Cacciatore in difficoltà in località Cervara di Visso . L' uomo, F.S. di anni 50, era intento a rientrare da una battuta di caccia insieme ad alcuni compagni lungo un versante montuoso impervio della Valnerina.
Il cinquantenne rimasto indietro rispetto ai compagni, si è ritrovato in difficoltà dopo aver sbagliato il punto di rientro. Trovandosi a ridosso di salti rocciosi in una situazione di poca visibilità per il sopraggiungere del buio, è stato costretto a chiamare il 118. Sono intervenute le squadre di Soccorso Alpino della provincia di Macerata ed una squadra sopraggiunta dall'Umbria.L'uomo è stato raggiunto dai soccorritori, imbragato ed accompagnato lungo il pendio dopo essere stato calato su alcuni salti rocciosi, che hanno evitato il dover risalire sul pendio esposto e reso viscido dalle condizioni di forte pioggia presenti durante le operazioni di recupero. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato anche i Vigili del Fuoco di Visso e i carabinieri.
Sette i feriti trasportati in ospedale: tra loro anche un bambino.
È il bilancio dell'incidente che si è verificato intorno alle 23:00 lungo la superstrada 77, in direzione mare, tra gli svincolo di Pollenza e Sforzacosta.
A rimanere coinvolte, per cause in corso di accertamento, tre auto; probabilmente un tamponamento la causa del sinistro.
Immediato l'arrivo sul posto dei sanitari del 118, con cinque ambulanze e l'automedica, dei vigili del fuoco di Macerata e Tolentino e della Polizia stradale di Civitanova. I pompieri hanno estratto dall'abitacolo alcune delle persone coinvolte nell'incidente.
Una di queste, quella che viaggiava a bordo della Fiat 16, è stata trasportata in codice rosso all'ospedale di Macerata. Trasferiti in ospedale anche madre, padre e un bambino, di circa un anno, che viaggiavano a bordo della Opel Astra: le loro condizioni non sarebbero gravi. È stata trasportata presso il nosocomio del capoluogo anche la seconda persona che si trovava a bordo della Fiat 16. Rimasta coinvolta anche una Fiat Bravo: una delle persone è stata trasportata al pronto soccorso.
La strada è momentaneamente chiusa al traffico per permettere le operazioni di messa in sicurezza dunque l'uscita consigliata è quella di Pollenza.
Tutti i conducenti dei veicoli coinvolti sono stati sottoposti al test alcolemico.
Importanti attività sono state svolte da tutto il personale della Polizia locale di Recanati con notevoli risultati in tema di legalità e sicurezza urbana.
Il personale guidato dal primo settembre dal nuovo Comandante, Commissario Coordinatore Gabriella Luconi, ha intensificato i controlli in tema di sicurezza della circolazione stradale. In questi tre mesi sono stati ben 114 i posti di controlli effettuati con oltre 440 veicoli controllati, sia in ambito urbano che nelle frazioni. Raddoppiato il numero dei fermi amministrativi ed effettuati 20 sequestri amministrativi per mancanza di copertura assicurativa, numeri considerevoli visto che nei primi otto mesi dell’anno il numero dei sequestri era di poco superiore. Non è stato tralasciato nemmeno il controllo sulle patenti di guida visto che sono state accertate tre violazioni: una per circolazione con veicolo già sottoposto a sequestro, come prescritto dai nuovi decreti sicurezza, una per patente revocata e l’altra perché mai conseguita.
I servizi di pattugliamento hanno riguardato anche il territorio di campagna e fuori dai centri abitati dove, proprio a Chiarino, durante i controlli per il rispetto del divieto di transito per autocarri, un ciclomotore alla vista della pattuglia ha immediatamente tentato di dileguarsi per una strada di campagna. Il personale dopo un breve inseguimento è riuscito a bloccarlo. Al conducente sono state riscontrate violazioni amministrativi per oltre 7.000 € visto che circolava senza patente perché mai conseguita, senza la copertura assicurativa e senza revisione più volte omessa. Il conducente ha rifiutato anche la custodia del ciclomotore e per questo motivo è sotto sottoposto a sequestro e fermo amministrativo con affidamento al deposito Aci competente, in attesa della confisca.
