Non ce l’hanno fatta gli animali intrappolati sotto i capannoni di un'azienda crollati a causa della neve.
L'azienda agricola LAI ss di Gualdo, con punto vendita a San Ginesio, vantava circa 1500 capi, in prevalenza pecore e 30 mucche.
Gli animali sono rimasti per quattro giorni sotto le lamiere della struttura che è crollata con il peso della neve.
I soccorritori ormai stanno estraendo i cadaveri in putrefazione delle povere bestiole, morte per il freddo e le lesioni causate dalle lamiere.
Finora sono stati estratte le carcasse di 25 esemplari, ma se ne contano circa 50 sotto il capannone.
La proprietaria dell'azienda fa sapere che ad oggi hanno bisogno di paglia e fieno in quanto le scorte che avevano si sono bagnate con la neve e sono quindi inutilizzabili.
Le strade sono però impraticabili e quindi è impossibile persino muoversi.
Si confida in un altro intervento salvifico pari a quello degli “angeli” di san Ginesio, ma stavolta con trattori e camion per portare le rotoballe di fieno.
L’azienda si trova in Contrada Morichella n. 19 e il contatto telefonico è 338 355 1139.
Dopo ore ed ore di cammino tra due metri di neve, dopo due giorni di telefonate agli uffici del comune, al sindaco, ai funzionari, alla protezione civile, ai vigili del fuoco, all'Enel, il grande aiuto è partito proprio dalla redazione di Picchio News che ha subito attivato la macchina del volontariato.
E ieri sera finalmente, due ragazzi soli con la loro Jeep, Diego Giulietti e Leonardo Matteucci, ce l'hanno fatta ed hanno raggiunto una coppia di anziani isolata a San Ginesio.
Da soli hanno camminato per ore al buio, al freddo, con i sentieri ormai scomparsi ricoperti da neve ed alberi caduti, incontrando anche animali selvatici in cerca di cibo, e verso le 21.30 di ieri sera sono riusciti nell'impresa.
I due anziani, che non vogliono lasciare la loro casa per non abbandonare al loro destino i loro animai, stanno bene: la casa non ha subito lesioni.
Tanta paura però per la coppia rimasta isolata.
"Ci hanno abbandonati".."possibile che non viene nessuno ".."come facciamo non possiamo nemmeno uscire..ci sono due metri di neve.." questo il loro sfogo con i familiari al telefono prima dell'incredibile soccorso.
Diego e Leonardo hanno portato delle torce,hanno consegnato tanta legna per scaldarli e del cibo per i loro animali.
Eh sì. Gli angeli esistono. Per fortuna.
Dopo essere stata rinviata a causa della neve e del gelo, sarà inaugurata sabato 14 gennaio 2017 alle ore 11.30, presso il Salone delle carrozze “Giovanni Cardarelli” del Palazzo Onofri, in piazza A. Gentili, la mostra fotografica “SANGINESIO SEIPUNTOCINQUE” a cura di Officine Brugiano (foto di Roberto dell'Orso, allestimento di Matteo Sampaolesi).
“SANGINESIO SEIPUNTOCINQUE – spiega Valentina Polci, presidente di Officine Brugiano - è un contributo alla memoria storica del terremoto che nel 2016 ha segnato un limen nella secolare esistenza del territorio dell'Appennino centrale e delle comunità dei suoi abitanti.
C'e stato un prima, un tempo a lungo sereno, e c'è un dopo, connotato da vuoti, da distruzioni, che condurranno a qualcosa di nuovo, di ri-costruito. Alla ridefinizione degli spazi urbani si affiancherà quella degli spazi sociali e culturali. Le scuole, i teatri, le chiese, le piazze, i mercati, i quartieri: i luoghi determinanti della Storia dell’uomo. Sarà fondamentale perpetrare la bellezza, l'attenzione ai dettagli, la ricercatezza, l'unicità di certe atmosfere, perché così ci è stato insegnato, perché il nostro senso e la nostra peculiarità ci sono stati tramandati attraverso quel patrimonio. E sarà importante lasciare impronte del contemporaneo non frettolose, non banali, bensì fondate su quegli stessi valori”.
L’allestimento sarà sulle impalcature (concesse dall'Edilizia Azzacconi) che hanno fatto parte del cantiere della Chiesa Collegiata; l’uso dei ponteggi evoca l’invasione della quotidianità e il rapporto “interrotto” tra i cittadini e i loro beni culturali, e, al tempo stesso, rappresentano concretamente la fase della ricostruzione.
Uno spazio al centro dell’esposizione sarà dedicato ad alcuni documenti dell'archivio della famiglia Onofri Olivieri. Tra questi, una lettera in cui “Giovambattista Vassalli Architetto, Sangiusto 19 agosto 1799, ha saputo dei danni del terremoto, si offre nel caso abbia bisogno di lui per dei restauri (personali, alla collegiata, presso edifici sacri e di privati)” e unaltra lettera del 9 settembre 1799 in merito a difficoltà nel reperire muratori, e ancora,
5 lettere indirizzate a Domenico Onofri da Michelangelo Relucente e sorella Vittoria (Ascoli, 2 febbraio 1797-6 agosto 1799) per affari e questioni familiari: nelle lettere del 30 luglio e 6 agosto si fa riferimento allo spavento per il terremoto sentito anche ad Ascoli.
La mostra sarà aperta tutti i sabati e le domeniche fino al 29 gennaio 2017, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19.
All’inaugurazione, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni locali, provinciali e regionali, sarà presente l’on. Irene Manzi.
Dall'architetto Giuseppe Bocci, titolare della "Bocci and Partners srl" di San Ginesio riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione sul post sisma.
"In questi giorni lo Stato Italiano sta creando un nuovo modello di ricostruzione post-sisma. Un processo normativo che andrà avanti per settimane, mesi, anni. Si tratterà di un modello in parte uguale ed in parte diverso da quelli precedenti e caratterizzato da una sola certezza: quella di mettere in difficoltà i terremotati e gli operatori burocratizzando la ricostruzione.
La società di ingegneria che rappresento, la Bocci and Partners srl, avendo avuto l'opportunità di lavorare sulle ricostruzioni dei terremoti che hanno colpito l'Italia negli ultimi venti anni (Marche-Umbria 1996; Abruzzo 2009; Emilia-Lombardia 2012), ha provato a mettere a confronto i vari modelli adottati per quelle ricostruzioni. La conclusione che ne abbiamo tratto è desolante. Non c'è modello che si somigli neanche un po'. Ogni volta ogni Regione si è inventata il proprio sistema che, per essere perfezionato, ha allungato di anni la ricostruzione, pur disponendo di adeguate risorse finanziarie. Infatti il problema non è, come comunemente si pensa, “non ci sono i soldi”, bensì “i soldi ci sono, ma non si riesce a spenderli”.
