Francesca D'Alessandro, maceratese, insegnante di italiano e storia ed ex capogruppo di Macerata nel Cuore alla precedente consiliatura, ha particolarmente a cuore la questione relativa alla sicurezza delle scuole. Nei giorni scorsi aveva criticato aspramente la questione relativa all'inagibilità del Convitto (qui). Dopo le recenti decisioni prese dall'amministrazione comunale di Macerata, la D'Alessandro continua a chiedere chiarezza. Soprattutto per i tanti genitori che le chiedono rassicurazioni.Professoressa D’Alessandro, che cosa pensa degli spostamenti che gli studenti della scuola Mestica e del Convitto dovranno effettuare in seguito alle verifiche sugli edifici scolastici?La lunga attesa non lasciava presagire nulla di buono: ci si aspettava questo risultato. La Mestica era un edificio con grosse criticità da tanto tempo, il Convitto necessitava di lavori che completassero la ristrutturazione. In ogni modo molte scuole di Macerata sono state trascurate per anni. Il problema è che non è tra le priorità di chi governa questa città.Perché secondo lei tutto questo ritardo per il responso sulle verifiche?Premetto che non sono un tecnico e non so il perché di questo ritardo, però conosco bene la materia perché nei precedenti cinque anni me ne sono occupata quasi a tempo pieno. Dico solo che per la ristrutturazione del il Convitto non sono bastati cinque milioni di euro. Ed il Convitto non è la sola scuola che presenta criticità. Ci sono pure la Mestica e quella di via Panfilo, entrambe oggetto di aspre battaglie da parte della mia lista nella scorsa consiliatura. Non so, ad oggi, se la Panfilo abbia conseguito il collaudo strutturale, di cui era sprovvisto, oppure no. Cinque anni fa non lo aveva. Sulla questione è mancata la trasparenza. Non mi risulta, infatti che il sindaco Carancini abbia fornito ulteriori elementi, rispetto a quelli del 2011. E’ sta ristrutturato infatti solo 1 dei tre corpi di cui è composta la scuola, degli altri due non si è saputo più nulla. Il fatto è che ci si preoccupa di sicurezza degli edifici scolastici solo dopo eventi drammatici come quello del 24 agosto. Le nostre, nel 2011 furono segnalazioni preventive. Le facemmo arrivare pure sul tavolo della Procura della Repubblica, tanto ritenevamo che la situazione fosse davvero seria.In alcune edifici, se non sbaglio, c’è pure il nodo da sciogliere della proprietà.Esatto. Sia la Mestica che la Panfilo sono di proprietà dell’IRCER. Il Comune pagava 200.000 euro l’anno ad edificio come affitto all’IRCER. Ma il risultato della manutenzione degli edifici è sotto gli occhi di tutti. Cinque anni fa ne proponemmo l’acquisto, per consentire al Comune di impiegare quei soldi per la ristrutturazione e manutenzione degli edifici. E’ impensabile sborsare 400.000 euro l’anno di affitto senza che il proprietario dell’edificio possa garantire la totale sicurezza degli studenti. Una situazione ambigua di cui il sindaco e la giunta dovrebbero dar conto a tutta la cittadinanza, visto che i soldi sono pubblici. Il Comune ha dato seguito all’acquisizione o no? dentro questi edifici scolastici ci sono i nostri figli e il futuro di una comunità. La verità è che alla contingenza del terremoto bisogna aggiungere pure anni ed anni di negligenza, poiché le scuole si sono caratterizzate come la Cenerentola della città.Nello scorso mandato, sin da subito, si è caratterizzata per le sue battaglie sulle scuole. Non mi pare che qualcuno, almeno fino ad oggi, abbia raccolto il testimone che lei ha lasciato.Ritengo che si possa far politica sia dentro le istituzioni sia fuori, in mezzo alla gente, continuando a fare le mie battaglie anche per onorare la fiducia dei tanti concittadini maceratesi che mi hanno votata. Sono sicura poi, che dentro il Consiglio Comunale qualcuno saprà raccoglier le sollecitazioni che provengono dai tantissimi genitori. Stiamo comunque pensando di costituire un Comitato “Scuole Sicure” che presto presenteremo alla cittadinanza.I soldi pubblici sono stati spesi oggettivamente male. Sulla questione delle scuole pretendiamo assoluta e piena trasparenza perché sulla sicurezza dei bambini non si scherza. Il sindaco e tutto il centro-sinistra alla guida di questa città da anni, si deve assumere le sue responsabilità senza edulcorare la pillola.Come si pone su questo tema Maurizio Mosca, il candidato sindaco sostenuto dalla sua lista?Maurizio è perfettamente in linea con me. Non ci sono discontinuità. Sono sicura che si incaricherà, assieme ad altri, di portare avanti questa questione di buon senso (preferisco chiamarla così, piuttosto che battaglia) per rendere sicuri i luoghi che ospitano il nostro futuro.Che pensa del rinvio delle lezioni scolastiche?Penso che alla fine della storia sono sempre i cittadini a rimetterci. Certamente meglio il rinvio delle lezioni con i relativi disagi, che avere l’ansia di sapere i propri figli in strutture non idonee al cento per cento. Ci auguriamo che si pensi anche a modificare qualche corsa degli autobus, che consenta ai giovani studenti di raggiungere più agevolmente le nuove sedi. Ben vengano comunque tutti gli interventi finalizzati a garantire la massima sicurezza. Lo dico senza polemica alcuna, ma col massimo senso della realtà: questo non è il tempo della superficialità.
Adesso che i risultati delle elezioni provinciali sono definitivi e sono pure sommariamente elaborati, si può fare qualche ragionamento politico in più. Ma prima, parto dai numeri e da qualche curiosità.
Intanto il presidente dura in carica quattro anni, mentre il consiglio solo due. Quindi nel caso il referendum costituzionale venisse bocciato, Pettinari si troverà a presiedere due diversi consigli. Questo è così distribuito: 5 consiglieri al PD, 1 a Uniti per la Marche, 3 a per la nostra terra, 2 alle liste civiche di centrodestra e 1 a Sindaci insieme. Vengono elette quattro donne su cinque candidate. Otto consiglieri sono alla loro prima esperienza, mentre quattro (Montesi, Micozzi, Acquaroli e Ubaldi) sono dei “veterani”. La montagna elegge ben quattro consiglieri, due vanno alla costa, due al capoluogo e gli altri distribuiti tutti in centri medio – grandi.
In questo quadro, se si realizzasse in provincia la stessa coalizione regionale che ha appoggiato Ceriscioli, essa si troverebbe ad avere sicuramente nove consiglieri compreso il presidente. (6 della lista del Pd più due dell’UDC). Verosimilmente si aggiungerebbe immediatamente pure Massi, il terzo eletto sulla lista dell’UDC. Occorre ricordare al riguardo come i segretari regionali dei partiti di maggioranza, insieme al vicesegretario nazionale del PD Guerini, avessero invitato tutti a perseguire questo obiettivo. Come si sa, queste voci non solo non furono ascoltate, ma furono presi tutti a male parole dal senatore Morgoni.
Pettinari riceve, in termini assoluti 303 voti, pari al 57.2%. La Formica 227, pari al 42.8% su un totale di 530 amministratori votanti. Ma poiché il voto degli amministratori delle grandi città vale molto di più di quello dei piccoli centri è stato introdotto il così detto voto ponderato. Il calcolo del risultato del voto ponderato è il seguente: Pettinari 40753 voti pari al 56.1%, mentre la Formica 31931 pari al 43.9%. Questo per quanto riguarda l’elezione del presidente.
Relativamente al consiglio e su 561 amministratori votanti i risultati sono i seguenti: il PD assieme ad Uniti per le Marche riceve 187 voti pari al 33.3%. La lista dell’UDC 152 voti pari al 27.1%. La lista dei sindaci 133 voti pari al 23.7% ed infine la lista di centrodestra 89 voti pari al 15.8%.
Con il voto ponderato questi numeri cambiano totalmente e cambia pure la classifica. Il PD riceve la bellezza di 35038 voti sale al 43.9%. L’UDC con 19819 scende al 24.9%. Il centrodestra sale al terzo posto con 15217 voti e con il 19.1%. Infine i sindaci con i loro miseri 9658 voti scendono al 12.1%. Per i consiglieri hanno votato 31 amministratori in più rispetto alla votazione per il presidente. Si desume quindi che l’elezione del consiglio sia stata più sentita di quella del presidente.
Già da questi impietosi numeri si legge la disfatta del Partito Democratico. Ma bisogna approfondire meglio quello che è avvenuto in fascia E. Appartengono alla fascia E i comuni con un moltiplicatore più alto e decisivi per la vittoria. Sono quelli di Macerata e Civitanova: tutti e due saldamente in mano al Partito Democratico. Ebbene lì emerge la tragedia di un partito improbabile e grottesco. In fascia E, per il consiglio, su 43 elettori ben 27 vanno alla lista del PD. 27 a 16 dunque a favore del PD. Ci sono dunque 11 pesanti voti di differenza.
Sempre sulla stessa fascia E, ma questa volta solo per l’elezione del presidente su 41 votanti 22 voti vanno a Pettinari e 19 alla Formica. Il gap larghissimo a vantaggio del PD per l’elezione dei consiglieri viene non solo annullato, ma addirittura superato da Pettinari.
La sconfitta del PD sta tutta qua dentro: in fascia E. La corsa di Ornella Formica si ferma a Macerata e a Civitanova. Ora le accuse sono tutte rivolte agli alleati minori del PD di queste due città. Ma la verità vera e che, in fase di candidature, la segreteria provinciale dei democratici non solo non li ha mai consultati né nominati (basta leggere i comunicati stampa), ma li ha sempre trattati come dei paria, indegni di considerazione.. La prospettiva di autosufficienza pervicacemente perseguita della segreteria provinciale dei democratici, si è schiantata contro questi numeri. Incapaci di tenere unita la coalizione di maggioranza, hanno provato a tenere unito il partito. Non ci sono riusciti. Il doppio, pesante tracollo va ascritto a tutto il gruppo dirigente. Ma in particolare al segretario provinciale e al senatore Morgoni che si sono intestati questa battaglia in prima persona.
In breve: dopo aver assistito, in diretta, a questo suicidio politico - peraltro da me annunciato in tempi non sospetti -l’unica cura possibile per il Partito Democratico provinciale è un bel bidone di diserbante e poi sopra una bella colata di asfalto alta non meno di una decina di centimetri.
Sul fronte opposto lo spettacolo è stato più o meno lo stesso. Il centrodestra si è frammentato e non è riuscito a trovare, in fase progettuale, la sintesi unitaria che, nei fatti e poi soprattutto col voto, si è realizzata su Pettinari. L’unica stella che è ha brillato di luce propria è stato il sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui. Sembrava a tutti – anche a me e faccio pubblica ammenda – che, chiuso tra le sue montagne, non avesse nessuna possibilità di elezione. Invece si è rivelato il più votato di tutti: 116 assoluti e 8197 voti ponderati. Di fatto porta la montagna in provincia con i voti della città. Oltre al pieno scontato della sua comunità, riceve due pesantissimi voti in fascia E; 11 in fascia D e 6 in fascia C. E questo non accadeva dai tempi delle elezioni, in Regione dell’Avvocato Grifantini. Pasqui è anche l’unico consigliere iscritto a Forza Italia e oltre al ruolo istituzionale di sindaco ha pure una caratterizzazione politica forte. In più è ambizioso e particolarmente diplomatico. Non a caso contro di lui si sono concentrati tutti gli attacchi della segreteria regionale del suo stesso partito. La Pantana è tanto caruccia quando, sullo sprint ed ostentando il suo grado di dirigente regionale di Forza Italia, tenta di mettere il cappello su una vittoria che sua non è. Intanto la decisione era già stata presa: il niet della Cacciolari a Pettinari, in tempi non sospetti, è irrecuperabile. Se è per questo è pure incomprensibile, ma di questo abbiamo già parlato in altra occasione. Inoltre tutti sanno che lei - la Pantana - e la capogruppo regionale, la fermana Marcozzi, portavano il sindaco di Castelraimondo, Marinelli. E che, soprattutto la Marcozzi ha tempestato di telefonate, al limite dello stalking, i poveri amministratori montani, alle prese con il terremoto, per farli votare Marinelli e non Pasqui. Ordini superiori: evidentemente del coordinatore regionale Ceroni. Perché, secondo lui, dentro Forza Italia nessuno deve assolutamente emergere. Soprattutto nel maceratese. Invece Pasqui, nonostante gli ostacoli frapposti, ha avuto un gran successo. Essendo giovane, motivato e capace di costruire, con la sola presenza mette in difficoltà un vecchio bollito e con l’attitudine solo a distruggere. Troverà Pasqui, sicuramente un valido appoggio nella coordinatrice provinciale attualmente in carica: Lorena Polidori che, a titolo personale (ci tiene a precisarlo con una punta di veleno), si è messa sin da subito accanto a lui e a Pettinari. Nella fase della campagna elettorale e con la massima discrezione, la Polidori ha lavorato per i due. Era presente inoltre, mettendoci la faccia, immediatamente prima dello spoglio, accanto a quelli che poi si sarebbero rivelati i veri vincitori. La Forza Italia che sarà, secondo il mio parere, deve partire da queste due figure, non prima di aver cacciato tutti gli altri. A cominciare dal coordinatore regionale Ceroni e la sua vice Cacciolari. In poco più di due anni hanno fatto più danni loro che manco la peronospora della vite...
