Incandescente, libera, contemporanea. Montelago Celtic Festival saluta la sua 21ª edizione, definita “la più bella di sempre”.
Quattro rivoluzionari giorni di musica ed eventi no stop che hanno portato nella splendida cornice di Taverne di Serravalle di Chienti un pubblico eterogeneo di giovanissimi, famiglie, affezionati della prima ora, tutti insieme a confermare il rito di un festival che si rinnova e continua a sorprendere.
Con una media consolidata di 10mila presenze al dì provenienti da tutta Italia ed Europa, sono stati letteralmente polverizzati i biglietti in prevendita, e all’apertura dei cancelli in poche ore sono esauriti anche i ticket lasciati disponibili in loco a chi non è riuscito a organizzarsi prima. Indiscussa protagonista la musica, con una line-up da record. A cominciare dai travolgenti Blind Guardian, la band tedesca che ha dato vita a uno show andato oltre ogni aspettativa, preceduto, per la gioia dei fan, dall’eccezionale quanto rara intervista al frontman Hans Kürsch. Superlative, poi, le note di Alan Stivell, l’alfiere della musica celtica d’Oltralpe, l’ispiratore della rassegna, come hanno svelato gli organizzatori, e apprezzatissimi gli statunitensi Gangstagrass, per la prima volta in Italia, con le loro sonorità qui ancora poco conosciute, fra hip hop e bluegrass. E ancora, incantevole, la faroese Eivør (unica data italiana) con la sua voce raffinata, e poi i Wolfstone e il maestro Mark Saul che hanno fatto ballare il pubblico accorso al Main Stage. Senza dimenticare Startijenn, Bards From Yesterday, Mortimer Mc Grave, Kanseil, il mitico Vincenzo Zitello, Symbio, Trad.Attack! e tutti gli altri protagonisti della memorabile maratona musicale sui 5 palchi della rassegna.
Tutto esaurito anche alla Tenda Tolkien, dove guidati dalla madrina Loredana Lipperini, durante il giorno dopo le conferenze, i presenti, si sono intrattenuti con gli ospiti come Maura Gancitano o Andrea Donaera, per approfondire i temi degli incontri, mentre al calar della notte si è accesa la magia del cinema. Luogo di stregonerie e incantesimi, il padiglione The Riddle Pit è stato per tutta la durata della manifestazione il punto di riferimento per i giocatori delle sessioni multi-tavolo, mentre la nuova arena Balfolk Stage si è riempita di canzoni e balli. Sold-out gli oltre 50 workshop per scoprire o affinare il proprio talento fra lezioni di musica e danze folk, artigianato, storia e natura, osservazione del cielo e trekking outdoor. Da brividi le cerimonie con rito celtico alle tende Arwen e Eowyn, i suggestivi fuochi e le rievocazioni all’Accampamento Storico. Senza rinunciare all’agone sportivo, presso l’Arena Avalon, teatro dei tradizionali giochi celtici, del rugby e delle esibizioni Strongman, per vedere fondersi forza, coraggio e tanto divertimento. Un programma intenso e vastissimo capace di coinvolgere tutti: atmosfere inclusive e tanti spazi dedicati ai più piccoli come la Tenda Kids o il Family Village.
Del resto, ventun anni di storia significa accogliere appassionati della prima ora che oggi sono padri e madri, ma anche nuovi ospiti attratti dai racconti di chi ha già vissuto la magia dell’Altopiano. C’è persino chi come Dan in sella al suo Liberty 50 è partito da Verona - 500km e 13 ore di viaggio sul percorso appenninico – per poter tornare una seconda volta al Festival che l’aveva stregato-.
Un’edizione che, allo stesso modo delle precedenti, si è svolta in sicurezza e tranquillità, senza incidenti, grazie alla collaborazione con il Comune di Serravalle, la Protezione civile regionale, i Vigili del fuoco, le Forze dell’ordine, la Croce Rossa, Macerata Soccorso, centinaia di volontari e che vince la sfida ecologica: “Ecoevents” anche per il 2024, il prestigioso riconoscimento attesta l’impegno costante nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità ambientale, promosso e sostenuto in primis dagli organizzatori ma portato avanti, con grande responsabilità, da tutti i partecipanti.