In mancanza di un modello unico ogni Regione ha potuto “inventarsi” la propria ricostruzione senza avvalersi delle esperienze di chi ci era passato precedentemente. Mi domando: “perché l'Abruzzo non ha adottato il modello marchigiano (Marche-Umbria 1996), magari perfezionandolo?”. Bene o male la Regione Marche in dieci anni ha sostanzialmente concluso la propria ricostruzione. L'Abruzzo invece dopo otto anni dall’evento sismico è ancora all’inizio. Quante giravolte burocratiche!! Dapprima la cosiddetta “filiera” di società pubbliche, FINTECNA- RELUIS – CINEAS, incaricate di validare i progetti. Poi, dopo tre anni e mezzo, mandata a casa la “filiera” è stato bandito il famoso “concorsone”, per l’assunzione di circa 400 tecnici e sono stati istituiti gli uffici USRC (Ufficio Speciale Ricostruzione Comuni Cratere9 – USRA (Ufficio Speciale Ricostruzione L’Aquila). Ma fatene uno solo!!! – UTR (Uffici Territoriali Ricostruzione). Poi l’istituzione della piattaforma informatica M.I.C. (Modello Integrato del Cratere) che in quattro anni ha subito ben nove aggiornamenti. Inoltre il “limite di convenienza”, l’”istruttoria semplificata”, l’”istruttoria analitica” ed altre diavolerie burocratiche che solo gli addetti ai lavori riescono a stento a comprendere. Poi, cosa assurda, nello stesso territorio sono riusciti a creare normative ed uffici che le gestiscono diversi fra di loro. Con il risultato che il Comune dell'Aquila tratta la ricostruzione in un una certa maniera e tutto il resto del territorio ( Comuni del Cratere) in un’altra.
Ma l'Emilia e la Lombardia non stanno messe meglio. Ognuna delle due Regioni ha le proprie normative ed il proprio modo di gestirle. Ma la cosa più... non saprei come definirla: assurda? ridicola? paradossale? è che l'approvazione delle pratiche di contributo sono state delegate in parte (per le attività produttive) agli uffici regionali attraverso delle piattaforme informatiche dai suggestivi nomi, SFINGE per l'Emilia e GEFO per la Lombardia. Ed in parte ai Comuni (piattaforme MUDE e MUTA). Con il risultato, in quest'ultimo caso, che, con una gestione così frammentata, si stanno generando tante interpretazioni e giurisprudenze quante sono i Comuni. Noi stessi, a fronte di medesimi quesiti, abbiamo ottenuto FAQ discordanti. Cosa accadrà nei TAR in caso di ricorsi a fronte di così diversificati trattamenti? Allora, di fronte di tutto questo ambaradan burocratico e normativo vengono spontanee le seguenti considerazioni: “Perché lo Stato centrale non ha mai istituito un modello unico e definitivo di ricostruzione (come bene o male esiste per la fase d’emergenza) al quale le Regioni avrebbero dovuto adeguarsi senza lasciare i terremotati, i tecnici ed altri operatori, in balia di fantasiose interpretazioni burocratiche nella gestione di normative e modelli sempre nuovi e mutevoli? Perché permettere di trattare la ricostruzione come se gli effetti del terremoto siano stati differenti fra il Comune dell'Aquila ed i 50 comuni del cratere, fra l'Emilia e la Lombardia?”
Queste disfunzioni e i loro effetti, purtroppo, stanno già facendo capolino anche sulla attuale ricostruzione. Sono di dominio pubblico i disagi che stanno subendo i terremotati a causa del repentino abbassamento delle temperature e delle drammatiche condizioni del bestiame. Per non parlare poi del caos che si è creato nella gestione delle schede di rilevamento danni: schede AEDES, schede FAST, perizie giurate, perizie asseverate, ecc.ecc.
Detto questo voglio però essere ottimista per il futuro. Mi auguro con tutto il cuore che questa ricostruzione possa fungere da laboratorio e rappresentare l’occasione per istituzionalizzare un modello definitivo sia per le procedure che per le modalità di interventi. Un modello istituzionale esteso anche ad altri generi di calamità che, purtroppo, in Italia ricorrono frequentemente".
Anche il volontariato nell’ambito del Servizio Civile Nazionale riguarderà le zone colpite dal terremoto 2016. Il Bando “Avviso agli Enti: Presentazione dei progetti di Servizio civile nazionale per 1599 volontari da impiegare nelle aree terremotate delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria” pubblicato dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale prevede l’impiego di 1.599 volontari nelle aree terremotate delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
I progetti dovranno essere trasmessi dagli enti esclusivamente alle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria entro le ore 14,00 del 10 marzo 2017.
Il bando si riferisce alla presentazione dei progetti di Servizio civile nazionale finalizzati alla ripresa della vita civile delle comunità colpite dagli eventi sismici ed a favorire il ritorno delle popolazioni alla normalità.
I destinatari del bando sono:
gli enti iscritti all’Albo nazionale ed agli Albi delle Regioni e delle Province autonome, aventi sedi
di attuazione progetto nei comuni colpiti dal sisma 2016, di cui all’Allegato 1 del Bando
e nei Comuni costieri che ospitano temporaneamente i terremotati.
I volontari saranno così ripartiti:
Abruzzo 207 volontari;
Lazio 453 volontari;
Marche 617 volontari;
Umbria 322 volontari.
Le Regioni interessate, una volta sentite le strutture del Commissario straordinario per le zone terremotate, coordinano i progetti per ciascun settore/ambito di intervento individuati dal bando, promuovendo la cooprogettazione degli stessi tra i diversi enti presenti sul territorio.
Ciò può avvenire anche attraverso appositi incontri con i Sindaci dei comuni colpiti e con i responsabili degli enti, in modo da redigere uno, al massimo due progetti per ogni settore/ambito di intervento individuato.
Per ogni raggruppamento di enti, che darà luogo alla cooprogettazione, dovrà essere individuato un ente capofila avente una capacità organizzativa sufficiente a supportare la complessità degli interventi proposti.
La cooprogettazione è possibile tra enti appartenenti allo stesso Albo, ovvero tra enti iscritti all’Albo nazionale e ad uno degli Albi regionale e delle Province autonome.
I progetti dovranno realizzarsi esclusivamente in una singola Regione e nei seguenti settori/aree di intervento:
a) Assistenza, con particolare riguardo alle fasce deboli
b) Protezione Civile
c) Patrimonio Artistico e Culturale
d) Educazione e Promozione culturale, con particolare riferimento al supporto alle Amministrazioni Locali impegnate nei processi di ricostruzione e di ritorno alla normalità.
I progetti devono essere redatti secondo il modello di cui all’allegato 1 del Prontuario (parag. 3.3 e 4.6 del “Prontuario contenente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzare in Italia e all’estero, nonché i criteri per la selezione e la valutazione degli stessi” approvato con D.M. 5 maggio 2016) , concernente i progetti da realizzarsi in Italia, essere firmati digitalmente dal legale rappresentante dell’ente capofila o dal responsabile del servizio civile nazionale del predetto ente indicati in sede di accreditamento e devono essere presentati esclusivamente in modalità online.