Tutto è andato secondo le previsioni. Tonino Pettinari resta saldamente al comando dell’amministrazione provinciale. Gli amministratori lo hanno votato. Di più: lo hanno portato in trionfo alla guida della nuova Area Vasta.Del Partito Democratico restano solo macerie. Pietre e polvere. E tanti conti da regolare a breve. Il nuovo corso di Novelli, Morgoni e Montalboddi crolla come un solaio di cartapesta. La linea tenuta dalla segreteria provinciale si sbriciola come pasta frolla. La tenuta unitaria, tanto sbandierata in questi ultimi giorni, cede sotto i colpi di matita dei consiglieri comunali. Una débâcle. Una Caporetto annunciata. A Tonino lo hanno attaccato ed insultato in tutte le maniere. La risposta degli amministratori è stata forte e chiara. L’alleato più prezioso di Pettinari – ovviamente a sua insaputa – si è rivelato il senatore Mario Morgoni. Lui che ha cominciato a far politica dal lontano 1980 (il muro di Berlino era lontano dal crollo) si è vestito da rottamatore, moralizzatore ed innovatore: dei costumi e della politica. La gente leggeva sui giornali le sue dichiarazioni e si stropicciava gli occhi incredula. Gli amministratori, per parte loro, hanno fatto l’esatto contrario di quello che andava predicando.Morgoni santo subito, dunque sono le prime battute sarcastiche che trapelano dalle file dei vincitori. L’UDC: un partito che praticamente non esiste. Che ha qualche sezione sullo stile combattenti e reduci, in qualche piccolo centro, ma che in caso di campagna elettorale diventa una falange armata dovunque vincente. Quelli del PD ne avevano avuto sentore a Porto Recanati e San Severino. Dovevano farne tesoro, invece hanno sbattuto forte il muso contro il muro.Onore ad Ornella Formica che ci ha messo la faccia. Per la seconda volta quello che era il suo partito l’ha tradita. Conti alla mano le avevano garantito una sicura elezione. Una garanzia effimera dentro un partito dove sono volati stracci e secchi di merda. Avevo scritto che era la faccia pulita su cui poter contare, oppure il capro espiatorio da sacrificare. Si è rivelata la seconda opzione. Anche in piena campagna elettorale i Morgoni boys non hanno risparmiato durissimi epiteti a Pettinari. Uno su tutti: osceno. Una vergognosa farsa messa in piedi solo per spacchettare e destabilizzare il PD provinciale, complice tutta la sua segreteria. Anzi parte della segreteria. Perché ad un certo punto la vicesegretaria Castricini (donna vicinissima a Comi) ha mollato tutto non prima di accollarsi, pro quota, le sue responsabilità. E questo le fa onore. Da quel momento in poi la guida del partito è stata presa da personaggi sicuramente non all’altezza della situazione. Il risultato è stato il totale e cieco isolamento. Pure un uomo saggio e prudente come Guerini, il vicesegretario nazionale del PD, aveva consigliato e caldeggiato la prudenza. Lo hanno volutamente escluso dal dibattito tirandolo dentro per i capelli nelle loro becere polemiche. Il Partito Democratico è un partito penoso ha affermato Mario Morgoni. Sottoscriviamo in pieno, senatore. Ha perfettamente ragione. Però se lo dice e lo scrive lei che grazie al PD riceve mensilmente un diecimila euro al mese, perché pensava che gli altri avrebbero dovuto votare la sua candidata? Ce lo dirà tra qualche giorno con tutta calma…Dentro le urne si nasconde un palese e pesante tradimento. La scheda rossa, quella di Macerata e Civitanova è a favore di Pettinari, quando le maggioranze consiliari erano favorevoli alla Formica. Brutto, bruttissimo segno che riaprirà cicatrici e produrrà nuove ferite. La prossima battaglia sarà sulle radici di provenienza. Sì perché lo stop alla Formica è uno stop duro, forte e chiaro agli ex DC. A quelli che provenivano dalla Margherita e che hanno fatto il pieno di incarichi e ruoli di primissimo piano, lasciando gli ex DS a bocca asciutta. E che da dietro tramavano, assieme ai Morgoni boys, per far fuori i vari Pettinari, Carancini e Fiordomo e divenire gli unici interlocutori dei moderati.Stavolta gli è andata male. Hanno sbagliato gli alleati interni e dopo le vacche grasse dovranno mettersi a dieta.All’architetto Montalboddi che tanto si divertiva leggendo le mie analisi su Picchio News, mi permetto, molto sommessamente, di dare un consiglio: la prossima volta (anche se mi auguro che il PD provinciale presto la cacci e che poi si guardino bene dal metterla di nuovo in segreteria) mi prenda sul serio.A Tonino auguri di buon lavoro e i miei complimenti. Se li merita perché non ha mai fatto polemiche e tra tanti esagitati si è rivelato l'unico signore.
Tutto è andato secondo le previsioni. Tonino Pettinari resta saldamente al comando dell’amministrazione provinciale. Gli amministratori lo hanno votato. Di più: lo hanno portato in trionfo alla guida della nuova Area Vasta.Del Partito Democratico restano solo macerie. Pietre e polvere. E tanti conti da regolare a breve. Il nuovo corso di Novelli, Morgoni e Montalboddi crolla come un solaio di cartapesta. La linea tenuta dalla segreteria provinciale si sbriciola come pasta frolla. La tenuta unitaria, tanto sbandierata in questi ultimi giorni, cede sotto i colpi di matita dei consiglieri comunali. Una débâcle. Una Caporetto annunciata. A Tonino lo hanno attaccato ed insultato in tutte le maniere. La risposta degli amministratori è stata forte e chiara. L’alleato più prezioso di Pettinari – ovviamente a sua insaputa – si è rivelato il senatore Mario Morgoni. Lui che ha cominciato a far politica dal lontano 1980 (il muro di Berlino era lontano dal crollo) si è vestito da rottamatore, moralizzatore ed innovatore: dei costumi e della politica. La gente leggeva sui giornali le sue dichiarazioni e si stropicciava gli occhi incredula. Gli amministratori, per parte loro, hanno fatto l’esatto contrario di quello che andava predicando.Morgoni santo subito, dunque sono le prime battute sarcastiche che trapelano dalle file dei vincitori. L’UDC: un partito che praticamente non esiste. Che ha qualche sezione sullo stile combattenti e reduci, in qualche piccolo centro, ma che in caso di campagna elettorale diventa una falange armata dovunque vincente. Quelli del PD ne avevano avuto sentore a Porto Recanati e San Severino. Dovevano farne tesoro, invece hanno sbattuto forte il muso contro il muro.Onore ad Ornella Formica che ci ha messo la faccia. Per la seconda volta quello che era il suo partito l’ha tradita. Conti alla mano le avevano garantito una sicura elezione. Una garanzia effimera dentro un partito dove sono volati stracci e secchi di merda. Avevo scritto che era la faccia pulita su cui poter contare, oppure il capro espiatorio da sacrificare. Si è rivelata la seconda opzione. Anche in piena campagna elettorale i Morgoni boys non hanno risparmiato durissimi epiteti a Pettinari. Uno su tutti: osceno. Una vergognosa farsa messa in piedi solo per spacchettare e destabilizzare il PD provinciale, complice tutta la sua segreteria. Anzi parte della segreteria. Perché ad un certo punto la vicesegretaria Castricini (donna vicinissima a Comi) ha mollato tutto non prima di accollarsi, pro quota, le sue responsabilità. E questo le fa onore. Da quel momento in poi la guida del partito è stata presa da personaggi sicuramente non all’altezza della situazione. Il risultato è stato il totale e cieco isolamento. Pure un uomo saggio e prudente come Guerini, il vicesegretario nazionale del PD, aveva consigliato e caldeggiato la prudenza. Lo hanno volutamente escluso dal dibattito tirandolo dentro per i capelli nelle loro becere polemiche. Il Partito Democratico è un partito penoso ha affermato il Mario Morgoni. Sottoscriviamo in pieno, senatore. Ha perfettamente ragione. Però se lo dice e lo scrive lei che dal PD riceve mensilmente un diecimila euro al mese, perché pensava che gli altri avrebbero dovuto votare la sua candidata? Ce lo dirà tra qualche giorno con tutta calma…Dentro le urne si nasconde un palese e pesante tradimento. La scheda rossa, quella di Macerata e Civitanova è a favore di Pettinari, quando le maggioranze consiliari erano favorevoli alla Formica. Brutto, bruttissimo segno che riaprirà cicatrici e produrrà nuove ferite. La prossima battaglia sarà sulle radici di provenienza. Sì perché lo stop alla Formica è uno stop duro, forte e chiaro agli ex DC. A quelli che provenivano dalla Margherita e che hanno fatto il pieno di incarichi e ruoli di primissimo piano, lasciando gli ex DS a bocca asciutta. E che da dietro tramavano, assieme ai Morgoni boys, per far fuori i vari Pettinari, Carancini e Fiordomo e divenire gli unici interlocutori dei moderati.Stavolta gli è andata male. Hanno sbagliato gli alleati interni e dopo le vacche grasse dovranno mettersi a dieta.All’architetto Montalboddi che tanto si divertiva leggendo le mie analisi su Picchio News, mi permetto, molto sommessamente, di dare un consiglio: la prossima volta (anche se mi auguro che il PD provinciale presto la cacci e che poi si guardino bene dal metterla di nuovo in segreteria) mi prenda sul serio.A Tonino auguri di buon lavoro e i miei complimenti. Se li merita perché non ha mai fatto polemiche e tra tanti esagitati si è rivelato l'unico signore.
L’Università di Camerino ha voluto fin da subito mettere a disposizione dei territori colpiti dal sisma dello scorso 24 agosto le competenze e le professionalità dei propri ricercatori. Lo comunica in una nota l'ufficio stampa dello stesso Ateneo camerte.Poche ore dopo il sisma, infatti, i geologi del Corso di laurea in Geologia, coordinati dal prof. Emanuele Tondi, si sono recati in area epicentrale per i rilievi geologici, per poter comprendere quale sia stata esattamente la faglia che ha causato il terremoto e per registrare tutti quei dati che sono necessari per comprendere al meglio le dinamiche di quanto accaduto.Il prof. Tondi e il dott. Marco Materazzi hanno poi incontrato nella mattinata di oggi il Sindaco di Accumuli Stefano Petrucci, Comune con il quale la Scuola di Scienze e Tecnologie ha attivo da qualche anno un accordo di collaborazione per progetti e ricerche.“Il Sindaco Petrucci ci ha chiamati – ha affermato il prof. Tondi – perché hanno necessità di avere la presenza di geologi per gestire questa prima fase di emergenza. Ci siamo subito attivati e stamattina abbiamo avuto la prima riunione ad Accumuli. Lavoreremo in collaborazione con i geologi della Regione Lazio per individuare le aree più idonee in cui poter posizionare i moduli abitativi e poter collocare il materiale crollato, ed altri aspetti geologici”.Unicam ribadisce dunque la propria mission che la vede al servizio del territorio e mette a completa e totale disposizione le proprie competenze: massima disponibilità ed impegno sono stati espressi oltre che dai geologi, dagli architetti e dagli ingegneri del corso di laurea in Architettura e dai veterinari, come pure dall’intera comunità universitaria.
