Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avvocato Oberdan Pantana, “Chiedilo all'avvocato”. Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente la tematica riguardante le possibili responsabilità di un atleta nella pratica dello sport e nello specifico nel gioco del calcio. Ecco l’analisi dell’avvocato Oberdan Pantana:
"Con grande piacere mi accingo ad affrontare il seguente argomento sollecitato dalle mail dei lettori e nel farlo utilizzerò dei casi pratici che spesso e volentieri avvengono durante una competizione calcistica. Ultimissimi minuti del match. Risultato – importantissimo – ancora in bilico. Contropiede fulmineo della squadra ospite. L’attaccante, palla al piede, si dirige verso l’area avversaria, quando irrompe il difensore che, pur volendo colpire la sfera, centra in pieno la gamba sinistra del ‘numero 9’; grave infortunio per l’attaccante: frattura della tibia.
In primo ed in secondo grado, viene confermata la condanna per il difensore locale per il reato di lesioni colpose di cui all’art. 590 del codice penale; in Cassazione, invece, viene assolto con formula piena, per l’assenza di tale tipologia di responsabilità. Smentita la visione tracciata dai giudici del Tribunale prima e da quelli della Corte d’appello poi: decisiva l’applicazione del cosiddetto “rischio consentito”, con riferimento ad «eventi lesivi causati nel corso di incontri sportivi».
Nessun dubbio sulla dinamica del rilevante scontro di gioco, verificatosi durante la partita; evidente, infatti, la condotta scorretta del difensore della squadra di casa, evento, però, frutto di un eccessivo «agonismo» e di un errore nel calcolo della «tempistica dell’intervento di gioco»: egli, infatti, ha mirato «il pallone», ma ha «finito per colpire la gamba dell’attaccante, che, in anticipo, già aveva allungato la sfera in avanti. Rilevante il contesto: «l’infortunio maturò in un frangente particolarmente intenso», cioè «gli ultimi minuti dell’incontro», e durante «una azione di gioco decisiva» per un match «rilevante per il campionato».
Significativo anche il fatto che l’azione del difensore, pur in trance agonistica, «era manifestamente indirizzata a interrompere l’azione di contropiede, mediante il tentativo di impossessarsi regolarmente del pallone», sottraendolo all’attaccante. Tutto ciò, spiegano correttamente i magistrati della Cassazione, consente di ritenere meritevole di censura il gesto compiuto dal difensore, però solo nell’ambito dell’«ordinamento sportivo». Va esclusa, quindi, la «antigiuridicità» a livello penale del «fallo» compiuto sul campo da calcio. Evidente la colpa del difensore, sanzionabile, però, solo in ambito sportivo, non certo in quello penale (Cassazione, sentenza n. 9559/2016, Sezione Quarta Penale).
Così come il caso “derby infuocato”: il difensore colpisce l’avversario con un pugno con l’azione di gioco distante. In tal caso la Suprema Corte ha giustamente confermato la sentenza di condanna dell’imputato/difensore locale, “trattandosi di un’aggressione fisica intenzionale, per ragioni avulse dalla dinamica sportiva”.
Il Collegio di legittimità, ritenendo corretta la valutazione svolta dalla Corte territoriale, afferma che «in tema di competizioni sportive, non è applicabile la scriminante atipica del rischio consentito, qualora nel corso di un incontro di calcio, l’imputato colpisca l’avversario con un pugno al di fuori di un’azione ordinaria di gioco, trattandosi di dolosa aggressione fisica per ragioni avulse dalla peculiare dinamica sportiva». Nella disciplina calcistica, infatti, «l’azione di gioco è quella focalizzata dalla presenza del pallone ovvero di movimenti, anche senza palla, funzionali alle più efficaci strategie tattiche, circostanze non presenti in quanto accaduto».
Tale circostanza, al fine di spiegare ancor meglio il limite della scriminante dell’attività sportiva del “rischio consentito” nell’ambito di una partita di calcio, si va a ricollegare ad un ulteriore fatto accaduto in campo, soffermandoci però prima all’indimenticabile finale mondiale di Berlino vinta dalla nostra nazionale. Il colpo di testa è un protagonista obbligatorio di ogni partita di calcio che si rispetti, giocata, questa, spesso vincente, è in grado di sorprendere, se ben eseguita, anche il più “felino” dei portieri.
Diversa dal colpo di testa è, invece, la testata vera e propria, anche questa, purtroppo, presente in alcune partite di calcio; tutti noi ricorderemo Materazzi mentre stramazza al suolo come un birillo, colpito dalla craniata infertagli da Zidane: si era alla finale dei Mondiali del 2006 e tutta l'Italia – di lì a poco – sarebbe scesa in strada ad esultare per la quarta stelletta conquistata.
Fatta questa premessa “storica” che non ha avuto alcuna evoluzione giudiziaria, pur possibile, la stessa però si va a ricollegare ad un caso simile, che si è svolto in un contesto molto più modesto dell’”Olympiastadion di Berlino”, che invece è terminata nelle aule dei Tribunali. Durante un incontro di calcio, poco prima del fischio finale, un giocatore si accascia al suolo, tramortito: ha appena ricevuto una testata sul naso da un avversario a gioco fermo.
Il malcapitato calciatore, col setto nasale fratturato, vola in ambulanza verso l'ospedale più vicino: di lì a poco sporgerà querela. Il procedimento penale, deciso nelle forme del rito abbreviato condizionato, si conclude con una sentenza di condanna. Tutti gli eventi riportati, ci consentono di chiarire meglio l’antigiuridicità durante una partita di calcio, facendo riferimento alle scriminanti “atipiche”.
Il catalogo piuttosto ristretto delle scriminanti “codificate” non fa espressa menzione dell'esimente sportiva, che appartiene – per dottrina e giurisprudenza ormai ben consolidate – al novero delle esimenti non espressamente contemplate nel codice, ma di fatto esistenti. Queste ultime sono figlie dell'evoluzione naturale del diritto penale, che, nel suo adeguarsi alla realtà sociale in cui si applica, deve necessariamente calibrare la risposta punitiva alle infinite, lecite, ma talvolta rischiose, forme in cui può esprimersi la condotta umana.
