Ancora una storia di bullismo ai danni di un ragazzo di 14 anni di Gragnano (Napoli), che per almeno tre anni è stato vittima di un gruppo di bulli di età compresa tra i 15 ed i 18 anni.
Tra di loro, sarebbero coinvolti anche due minori indagati nel procedimento penale relativo al suicidio di Alessandro Cascone, il 13enne che si tolse la vita il primo settembre proprio a Gragnano. Il gip del tribunale per i minorenni di Napoli, su richiesta della procura, ha disposto per i cinque giovani la misura del collocamento in comunità.
Le violenze subite, le persecuzioni, le aggressioni verbali e fisiche, veri e propri atti persecutori sono stati tali negli anni al punto che la vittima 14enne avrebbe manifestato la volontà di togliersi la vita.
Proprio lo scorso mercoledì (14 dicembre) si è tenuto un convegno presso il Senato della Repubblica di Roma, “Bullismo on line e Baby Gang. Crisi valoriale, comportamentale e identitaria delle giovani generazioni”, che ha avuto ad oggetto il confronto tra esperti, prefetti, psichiatri e operatori del settore per fare il punto sul fenomeno.
Il quadro che è emerso è quello di una violenza esagerata nei bulli, figlia del fallimento sociale di quella “base solida” che dovrebbe essere la famiglia, e della poca incisività scolastica nell’educazione degli adolescenti.
In Italia i dati Istat e Ocse in merito al bullismo sono allarmanti: più del 50% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni subisce offese e violenze da parte di altri ragazzi, spesso proprio nel contesto scolastico.
Per arginare il problema, la famiglia e la scuola sono fondamentali per cogliere segnali di disagio o dinamiche aggressive, al fine di intervenire preventivamente impartendo un’educazione affettiva e relazionale tesa al rispetto dell’altro e a scoraggiare comportamenti prevaricatori e di prepotenza, dilaganti, in primis, tra gli stessi adulti.
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