Il direttore artistico Michele Serafini: “Un giorno in più di programmazione vuol dire valutare e modificare tanti aspetti organizzativi ma era necessario, già da qualche anno le persone arrivavano ai cancelli almeno da mercoledì. In questa piccola città che dura solo quattro giorni abbiamo visto, anche in questa edizione, un senso di appartenenza e collaborazione di coloro che partecipano. Uno dei segreti del Festival è non avere spettatori ma partecipanti. Chi viene a Montelago è attivo, c’è un interessante fenomeno di autogestione di chi, oltre a prendere parte alle mille attività come workshop, conferenze, cammini e tanto altro, si prende cura dell’ambiente e degli spazi che costruiamo. L’edizione 2024 ne è stata la conferma.”
Montelago Celtic Festival è un evento firmato La Catasta e organizzato in collaborazione con
Regione Marche, Provincia di Macerata, Comune di Serravalle di Chienti, Cosmari, Contram, Università di Camerino, Protezione Civile e Croce Rossa.
La replica del sindaco Fabrizio Ciarapica alla critica di Giulio Silenzi sulla spiaggia libera per i cani di Civitanova che in una diretta facebook l'ha definita: «E' deserta. Non c’è l’acqua, manca pure l’ombra»:
“Fortunatamente il servizio confezionato da Silenzi e dai suoi collaboratori sull’area cani ha sortito il solo effetto di renderlo ridicolo davanti alle persone. L’acqua - spiega - è stata sospesa nella giornata di ieri a causa di un intervento manutentivo sulla linea. Abbiamo cercato di ripristinare il servizio quanto prima. Infatti questa mattina mi sono recato personalmente nell’area per sincerarmi che tutto era tornato alla normalità.
Guarda caso, Silenzi, approfittando di un’interruzione momentanea, ha preso la palla al balzo per sghignazzare e svilire un servizio che per la prima volta abbiamo lanciato a Civitanova per attrarre sempre più persone. Capisco che a Silenzi “brucia” dover constatare come questa idea non sia figlia della sua amministrazione dove ha ricoperto per ben cinque anni il ruolo di assessore al turismo, ma tutti sanno come le uniche presenze di cui si preoccupava erano quelle degli zingari e dei commercianti abusivi.
Difendo l’utilità e l’importanza delle aree cani attrezzate sulla spiaggia libera, un servizio avviato in via sperimentale, per una città turistica come Civitanova che con impegno e sacrificio stiamo cercando di rendere sempre più accogliente, anche per coloro che amano e vivono con un amico a quattro zampe. Questa mattina in spiaggia ho incontrato dei turisti di Torino (foto) che mi hanno raccontato di aver scelto Civitanova perchè avevano letto la notizia che era possibile andare in spiaggia con il proprio cane. Un riscontro positivo che ci incoraggia a fare sempre meglio. Infatti, stiamo già interloquendo con la Regione per poter, dal prossimo anno, dare anche ai nostri cani la possibilità di fare il bagno”.
In un'epoca in cui la tecnologia agricola avanza a passi da gigante, è affascinante riflettere su uno degli strumenti più antichi e fondamentali dell'agricoltura nonché la prima applicazione di forza non umana nel contesto agricolo: l'aratro. Questo attrezzo, che ha permesso all'umanità di trasformare la terra in coltivazioni rigogliose, continua a essere un simbolo di innovazione e tradizione. Ma come si inserisce l'aratro nella storia moderna dell'aratura? Per scoprirlo, abbiamo intervistato l’agronomo Gino Pasquali, già presidente della provincia e del Cermis “N.Strampelli” (Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale) che ci ha offerto un’interessante e utile spiegazione sulle varie tipologie di questo attrezzo agricolo.
"Tra gli arnesi agricoli c’è il classico aratro bivomere destro che i contadini utilizzavano per cercare di creare le condizioni di abitabilità per le piante ossia, in gergo tecnico, per favorire la tessitura del terreno adeguata affinché nella radice circoli aria e acqua; elementi nutritivi, quest’ultimi, essenziali per far crescere bene le colture", spiega Pasquali, che è poi passato a illustrare una diversa tipologia.
“Un altro tipo di aratro era concepito per eliminare le erbe infestanti ribaltando il terreno e facendo così finire la parte superficiale sotto il solco e la parte sottostante sopra. Questo metodo, sebbene efficace, è stato superato da tecniche più moderne e meno costose come l'uso del ripper”.
"Quest'ultimo- prosegue l’agronomo Pasquali-, contrariamente, non ribalta il terreno ma lo rimuove lasciandolo sul posto. In questo modo, il suolo agrario, dove rimangono le radici delle piante e la sostanza organica, viene preservato e rimane fertile fino ai 50 cm di profondità. Il ripper ha anche i suoi limiti: non riesce a dominare le infestanti che rimangono in superficie. Nonostante questo, alla prima pioggia, quando il terreno si tempera, diventa morbidissimo, permettendo di preparare un letto di semina eccezionale".