“Da questa mattina sono sui luoghi colpiti dal terremoto di questa notte.” Così il presidente della giunta regionale Luca Ceriscioli dalla sua pagina Facebook.“Uno scenario apocalittico che ha aperto una ferita profonda per la nostra regione difficile da rimarginare. Il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari. Un sentimento di profondo dolore e cordoglio per chi ha perso la vita. Un ringraziamento alla macchina dei soccorsi che si è attivata immediatamente e tutte le persone che in questo momento stanno continuando a scavare tra le macerie e chi sta lavorando per dare aiuto ai cittadini e le cittadine di Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, delle altre frazioni, sconvolti dal terremoto. Grazie anche a tutte le istituzioni, governo, regioni e i tanti amministratori che ci hanno subito dato la disponibilità di aiuti e supporto. Atti che ci hanno aiutato in queste ore a non sentirci soli.”“Non sappiamo – continua Ceriscioli - quante persone di preciso siano state sorprese dal sisma mentre dormivano e il numero esatto dei dispersi. La zona era infatti popolata da tanti turisti e famiglie che trascorrevano le vacanze. Ora si tratta di dare alloggio ai tanti sfollati, di curare i feriti, mettere in sicurezza gli edifici pericolanti. Solo dopo sarà possibile fare una ricognizione dei danni, che riguardano le abitazioni civili ma anche chiese e monumenti della nostra montagna. Un'operazione, quest'ultima, che avverrà in tutte le province che sono state raggiunte dal sisma. "Ho deciso - conclude Ceriscioli - di pubblicare il video realizzato dall'elicottero questa mattina per mostrare come questo evento abbia sconvolto uno dei luoghi più suggestivi delle Marche. Continueremo a lavorare perché questa terra torni a vivere.[video width="400" height="222" mp4="http://picchionews.it/wp-content/uploads/2016/08/Ceriscioli-Elicottore.mp4"][/video]
Adesso che la vicenda delle candidature alla presidenza di Area Vasta si è conclusa, assieme ai suoi strascichi di polemiche, ci possiamo prendere qualche giorno di meritate vacanze. Prima però di riporre il PC temporaneamente in un cassetto, mi preme mettere ordine ad alcune vicende e fare pubblicamente chiarezza da questa rubrica. Insomma, scrivo – come si direbbe in queste circostanze – per fatto personale. Cominciamo dal senatore Mario Morgoni che in una lunga, cortese telefonata al direttore asseriva che avevamo scritto delle inesattezze. Quando uno è sicuro di aver raccolto tutto il materiale ed averlo setacciato in maniera certosina, non c'è niente di più fastidioso e frustrante che sentirsi dire che ci sono inesattezze. Cioè cose non vere. Questo, almeno per parte mia, merita una risposta ferma e decisa in modo che sia chiaro, una volta per tutte, che certe affermazioni non si possono fare con estrema leggerezza.
Noi abbiamo scritto che il vicesegretario nazionale del PD, Guerini, tramite una telefonata al segretario provinciale Novelli, lo invitava ad optare per Pettinari. Il sen. Morgoni ci comunicava, al contrario, che Lorenzo Guerini, dopo aver letto l’articolo di Picchio News, gli ha detto chiaramente che aveva parlato solo con lui. Dall’estratto del comunicato stampa di Giulio Silenzi, del 3 agosto, si leggono, invece, queste testuali parole: “Si è arrivati alla direzione dell’altra sera scoprendo che il Segretario nazionale facente funzioni Guerini avrebbe telefonato a Comi, Morgoni e al Segretario Novelli che ci ha riferito (alla direzione) di essere stato invitato da Guerini a far prevalere le ragioni dell’alleanza rispetto a quelle di partito… diciamo così.”
Un altro pezzo “inesatto” sarebbe stato quello in cui scrivevo questa frase: “In questo disegno non c’è posto per Pettinari perché l’accordo sta altrove. Sta con le forze che – tanto per semplificare – hanno sostenuto Spacca alle regionali.” Anche qui lascio che a rispondere siano: Paola Castricini, Vice Segretaria PD provinciale; Gianfilippo Simoni, Organizzatore; Bruno Prugni, Segreteria provinciale; Francesco Vitali, Presidente assemblea provinciale, e Mario Antinori, Segreteria regionale. I cinque il 2 di agosto scrivono al punto 5 di una nota le seguenti parole: “sono stati commessi degli errori dalla segreteria provinciale e vanno riconosciuti. Primo fra tutti quello di pensare di costruire una candidatura PD senza coinvolgere mezzo partito ricercando alleanze sottobanco con esponenti di Marche 2020 o della destra come Capponi, Massi e i sindaci di Loro Piceno e Morrovalle. Un tentativo di inciucio grave.” Le ricostruzioni a mezzo stampa di autorevoli esponenti del Pd provinciale confermano dunque le nostre. Non ci sono inesattezze, non ci sono omissioni, né esagerazioni. Questo con buona pace del senatore Morgoni. Piuttosto ci preme, casomai, ricordare come Morgoni, che non risparmia mai bacchettate a nessuno, sia stato uno dei parlamentari che ha contribuito con il suo voto – in appoggio all’apposita richiesta – a far sì che il voto sulla domanda di autorizzazione all’uso delle intercettazioni di conversazioni telefoniche del Sig. Silvio Berlusconi, sia rimasto segreto. Ha infatti, il Sen. Morgoni, appoggiato la richiesta di votazione segreta sottraendo all’intera popolazione italiana la possibilità di conoscere l'orientamento di ciascun senatore.
Beninteso, vale sempre l’art. 68 della Costituzione: i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Passiamo adesso all’architetto Montalboddi. Egli per ben due volte a distanza di qualche giorno si è fatto vivo sulla mia timeline di Facebook con i seguenti post:
Rispondo da qui all’architetto dicendogli subito che non mi hanno pagato manco un centesimo. Per una serie di ragioni che non sto qui a spiegare, da quello che scrivo non voglio trarne alcun profitto. Sulle ricostruzioni rimando l’architetto Montalboddi a quanto precisato sopra. Vale pure per lui. Quanto alle opinioni, la Costituzione - Montalboddi ci dia un'occhiata - mi conferisce facoltà di esprimerle liberamente finanche con lo scritto. Piuttosto, come facilmente si può verificare, non è assolutamente vero che abbia “dipinto la figura dell’architetto Montalboddi come quella di un uomo di potere in cerca di realizzare chissà quali disegni affaristici.” Questo lo ha scritto lui ed io, al massimo, ne posso solo prendere atto. Per ciò che riguarda il “faccia a faccia”, francamente non saprei cosa dire. Diciamo che non mi sottraggo. Infine rilevo che il nostro rapporto non si potrebbe guastare, giacché, come ha giustamente scritto nel post precedente, noi due non ci conosciamo nemmeno.
Quello che non sa l’architetto Montalboddi è che invece moltissime persone comuni mi hanno avvicinato e ringraziato per quello che ho scritto (leggi qui). Addirittura più di un componente della direzione provinciale, mi ha telefonato per avere delucidazioni a proposito degli intrecci tra il suo studio e la giunta comunale di Monte san Giusto. In privato mi hanno incoraggiato ad andare avanti. Taluni sono rimasti negativamente colpiti, infatti dalle parole di solidarietà espresse a favore di Montalboddi da un autorevolissimo esponente provinciale del partito, dopo il mio articolo. A pensarci bene infatti è vero: solitamente si esprime solidarietà a chi è stato vittima di un’ingiustizia o di un sopruso. Io, mi sono limitato solo a scrivere la verità, mica gli ho rigato la macchina col cacciavite… Tutto questo dentro il partito provinciale, ha prodotto disagio ed inquietudine palpabili. In breve: se l’architetto Montalboddi ritiene di essere stato da me diffamato ha l’opportunità di chiedere ed ottenere giustizia. Se ritiene che i miei scritti siano mendaci, incompleti o parziali può sempre replicare attraverso il giornale.
Però dovrebbe farlo con degli argomenti. Se ne ha. Evitando, possibilmente, di darmi del prezzolato. Io, da parte mia e fino ad oggi, non ho alcuna ragione per dovermi mettere in contatto con lui.
Infine mi piace constatare come assieme al direttore Roberto Scorcella, anche in questa circostanza, abbiamo realizzato un ottimo lavoro. Ci eravamo dati l’obiettivo di conseguire un’informazione dettagliata e senza filtro. Le tantissime, positive reazioni e gli attestati di stima che ci sono pervenuti per l’occasione, dai sempre più numerosi lettori ci dicono che ci siamo riusciti. Abbiamo intenzione di andare avanti ancora così. Dando ogni volta tutte le notizie a nostra disposizione. Ma anche rispondendo a tono e con gli argomenti necessari alle critiche infondate che ci vengono mosse.
L’altro giorno, quando ho scritto che una volta trovato il candidato presidente, quelli del PD se ne sarebbero andati tutti al mare, qualcuno si è arrabbiato e mi ha maltrattato telefonicamente. Essendo stata una personale mia opinione, ho incassato in silenzio il rimprovero, accusando il colpo. Poi, nella mattinata di lunedì, ho visto il look del segretario provinciale Settimio Novelli ed ho avuto un sussulto di orgoglio. Indossava, infatti Novelli, in sede di presentazione delle liste elettorali, presso la sede dell’Amministrazione Provinciale, un paio di bermuda color kaki ed una polo con tanto di colletto alzato. Sembrava il comandante Rommel pronto per la battaglia di El-Alamein. Peccato che ai piedi, al posto degli anfibi tattici, calzasse un paio di infradito. Sul portapacchi della macchina, parcheggiata ai giardini Diaz, un canotto quattro posti già gonfiato e pronto per l’uso.La presentazione delle liste scadeva a mezzogiorno, ma a mezzogiorno e un minuto già l’avevano buttata in cagnara, tanto che gli strilli si sentivano fin sotto le logge. Hanno strillato per una mezz'oretta buona e c’era più casino in provincia ieri mattina che l’altra sera alla notte dell’opera. Poi sono arrivati i guardiapesca e già, alla vista di una divisa, si sono dati tutti una calmata e per fortuna non è finita a cazzotti. Un peccato che non fossi lì sennò mi sarei divertito un casino. Però ho visto le fotografie e stavano tutti con i telefonini in mano. I giovani ultras della corrente renziana, avevano infatti organizzato una spedizione: tutti alla caccia del Mewtwo, un pokemon rarissimo, quasi introvabile. In quella circostanza si sono intruppati con Lippi e quelli della banda di Pettinari e ne è nata una franca, ma leale discussione, alla quale ha partecipato pure il senatore Morgoni che, casualmente, passava da quelle parti.Quindi i candidati sono due: Pettinari e la Formica. Di Pettinari, in realtà non si hanno più notizie. L’ultima volta che lo hanno visto vivo è stato giovedì scorso all’inaugurazione del ponte. Ha vistosi baffi bianchi, una calvizie pronunciata sui capelli anch’essi bianchi e faccia sorridente da perenne democristiano che la sa lunga. Se qualcuno lo vedesse lo segnali, cortesemente in redazione. L’esordio comunicativo della Formica è stato invece una gaffe colossale, giacché ha tenuto a far sapere all’urbe e all’orbe, che di cose da fare e di impegni ne ha già a scatafascio. Non si capisce allora perché si sia candidata? Così direbbe un anonimo, ma pragmatico assessore nei pressi di un piccolo comune, lassù sui monti Sibillini…Dunque la lista di Marche 2020, pensata solo nell’ottica contro Pettinari, è arrivata fuori tempo massimo ed è stata squalificata. Amen.Il centrodestra ha fatto una lista civica, almeno così dicono loro. Cioè un ossimoro. Imparata a dovere la lezione delle ultime amministrative, dove da soli hanno perso dappertutto, si sono presentati ancora da soli. Ovviamente nessuno dei sindaci promotori, al di là di trionfali dichiarazioni di circostanza, ci ha messo personalmente la faccia. Sarà il loro canto del cigno. A settembre arriverà il nuovo corso, quello di Parisi, che li infilerà tutti in un sacchetto e li butterà nell’organico. Poi procederà in fretta al ricambio.Una lista inutile, si rivelerà molto verosimilmente, quella della montagna. Destinata a non raggiungere nemmeno il 4%, temo che non avrà eletti. Avrebbero dovuto osare di più ed allargarsi alla Comunità Montana di San Severino e perfino con Tolentino per avere un ruolo ed un peso adeguato. Sarà per la prossima volta, referendum permettendo.Allineati e coperti il PD e l’UDC dietro i rispettivi candidati. L’UDC ha valore aggiunto perché arruola qualche forzista dissidente, che al contrario dei tre moschettieri, ha annusato l’aria e alla Lega di Paolini preferisce i moderati. A questo punto vinca il migliore.Chi perde, però già è chiaro sin da adesso. Dentro il direttivo provinciale del PD hanno perso l’architetto Montalboddi ed il senatore Morgoni. Attendiamo che l’architetto Montalboddi stracci la tessera del suo partito, giacché aveva dichiarato che lo avrebbe fatto nel caso non fosse passato il sindaco di Monte San Giusto, Gentili. Il senatore Morgoni ha già perso sonoramente il round delle candidature. Voleva un renziano che più renziano non si può, invece ha dovuto ingoiare Ornella Formica. La Formica, sia detto a titolo di cronaca, a Colmurano venne vigorosamente osteggiata dai renziani locali durante la preparazione delle amministrative. Poi. Morgoni, nell’ipotesi, tutt’altro che remota, vincesse Pettinari, dovrebbe piegarsi ad un accordo con lui, che sarebbe peggio delle forche caudine.Poi perde tutto il Partito Democratico provinciale che, nell’insieme, ha dato il peggio di sé. Ma di questo abbiamo già parlato.Se dovesse vincere la Formica, non so come andrebbe a finire. Finora Pettinari ha mantenuto un profilo bassissimo e assolutamente mai polemico. Sa, infatti, che è in vantaggio e con quelli del PD – che saranno maggioranza – dovrà trovare necessariamente un’intesa. Nel caso perdesse, invece, temo che scatenerà tutta la sua ira in Regione, chiedendone conto a Ceriscioli. In questo caso, personalmente, vedo in bilico l’assessorato maceratese del PD di Angelo Sciapichetti. Che al primo rimpasto di giunta potrebbe pure transitare verso l’UDC a riparazione del danno subìto. Aspettiamo il responso delle urne.
