Assoluzione per violenza sessuale, De Padova: "Dire 'no' deve sempre contare, come donna provo sgomento"
La consigliera del gruppo misto del comune di Macerata, Sabrina De Padova, interviene con parole dure dopo la notizia dell'assoluzione di un 31enne accusato di violenza sessuale, motivata – secondo quanto riportato – dal fatto che la vittima "aveva già avuto rapporti" (leggi qui l’articolo completo).
De Padova ha espresso tutta la sua rabbia e delusione per una vicenda che, a suo dire, "riporta indietro il senso stesso di giustizia e civiltà". "Macerata ancora una volta è al centro di una notizia che scuote le coscienze - aggiunge -. Un uomo di 31 anni è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale. La motivazione che emerge lascia attoniti: ‘lei aveva già avuto rapporti’. Davanti a una frase simile non riesco a restare in silenzio. Non posso. Non voglio.”
De Padova parla come "donna, madre, docente e consigliera eletta", e sottolinea con forza quanto sia "inaccettabile una cultura che ancora oggi metta in dubbio la credibilità di una vittima sulla base della sua vita privata". "È come se il consenso, una volta dato, diventasse una condanna permanente - aggiunge -. Come se una donna, dopo un rapporto consenziente, non potesse più dire ‘no’. Non è questo il diritto. Non è questa la giustizia. E non è questa la città che vogliamo rappresentare".
L’esponente del gruppo misto richiama anche la storia recente di Macerata, ricordando episodi che hanno segnato la coscienza collettiva, come il caso Pamela Mastropietro e la sparatoria di Traini, per ribadire quanto la città abbia già vissuto momenti di dolore e smarrimento: "Oggi ci troviamo di fronte non a un gesto violento, ma a qualcosa che forse è ancora più subdolo: una giustificazione. Una frase che legittima la cultura dello stupro e la narrazione che colpevolizza la vittima, analizzandone la vita privata per giustificare l’aggressore".
Per De Padova, il punto non è solo giudiziario, ma profondamente culturale: "Difendere le donne significa farlo sempre, senza se, senza ma, e senza ambiguità. Invito la magistratura a riflettere su quale messaggio mandano le sentenze. Non esiste alcun passato, alcun comportamento, alcuna storia che possa legittimare la violenza o negare l’ascolto a una donna che dice no".
Il suo appello è chiaro e si chiude con un tono accorato: "Se questo è ancora messo in discussione, allora la nostra battaglia è più urgente che mai. Provo rabbia, tristezza, frustrazione. Quando la giustizia arretra, è tutta la società a tornare indietro".
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