"Il cosiddetto "sblocca cantieri", anche in relazione al post sisma, lo possiamo ribattezzare "sblocca nulla"." Così il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, come riportato dall'ANSA Marche, dopo aver preso atto del mancato accoglimento degli emendamenti formulati da Regioni e Comuni.
Anche "emendamenti volutamente senza costi" non sono stati accolti. Come quello, esemplifica, di prevedere entro "la soglia comunitaria da 5 milioni di euro la procedura negoziata. L'Ue dice che va bene, è nel rispetto delle regole europee, cosa che il governo fa fatica in generale a rispettare". La norma sarebbe servita a dare "un strumento per poter semplificare la gara far partire i cantieri". Altro punto dolente è quello del personale. "Da noi mancano all'appello 130 persone all'ufficio ricostruzione" riferisce Ceriscioli.
Nel frattempo ieri, alla Camer, è stata chiesta la fiducia: la discussione è prevista per oggi pomeriggio.
Un atto per sollecitare il contrasto della mafia nigeriana quello presentato ieri dalla capogruppo regionale Elena Leonardi, di Fratelli d'Italia, approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale.
"Sono ormai diverse le regioni colpite da questa piaga che si sta pericolosamente diffondendo e che spesso funge da manovalanza per le mafie nostrane o sta autonomamente occupando intere piazze dello spaccio e della prostituzione – ha affermato in Aula la Leonardi - . La denuncia viene dalla stessa Direzione Investigativa Antimafia, che nelle sue ultime relazioni cita proprio le Marche e anche il caso specifico della povera Pamela a Macerata, come luoghi e fatti legati a questa potente e pericolosa nuova forma di criminalità.
La Leonardi ha ricordato che "quella nigeriana è una delle mafie fra le più attive nel traffico di sostanze stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione, reati che spesso vedono alla loro base delitti altrettanto gravi come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù: ricordo - prosegue la rappresentante del partito della Meloni - la denuncia e le indagini addirittura dell'FBI americano che ha sollevato il caso del traffico di organi umani legato alle attività della mafia nigeriana a Castelvolturno. Riti tribali e vodoo sono apparsi ora anche nelle cronache locali, sappiamo che sono alcuni degli strumenti utilizzati per assoggettare col terrore queste persone, questa nuova agghiacciante scoperta sommata ad altri gravi fatti avvenuti sul nostro territorio sono segnali che anche nella nostra regione la politica deve porre la propria attenzione al fenomeno, combattendolo con tutti i mezzi."
"Lo stillicidio quotidiano di arresti di trafficanti, pusher, corrieri, spacciatori e sequestri di sostanze, come si afferma sugli organi di informazione, evidenzia come le Marche siano un terreno di conquista – prosegue Leonardi - per gli ingenti traffici di stupefacenti nei quali spesso vengono investititi proventi che derivano dallo sfruttamento della prostituzione."
Nel suo atto la Leonardi ha ricordato in Aula anche "il caso del funerale di Emanuel Chidi Namdi, il profugo morto nella rissa di Fermo del 5 luglio 2016, nel quale sembra siano intervenuti membri della setta Black Axe, la medesima pericolosa setta citata dalla Direzione Investigativa Antimafia." "Questi soggetti erano perfettamente riconoscibili - afferma una informativa delle Forze dell'Ordine - perché tutti indossanti abiti dal colore rosso e nero al fine, verosimile, di rendergli manifestamente onore”.
La capogruppo di Fratelli d'Italia condivide "il pensiero di diversi studiosi che affermano il fatto che per lungo tempo nelle Marche si è sottovalutato il fenomeno della presenza stabile e sempre più radicata delle organizzazioni di matrice mafiosa italiane e straniere: le Marche sono anche uno dei terreni privilegiati di reinvestimento speculativo dei proventi delle attività delittuose, specie nei settori delle infrastrutture, dell'edilizia, della grande distribuzione, della ristorazione e del turismo alberghiero."
Nella mozione della Leonardi, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, chiede alla Giunta Regionale di attivarsi presso il Governo Nazionale al fine di assumere iniziative urgenti, anche di normative specifiche, per potenziare le attività di indagine e contrasto efficace sul territorio marchigiano della mafia nigeriana. Al contempo si chiede un impegno da trasmettere al Governo Italiano al fine di specializzare le Procure Antimafia con "uffici ad hoc per il contrasto della feroce e violenta mafia nigeriana."
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del vice capogruppo PD Francesco Micucci sulla mozione approvata all’unanimità per la salvaguardia dei lavoratori del Mercatone Uno.
Votata all’unanimità la mozione a firma del vice capogruppo, Francesco Micucci, e sottoscritta anche dal presidente dell’Assemblea legislativa, Antonio Mastrovincenzo, del vice presidente, Claudio Minardi, e dal consigliere, Andrea Biancani, sul Fallimento Mercatone Uno.
“Il documento vuole essere un sostegno all’azione già avviata dalla Giunta regionale per attivare tutte le modalità di salvaguardia sociali per i lavoratori – spiega Micucci – Quella del Mercatone Uno è stata un’operazione che definisco barbara da parte dei proprietari dell’azienda che con un sms hanno comunicato ai lavoratori il fallimento dell’azienda, con una modalità che rischiava di escludere i lavoratori anche dall’accesso agli ammortizzatori sociali. Rischio che ora sembrerebbe essere stato scongiurato, anche grazie all’intervento tempestivo delle Regioni presso il ministero dello Sviluppo economico”.
Nelle Marche sono 120 i lavoratori coinvolti nella vicenda, impiegati nei tre punti vendita: Pesaro, Monsano e Civitanova. Nella mozione il vice capogruppo, Micucci, invita a non abbassare la guardia rispetto questa drammatica vicenda ed impegna la Giunta ad attivare col Governo ed il Mise ogni possibile intervento al fine della salvaguardia dei posti di lavoro e valutare ogni alternativa possibile al fine di far proseguire l'attività economica e lavorativa dell'azienda.