Lo sport è una di esse: chi lo pratica – non importa se professionalmente o per diletto - mette in conto di poter subire anche conseguenze pregiudizievoli per la propria integrità fisica: il rischio che ogni sportivo accetta è, appunto, un rischio consentito. Qual è, a questo punto, il limite che non deve essere oltrepassato per sconfinare nell'illecito penale?
Il consenso che – tacitamente – si esprime prendendo parte ad una competizione sportiva, implica, come già detto, l'accettazione di un rischio, più o meno calcolato. Questo calcolo si basa, evidentemente, anche sull'affidamento che tutti i partecipanti alla competizione conoscano e si conformino alle regole della disciplina sportiva praticata.
Secondo la giurisprudenza, che dimostra di non ignorare la “realtà naturale” dell'agonismo, l'involontario travalicamento delle regole di gioco non è sufficiente per aprire le porte alla responsabilità penale nel caso in cui dovessero verificarsi conseguenze lesive per alcuno degli atleti. Il discorso cambia del tutto nell'ipotesi in cui l'incontro sportivo diventi un pretesto per dare sfogo a gesti gratuitamente violenti, o che comunque non sono giustificabili con il gesto atletico richiesto dal gioco del calcio; circostanza questa che ogni vero sportivo dovrebbe evitare oltreché condannare. Il gioco del calcio e lo sport in generale ha bisogno di veri sportivi! Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana
“Sulla nuova variante ancora non si sa sostanzialmente niente. Per cui, fermo restando che bisogna stare all’erta, non fatevi prendere dal panico. Di varianti potenzialmente pericolose ne sono apparse (e sparite) molte nei mesi scorsi, speriamo che questa faccia la stessa fine”. È quanto twittato dal virologo Roberto Burioni, docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dopo l’allarme generato dalla comparsa della nuova variante del Covid-19, denominata Omicron, individuata in Sudafrica.
“Ovviamente la prudenza è d’obbligo - ha aggiunto il virologo di origini pesaresi, ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio, 'Che Tempo che fa' -. Per cui fa benissimo il nostro Paese a bloccare gli ingressi dalle zone dove è presente”.
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dello scorso 25 novembre, il Rotary Club di Macerata ha promosso un incontro sul tema dal titolo “Alle Radici della violenza”, che ha avuto come relatrici la professoressa Ines Corti, docente dell’Università di Macerata e presidente del Comitato Unico per le Pari Opportunità e la dottoressa Elisa Giusti, assistente sociale e responsabile dei Servizi Antiviolenza della Cooperativa 'Il Faro'. Presente anche Egle Asciutti, legale del Centro Antiviolenza di Macerata.
Durante l’evento, sono stati trattati molteplici aspetti legati a questa attuale e drammatica problematica: tra gli altri, la violenza di genere contro le donne fondata sulle differenze sociali, che reca in sé la convinzione di una presunta superiorità degli uomini; la violenza domestica che avviene nella quotidianità familiare e nell'ambito privato; la violenza non intesa soltanto come fisica ma anche psicologica ed esercitata in qualsiasi classe sociale, economica, culturale. La serata è stata anche l’occasione per raccogliere libri e giocattoli che saranno donati a una casa di accoglienza per donne vittime di violenza e i loro bambini: iniziativa, questa, resa possibile dalla partecipazione del Club al Macerata Opera Festival.
Nel suo intervento, la presidente del Rotary Club di Macerata Mirella Staffolani, medico specialista in pediatria e neonatologia, da sempre impegnata nella sensibilizzazione verso le problematiche che coinvolgono donne e bambini, ha sottolineato «quanto sia importante, tra le altre cose, contribuire a diffondere la cultura della lettura come "balsamo alle ferite dell'anima" e rispondere a un diritto fondamentale di ogni bambino, quello al gioco e ad una infanzia serena».
Scompare da Barletta e viene ritrovato ad Ancona. Una storia a lieto fine, grazie all’operato del personale delle Volanti della polizia della città dorica, dirette dal Commissario Capo Luca Dal Monte. Gli operatori del locale Ufficio Prevenzione Generale sono intervenuti nel pomeriggio di ieri, in Corso Carlo Alberto, dove era stata segnalata una persona in difficoltà. Giunti sul posto hanno trovato l'uomo, disorientato, e si sono adoperati per verificarne lo stato di necessità.
Tramite tablet in dotazione alle Volanti, gli agenti hanno identificato la persona come un italiano del '73, per cui era in atto un rintraccio per "Persona scomparsa" dopo la denuncia fatta dalla sorella, nel Comune di Barletta, il 24 novembre. Dopo la scomparsa del 48enne si erano mobilitati stampa e tv per denunciare pubblicamente la cosa.
L'uomo è stato rifocillato, con cibo e assistenza. Nel frattempo la Centrale Operativa della Questura si è messa in contatto con i familiari del ritrovato e con il 118, scortando l'uomo in ospedale per escludere rischi per il suo stato di salute. Nella notte la sorella lo ha raggiunto. Oggi personale delle Volanti si è recato nuovamente in ospedale per sincerarsi delle condizioni di salute del 48enne che, secondo fonti mediche, sembrerebbe aver avuto una temporanea amnesia.
Nelle Marche sono 427 i casi di contagio al coronavirus registrati nell'ultima giornata. I tamponi eseguiti sono 6.217 di cui 3.727 nel percorso diagnostico di screening (11,5% di positivi) e 2.490 nel percorso guariti, a cui si aggiungono 2.146 test antigenici (150). Lo fa sapere l’Osservatorio epidemiologico Regione Marche che dà conto anche del fatto che degli attuali casi di positività in generale ) l'incidenza è di 71,34 su 100mila non vaccinati, e di 26,11 tra vaccinati.