Ogni progetto deve indicare un capofila, essere redatto per uno solo dei settori/aree intervento innanzi indicati e per una singola Regione.
Tutti i progetti presentati saranno esaminati dalle Regioni competenti e sottoposti ad una valutazione di idoneità riguardante la conformità degli stessi alle finalità stabilite dall’art. 1 della Legge 6 marzo 2001, n. 64, nonché alle modalità di redazione degli stessi previste dal Prontuario.
I progetti risultati idonei sono pubblicati in appositi bandi regionali per la selezione dei volontari.
Questo il link a cui trovare il bando: http://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/progetti-scn/2016_bandoprogsisma/
Il maltempo costringe al rinvio anche l'ianugurazione della mostra SANGINESIO SEIPUNTOCINQUE.
Il vernissage previsto per venerdì 6 gennaio 2017, alle ore 11.30 presso il Salone delle carrozze “Giovanni Cardarelli” del Palazzo Onofri, in piazza A. Gentili è stato rinviato al 14 e 15 gennaio 2017, sempre alla presenza dell'on. Irene Manzi: "La natura ci fa adattare ma non ci ferma".
"Ricostruire, ricominciare, ricominciare da capo, ma anche ricominciare senza perdere la capacità di sognare, sognare, avere il coraggio di sognare una volta di più". Lo ha detto il Papa a migliaia di terremotati del centro Italia - dalle diocesi di Rieti, Spoleto-Norcia, Macerata e Ascoli Piceno, accompagnati dai loro vescovi - ricevuti in aula Paolo VI, dopo aver ascoltato le testimonianze di due di loro.
Bergoglio si è quindi detto orgoglioso dei suoi parroci "che non hanno lasciato la terra, è buono avere pastori che se vedono il lupo non corrono". Ricordando di aver già ringraziato sia autorità che vigili del fuoco che volontari, il Pontefice ha, infine, rivolto un grazie anche a "tutti quelli che si sono immischiati in questo dolore vostro perché quando uno fa la lista sempre si vede chi non ha detto, no, a tutti". (Ansa)
Nota del Comune di Castelraimondo
Il sindaco di Castelraimondo, Renzo Marinelli, accompagnato dall’assessore Elisabetta Torregiani e da una delegazione di cittadini ha partecipato oggi all’udienza speciale per i terremotati di Papa Francesco, che si è svolta questa mattina in Vaticano. Il sindaco ha portato in dono al Pontefice una copia del libro che narra la storia dei 700 anni dalla fondazione di Castelraimondo, consegnato nelle sue mani al momento del saluto. Con grande sorpresa, il Santo Padre ha subito ricordato di aver conosciuto, quando si trovava in Argentina, un padre cappuccino originario proprio di Castelraimondo. Si tratta di Padre Giuseppe Gaggiotti, uomo di chiesa nonché storico della cittadina, autore del primo libro su Castelraimondo la cui prima edizione fu scritta a metà degli anni Settanta. “Una forte emozione – ha affermato il sindaco Marinelli – e una inaspettata sorpresa la lucidità con cui il Santo Padre ha immediatamente ricordato il nostro concittadino, conosciuto quando entrambi si trovavano in Argentina, un incontro che secondo alcune memorie deve essere avvenuto verso la fine degli anni Ottanta”.
Non ci sarà una ''spoliazione'' dei beni culturali dai centri terremotati delle Marche a favore di un unico deposito temporaneo in attesa della ricostruzione, ma le opere ''resteranno nei territori, in tre-quattro o forse più depositi, adeguatamente sicuri, in modo che possano essere conservate, restaurate e possibilmente fruite dai residenti e dai turisti''.
E' il punto di mediazione raggiunto oggi in un incontro a Macerata fra i sindaci, il commissario per la ricostruzione Vasco Errani, il dirigente generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia, Fabrizio Curcio e il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. La sintesi di quanto emerso da un confronto definito ''schietto, ma anche molto costruttivo'' la fa il sindaco di Macerata Romano Carancini, primo firmatario del 'manifesto' dei primi cittadini contro l'ipotesi che dipinti, sculture, arredi salvati dal sisma nelle chiese e nei palazzi storici delle province più colpite venissero trasferiti tutti ad Ancona.
(Fonte Ansa)
Verrà inaugurata venerdì 6 gennaio 2017, alle ore 11.30 presso il Salone delle carrozze “Giovanni Cardarelli” del Palazzo Onofri, in piazza A. Gentili, la mostra fotografica “SANGINESIO SEIPUNTOCINQUE” a cura di Officine Brugiano (foto di Roberto dell'Orso, allestimento di Matteo Sampaolesi).
SEIPUNTOCINQUE nasce con l'intento di fissare nel tempo la memoria storica di un evento che, di fatto, è entrato a far parte della millenaria esistenza del nostro territorio e delle nostre montagne. In particolare, San Ginesio si fa simbolo del dolore, dello smarrimento, del bisogno di cura di tutti i piccoli paesi feriti così gravemente dal terremoto del 30 ottobre 2016.
E' una mostra sulle ore del sisma, a partire dagli istanti in cui, con la terra ancora in movimento, la polvere intasava l'aria del centro storico e degli agglomerati nelle campagne circostanti, ma anche dei giorni immediatamente successivi, degli aiuti, della presenza dello Stato, della voglia di riprendere ciascuno la propria quotidianità. Le foto raccontano il paese, le pietre, i crolli insieme con gli sguardi, i passi impauriti, la forza degli abitanti. E parlano degli abbandoni: delle proprie case, delle proprie cose, dei luoghi familiari. Inoltre, saranno esposte lettere e stralci dell'archivio della famiglia Olivieri in cui si leggono le cronache sanginesine dei terremoti dei secoli scorsi.
L'allestimento sarà sulle impalcature (concesse dall'Edilizia Azzacconi) che hanno fatto parte del cantiere della Chiesa Collegiata, per rendere la concretezza della ricostruzione e, al tempo stesso, il rapporto “interrotto” tra i cittadini e i loro beni culturali. Sarà una galleria dinamica, perché si potranno acquistare le foto in mostra, che verranno immediatamente sostituite con altre foto diverse.
“Il progetto dell’allestimento - spiega Matteo Sampaolesi - nasce dall’idea di rappresentare l’attuale situazione dell’uomo nei confronti della sua terra natia: costretto al distacco e alla lontananza a causa del sisma. L’uso dei ponteggi evoca i cantieri che invadono la quotidianità, e rappresentano concretamente la fase della ricostruzione, come reazione positiva all’evento traumatico del sisma.
L’uso di questi materiali estremamente economici e smontabili, strappati al loro originale utilizzo per assolvere un compito più alto quello del Mostrare, evidenziano particolarmente la verstiltà e la temporaneità dell’exibit.
