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Capponi: "Il grido d'allarme dei sindaci del cratere, seppelliti dalla burocrazia più che dalle macerie"

Capponi: "Il grido d'allarme dei sindaci del cratere, seppelliti dalla burocrazia più che dalle macerie"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del sindaco di Treia Franco Capponi:

Il terzo decreto terremoto va riscritto, altrimenti i comuni andranno in default e allora la proposta di molti sindaci del “cratere” di riconsegnare le fasce al Prefetto diventerebbe un gesto obbligato. Rischio dissesto per gli enti locali impegnati in prima fila nella gestione dell’emergenza sisma. I sindaci e l’ANCI chiedono che lo Stato attenui le attuali norme che impongono agli enti vincoli di finanza pubblica incompatibili con la gestione dell’emergenza.

I comuni colpiti dal sisma del centro Italia lanciano un accorato grido di allarme, rivolto al Governo ed al commissario straordinario per la ricostruzione, la recente approvazione alla Camera del terzo decreto legge sulla ricostruzione infatti lascia un sapore amaro in bocca ai primi cittadini.

Da una prima analisi del testo approvato pochi giorni fa alla Camera infatti, emerge un quadro profondamente insoddisfacente. Quasi nessuno degli emendamenti proposti dall’ANCI, in rappresentanza degli amministratori locali, è stato accolto, soprattutto in materia di sostenibilità dei vincoli di finanza pubblica. I sindaci temono ora di essere costretti a chiudere in dissesto i bilanci dei loro comuni, a causa della rigidità delle norme sulla gestione dell’emergenza.

Queste le principali richieste avanzate dall’ANCI e che non hanno trovato accoglimento in sede di conversione del decreto legge n. 8/2017:

-Anticipazione di tesoreria per gli enti colpiti dal terremoto:

I comuni maggiormente colpiti dal sisma hanno sostenuto in questi mesi e stanno tutt’ora sostenendo ingenti spese per far fronte all’assistenza alla popolazione e alla messa in sicurezza degli edifici pubblici o privati dichiarati pericolosi per la pubblica incolumità. Questo volume di spesa eccezionale per i bilanci di molti piccoli Comuni, diventa assolutamente insostenibile se unito alla contrazione delle entrate per le casse degli Enti derivante dalla sospensione dei tributi comunali. La concomitanza di queste due condizioni sta sottoponendo i Comuni, ad uno sforzo finanziario che molti di essi, soprattutto i più piccoli non possono permettersi di sopportare ancora a lungo.

Da qui la necessità stringente anche per i Comuni che prima del sisma potevano vantare una gestione di bilancio virtuosa, di veder introdotte misure di finanza speciali che consentano di disporre in tempi celeri di maggiore liquidità. I Comuni avevano proposto la possibilità di veder ampliato il ricorso all’anticipazione di tesoreria (nel limite massimo del 50% del gettito di tutte le entrate tributarie oggetto di sospensione), sopperendo in tal modo alle mancate entrate derivanti dalla sospensione dei tributi, e dalla perdita di gettito derivante dalle esenzioni spettanti per gli immobili dichiarati inagibili.

- Sospensione delle regole di finanza pubblica per l'anno 2017/2018:

Sempre in relazione alle esigenze sopra descritte, i Sindaci ritengono assolutamente indispensabile l’introduzione di una norma che estenda almeno al biennio 2017-2018 l’esclusione dagli stringenti vincoli di finanza pubblica, (in particolare dal saldo finale di competenza che oggi ingessa oltremodo i bilanci comunali). Tale norma prevista per l’anno 2016, risulta assolutamente indispensabile anche nel biennio successivo, per evitare l’immediato default degli enti locali. Senza un minimo di flessibilità risulta infatti impensabile affrontare un’emergenza di proporzioni devastanti come il terremoto che ha colpito il Centro Italia. I Comuni rappresentano spesso l’unico soggetto in grado di dare una risposta concreta nella gestione del sisma ed è fuori discussione che il loro operato sia limitato o peggio completamente bloccato da rigide regole sul pareggio di bilancio.

- Accertamento convenzionale delle entrate non riscosse per effetto delle esenzioni e delle sospensioni:

Le attuali norme di contabilità per gli Enti Locali impongono l’accertamento delle entrate solo al momento di cui se ne riscontra l’effettiva esigibilità. E’ necessaria una norma che dia flessibilità consentendo ai Comuni colpiti dal sisma di contabilizzare in bilancio le entrate tributarie oggetto di sospensione, in caso contrario, i bilanci di molti Comuni, chiuderebbero in rosso, in quanto è impensabile in questo momento di difficoltà dover operare delle restrizioni nei servizi prestati ai cittadini, a causa dell’imposizione di rigidi vincoli di bilancio.