L’assessore Capponi e il dottor Agostino Basile intervengono in merito al caso della cooperativa "Il Nodo", attraverso una nota stampa, precisando la situazione. (Leggi qui per saperne di più)
"Relativamente alla questione della cooperativa sociale “Il Nodo”, questa Amministrazione già da 2 anni, ossia da quando si è insediata, è in costante contatto con i responsabili della cooperativa sociale ed ha cercato con forza e volontà di sostenere la sua attività di alta valenza sociale - affermano nella nota - .
"L'Assessorato alle Politiche sociali, fin da luglio 2017 ha infatti mantenuto un filo diretto di collaborazione e confronto con la cooperativa; inoltre io stessa, insieme al dottor Basile, all'epoca uno dei promotori del Nodo, di concerto col Sindaco Ciarapica abbiamo già incontrato in settimana, in un appuntamento programmato precedentemente i vertici del Nodo per confrontarci nuovamente sulla situazione e verificare cosa possa essere ipotizzabile. L'incontro è servito per studiare eventuali piani di azione per arrivare a delle risposte concrete ed attuabili.
Nei prossimi giorni - continuano - ci saranno ulteriori incontri per valutare ogni possibile azione utile di concerto con la cooperativa e tutti coloro che vorranno contribuire concretamente".
Lo sfogo di un avvocato o semplicemente la richiesta di un cittadino al suo sindaco per aiutare i lavoratori che troppo spesso in questo ultimo periodo vengono licenziati. Così su Facebook il legale Stefano Massimiliano Ghio si rivolge al primo cittadino della città rivierasca Fabrizio Ciarapica per dire la sua e con la speranza di fermare questa corsa ai licenziamenti che sta interessando anche un'altra realtà di Civitanova Marche: la Cooperativa il Nodo.
"Caro Sindaco, la perdita di un posto di lavoro è un evento drammatico che porta il lavoratore e la sua famiglia alla disperazione -così il legale al primo cittadino -. Non si lavora solo per produrre e contribuire alla ricchezza del Paese, ma per coniugare la persona con l’ambiente sociale dove vive, con ciò valorizzando la sua dignità misurandola con la sua utilità sociale. Ciò appare indiscutibile! È difficile fare una classifica delle disperazioni ma quando chi perde il lavoro perde anche la sua funzione, direi terapeutica, di reinserimento sociale i problemi si complicano ancor più. Ho sempre svolto la mia professione in modo riservato senza utilizzare i mezzi di informazione come cassa di risonanza per i risultati ottenuti, ma oggi, non so per quale motivo ho subito la esondazione delle emozioni percependo la sconfitta definitiva del sistema."
"Certamente la vicenda del Mercatone Uno è emblematica - prosegue l'avvocato -. La narrazione di un fallimento annunciato dalla superficialità con cui vengono affrontati i temi delle crisi aziendali che troppo spesso premiano i furbi in danno degli onesti lavoratori. Ma quello che mi ha fatto sbottare ancora di più, semmai ve ne fosse stato bisogno, è il silenzio con il quale si stanno consumando altre piccole grandi tragedie."
"La Cooperativa il Nodo di Civitanova Marche ha inviato alcune lettere di licenziamento a suoi dipendenti per ristrutturazione aziendale, in altre parole per insufficienza di lavoro. Alcuni di questi licenziamenti sono arrivati sul mio tavolo di lavoro e meritano di essere partecipati alla collettività non per i temi tecnico-giuridici che li caratterizzano e che saranno valutati riservatamente, ma per le conseguenze che portano con se, conseguenze che possiamo solo immaginare rispondendo a queste domande: cosa significa un posto di lavoro di qualche ora al giorno e per poche centinaia di euro per chi perdendolo non ha alcuna possibilità di trovarne un altro? Cosa significa per le persone più sfortunate poter essere impegnate qualche ora al giorno per sentirsi utili ed integrate con il sistema? Cosa significa per le famiglie di queste persone non avere più a disposizione la funzione terapeutica di un lavoro che colloca in uno spazio fisico la dignità personale? - si chiede Ghio -. Sto parlando degli ultimi, coloro che andrebbero aiutati a prescindere, coloro che sono italiani per caso, ma che se fossero stati stranieri sarebbe stato lo stesso!"
"Per un Sindaco tentare di risolvere i problemi occupazionali causati dal Mercatone Uno è una missione impossibile, mentre trovare una soluzione per alcuni lavoratori del Nodo è alla sua portata visto che il lavoro della Cooperativa a me sembra sia strettamente connesso con i servizi che fornisce al Comune. Chiedere con urgenza un tavolo di confronto con la Cooperativa, verificare quali sono le condizioni economiche della stessa e i suoi piani occupazionali, verificare quali sono i servizi di cui ha bisogno la nostra città, verificare la possibilità di salvare i posti di lavoro a coloro che dal lavoro hanno una utilità terapeutica oltre che economica - ha concluso il legale -. Sindaco se aveva già pensato di attivarsi in questo senso mi scuso dello sfogo, perché non c’è alcuna volontà politica rivendicativa solo la necessità di aiutare veramente chi ha bisogno. Se poi la politica non è in grado di fare ciò, se gli ultimi non potranno essere salvati, ci rimarrà solo il rammarico di aver perso tutti il senso dell’orientamento".
"La direzione generale per le dighe del ministero Infrastrutture ha comunicato alla Regione il riparto dell'Accordo integrativo del Piano di settore, finanziato dal Cipe con il Fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Alle Marche vengono destinati 4,6 milioni di euro per gli interventi programmati negli invasi di Comunanza, Castreccioni (Cingoli), Mercatale (Sassocorvaro), San Ruffino (Amandola), Le Grazie (Tolentino)". Lo comunica la vicepresidente della Regione Marche Anna Casini, assessore alle Infrastrutture.