Altra importante indagine è stata portata a termine dalle pattuglie esterne. In seguito a un controllo di un veicolo straniero, che non aveva provveduto a immatricolare il mezzo in Italia sono sorti dubbi sul conducente. Nelle settimane successive al controllo su strada infatti, è stato scoperto che il conducente oltre ad essere residente in Italia era residente in un altro stato membro dell’Unione Europea. Gli accertamenti anche a livello fiscale, hanno fatto scaturire che il nominativo controllato era proprietario anche di altri due veicoli, di cui uno con quasi 20.000 € di gravami da parte di agenzie di riscossione. L’indagine ha portato a scoprire che lo stesso percepiva anche il reddito di cittadinanza oltre ad essere assegnatario di casa popolare. Immediatamente è partita dal Comando di Polizia Locale segnalazione alla direzione provinciale Inps di Macerata, che celermente ha provveduto a revocare il sussidio oltre ai servizi sociali comunali, dove sono in itinere accertamenti anche sulla casa popolare.
L’indagine oltre all’ambito locale continuerà anche nell’altro paese dell’Unione Europea dove il cittadino è residente, grazie alla collaborazione tra il personale del Comando di Polizia Locale di Recanati ed il Centro Operativo della Polizia di Frontiera, che notizierà di quanto accaduto in Italia le analoghe autorità europee.
Il comando della Polizia Locale di Recanati è uno dei primi uffici a disporre d’iniziativa controlli in tema di reddito di cittadinanza.
Continuano i servizi notturni di prevenzione della Polizia locale di Tolentino. In questo fine settimana oltre ai controlli al centro storico, sono state elevate circa 20 sanzioni al codice della strada per soste selvagge. Infatti sono stati trovati veicoli parcheggiati sopra gli attraversamenti pedonali, sui marciapiedi, soste su spazi riservati ad altre categorie di veicoli e soste su spazi riservati a residenti. L’intento è quello di rendere sempre più vivibile il cuore della Città. Inoltre, insieme ai Carabinieri di Tolentino, del reparto NORM e della locale Stazione è stato svolto un vasto servizio finalizzato al contrasto del fenomeno legato all’abuso di alcool e sostanze stupefacenti.
Nella notte tra venerdì e sabato sono stati fermati e controllati molti veicoli e conducenti e sono state diverse le sanzioni comminate, tra le quali l'accertamento della guida in stato di ebbrezza di un ragazzo con alcool nel sangue più di tre volte oltre il limite. Per lui ritiro immediato della patente, sequestro del veicolo ai fini della confisca e deferimento all'Autorità Giudiziaria. Nel proseguo dell'attività, grazie anche ai sistemi di controllo innovativi in dotazione, sono state elevate una sanzione per mancata copertura assicurativa e sei per mancata revisione periodica.
I controlli sono stati eseguiti con due pattuglie della Polizia locale e cinque unità operative e quattro pattuglie dei Carabinieri, 10 unità operative, compresi i rispettivi Comandanti. Per la Compagnia dei carabinieri il Capitano Giacomo De Carlini e per la Polizia locale il Comandante David Rocchetti.
"Continueremo con questi controlli – dichiara il Comandante Rocchetti – per arginare questa piaga sociale, inerente l’abuso di alcool e stupefacenti. Il nostro intento è quello, soprattutto, di garantire la tranquillità e sicurezza a tutti i cittadini. Vedere ragazzi in certe condizioni è deprimente. Giovani che purtroppo non aspettano altro, che durante il fine settimana sprofondano nell'abisso dell'alcol o delle sostanze stupefacenti."
L’Assessore alla Polizia Locale e Sicurezza Giovanni Gabrielli ringrazia i Carabinieri e la Polizia locale e i loro rispettivi comandanti per questa importante operazione congiunta di controllo su tutto il territorio che nel fine settimana è spesso scenario di diverse problematiche. È un presidio fondamentale per garantire la sicurezza e prevenire eventuali furti o atti di vandalismo e abusi di ogni genere.
I Carabinieri del Comando Compagnia di Civitanova Marche, nella serata di ieri hanno dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare e tratto in arresto M. C., l’autrice della tentata rapina ai danni della tabaccheria Carrozza in via Cecchetti la sera dello scorso 12 novembre (leggi qui).
Nella conduzione delle indagini ha avuto un ruolo importante l’analisi dei filmati della videosorveglianza interna e la conoscenza diretta dei militari di soggetti inclini a delinquere gravitanti nel territorio.
Infatti, agli operanti non è sfuggita la somiglianza dei suoi tratti somatici e fisici con quelli di una donna già nota per fatti analoghi che, sebbene residente nel fermano, spesso gravitava in città.