In conclusione, mentre l'aratro tradizionale ha lasciato il posto a tecniche più moderne, il suo ruolo nella storia dell'agricoltura rimane insostituibile. La continua evoluzione degli strumenti agricoli riflette il progresso e l'adattamento alle nuove sfide ma il legame con la terra e le sue tradizioni resta forte e vitale, così come il rapporto tra l'essere umano e l'agricoltura: “Anche per il pensiero c'è un tempo per arare e un tempo per mietere”, come scriveva Ludwig Wittgenstein.
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Due abitazioni tornano agibili, dopo i lavori di ricostruzione post terremoto, nelle frazioni di Cesolo e di Palazzata.
A Cesolo, in viale Santa Margherita, un edificio interessato da opere di recupero finanziate con un contributo pubblico di circa 100mila euro è stato nuovamente dichiarato agibile dal sindaco, Rosa Piermattei, dopo la dichiarazione di fine lavori presentata da un tecnico incaricato dalla proprietà.
E’ di 50mila euro il contributo pubblico concesso dall’Usr della Regione Marche per i lavori di riparazione del danno con rafforzamento localizzato dalle struttura che hanno interessato un’abitazione nella frazione di Palazzata. Anche in questo caso il primo cittadino settempedano, ricevuta la dichiarazione di fine lavori, ha revocato l’Ordinanza con la quale, a suo tempo, aveva dichiarato non utilizzabile la struttura.
In Italia sono circa 6 milioni le persone affette da problemi alla tiroide, ghiandola dalla particolare forma a farfalla situata alla base del collo.
Gli ormoni prodotti dalla tiroide (tiroxina e triiodotironina), sono coinvolti in numerose dinamiche essenziali, regolando i processi fisiologici per il mantenimento della salute e del benessere. Tra questi, spiccano le funzioni metaboliche, necessarie a adeguare il nostro corpo alle necessità energetiche.
Negli ultimi anni, l’attenzione per questa importante ghiandola si è ampliata e con lei le notizie che circolano, e il rischio di incappare in informazioni scorrette, o vere e proprie fake news, è alto. Si parla infatti di “dieta della tiroide”, benefici dall’esclusione di particolari alimenti… Ma c’è davvero un fondamento scientifico?
Iniziamo a precisare che non esiste una dieta specifica per la tiroide, ma ci sono nutrienti (quali iodio, selenio, ferro, zinco, rame, magnesio, vitamina A e vitamina B12) che influenzano la sintesi e la regolazione degli ormoni tiroidei durante tutta la vita.
Lo iodio è sicuramente il primo elemento a cui pensiamo quando si parla di tiroide. Questo micronutriente è essenziale per il corretto funzionamento della ghiandola, lo possiamo assumere in quantità adeguate consumando (moderatamente!) sale iodato, pesce e frutti di mare. Per i soggetti affetti da ipertiroidismo invece il suo consumo dovrebbe essere controllato: sarebbe meglio utilizzare sale marino non iodato, mentre tutti gli altri alimenti, compresi pesci e frutti di mare, possono far parte della dieta.
D’altra parte, invece, vengono spesso demonizzati soia, glutine e l’intera famiglia delle crucifere (composta da cavoli, broccoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles e compagnia), soprattutto in chi soffre di ipotiroidismo o tiroidite autoimmune. Perché questo accanimento? Soia e crucifere vengono accusate di interferire con l’assorbimento dello iodio, mentre il glutine viene erroneamente associato a un aumento dei livelli di infiammazione nel corpo. In realtà, si tratta di informazioni prive di fondamento scientifico, che finiscono per tradursi in vane restrizioni a tavola.
Le uniche informazioni disponibili riguardano i cavoli, anche se le quantità che hanno dimostrato di rallentare la funzione tiroidea sono di circa un chilo e mezzo al giorno, mangiato crudo ogni giorno per parecchi mesi! Si tratta ovviamente di casi limite, evitabili seguendo una dieta varia, mai monotona. E se proprio vogliamo stare tranquilli, possiamo cuocere questi ortaggi per inattivare i glucosinolati, riducendo così la capacità di interferire con la sintesi di ormoni tiroidei. Al massimo, in caso di specifiche disfunzioni tiroidee, occorre seguire scrupolosamente la terapia indicata dall’endocrinologo, mai fare di testa propria e ricordare che si può mangiare di tutto.