Se il Partito Democratico chiude, in un estenuante venerdì di passione di agosto, sulla sindaca di Colmurano, Ornella Formica, restano comunque ancora tutti aperti i dubbi e le perplessità sulla gestione complessiva del dossier “Area Vasta.” Si parte molto male. Il comunicato stampa che ne annuncia la candidatura ufficiale e già allo stesso tempo un blitz ed un rebus. Un blitz perché arriva quasi all’una di notte e non prevede repliche o domande. Poi perché si parla di una acclamazione del massimo organo politico provinciale del PD e quindi di un sostegno di sindaci ed amministratori del centrosinistra, ma non si circoscrive il perimetro. Quindi di una volontà della stessa Formica di “massima apertura” nei confronti delle liste civiche ed anche del centrodestra. Cerchiamo di stare rigorosamente ai fatti ed agli atti.Un fatto è che il presidente uscente, Antonio Pettinari non si sia mai formalmente candidato. Né che lo abbia candidato nessuno. Tanto meno il suo partito. Un atto è il documento condiviso ed approvato dai segretari regionali della coalizione regionale, nella quale si auspicava la continuità della giunta uscente di centrosinistra, poiché aveva ben lavorato. Quindi il tavolo del centrosinistra regionale invitava a ricercare con determinazione una soluzione unitaria per il rinnovo dell’ente. Un altro fatto è la designazione a candidata “Presidente della Provincia” ratificata, per acclamazione, dalla direzione del Partito Democratico.Alle pressanti richieste di informazioni cui ho cercato di attingere stanotte, le risposte sono state tuttavia univoche e perentorie: leggiti il comunicato! Che sarebbe un altro atto. Nessuno, voleva aggiungere niente di più, né togliere qualcosa in meno. Bocche cucite e nottata persa.Insomma il punto è che non si capisce se la candidatura sia politica o istituzionale. Da quanto scritto parrebbe un ibrido. Si capisce invece che la Formica è la candidata diretta del PD. E non quella che il PD porterà alla valutazione e, eventualmente alla condivisione degli alleati di centrosinistra. E questa circostanza, credetemi, in politica non è un dettaglio.“La candidata – si legge in un passaggio – è sostenuta dai sindaci e dagli amministratori di centrosinistra.” Quindi, alla lettera, dovrei presumere pure da quelli di Uniti per le Marche, Popolari Marche-Udc, Socialisti, Liste civiche, Verdi, Idv e Centro Democratico. Oltre naturalmente al Partito Democratico. Se ciò fosse vero non si porrebbe nessuna questione. Temo, al contrario, che si sia combinato un altro grosso pasticcio. Che, ad esempio, si sia fatto e disfatto tutto politicamente esclusivamente in casa PD. E che adesso si voglia vendere all’esterno come un accordo tra sindaci ed amministratori. Indipendentemente dal colore politico. La faccia per questa operazione sarebbe stata individuata in quella della Formica. Che diventerebbe, a seconda dei casi, una faccia pulita e facilmente presentabile all’esterno, oppure un capro espiatorio, da sacrificare nelle consuete faide intestine che il PD provinciale mai si risparmia. Al punto in cui si era arrivati, il PD non aveva più tempo per ricominciare da zero. Doveva a tutti i costi presentare, al tavolo degli alleati, una propria candidatura: forte ed autorevole. Indiscrezioni dicono che il segretario provinciale Novelli avesse individuato in Romano Carancini la figura adatta. Che nel corso della mattinata di venerdì ci siano stati febbrili telefonate e tentativi di mediazione per far passare il sindaco di Macerata. Ma non c’è stato niente da fare. Particolarmente astiosi si sono rivelati, nei suoi confronti, gli stessi maceratesi ed i civitanovesi. Partita chiusa dunque e tempo che scorreva inutilmente.Ieri però il PD doveva trovare a tutti i costi un candidato. Aveva questa urgenza, questa pressione, questa necessità vitale. In ciascuno dei componenti della direzione c’era l’esigenza di chiudere in fretta questa fase e lasciare ad altri la gestione della successiva. L’accettazione della Formica, in molti di loro, è stata vissuta con un senso di liberazione quasi catartico. Le dichiarazioni a caldo di qualche autorevole esponente, se lette con la necessaria attenzione, ne sono la plastica rappresentazione. Hanno fatto, dunque, il loro dovere quelli della direzione provinciale del Partito Democratico. Possono andare tutti a cena assieme. Messi da parte i rancori e gli sgambetti, possono pure scherzare come fossero vecchi ed uniti sodali. Da oggi non avranno più riunioni a cui presenziare. Nessun intervento da calibrare per dire la propria opinione. E nemmeno telefonate scomode a cui dover rispondere a mezza bocca (parlo anche di me…). Si sono guadagnati il loro meritato riposo. Le spettanti vacanze. Il tanto agognato mare, che stava lì in lontananza, ma loro chiusi a sudare nella landa deserta di Piediripa.Per questo, da stamattina presto, ho un tarlo che mi rode e che devo per forza condividere con voi: ma se stamattina viene giù il finimondo e tra un nubifragio e l’altro rischiamo pure l’alluvione, non sarà che tutto questo è un segno del cielo nei loro confronti??
Sembrerebbe che al termine di lunghissima riunione, il Partito Democratico riesca infine e a trovare il candidato presidente di Area Vasta. Si tratterebbe di Ornella Formica, sindaca di Colmurano al suo secondo mandato. Il suo nome era stato lanciato qualche sera fa in sede di direzione provinciale. Per un paio di giorni è circolato sulla stampa, assieme a quello di Andrea Gentili, sindaco di Monte San Giusto. Giovedì sera, però il nome della Formica sembrava definitivamente tramontato, tanto che la riunione di direzione era stata rinviata ad oggi pomeriggio. Da indiscrezioni ci risulta che sarebbero stati fatti più nomi oltre a quello della Formica e di Gentili. Ad esempio il sindaco di Belforte, Paoloni e quello di Montecassiano, Catena. Tutti graditi dai numerosi presenti. Però l'accordo è stato chiuso sulla figura femminile della Formica.Pare che la sindaca Formica abbia accettato anche a seguito delle rassicurazioni ricevute dai maggiorenti del Partito Democratico provinciale. La notizia, inoltre, della presentazione di una candidatura sul fronte del centrodestra, nella persona del sindaco di Sarnano, Franco Cerigioli, deve verosimilmente aver contribuito a rassicurare la Formica su una più facile vittoria.Nel dibattito, però l'elemento che ha trovato la gran parte del partito d'accordo è che, di fatto, sarebbe stato posto un veto da parte di più persone sul sindaco di Macerata, Romano Carancini.(aggiornamento dell 00.45)Alla mezzanotte e quarantacinque il comunicato stampa del Partito Democratico Provinciale dal titolo FUMATA BIANCA, scioglie ogni dubbio rispetto alle indiscrezioni che abbiamo pubblicato in precedenza. Di seguito il testo:“La Direzione provinciale del PD allargata ai Sindaci e coordinatori di circolo, dopo un ampio dibattito, come giustamente la democrazia richiede, ha saputo trovare una sintesi condivisa e unitaria e ha designato per acclamazione Ornella Formica, Sindaco di Colmurano, a candidata Presidente della Provincia. La candidata è sostenuta dai Sindaci e dagli amministratori di centrosinistra ma per sua espressa volontà ci sarà la massima apertura anche alle liste civiche e alle forze politiche di centrodestra. La soddisfazione è ancora più grande per la scelta di una candidata donna, amministratrice capace, che saprà guidare il nuovo processo dell'area vasta e che rappresenta una novità assoluta per la politica maceratese.”
Cercasi candidato presidente di area vasta: preferibilmente nuovo, va bene anche usato, si accetta anche da rottamare. Dopo giorni e giorni di sfibranti riunioni notturne della direzione provinciale del PD, sembra questa la sintesi del risultato ottenuto a seguito dell’articolato e complesso dibattito.Da stamattina una ristretta delegazione della segreteria, armata di tanta e santa pazienza, ma soprattutto di un’automobile dotata di aria condizionata, sta facendo il giro dei 57 comuni della provincia, alla ricerca di un candidato. Il maggiore partito della provincia è infine definitivamente imploso sotto i colpi delle ataviche ed insanabili divisioni. Tra le “parti in causa” – come direbbero gli osservatori ONU in questi casi – sono volate letteralmente secchiate di merda. Solo scuse, accuse e scuse, senza ritorno, come direbbe De André. Scene pietose ed imbarazzanti quelle a cui abbiamo assistito, nostro malgrado. Lo diciamo in tutta franchezza: abbiamo provato vergogna per loro. Per loro che ricoprono ruoli istituzionali di primissimo piano. Per loro che dovrebbero rappresentare le speranze della nuova classe dirigente. Per loro che, con il loro comportamento dovrebbero essere di esempio alle giovani generazioni, così da avvicinarle a quella che Papa Montini chiamava la forma più alta di carità: cioè la politica. Vogliamo augurarci che si sia toccato il punto più basso del dibattito. Confidiamo che, preso atto dello spettacolo indecoroso che hanno offerto alla platea vastissima di spettatori attoniti e sgomenti, abbiano - questi dirigenti politici - un sussulto di dignità. Un briciolo di amor proprio. Un guizzo di orgoglio di appartenenza se non ad un partito, quantomeno ad un gruppo. Che investiti dalla fiducia che gli elettori gli hanno inopinatamente attribuito, sappiano agire in nome, per conto, ma soprattutto nell’interesse di questi sventurati rappresentati. Piuttosto che per i loro piccini, miseri tornaconti personali.A questo punto dovremmo fare la cronaca dettagliata e scrivere dell’ennesimo, raccapricciante capitolo, andato in onda ieri sera nella direzione provinciale del PD. Raccontare di come si siano bruciate autorevolissime candidature. Sia politiche che istituzionali. A cominciare da quella di Pettinari, per arrivare a quella di Carancini, passando a quella di Fiordomo. O, per dire, anche a quella di Massimo Montesi. Compagni di partito o, nella peggiore delle ipotesi, alleati politici di lungo e provato corso. Tutti bruciati. Sacrificati in nome di un isolamento autistico che non prevede nessun dibattito. Di una ottusa autosufficienza che non contempla contraddittorio. Di una presunta autonomia pelosa che non concepisce il dissenso. Tuttavia, al punto in cui siamo arrivati, ci rifiutiamo di raccontare quello che è successo ieri sera. I limiti del buon costume e della pubblica decenza ce lo impediscono.Poi, abbiamo anche le scatole piene di essere additati nei social network come quelli che fomentano polemiche. Da parte nostra abbiamo fatto solo il nostro dovere: informare, attraverso le notizie assunte e soprattutto meticolosamente verificate, i cittadini dei fatti e delle circostanze. Ci fermiamo qui per senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni. Ci fermiamo qui perché il limite della decenza è stato abbondantemente superato. Ci fermiamo qui perché tutto questo ci fa davvero e profondamente schifo. Da qui alle elezioni ci limiteremo a registrare, in maniera neutrale i fatti e le notizie, sperando che il nostro silenzio di sdegno e di protesta – che poi rappresenta quello indignato della gran parte dei cittadini – possa contribuire a realizzare un esame di coscienza personale di ciascuno e collettivo delle varie anime politiche presenti all’interno del Partito Democratico provinciale.