A tale intuizione ha fatto seguito la perquisizione domiciliare, che ha permesso di recuperare e sequestrare tutto l'abbigliamento indossato dalla donna al momento della rapina.
I carabinieri del Nucleo Operativo di Civitanova Marche hanno, pertanto, redatto una particolareggiata notizia di reato al Pubblico Ministero Claudio Rastrelli presso la Procura della Repubblica di Macerata, il quale ha assunto la direzione delle indagini e condiviso pienamente le risultanze dell’attività investigativa, definitivamente suggellata da provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Macerata Domenico Potetti con l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
I militari dopo un’attività di ricerca pressante durata tutto il pomeriggio di ieri, hanno definitivamente rintracciato la rapinatrice della siringa, una donna italiana 47enne tossicodipendente del fermano, tratta in arresto in esecuzione dell’ordine restrittivo e tradotta presso la Casa Circondariale di Pesaro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri Forestali della Stazione di San Severino Marche, sono intervenuti nel comune Treia a seguito della segnalazione di alcuni cittadini, preoccupati per l’accensione di un fuoco che emetteva cattivo odore nella zona.
All’arrivo della pattuglia, il fuoco era già stato spento ad opera dei Vigili del Fuoco di Macerata, ma nell’aria si percepiva ancora l’odore acre tipico della combustione di materiale plastico.
A seguito dei dovuti accertamenti, i Carabinieri Forestali intervenuti hanno riscontrato che vi era stata una combustione di rifiuti costituiti da mobilio, materassi e suppellettili varie, provenienti dalla ripulitura di un immobile limitrofo. Il responsabile del gesto è stato individuato in un cittadino di 62 anni, residente in comune di Treia, che ha ereditato l’immobile.
Lo stesso è stato deferito alla Procura della Repubblica di Macerata per combustione illecita di rifiuti, delitto previsto dall’articolo 256 bis del Testo Unico dell’Ambiente (D.Lgs 152 del 2006) e nel contempo è stata posta sotto sequestro l’area bruciata unitamente al cumulo di rifiuti inceneriti, ritenuti necessari all’accertamento dei fatti.
AGGIORNAMENTO ORE 20:00. Il cadavere rinvenuto questa mattina al porto di Civitanova è di una donna di origine romena di 44 anni, sposata con un uomo di Civitanova. Gli uomini della Polizia e della Capitaneria di Porto sono riusciti a risalire all'identità della donna dalla fede che la stessa aveva al dito. L'ispezione cadaverica svolta nel pomeriggio sembrerebbe confermare la tesi del gesto volontario.
Intorno alle ore 12 della mattinata odierna è stato rinvenuto in mare il cadavere di una donna sotto la scogliera del molo sud, a Civitanova Marche. A notarlo sono stati alcuni passati, che l'hanno visto galleggiare in superficie a pancia in giù. La donna è stata trovata con addosso un piumino, dei pantaloni neri e scarpe da ginnastica: il suo corpo è stato riportato sulla terraferma da una motovedetta dalla Capitaneria di porto. Una volta scattato l'allarme, sul posto si sono precipitati anche i vigili del fuoco, i sanitari del 118 e della Croce Verde, carabinieri e polizia.
La donna, bionda e di circa 50 anni di età, non aveva con sé alcun documento d'identità né un telefono, aveva però la fede al dito. Ancora non è chiaro da quanto tempo il corpo sia rimasto in acqua, ma - stando ad una prima analisi svolta dal medico legale Antonio Tombolini - non dovrebbero essere passate molte ore dal suo ritrovamento. La donna, almeno superficialmente, non presenta ferite o tagli derivati da eventuali colluttazioni. L'ipotesi più accreditata - al momento - è che si sia trattato di un gesto volontario.
Al vaglio degli inquirenti c'è la consultazione delle telecamere di sorveglianza della zona, per capire se la donna sia stata ripresa negli attimi precedenti la sua morte.
Drammatico rinvenimento all'alba di questa mattina, intorno alle 4:20, nella zona portuale di Ancona. Nei pressi di Marina Dorica è stata segnalata la presenza del cadevere di una donna affiorato dalle acque del mare. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e della Croce Gialla, i carabinieri e il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco. Il corpo, ripescato dai sommazzatori e dalla Guardia Costiera, resta al momento senza nome. La donna, con un'età variabile dai 20 ai 30 anni secondo le prime informazioni, non aveva con sé nessun documento d'identità.