Il posizionamento delle foto sospese nel ponteggio danno l’idea di una prigione Reale (rappresentata dall’impalcato) per un bene Ideale (l’Arte ) che in questo modo viene tenuta lontana dal fruitore che può solo affacciarsi e ammirare da lontano.
Il contenitore della Mostra, il salone G. Cardarelli di Palazzo Onofri, è quasi totalmente negato sia dalla geometria, totalmente asimmetrica rispetto alla sala che dalla discontinuità materica, e visibile solamente nella parte del soffitto.
La fruizione da parte del visitatore è molto libera in quanto è lasciato vagare al centro della sala e non è vincolato a seguire l’ordine cronologico con cui sono state posizionate le opere (a partire dalla data del sisma per arrivare alla data della mostra)”.
Officine Brugiano è un'associazione culturale che ha le sue radici a San Ginesio e si occupa di comunicazione e territorio (dalla promozione di eventi culturali al materiale informativo e di promozione turistica, fino all'editoria locale e alla comunicazione in senso più stretto).
La mostra sarà aperta dal 6 all'8 gennaio, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
All'inaugurazione, oltre all'amministrazione comunale, sarà presente l'on. Irene Manzi.
Per info: Valentina Polci, presidente Officine Brugiano, 3292274412, valepolci@yahoo.it
Non bastano le enormi problematiche e le ingenti spese dovute a traslochi improvvisati per chi ha dovuto lasciare la propria abitazione a causa del terremoto. Per chi si è trovato una autonoma sistemazione (e chi ha l'inagibilità da novembre ancora deve vedere arrivare un centesimo del contributo previsto), c'è anche il (costoso) rebus delle utenze. Un mare magnum dove la chiarezza appare una chimera e dove le uniche certezze sembrano gli oneri a carico di chi, non certo per scelta, ha dovuto cambiare casa.Partiamo da un dato di fatto oggettivo. Nelle ordinanze di inagibilità viene chiaramente indicato di procedere "alla chiusura della erogazione delle forniture di acqua e gas". Difficile interpretare l'ordinanza in maniera diversa da quella di provvedere presso i distributori a staccare le utenze. Sarebbe stato sufficiente, invece, chiudere in autonomia i rubinetti? Forse. Di certo, chi ha provveduto presso i singoli gestori a staccare le utenze, nel momento in cui potrà fare rientro nella sua abitazione dovrà pagare nuovamente l'allaccio, per un importo stimato intorno ai 200 euro. La domanda è lecita: era obbligatorio staccare le utenze? Se sì, è normale che poi l'utente debba pagare nuovamente l'allaccio?Non basta. A chi ha staccato l'utenza del gas è arrivata anche un'altra beffa: 30 euro di spese per la chiusura del contatore. Oltre a tutto questo, chi è riuscito a trovare una nuova sistemazione, di certo non poteva pensare di andare ad abitare in una casa senza corrente elettrica. Così, ben prima che sui conti correnti dei terremotati venga accreditato un solo centesimo di contributo autonoma sistemazione, nelle nuove cassette della posta sono arrivate le bollette. Sì. Bollette con una 50ina di euro da pagare per l'allaccio della corrente elettrica (anche se questa è una semplice ipotesi, visto che la voce viene indicata sotto un generico "altri importi"). Curioso anche come venga indicato come periodo di fatturazione il mese di ottobre, quando in realtà i terremotati sono andati ad abitare nei nuovi domicili solo a novembre. Insomma, non bastano le traversie e i disagi per chi ha la casa inagibile. Ci sono anche tutte queste altre peripezie burocratiche da attraversare, con l'unica certezza che a rimetterci è sempre e comunque il cittadino.
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di vibrante protesta inviataci da una nostra lettrice, Letizia AnticoIn seguito alla possibilità offerta da Trenitalia agli “sfollati” (così si legge sul sito) di ottenere biglietti gratuiti, e avendo io casa inagibile (rientrando quindi, ahimè, nella categoria “sfollati”), mi sono recata alla Stazione di Macerata per usufruire di questa possibilità e prendermi il biglietto per andare a Milano, dove studio e dove devo tornare per dare gli esami.Si parlava già da giorni di file interminabili alla biglietteria, di lamentele da parte delle persone che dovevano attendere anche sette ore per un biglietto, del fatto che ci fosse un solo operatore attivo, ecc… lamentele più che lecite, certo, se quelle persone avessero avuto una reale necessità di ottenere i biglietti!Infatti, fattami coraggio, una volta arrivata in biglietteria ho iniziato a fare qualche domanda; cosa scopro?Delle trenta persone in coda, solo io e un’altra ragazza avevamo l’abitazione inagibile; il resto stava approfittando della situazione per… prenotarsi le vacanze!! Alla faccia dell’ “emergenza sismica”!Ciò è stato loro possibile, perché Trenitalia ha dichiarato che il biglietto si poteva ottenere “mediante la sola esibizione di un valido documento in cui si attesti la residenza” in uno dei Comuni colpiti, facendo così cadere il requisito di “sfollato”.Il biglietto sarebbe stato da concedere soltanto a chi presentava il documento che attestasse l’inagibilità della propria struttura abitativa, rilasciato dalla Protezione Civile dopo i vari controlli; invece è bastata una semplice carta d’identità. E così, il maceratese medio, fregandosene di chi non ha più una casa e di chi aveva più bisogno di quei biglietti, si è messo in fila alle biglietterie, intasandole.Ora, la maggior parte delle famiglie sfollate ha cose ben più importanti a cui pensare che sprecare sette ore della propria vita in coda a una biglietteria ferroviaria, quindi molti, come me e mio fratello, hanno dovuto rinunciare. Benché sfollati, dopo tutte le noie burocratiche, economiche e “psicologiche” che uno deve subirsi in queste situazioni, nemmeno la soddisfazione di viaggiare almeno una volta gratuitamente per raggiungere la propria sede universitaria o di lavoro, o semplicemente dei familiari; insomma, dopo il danno... la beffa.Trenitalia ha certamente sbagliato; forse si è sbagliato anche a non dare nessun comunicato alle biglietterie ferroviarie affinché si creasse un “ordine di priorità”, permettendo a chi aveva il foglio di inagibilità di saltare la coda. Meno d’accordo con le lamentale sulla “biglietteria unica”, sufficiente per completare le pratiche delle sole famiglie sfollate (di numero certamente più contenuto) quelle per le quali il biglietto gratuito doveva essere elargito e sulle spalle delle quali gli altri hanno vergognosamente mangiato.Infatti se fosse stato dato SOLO agli sfollati, non ci sarebbero state tante persone (ognuna delle quali faceva il biglietto per tutta la famiglia!) e in dieci minuti io avrei ottenuto il mio biglietto.Ho scritto a voi perché nei giorni scorsi si è parlato tanto di disorganizzazione, ma nessuno ha messo l’accento sull’ignominia di certa gente che si è fatta le vacanze sulle spalle dell’ “emergenza sismica”, senza alcun pudore. Perché se il servizio offerto è stato deprecabile, l’umanità delle persone avrebbe potuto far qualcosa per sanare l’errore, invece ne ha approfittato. Altro che solidarietà! “La Marca è la più ignorante ed incolta provincia dell’Italia, qui tutto è insensataggine e stupidità” scriveva Leopardi. E mi viene da pensare che le cose non siano cambiate poi molto da quel “secol superbo e sciocco”.E’ andata così, il biglietto me lo sono pagata, come sempre, dignitosamente. Invece la vostra, di dignità, è rimasta nell’atrio della Stazione di Macerata, in fila alla biglietteria.Letizia Antico