"Beneficiari sono gli enti gestori (Consorzio di bonifica delle Marche e la municipalizzata Assm di Tolentino). Sulla base della stima del costo degli interventi, la diga di Comunanza beneficerà di 1 milione di euro, Castreccioni di un altro milione, Mercatale di 500 mila euro, San Ruffino di 600 mila euro, Le Grazie di 1,5 milioni. "Il filo conduttore di questi finanziamenti, per cui ci siamo confrontati sui tavoli nazionali, è quello della sicurezza sismica", riferisce Casini.
(Fonte Ansa)
“Ogni volta che inauguriamo una nuova attività - dichiara il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei - ogni volta che festeggiamo l’avvio di una nuova impresa guidata da giovani che, come in questo caso, hanno deciso di restare dove sono nati, la festa per noi tutti, e per la nostra comunità, è doppia. Soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo dopo il terremoto”.
Con questi auguri sinceri e pieni di orgoglio, Rosa Piermattei ha salutato i cittadini presenti alla cerimonia di inaugurazione del nuovo salone Moriconi Auto.
La concessionaria multimarche dei fratelli settempedani Andrea e Francesco Moriconi è stata aperta nel rione Settempeda, uno tra i più colpiti della città.
Al taglio del nastro della nuova attività ha preso parte anche il cardinale Edoardo Menichelli.
A mandare la notizia dell'ordinanza di interdizione dell'uso dei pozzi a Montecassiano, zona Vallecascia, è Paride Paolorossi, membro dell'opposizione nell'amministrazioe comunale. "Le falde sono contaminate. L'uso dei pozzi è momentaneamente interdetto".
Il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena ha deciso - a seguito del rapporto dell'Arpam giunto in amministrazione il 31 maggio scorso - di interdire tramite ordinanza l'approvigionamento di acqua dalle falde nei pressi dell'ex cava, più nota come ex Fornace Smorlesi.
"Si tratta di un'azione esclusivamente cautelativa e preventiva", assicura il sindaco.
Ad essere direttamente coinvolte sono due famiglie, non allacciate all'acquedotto, e Catena si sta già attivando affinchè non manchi loro nulla.
"Spingerò perchè i controlli vengano fatti il più rapidamente possibile - continua il sindaco di Montecassiano - Ci tengo a precisare però che le indagini sono state fatte da più di un anno da parte dell'Arpam e, sebbene capisca il segreto istruttorio, avrei preferito fossimo stati messi al corrente prima della situazione".
Ad ogni modo Catena sfata gli allarmismi e si augura che le indagini si concludano presto e con esiti positivi.
L'ARPAM, contattata telefonicamente, ci ha riferito che maggiori dettagli sulla vicenda verranno comunicati a breve.
È stata consegnata sabato scorso, 8 giugno, presso i locali ospitanti il Municipio di Valfornace, una turbina-spazzaneve donata grazie alla generosità dimostrata dalla cittadinanza di San Mauro Pascoli, che ha aderito alla raccolta fondi promossa da Antonio Sarpieri, titolare della Gelateria Santa Chiara della cittadina romagnola , che ha lanciato il primo maggio scorso l’iniziativa “Un gelato per i terremotati”. Il successo dell’iniziativa è stata evidente, e grazie anche a Doriano Corbelli, che si è guadagnato l’appellativo di “Postino dei Terremotati”, grazie all’attivismo mostrato sin dall’inizio della crisi sismica a favore delle popolazioni, i fondi raccolti sono stati finalizzati all’acquisto donato al nostro Comune.
Il mezzo verrà così usato al fine di rendere meno disagevole la vita nei diversi campi SAE presenti nel territorio comunale, ospitanti la quasi totalità della cittadinanza rimasta senza casa.
"È anche grazie a queste piccole grandi azioni che le popolazioni colpite dal terremoto possono sentire la vicinanza concreta di chi non si è dimenticato di loro e verso i quali la riconoscenza sarà sempre viva" .
"La comunità di Valfornace e l’Amministrazione Comunale ringraziano sentitamente tutti i protagonisti di questa iniziativa”.
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Chi lo fa per rinnovare la propria fede, chi per una persona cara venuta a mancare, chi per l'anno scolastico conclusosi con ottimi voti. Le motivazioni sono davvero tante perché le storie sono tante. Le storie degli 80mila che, partiti ieri sera dallo Stadio Helvia Recina di Macerata sono arrivati questa mattina a Loreto, al Santurario della Santa Casa.
Il Pellegrinaggio Macerata-Loreto è un momento che coinvolge non solo le Marche ma tutta l'Italia (e non solo). Pellegrini di ogni età che hanno deciso di percorrere questi 30 chilometri insieme, uniti sotto al segno della fede in Dio, perché "Non sarai più solo, mai" è anche il motto di questa 41esima edizione.
Abbiamo raccolto alcune testimonianza e vi abbiamo voluto raccontare il 41° Pellegrinaggio Macerata-Loreto con questo video:
Abbiamo incontrato Robertino Paoloni, titolare della Ram System che divide la sua giornata tra gli impegni da dirigente dell’azienda, da neo-sindaco e da papà. Negli anni dei primi sistemi di intaglio pilotati da computer, la Ram System ha sviluppato e distribuito un software specifico in grado di pilotare questi sistemi. Fin dagli inizi l'azienda è stata partner Roland per quanto concerne i sistemi digitali nel mondo della comunicazione visiva. Molte sono le competenze maturate, in oltre 25 anni, nel settore delle arti grafiche e in quello industriale in cui è richiesta l'adozione di sistemi digitali.