AGGIORNAMENTO ORE 10:35
Stando ad una prima ricostruzione, a perdere la vita sarebbe stata una trentenne irlandese. La donna faceva parte dell'equipaggio di un'imbarcazione, che si trovava nel cantiere dorico della Isa Yacht per lavori di riparazione. Secondo quanto riporta Ansa, l'allarme era stato lanciato dagli altri componenti dello staff con i quali la donna aveva trascorso la serata in una discoteca sul porticciolo turistico. Era tornata da sola, probabilmente perché non si sentiva bene, sull'imbarcazione dove l'equipaggio pernotta: forse è scivolata in mare mentre saliva dalla scaletta sulla quale gli altri dello staff hanno trovato poi la sua borsa. Sul posto il pm di Ancona Irene Bilotta che disporrà l'autopsia, la Squadra Mobile incaricata di svolgere le indagini e gli esperti della Scientifica.
Il cadavere è stato traferito all'obitorio dell'ospedale di Torrette per tutti gli accertamenti del caso. Non sarebbero state trovate ferite compatibili con una colluttazione.
L'incidente si è verificato, intorno alle 23, in via dei Velini a Macerata
Un ragazzo di 24 anni, mentre era alla guida della sua auto, una Mini, è stato colto da un malore, probabilmente una crisi epilettica, ed ha perso il controllo del mezzo che è finito sopra al marciapiede. Sul posto è intervenuto il personale sanitario della Croce verde, che ha trasportato il giovane all'ospedale di Macerata per accertamenti.
“Apprezziamo l’umanità con cui è stata scritta la sentenza perché i giudici hanno compreso la patologia psichiatrica da cui purtroppo Pamela era affetta e sulla quale noi abbiamo sempre cercato di attenzionare la procura. Una sentenza granitica e che apprezziamo molto sotto il profilo tecnico. Condividiamo tutto il percorso logico seguito dalla Corte d’assise nel riconoscere responsabile Oseghale di tutti i reati a lui ascritti e dunque il nostro commento non può che essere positivo”. Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro, commenta così le motivazioni della sentenza che ha condannato all’ergastolo il 30enne nigeriano per l’omicidio della 18enne romana (LEGGI QUI).
“In molti passaggi – prosegue Verni – la Corte riconosce le nostre istanze come il fatto che Pamela ha assunto eroina quando era ancora in comunità e a questo fatto, chi di dovere, dovrà dare delle risposte."
“Siamo riusciti a dimostrare che il rapporto sessuale non è mai avvenuto nel sottopassaggio di Fontescodella, un passaggio che faceva passare Pamela per quella persona che non era e di questo siamo particolarmente contenti – ha continuato l’avvocato -. Quello di Oseghale (che aveva riferito che il rapporto fosse avvenuto appunto nel parco pubblico e non in casa, ndr.) è stato un tentativo deplorevole per tentare di sottrarsi all’accusa e una mossa miserabile che ha messo in cattiva luce la vittima.”
Sull’inattendibilità dell’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, Verni ha preferito non esprimersi.
“Se la sentenza ci pare granitica e ci soddisfa nelle motivazioni perché tratta Pamela da persona, una cosa che ci lascia perplessi è che si continui a credere che Oseghale non faccia parte di un’organizzazione criminale organizzata – sottolinea Verni come aveva già fatto anche nei giorni scorsi -. Ci sono elementi processuali rispetto alle indagini su Pamela ma anche extraprocessuali che devono essere ancora compresi. È difficile credere che Macerata sia un’isola felice quando la stessa DIA affermò che le Marche erano controllate dai Maphite, una confraternita della mafia nigeriana. È difficile crederlo anche a seguito dei numerosi arresti di cittadini nigeriani che avvengono quotidianamente: soggetti colpevoli principalmente di spaccio di sostanze stupefacenti. La certezza con cui la Corte d’Assise ha escluso che Oseghale possa far parte di una organizzazione criminale non combacia, secondo noi, con la freddezza con la quale lui stesso ha ridotto il corpo di Pamela. Le stesse intercettazioni di suoi connazionali a lui vicini riferiscono che Oseghale ‘lo aveva fatto altre volte’ o che ‘conosceva bene il corpo delle donne’. Oseghale allora quante volte lo ha fatto e perché? La nostra battaglia, sotto questo punto di vista, continua.”
