e trasmettere tradizioni. Preparare un piatto diventa l’occasione per riunire la famiglia, per poter impastare insieme, ridere, leggere favole e trasmettere valori che dureranno per sempre; un’esperienza unica che nutre corpo e anima. Un vero e proprio viaggio culinario e fantastico accompagnato da preziose illustrazioni che evocano tale dimensione fiabesca.  Alla base di questo lavoro c’è l’alchimia di tre donne marchigiane che, mescolando sapientemente gli ingredienti dei loro personali talenti, sono riuscite a creare un progetto originale e di valore. Sette favole per sette emozioni condite da ricette veramente speciali.  Claudia Brattini è una farmacista esperta in nutrizione e chimica degli alimenti, giornalista e medical writer; da sempre appassionata di cucina e fondatrice di un blog dal nome Pentole e Poesie. L'autrice con questo libro invita a rimettere la cucina al centro della vita familiare, per ricreare un luogo d’incontro sicuro, il focolare dove potersi ritrovare e confrontare; sostenitrice di una sana alimentazione e della riduzione dello spreco, propone ricette che possono essere modificate di volta in volta, in base alle disponibilità del momento in frigo.  Carolina D’Angelo, scrittrice per bambini e ragazzi, attraverso le sue storie aiuta con delicatezza i piccoli lettori a dare voce alle loro emozioni. La protagonista si chiama Bianca, perché il bianco racchiude in sé tutti i colori delle emozioni. Valeria Colonnella, illustratrice per l’editoria e creativa è riuscita a donare colore alle pagine, con immagini che incantano grandi e piccoli. “Gustosissimo” è anche un libro personalizzabile, perché ogni testo può diventare un’opera unica con uno spazio dedicato agli appunti in cui poter annotare i propri pensieri o le ricette che desideriamo tramandare alle generazioni future.                

03/12/2024 19:44
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