In linea generale vale sempre la regola del buon senso: una dieta varia, sana e bilanciata fa bene alla nostra salute, tiroide inclusa.
Agosto ha portato con sé l'approvazione in commissione giustizia dell’emendamento che parifica la cannabis light a quella non light. Questo emendamento va a modificare il Ddl sicurezza, che verrà poi presentato in Camera dei Deputati e Senato. Se venisse approvato dal Parlamento, sarebbe vietata la produzione e la vendita della cannabis light, ovvero la cannabis con un contenuto di Thc inferiore allo 0,2%, resa legale e commerciabile dalla legge 242 del 2016.
L’obiettivo, viene detto, è quello di "evitare che l'assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale".
Dagli operatori del settore e dalle voci della minoranza sono arrivate le prime critiche a questo emendamento, colpevole, secondo le parti, di "bloccare un settore in espansione, ad alto tasso tecnologico e che dà lavoro a giovani". Il Ddl verrà votato a settembre.
Abbiamo però ascoltato la voce di un operatore del settore, Alessandro Luca Marconi, titolare del negozio CBweed Shop Macerata, per capire il suo punto di vista.
"La scorsa notte hanno inserito questo emendamento che inizialmente era stato sospeso. Per noi, come sempre, è un segnale negativo dal Governo, che non considera una filiera così grande come quella della cannabis industriale. È un settore in espansione, e per la stragrande maggioranza siamo under 35. Le aziende in Italia sono molte. Le stime di occupazione parlano di 15.000 lavoratori. Sono aziende italiane che lavorano in diversi campi, perché abbracciano dal settore agroalimentare a quello tessile passando per il cosmetico", spiega Alessandro.
"C’è un forte pregiudizio. È tutto basato su pretesti antiscientifici. Il Thc contenuto è ai più bassi livelli possibili. L'Oms stessa ha dichiarato che la cannabis light (o industriale) non ha capacità drogante. E qui si potrebbe aprire un discorso molto ampio. Questo mercato, anche secondo la corte europea, dovrebbe essere lasciato libero - continua Alessandro -. Tra l’altro in Italia, anche grazie al clima e ai terreni, ci sarebbe la possibilità di ampliare la produzione di Cannabis light per l’esportazione oltre che per il mercato interno. Questa filiera ha dimostrato che era possibile recuperare terreni in disuso, con una linea di produzione ecologica e che pulisce il terreno".
Concentrandosi poi sulla filiera made in Italy: "L'azienda per cui lavoro - ci dice Alessandro - opera tra il sud della Romagna e il nord delle Marche. Lavoriamo con aziende di Jesi, di Pesaro e di Urbino. Per noi è quindi preoccupante questo accanimento perché, come già successo, bloccherebbe un intero settore. Poi ovviamente il decreto non è legge. Dobbiamo aspettare e capire se passerà alle Camere".
"Le associazioni di settore si occuperanno di portare avanti tutti i ricorsi del caso - aggiunge -. Perché non è solo una questione interna, ma qualcosa che si va ad interfacciare con il quadro normativo europeo. Una delle cose che sta facendo Canapa Sativa Italia, un’associazione di settore, è infatti un ricorso a livello europeo, andando a lavorare sul principio di libera circolazione delle merci e sul rispetto dei criteri comunitari".
"Quando si parla di Canapa industriale si parla di un mondo vasto con una grande varietà di prodotti - conclude Alessandro -. Non capiamo perché ci dovrebbe essere questo accanimento".
Ieri mattina, giovedì 1 agosto 2024, l’ATO 3 Macerata si è riunito in assemblea dei Comuni soci, con una percentuale di sindaci presenti di poco inferiore al 90%, dando di fatto il via in modo unanime al processo che speriamo tutti, porterà all’affidamento della gestione dell’acqua.
I punti cardine della questione sono: la gestione dell’acqua in mano pubblica, la salvaguardia dei lavoratori, la partecipazione di tutti i comuni e la salvaguardia delle aziende.
Un processo lungo, dove i modelli hanno avuto più nomi, a volte i toni si sono alzati, diventando aspri, ma questo fa parte del dibattito democratico, comunque da entrambi le parti, l’intento era sempre lo stesso, mantenere i principi sopra citati.