Avevano rapinato il supermercato “Si con Te” di Tolentino, individuati i due colpevoli dai Carabinieri, a uno dei due è stata applicata la misura degli arresti domiciliari.
Il mattino del 13 luglio 2019 due soggetti perpetravano una rapina ai danni del supermercato "Sì con te" di Tolentino. In quell'occasione i malviventi, travisati da calzamaglie ed armati di lunghi coltelli, avevano minacciato il personale del negozio, sottraendo dalle casse la somma contante di circa 3.000 Euro.
Le indagini condotte dai militari del Norm di Tolentino hanno permesso di individuare i due rapinatori e questo pomeriggio nei confronti di uno dei due rei, al termine di complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico. Il reo, giovane italiano residente in questa Provincia, era già noto alle Forze dell'Ordine.
Come disposto dal questore di Macerata Antonio Pignataro, da alcune settimane sono stati rafforzati in città i controlli della Polizia di Stato per contrastare gli effetti negativi della cosiddetta “movida” del giovedì sera. Anche ieri quindi sono stati effettuati servizi nel centro storico di Macerata iniziati nella serata di giovedì e proseguiti per tutta la notte, a cui hanno concorso gli agenti della Questura di Macerata, i Carabinieri della locale Compagnia e agenti della Polizia Locale di Macerata.
Nel corso dell’attività sono stati effettuati numerosi controlli su tutto il territorio cittadino, con particolare riguardo alle zone del centro cittadino interessate dalla “movida” del giovedì sera. L’attività si è concentrata in particolare alle zone della città dove vi è una maggiore densità di persone e nei luoghi dove vengono rilevate situazioni di malcostume e di degrado urbano spesso causate dall’abuso di sostanze alcoliche da parte dei giovani.
I servizi sono stati svolti in prevalenza con l’impiego di personale a piedi, in modo da monitorare anche le vie più piccole con l’obbiettivo di debellare non soltanto i fenomeni legati al malcostume ma ogni attività legata allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti. Nel corso dei controlli, il personale impiegato ha setacciato ogni via del centro storico della città sottoponendo a controllo decine di persone tra le quali cinque di queste, incuranti della presenza delle tante persone presenti in centro, sono state sorprese ad urinare nelle vie del centro storico e quindi sanzionate amministrativamente.
Provvidenziale l’intervento delle Forze dell’Ordine in Piazza Vittorio Veneto dove gli agenti hanno sedato sul nascere una violenta lite tra cinque ragazzi scoppiata per futili motivi. In particolare un giovane era stato aggredito da un coetaneo il quale era fuggito all’arrivo degli amici del ragazzo aggredito. Il tempestivo intervento delle Forze dell’ordine ha evitato che la lite trascendesse in fatti più gravi dato che a terra è stato rivenuto un coltellino multiuso con molta probabilità abbandonato da qualcuno dei contendenti all’arrivo delle Forze dell’ordine. Per questo episodio sono in corso indagini tese a ricostruire la vicenda e a stabilire eventuali responsabilità.
Al termine dei servizi sono state identificate 45 persone alcune delle quali gravate da precedenti penali. Detti servizi verranno ripetuti anche nelle prossime settimane con l’obiettivo non di ostacolare il divertimento dei giovani e la presenza di persone nel centro storico di Macerata, ma di contrastare tutte le situazioni di degrado urbano e di malcostume che spesso traggono origine dall’abuso di sostanze alcoliche.
“Le attività interforze espletate anche durante la scorsa notte hanno dato frutti positivi” ha affermato il comandante della Polizia Locale Danilo Doria “In particolare il nostro servizio è stato teso a garantire la tutela dei residenti del centro storico con il controllo della sosta nelle aree riservate ai residenti. Una verifica apprezzata dai legittimi proprietari che da tempo chiedevano in questo settore il rispetto della legalità nelle ore notturne e che di fatto non ha recato disagio al divertimento dei ragazzi che giovedì sera hanno affollato i locali e le vie del centro storico”.
Sono state rese note le motivazioni che hanno portato alla sentenza di colpevolezza in primo grado nei confronti di Innocent Oseghale per l'omicidio di Pamela Mastropietro, emessa lo scorso 29 maggio. Le motivazioni dell'ergastolo a cui è stato condannato il cittadino nigeriano sono raccolte all'interno di 54 pagine, che sottolineano la colpevolezza per omicidio volontario; violenza sessuale; distruzione, vilipendio e occultamento di cadavere. I giudici della Corte d'Assise ripercorrono nel dettaglio quanto emerso durante le udienze, non mostrando alcun dubbio nel riconoscere Oseghale come l'autore dell'omicidio della 18enne romana, avvenuto nella sua casa di via Spalato a Macerata.