“L’Aziende nasce nel 1993 grazie all’incoscienza della gioventù – ci ha spiegato Paoloni -. Abbiamo iniziato in tre e oggi ho completamente acquisito l’Azienda. Avevo 23 anni quando tutto è partito. Ero dipendente di un’altra realtà del territorio e, ripeto, guidato dall’incoscienza della mia giovane età, ho deciso di lanciarmi in questa impresa. Con il senno di poi, posso dire che è andata molto bene e soprattutto rifletto spesso su ciò che ho fatto: oggi, a molti giovani, manca lo spirito d’iniziativa e quel pizzico di spregiudicatezza che a me, hanno portato fortuna.”
“Ho iniziato con la mia esperienza di tecnico grafico e, durante un convegno nel Nord Italia, mi sono reso conto di essere riuscito a dare delle informazioni tecniche a tutti i presenti – ci racconta Paoloni -. Queste informazioni sono risultate vincenti e le persone hanno iniziato a cercarmi perché avevo dato loro delle soluzioni, non dei prezzi.” Paoloni ci indica poi delle sedie nel suo ufficio. “Quello è stato il primo progetto al mondo in cui si è riusciti a personalizzare delle sedie e degli arredamenti per bar e locali: l’idea è stata della Ram System:”
L’Azienda, dopo aver raggiunto una sua posizione stabile sul mercato, negli anni, ha acquisito altre tre realtà. “Attualmente collaboriamo con un fornitore coreano ma l’obiettivo, a breve termine, è quello di riuscire a produrre il tipo di macchina da stampa di cui necessitiamo (quella per grandi formati) direttamente qui. Grazie all’esperienza e alla preparazione di un fornitore limitrofo, riusciamo a realizzare anche tutte le modifiche per delle realizzazioni speciali che ci vengono richieste, di volta in volta, dai nostri clienti. Per noi la personalizzazione è un aspetto fondamentale e riuscire a soddisfare le diverse richieste dei clienti è un grande motivo di orgoglio e sinonimo del fatto che stiamo lavorando nella maniera giusta.”
“Memore del successo avuto in merito al ‘dare e ricevere informazioni’ non ho mai abbandonato quella strada e ho sempre formato e offerto formazione ai miei clienti – ci racconta il titolare della Ram System -. Si tratta di corsi che teniamo noi in azienda o che vengono comunque svolti qui da persone esterne, tra questi anche docenti del Politecnico di Milano. Il nostro organico è inoltre strutturato per lavorare in maniera continuativa, con un consulente aziendale che viene da noi due volte alla settimana. Insieme a lui, collaborano un consulente finanziario, c’è poi la supervisione di un consulente CNA, lavoriamo con uno studio legale (perché le leggi sono tante) e poi ci sono i reparti paghe e sicurezza. Un lavoro d’equipe che ho voluto sin dall’inizio perché ho la mania dell’organizzazione e di delegare: ogni persona qui ha il suo ruolo e lo porta avanti nel miglior modo possibile.”
“Abbiamo iniziato a lavorare principalmente con le Marche poi, con il passare del tempo, abbiamo raggiunto anche l’Umbria, l’Abruzzo, la Bassa Romagna e, più in generale, tutta Italia. In questo momento, ad esempio, stiamo facendo una installazione a Como – ci ha spiegato Paoloni -. In alcune zone d’Italia abbiamo dei colleghi quindi cerchiamo di non creare interferenze e collaborare semplicemente. Abbiamo una piccola parte di lavoro anche all’estero: in Brasile c’è la nostra installazione più grande.”
Un territorio, quello di Loro Piceno e maceratese in generale, che per Paoloni, come per molti altri imprenditori che abbiamo incontrato, rappresenta un motivo di orgoglio, nonostante i sacrifici e le difficoltà. “Per passione ho sempre deciso di mantenere qui l’Azienda – ha proseguito Paoloni -. L’ho volontariamente voluta sul territorio maceratese per due ragioni: intanto perderei le persone con le quali ho iniziato e poi perché sono nato qui e, per me, c’è un dovere etico nel ridare qualcosa al territorio. Spostare un’azienda come la mia da un luogo in cui è sempre più difficile portare lavoro, indubbiamente mi porterebbe dei vantaggi di fatturato ma impoverirebbe la nostra mission.”
“La nostra filosofia aziendale infatti pone al centro la professionalità delle persone e delle aziende. Una professionalità sulla quale lavoriamo ogni giorno con seminari, corsi e focus orientati ad accrescere le conoscenze di tutte le persone che lavorano in estrema fiducia con il team Ram System. Il nostro slogan è infatti "con noi si cresce", in questa frase si evince lo spirito che anima il lavoro quotidiano della nostra azienda e la voglia di crescere insieme ai nostri partner e alle aziende che ogni giorno si avvalgono dei nostri servizi. L’obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento nel nostro settore e nel nostro territorio.”
L'abbiamo trovato in contemplazione delle sue montagne, con un raggio di sole che gli batteva sul viso, seduto davanti alla sua Sae nell'Area Cortine, in zona ovest, a Camerino. Luigi Sansolini ha 86 anni, sarà lui il primo terremotato a ricevere la visita di Papa Francesco domenica 16 giugno, in occasione dell'arrivo del Pontefice nelle zone colpite dal sisma.
"Cosa dirò al Santo Padre? Che sono tre anni che vivo qui, da solo, e che Camerino è stata assassinata" la rabbia e il dolore non si nascondono nemmeno tra le rughe che solcano il viso del Signor Luigi, che non ha nascosto la sua emozione pensando agli ultimi tre anni della sua vita. "Sono stato un operaio edile e ogni giorno andavo a Esanatoglia per lavorare. Ho perso mia moglie dieci anni fa e tre anni fa la mia casa a San Venanzio - ci racconta -. Cosa hanno fatto? Nulla. Quando i soldi c'è da chiederli sono sempre precisi e puntuali mentre quando bisogna darli non si vede nessuno. Siamo stanchi di queste visite che non servono a niente. Hanno assassinato questa Città."