Come già annunciato prima delle amministrative, il segretario provinciale del PD licenzia Antonio Pettinari. Lo fa con un freddo, sintetico comunicato nel quale cerca di coinvolgere nella decisione, oltre la segreteria anche i parlamentari e non meglio precisati “rappresentanti” regionali. La decisione c’è, il comunicato pure, ma dentro monta tutta la rabbia ed il disappunto degli esponenti di spicco democrat della provincia. È una decisione infatti che passa sopra le teste dei sindaci delle tre principali città: Macerata, Civitanova e Recanati. Presa, se non in solitudine, quantomeno in assoluta minoranza. Pare che il dominus della situazione sia una new entry della segreteria. Si tratta dell’architetto Mario Montalboddi, il quale tanto si è speso e si sta spendendo per portare il sindaco di Monte San Giusto al vertice della nuova provincia. Pare addirittura che abbia detto che se Gentili non verrà eletto presidente, lui strapperà la tessera del PD. Le recenti vicende del comune di Monte San Giusto, si intersecano in qualche maniera anche con l’attività professionale dell’architetto Montalboddi. Capita verso la fine di gennaio, quando il sindaco Gentili revoca dal suo incarico l’assessora Federica Trifogli. Le deleghe (lavori pubblici, ambiente e manutenzione) passano in mano alla neo nominata Claudia Re. La Re è geometra e incidentalmente, dal 2007, è anche socia attiva dello studio di progettazione ENTER s.r.l. di cui l’architetto Montalboddi è amministratore delegato.Dunque l’ex assessore alla cultura di Corridonia, Mario Montalboddi, diventato poi progettista del centro commerciale Corridomnia, oggi siede nella direzione provinciale del PD. Egli, trasferito il suo studio a Monte San Giusto, in veste di uomo politico, sponsorizza la candidatura del suo sindaco. Sindaco che ha tra i suoi primissimi collaboratori in materia di lavori pubblici, ambiente e manutenzione, la socia stessa di Montalboddi, Claudia Re. Questi i fatti che chiunque può verificare tramite ricerca nel web.Le argomentazioni politiche che conducono a Gentili sono trasversali e frutti di accordi “alti e nobili” perché - come dice il senatore Morgoni – per governare la nuova area vasta non c’è bisogno di divisioni politiche, ma di ottimi amministratori. Soprattutto – aggiungiamo noi – se competenze come ambiente ed urbanistica restano ancora in capo alla Provincia. Treia città, badate bene e non più la frazione di Santa Maria in Selva diventa luogo di pellegrinaggio per siglare accordi finalizzati ad escludere Pettinari e lavare con il sangue, una volta per tutte, il tradimento patito cinque anni or sono. Il tutto, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, in nome del buongoverno. Oppure del cambiamento. Fate voi…D’altra parte bisogna pure ricordare che il PD è il principale partito e che deve necessariamente ricoprire il ruolo di attore protagonista.Tuttavia se, poniamo il caso, si dovesse realizzare nei pressi della città di Monte San Giusto (ma nel caso si tratterebbe solo di una fortuita coincidenza) una eventuale, futura lottizzazione fotocopia di quella di Corridonia, tutti avrebbero piacere e – aggiungiamo ancora noi – interesse a far parte di questa cordata di uomini di buona volontà. I quali, messe per amor di popolo, alle spalle inutili e spiacevoli divisioni si prodigheranno tanto per creare moltissimi posti di lavoro in quei paraggi. E solo Dio sa di quanto ci sia bisogno di lavoro di questi tempi.In questo disegno non c’è posto per Pettinari perché l’accordo sta altrove. Sta con le forze che - tanto per semplificare - hanno sostenuto Spacca alle regionali.Il Partito Democratico provinciale fa parte di questo accordo con tutto il suo peso politico. Tuttavia lì dentro in troppi sottovalutano, e non poco, la vicenda. Qualcuno al massimo la ritiene solo un banco di prova per la tenuta politica. Oppure un modo per misurare le proprie capacità e forze in vista di altri più importanti appuntamenti.La cosa che invece all’interno del PD viene spiegata molto bene a tutti è che bisogna fare quadrato attorno al suo segretario provinciale. Bisogna difenderlo ad ogni costo. E bisogna sostenerlo nelle sue decisioni anche se queste non sono mai state condivise dalla direzione provinciale.
Perché l’anno scorso Forza Italia ha spalancato amorevolmente le braccia a Spacca in regione, mentre adesso sbatte malamente la porta in faccia a Pettinari in provincia? Nessuna persona normale, specialmente in piene vacanze, tenterà nemmeno di porsi la domanda, tanto è profondo il disinteresse sia per la nuova provincia, che per l’ex primo partito italiano.
Eppure tra le pochissime certezze che stanno caratterizzando questa prossima elezione, c’è tutta l’avversione di Forza Italia nei confronti di Antonio Pettinari. Che non è solo il presidente uscente ricandidato, ma anche il segretario regionale dell’UDC. Pettinari, già da lungo tempo, sta personalmente lavorando per la riconferma alla guida dell’ente. Per questo ha intrecciato relazioni con molti sindaci del territorio. Qualcuno tra questi appartiene o è simpatizzante di Forza Italia. Poiché si tratta di un’elezione di secondo grado e non c’è nessun elettorato da convincere, se non gli stessi amministratori, il tutto ovviamente, avviene sottotraccia. Non servono roboanti comunicati, né tantomeno affollate conferenze stampa: basta la discrezione necessaria. I messaggi pubblici sono solo trasversali e per addetti ai lavori. Per esempio le parole di riprovazione del presidente Ceriscioli verso il PD di San Severino - che non si è alleato con la lista dell’attuale sindaca – servivano per un endorsement a Pettinari, anche a riparazione di sciagurate dichiarazioni del segretario provinciale del PD. Come a dire: non scherziamo, qui per Pettinari garantisco io anche a nome di tutto il Partito. Del resto le ultime elezioni hanno consegnato a Tonino ed alla sua formazione due vittorie schiaccianti, praticamente in solitaria: a Porto Recanati ed a San Severino. Logica, buon senso, tattica e anche un rudimentale approccio alla buona politica avrebbe voluto che, nel mondo dei partiti, attraverso i rispettivi amministratori, si continuasse a lavorare sott’acqua, così da tessere la tela in silenzio. Pure all’interno del PD provinciale, che è lacerato da idee contrapposte, personalismi esasperati e linee divergenti, le faide si consumano in gran segreto e le rese dei conti, pur debitamente messe in agenda non si annunciano.
Invece capita che all'improvviso, come una grandinata di fine luglio, arriva l’intervento a gamba tesa ed a mezzo stampa della vice coordinatrice regionale di Forza Italia, Barbara Cacciolari. Come prima cosa bolla come “sorprendente e sconcertante” la decisione di Pettinari di indire le elezioni nel cuore dell’estate, con ciò “violando le più elementari regole di buon senso.” Se è vero che in piena estate non si deve far politica, perché – rilevo io - il 29 di luglio, la stessa Cacciolari annuncia, in pompa magna la costituzione del comitato per il NO al referendum? Ah saperlo…
Ma la notizia dirompente è che la dirigente regionale di Forza Italia praticamente invita tutto il centrodestra ad affrancarsi dall'indirizzo istituzionale, sin qui intrapreso, e a presentare una propria lista tutta politica. “Come partito – dice la Cacciolari – siamo pronti a dare tutto il sostegno ai sindaci di centrodestra che vogliono presentare una lista.” Così, mentre la gran parte degli amministratori è alla diligente ricerca di una soluzione istituzionale, la più partecipata possibile, Forza Italia, attraverso una figura che non è nemmeno consigliere comunale, politicizza di botto la situazione. Qualcosa non mi persuade. Anche perché se andiamo ad analizzare la forza di fuoco e le truppe di Forza Italia in provincia, scopriamo che ha in arsenale appena qualche sparo di ferragosto e qualche stanco sottufficiale di complemento. I colonnelli ed il grosso della truppa, se non sono approdati a qualche altro partito, hanno smesso definitivamente con la politica.
Un branco di cinghiali in mezz'ettaro di granturco avrebbe fatto meno danni di quanti ne abbia prodotti questa dichiarazione sui territori. Le trame pazientemente costruite di persona da qualche sindaco forzista, con Pettinari sono state bruscamente recise ed i dialoghi sono stati interrotti. Bisognerà ricominciare tutto da capo. Ma il tempo stringe. Dunque, alla domanda iniziale: perché Forza Italia ce l’ha tanto con Pettinari, se ne aggiunge un’altra. Stavolta politicamente più inquietante: perché Forza Italia, nel territorio della provincia di Macerata vuole fare a tutti i costi il deserto attorno e soprattutto dentro di sé? No, perché ci vuole del metodo, anche per mettere in atto azioni di mero autolesionismo. Ci vuole un piano studiato in tutti i suoi dettagli per isolarsi nei momenti che contano del calendario politico. E ci vogliono soprattutto le persone giuste che sappiano realizzare questa ponderata autodistruzione. Forza Italia in provincia sta dimostrando di possedere tutte queste caratteristiche e porta avanti il suo disegno a tamburo battente. Più avanti nel tempo vi dirò pure il perché...
Sono giorni campali quelli che sta vivendo l’amministrazione comunale di Macerata. In particolare all’assessorato alla cultura, non si dorme la notte per la grande mole di iniziative che sono state messe in piedi, affinché le volgari, umane genti vengano erudite alla bisogna. Peccato però che io stesso, sul sito web del Comune abbia letto – come direbbe un personaggio di Camilleri – una sulenne minchiata. Tanto grande che, per espiarla ci sarebbe da sotterrarsi adesso e venire fuori non prima della metà di settembre. Ha scritto infatti l’assessorato alla cultura che il musicista Goran Bregovic è di nazionalità serba. La cosa non sarebbe apparentemente tanto grave se non fosse che, in totale buona fede, qualche organo di stampa ha preso per buona la notizia e l’ha rilanciata così come scritta, inducendo in errore l’ignaro lettore. C’è da aggiungere, inoltre, che per ragioni di etnie e di confini, poco più di venti anni fa, proprio da quelle parti, venne combattuta una sanguinosa guerra civile con migliaia di morti. Bregovic, in realtà è nato a Sarajevo, città che, sia detto per inciso, sarebbe pure la capitale della Bosnia. Per questa volta perdoniamo l’assessora Monteverde, che tanto si prodiga per promuovere la lettura dei libri, ma la invitiamo anche a leggerne qualcuno ogni tanto. Segnatamente quelli di geografia, così da evitare in futuro ulteriori scivoloni.