L'omicio di Pamela viene definito di "inaudità gravità, abbinata a totale e disumana insensibilità, evidenziata dalla conduzione dell'attività di smembramento del cadavere, lucidamente protratta per ore". La Corte sottolinea “la condotta dell’Oseghale che, come si vedrà, dopo aver accoltellato la ragazza ancora in vita, provvedeva non soltanto al depezzamento e alla dissezione del corpo, ma attendeva all’accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina […]: attività funzionale ad un inquinamento della prova omicidiaria”. Si parla di una “operazione di distruzione, di altissimo significato indiziario, specificatamente concernente la cute interessata dalle due ferite di ingresso del coltello, ritenute mortali, volta ad ostacolare, come meglio si vedrà, la puntuale ricostruzione della vicenda omicidiaria.”
“Con plateale evidenza emerge, infine, dalle fotografie dei resti cadaverici della Mastropietro che il depezzamento del corpo era effettuato lucidamente, freddamente, con precisione da parte di una mano esperta e non attingendo il corpo con coltellate vibrate a caso da parte di persona impaurita ed intenzionata soltanto a sezionare, in tutta fretta, un cadavere da introdurre nelle valigie. Trattavasi, piuttosto – prosegue la Corte -. Di accurata disarticolazione del cadavere, rarissima nella esperienza della medicina legale internazionale”.
"Di fronte alla giovane età della vittima - proseguono i giudici -, alla gratuità della violenza esercitata nei suoi confronti, al successivo e bestiale scempio del cadavere, nessun rilievo può assumere il comportamento processuale tenuto dai difensori". Oseghale nella sentenza viene riconosciuto come responsabile del delitto di omicidio per aver causato volontariamente la morte di Pamela Mastropietro "colpendola reiteratamente - ed almeno per due volte - con un'arma da punta e taglio [...] in una zona vitale del corpo".
Sul cadavere della giovane, il nigeriano viene ritenuto responsabile di "atti di vilipendio, mutilandolo e deturpandolo completamente mediante smembramento e scuoiamento in vari pezzi, mediante l'utilizzo di vari strumenti da taglio e prativa mutilazioni su varie sedi corporee [...] collocando quindi i vari pezzi del cadevere, dopo averli dissanguati e lavati con sostanza a base di cloro (candeggina), all'interno di due valigie". Reato previsto all'articolo 410 del codice penale (vilipendio di cadavere, ndr), a cui è stata riconosciuta l'aggravante specifica per aver commesso il fatto al fine di ottenere l'impunità per i delitti di omicidio e violenza sessuale.
Nelle motivazioni si legge anche come Oseghale abbia "distrutto il cadavere mediante completo smembramento [...] al fine di cancellare ogni eventuale prova di contatti fisici con la vittima". Confermato anche il reato di "occoltamento di cadavere" (articolo 412) per aver collocato " i resti cadaverici di Pamela Mastropietro collocandoli all'interno di due valige trolley [...] che poi abbandonava per strada, gettandole nella cunetta laterale lungo via dell'Industria in territorio extraurbano del Comune di Pollenza dopo essersi recato ivi a bordo di un taxi".
Oseghale viene riconosciuto colpevole, infine, del reato di violenza sessuale in quanto - come riporta la sentenza - "costringeva Pamela Mastropietro nella congiunzione carnale per via vaginale e un rapporto orale, dopo averla percossa, procurandole lesioni [...] consistite in un'ecchimosi al capo [...] approfittando delle condizioni di inferiorità psichica in cui si trovava la ragazza, sotto l'effetto dell'eroina poco prima assunta in sua presenza per via endovenosa e ch'egli stesso gli aveva procurato, grazie al connazionale Lucky Desmond [...] uccidendola poco dopo".
I legali di Innocent Oseghale fanno sapere che faranno appello. "Sosteniamo che la sentenza non elimini i dubbi che sono emersi nel corso del dibattimento e ci auguriamo che la Corte d'assise di Ancona sciolga tutti questi dubbi" ha commentato l'avvocato Simone Matraxia che difende il 30enne nigeriano insieme al legale Umberto Gramenzi
L'episodio si è verificato,nel pomeriggio di oggi, nei pressi del parcheggio di fronte al Mc Donald's di Civitanova Marche.