Ieri la politica ha dato un bel segnale, l’unico che i cittadini da tempo aspettavano, l’unanimità, su un tema tanto importante qualsiasi altro esito di voto sarebbe stata un fiasco. Grazie all’accelerazione imposta dal presidente Gentilucci, dal lavoro svolto dai tecnici messi in campo dalle aziende e dall’impegno dei sindaci si è giunti al progetto di aggregazione che prevede la costituzione di una società consortile, partecipata dai Comuni e dalle società operative, tramite la fusione di SI MARCHE e UNIDRA e successivo ingresso di CMA, Acquambiente Marche e SAN, per la definitiva approvazione del progetto si procede preliminarmente a consultare all’Autorità indipendente (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), al fine di ottenere una pronuncia su aspetti tecnici dell’operazione.
Tutte le Aziende e relativi Sindaci
ASSM Mauro Sclavi e Sindaci soci
ASSEM Rosa Piermattei e Sindaci soci
APM Sandro Parcaroli e Sindaci soci
ASTEA Francesco Pirani Sindaci Osimo, Emanuele Pepa Sindaco Recanati e Sindaci soci
ATAC Fabrizio Ciarapica e Sindaco soci
Acquambiente e Sindaci soci
La CISL FP Macerata esprime soddisfazione per l'avvenuta firma di n. 03 contratti di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, di cui 2 Funzionari Tecnici ed 1 Funzionario Amministrativo, presso la Provincia di Macerata in pieno accoglimento anche delle sollecitazioni sindacali che da sempre la CISL ha rivolto a tutti i livelli di Governo, dagli Enti Locali alla Presidenza del Consiglio dei Ministri passando attraverso la preziosa collaborazione del Commissario alla Ricostruzione per la stabilizzazione dei dipendenti a tempo determinato sisma ovvero dei professionisti nella quasi totalità Tecnici precari che stanno operando negli Uffici Sisma di Comuni, Province, Regione ed USR nelle Marche.
"Dopo aver chiesto al Governo, al Commissario "ad acta", a Parlamentari e Senatori Marchigiani l'adozione di norme che consentissero di proseguire i rapporti di lavoro a tempo determinato di profili di ingegneri, architetti, geometri o amministrativi assunti nei giorni del terremoto, per affrontare l’emergenza, e che negli anni hanno assunto il ruolo determinante di progettisti o istruttori delle pratiche di ricostruzione, di opere sia private che pubbliche -sottolinea Alessandro Moretti Responsabile CISL Funzione Pubblica del Territorio di Macerata - la procedura di stabilizzazione conclusa presso la Provincia di Macerata, ci ripaga degli sforzi profusi per il raggiungimento di questo risultato, ad onore del vero, procurato anche a lavoratrici e lavoratori impiegati presso anche altri Comuni del Territorio".
"Pertanto la CISL FP - conclude Moretti - proseguirà nell' opera di ascolto delle maestranze coinvolte in tutti gli enti del Comparto Funzioni Locali e di controllo dell' andamento delle decisioni governative e locali affinché tutto il precariato possibile, seppure residuale, anche in materia di SISMA, venga a scomparire".
Continuano a ritmo serrato i lavori per riqualificare il Polisportivo comunale in vista del nuovo campionato di Serie D. A fare il punto, è l’assessore ai Lavori Pubblici Ermanno Carassai: "Dopo aver ultimato il rifacimento dei servizi igienici, lato tribuna mare e quelli per donne e diversamente abili nella tribuna coperta, sono in fase di ultimazione i servizi igienici, sempre della tribuna coperta, i cui lavori termineranno dopo il periodo feriale".
Tanti altri i lavori in via di ultimazione: "Gli operai stanno provvedendo anche alla sistemazione dei cancelli - continua Carassai -, dell'ingresso lato mare e relativa tettoia. A breve si procederà con l’installazione dei nuovi infissi negli spogliatoi. Abbiamo rifatto sia l'anello perimetrale che le linee di distribuzione dell’impianto di irrigazione che è passato da sei settori a dodici. Sono stati aumentati anche gli irrigatori da 18 a 24. I lavori eseguiti dalla ditta Gsm di Giustozzi Paolo di Piediripa, termineranno tra circa dieci giorni. Infine sono in corso le ultime verifiche strutturali per procedere alla sostituzioni dei fari di illuminazione e i lavori prenderanno il via dopo il periodo feriale. Prestazione che non interferirà con lo svolgimento delle attività sportive".