Il fatto è che in questo periodo il sindaco Carancini è preso da ben altri pensieri e non vigila come dovrebbe. Si dà il caso infatti che il presidente della provincia Pettinari abbia indetto le elezioni per il rinnovo dell’ente per il 28 di agosto. Ciò significa che entro la prima settimana di quel mese devono essere definite le candidature e chiuse le liste. Carancini, se con un occhio frigge il pesce, con l’altro controlla il gatto. Nel senso che pur essendo preso dalla mondanità delle serate alle prime dello Sferisterio, un pensierino alla futura presidenza della Provincia lo sta facendo ancora. Della sua agitazione in questo senso, avevamo parlato in un’altra occasione. In seguito gli avevo personalmente chiesto di rispondere ad alcune domande in proposito. Carancini all’inizio mi aveva dato la massima disponibilità, poi, all’improvviso non si è fatto più sentire. Non nascondo di aver pensato ad gesto di scortesia nei confronti miei e del giornale, ma quando ho visto le cose con più distacco e maggiore lucidità ho capito meglio il tutto e, in tutta onestà, mi sono ricreduto. Cosa era successo? E’ accaduto che il 23 di giugno (giorno tra l’altro del mio ultimo contatto con Romano) a Carancini il PD ha dato l’avviso di cacciata. Pubblico. Perentorio. Inappellabile. Lo ha fatto Maurizio Saiu, componente del direttivo comunale tramite un comunicato stampa, ma risultava chiaro a tutti che dietro di lui vi fosse in realtà la voce del padrone. Padrone che con altre, più misurate parole aveva già escluso un’eventuale candidatura di Carancini, motivandola con il fatto che Macerata città avesse già un parlamentare in carica. Il sindaco del capoluogo, a questo punto, ha capito la gravità del messaggio e si è ritirato in buon ordine nelle sue stanze. Quindi, di frac vestito, si è dedicato anima e corpo alla stagione lirica staccando la spina con la politica e con il suo partito. Però siccome è uomo che difficilmente si arrende e men che meno si fa comandare a bacchetta dal primo capetto che passa, un pensiero alla presidenza della Provincia lo sta facendo ancora. Tra un Otello e una Norma prova a prendere tutte le misure possibili valutando i pro e considerando i contro. In realtà le opzioni sono solo due: obbedir tacendo agli ordini impartiti dal “Comitato Centrale”, oppure rompere definitivamente con il Partito Democratico e bruciarsi alle spalle ogni nave.
Nel primo caso avrà garantita per il 2020 una candidatura al Consiglio Regionale e, con essa, molto verosimilmente anche una sicura elezione. Se invece dovesse consumare un irreparabile strappo con il PD, tutto per lui, sin da domani, diventerebbe incerto e precario.
Sbaglierebbe però chi pensasse alla strada più comoda e più indolore. Carancini dà il meglio di sé nei momenti di maggiore difficoltà. Le sfide impossibili lo attraggono e lo esaltano. E, come ha ampiamente dimostrato in passato, queste sfide le ha vinte ogni volta.
Con lui non c’è niente di scontato e di prevedibile, se non che i giorni passano e una decisione, prima o poi, la dovrà prendere.
Stavolta Hic Rhodus, hic salta …
Dobbiamo essere sinceri, come lo siamo sempre stati. Da queste "colonne" non siamo mai stati particolarmente teneri con il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. Che, però, si è dimostrato molto sportivo e capace di accettare serenamente le critiche che gli abbiamo mosso. L'arrivo del ministro Boschi è stata l'occasione per confrontarsi con un'intervista a 360 gradi. Presidente Ceriscioli, partiamo subito da Aerdorica. Soriano ribadisce di esser ancora interessato, ma teme che dietro alcune scelte dell’assemblea dei soci vi sia qualche opacità. Qual è la verità in proposito?Il mandato che abbiamo dato all’amministratrice unica Massei è quello di riprendere i rapporti con tutti quelli che in questi mesi hanno dimostrato interessamento per Aerdorica in modo che con ciascuno venga messa in chiaro, con la massima trasparenza, la situazione debitoria. Debbo dire che in questo senso la Massei ha fatto già un buon lavoro di accurata analisi contabile, distinguendo le passività pregresse dal conto economico attuale. Così che un eventuale acquisto dell’aeroporto coincida anche con il chiudere, in parte, le passività del passato. In questa maniera si potrà contare su di un punto di partenza già in attivo. Tutto questo può mettere in condizione Soriano o altri soggetti come lui interessati di riprendere quel percorso che si è momentaneamente interrotto a causa di vicende interne relative al consiglio di amministrazione.Sei stato per dieci anni sindaco di Pesaro. Dopo un anno nel ruolo di presidente di regione, trovi differenze nel governare e con il senno di poi, rifaresti la riforma sanitaria senza ascoltare i territori?In verità i sindaci li abbiamo incontrati tutti prima della riforma proprio per far comprendere come il decreto ministeriale 70 che regola la medicina per acuti, comportasse determinate scelte. Scelte che non solo riguardano i piccoli ospedali trasformati in strutture territoriali, ma anche quelli più grandi. Riprova ne è il fatto che, a distanza di un anno, il dibattito si è spostato appunto dai piccoli ai grandi ospedali. Ciò ha implicato anche un trasferimento dall’ospedale della grande città a quello del territorio. Temo che il concetto non sia ancora ben chiaro a tutti, ma ripeto, questo comporta uno spostamento di 60 milioni di euro da medicina per acuti alla medicina territoriale. Che è quella di cui abbiamo più bisogno. In questo quadro posso affermare che a fine anno, avremo impiegato tutte le risorse economiche sul territorio applicando con oculatezza e coerenza la riforma.Le amministrative hanno segnato uno stop al PD. La riforma sanitaria ha contribuito a questo calo. Non ti senti un po’ in colpa o credi che ci sarà modo per recuperare?Il legame stretto tra la riforma sanitaria ed i risultati elettorali lo valuterei in termini relativi. Prendiamo il caso di San Severino: lì il Partito Democratico avrebbe potuto appoggiare benissimo la candidata che poi ha vinto. Anzi, francamente era più naturale anche in termini di vicinanza politica, rispetto ad aver privilegiato il rapporto con il Nuovo Centro Destra. Sarebbe stata una scelta politica locale che avrebbe permesso al PD - pur dentro una riforma che tocca il tema del punto nascite (che per certi versi è particolarmente delicato) rispetto alla complessiva trasformazione degli ospedali – di approdare comunque ad un risultato positivo. Detto questo è chiaro pure che queste riforme, nel momento in cui le fai l’impatto è più forte e paghi pure un prezzo politico. Ma l’analisi del voto locale, secondo me ha altre componenti che se fossero state giocate meglio avrebbero permesso di incassare un risultato migliore pure per il PD delle Marche. A proposito di San Severino: ritorneresti a parlare di politica a casa di Zura dopo le corali polemiche che unanimemente si sono levate per la famosa merenda a base di porchetta?Siamo troppo abituati a vedere la politica come scontro personale, mentre i contenuti vanno in secondo piano. Io credo ad una politica in cui si nessuno cambia le sue idee, però esistono pure momenti informali in cui si esce da questo contesto.Giustissimo, ma io senza invito non sarei potuto entrare a casa di Zura a sentirvi parlare di politica. E questo è proprio quello che ti ho pubblicamente contestato a nome di tanti.Questo non lo so, ma gli inviti la faceva Zura dalla sua parte politica. Su questo non posso prendermi la responsabilità. Il messaggio che volevo mandare a tutti i cittadini era invece che si può fare tranquillamente politica perché personalmente c’è il reciproco rispetto. Il contesto informale della merenda, dal mio punto di vista, andava appunto verso quella direzione.Se fossi ancora sindaco o amministratore locale 200 milioni di euro li impiegheresti per costruire un nuovo ospedale o li investiresti su quelli già esistenti?I 200 milioni non stanno in una cassaforte in Regione, ma sono l’effetto di risorse che si liberano mettendo assieme questi ospedali. Facendone cioè uno di migliore qualità. I 200 milioni sono in realtà dentro le attuali inefficienze, dentro gli inutili doppioni, sulle strutture vecchie. Le risorse non arrivano da nessuna altra parte, stanno tutte lì dentro e dobbiamo liberarle al più presto. Ovvio che la Regione farà la sua parte nel caso fosse costretta ad aggiungere quei tre o quattro milioni che eventualmente mancassero. Da sindaco ho appoggiato l’ospedale unico molto prima della riforma. Parlo di dieci anni fa. In quel caso chi non è stato al passo con i tempi e che materialmente non lo ha realizzato è stata la Regione Marche. Adesso abbiamo ripreso in mano tutti gli investimenti sanitari: dal cantiere dell’INRCA che era bloccato, al Salesi che era in un cassetto dal 2004. Poi ci sono questi tre grandi ospedali: Pesaro e Fano assieme; Macerata e Civitanova assieme; Ascoli e San Benedetto assieme. Preciso che dico insieme perché non si chiude niente. Si mettono assieme tutte le strutture esistenti elevandole di qualità.Siamo a Civitanova e non possiamo non parlare di Bolkestein. Che facciamo??Sulla Bolkestein sto guardando quello che hanno fatto le altre regioni. Le più interessanti mi sembrano Toscana e Liguria che hanno trovato dei meccanismi che permettono di salvaguardare la specificità delle nostre spiagge. E’ una rete costituita da imprese familiari che, nel corso del tempo, hanno fatto investimenti ingenti su quelle spiagge. Trovo che sia giusto riconoscere loro questi investimenti allungando loro il tempo delle concessioni.Già gli assessori Pieroni al turismo e Sciapichetti alla difesa della costa, stanno verificando il quadro normativo per individuare come poter fare triangolazione ed individuare sinergie con le due regioni.
La data di venerdì 15 luglio sarà ricordata come la giornata decisiva che ha segnato irrevocabilmente le sorti del referendum confermativo sulle riforme costituzionali previsto per l’ottobre prossimo. Sul fronte del sì è stata una giornata campale. Intanto per l’improvviso freddo autunnale e per la pioggia che ha maltrattato l’intera regione. Poi per il gran dispiegamento di forze che il Partito Democratico ha messo in campo al fine di confermare la riforma. L’evento clou era messo in agenda per le ore 21.00 presso il cinema Cecchetti a Civitanova con due big nazionali: la ministra Maria Elena Boschi ed il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. Assieme al Governatore Ceriscioli ad al segretario regionale Comi hanno esposto, alla sala stracolma, le ragioni per motivare i tanti militanti alla mobilitazione in favore del sì. L’aria era tesa e si respirava preoccupazione. Il barometro dei sondaggi segnava tempesta. In più qualche parlamentare si era messo a fare lo sciopero delle firme convinto di mettere in difficoltà lo stesso segretario regionale Comi. In realtà è finita che questi riottosi deputati hanno fatto una brutta figura nelle loro provincie perché hanno raccolto poche firme in confronto a quelle di Comi, che viceversa è assurto al ruolo dello statista. Poi, a cagione del loro lassismo, si sono beccati pure la pubblica reprimenda di Rosato. Adesso Comi un giorno sì e quell’altro pure dirama comunicati stampa corredati di numeri che testimoniano al Largo del Nazareno le sue capacità e la sua forza. I volti però rimanevano scuri lo stesso e l’allarme restava alto. La Boschi, poverina, aveva perso chili ed energie. Diafana e con lo sguardo fisso davanti a sé, invitava i presenti, con calma ed a bassa voce, come fosse in trance, a far votare sì.
Non sapevano, che assieme alla pioggia, la mattinata portava con sé buone notizie. Ma che dico buone, ottime notizie che adesso vado a raccontarvi.