Valori che inquadrano le proporzioni reali dei ricoveri tra vaccinati e non vaccinati, rispetto al numero assoluto di posti letto che dà conto del 33% di degenti in Intensiva tra vaccinati e il 67% tra non vaccinati (40% e 60% in area medica). Mentre sul totale di positivi, metà sono vaccinati e metà no. Il totale di prenotati over 40 per la terza dose vaccinale finora è di 72.638.
L'incidenza di ricoveri in Terapia intensiva tra i non vaccinati (su una platea 403 mila persone) è di 3,47 su 100mila abitanti e supera il multiplo di cinque volte rispetto a quella tra i vaccinati (0,64 rispetto a una platea di 1.080.000). Più o meno la stessa proporzione per incidenza tra i degenti in area medica (10,42 tra non vaccinati e 2,54 tra vaccinati.
Nell'ultimo giorno, dei 427 positivi rilevati, 100 riguardano la provincia di Ancona, 95 Pesaro Urbino; a seguire le province di Macerata (87), Ascoli Piceno (75), Fermo (58) oltre a 14 da fuori regione. Circa un quarto (10/) dei casi riguarda ragazzi fino a 18 anni: 4 tra 0-2 anni, 9 tar 3-5 anni, 49 tra 6-10 anni, 24 tra 11-13 anni e 21 tra 14-18 anni.
Ci sono nuovi positivi in tutte le fasce d'età con picco tra 25-44 anni (109), seguito da persone tra 45-59 anni (98). In 107 casi le persone presentano sintomi; tra i contagi ci sono 119 contatti stretti di positivi, 124 contatti domestici, 12 in ambiente scolastico/formazione, 4 in setting lavorativo, 2 in ambiente di vita/socialità, 1 in setting assistenziale, 1 sanitario; per 55 casi approfondimenti epidemiologici in corso. Il Servizio Sanità rende noto, inoltre, che nelle ultime 24 ore si sono verificati 2 decessi correlati al Covid-19: le vittime sono una 85enne di Senigallia spirata al Torrette di Ancona e un 86enne di Fano che ha perso la vita all'ospedale di Pesaro.
Il segretario nazionale del PD, Enrico Letta, ha nominato il deputato Matteo Mauri, responsabile del settore "Cittadinanza e Immigrazione" del partito, coordinatore del Congresso regionale delle Marche, che dovrà tenersi comunque entro il 15 febbraio 2022.
"La nomina ha la finalità di proseguire – si legge in una nota della segreteria nazionale del Partito Democratico – nel percorso di dialogo e condivisione attivato nelle ultime settimane e rivolto al rafforzamento della proposta politica del PD nelle Marche".
Matteo Mauri, milanese, nel 2018 entra nella segreteria nazionale del PD e in occasione delle elezioni politiche viene rieletto deputato alla Camera dove, dal 14 agosto 2020, ricopre la carica di viceministro dell’interno nel governo Conte II. Del suo staff da sottosegretario fa parte ha la ex deputata maceratese Irene Manzi. Ora, per lui, il compito di traghettare il Partito Democratico marchigiano fino al prossimo Congresso.
Quiete assoluta e distacco quasi totale dalla realtà. E' questo lo scenario nel quale ci siamo proiettati per il quinto appuntamento con "Storie", la rubrica attraverso la quale ogni sabato mattina Picchio News vi porta alla scoperta di nuovi racconti e curiosità sulle province marchigiane.
Ci troviamo sulle colline che separano il territorio di Fermo da quello di Macerata, dove le stradine sembrano essere tutte uguali e l'unico modo di orientarsi alla vecchia maniera è quello di riconoscere siepi e querce che si stagliano all'orizzonte. Questi campi sono oggi diventati terreno fertile per grandi imprenditori che hanno deciso di dare una seconda occasione di vita ai casolari abbandonati che spopolano in zona. "Nel corso dell'800 - raccontano alcuni abitanti del posto - qui era un fermento di lavoratori ed aziende agricole. Oggi, invece, ci vengono in vacanza le star di Hollywood".Da quindici anni a questa parte Maja e la sua famiglia hanno deciso di investire in questo business e oggi gestiscono alcune delle più belle residenze presenti in tutte le Marche. Un'esperienza di vita, non una semplice vacanza è quella che cerca chi viene a visitare questi territori e poi se ne innamora. E le strade sterrate necessarie a raggiungere quelle che un tempo sono state luogo di fatica, lo dimostrano.
"Chi viene qui sente l'esigenza di sganciarsi dalla frenesia della propria vita. Parliamo di grandi imprenditori, personaggi politici, esponenti dell'alta finanza e anche star di Hollywood - racconta la property manager. Si tratta di persone che si riuniscono una o due volte l'anno con tutti gli amici e i parenti che di solito non riescono a vedere e che così, a Natale o durante l'estate ritrovano".
Tanti marchigiani presenti qui in zona non si sono lasciati sfuggire l'opportunità di rimettere in sesto casolari appartenuti alle famiglie. Ma c'è chi ha fiutato il business anche a lunga distanza: "La maggior parte dei proprietari di queste ville sono tutti stranieri. Olandesi, francesi, inglesi e tanti scandinavi hanno deciso di acquistare in questi territori e ristrutturare gli immobili. Non sempre riescono a venire qui in vacanza ed è per questo che affittano le loro proprietà".
Il mixture culturale lo si respira soprattutto nella stagione estiva, quando la sera le luci delle feste illuminano i campi. E sono diversi i turisti che si sono ritrovati per caso in queste zone e hanno scelto di restare a viverci. Sue, Annie e Lucy sono tre inglesi in Italia da 15, 10 e 6 anni: "Qui abbiamo trovato la pace e sentivamo l'esigenza di vivere una avventura prima che fosse troppo tardi", hanno raccontato durante un incontro davanti a una tazza di tè caldo al termine di una loro lezione di italiano. Le ville sono case da sogno: tre piani, ampi spazi esterni con prato inglese, piscine private, ogni tipo di comfort immaginabile. Minimo comune denominatore: massima discrezione. "Qui anche i vicini di casa spesso non sanno chi si trovano di fianco ed è per questo che chi è più conosciuto preferisce spostarsi qui", dice Maja. "Il costo? Assolutamente top secret!"
