La Strada delle Vittime - Crudeltà efferata: il caso di Jessica, muore a soli 20 anni con il suo bimbo
Torna l'appuntamento con la rubrica settimanale "La Strada delle Vittime", nella quale si affronta l'analisi della casistica criminale con approccio vittimologico.
Per ogni omicidio c’è una vittima da ricordare. Non c’è un omicidio più crudele dell’altro. Togliere la vita ad un essere umano è un atto atrocemente crudele in sè.
Da un punto di vista giuridico tuttavia, il termine “crudeltà” ha un suo significato tecnicamente preciso che non è utilizzabile per ogni tipologia di omicidio. Ci sono omicidi infatti per i quali , invece di essere prevista la pena base di 21 anni, è prevista quale pena base l’ergastolo (DOVREBBE ESSERE PREVISTO L’ ERGASTOLO n.d.r.) perchè si tratta di reati commessi con aggravanti espressamente previste dal nostro codice penale.
Una di queste aggravanti è appunto “l’aver agito con crudeltà verso la vittima.”
Cosa significa aver agito con crudeltà?
Ce lo insegna la storia di Jennifer Zacconi, una ragazza di 20, che oggi vogliamo ricordare , lungo questa nostra “purtoppo” lunga “strada delle vittime “ .
Jennifer aveva 20 anni, tanta voglia di vivere e tanta voglia di dare alla luce il suo bambino: Jennifer era incinta di 9 mesi.
Siamo in provincia di Venezia, Jennifer aspetta un bambino dal suo compagno, Lucio Niero, 45 anni.
L’uomo è già padre di due figli e mentre Jennifer ha già preparato tutto per la nascita del suo bimbo, lui non ne vuole sapere. Già. Anche perchè , cosa che Jennifer ignora, Lucio è ancora sposato. Aveva finto bene lui, non solo con Jennifer, ma con tutta la famiglia della ragazza. La madre racconterà di pranzi e di molte altre occasioni che lui ha condiviso con la famiglia Zacconi, per cui nulla poteva far pensare ad una sua doppia vita.
Lucio era uno di famiglia, e tutto è andato bene sino a che Jennifer è rimasta incinta.
Lucio si infuria, la tartassa di telefonate perchè vuole farla abortire.
Sino a quella sera: mancavano 4 giorni al parto e Jennifer riceve l’ennesima telefonata da Lucio. Però questa telefonata è diversa perchè il viso della ragazza si illumina, è raggiante di felicità: Niero la vuole vedere, ma non gliel’ ha sicuramente chiesto con la solita rabbia. Deve averla ingannata tanto che la mamma di Jennifer, vedendo il suo volto sorriddente, si convince anche lei che finalmente quell’uomo abbia deciso di accogliere il loro bambino con amore.
Jennifer esce di casa e non vi farà più ritorno. Una violenta discussione e poi la crudeltà di quell’uomo di cento chili , alto oltre un metro e novanta travolge la povera ragazza, una ragazza esile di cinquanta chili con suo figlio nella pancia.
Jennifer tramortita dalle numerose percosse, calci pugni non muore. L’uomo tenta di strangolarla. Poi la seppellisce. Viva. Così è stato accertato dall’autopsia, tramite la quale è emerso che la ragazza ha respirato una enorme quantità di fango. Era dunque viva quando l’uomo, dopo aver scavato una fossa, ce l’ ha buttata dentro e l’ha ricoperta di terra.
Anche il suo bambino, ha accertato l’autopsia è morto per mancanza di ossigeno.
Il movente dell’assassino? Nascondere alla moglie la sua relazione con la ragazza.
Due vite spezzate . Quella di Jennifer e quella di Hevan, così’ aveva deciso di chiamarlo la sua mamma.
E l’assassino? L’assassino è stato condannato a 30 anni e già nel 2017 ha beneficiato di un permesso premio di 15 ore.
C’è chi giustamente si chiede...”cosa dunque bisogna fare in Italia per finire all’ ergastolo?”
La risposta che dobbiamo darci è che in Italia non esiste la pena definitiva, qualunque sia la colpa. Nella nostra Costituzione la pena ha una funzione rieducativa e non di deterrente, ma chi è stato colpito dalla violenza cieca di un omicida, con molta difficoltà riesce ad accettare questo atteggiamento di umanità, questo uso civile della pena nei confronti del condannato.
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