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Attualità Politica

C'è chi dice no...

C'è chi dice no...

La data di venerdì 15 luglio sarà ricordata come la giornata decisiva che ha segnato irrevocabilmente le sorti del referendum confermativo sulle riforme costituzionali previsto per l’ottobre prossimo.  Sul fronte del sì è stata una giornata campale. Intanto per l’improvviso freddo autunnale e per la pioggia che ha maltrattato l’intera regione. Poi per il gran dispiegamento di forze che il Partito Democratico ha messo in campo al fine di confermare la riforma. L’evento clou era messo in agenda per le ore 21.00 presso il cinema Cecchetti a Civitanova con due big nazionali: la ministra Maria Elena Boschi ed il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. Assieme al Governatore Ceriscioli ad al segretario regionale Comi hanno esposto, alla sala stracolma, le ragioni per motivare i tanti militanti alla mobilitazione in favore del sì. L’aria era tesa e si respirava preoccupazione. Il barometro dei sondaggi segnava tempesta. In più qualche parlamentare si era messo a fare lo sciopero delle firme convinto di mettere in difficoltà lo stesso segretario regionale Comi. In realtà è finita che questi riottosi deputati hanno fatto una brutta figura nelle loro provincie perché hanno raccolto poche firme in confronto a quelle di Comi, che viceversa è assurto al ruolo dello statista. Poi, a cagione del loro lassismo, si sono beccati pure la pubblica reprimenda di Rosato. Adesso Comi un giorno sì e quell’altro pure dirama comunicati stampa corredati di numeri che testimoniano al Largo del Nazareno le sue capacità e la sua forza. I volti però rimanevano scuri lo stesso e l’allarme restava alto. La Boschi, poverina, aveva perso chili ed energie. Diafana e con lo sguardo fisso davanti a sé, invitava i presenti, con calma ed a bassa voce, come fosse in trance, a far votare sì.

Non sapevano, che assieme alla pioggia, la mattinata portava con sé buone notizie. Ma che dico buone, ottime notizie che adesso vado a raccontarvi.

Forza Italia

È accaduto che nella stessa mattina lo stato maggiore di Forza Italia guidato dal coordinatore regionale, senatore Remigio Ceroni costituiva il comitato per il no al referendum. Davanti all’unica giornalista sanzionata ad ascoltarlo (è consuetudine ormai presso la locale stampa, che un giornalista che sbagli un congiuntivo o commetta un altro errore di sintassi o ortografia, venga inviato per punizione a fare dei pezzi sulle conferenze stampa di Ceroni) il parlamentare, in appena cinque minuti, ha commesso tre gaffe in sequenza da rintronare perfino un battaglione di ussari. La prima quando per fare un paragone ardito ha evocato il no al referendum come “la madre di tutte le battaglie”. Non sapeva, evidentemente che la madre di tutte le battaglie, fu quella così definita da Saddam Hussein, buonanima, durante la prima guerra del Golfo. Venne combattuta dall’esercito iracheno a Khafji tra il 29 gennaio ed il primo febbraio del ’91. Ovviamente fu una sonora disfatta per il Rais perché il suo esercito subì il bombardamento aereo più pesante nella storia bellica mondiale. La seconda gaffe l’ha commessa quando, per sostenere le ragioni del no, ha rimproverato a Renzi di non aiutare le imprese, l’occupazione e le famiglie in difficoltà. Che ci azzeccava con la riforma della Costituzione lo sapeva solo lui. Ma la terza e più grossa gaffe, quella decisiva, l’ha commessa semplicemente presentando lì la sua persona a difendere strenuamente e con tutte le sue forze la Carta Costituzionale. Molti non lo ricordano, ma il senatore Ceroni è il deputato che nell’aprile del 2011 salì agli onori della cronaca parlamentare nazionale perché, attraverso un disegno di legge all’uopo presentato (atto 4292), ma “a titolo personale”  - come tenne a specificare -  voleva cambiare addirittura il primo articolo della Costituzione con il seguente: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale".

Ora è chiaro a tutti che se il capo regionale del comitato del no è un uomo che voleva stravolgere addirittura l’incipit della Carta Costituzionale e non prevedere nessun limite e nessuna forma da rispettare il sì ha già vinto la partita prima di cominciarla. Io stesso che mi stavo predisponendo per il no, adesso mi sono già ravveduto e alla fine farò come Cacciari: voterò sì turandomi il naso.

Quindi amici tutti del Partito Democratico state allegri. Andate tranquillamente in vacanza. Portate al mare i vostri bambini. Le calde serate, piuttosto che trascorrerle nelle sezioni a sudare nelle assemblee, fate delle lunghe passeggiate rigeneranti ascoltando le cicale e mirando gli astri. E soprattutto fate fare un po' di villeggiatura alla Boschi con pasti abbondanti e tanto sole. Ne ha bisogno, date retta a me.

Ceroni ha promesso un comitato del no in ogni comune. Non c’è villaggio nelle Marche a cui lui non provvederà.  Con uno come lui a capo del no, il settanta-settantacinque per cento dei sì al referendum di ottobre è garantito.

 

 

Fabrizio Cambriani
Opinionista e polemista, scrive solo per passione. In caso di guerre e/o calamità naturali diventa anche reporter e narratore. Politicamente ormai apolide, è sempre incuriosito e attratto dalle dinamiche relative alle continue trasformazioni sociali. Ama la buona tavola, l'ottima musica e le donne (anche contemporaneamente)...

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