Picchio News è entrato all'interno di queste ville. E questo è il nostro racconto:
Andando leggere il report e i dati pubblicati sull'Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco è emerso un quadro davvero particolare che accende i riflettori sul mercato illegale del gioco in rete. Questa realtà diventa sempre più una piaga per la crescita di un settore che, invece, coinvolge milioni e milioni di Italiani e tantissimi lavoratori. Dunque, gli operatori del settore del gioco legale hanno chiesto una mano anche considerando che di fatto ci sono state anche tante novità relativamente ad una crescita per il 2021 che ha sfiorato 78 punti in percentuale. Nell'analisi di Agimeg poi si va ad analizzare quanto il gioco online ha dovuto subire a causa del lockdown e quanto questo è andato a favore dei canali di gioco non autorizzati.
Il boom dei canali di gioco illegali nel lockdown 2020
Quando si parla di gioco online molte persone spesso hanno paura che si tratti di una truffa oppure di qualcosa di rischioso. In realtà però, il settore del gioco online è assolutamente sicuro ed è garantito anche dai controlli dello Stato e dall'AdM. Una volta che si è verificato nel sito che si sta utilizzando a questo particolare bollino che ne certifica l'autorizzazione, di fatto si può giocare in piena libertà. Infatti, basta semplicemente andare a cercare i migliori siti slot online, fare questa verifica e poter giocare in sicurezza. Questa cosa però non è accaduta nel corso del lockdown del 2020. In quell'anno vi è stata una drastica riduzione della raccolta relativa ai games online, tutto a favore del gioco illegale. Gli italiani hanno speso circa 18 miliardi di euro sui canali illegali o meglio di più rispetto all'anno 2019.
Nel 2021 la situazione è andata un po' migliorando a favore del gioco legale. C'è da dire che purtroppo, le persone però continuano anche a confondere queste due realtà anche perché non si conosce bene come distinguere un sito legale da uno non legale.
Quanto giocano online gli italiani?
Un'altra domanda a cui risponde il report di Agimeg è fatto anche di concerto con il rapporto Lottomatica - Censius e quanto giocano gli italiani online. In realtà, non vi è una risposta univoca perché ci sono sia giocatori con reddito basso che quindi cercano di giocare piccole cifre, ma vogliono comunque divertirsi e sfidare la sorte cercando di migliorare la propria posizione. Vi sono anche i giocatori invece, che hanno a disposizione maggiori fondi e di conseguenza, fanno delle puntate più alte. Di certo, nel 2020 sono scese in maniera considerevole, in media, le puntate. Inoltre, soprattutto i più giovani giocano per diverse ore al giorno in quanto, scelgono dei giochi che sono molto più coinvolgenti e rientrano nella cosiddetta modalità “arcade” rispetto invece, al poker o al casinò che comunque restano i giochi preferiti dagli italiani.
I giochi preferiti dagli italiani nel 2021
Nel corso del 2021 gli italiani hanno dimostrato di essere sempre molto legati ai classici giochi che rientrano nell'ambito dei casinò. Ad esempio, sono sempre di più coloro che scelgono il casinò che è in aumento in percentuale di 50 punti nel corso del primo semestre del 2021. Stesso discorso anche per il poker che ha avuto un aumento di 5 punti in percentuale. Andiamo poi a vedere nel dettaglio quali sono state le novità relativamente, ad esempio, ad altri giochi scelti. Vi è stato un piccolo calo relativamente al betting. Questo anche perché molti sono tornati a giocare in presenza nei centri scommesse che nel frattempo nel 2021 hanno riaperto i battenti. Stabili invece, gli altri settori.
Le soluzioni degli operatori del settore per favorire il gioco legale
Per favorire il gioco legale, gli operatori del settore hanno deciso di fare una serie di proposte dirette a coloro che sanno disciplinando questo ambito e che ci stanno provando anche con l'aiuto delle norme della Comunità Europea. L'obiettivo infatti, è quello di cercare di semplificare la richiesta di autorizzazioni e inoltre, anche quello di facilitare la tutela dei giocatori. Gli operatori chiedono maggiori investimenti anche perché si deve comunque pensare che questa categoria deve comunque subire una modifica da un punto di vista tecnologico. Ciò in quanto, bisogna fare dei siti e dei giochi che siano sempre più mobile friendly. Secondo gli esperti quindi, solo cercando di migliorare la situazione con delle leggi precise e ben specifiche per il settore, si potrà effettivamente sconfiggere per sempre la criminalità organizzata che sta dietro al gioco illegale.
La Fivb ha definito il calendario di tutte le partite del Mondiale per Club 2021, kermesse iridata a cui la Cucine Lube Civitanova, squadra detentrice del titolo 2019 (ultima edizione disputata), parteciperà dal 7 al 12 dicembre a Betim in Brasile al posto dello Zaksa, team vincitore della Champions League.
I cucinieri, inseriti nella Pool A, debutteranno l’8 dicembre alle 21 italiane contro gli argentini dell’UPCN San Juan e torneranno in campo il giorno dopo alla stessa ora per misurarsi contro i brasiliani del Funvic Taubaté. Le prime due squadre dei gironi otterranno la qualificazione alle semifinali, previste rispettivamente alle 21 del venerdì e alle ore 00.30 del sabato 11 dicembre. La finalissima è in programma alle ore 00.30 di domenica 12 dicembre (le 20.30 di sabato 11 dicembre in Brasile). I match saranno trasmessi in streaming sulla piattaforma pay per view Volleyball World Tv.