Una pattuglia della Polizia stava effettuando un servizio di controllo del territorio, quando si è imbattuta in un 20enne tunisino che si trovava dentro una macchina in compagnia di un tossicodipendente della zona. Il 20enne è conosciuto dalle Forze dell'ordine, in quanto irregolare sul territorio nazionale e oggetto di un provvedimento di espulsione. A quel punto gli agenti si sono avvicinati al giovane, che ha quindi tentato di ingoiare ben 18 ovuli contenenti eroina che aveva addosso, pronti per la cessione. Ne è scaturita una colluttazione con le Polizia, ed il giovane ha subito sputato gli ovuli che aveva occultato in bocca.
Oltre a questo gli è stato trovato dell'hashish. Il 20enne tunisino è stato condotto in Commissariato e arrestato per il reato di detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti.
L'incidente si è verificato, intorno alle 20:10, lungo viale Martiri della Libertà a Macerata.
A scontrarsi, per cause in corso di accertamento, due auto: una Lancia e una Renault
Sul posto accorsi immediatamente i mezzi di soccorso della Croce Verde e del 118 , che dopo aver prestato la prime cure del caso, hanno trasportato la conducente della Lancia all'ospedale di Macerata per accertamenti. Praticamente illesa la persona alla guida dell'altra vettura coinvolta nel sinistro.
Sul posto per i rilievi di legge la Polizia Stradale del capoluogo.
Incidente in via Grazie a Corridonia.
A scontrarsi, per cause in corso di accertamento, una Golf e una Fiat 500 L.
I due conducenti delle vetture coinvolte nel sinistro stradale sono usciti praticamente illesi dagli abitacoli
Sul posto per i rilievi del caso la Polizia Locale.
Nella tarda serata di ieri, 20 novembre, in provincia di Perugia, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Osimo, unitamente a quelli delle Stazioni di Osimo e Filottrano, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, quattro cittadini albanesi, tra i 27 e 35 anni, disoccupati, tutti irregolari sul territorio nazionale, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di furto aggravato in abitazione in concorso, resistenza e lesione a pubblico ufficiale, porto abusivo di armi da sparo, possesso ingiustificato di arnesi da scasso, ricettazione di targhe rubate, della pistola oggetto di furto e di monili in oro e preziosi, uso di documenti falsi/di dubbia provenienza, nonché di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
A seguito di alcuni furti verificatisi a Fabriano nel pomeriggio di ieri, i militari si sono messi all’inseguimento di un’Alfa Giulietta segnalata da residenti e vista aggirarsi con fare sospetto in quella zona. Il mezzo era munito di targhe rubate nella stessa giornata a Castelbellino, e si dirigeva verso un’abitazione di Assisi. Dal veicolo, dopo aver prelevato dei borsoni, sono scesi cinque individui pronti a rincasare. I carabinieri hanno intimato loro di fermarsi e di esibire i documenti e da lì ne è nata una collutazione e due di loro sono riusciti a darsi alla fuga mentre altri tre sono stati bloccati.
Le perquisizioni personale, domiciliare e veicolare, hanno permesso ai militari di rinvenire a bordo del mezzo una smerigliatrice con vari dischi, un “piede di porco”, una serie di cacciavite, alcuni berretti e altri arnesi atti allo scasso. Nella cintura dei pantaloni del 27enne è stata trovata una pistola marca beretta, calibro 7,65, rubata lo scorso 6 luglio ad Ancona, durante un furto in abitazione. Nell’unità abitativa i militari hanno trovato numerosi monili in oro, preziosi e gioielli, apparati radio scanner portatile, passaporti, carte d’identità e patenti di guida false, rilasciate da Autorità albanesi.
Un quarto individuo è stato raggiunto dai militari presso un B&B di Trevi. Durante la perquisizione, i militari hanno rinvenuto 165 grammi di marijuana, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento di dosi; 4.780,00 euro in denaro contante; un jammer per intercettare comunicazioni; cospicui monili in oro del peso complessivo di circa un chilogrammi, tanti preziosi e gioielli.
A Spoleto, presso una carrozzeria, i carabinieri hanno sottoposto a sequestro l’Audi A4 modello S4, intestata ad un prestanome di Roma, utilizzata per commettere molteplici furti in provincia di Ancona e Macerata.