"Ad oggi - conclude l’assessore - lo stanziamento complessivo del restyling ammonta a 532 mila euro. Un impegno economico importante da parte dell’amministrazione comunale finalizzato al ripristino di una struttura sportiva che evidenzia i segni tangibili del tempo trascorso dalla sua realizzazione. Quando tutti i lavori saranno portati a compimento consentiranno alla Civitanovese e alle società sportive che utilizzano la struttura di affrontare la tanto attesa serie D e di svolgere quindi l’attività sportiva”. L’assessore annuncia che "è intenzione dell’amministrazione comunale inserire nel prossimo bilancio ulteriori somme per continuare la riqualificazione del Polisportivo”.
Una galleria d’arte a cielo aperto che unisce scultura e natura premiando la contemporaneità. La Città di San Severino Marche ha inaugurato il “Percorso d’incanto” scoprendo, lungo la strada che conduce a Castello, le opere dei tre finalisti della prima edizione del concorso Premio Colle Montenero.
Un nuovo biglietto da visita ma anche una base di partenza per incamminarsi alla scoperta di uno dei migliori panorami con affaccio sul nucleo urbano. Le tre sculture, opera di Vincenzo Maione, Fabrizio Pedrali e Beate Gundula Bennewitz, sono un inno alla creatività.
Maione, alias Becho, ha lavorato la terracotta per realizzare la sua “Kodama”. Lo spunto è arrivato da una personale curiosità dell’autore sulle leggende e i miti giapponesi della natura. “Il significato di kodama s'è modificato nei secoli – spiega Maione - Inizialmente era una divinità della natura legato agli alberi, capace secondo alcuni di spostarsi da un albero all'altro, ma anche un suono, visto che si pensava che si divertissero ad imitare le voci umane nelle foreste, creando echi. Poiché il kodama possiede poteri sovrannaturali, abbattere un albero ritenuto dimora di un kodama è considerato fonte di sventura, pertanto i giapponesi usano marcare i tronchi di quegli alberi con una una corda sacra detta Shimenawa, mentre vedere un kodama è reputato un buon auspicio perché significa che il luogo è vitale e pieno di energia positiva”.
Ha unito marmo cristallino, cedro del Libano e acciaio inox, invece, Fabrizio Pedrali, l’autore di “Mira”. Il messaggio che ha voluto trasmettere è di non avere una scultura statica ma un’opera dove l’osservatore possa diventare fruitore della stessa creando movimenti e giochi in relazione ai suoi stati d’animo.
Si è affidata infine a materiali di riciclo per la sua “Dea Mediterranea” Beate Gundula Bennewitz. La sua scultura riprende una divinità raffigurata sin dall’antichità come donna formosa, nuda, con seni, fianchi gambe e glutei molto pronunciati, simbolo di fecondità. Un richiamo anche alla dea Feronia, un mito appartenente alla città di San Severino Marche.
L’idea del Premio Colle Montenero ha visto protagonisti, insieme, il Comune, la Regione Marche e l’Accademia di Belle Arti di Macerata oltre ai Musei di San Severino.
Alla cerimonia d’inaugurazione del “Percorso d’incanto” erano presenti il sindaco della Città di San Severino Marche, Rosa Piermattei, il vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi.
Nella serata di giovedì primo agosto, lo Sferisterio di Macerata ha ospitato "Notte Morricone", uno spettacolo di danza presentato dal Macerata Opera Festival in collaborazione con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, ideato e firmato dal coreografo spagnolo Marcos Morau. A nutrire il racconto teatrale naturalmente le musiche di Ennio Morricone, riadattate dirette e registrate da Maurizio Billi alla guida dell'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini"
All'indomani della messa in scena, "Notte Morricone" ha suscitato un acceso dibattito tra il pubblico presente. A chi lo ha definito "uno spettacolo meraviglioso", si contrappongono anche pareri negativi
.In particolare, la consigliera del gruppo misto del Comune di Macerata Sabrina De Padova ha espresso il suo disappunto attraverso un post su Facebook. De Padova ha criticato duramente la mancanza di un'orchestra dal vivo, elemento che considerava indispensabile per un omaggio adeguato al grande maestro Morricone, sostituita invece da "musiche registrate che si sentivano malissimo". Inoltre, ha descritto il balletto d'avanguardia come "eccessivamente astratto, creando un'atmosfera kafkiana" che ha reso lo spettacolo difficile da apprezzare.