Programma Mondiale per Club
(orari italiani):
Martedì 7 dicembre 2021
Ore 22 Funvic Taubaté-UPCN San Juan
Mercoledì 8 dicembre 2021
Ore 1.30 Sada Cruzeiro - Foolad Sirjan
Ore 21 Cucine Lube Civitanova - UPCN San Juan
Giovedì 9 dicembre 2021
Ore 00.30 Foolad Sirjan - Trentino Itas
Ore 21 Cucine Lube Civitanova - Funvic Taubaté
Venerdì 10 dicembre 2021
Ore 00.30 Sada Cruzeiro - Trentino Itas
Ore 21: semifinale 1
Sabato 11 dicembre 2021
Ore 00.30: semifinale 2
Ore 21: finale per il terzo posto
Domenica 12 dicembre 2021
Ore 00.30: Finale per il titolo Mondiale 2021
Creare uno spazio caldo o divertente nella vostra casa può essere una cosa difficile da creare. Se non stai usando la vernice o alterando l'intero aspetto delle stanze, cos'altro dovresti fare? Per fortuna, in poco tempo, avrai la possibilità di creare un look incredibile in qualsiasi stanza della tua casa con l'aggiunta di meravigliosi adesivi murali. Puoi immaginare quanto tempo ed energia risparmierai semplicemente applicando un adesivo rispetto a dover pulire, preparare e dipingere una parete?
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Adesivi murali
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"Niente contro i vaccini, ma per arginare davvero la pandemia e fare un corretto monitoraggio del virus sarebbe ragionevole prevedere un tampone ogni 48 ore per tutti. Ormai è noto a tutti come anche i vaccinati possano contrarre e trasmettere il virus". A dichiararlo è l'assessore alla cultura della Regione Marche, Giorgia Latini.
Una proposta che ha subito scatenato un vespaio di polemiche. Il gruppo assembleare del Partito Democratico ha così commentato l'uscita dell'assessore, a favore dei tamponi per i vaccinati: "Ora basta davvero. Basta con le ambiguità, basta con le irresponsabili bugie, ma basta soprattutto con una disinformazione che, questa volta vogliamo essere estremamente chiari, mette a rischio la vita dei nostri concittadini. È tempo che il presidente Acquaroli inizi a comportarsi da presidente della Regione, invece di fare da megafono alla linea politica della Meloni, e prenda provvedimenti nei confronti dell’assessora Giorgia Latini, la quale, ormai completamente fuori controllo, continua a rappresentare nella giunta regionale la quinta colonna dei movimenti No Vax”.
"La Latini non perde occasione di propagandare ogni genere di assurdità, creando confusione tra i cittadini e intralciando l’efficacia della campagna vaccinale. L’ultima uscita sui tamponi ai vaccinati per denigrare le nuove norme sull’impiego del Green Pass rappresenta la classica goccia che fa traboccare il vaso. Basti dire che se a ispirare il governo nazionale fosse stato il suo pensiero, oggi avremmo solamente 16 milioni di vaccinati, ovvero gli over 60, anziché gli attuali 42” concludono i consiglieri del Pd.
Tra le 18 province italiane che superano la soglia di incidenza dei 150 casi per 100.000 abitanti, sono presenti anche Fermo (172) ed Ascoli Piceno (166), nelle Marche. Ad evidenziarlo sono i dati emersi dal monitoraggio settimanale (17-23 novembre) della Fondazione Gimbe. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta puntualizza: "Quando l’incidenza supera i 150 casi per 100 mila abitanti, gli amministratori locali devono verificare tempestivamente l’esistenza di focolai e decidere eventuali restrizioni mirate per arginare la diffusione del contagio". Si tratta, dunque, di un'incidenza da zona gialla.
Anche a livello nazionale l'incidenza settimanale continua ad aumentare, secondo quanto rilevato dall'Istituto Superiore di Sanità: 125 per 100mila abitanti (19/11/2021-25/11/2021) contro 98 per 100mila abitanti della scorsa settimana (12/11/2021-18/11/2021, dati flusso Ministero Salute). Nel periodo tra il 3 e il 16 novembre, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato invece pari a 1,23 (range 1,15 - 1,30), stabile rispetto alla settimana precedente (quando era pari a 1,21) e al di sopra della soglia epidemica.
Una Regione risulta classificata a rischio alto questa settimana: secondo quanto apprende Ansa, sarebbe il Veneto. Diciotto Regioni e Province autonome, rileva l'Iss, risultano classificate a rischio moderato. Dieci Regioni e Province autonome riportano, invece, un'allerta di resilienza mentre nessuna riporta molteplici allerte di resilienza.
In crescita anche l'occupazione dei reparti ospedalieri per i casi di Covid-19. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 6,2% in Italia (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 25 novembre) contro il 5,3% di sette giorni fa (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 18/11). Nelle Marche invece il tasso di occupazione in terapia intensiva, stando al monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe, è vicino alla soglia critica del 9%: peggio soltanto il Friuli Venezia-Giulia con il 14%. Diciassettesimo posto per la regione sia per percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale (75,5% contro una media nazionale del 76.6%) e sia per il tasso di copertura vaccinale con dose "booster" (33,7% contro il 29,1% della media nazionale).
Preoccupa anche la nuova variante dal Sudafrica. Per questo motivo l'Italia ha bloccato gli ingressi da sette paesi africani per 14 giorni. "Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante B.1.1.529. Nel frattempo seguiamo la strada della massima precauzione". Queste le parole del Ministro della Salute, Roberto Speranza.
EDITORIALE. Come spesso accade di fronte alle giornate di rilevanza storica, occorre rallentare, fermarsi e provare a mettere un punto. Dal quale poi, di norma, si tenta di andare a ritroso, riavvolgere il nastro delle puntate precedenti, nella speranza di avere un quadro della situazione più chiaro e meno ingannevole. Quella di “Mario” – persona tetraplegica da 10 anni – è senz’altro una vicenda che segna, in qualche modo, una svolta nella storia del comparto etico e morale dell’Italia (leggi qui). L’uomo è risultato il primo malato in Italia ad ottenere il via libera – a fronte del possesso dei requisiti legali, secondo il comitato etico dell'Asl delle Marche (Asur) – per procedere al suicidio medicalmente assistito, meglio noto ai più come “eutanasia legale”.