Continuano le polemiche intorno al contributo di autonoma sistemazione, destinato a tutte quelle persone che, rimaste senza casa a causa dei tragici eventi sismici, si sono trovati costretti a trovare una nuova sistemazione. Per fare chiarezza abbiamo chiesto delucidazioni sull'argomento all'assessore regionale Angelo Sciapichetti, anche a seguito delle recenti esternazioni di alcuni primi cittadini che lamentavano l'assenza della Regione e la mancanza di liquidità."Ci tengo a chiarire - dice Sciapichetti - che da agosto al 20 dicembre la Regione Marche ha liquidato 15.770.332,77 di euro ripartiti tra contributo di autonoma sistemazione (circa 4 milioni) strutture alberghiere e ricettive (oltre 3 milioni), interventi in emergenza, pagamenti agli enti locali per lavori di somma urgenza, pagamenti a ditte private e anticipazioni agli enti locali (circa 7 milioni). Questi soldi sono stati già liquidati a chi ne ha fatto richiesta nella maniera opportuna. Va chiarito infatti che la pubblica amministrazione non può pagare a prescindere e i Comuni che fanno richiesta per quel che riguarda il CAS devono prima rendicontare: se si sono verificati dei ritardi è solo perché la Regione per liquidare deve verificare che tutto sia in regola da parte dell'ente richiedente"."In Regione - continua Sciapichetti - c'è un ufficio preposto che si è occupato finora di ricevere le richieste e, laddove fosse tutto in regola, liquidare i pagamenti. Ci sono delle regole che impediscono alla pubblica amministrazione di pagare quando le pratiche non sono complete o inesatte. Voglio però rassicurare sul fatto che i soldi ci sono e che è nostro preciso impegno continuare a liquidare secondo le necessità". A seguire una tabella con i pagamenti effettuati dalla Regione Marche alla data del 20 dicembre 2016.Euro 15.770.332,77 così ripartiti: - Pagamento Contributo Autonoma Sistemazione (rendicontato dai Comuni da agosto fino al 19 dicembre 2016): EURO 3.900.967,35 -pagamento alberghi,agriturismi,campeggi ecc: EURO 3.125.984,16 - Pagamento agli Enti Locali per lavori di somma urgenza: Euro 978.852,22 - pagamento interventi in emergenza Euro 503.072,03 - pagamento lavori somma urgenza ditte private: Euro 287.388 - Anticipazioni 30% agli Enti Locali per lavori di somma urgenzaEURO 6.907.069.00 TOTALE PAGAMENTI EFFETTUATI FINO AL 20 DICEMRE 2016 EURO 15.770.332,77POPOLAZIONE ASSISTITA - palestre,scuole,palazzetti dello sport, centri sociali,tensostrutture MC 1.160 - FM 168 - AP 212 - AN 0 = Totale 1.540 . autonoma sistemazione CAS MC 11.663 - FM 1.324 -AP 2.676 - AN 533 = Totale 16.196 - alberghi,campeggi,agriturismi ecc MC 5.037 - FM 124 - AP 752 - AN 205 = Totale 4.388 TOTALE POPOLAZIONE ASSISTITA NELLA REGIONE n. 29.304
Sono 44.598 le verifiche effettuate su edifici privati dalle squadre di tecnici ed esperti abilitati per le verifiche di agibilità con procedura FAST (Fabbricati per l'Agibilità Sintetica post-Terremoto), attivata dopo il terremoto in centro Italia. In base ai dati aggiornati al 23 dicembre - rendo noto il Dipartimento di Protezione civile - i controlli sono stati 20.699 nelle Marche, 14.182 in Umbria, 8.273 in Abruzzo e 1.444 nel Lazio.Gli edifici risultati agibili sono complessivamente 20.030, mentre sono 13.290 gli esiti di "non utilizzabilità" per temporanea, parziale o totale inagibilità, oltre a un 1.252 edifici che, pur non essendo danneggiati, risultano "non utilizzabili" per solo rischio esterno. A questi si aggiungono 10.026 edifici per i quali le squadre non hanno avuto la possibilità di accedere agli immobili e, pertanto, sono necessari ulteriori sopralluoghi. (Ansa)
E' "molto contento" il sindaco di San Ginesio Mario Scagnetti per la visita del premier Paolo Gentiloni nel suo Comune colpito dal terremoto. Il sindaco ha illustrato al presidente del Consiglio la situazione di San Ginesio, che rispecchia quella di un centinaio di altre città delle Marche. "Abbiano 1.930 richieste di verifica su 1.500 nuclei familiari e 3.500 abitanti. Il 50% degli edifici pubblici e privati non è utilizzabile. In particolare nessuno degli immobili pubblici: sede del Comune, dell'Unione Montana, il teatro, le chiese e quattro scuole su sei". Serve la ricostruzione materiale e interventi sulla viabilità. Ma oltre a questo, "abbiamo la necessità di ripartire subito con un progetto condiviso di rilancio e promozione del territorio. Qui non abbiamo zone produttive, la cultura è la nostra unica 'fabbrica' e il nostro futuro è rappresentato dalle scuole". Cultura e istruzione, ma per affrontare questa tragedia immane cui vuole sintonia istituzionale". (Ansa)
"Viva gli Alpini!": così il premier Paolo Gentiloni ha salutato i volontari degli Alpini della Protezione civile che prestano assistenza alle popolazioni terremotate di San Ginesio. Il presidente del consiglio è arrivato a San Ginesio proveniente da Norcia in netto anticipo sull'orario previsto, caso forse più unico che raro, "sconvolgendo" il protocollo. Infatti, al momento dell'arrivo di Gentiloni diverse autorità erano ancora assenti, ma ad attenderlo c'era comunque il primo cittadino Mario Scagnetti con il quale il premier si è intrattenuto per diversi minuti.Il premier ha visitato l'ostello comunale, che ora ospita alcuni anziani evacuati da abitazioni inagibili o Rsa, con cui si è fermato a parlare, poi ha ricevuto in dono un calendario dei volontari della Protezione civile locale intitolato «Reagire». Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è entrato nella zona rossa del comune terremotato di San Ginesio, off limits per i giornalisti che stanno seguendo la sua visita.Ma prima ha fatto un giro per la parte del centro storico ancora agibile, circondato dalla folla e dalle autorità a cui si è aggiunto il presidente del Consiglio regionale delle Marche Antonio Mastrovincenzo, camminando in mezzo alla gente senza particolari formalità.
