"Da 2 anni stavamo pensando a come uccidere la mamma”. I verbali choc delle figlie di Laura Ziliani
"Dopo che mia madre aveva mangiato i muffin che le avevamo preparato con dentro benzodiazepine, iniziammo a cercare di capire come proseguire nel nostro progetto. Io ero convinta di quello che volevo fare. Ero decisa. Sono entrata nella camera da letto di mia madre, ricordo di averle messo le mani attorno al collo, Paola la teneva ferma con il suo peso. Mia madre ha inilziato a rantolare, a quel punto Mirto si è accorto non stava andando come previsto ed è entrato in camera. Ha messo lui le mani sul collo di mia mamma. In un certo senso mi ha dato il cambio".
Le parole sono di Silvia Zani, una delle figlie di Laura Ziliani, ex vigilessa, mamma di 3 figlie, vedova, con la passione per le passeggiate in montagna, scomparsa l’ 8 maggio del 2021 da Temù (Brescia). Il suo corpo venne ritrovato ad agosto del 2021 sepolto tra la vegetazione vicino al fiume Oglio, nel paese dell’Alta Vallecamonica. Ad avvisare i Carabinieri della scomparsa della donna era stata proprio lei, Silvia, preoccupata perchè la madre era uscita da casa per un’escursione senza fare ritorno.
Le indagini, nel giro di pochi mesi portarono all’arresto di Silvia, della sorella Paola e del fidanzato di quest’ultima, Mirto Milani. La loro confessione giunse a maggio del 2022: alcuni stralci della confessione sono stati pubblicati dal Giornale di Brescia, e successivamente dalla trasmissione “Quarto Grado”, a pochi giorni dall’inizio del processo davanti alla Corte d’Assise.
La prima immagine che abbiamo delle due sorelle, è quella di due giovani di fronte alle telecamere della trasmissione “Chi l’ha visto? ” entrambe terribilmente affrante, con le lacrime che scendevano copiose dai loro occhi, mentre lanciavano un appello a chiunque avesse notizie della loro madre scomparsa da pochi giorni: “Chiunque l’abbia vista o la veda si faccia avanti e ci aiuti a trovarla”.
Silvia e Paola Zani nel corso della confessione hanno affermato, quanto al movente, che la madre aveva tentato di ucciderle e che loro, insieme con Mirto Milani, l’hanno ammazzata a propria volta pensando che fosse l’unico mezzo per salvarsi. Gli inquirenti non hanno trovato riscontro ai racconti dettagliati che le figlie hanno fatto dei vari tentativi di uccisione che la loro madre avrebbe messo in atto.
“L’idea che avevamo era che voleva liberarsi di noi. Secondo Mirto dovevamo accoltellarla ma questo a me non piaceva, perché sarebbe rimasto il sangue ed è di difficile gestione cancellarne le tracce”. Quando è stato loro chiesto perché non abbiano denunciato i fatti alle forze dell’ordine, la risposta è stata “Non siamo andate a denunciare perchè eravamo senza prove. Iniziammo a capire come risolvere il problema in estate 2020, guardando un film dove un sicario strozzava le persone”.
“Vedendo il telefilm Dexter abbiamo scoperto che vi era un veleno che non lasciava tracce nel corpo. Abbiamo consultato internet e verificato che quanto appreso dalla serie tv era vero” Il trio avrebbe più volte cercato di uccidere la povera donna “Io e Mirto gli abbiamo messo l'antigelo della macchina nella tisana per due volte. E il terzo tentativo è stato con una torta foresta nera. Ne abbiamo mangiata metà, e nell'altra parte abbiamo messo un veleno dentro, così risultava che era stata lei”
Diversa la ricostruzione del movente per gli inquirenti. Il gip nella motivazione dell’arresto aveva scritto che l’omicidio della povera Laura Ziliani era stato commesso “ Nel chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell'amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare, al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”. Convinzione confermata anche successivamente nel corso degli interrogatori.
Inizierà giovedì il processo davanti alla Corte d’Assise per l’omicidio di Laura Ziliani commesso dalle figlie Silvia e Paola Zani e da Mirto Milani. Se l'interesse economico è il movente di questo omicidio, non si può trascurare la probabile presenza di disturbi della sfera emotiva e della personalità.
Ciò, si ribadisce come già fatto in passato, non significa “incapacità di intendere e di volere”. Laddove non ci sia una pregressa diagnosi di un disturbo psicopatologico infatti, le barbare uccisioni del proprio genitore, premeditate e organizzate, parlano di totale assenza di empatia, di una spaventosa aridità di sentimenti: il proprio bisogno individuale, qualsiasi esso sia, prevale su tutto e tutti ed allontana questi soggetti dai tratti fortemente narcisistici dal comune sentire e dalla morale.
Vengono trasportati da un odio distruttivo per l’incapacità, chissà mai appresa durante la crescita, di interiorizzare sentimenti d’amore e di rispetto nei confronti dei propri genitori. Una più o meno latente conflittualità con le figure di riferimento ha esacerbato la rabbia covata nel tempo. Ogni caso andrebbe indagato nella sua multifattorialità. In questo caso probabilmente la presenza di una figura maschile come quella di Mirto Milani ha assunto un ruolo dominante nella psiche delle due sorelle, e ha consolidato il trio nel proposito omicidiario.
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