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Capaci di intendere e di volere. Ma anche di "sentire"?

Capaci di intendere e di volere. Ma anche di "sentire"?

Torna l'appuntamento con la rubrica settimanale "La Strada delle Vittime", nella quale si affronta l'analisi della casistica criminale con approccio vittimologico.

24 aprile 2021, Reggio Emilia: un giovane 21enne allerta i soccorsi per un incendio divampato nella casa dei suoi genitori. Giunte sul luogo le forze dell’ordine hanno scoperto il corpo senza vita di Paolo Eletti, il padre, e hanno trovato la moglie della vittima riversa in un lago di sangue con i polsi tagliati, in stato di semi-incoscienza.

All’esito delle indagini è stato arrestato del figlio della coppia, con l’accusa di omicidio e tentato omicidio.

Il movente sarebbe da ricercarsi in una diatriba per questioni patrimoniali, di cui da tempo sembra che discutessero genitori e figlio.

23 aprile 2021, Napoli: Elena 18 anni e Giovanni, quasi 23, hanno ucciso il padre di lei perché si opponeva alla loro relazione. I due hanno confessato l’omicidio aggiungendo di aver pianificato la strage: avrebbero voluto sterminare l’intera famiglia, il padre, poi la moglie e la figlia più piccola.

Quest’ultimo caso ci riporta inevitabilmente alla memoria l’omicidio di Novi Ligure, portato a termine da Erika e Omar, 16 e 17 anni, che nel 2001 uccisero madre e fratellino piccolo di lei e che, secondo l’accusa, avevano progettato di uccidere anche il padre, in quel momento fuoricasa.

È interessante riflettere su un frammento di un’intervista al magistrato che seguì il caso dei ragazzi di Novi Ligure 20 anni fa:

“Il movente dichiarato era che i due ragazzi volevano vivere una dimensione di libertà assoluta in quella casa, dove sarebbero stati soli visto che il progetto era uccidere anche il padre. Però, entrambi godevano già di una grandissima libertà. I motivi più profondi vanno cercati nel rapporto che Erika aveva con i propri genitori e soprattutto con sua madre (..) Non c’era una comunicazione autentica. C’erano dei tentativi da parte di questa mamma di aprire un dialogo, che però riuscivano inadeguati allo scopo. Non c’era uno scambio di emozioni, ma tutto avveniva su un piano di adeguatezza formale”. 

Il movente che accomuna questi omicidi è il fine utilitaristico. Di fatto questi figli eliminano il genitore quasi fosse “semplicemente” un ostacolo ai propri desideri consumistici: il patrimonio economico, la libertà, diventano beni primari e prioritari addirittura rispetto al valore vita di un essere umano. Al valore vita di un genitore.

Entrare nelle famiglie con giudizi affrettati, famiglie delle cui dinamiche non sappiamo nulla, è rischioso.

Tuttavia forse non è così distante dalla realtà dire che questi ragazzi sono abituati a ricevere, ma non a dare.

L’amore spesso nella nostra società, anche nei confronti dei figli, fin dalla più tenera età, viene “scambiato” e veicolato attraverso beni materiali. Ecco che il genitore per il bambino che cresce, diventa la figura attraverso cui ottenere ed ancora ottenere; un mezzo attraverso cui ricevere la soddisfazione dei propri desideri. Ciò può condurre ad una crescita sana, valoriale ed emotiva di un figlio, se non è cresciuto anche nel rispetto, nell’amore e nella capacità di accettare dei sani ed educativi “no”? E quando quel “genitore - mezzo” smette di dare, o si oppone all’improvviso a quello che oramai è diventato l’automatismo del chiedere/avere, cosa accade? Certamente non tutti giungono a concretizzare l’uccisione del proprio genitore, ma le esperienze di psicologi e psicoterapeuti che nei loro studi sentono parlare di odio nei confronti dei genitori, sono molto maggiori di quanto si possa pensare.

Matricidio, parricidio e parenticidio sono casi di cronaca in cui i figli si sono macchiati di questi delitti. Stupiscono la giovane età degli assassini che sono adolescenti o poco più, la freddezza nel compimento dell’omicidio, l’assenza di rimorso. Queste storie drammatiche che hanno visto madri e padri massacrati sconvolgono l’opinione pubblica per la loro efferatezza; si è quasi incapaci di comprendere questi figli che uccidono i genitori, questi figli che pongono fine alla vita delle persone che hanno dato loro la vita.

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