Caro Babbo Natale, sono ancora io. Ti ricordi di me? Ti avevo scritto un po' di tempo fa per chiederti la stazione di polizia dei Lego per regalo. Te lo giuro: ho fatto ancora il buono e faccio sempre i compiti. Ma devo chiederti un favore grande: non voglio più la stazione di polizia dei Lego. Vorrei tanto un'altra cosa.Lo so che è tardissimo e so anche che forse ti arrabbierai... ma se hai un minuto da dedicarmi posso spiegarti tutto.Non sono un bambino capriccioso, ma invece del gioco che ti avevo chiesto vorrei tanto che tu potessi portare ai miei genitori il Cas (Contributo Autonoma Sistemazione, ndr). Non so cosa sia e spero tanto che non sia una parolaccia, ma te lo chiedo con tutto il cuore... porta il Cas ai miei genitori e lascia stare la stazione di polizia. Sai, dopo che ti avevo scritto la prima letterina, sono cambiate tante cose dentro casa mia. Anzi, dentro quest'altra casa dove mi hanno portato senza neanche chiedermi niente i miei genitori qualche giorno dopo che c'è stato il terremoto. Non stiamo male qui, veramente. Ma mi manca tanto casa mia... E come ti dicevo prima, dopo che siamo arrivati in questa nuova casa sono cambiate tante cose. Io sono piccolo, ma li sento i miei genitori parlare. E vedo anche che sono tanto tristi e preoccupati. Sento papà che dice sempre che ha dovuto spendere un sacco di soldi per venire ad abitare qui e che un po' ha dovuto anche farseli prestare da un amico, perchè la banca non glieli dava... Lui lavora tanto ma non ha uno stipendio fisso e anche quando è stato male non gli hanno riconosciuto neanche un centesimo perchè non ha, come la chiama lui, "la busta paga". E anche la mia mamma prima lavorava un po' di più, ma adesso, con i tempi che corrono la chiamano sempre meno e guadagna pochi soldini.L'altra sera li sentivo mentre parlavano fra di loro e dicevano sempre che aspettano questo Cas per poter respirare un po' di più. Erano sicuri che almeno per Natale qualcuno avrebbe portato loro questo Cas per trascorrere delle festività più tranquille e magari poter fare anche qualche pensiero. Dicevano anche che comunque a me non avrebbero fatto mancare niente, ma erano tanto tristi. Papà diceva anche che qualcuno gli aveva detto che non avrebbe dovuto pagare le bollette per qualche tempo e che invece la mattina stessa erano arrivate in banca e aveva dovuto pagarle... Loro hanno fatto tanti sacrifici per comprarsi la casa dove vivevamo, ma il terremoto ce l'ha rovinata e adesso per stare in quest'altra casa dobbiamo pagare: ti pare giusto Babbo Natale? Perchè non c'è nessuno che regala ai miei genitori il Cas? Ho capito che è una cosa che gli devono dare per forza ma che se non arriva fra poco non sapremo neanche come fare la spesa... Sono anche un po' arrabbiati perchè li ho sentiti che dicevano che a qualcuno qui intorno forse un altro Babbo Natale come te il Cas lo ha portato, ma a noi che siamo fuori casa da fine ottobre non lo porta mai nessuno... Ti prego Babbo Natale, ti prego con tutto il cuore: non mi importa più della stazione di polizia dei Lego, ma porta il Cas a papà e mamma perchè non posso più vederli così tristi. A me penserai l'anno prossimo. Grazie Babbo Natale, ti voglio tanto bene.P.S.: l'anno prossimo non sbagliare casa, mi raccomando! Spero tanto che saremo di nuovo a casetta nostra!
Tre borse lavoro attivate, un ufficio del turismo permanente a Camporotondo e poi tantissima formazione su cultura, enogastronomie e territorio. Sono i risultati del progetto LU.MA.CA. nato un anno fa all'interno dei comuni che fanno parte dell'Unione Montana dei Monti Azzurri e destinato ai ragazzi tra i 18 e i 35 anni, con l'obiettivo di favorire aggregazione giovanile e recupero del territorio."Questo progetto - ha detto il Sindaco di Camporotondo Emanuele Tondi - è nato perché avevamo bisogno di formare i giovani nei settori che ritenevano di maggior interesse, da quello turistico a quello culturale passando per l'enogastronomia. Ora di queste professionalità abbiamo ancor più bisogno, perché il terremoto ha svuotato i centri dell'entroterra. La nostra rinascita deve partire da qui".La prima fase del progetto LU.MA.CA. ha visto i giovani coinvolti in corsi di formazione professionalizzanti sulla conoscenza del territorio e sul turismo legato al territorio. "A partire dalle basi teoriche - ha detto coordinatore del progetto Massimo Riccetti - i ragazzi assistiti da alcuni professionisti hanno costruito 10 pacchetti turistici dell'Unità Montana dedicati agli amanti del tracking e della mountain bike."Col progetto LU.MA.CA. i giovani sono diventati promotori dei loro territorio e soprattutto "hanno assunto la consapevolezza - ha detto Giampiero Feliciotti, Presidente dell'Unione Montana - che anche nell'entroterra ci sono interessanti opportunità di lavoro qualificato. Noi vogliamo che i nostri ragazzi imparino a valorizzare al meglio le tante risorse presenti su quest'area a vantaggio del loro futuro e di quello dell'intera comunità".Nel corso della conferenza stampa sono stati premiati anche i tre giovani fotografi che hanno vinto il concorso lanciato dal progetto LU.MA.CA. Ad aver rappresentato al meglio le bellezze e le eccellenze dell'Unità Montana sono stati Marco Vecchioni di Loro Piceno, Luana Bassetti di Monte San Martino e Gianluca Ermanni di San Ginesio. I loro scatti saranno utilizzati nelle brochure e nei siti internet per fare promozione turistica.https://www.youtube.com/watch?v=zhxTAiW1j10
''A San Ginesio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni vedrà il 'cuore' dei danni che il terremoto ha fatto nelle aree interne svantaggiate: e cioè 500 sfollati su 3.500 abitanti, il 70% delle case e dell'edilizia pubblica lesionati. Non abbiamo più il Municipio, le chiese, il teatro, e abbiamo dovuto chiudere 4 scuole su 6''. Il sindaco di San Ginesio Mario Scagnetti si prepara a ricevere il 24 dicembre la visita del premier sperando che i riflettori ''si accendano anche sui comuni più piccoli, come il nostro'', un pò ''trascurati dai grandi media''. Anche se, sottolinea, ''chi deve sapere come stanno le cose per nostra fortuna lo sa: mi riferisco a Fabrizio Curcio, Vasco Errani, la Regione Marche e lo stesso Governo''. A 40 giorni di distanza dalle terribili scosse del 26 e 30 ottobre alcune difficoltà sono in via di superamento, come ''l'accelerazione nelle verifiche sulla vulnerabilità degli edifici impressa dall'ordinanza del 16 dicembre''. Altre problemi invece sono ancora tutti sul tavolo: ''non abbiamo né tempo né personale per occuparci della viabilità rurale'', spiega il primo cittadino, e ''dovremmo trovare presto soluzioni alternative per riportare qui i 184 studenti che hanno trovato ospitalità presso il Liceo scientifico di Sarnano''. Quanto agli sfollati, la gran parte è in autonoma sistemazione o alloggia negli hotel della costa e nelle strutture approntate dal Comune: ''il centro di aggregazione, l'ostello, il teatro parrocchiale''. Scagnetti ha anche fatto richiesta di due moduli abitativi da 48 posti, in previsione che ''l'esito delle verifiche Fast possa comportare un aumento repentino delle persone costrette ad abbandonare l'abitazione''. Le aree individuate per i container sono due, e una ha già superato i test di idoneità, anche se i lavori di urbanizzazione non sono ancora iniziati. ''Prematuro'' invece stabilire se saranno necessarie anche alcune casette. Anche San Ginesio si prepara a celebrare il Natale in tono minore: ''la messa si farà in una tensostruttura; il pranzo tutti insieme nell'ostello''. (ANSA)