Dalla Sae numero uno a quella numero due, tre, quattro e cinque il sentimento è sempre lo stesso. "Vorremmo regalate al Pontefice dei prodotti del nostro territorio ma non abbiamo più nulla - ci racconta Maria Forotti, anche lei terremotata -. Io e mio marito abbiamo perso la nostra casa in campagna qui a Camerino. Avevamo anche una seconda casa a San Severino Marche: quella è stata completamente buttata giù perché c'era poco da fare. Siamo felici di ricevere la visita del Pontefice ma per noi la situazione è la stessa da tre anni e, mi creda, non è bello vivere qui."
Il Santo Padre atterrerà con il suo elicottero, domenica prossima, 16 giugno, al campetto sportivo sotto alle Sae nell'Area Cortine ovest di Camerino per cercare di dare una parola di conforto a tutte quelle persone che di parole ne hanno sentite fin troppe e che avrebbero invece solo bisogno dei fatti e di una ricostruzione che permetta loro "almeno di poter ricordare il momento in cui potremmo tornare ad abitare la nostra casa e la nostra Città."
Il Garante regionale dei diritti della persona delle Marche, Andrea Nobili, intende costituirsi parte civile nell'eventuale processo ad Ancona per i fatti di Corinaldo, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, quando, fuori nella discoteca Lanterna Azzurra, dov'era attesa l'esibizione in dj set del trapper Sfera Ebbasta, morirono nella calca sei persone tra cui cinque adolescenti e una madre 39enne.
Sono 17 finora (oltre a un minorenne) le persone indagate dalla Procura a vario titolo per reati tra cui l'omicidio colposo plurimo e il disastro colposo.
Il Garante esprime anche perplessità sulla presenza del trapper Sfera Ebbasta nella giuria di XFactor, trasmissione su Sky. "La sua partecipazione - osserva - risulterebbe inopportuna e poco rispettosa nei confronti delle famiglie. Quella della discoteca di Corinaldo è una tragedia che merita particolare attenzione su diversi versanti, ma in primo luogo dobbiamo preoccuparci delle ripercussioni psicologiche che certe scelte possono determinare".
Fonte: Ansa
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, “Chiedilo all'avvocato”.
Questa settimana, le numerose mail arrivate, hanno interessato principalmente la tematica relativa ai rapporti coniugali e nello specifico la possibilità di poter addebitare la separazione nel caso in cui il coniuge abbandoni la casa coniugale.
Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana alla domanda posta da una lettrice di Macerata che chiede: “In caso di abbandono della casa coniugale, è motivo sufficiente per addebitare al coniuge la successiva separazione?”.
Il caso di specie ci offre la possibilità di far chiarezza sul delicato tema della separazione personale dei coniugi nel caso in cui uno dei due violi i doveri nascenti dal matrimonio così come prescritti dall’art. 143 c.c. e nello specifico:“Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia”.
A tal proposito, però, la stessa Corte di Cassazione, ha consolidato il proprio orientamento giurisprudenziale, ritenendo che, “Il fatto in sé dell’abbandono del tetto coniugale deve essere provato, non solo quanto alla sua concreta verificazione, ma anche nella sua efficacia determinativa della intollerabilità della convivenza e della rottura dell’affectio coniugalis, in quanto non costituisce violazione di un dovere coniugale la cessazione della convivenza quando ormai il legame affettivo fra i coniugi è definitivamente venuto meno e la crisi del matrimonio deve considerarsi irreversibile”(Cass. Civ., Sez. VI, ordinanza n. 11162/19, depositata il 23.04.2019).
Pertanto, la fuga del coniuge non è sufficiente per addebitare la separazione, a patto però che la scelta di abbandonare la casa familiare, arrivi temporalmente quando l’accesa conflittualità tra moglie e marito ha definitivamente compromesso la serenità familiare.
In definitiva ed in risposta alla nostra lettrice, risulta corretto affermare che, “L’abbandono della casa coniugale non è elemento sufficiente per l’addebito della successiva separazione quando la crisi matrimoniale risulti precedente all’allontanamento del coniuge poichè tale allontanamento deve imputarsi alla preesistente e duratura compromissione della serenità familiare e all’accesa conflittualità esistente tra i coniugi tale da determinare l’impossibilità di prosecuzione di una civile convivenza” (Cass. Civ., Sez. VI, ordinanza 14591/19, depositata il 28.04.2019).
Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
"Pronto? Ha messo lo scarpe da tennis?". "Sì scarpe da tennis e tonaca da vescovo". "Una bella macedonia". Lo scambio di battute tra Papa Francesco e Monsignor Giancarlo Vecerrica, ideatore del Pellegrinario Macerata-Loreto ha strappato un sorriso a tutti i presenti. Il Santo Padre è infatti intervenuto telefonicamente in occasione dell'avvio del 41° Pellegrinaggio che ha preso il via pochi minuti fa dallo Stadio Helvia Recina di Macerata e che si concluderà domani mattina con l'arrivo al Santuario della Santa Casa di Loreto.
"Io questa sera vi sono vicino - ha proseguito Papa Francesco -. Un caro saluti a tutti voi che siete uniti in questo momento del pellegrinaggio. Anche io vi sono vicino nel pellegrinare, nel camminare, nell'andare avanti: è quello che facciamo tutta la vita per andare incontro alla pienezza di Gesù."
"Questa sera pregherò per voi e voi pregate per me - ha concluso il Pontefice, benedicendo tutti i presenti -. Coraggio, avanti e buon pellegrinaggio a tutti voi."
Dopo l'intervento di Papa Francesco, l'emozionante arrivo della Fiaccola nello stadio maceratese ha aperto la Santa Messa, celebrata dal Cardinale Gualtiero Bassetti.