Una richiesta durata ben 14 mesi, quella di Mario, e che ha messo le istituzioni nuovamente con le spalle al muro, dimostrandone la mancata presenza e decisione rispetto a un tema di questa portata. Si è parlato di scaricabarile, di ideologie, di indecisione del Governo (si pensi alla diffida nei confronti dei Ministri Speranza e Cartabia), di paralisi del Parlamento (che a tre anni di distanza dalla richiesta della Corte costituzionale, ancora non si è espresso). E più di tutti, di indifferenza. Eppure, il 6 ottobre di quest’anno, il Referendum sull’Eutanasia – promosso dall’Associazione Luca Coscioni - raccoglieva più di 1,2 milioni di firme, diventando il primo referendum consegnato presso la Corte Costituzionale sul quale sono state depositate le firme dopo 10 anni. Di fatto, quindi, il 93% degli italiani (sondaggio SWG) è pro eutanasia. Perché, allora, c’è chi – attraverso la vicenda di “Mario” – continua a non volersi esprimere, o a considerare quello del suicidio medicalmente assistito un crimine piuttosto che un diritto?
Innanzitutto, è bene sottolineare che - giuridicamente parlando - quella del suicidio assistito rientra a pieno titolo nella gamma di modalità attraverso le quali la “buona morte” (dal greco, eutanasia) può essere messa in pratica. Ma sebbene il Parlamento italiano tardi a pronunciarsi in termini legislativi sulla questione – essendo la nostra una società pluralista fondata su valori – è stato possibile per la Corte Costituzionale stabilire le condizioni per le quali “l’assistente al suicidio” possa rimanere impunito, invece di incappare nell’art.580 c.p. e le relative conseguenze. Parliamo di 4 condizioni - legate al paziente – definite nell’ordinanza n.207/2018, ratificata nella sentenza n.242/2019: la patologia deve essere irreversibile; le sofferenze, sia psicologiche che fisiche, devono essere insopportabili; la persona deve essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; la persona deve essere capace di intendere e di volere.
Molto è stato dibattuto a riguardo anche nelle ultime settimane, soprattutto dal Popolo della Famiglia, a seguito delle firme raccolte dal referendum. Da sempre strenuo oppositore della cosiddetta “cultura dello scarto”, il leader Mario Adinolfi si è in questo senso espresso lamentando l’imbroglio che sarebbe stato nascosto agli italiani firmatari, ovvero che si trattasse in realtà di una manovra atta ad abrogare le pene dall’art. 579 che punisce l’omicidio consenziente. Una sorta di via di fuga per il politico e attivista Marco Cappato - noto per il sostegno nel caso Piergiorgio Welby (2006) e per l’assistenza in quello di Fabiano Antoniani-Dj Fabo (2017). Da qui il passo è stato breve nel dare ulteriore slancio alla campagna in difesa dell’ordinamento giuridico della Repubblica Italiana, facendo leva sull’impossibilità da parte della Corte Costituzionale di agire rispetto all’eutanasia legale per la “vacatio legis” che ne deriverebbe. Quindi, sì al diritto di nascere e di vivere, ma non a quello di morire.
Resta emblematico, a tal proposito, il caso che interessò Eluana Englaro, risalente al 1992. La ragazza 21enne finì in coma per alcuni mesi a seguito di un grave incidente stradale, per poi uscirne ed essere dichiarata in stato vegetativo, ovvero in una condizione tendenzialmente perpetua di totale incoscienza. Solo dopo 17 anni di vicende giudiziarie, il padre di Eluana ottenne l’autorizzazione a interrompere il trattamento di idratazione e alimentazione forzata presso la casa di cura "Beato Luigi Talamoni" di Lecco, ma solo dopo il ricorso presentato alla Corte di Cassazione ai sensi dell’art.32 della Costituzione: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Peraltro, le Suore Misericordine che dal 1994 assistevano la ragazza si opposero all’autorizzazione concessa dalla Corte d’Appello di Milano - alla quale fu rinviato il caso (decreto del 9 luglio 2008) -, chiedendo che venisse lasciata alle loro cure e che i genitori si dimenticassero di lei. Fatto che costrinse gli stessi a trasferire Eluana in un'altra struttura ove poter eseguire le sue ultime volontà. Quelle ricostruite secondo le testimonianze delle amiche e dei familiari, che nel corso del tempo provarono a interagire con lei nel tentativo di coglierne delle risposte coscienti.
Va detto che, per la scienza medica, parlare oggi di stato vegetativo rappresenta una forzatura: di fatto, un paziente che non risponda a stimoli esterni non significa che non li senta o percepisca. Nel 2014, uno studio della Cambridge University ha dimostrato come la ricchezza delle reti neurali che comporta il nostro stato di coscienza in cervelli sani sia tipicamente - ma non sempre - compromessa in pazienti in stato vegetativo. In alcuni pazienti in tale condizione infatti si preservano le reti neurali, che rimangono simili a quelle degli adulti sani. Una linea di confine molto sottile, ma significativa: la scoperta sta permettendo concretamente ai ricercatori di sviluppare un modo relativamente semplice per riuscire a differenziare i pazienti in un completo stato vegetativo da quelli che in realtà lo sembrano solamente, ma che sentono, percepiscono e rispondono a qualunque forma di stimolo esterno.
Nel frattempo, però, l’eutanasia in Italia resta ancora illegale. E il Parlamento italiano presto dovrà affrontare a viso aperto la questione ed esprimersi sul tema della “buona morte” in quanto diritto umano (in primis) e giuridico (in secundis). Tenendo presente, allo stesso tempo, di appartenere ad uno Stato laico, ovvero neutrale in campo religioso. E quindi, non discriminante nei riguardi di alcuna confessione.
Per il Covid in classe, l'azienda sanitaria unica regionale Asur annuncia che la "procedura è operativa dal 25 novembre". "La Circolare ministeriale del 3 novembre ha definito nuove modalità di gestione dei casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico - ricorda la Regione - che prevedono la possibilità di attivare un percorso rapido con l'effettuazione di tamponi alla classe coinvolta; l'atto ha richiesto l'organizzazione del percorso con la previsione di punti prelievo con fasce orarie specifiche dedicate alle scuole oltre a modifiche dell'applicativo dedicato alla gestione dei casi".