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni il 24 dicembre sarà, a quanto si apprende, in visita ad Amatrice e in uno dei comuni terremotati delle Marche, a San Ginesio.Con il premier anche i presidenti delle Regioni Lazio e Marche Nicola Zingaretti e Luca Ceriscioli. il 26 novembre scorso, quando era ancora ministro degli Esteri, Gentiloni era stato in visita a Tolentino, altra città marchigiana colpita dal sisma, di cui è originaria la sua famiglia. (Ansa)
L’ordinanza n. 9 del 14 dicembre 2016 del Commissario per la ricostruzione interviene dopo che la n. 7 e la n. 6 hanno disciplinato il finanziamento della ricostruzione degli edifici e traccia il quadro sulla “Delocalizzazione immediata e temporanea delle attività economiche danneggiate dagli eventi sismici del 24 agosto, 26 e 30 ottobre 2016”.
Il provvedimento trae origine dalla “ necessità di impartire ulteriori disposizioni per determinare un quadro generale e complessivo delle misure volte all’immediato avvio degli interventi di delocalizzazione temporanea delle attività produttive, industriali e artigianali aventi sede nei territori colpiti dagli eventi sismici e che erano ubicate in edifici risultati distrutti o gravemente danneggiati per effetto degli eventi medesimi, con danni non riparabili mediante interventi immediati di rafforzamento locale” e “dalla constatazione che analoga necessità si pone per gli edifici di proprietà o in disponibilità dei comuni interessati, adibiti a magazzini, depositi od officine a servizio di attività economiche dei comuni medesimi, i quali del pari siano stati distrutti o abbiano riportato gravi danni, non riparabili mediante interventi immediati di rafforzamento locale”.
Ciò premesso, l’articolo 1 dell’ordinanza delinea innanzitutto l’ “Ambito di applicazione” della disciplina alle “imprese industriali, artigianali o commerciali, di servizi, turistiche ed agrituristiche con sede operativa nei comuni di cui all’articolo 1 del citato decreto legge n. 189 del 2016, nonché nei comuni di cui all’elenco aggiuntivo approvato con l’ordinanza del Commissario straordinario n. 3 del 15 novembre 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 283 del 3 dicembre 2016, emessa ai sensi dell’articolo 1 del decreto legge n. 205 del 2016, nonché attività economiche comunali ubicate in edifici distrutti o che hanno subito danni gravissimi, non riparabili con interventi di rafforzamento locale”.
La delocalizzazione riguarda le attività economiche in essere alla data degli eventi sismici suindicati ubicate in edifici che risultano oggetto di ordinanza di sgombero totale a seguito di verifica di agibilità tramite schede AeDES o GL-AeDES.
E lo spostamento è possibile:
a) in altro edificio agibile sito nello stesso comune;
b) all’interno del lotto di pertinenza dell’insediamento danneggiato o nelle aree immediatamente adiacenti;
c) all’interno di una struttura unitaria all’uopo predisposta in attuazione di quanto previsto dall’articolo 3 dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n. 408 del 15 novembre 2016 ;
d) all’interno di un’area pubblica attrezzata dal Presidente della Regione interessata, in qualità di Vice Commissario.
L’ordinanza chiarisce che la misura della delocalizzazione è soltanto temporanea e che “gli impianti e le strutture temporanee delocalizzati a norma della presente ordinanza sono finalizzati esclusivamente ad assicurare l’immediata ripresa delle attività economiche e la continuità produttiva per il tempo strettamente necessario alla realizzazione dei lavori di ripristino con miglioramento sismico o ricostruzione dell’edificio gravemente danneggiato o distrutto”.
Quanto alle modalità operative:
La delocalizzazione
in altro edificio agibile sito nello stesso comune (lett. a) è attuata tramite l’affitto di altro edificio esistente agibile, non abusivo, equivalente per caratteristiche tipologiche e dimensionali a quello preesistente, ubicato nello stesso comune in area ritenuta idonea ad ospitare l’attività produttiva come attestato con perizia asseverata dal tecnico incaricato. Agli effetti della presente ordinanza, sono considerati equivalenti gli edifici aventi eguale dimensione per pianta ed altezza, con margine di tolleranza del 20%;
all’interno del lotto di pertinenza dell’insediamento danneggiato o nelle aree immediatamente adiacenti (lett. b) avviene tramite la realizzazione, direttamente ad opera del titolare dell’attività economica interessata ed anche in deroga alle disposizioni degli strumenti urbanistici comunali, di una struttura provvisoria realizzata all’interno del lotto di pertinenza o nelle aree immediatamente adiacenti all’insediamento danneggiato, della quale sia dimostrata la disponibilità con apposita perizia asseverata. In caso di documentata impossibilità di delocalizzazione sul lotto di pertinenza o in area immediatamente adiacente determinata dalla presenza di strade o corsi d’acqua, la delocalizzazione può essere autorizzata, acquisito il parere favorevole del comune, su altra area in disponibilità del richiedente purché sita a una distanza non superiore a ml 100 dall’edificio o insediamento distrutto o danneggiato;
Per questi due tipi di delocalizzazione (1 e 2) , i soggetti legittimati possono provvedere alla stipula dei contratti di locazione, al relativo trasloco e/o alla fornitura ed installazione delle strutture provvisorie, previa autorizzazione e percependo il successivo rimborso ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto legge n. 205 del 2016 secondo le modalità e le procedure stabilite dai successivi articoli 8 e 9.
all’interno di una struttura unitaria all’uopo predisposta in attuazione di quanto previsto dall’articolo 3 dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n. 408 del 15 novembre 2016 (lett. c) è attuata come stabilito dall’articolo 3 dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n. 408/2016;
Per tale delocalizzazione temporanea i soggetti legittimati possono provvedere al trasloco presso la struttura predisposta dalla Regione, previa autorizzazione e percependo il successivo rimborso ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto legge n. 205 del 2016 secondo le modalità e le procedure stabilite dai successivi articoli 8 e 9.
all’interno di un’area pubblica attrezzata dal Presidente della Regione interessata, in qualità di Vice Commissario (lett. d) è attuata tramite la predisposizione a cura della Regione di un’area pubblica attrezzata, all’interno della quale i singoli operatori aventi diritto possono realizzare una struttura temporanea.
