Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del PD di Camerino:
"Il 4 dicembre 2016 saremo chiamati a esprimere un voto importante: dovremo valutare come cittadini elettori la riforma costituzionale recentemente approvata dal Parlamento italiano. Non è facile dare un giudizio ad un cambiamento così grande sulla base di un Sì secco, o di un No secco. Per capire appieno i vari aspetti della riforma, è necessario conoscerla nella sua interezza. La riforma va analizzata fino in fondo: non bisogna fermarsi alla superficie, ma bisogna arrivare ad una posizione ragionata e convinta, analizzando il testo articolo per articolo. E' chiaro che la riforma costituisce un'opportunità importante per cambiare in meglio il nostro sistema politico, e correggerne almeno in parte i difetti.
Per stimolare la conoscenza del testo, il Partito Democratico di Camerino promuove per martedì 8 novembre alle ore 21 un incontro pubblico di dibattito sulla riforma costituzionale, presso la Sala degli Stucchi del Comune di Camerino. Interverranno il segretario regionale del Partito Democratico, Francesco Comi, e il segretario del Partito Democratico di Camerino, Andrea Caprodossi.
La riforma costituzionale sarà approfondita dal prof. Fabio Fede, della Scuola di Giurisprudenza dell'Università di Camerino, che effettuerà una riflessione da un punto di vista tecnico e accademico. Sarà presente Enrico Verdolini, in rappresentanza del gruppo Studenti per il Sì.
Nello specifico, la riforma costituzionale che andremo a votare non va minimamente a intaccare i primi articoli della Costituzione, che riguardano i diritti e le libertà fondamentali. Il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione e allo studio, la libertà di stampa e di opinione rimangono così' come sono ora all'interno della Costituzione, secondo le stesse parole volute dai nostri Padri Costituenti. La riforma, infatti, va a modificare esclusivamente la seconda parte della Carta Fondamentale, quella relativa all'organizzazione dello Stato: essa parla dei principali organi della Repubblica, come il Parlamento, la Corte Costituzionale e il Governo.
L'attuale Parlamento, infatti, è un Parlamento che non funziona con rapidità. Il procedimento per approvare le leggi è troppo lento: una legge, per diventare valida a tutti gli effetti, deve essere approvata in maniera identica da Camera e Senato. Basta una piccolissima modifica al testo della legge per essere costretti a ricominciare il lavoro da zero, in un ping-pong fra le due Camere che può durare all'infinito.
La lentezza e la farraginosità del sistema ha costretto in passato numerosi governi ad approvare nuove normative ricorrendo al voto di fiducia o alla decretazione d'urgenza. Lo strumento del decreto-legge, in particolare, è stato a dir poco abusato: il decreto legge, per capirci, è stato pensato per i casi di necessità e urgenza. E' lo strumento con cui il governo dovrebbe affrontare situazioni del tutto eccezionali, come le catastrofi naturali, perchè consente di approvare nuove norme con estrema rapidità. Negli ultimi tempi, tuttavia, il decreto legge ha cambiato natura: da strumento straordinario è diventato strumento di uso comune, tant'è che è stato recentemente utilizzato anche per riformare la Pubblica Amministrazione. Per rendersi pienamente conto di quanto il nostro Parlamento sia lento, basta riportare alcuni numeri: il nostro Parlamento ha impiegato 1162 giorni per approvare la legge sul Dopo di Noi, la nuova normativa sull'assistenza delle persone con disabilità grave. Il testo della legge è stato approvato con un'ampia convergenza di forze politiche (hanno votato a favore sia Partito Democratico, che Lega Nord e Forza Italia), ma con fortissimo ritardo. Il nostro Parlamento ha impiegato 1456 giorni per approvare la Convenzione Internazionale Anticorruzione, 1283 giorni per approvare lo Statuto delle imprese e 1259 giorni per approvare la legge sui figli naturali. Di fronte a leggi che riguardano argomenti di grande importanza, sui quali sarebbbe possibile trovare punti di contatto fra destra e sinistra, il nostro Parlamento ha mostrato grande lentezza.
La riforma costituzionale permetterebbe in primis di ottenere tempi più rapidi per l'approvazione delle leggi: il più grande risparmio derivante dalla riforma riguarderebbe i tempi necessari ad approvare una legge. Senza trascurare il risparmio che si avrebbe in termini economici, con la riduzione del numero dei senatori dal 315 a 100 e con la scomparsa del loro compenso.
Ma la riforma costituzionale non è esclusivamente incentrata sul superamento del bicameralismo perfetto: ci sono molti altri aspetti importanti che vengono toccati dalla riforma, come gli istituti di democrazia diretta e il Titolo V della Costituzione. Verrà infatti cancellato ogni riferimento alle province nella nostra Carta Fondamentale e verrà realizzato un nuovo riparto delle competenze fra Stato e Regioni. Per approfondire queste e altre tematiche, vi aspettiamo martedì 8 novembre alle ore 21 presso la Sala degli Stucchi del Comune di Camerino".
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