Il vescovo diocesano Nazzareno Marconi, prima della funzione, ha rivolto ai tanti presenti il suo saluto: "Carissimi amici del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, Eminenza, e cari Confratelli Vescovi di questa bella terra marchigiana, benvenuti a Macerata! Questa nostra Chiesa Locale vi accoglie con affetto e vi ringrazia dal profondo del cuore per la vostra testimonianza di fede. Per noi il Pellegrinaggio è sempre un dono dello Spirito Santo, che ci conferma nella fede. Ancor più stasera, in questa bellissima vigilia di Pentecoste. Da Vescovo e Biblista dovrei citare un testo biblico, e ce ne sono di bellissimi, a commento del tema del vostro pellegrinaggio. Ma preferisco citare un poeta moderno, così amo definire Claudio Baglioni, che è molto più che un cantautore. Nel 1981 inizia così una sua famosa canzone: Strada facendo, vedrai / Che non sei più da solo / Strada facendo troverai / Un gancio in mezzo al cielo. Il segreto, che vince la più radicale solitudine dell’uomo, è scoprire che siamo agganciati al Cielo. La nostra vita scorre, passo dopo passo, senza cadere, se ci agganciamo fortemente a quel punto sicuro, che è l’amore del Padre celeste. È l’amore di Dio Padre, la comunione con Cristo, la presenza dolce e forte nella nostra via dello Spirito Santo, quel “un gancio in mezzo al cielo” a cui è sospesa la nostra invincibile speranza. Auguro a tutti e ad ognuno che stanotte, “strada facendo”, tenuti per mano da Maria, scopriate la verità della mente e del cuore “che non sei più da solo”. Buon pellegrinaggio e che Dio vi benedica tutti."
Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha poi celebrato la Messa insieme a numerosi sacerdoti e vescovi delle Marche, alla presenza di autorità politiche e militari della Regione. Nell’omelia, il cardinale ha affermato che la sua presenza stava "a testimoniare la premura di tutta la Chiesa italiana per questa grande manifestazione di popolo che esprime la fede e la pietà cristiana, così profonde nell’animo di tutti gli italiani". Dopo aver raccomandato a tutti di aver fiducia nello Spirito Santo, il presidente della Cei è entrato nel vivo dei problemi contemporanei, affidandosi al Paraclito, "perché lo Spirito è un amico fedele, che ci riporta sulla retta via, quando sbandiamo". La prima preghiera è stata per l’Italia, “il nostro Paese”, "perché in ogni contrada si possa vivere nella pace e nella concordia, e cresca il senso della solidarietà fraterna". Poi "per i malati, gli anziani e i ricoverati negli ospedali". Ed infine "un grido di allarme nei confronti di un triste fenomeno che riguarda i nostri giovani: la mancanza di lavoro e di prospettive per il loro avvenire. Sappiamo ormai dalle cronache che intere regioni del nostro Paese si stanno spopolando: i giovani, privi di speranza per il futuro, scappano. È triste quel Paese che non sa dare speranza ai propri figli! È triste quel Paese che non sa progettare il futuro, che non riesce a sanare le ferite della propria storia". Da buon vescovo umbro, non ha potuto dimenticare "le persone che ancora vivono nella precarietà a causa del terremoto. Sono passati tre anni dal sisma del 2016 e ancora la ricostruzione si fa attendere".
La Messa è stata preceduta da alcune testimonianze. Jonata, di Firenze, ha raccontato la sua vita con Caterina, dal giorno del matrimonio alla morte della moglie, dopo una via Crucis di sette anni. Un cammino fatto di speranze (ad un certo punto il male era scomparso, avevano avuto un figlio) e di prove "fino a che il Signore le ha chiesto tutto. E lei glieLo ha dato. Non tutto in una volta, ma piuttosto in un cammino, quello della sua croce". Al funerale di Caterina, nella Basilica della Santissima Annunziata di Firenze, c’erano più di 1.500 persone a far festa, con canti e fuochi d’artificio, come voleva lei. "Quel vuoto – ha concluso Jonata – non è mai stato vuoto. È stato colmato con qualcos’altro. Qualcosa che non avverti, se ti muovi troppo bruscamente. Ma se fai attenzione e ti appoggi con delicatezza, ti sostiene. Una compagnia che non finisce più".
Infine l’intervento di Tilly, una dirigente di azienda di Algeri, venuta dal suo Paese proprio per portare una testimonianza al Pellegrinaggio. Dal 1990 al 2000, in Algeria, sono morte 200 mila persone. Anche la Chiesa ha pagato il suo contributo di sangue: un vescovo e quaranta religiosi, per i quali l’8 dicembre dell’anno scorso, ad Algeri, è iniziato il processo di beatificazione. Fra costoro ci sono anche i sette monaci uccisi a Tibrine; di uno di essi, Tilly era amica personale. "Da algerina e cattolica, ho dovuto confrontarmi con le sofferenze del mio Paese – ha detto –. Questi martiri avevano la possibilità di partire e mettersi in salvo, ma hanno deciso di rimanere, fedeli alla loro vocazione e alla popolazione, da cui erano rispettati e amati. Una fedeltà così va ben oltre l’umano, ma ha le sue radici nel sacrificio di Gesù. Grazie a loro, ho acquisito una maggiore consapevolezza del valore che ha vivere insieme nella grazia di chi ha dato tutto per l’umanità. Vorrei che tutto questo servisse per un mondo di solidarietà e pace, nel rispetto e nel dialogo fra tutti gli uomini, al di là della loro origine e delle loro religioni. Monsignor Giampietro Dal Toso, presidente delle Pontificie opere missionarie, ha ringraziato per l’adesione del Pellegrinaggio al mese missionario straordinario indetto dal Papa per il prossimo ottobre.