Dal foto-segnalamento del 39enne, è emerso che a suo carica vi è un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 23 marzo del 2018 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rieti, per evasione. I quattro sono stati quindi dichiarati in stato di arresto e associati: i primi tre alla Casa Circondariale di Perugia – Capanne, ed il quarto in quella di Spoleto.
Nei prossimi giorni, saranno avviate le attività di riconoscimento della refurtiva e quindi l’individuazione delle vittime, per restituire loro quanto sottratto illecitamente.
Il Rettore dell’Università di Camerino, il professor Claudio Pettinari, il Direttore, il professor Rocco Favale e tutti i colleghi della Scuola di Giurisprudenza, il Direttore Generale, il dottor Vincenzo Tedesco e la comunità universitaria tutta partecipano con profondo cordoglio alla scomparsa della professoressa Serafina Larocca, docente di diritto privato presso la Scuola di Giurisprudenza di Unicam.
“Unicam perde oggi una persona straordinaria – ha dichiarato commosso il Rettore Unicam Claudio Pettinari – una valente docente e ricercatrice della nostra Scuola di Giurisprudenza, ma soprattutto una persona di un’umanità non comune. Ricordo il sorriso e la gentilezza di Serafina, sempre pronta a collaborare per il suo Ateneo, il suo modo garbato e gentile di rapportarsi con tutti, la sua serena forza di affrontare la malattia, l’affetto che nutriva per i suoi studenti, per la sua Unicam. Fino a pochi giorni fa la incontravamo nelle aule della Scuola di Giurisprudenza, sorridente e pronta per le sessioni di esami, malgrado ciò le comportasse molta fatica a causa delle sue condizioni di salute. Alla famiglia e ai suoi affetti esprimo tutta la mia vicinanza, nella tristissima consapevolezza di aver perso anche una grande amica.”
Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Camerino, la professoressa Larocca ha proseguito la sua carriera universitaria sempre presso il nostro Ateneo, dove attualmente ricopriva il ruolo di ricercatore universitario.
Stimata ed apprezzata sia dai colleghi che dagli studenti per la sua competenza, professionalità, gentilezza e cordialità, la professoressa Larocca era costantemente impegnata anche nell’attività didattica presso la Scuola di Specializzazione in Diritto civile così come nelle attività di orientamento della Scuola di Giurisprudenza. Era inoltre presidente dello spin off Opendorse.
L’intera comunità universitaria si stringe con affetto alla sua famiglia.
La Vis Civitanova non si ferma più. Le ragazze di mister Giordano Perini colgono il secondo successo consecutivo nella prima giornata di ritorno di Coppa Marche d'Eccellenza in casa della Sambenedettese per 2-0. Una vittoria che conferma la crescita delle rossoblu, grazie al lavoro e all'impegno in allenamento sotto l'occhio attento dello staff tecnico civitanovese. A decidere la contesa le reti di Ranzuglia e del capitano Cecilia Natalini su rigore.
"Un risultato positivo contro una squadra molto organizzata e forte - ha commentato mister Giordano Perini -. Per la prima volta siamo riuscite ad essere tutte con la squadra titolare e le ragazze si sono comportate molto bene. Sono contento per le ragazze che si sono allenate tutte insieme in settimana con intensità e con molta umiltà. Ora avremo diverse partite difficili con squadre fortissime e più organizzate ed esperte a partire da domenica contro la Jesina".
SAMBENEDETTESE - VIS CIVITANOVA 0-2
VIS CIVITANOVA: Monzi V., Parmegiani, Monzi C., Brutti, Bracalente, Ciccalè, Natalini, Rastelli, Babucci, Ranzuglia, Giretti A disp. Marsili, Ottaviani, Serenelli, Ortenzi, Splendiani All. Mecozzi
Il fatto è avvenuto davanti al Sert di Civitanova che si trova nei pressi del commissariato di Polizia, in via D'Annunzio.
Erano circa le 20 di questa sera, quando un uomo di origini campane già noto alle forze dell'ordine, ha aggredito il direttore della struttura sanitaria e una dottoressa, mentre uscivano dall'edificio. L'individuo si è parato davanti a loro minacciandoli e chiedendogli dei soldi. L'uomo è riuscito a rubare un cellulare per poi correre via a piedi.La fuga è però durata poco perché è stato subito intercettato dalla Polizia, che lo ha poi condotto al commissariato. I due medici non sono stati feriti.