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A soli 15 anni accoltella rivale in amore: storie di "ordinaria" violenza

A soli 15 anni accoltella rivale in amore: storie di "ordinaria" violenza

Torna l'appuntamento con la rubrica settimanale "La Strada delle Vittime", nella quale si affronta l'analisi della casistica criminale con approccio vittimologico. Di seguito proponiamo il caso di questa puntata. 

Scrivere “ordinaria violenza” non è un refuso; e non si tratta solo di violenza di genere, di quella agita dagli uomini contro le  donne, solo perchè donne. Un ragazzino di 15 anni è stato arrestato dai Carabinieri di Polignano a Mare per tentato omicidio ai danni di un coetaneo, “colpevole” di aver instaurato una relazione con una ragazzina che l’aggressore riteneva destinata a lui.

Il giovane aveva già aggredito il ragazzo con calci e pugni, dopo averlo minacciato di morte in almeno un altro paio di occasioni, sino a giungere al 23 novembre quando l’escalation criminale ha toccato l’apice: l’aggressore 15enne originario di Monopoli, in provincia di Bari, ha raggiunto Polignano, dove, intercettato il rivale seduto su una panchina, al termine di una violenta lite l’ha aggredito con un coltello a serramanico sferrando un fendente allo sterno.

Conclusa l’azione, avrebbe leccato l’arma ancora sporca di sangue, per vantarsene poi sui social. Sul profilo Instagram dell’aggressore i Carabinieri hanno accertato anche la presenza di immagini in cui simulava uno sgozzamento e foto raffiguranti un soggetto armato di coltello. Elementi questi che hanno confermato la pericolosità del soggetto tanto da chiederne l’arresto.

Parlare del problema dell’aggressività e della violenza negli adolescenti non aiuta a risolverlo. Per prevenire e arginare il fenomeno è oramai unanimemente riconosciuto come fondamentale il ruolo delle famiglie. In primis è necessaria la presa di coscienza da parte dei genitori, non così scontata, che gli episodi di violenza, di bullismo, che i figli adolescenti usano nei confronti dei coetanei non sono “ragazzate” o “goliardate”: e di ciò è necessario prendere atto, ben prima di giungere ad episodi di sangue come quelli raccontati dalla cronaca nera. 

Certamente per fare ciò  è necessaria una costante e attiva presenza da parte dei genitori: l’attenzione a cogliere i primi atti violenti deve essere massima. Se da un lato può essere normale che nel periodo adolescenziale si manifestino scontri in famiglia nella ricerca e definizione della propria individualità, è altrettanto vero che gli adulti dovrebbero imparare a comunicare e condividere pensieri ed emozioni con i figli, di più e più spesso, per entrare nel loro mondo e nel loro vissuto interiore in un periodo così carico di mutamenti fisici, emotivi, relazionali e sociali.

Altrettanto importante è trasmettere ai figli sin da piccoli la capacità di tollerare le frustrazioni: in tal senso non assecondare immediatamente le richieste di un bambino, ma insegnargli a ricevere dei “no” porrà le basi per un adulto resiliente. Spesso la violenza e la rabbia sono generate dall’incapacità di affrontare il rifiuto.

Certamente poi, l’esperienza comunicativa che un adolescente avrà fatto in casa con la sua famiglia, sarà per lui modello relazionale da ripetere al di fuori con i suoi coetanei: quindi se il comportamento aggressivo viene percepito già in famiglia come una norma, certamente sarà molto più difficile combatterlo.

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