Per questa forma di delocalizzazione temporanea i soggetti legittimati possono provvedere alla realizzazione a proprie spese della struttura provvisoria ed al relativo trasloco, previa autorizzazione e percependo il successivo rimborso ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto legge n. 205 del 2016 secondo le modalità e le procedure stabilite dai successivi articoli 8 e 9.
In casi eccezionali la delocalizzazione può essere autorizzata su area sita in territorio di comune confinante, sentito il parere anche di quest’ultimo. Questo però soltanto laddove il richiedente documenti che la delocalizzazione della propria attività nell’ambito del medesimo comune è eccessivamente onerosa, in modo da rendere l’intervento oggettivamente antieconomico rispetto alle esigenze di continuità e salvaguardia dell’attività,
I soggetti legittimati (art. 3) agli interventi di delocalizzazione sono:
soggetti privati, persone fisiche o giuridiche, che risultino titolari di imprese industriali, artigianali o commerciali, di servizi, turistiche ed agrituristiche in essere alla data degli eventi sismici di cui all’articolo 1, i quali avessero sede a tale data in edifici, detenuti a qualsiasi titolo, che siano risultati danneggiati o distrutti;
i comuni in relazione a edifici in loro proprietà o disponibilità, adibiti a depositi, magazzini od officine a servizio di attività economiche gestite dall’amministrazione comunale, che si trovino nelle condizioni di cui al precedente comma 1, in modo da rendere necessario il trasferimento di macchinari e attrezzature in essi contenuti in altro immobile sito nello stesso comune.
I titolari di attività economiche site all’interno di edifici ubicati in aree classificate come “zone rosse” dall’autorità di protezione civile e interdette all’accesso, per i quali pertanto non si è proceduto a classificazione AeDES.
soggetti legittimati che abbiano proceduto a delocalizzazione di attività economiche prima dell’entrata in vigore della presente ordinanza.
Gli edifici presi in locazione dai comuni potranno essere impiegati anche per il deposito temporaneo di mobili e suppellettili di soggetti privati sgomberati dalle proprie abitazioni, secondo le modalità e procedure che saranno stabilite con successiva ordinanza del Commissario straordinario.
Quanto alla procedura per l’autorizzazione di delocalizzazione (art. 5) la richiesta è presentata all’Ufficio speciale per la ricostruzione competente entro quindici giorni dall’entrata in vigore dell’ordinanza. La richiesta può essere presentata a condizione che sia stata emessa ordinanza di inagibilità totale, a seguito di verifica con scheda AeDES, integrata da apposita perizia giurata.
Fino all’istituzione dei predetti Uffici speciali, le comunicazioni sono depositate presso gli uffici regionali provvisoriamente individuati dai Presidenti delle Regioni, in qualità di Vice Commissari. La domanda è presentata dai soggetti legittimati ai Presidenti delle Regioni nel termine di trenta giorni decorrenti o dalla stipula del contratto di locazione o nelle altre ipotesi, dalla conclusione degli interventi di delocalizzazione. Alla domanda devono essere allegati l’elenco delle attività svolte con il computo delle eventuali lavorazioni resesi necessarie per la funzionalità del nuovo edificio e delle spese effettivamente sostenute, nonché le fatture, anche non quietanzate, degli acquisti o noleggi di attrezzature nonché dei lavori, delle forniture e delle spese tecniche.
L’Ufficio che riceve la comunicazione a norma del comma 1 ne informa il Comune territorialmente competente.
L’autorizzazione è rilasciata previa sommaria istruttoria dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, sentito il comune, in ordine alla compatibilità urbanistica dell’intervento di delocalizzazione ovvero all’autorizzabilità della deroga eventualmente richiesta agli strumenti urbanistici richiesti, nonché all’autorizzabilità dell’intervento richiesto sotto il profilo ambientale e sanitario. Ottenuta l’autorizzazione si può provvedere immediatamente a svolgere gli adempimenti necessari per la locazione del nuovo edificio e l’acquisto o il noleggio dei macchinari e delle attrezzature indispensabili per la ripresa dell’attività produttiva, secondo le prescrizioni indicate nel medesimo provvedimento autorizzativo.
In termini economici, il rimborso mensile massimo ammissibile per la delocalizzazione, per la durata della locazione fino al ripristino o ricostruzione dell’edificio preesistente, è pari al canone medio di locazione determinato nella perizia asseverata, tenendo conto delle valutazioni di mercato.
Per gli interventi di delocalizzazione di cui all’articolo 2, commi 2 e 4: il rimborso massimo ammissibile per la realizzazione della struttura temporanea sul lotto di pertinenza o nelle aree immediatamente adiacenti ovvero nelle aree attrezzate poste a disposizione dalla Regione è pari al minor importo tra il costo dell’intervento quale ricavabile dal computo metrico estimativo di cui all’articolo 5, comma 4, lettera b), ed il costo convenzionale determinato in misura di euro 280/mq. per una superficie equivalente a quella dell’edificio gravemente danneggiato o distrutto, come indicata nella perizia asseverata.
L’ordinanza pone dei limiti al rimborso, prevedendo che “In tutti i casi di delocalizzazione di cui all’articolo 2, inoltre:
a) per gli interventi su macchinari, attrezzature ed impianti, volti a ripristinare la piena funzionalità dell’impresa, il rimborso è pari all’80% del costo indicato nella perizia asseverata;
b) per il ripristino delle scorte il rimborso è pari al 60% del valore di quelle distrutte o danneggiate, come attestato nella perizia asseverata.
In tutte le ipotesi di delocalizzazione, le spese sostenute per il trasloco di macchinari e attrezzature sono rimborsate nel limite dell’80% dei costi documentati.
Le spese tecniche documentate sono in ogni caso rimborsate nel limite del 5% del costo delle opere eseguite.
Il rimborso è in ogni caso determinato al netto dell’eventuale indennizzo assicurativo già percepito dal richiedente o in corso di determinazione”.
Il rimborso viene successivamente erogato, previa verifica dell’esecuzione degli interventi e della documentazione presentata in conformità all’autorizzazione regionale mediante accredito sul conto corrente indicato nella domanda.