La circolare ministeriale prevede che "con un positivo, i compagni dell'alunno e l'insegnante dovranno effettuare un tampone su indicazione del referente scolastico per il Covid-19 o del dirigente scolastico. Se il risultato è negativo si torna in classe, ma con l'obbligo di ripetere il test dopo 5 giorni. Se l'insegnante non è vaccinato, scatta la quarantena di dieci giorni".
"Con due positivi - invece - si effettua un tampone immediatamente dopo la comunicazione della presenza dei positivi e uno dopo 5 giorni. I ragazzi non vaccinati dovranno seguire una quarantena di 10 giorni. Anche per gli under 12 (per cui la vaccinazione non è prevista) scatta la quarantena di 10 giorni. Per gli insegnanti valgono le regole di quando c'è un solo positivo in classe".
"Tutti a casa se tre o più alunni sono risultati positivi al tampone per il coronavirus. - prevede ancora la circolare - Quarantena obbligatoria di 7 giorni per i vaccinati e di 10 giorni per i non vaccinati. I bimbi fino a 6 anni vanno in quarantena per 10 giorni, insieme ai loro educatori e agli operatori delle scuole dell'infanzia entrate a stretto contatto con la persona contagiata (se vaccinati la quarantena dura 7 giorni), sia se vaccinati sia se non vaccinati".
La proposta di procedura operativa definita da Asur "è stata poi oggetto di confronto con l'Ufficio Scolastico Regionale per la definizione delle attività in capo ai dirigenti scolastici e al fine di raggiungere la massima condivisione l'Usr ha organizzato due conferenze dei servizi con i Dirigenti scolastici. La procedura è stata resa operativa dal 25 novembre e sarà oggetto di monitoraggio congiunto tra Servizio Sanità, Usr e Asur al fine di valutare le problematiche operative e adottare le misure correttive eventualmente necessarie".
“Come noto il Consiglio dei Ministri di mercoledì sera ha messo mano alla tanto annunciata politica del super green pass. Nel medesimo atto del Governo si è però messo mano anche all’estensione dell’utilizzo del green pass cosiddetto ordinario, ovvero quello ottenibile anche con i tamponi, ad ambiti che fino ad ora erano stati esclusi. Parliamo del trasporto pubblico regionale e locale”. È quanto ricorda l’assessore regionale ai Trasporti della regione Marche, Guido Castelli.
“Fino a ieri infatti l’obbligo per il trasporto pubblico era limitato ai servizi ferroviari nazionali, ora si passa anche al trasporto ferroviario regionale e probabilmente anche al trasporto pubblico locale. Il condizionale è motivato da un testo del Decreto non ancora assestato e circolato senza questa ultima fattispecie. In ogni caso una stretta sull’utilizzo del trasporto locale, ma che darà maggiore tranquillità a chi lo utilizza uniformando il settore ad altri ambiti” puntualizza Castelli.
“Ora si apre il confronto con i gestori che dovranno applicare praticamente le disposizioni su un sistema che ha oggettivamente delle complessità intrinseche che richiedono qualche riflessione aggiuntiva rispetto quello che, ad esempio, si fa nella ristorazione - aggiunge l'assessore -. Il legislatore sembra aver già dato alcune soluzioni prevedendo che sul trasporto regionale il controllo si faccia a campione e che l’attività di supervisione alla corretta applicazione complessive delle nuove disposizioni sia coordinata dai Prefetti, un modello che ci sembra abbia funzionato bene nell’organizzazione die servizi scolastici insieme alle scuole e agli Enti locali”.
L’industria Felix Magazine - in collaborazione con Cerved, Università Luiss Guido Carli, Simest, Sole 24 Ore - ha preso in esame nell’anno 2019 circa 850mila società di capitali con sede legale in Italia. L’azienda di trasporto pubblico locale, Steat di Fermo è risultata essere tra le imprese top, rispetto ad un oggettivo algoritmo di competitività estratto dal Conto Economico e convalidato dal Comitato Scientifico coordinato dal professor Cesare Pozzi, docente di Economia Industriale all’Università Luiss Guido Carli e dall’Ingegner Vito Grassi, Vice Presidente Nazionale di Confindustria.
Nel settore delle aziende controllate a maggioranza pubblica, riguardo la solvibilità e sicurezza finanziaria del bilancio, la Steat è rientrata tra le migliori imprese con sede legale in Italia per performance gestionali e affidabilità finanziaria Cerved. Altro fattore preso in considerazione è stato l’invarianza o l’aumento del personale nel periodo di gestione, tendente a valorizzare le aziende che hanno mantenuto o aumentato l’occupazione.
Tra le aziende di trasporto pubblico locale, nelle Marche e nel centro Italia, tale importante riconoscimento è stato conferito soltanto alla Steat di Fermo. Ha ritirato il Premio, presso l’università Luiss di Roma, il Presidente della Steat Fabiano Alessandrini, accompagnato dal presidente del collegio sindacale Alfredo Vitellozzi.
Impennata di contagi al coronavirus nelle Marche. Sono 480 i casi positivi registrati nell'ultima giornata con un'incidenza delle infezioni che continua a salire e si attesta al 149,99 (ieri era al 137,33) su 100mila abitanti. In totale sono stati eseguiti 6376 tra tamponi e test antigenici con l'indice di positività giornaliero che aumenta al 12,7% rispetto all'11% di ieri. Lo fa sapere il Servizio Sanità della Regione Marche che dà conto anche del fatto che i ricoverati in area medica sono aumentanti di tre unità rispetto alle ultime 24 ore (95) mentre rimane stabile il numero complessivo di ricoverati in terapia intensiva (23). Sono, invece, 3 i soggetti dimessi.