Il malcontento espresso dalla consigliera ha trovato eco tra altri spettatori, che hanno condiviso la loro delusione nei commenti sotto il post. Uno di essi ha scritto: “Sono riuscito a stare 20 minuti mi aspettavo un'orchestra e un balletto mi sono ritrovato uno spettacolo pesante dicono d'avanguardia. Certamente una presentazione ingannevole...”. Anche un altro spettatore ha definito lo spettacolo “ingannevole”.
L'esperienza negativa di questi spettatori, che evidentemente si aspettavano uno spettacolo diverso da quello a cui hanno poi assistito, solleva importanti riflessioni sulla necessità di una comunicazione chiara e trasparente riguardo alla natura degli eventi culturali.
L'inclusione di un'orchestra dal vivo avrebbe sicuramente potuto soddisfare le aspettative di chi associa il nome di Ennio Morricone a performance musicali dal vivo di grande impatto emotivo. Al contrario, l'approccio avanguardistico di Morau ha dimostrato che le interpretazioni artistiche possono essere soggette a fraintendimenti, soprattutto quando il pubblico non è adeguatamente preparato ad accoglierle.
In ogni caso, al termine dello spettacolo, che ha registrato il sold-out, ci sono stati applausi e non è mancato chi ha espresso il proprio apprezzamento sui social: "La serata più bella di questa stagione; sono ventinove anni che vengo allo Sferisterio, quella di ieri me la ricorderò per sempre...grazie Aterballetto per le immense emozioni che avete regalato, il maestro Morricone era lì sul palco ieri sera". "Notte Morricone" da ottobre comincerà la sua tournée "indoor" in moltissimi teatri italiani ed europei.
(Credit foto: Luna Simoncini)
Dove si trovava realmente Dante nei giorni in cui, secondo i suoi celebri versi, si ritrovò "in una selva oscura"? Pare che fosse in missione segreta nelle Marche, sui Monti Sibillini.
La rivelazione proviene da un documento che sarà pubblicato in esclusiva sul prossimo numero di Sette del Corriere della Sera. L'annuncio è stato fatto dalla coppia di autori Rita Monaldi e Francesco Sorti, che al "Sommo Poeta" hanno dedicato una trilogia di duemila pagine.
"Finora - spiegano Monaldi e Sorti all'ANSA - avevamo vari documenti che menzionavano esplicitamente Dante. Tuttavia, molti di essi sono copie realizzate successivamente, anche dopo secoli. Solo 15 erano gli originali medievali che menzionavano Dante prima dell'esilio. Ora diventano 16".
Nel terzo volume della loro trilogia, basata su approfondite ricerche tra fonti storiche originali, gli autori hanno già riportato alla luce documenti che mostrano la presenza di Jacopo Alighieri, figlio del poeta, nelle Marche meridionali, tra Fermo (dove risiedeva un ramo degli Elisei, discendenti di Cacciaguida degli Elisei, avo di Dante) e l'abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra (fondata da san Bernardo di Chiaravalle, che nella Divina Commedia guida Dante sulla cima del Paradiso).
Ora, da un antico registro di lettere risalente al biennio 1299-1300, individuato nell'archivio del comune di San Ginesio, emerge il nome di Dante. "Questo documento era stato notato oltre mezzo secolo fa da un francescano, che lo ritenne così incredibile da accantonarlo come un caso di omonimia. Grazie alla digitalizzazione degli archivi, è stato possibile effettuare i necessari riscontri e confermare che il Dante menzionato è davvero il poeta", spiegano gli studiosi.
"Il documento - aggiungono - è un registro di lettere in cui il poeta fiorentino figura come latore di corrispondenza giudiziaria nell'aprile 1300, proprio nei giorni in cui l'Alighieri nella Commedia ambienta il suo viaggio nell'aldilà".
Il documento, come spiegano i due studiosi, “è rarissimo anche a prescindere da Dante, poiché nelle Marche le guerre tra Guelfi e Ghibellini e successivamente le incursioni dei Capitani di ventura hanno causato tali distruzioni che molti archivi (o perfino interi archivi) possiedono atti solo dal Quattrocento in poi. Sarnano, confinante con San Ginesio e altrettanto antica, possiede solo poche decine di pergamene".
È estate anche a Macerata nonostante la lontananza dal mare. Eventi e cultura attirano i turisti nel borgo marchigiano. Abbiamo ascoltato alcuni ristoratori del capoluogo per comprendere le loro impressioni sul luglio appena concluso e sulle aspettative per il mese di agosto.