È accaduto che nella stessa mattina lo stato maggiore di Forza Italia guidato dal coordinatore regionale, senatore Remigio Ceroni costituiva il comitato per il no al referendum. Davanti all’unica giornalista sanzionata ad ascoltarlo (è consuetudine ormai presso la locale stampa, che un giornalista che sbagli un congiuntivo o commetta un altro errore di sintassi o ortografia, venga inviato per punizione a fare dei pezzi sulle conferenze stampa di Ceroni) il parlamentare, in appena cinque minuti, ha commesso tre gaffe in sequenza da rintronare perfino un battaglione di ussari. La prima quando per fare un paragone ardito ha evocato il no al referendum come “la madre di tutte le battaglie”. Non sapeva, evidentemente che la madre di tutte le battaglie, fu quella così definita da Saddam Hussein, buonanima, durante la prima guerra del Golfo. Venne combattuta dall’esercito iracheno a Khafji tra il 29 gennaio ed il primo febbraio del ’91. Ovviamente fu una sonora disfatta per il Rais perché il suo esercito subì il bombardamento aereo più pesante nella storia bellica mondiale. La seconda gaffe l’ha commessa quando, per sostenere le ragioni del no, ha rimproverato a Renzi di non aiutare le imprese, l’occupazione e le famiglie in difficoltà. Che ci azzeccava con la riforma della Costituzione lo sapeva solo lui. Ma la terza e più grossa gaffe, quella decisiva, l’ha commessa semplicemente presentando lì la sua persona a difendere strenuamente e con tutte le sue forze la Carta Costituzionale. Molti non lo ricordano, ma il senatore Ceroni è il deputato che nell’aprile del 2011 salì agli onori della cronaca parlamentare nazionale perché, attraverso un disegno di legge all’uopo presentato (atto 4292), ma “a titolo personale” - come tenne a specificare - voleva cambiare addirittura il primo articolo della Costituzione con il seguente: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".
Ora è chiaro a tutti che se il capo regionale del comitato del no è un uomo che voleva stravolgere addirittura l’incipit della Carta Costituzionale e non prevedere nessun limite e nessuna forma da rispettare il sì ha già vinto la partita prima di cominciarla. Io stesso che mi stavo predisponendo per il no, adesso mi sono già ravveduto e alla fine farò come Cacciari: voterò sì turandomi il naso.
Quindi amici tutti del Partito Democratico state allegri. Andate tranquillamente in vacanza. Portate al mare i vostri bambini. Le calde serate, piuttosto che trascorrerle nelle sezioni a sudare nelle assemblee, fate delle lunghe passeggiate rigeneranti ascoltando le cicale e mirando gli astri. E soprattutto fate fare un po' di villeggiatura alla Boschi con pasti abbondanti e tanto sole. Ne ha bisogno, date retta a me.
Ceroni ha promesso un comitato del no in ogni comune. Non c’è villaggio nelle Marche a cui lui non provvederà. Con uno come lui a capo del no, il settanta-settantacinque per cento dei sì al referendum di ottobre è garantito.
Appena nominata amministratrice unica di Aerdorica, Federica Massei affermava di aver letto che il gruppo Soriano non aveva ritenuto del tutto chiuso il suo interessamento all’aeroporto Raffaello Sanzio, come in verità avevano precedentemente dichiarato, attraverso le pagine di un quotidiano.Questa notizia, in realtà, l’ha data solo questo giornale che in esclusiva aveva intervistato Marco Soriano, amministratore delegato della Soriano Group (leggi qui).Giovedì 7 luglio infatti, il direttore commerciale della Soriano Group era a colloquio con la Massei per riprendere il filo di quei colloqui bruscamente interrotti un po' di giorni fa.Io, molto diligentemente mi sono letto l’intervista rilasciata dalla Massei, quindi ho cominciato a messaggiare Marco Soriano su Whatsapp, per sapere il suo punto di vista. Gentile, come al solito, ha risposto ai miei messaggi e poi alle mie domande.Marco Antonio Soriano è un giovane che è a capo di un impero economico che fa paura. Le sue società hanno sedi in tutto il mondo. Lavora al 41esimo piano di un grattacielo di New York e nonostante tutto ogni volta risponde ai miei sms e alle mie telefonate. Ho provato più volte a visualizzare il suo profilo di Linkedin, ma ogni volta mi perdo tra i suoi affari ed interessi. Nel luglio del 2015 Marco Soriano scrive assieme a Paul Parisi, Junior Investment Banking Analyst della Soriano, una nota che provocatoriamente titolano: è narcisista credere nelle principali ragioni per cui il business aereo è ancora considerata una attività imprenditoriale? Da imprenditore visionario quale è e si definisce, teorizza un e-viaggio e un e-turismo. Intere pagine del suo sito si dedicano a studi e ricerche sul business del volo e dei viaggi aerei. I suoi punti di forza sono il sorriso e l’estrema naturalezza con cui porta avanti le sue teorie. Aprendo per la prima volta il sito internet della Soriano Group, si capiscono subito due cose: la prima è che dietro ci sono persone in carne ed ossa e che quindi non si tratta di una scatola cinese; poi che ciascuno, con il proprio ruolo, ci mette la faccia. Da vecchio arnese comunista come ormai, ignobilmente mi qualifico, avendolo ascoltato più volte, potrei definirlo un “portatore sano di new economy”. Poi ad uno come lui che ha un debole per il Rosso Conero e il mistrà Varnelli si può perdonare tutto.Il punto tuttavia decisivo è che Marco Soriano è l’unico interessato ad acquistare quote di un aeroporto che giorno dopo giorno si sta trasformando in un pericoloso carrozzone. Tra i tanti misteriosi, potenziali acquirenti è il solo che ci ha messo la faccia ed ha parlato chiaro. Eppure, nell’ultima assemblea dei soci c’è mancato poco che tutto andasse all’aria. La Massei ha liquidato il tutto come informazioni poco chiare. Da ieri hanno ripreso a tessere la tela. Vediamo come va a finire…Che impressione ti ha fatto la nuova amministratrice unica di Aerdorica?La Massei mi è sembrata una persona molto motivata e positiva. È anche possibilista sul fatto che noi possiamo ancora partecipare all’acquisto dell’aeroporto. Dobbiamo analizzare ancora in profondità la documentazione che io ho richiesto. Quindi da quel momento in poi vedere qual è la situazione vera dell’aeroporto. Poi aspettare che sia approvato il bilancio.Anche dalle pagine dei giornali la Massei si è mostrata possibilista. Dice pure che le informazioni non risultavano abbastanza chiare. Tu puoi confermare? Sì è vero. Personalmente non ho ancora parlato con Pieralisi per chiarire definitivamente l’equivoco. Mi riprometto di farlo al più presto, così da analizzare meglio la questione. Per ora è impossibile stabilire qualcosa con qualcuno che non conosco. So chi è Pieralisi, ma non lo conosco personalmente.Di Del Vecchio che mi dici?Che è fuori e che non c’è niente che io possa fare con lui. Gli unici miei interlocutori sono la Massei e il presidente Ceriscioli. Se poi Pieralisi volesse fare qualcosa con me potrei pure valutarlo, ma questo non te lo posso confermare finché prima non parlo con lui.Credi che sia stato Del Vecchio a creare qualche diffidenza in Pieralisi dopo la vicenda Novaport?Sembrerebbe di sì, ma non essendo stato presente non so che dire di preciso. Siamo nel campo delle indiscrezioni. Così come ho sentito dire che ci sono i cinesi e poi gli arabi che sarebbero interessati.Sei ancor interessato a realizzare nella Marche i progetti che avevi in mente? Intanto le occasioni nascono quando uno è inserito bene dentro un territorio. Per questo confido nella disponibilità delle persone di cui ti dicevo prima. Però per me l’aeroporto è strategico. È il punto di partenza per altre importanti realizzazioni.Senza aeroporto nessuna struttura? Esatto. Se non entriamo con un aeroporto non potrei fare più niente. Il nostro interesse non è solo nelle Marche o nelle regioni dell’Italia centrale, ma in tutta Europa. E per realizzare questi progetti è indispensabile l’aeroporto.Hai intenzione di tornare presto nelle Marche?Sono stato 4 volte nelle Marche. Avrei intenzione di ritornarci, però adesso sto aspettando delle informazioni. Io sono per la politica dello step by step. Vediamo prima il prossimo gradino…(ha collaborato Eleonora Santoni)
Mentre dentro il Partito Democratico, all’indomani della disfatta elettorale, scoppiava la solita guerra fra bande più o meno armate, suscitava enorme scalpore il comportamento del presidente della Regione Marche, Ceriscioli. Egli dapprima dichiarava, rivolto ai suoi: "Cari amici, non massacriamoci tra di noi, bisogna capire che c'è anche una questione più generale sopra di noi”, lasciando così intendere una improvvisa conversione mistica, piovuta dal cielo. Quindi domenica scorsa partiva, ramingo e solitario, alla volta di San Severino Marche, terra di monasteri, conventi ed abbazie. Ma, come si sa, la biografia di ogni santo che si rispetti contempla il tentativo di seduzione da parte del demonio. In questo caso il maligno ha assunto le sembianze di un maiale arrosto, offerto da quel diavolo del consigliere regionale della Lega, Luigi Zura Puntaroni. Ceriscioli, l’apprendista asceta, piuttosto che stringere di più il cilicio e rispondere: “Non di sola porchetta vive l’uomo…”, è caduto irrimediabilmente in tentazione. Così ha finito per trascurare il benessere dello spirito, dedicandosi vieppiù, grazie a calde e succulente, suine fragranze, a quello più prosaico della gola. È finita che in men che non si dica, il presidente della giunta regionale delle Marche si è trovato dentro la privata abitazione del consigliere regionale Zura Puntaroni, unitamente ad altri amministratori locali, all'uopo convocati, a parlare dei problemi del territorio e delle loro soluzioni. Hanno mangiato appunto porchetta, salamelle e formaggi e bevuto del buon sangiovese. Pare che negli inviti diramati – rigorosamente via sms – fosse specificato di portare seco il vino.
Al simposio ha partecipato pure la professoressa Gabriela Lampa, unica, significativa figura femminile, che tra i tanti maschiacci evocava la pucciniana Minnie, la fanciulla del west. Si dice, ma non mi sento di poter confermare, addirittura che ad un certo punto abbia intonato, con piacevole sorpresa dei astanti. “Laggiù nel Soledad ero piccina…”. I cori sono proseguiti regolarmente e con allegria fino alla “Mula de Parenzo”, poi quando Zura Puntaroni ha urlato: “osteria numero venti…” c’è stato un attimo di smarrimento, quindi un generale disimpegno, per cui molti si sono alzati per fumare una sigaretta. Tra un canto e l’altro però si è parlato di ospedale, di inceneritore e di bretella. La sintesi dell’incontro è stata che è di vitale e decisiva importanza la bretella San Severino – Tolentino. Infatti tra i commensali c’era pure il sindaco di Tolentino, Pezzanesi. A causa di un’improvvisa grandinata, Ceriscioli e Pezzanesi hanno trovato ricovero al coperto e si sono appartati per chiacchierare a lungo della questione. Sembra inoltre, che all’ultimo momento, alcuni emissari si siano messi in azione per invitare pure la sindaca di San Severino, Rosa Piermattei. Ma, benchè nella versione ufficiale si giuri che ha declinato per urgenti ed inderogabili impegni, io sono invece più persuaso che, considerate le modalità e soprattutto vista la compagnia, la Piermattei abbia pensato bene di starsene il più lontano possibile e di lasciarli soli, alle loro maschie libagioni. Da adesso in poi, quindi, non si dica che è una sindaca inesperta… Basta, tutto sembrava filare per il meglio, fin quando qualche iscritto al Partito Democratico particolarmente pignolo e pedante, apprendendo della riunione dai social network, non l’ha presa troppo bene e si è risentito. Ma come – deve essere stato il ragionamento – io sto qui sul territorio a fare il giapponese di guardia al bidone del PD, a prendermi insulti e contumelie, perché mi tocca pure difendere la riforma sanitaria e Ceriscioli, bello, come un quarto di pollo va a mangiare la porchetta, a bere il vino e a cantare “quel mazzolin di fiori" proprio dentro casa del nemico?? Quello che all’inizio era solo brusio è diventato infine un boato e col passare dei giorni è giunto fino ai piani alti del PD romano. Pare che l’interrogativo più pressante della segreteria nazionale del Partito Democratico, dopo le comprensibili apprensioni sulla Brexit, sia come abbia fatto un impiastro simile a diventare addirittura presidente di regione.