“Tempi difficili i nostri, in cui la crisi ha portato insicurezza, paura e rabbia. C’è il pericolo di chiudersi in se stessi e seppellire i talenti ricevuti in dono, perché la paura porta alla paura e non fa agire. L’antidoto è la consapevolezza che ognuno è prezioso agli occhi del Signore, perché Dio sa contare solo fino ad uno. Per questo l’altro, amato da Dio come me, non è qualcuno da cui devo difendermi ma un altro me stesso - sono state le parole del Cardinale Bassetti -. La solitudine è inscritta nella nostra natura di essere unici e irripetibili, ma possiamo trasformarla in compagnia se non ci limitiamo a camminare fianco a fianco agli altri ma se alziamo lo sguardo al vero e unico capogruppo: quel Gesù che ha portato con se sulla croce tutte le tragedie di ogni uomo e del mondo”.
È Danilo Doria il nuovo comandante della Polizia locale di Macerata. Proveniente dal Comando di Recanati Doria è risultato infatti il vincitore del concorso indetto dal Comune di Macerata.
Nella sua carriera Doria è stato vice comandante a Recanati e Montelupone ed è tutt’ora responsabile anche della Polizia locale di Massa Fermana. Dal 2000 ha sempre indossato la divisa della Polizia locale prestando servizio a Porto Recanati, Monte Urano, Fermo, Monte Vidon Corrado e Francavilla D’Ete.
Nato a Fermo nel 1979, Doria, dopo il diploma di maturità, nel 2007 si è laureato in Comunicazione istituzionale all’Università degli Studi di Macerata e ha conseguito un Master MsPS – Management sulle politiche integrate di Sicurezza urbana all’Università Carlo Bò di Urbino e attualmente è iscritto al corso di laurea magistrale in Comunicazione e culture digitali di Unimc.
Dopo la sentenza di ergastolo per Innocent Oseghale, emessa lo scorso 29 maggio, torna a parlare la famiglia di Pamela Mastropietro e lo fa attraverso la pagina social a lei dedicata. "Abbiamo aspettato qualche giorno per tornare a scrivere qui - scrivono in familiari in un lungo post -, ma dovevamo metabolizzare. Riflettere".
Soddisfazione per la condanna del nigeriano, quella massima, quella in cui hanno sperato e per la quale hanno sofferto, lottato e lavorato che comunque non restituirà certo Pamela ma che comunque dà la forza per andare avanti, perché si è vinta una battaglia ma la guerra è ancora lunga. Restano ancora molti interrogativi sulla vicenda di cui la famiglia della giovane romana fa un elenco: il nigeriano era da solo o in compagnia? Possono esserci delle responsabilità della Pars? I tre nigeriani, Oseghale, Desmond ed Awelima, sono affiliati alla mafia nigeriana? Questa organizzazione è presente a Macerata e nelle Marche?
Di seguito il post integrale dalla pagina Facebook "La voce di Pamela Mastropietro".
+++UNA BATTAGLIA E’ VINTA: GRAZIE A VOI CHE CI SOSTENETE. LA VITTORIA E’ DI TUTTI+++Abbiamo aspettato qualche giorno per tornare a scrivere qui, dopo la sentenza di condanna all’ergastolo, con isolamento diurno, emessa dalla Corte di Assise di Macerata il 29 maggio scorso, nei confronti di Innocent Oseghale. Ma dovevamo metabolizzare. Riflettere. Sono stati mesi duri, lunghissimi, interminabili. La condanna ottenuta è quella massima. In essa abbiamo sperato. Per essa abbiamo sofferto, lottato e lavorato.Non ci restituirà certo #Pamela, e siamo anche consapevoli che abbiamo vinto una battaglia, non certo la guerra.Ma è una vittoria importante, che ci regala nuova linfa per andare avanti e proseguire nelle nostre battaglie, compresa quella contro la mafia nigeriana.In attesa dell’appello che, sicuramente, i difensori del nigeriano presenteranno nei prossimi mesi, vorremmo che, chi di dovere, andasse avanti nelle altre indagini, rispondendo a questi interrogativi:il nigeriano era da solo o in compagnia? (secondo noi vi era qualcuno, con lui: da accertare in quali momenti ed in che ruolo);la Procura, che è sembrata spesso voler ridurre tutto al minimo, forse per concentrarsi sul processo principale, ha intenzione di aprire, almeno ora, una indagine pure sulla comunità a doppia diagnosi dove Pamela era ricoverata, per accertare eventuali responsabilità penali? (secondo noi, non sono affatto da escludere);Oseghale, Desmond ed Awelima sono affiliati alla mafia nigeriana? (Secondo noi sì: vi sono diversi indizi gravi precisi e concordanti che portano in questa direzione. E non solo loro);questa organizzazione è presente anche a Macerata e nelle Marche? (Molto probabilmente si: basta studiare, analizzare e mettere insieme i dati processuali riguardanti l’omicidio di Pamela ed i moltissimi altri, extraprocessuali, che sono abbastanza evidenti nel denunciare migliaia e migliaia di episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, caporalato, accattonaggio ed altro ancora, che di certo non sono da considerare come reati-fine a sé stanti, ma commessi attraverso reati-mezzo, ossia associazioni a delinquere).Nel frattempo, noi continuiamo a lavorare, perché la brava gente non può aspettare, e noi, ormai,abbiamo questa missione: un po’ perché ce la siamo presa noi, un po’ perché ce l’avete data voi.Ciò detto, vorremmo oggi ringraziare tutte le persone che ci hanno sostenuto in questa prima battaglia e che crescono sempre di più, cosa importantissima per il futuro: dai nostri consulenti tecnici che hanno affiancato il nostro avvocato nel processo, alle associazioni, alla gente comune, di Roma, di Macerata, di tante altre città d’Italia. Ci avete regalato tanta vicinanza, tante emozioni, con piccoli e grandi gesti, con un fiore, con un biglietto, con un messaggio, con la vostra presenza, fisica e/o morale.Ringraziamo anche la Procura di Macerata, con la quale sono stati diversi i momenti anche di duro confronto ma impostati sempre alla massima correttezza e lealtà, ai Carabinieri, che ci hanno fatto sentire un po’ a casa, in una città che non è la nostra e che ormai accomuniamo, inevitabilmente, ai tragici fatti di quel 30 gennaio 2018, a tutte le forze di Polizia. Infine: la sentenza. Dura, durissima, ma certamente commisurata alle atrocità perpetrate a danno di una giovane ragazza. In tanti ci avete scritto, ringraziandoci di avervi fatto ricredere anche nella Giustizia.Noi vi ringraziamo a nostra volta, ma la sentenza- per la quale certamente abbiamo combattuto anche noi- è stata emessa da una Corte di Assise, ossia composta da magistrati togati e popolari. Loro non li possiamo ringraziare, per questo, perché hanno svolto il loro dovere, con imparzialità. Certamente, possiamo però affermare che- questa volta sì- abbiamo assistito, finalmente, ad una sentenza emessa davvero IN NOME DEL POPOLO ITALIANO.