Tra le province, diventa Pesaro-Urbino quella che fa contare il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore (147), seguita da Ancona (123), Ascoli Piceno (93), Macerata (66) e Fermo (42), 9 nuovi contagi provengono invece da fuori regione. Tra i positivi sono 114 le persone che presentano sintomi; i casi, inoltre, comprendono 125 contatti stretti di positivi, 136 contatti domestici, 17 in ambiente di scuola/formazione, 4 di lavoro, 2 in ambito assistenziale e 1 sanitario, 3 in ambiente di vita-socialità; per 75 casi approfondimenti epidemiologici in corso.
Il numero più alto di infezioni giornaliere si conferma essere nella fascia d'età 25-44 anni (132) seguita da quella tra i 45 e i 59 anni (123). Tra giovani e giovanissimi si registrano 11 contagi tra gli 0-2 anni, 9 tra i 3-5 anni, 36 tra i 6-10 anni, 27 tra 11-13 anni, 36 tra 14-18 anni, 32 tra 19-24 anni. Inoltre ci sono 28 contagi tra persone tra i 60 e 69 anni, 30 nella fascia 70-79, 13 in quella 80-89 e 3 in quella dai 90 anni in su. Purtroppo, nelle ultime 24 ore, si è registrato un decesso correlato al Covid-19: si tratta di una 90enne fermana spirata presso la Residenza Valdaso.
“Da tempo chiedevamo un giro di vite sul green pass e il provvedimento approvato dal consiglio dei ministri ci soddisfa pienamente perché va a tutelare i sacrifici fin qui fatti per salvaguardare la salute pubblica, evitare il sovraffollamento delle strutture ospedaliere e scongiurare nuove chiusure per le attività commerciali”. Così il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi sull’introduzione del Super Green Pass dal prossimo 6 dicembre.
“Personalmente – continua Mangialardi - sarei favorevole all’applicazione del Super Green Pass, acquisibile solo tramite vaccinazione o guarigione dalla malattia, anche a tutti i lavoratori pubblici e non solo alle professioni sanitarie e al mondo della scuola. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane e se sarà necessario sollecitare il governo in questa direzione. Per il momento chiediamo alle istituzioni locali e alle forze dell’ordine uno sforzo in più affinché sia garantito un controllo capillare sul rispetto delle nuove regole”.
“Di certo – spiega il capogruppo dem - non ci possiamo permettere di tergiversare sul presente e sul futuro del Paese per dare ascolto a una minoranza di No Vax che fa dell’antiscienza il proprio credo negando la realtà dei numeri. Dunque, ha fatto bene Draghi a mettere all’angolo la Lega di Salvini, sempre più ai margini del suo stesso partito, e ancora meglio hanno fatto i presidenti delle Regioni italiane che hanno fortemente voluto questo provvedimento. Unica eccezione, manco a dirlo, il solito presidente Acquaroli, che anziché rappresentare i cittadini marchigiani, compresa la stragrande maggioranza di quelli che si sono vaccinati, continua a prendere ordini dalla Meloni scambiando il ruolo istituzionale con quello politico. Un modus operandi, è evidente, che di fronte anche a tanti governatori del centrodestra che hanno spinto sul Super Green Pass, a partire da quelli di Liguria e Friuli Venezia Giulia, rischia di portare le Marche verso un pericoloso isolamento all’interno della Conferenza Stato Regioni dai risvolti molto preoccupanti”.
Rafforzamento delle misure per contenere il contagio, evitando il più possibile la chiusura delle attività economiche. È questa la linea d'azione decisa dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla fine della cabina di regia e del confronto con le Regioni avvenuti nella giornata odierna. Con il nuovo decreto, il Super Green pass diventerà un obbligo già a partire dal 6 dicembre, e sarà valido per tutto il periodo natalizio fino al 15 gennaio. Ma il periodo potrebbe essere anche prorogato.
Ad accedere alla nuova certificazione digitale potranno, però, solamente i vaccinati e i guariti dal Covid-19. A fronte di una risalita della curva epidemiologica - sia per i contagi, sia le ospedalizzazioni -, il Governo ha ritenuto opportuno scongiurare il rischio di una chiusura per imprese e attività proprio in vista del periodo natalizio. Restano pertanto esclusi dalle attività ricreative i non vaccinati. I divieti previsti per questi ultimi riguardano l'impossibilità di frequentare bar, ristoranti, alberghi, cinema, teatri, stadi e palazzetti sportivi, piscine e palestre, impianti sciistici, discoteche e sale gioco. In più saranno anche limitati negli spostamenti. Obbligo di Green pass o tampone anche per accedere ai mezzi pubblici, e tampone valido solo per andare al lavoro, per i servizi essenziali o per gli spostamenti a lunga percorrenza.
Inoltre, per evitare qualunque tipo di discriminazione fra le Regioni, si è deciso di far partire tutti dalla zona bianca, con l'eccezione di avere a portata di mano il Green pass rafforzato. Nel caso di passaggio da una fascia all'altra le attività potranno restare attive e i locali accessibili, ma solo a chi è in possesso del super green pass). In zona rossa, limitazioni e chiusure scatteranno per tutti, anche per vaccinati e guariti; mentre l'obbligo di mascherina all'aperto scatterà già in zona gialla.
Sull'obbligo vaccinale invece il premier Draghi rimane cauto, onde evitare problemi di carattere giuridico, costituzionale e di impatto pesante sul mondo del lavoro.Viene confermato, invece, per insegnanti e forze dell'ordine, così come per personale sanitario e delle rsa, con estensione alla terza dose.
Il periodo di validità del Green pass passerà da 12 a 9 mesi. Per gli under 12 non ci sarà obbligo di certificato, nemmeno con il via libera alla vaccinazione per bambini e ragazzi tra i 5 e gli 11 anni.
“I vescovi delle Marche esprimono vicinanza e pregano per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza. Si rammaricano che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che ritengono di non poter mai condividere”. Lo si legge in una nota dei vescovi marchigiani nel commentare la vicenda di Mario, il 43enne tetraplegico che potrebbe essere il primo in Italia ad ottenere il suicidio medicalmente assistito (leggi qui).
I prelati "ritengono che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato".