Omicidio Pamela, pubblicate le motivazioni dell'ergastolo a Oseghale: "Totale e disumana insensibilità"
Sono state rese note le motivazioni che hanno portato alla sentenza di colpevolezza in primo grado nei confronti di Innocent Oseghale per l'omicidio di Pamela Mastropietro, emessa lo scorso 29 maggio. Le motivazioni dell'ergastolo a cui è stato condannato il cittadino nigeriano sono raccolte all'interno di 54 pagine, che sottolineano la colpevolezza per omicidio volontario; violenza sessuale; distruzione, vilipendio e occultamento di cadavere. I giudici della Corte d'Assise ripercorrono nel dettaglio quanto emerso durante le udienze, non mostrando alcun dubbio nel riconoscere Oseghale come l'autore dell'omicidio della 18enne romana, avvenuto nella sua casa di via Spalato a Macerata.
L'omicio di Pamela viene definito di "inaudità gravità, abbinata a totale e disumana insensibilità, evidenziata dalla conduzione dell'attività di smembramento del cadavere, lucidamente protratta per ore". La Corte sottolinea “la condotta dell’Oseghale che, come si vedrà, dopo aver accoltellato la ragazza ancora in vita, provvedeva non soltanto al depezzamento e alla dissezione del corpo, ma attendeva all’accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina […]: attività funzionale ad un inquinamento della prova omicidiaria”. Si parla di una “operazione di distruzione, di altissimo significato indiziario, specificatamente concernente la cute interessata dalle due ferite di ingresso del coltello, ritenute mortali, volta ad ostacolare, come meglio si vedrà, la puntuale ricostruzione della vicenda omicidiaria.”
“Con plateale evidenza emerge, infine, dalle fotografie dei resti cadaverici della Mastropietro che il depezzamento del corpo era effettuato lucidamente, freddamente, con precisione da parte di una mano esperta e non attingendo il corpo con coltellate vibrate a caso da parte di persona impaurita ed intenzionata soltanto a sezionare, in tutta fretta, un cadavere da introdurre nelle valigie. Trattavasi, piuttosto – prosegue la Corte -. Di accurata disarticolazione del cadavere, rarissima nella esperienza della medicina legale internazionale”.
"Di fronte alla giovane età della vittima - proseguono i giudici -, alla gratuità della violenza esercitata nei suoi confronti, al successivo e bestiale scempio del cadavere, nessun rilievo può assumere il comportamento processuale tenuto dai difensori". Oseghale nella sentenza viene riconosciuto come responsabile del delitto di omicidio per aver causato volontariamente la morte di Pamela Mastropietro "colpendola reiteratamente - ed almeno per due volte - con un'arma da punta e taglio [...] in una zona vitale del corpo".
Sul cadavere della giovane, il nigeriano viene ritenuto responsabile di "atti di vilipendio, mutilandolo e deturpandolo completamente mediante smembramento e scuoiamento in vari pezzi, mediante l'utilizzo di vari strumenti da taglio e prativa mutilazioni su varie sedi corporee [...] collocando quindi i vari pezzi del cadevere, dopo averli dissanguati e lavati con sostanza a base di cloro (candeggina), all'interno di due valigie". Reato previsto all'articolo 410 del codice penale (vilipendio di cadavere, ndr), a cui è stata riconosciuta l'aggravante specifica per aver commesso il fatto al fine di ottenere l'impunità per i delitti di omicidio e violenza sessuale.
Nelle motivazioni si legge anche come Oseghale abbia "distrutto il cadavere mediante completo smembramento [...] al fine di cancellare ogni eventuale prova di contatti fisici con la vittima". Confermato anche il reato di "occoltamento di cadavere" (articolo 412) per aver collocato " i resti cadaverici di Pamela Mastropietro collocandoli all'interno di due valige trolley [...] che poi abbandonava per strada, gettandole nella cunetta laterale lungo via dell'Industria in territorio extraurbano del Comune di Pollenza dopo essersi recato ivi a bordo di un taxi".
Oseghale viene riconosciuto colpevole, infine, del reato di violenza sessuale in quanto - come riporta la sentenza - "costringeva Pamela Mastropietro nella congiunzione carnale per via vaginale e un rapporto orale, dopo averla percossa, procurandole lesioni [...] consistite in un'ecchimosi al capo [...] approfittando delle condizioni di inferiorità psichica in cui si trovava la ragazza, sotto l'effetto dell'eroina poco prima assunta in sua presenza per via endovenosa e ch'egli stesso gli aveva procurato, grazie al connazionale Lucky Desmond [...] uccidendola poco dopo".
I legali di Innocent Oseghale fanno sapere che faranno appello. "Sosteniamo che la sentenza non elimini i dubbi che sono emersi nel corso del dibattimento e ci auguriamo che la Corte d'assise di Ancona sciolga tutti questi dubbi" ha commentato l'avvocato Simone Matraxia che difende il 30enne nigeriano insieme al legale Umberto Gramenzi
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