Il Sindaco Pezzanesi e gli Assessori Luconi e Colosi comunicano che nella settimana compresa tra il 10 e il 14 di giugno 2019 il Comune di Tolentino provvederà al pagamento del contributo per l’autonoma sistemazione – CAS relativo ai mesi di aprile e maggio 2019.
Si precisa che dalla data di emissione dei pagamenti si dovrà tenere conto dei tempi applicati dai propri istituti bancari per l’accredito dei bonifici.
Si ricorda agli aventi diritto del Cas di comunicare agli uffici preposti ogni variazione del nucleo familiare, qualsiasi spostamento della nuova sistemazione e l’eventuale riacquisto dell’agibilità della propria abitazione di residenza oppure l’eventuale variazione del proprio iban del conto corrente.
Inoltre si ricorda che possono presentare domanda per avere il Cas, i nuclei familiari che devono lasciare il proprio appartamento per lavori di ristrutturazione in seguito al sisma 2016.
Il Dipartimento nazionale di Protezione Civile ha chiarito che al fine di procedere agli interventi di immediata riparazione o ristrutturazione è riconosciuto, con oneri a carico delle risorse emergenziali, il contributo per l’autonoma sistemazione per i nuclei familiari che a seguito dell’approvazione del progetto esecutivo e a seguito di provvedimento sindacale di sgombro debbano temporaneamente abbandonare l’unità abitativa ove alloggiano, per il tempo necessario e autorizzato anche a seguito di ratifica all’esecuzione dei suddetti lavori.
Il modello per presentare la domanda è scaricabile sul sito del Comune di Tolentino oppure si può richiedere all’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Tolentino, in piazza Martiri di Montalto.
"A ciascuno la sua scuola" , Verba Volant Scientiphico manent", sono alcuni degli slogan scritti negli striscioni che gli studenti del Liceo Scientifico "Galilei" hanno esposto oggi in Piazza Cesare Battisti a Macerata, sotto il Palazzo degli Studi, in un sit-in di protesta che si è tenuto questo pomeriggio alle 19.
Protesta che è iniziata ormai da una settimana da parte degli studenti ed è autorizzata dagli insegnanti che ne condividono il disagio.
Il motivo del contendere, ricordiamo, è il trasferimento degli studenti del Linguistico, che attualmente vanno a scuola all’Ite “Gentili” di via Cioci, a Palazzo degli Studi e il conseguente spostamento dei ragazzi dello Scientifico in parte al “Gentili” e in parte nella sede originale dello scientifico in via Manzoni.
Decisione che era stata presa dalla Provincia (non sono mancati a tal proposito i cori di protesta contro il Presidente Pettinari) ma che in realtà non è stata ancora ufficializzata in via definitiva dai vertici del Palazzo di Corso della Repubblica.
La sede in via Cioci sta stretta agli studenti essendo piccola e priva di laboratori, molto utilizzati degli studenti dello scientifico - fanno sapere - e perché si andrebbero ad accorpare due istituti che poco hanno in comune. Per non parlare inoltre della strana soluzione di inserire solo due sezioni nella sede di Ragioneria. "La Provincia sposti gli uffici no la scuola" , chiedeono.
La soluzione migliore per studenti, personale docenti e Preside, sarebbe quella di creare un unico edificio, cosa che finora non è stata fatta, anzi lo Scientifico ha dovuto subire diversi trasferimenti sempre per una questione numerica.
Già di spazi e numeri stiamo parlando, perché se lo scientifico lamenta la mancanza di una sede unica, il Linguistico - che fa riferimento al Liceo Classico "Leopardi" - rischia di andare quest'anno in sovrannumero di iscritti e dover rinunciare ad alcuni studenti.
Alla manifestazione di protesta di oggi, nella quale si chiedeva un'udienza al Presidente della Provincia, erano presenti anche i genitori degli studenti, tra i quali anche il commissario alla Ricostruzione Farabollini. E hanno preso la parola anche alcuni insegnanti del "Galilei"; si è ricordato - tra le altre cose - come la Provincia abbia un intero palazzo inutilizzato a Piediripa che potrebbe diventare il nuovo Palazzo degli Studi.
Questione annosa, quindi,che spetterà alla Provincia dirimere presto, mentre invece la protesta di studenti, genitori ed insegnanti continuerà se non si dovessero trovare soluzioni idonee.
Sei abitazioni, quattro negozi e un laboratorio dentistico sono tornati di nuovo agibili dopo le scosse di terremoto dell’ottobre 2016 a seguito dei lavori di riparazione, per un importo superiore al mezzo milione di euro, che hanno interessato un complesso in viale Bartolomeo Eustachio, nel centro storico di San Severino Marche.
In queste ore il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, ha revocato l’Ordinanza con la quale aveva dichiarato non agibile l’intero stabile. Un ritorno alla normalità per le famiglie che vivevano nell’immobile ma anche per le attività commerciali ospitate fronte strada.