Effettivamente qualche stranezza ci sarebbe, ma se il presidente Ceriscioli non l’ha notata e non l’ha compresa subito, risulta del tutto inutile perdere tempo a spiegargliela con il senno di poi. Personalmente credo che incontri di questo genere vadano fatti in luoghi pubblici e non in case private. Specialmente se le riprese poi si fanno rimbalzare sui social network. Poi, se si fanno in luogo pubblico, tutta la stampa - non solo quella amica - potrebbe entrare liberamente e fare le domande che vuole. Senza l'umiliazione di dover suonare il campanello e pietire un permesso. Opinerà Ceriscioli che si trattava di una merenda tra amici e che non c’era niente di politico. Non è vero. Ci sono interviste in cui Puntaroni Zura, parlando con il presidente, afferma che la politica si fa meglio a tavola che non nei luoghi deputati. L’incontro poi non è stato per niente casuale, ma preparato e predisposto, perché nelle foto pubblicate apparivano in bella posta carte topografiche, mappe e planimetrie. Quindi non può dire nemmeno che è andato lì per fare merenda e si è finito per parlare di politica.
Infine occorre registrare pure un dato politico: è stata la riunione di tutti quelli che sono stati presi a tavolettate nei denti dagli elettori, e pure di brutto, alle recenti elezioni amministrative: il PD, la destra e la Lega.
Il presidente della Regione Marche, Ceriscioli, che con la parola d’ordine cambiamento doveva rivoltare il territorio come un calzino e rivitalizzarlo ogni giorno di più, si è ritrovato, in una piovosa domenica di fine giugno, a siglare il patto della porchetta a San Severino con tutti gli sconfitti ed i perdenti nati dell’universo mondo, per pianificare assieme a loro la prossima disfatta.
Triste y sòrdido final…
A me questa storia di Aerdorica non persuade. C’è sempre qualcosa che accade all’ultimo momento. Un colpo di scena inaspettato che va bene sì per le fiction a puntate, perché le rende interessanti e piene di suspense. Ma questa è pur sempre una società di capitali, la gran parte pubblici, che più tempo passa e più si avvicina al precipizio. Dopo i russi è sfumata pure l’opzione americana. E stavolta, dalle pagine di un quotidiano, è stato proprio il direttore generale della Soriano Group a mettere la parola fine alla trattativa.Ma siccome non sono per niente convinto di come stanno andando le cose decido di sentire direttamente il principale interessato. Benché sicuro che non mi risponderanno mai, un tentativo lo faccio lo stesso. Provo a mandare una mail alla sede di New York chiedendo di parlare con Marco Soriano. Invece, appena un paio di ore dopo, mi risponde proprio lui. Vuol sapere il mio numero di telefono. Ci whattsappiamo (si scrive così?) e ci accordiamo che mi chiamerà lui stesso, lunedì pomeriggio.Puntuale alle 18 proprio mentre inizia la partita della nazionale, mi chiama Marco Antonio Soriano, l’amministratore delegato della Soriano Group: due sedi negli Stati Uniti, una in Cina, una in Brasile ed un’altra in Argentina. Decidiamo di darci subito del tu, di evitare convenevoli e di venire al sodo senza tanti giri di parole. Soriano parla correttamente l’italiano, anche se il suo slang tende più al sudamericano.Ho letto le tue dichiarazioni di sabato alla stampa e poi sul tuo profilo twitter, sulla volontà di ritirarti dall'ingresso in Aerdorica, ma di essere già pronto per un nuovo progetto. Mi puoi dire perché questo ripensamento improvviso sul Sanzio? Con il presidente Ceriscioli avevamo accordi precisi. Il mio gruppo prima di decidere definitivamente l’acquisto di quote significative di Aerdorica, avrebbe dovuto per lo meno conoscere dal di dentro la reale situazione. L’acquisto della quota dell’uno per cento mi avrebbe dato il titolo formalmente necessario. Qualcuno però, all'ultimo momento, non ha rispettato i patti.Tu avresti voluto però acquistare l’uno per cento della società per soli mille euro. Non ti è sembrata una vera e propria provocazione?Ripeto, per noi era importante avere titolo, essere cioè formalmente legittimati a sedere al tavolo decisionale. Per questo avevamo già parlato con il dott. Goffi, amministratore delegato di Nuova Banca Marche. Andrea Del Vecchio aveva avuto dei colloqui in proposito con Pieralisi. Ogni cosa era stata predisposta in questo senso e non sembrava esserci nessun ostacolo. Poi, improvvisamente, tutto è saltato. Fin qui i fatti, con i relativi accordi. Ma se mi dici che la mia è stata una provocazione dimmi tu allora qual è il vero valore di mercato di un’azienda con 40 milioni di euro di debiti che rischia di non avere nemmeno la concessione dall'autorità di vigilanza.La corsa di Del Vecchio sembra sia finita a causa di una divergenza di vedute insanabile, con il resto del C.d.A. a proposito di accordi con le organizzazioni sindacali. Credi che sia stato questo elemento ad influire, in maniera determinante, nei confronti del tuo gruppo?Io non faccio politica, io faccio solo affari. Però posso dire che le intenzioni di Del Vecchio e la strada da lui intrapresa andavano nella direzione giusta. Un’azienda che perde sette otto milioni l’anno non può che prevedere una robusta cura dimagrante anche nel personale.La nuova amministratrice unica, Federica Massei dichiara di non averti mai incontrato. Non ti sembra strano?Sono venuto più volte qui nelle Marche, assieme ai miei collaboratori. Ti assicuro che ci siamo incontrati con la Massei.Il Comune di Ancona dovrà mettere all’asta il suo 9% di partecipazione. Se sei davvero interessato puoi comprare quella quota. A me non mi interessano aste e quote. Il mio interesse l’ho esplicitato ai vertici della Regione Marche con cui avevamo chiuso accordi e preso reciproci impegni. Accordi che, come hai visto, sono saltati non per colpa mia.Arrivato a questo punto hai deciso che la trattativa è definitivamente interrotta o credi di poter riservare qualche forma di apertura? Come ti dicevo prima, sono un uomo di affari. L’aeroporto delle Marche, pur essendo nei nostri interessi, non è il nostro unico interesse. Al punto in cui siamo arrivati, per riprendere i fili della trattativa, l’unico con cui sono disposto a parlare personalmente è il presidente Ceriscioli. Sempre che però mi dia determinate garanzie.Allora mi stai dicendo che non è ancora scritta la parola fine. Ti sto dicendo che come CEO di un importante gruppo internazionale sono disposto a parlare direttamente, cioè senza mediazioni, con il Presidente Ceriscioli per avere determinate e precise garanzie.A questo punto l'intervista finisce qui, perché nella vicenda di Aerdorica riprende vita il capitolo degli americani. La pista che conduceva ai Soriano e che sembrava definitivamente chiusa, si riapre all'improvviso sia pure alle condizioni di Marco Antonio Soriano. La parola, a questo punto, passa direttamente al governatore Ceriscioli. Il presidente della giunta regionale, se è davvero ancora interessato ad avere come partner gli americani della Soriano Group, per la difficile sfida del rilancio del Raffaello Sanzio sa a chi rivolgersi e con quali modalità.Intanto però c'è da registrare che oggi stesso (ieri per chi legge) le organizzazioni sindacali hanno annunciato di aver sospeso, in segno di distensione e a dimostrazione del loro rinnovato spirito di collaborazione, lo sciopero che avevano programmato per il 5 luglio.La telenovela Aerdorica continua...
L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea apre una crisi globale gravissima. E questo era messo in preventivo, così che le principali istituzioni provvedessero alle necessarie contromisure. Quello che non era prevedibile, erano invece le reazioni nostrane a questo evento. Esse sì, lo confesso, mi hanno molto turbato. Mi aspettavo la solita impostazione manichea, ma le dimensioni e soprattutto il merito delle motivazioni ha travalicato ogni livello di guardia. Non pochi hanno messo in discussione pure il concetto di democrazia, imprecando contro chi ha votato diversamente dal loro pensiero. Eppure il referendum non è capitato tra capo e collo all’improvviso. I sudditi di Sua Maestà, la Regina, hanno avuto tutto il tempo per metabolizzarlo. Per valutare, ascoltandole da più parti, le ragioni delle due diverse opzioni. La sintesi estrema è questa ed è racchiusa in poco meno del 2 % dei voti. Se avesse vinto l’opzione di restare sarebbe stata la vittoria della democrazia quale espressione della volontà popolare diretta ed immediata. Con l’opzione dell’uscita, si tratta invece, di una vittoria del populismo più becero che ha fatto leva sulla profonda ignoranza di molti cittadini. Plastico esempio è stata la serata dedicata allo speciale che tutte le TV hanno dedicato all’evento. Tutti i commentatori davano per scontato l’esito favorevole in base ai sondaggi effettuati. Dal trionfo alla festa della democrazia della sera, si è passati alla tragedia e alle male parole del giorno dopo, verso chi ha consentito al popolo di esprimersi. A me questa cosa che se vinco io è la democrazia e se invece perdo è solo populismo perché la gente è ignorante, non è che convince poi tanto. Soprattutto se chi la afferma, nemmeno un mese fa, postava sul suo profilo di Facebook tutto il pistolotto di Pericle e degli ateniesi.Detto questo basta un rapido sguardo alla mappa del risultato per capire che il referendum ha diviso le fasce sociali per reddito. Analisi sul flusso di voti affermano che abbiano diviso pure giovani ed anziani. Hanno fatto cioè, pendere la bilancia in maniera decisiva verso il Brexit, i poveri e gli anziani. I soggetti, cioè più deboli e più esposti alla paura. Il risultato di questo referendum, aldilà dei crolli in borsa e dei crack di qualche banca, politicamente ci dice che i deboli non hanno più nessuna protezione. E che essi vedono nell’Europa la causa di tutti i loro timori. L’Europa fa loro paura. Che l’Europa da madre accogliente e sicura che doveva essere, in realtà viene percepita come matrigna crudele, che assiste impotente al suicidio dei propri figli, piegati sotto i duri colpi della crisi. Qui da noi, in Italia, undici milioni di persone – più di un sesto del totale – rinuncia alle cure mediche perché non ha più soldi. In Grecia la stragrande maggioranza dei neonati sono malnutriti. Nell’anno 2016. In pieno terzo millennio.Ma il referendum nel Regno Unito squarcia definitivamente pure il velo dell’ipocrisia che vedeva l’assenza di titolarità, da parte del popolo sovrano, di prendere decisioni relative ai cosiddetti accordi internazionali. Da oggi pure qui in Italia, forti di questo precedente, chiunque potrà in qualsiasi dibattito Tv o sui giornali chiedere di indire una consultazione popolare, per esempio, sull’euro. Difficile, per qualsiasi interlocutore, rispondere dal teleschermo che non si può fare proprio perché lo spettatore che lo sta guardando è un semianalfabeta facile preda del primo populista che passa.Lo dico molto sinceramente: non credo che limitare il diritto di voto secondo il censo e la cultura sia una buona idea. Passato lo shock emotivo, i padroni del vapore e dei grandi media, invece che puntare su questo obiettivo, tentando di influenzare la gente in questo senso, dovrebbero cambiare radicalmente registro. La paura del voto e del suo esercizio è proprio dei tiranni e dei loro prezzolati corifei.Piuttosto bisognerebbe occuparsi seriamente dei deboli. Trovare le risorse per un welfare sostenibile, invece di limitarsi a dire che lo stato sociale è solo un retaggio culturale dello scorso secolo.Perché, in definitiva, come dimostra la Gran Bretagna sono i deboli a fare la differenza. Non so quanti saranno i miliardi bruciati nei diversi mercati mondiali con questa “loro” decisione. So solo che i soldi che sarebbero serviti per metterli al riparo dalle loro insicurezze e dalle loro paure sarebbero stati di gran lunga inferiori. E questo chiude ogni ulteriore discussione e la dice lunga sull’incapacità dei tanti capi di Stato ad intuire e governare eventi prevedibilissimi. Questo, in particolare, era annunciato...