- Sospensioni rate mutui:

I comuni del cratere chiedono che venga riconosciuta la possibilità di sospensione almeno fino al 2018 del pagamento delle rate in scadenza dei mutui, indipendentemente dal soggetto con il quale gli stessi sono stati assunti (e quindi non solo con la Cassa Depositi e Prestiti come previsto dall’attuale testo del decreto).

- Compensazione perdita del gettito TA.RI. aree terremoto e flessibilità nella gestione del tributo:

Il precedente decreto terremoto prevedeva l’esenzione dall’IMU e dalla TASI per i fabbricati distrutti o resi comunque inagibili da terremoto, garantendo ai comuni un ristoro da parte dello Stato corrispondente alla perdita di gettito accertata per tali immobili. Nessuna forma di ristoro agli Enti è invece prevista per la perdita di gettito derivanti dalla TA.RI. (Tassa Rifiuti) per gli immobili distrutti o inagibili. Anche in sede di conversione del terzo decreto sul terremoto questo tema viene incomprensibilmente ignorato.

Ci si trova pertanto di fronte al rischio per tutti i comuni che presentano un livello significativo di danneggiamento, di veder compromessi gli equilibri di bilancio per il 2017, e con ripercussioni negative anche per gli anni a seguire. Non solo, se il decreto non vedrà l’introduzione di una misura compensativa, o di un correttivo all’attuale meccanismo di approvazione delle tariffe, che lo ricordiamo prevede l’obbligo della copertura del 100% dei costi del servizio a carico degli utenti dello stesso, il rischio è un aumento indiscriminato delle tariffe a carico dell’utenza che continua ad oggi ad usufruire del servizio.

Ai comuni colpiti dal sisma dovrebbe inoltre essere data la possibilità di gestire in modo pià flessibile le scadenze di pagamento della TARI, anche posticipando all’anno successivo l’emissione delle richieste di pagamento per il biennio 2017/2018, in quanto il rilievo del danno è ancora incorso in quasi tutti i Comuni, e non è dato conoscere ancora il numero di immobili che risulteranno definitivamente inagibili.

- Istituzione della zona econimica speciale:

Le aree coinvolte dal sisma, avrebbero potuto essere assorbite in una zona economica speciale (ZES), ovvero un comprensorio dotato di una legislazione economica differenziata da quella in atto nel resto del paese con particolare attenzione alle attività legate alla promozione della green economy. L’istituzione di tale zona consentirebbe l’attrazione di investimenti dall’esterno, anche stranieri, e quindi potrebbe contribuire ad arginare il fenomeno dello spopolamento, favorendo il ritorno alla vivibilità nei territori, soprattutto di quelli montani, colpiti dal sisma.

- Esclusione dal saldo di donazioni liberali e indennizzi assicurativi:

I Sindaci chiedono infine l’esclusione dai vincoli di finanza pubblica per le entrate derivanti da erogazioni liberali e donazione da parte dei privati (cittadini e imprese) o da assicurazioni. Con le attuali norme infatti le entrate derivanti dalle donazioni, qualora non utilizzate nel medesimo anno per finanziare progetti di ricostruzione devono confluire nell’avanzo di amministrazione vincolato, divenendo di fatto indisponibili per gli enti.

Questa è una vera beffa ai danni non tanto dei sindaci, quanto dei cittadini che essi rappresentano. Quasi la totalità delle donazioni giunte ai Comuni nel corso degli ultimi mesi del 2016 non è stata utilizzata, in quanto era praticamente impossibile avere dei progetti pronti da finanziare immediatamente, ed anche le liberalità che tante associazioni stanno devolvendo ai Comuni terremotata in questi primi mesi del 2017 rischiano di essere praticamente “inutili” in quanto difficilmente gli Enti riusciranno a spenderli per progetti concreti nell’arco del medesimo anno.

In sintesi, le norme di finanza pubblica che i sindaci chiedono vengano modificate venivano sostanzialmente criticate già precedentemente al sisma in quanto giudicate “ottuse”, ma mantenerle in vigore oggi, per i comuni colpiti da una tragedia di proporzioni epocali come quella che stiamo affrontando appare addirittura “criminale”.

I sindaci e l’ANCI che al loro fianco li rappresenta rivolgono un ultimo appello al Governo, ascoltateci, o tra poco non avremo più voce per farci sentire, seppelliti non tanto dalle macerie del sisma, ma dalla burocrazia che ci impedisce di assistere come vorremo i nostri cittadini, e che ci costringerà probabilmente a chiudere in rosso i nostri bilanci.

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