"Con Musicultura e con l’inizio della stagione lirica qui a piazza Mazzini c’è stata molta affluenza. Ci sono molti più turisti dello scorso anno. Io sto lavorando molto bene. Spero che Macerata sia così tutto l’anno, con turisti e visitatori e non solo d’estate. Solo commenti positivi per questo luglio, aspettando il mese di agosto", ci spiega Raffaele, titolare dello 019 di piazza Mazzini.
“Non ci possiamo lamentare, anzi tutt’altro. Ora non so se questo è un fatto generalizzato. - ci spiega Agnese di Osteria Agnese - Credo che ci sia più gente dello scorso anno. Sono piaciute anche di più le opere proposte dal Macerata Opera Festival. Questi eventi ci danno una grande mano. Certo che se non ci fossero, la gente non manca. Si lavora con la gente di passaggio, con i lavoratori, con gli studenti che vengono con le famiglie a scegliere la casa. Se il lavoro lo annaffi tutti i giorni alla fine raccogli qualcosa. Noi puntiamo su una cucina tradizionale che piace molto”.
"Noi non siamo aperti di sera, quindi la mia percezione dell’estate e della presenza dei turisti è falsata. Però a pranzo devo dire che ultimamente ci sono. Principalmente nel mese di luglio, che è andato bene. Gli eventi serali hanno attirato qualcuno a rimanere in città per una notte. Così poi il giorno dopo visitano la città - ci spiega Nicole, di Verde Caffè - ho visto molti turisti francesi e diversi turisti italiani di altre regioni. Nel complesso questo luglio è andato bene e non me lo aspettavo, perché poi di sera siamo chiusi e la nostra attività lavorativa si sposta a Civitanova Marche. Di solito noi lavoriamo con uffici e università, quindi in questo periodo di solito il lavoro cala. Invece abbiamo mandato avanti la stagione con i turisti che, rispetto agli anni passati, sono aumentati".
Impressioni positive quindi, in tre diverse zone del centro e con diverse proposte di menu e di ristorazione. I turisti giornalieri aumentano e gli eventi attirano curiosi nella città, nonostante il caldo.
Il concetto di convivialità, dal latino cum-vivere, ossia vivere insieme, radicato nel nostro passato, continua a rivestire un ruolo centrale nelle interazioni sociali odierne. Sedersi attorno a una tavola non è solo un atto fisico; è un rito che incoraggia il dialogo, la condivisione e l'unione tra le persone. La tavola diviene, così, un simbolo di umanità, un luogo dove si instaurano relazioni significative, dove si ride, si discute e si prendono decisioni importanti.
"Mangiare in compagnia" ha numerosi benefici per la salute fisica e mentale, oltre che rafforza i legami familiari, come dimostrato da due diverse ricerche scientifiche.
La prima ricerca, condotta dall'Università del Minnesota e pubblicata su "Family, System and Health", evidenzia che consumare pasti in compagnia può ridurre i livelli di stress e mantenere alto l'umore per l'intera giornata. Questo effetto positivo è particolarmente segnalato da tedeschi e italiani. Inoltre, maggiore è la frequenza dei pasti condivisi e più forti sono i legami sociali. Tuttavia, lo studio rileva che il 20% degli italiani si limita a condividere sui social media le foto dei pasti prima di consumarli, una tendenza osservata anche tra americani e tedeschi.
La convivialità si manifesta fortemente attraverso il cibo, che non è semplicemente un nutriente, ma un veicolo di comunicazione e cultura. Ogni piatto, ogni gesto culinario porta con sé storie e tradizioni, creando un legame tra chi cucina e chi consuma. Secondo Roland Barthes, il cibo è un "sistema di comunicazione", e questa sua natura trascende il semplice atto del mangiare, trasformandolo in un'esperienza condivisa ricca di significati.
Quando ci si siede insieme a tavola, si attiva un protocollo di usi e comportamenti che definisce le relazioni sociali. La scelta dei cibi, la loro presentazione, e persino le modalità di consumo fungono da espressioni del contesto culturale in cui viviamo. Ogni pasto diventa quindi un'opportunità per esplorare e celebrare le nostre identità.
La seconda ricerca, pubblicata su "Nutrition Research" e condotta dalla nutrizionista Elisabetta Bernardi dell'Università di Bari e dal professore associato Francesco Visioli dell'Università di Padova, esplora il legame tra convivialità a tavola e la riduzione delle malattie cronico-degenerative, rimarcando un maggiore benessere psicologico e longevità in chi “mangia in compagnia”.
Gli studiosi sottolineano l'importanza della preparazione e condivisione del cibo come componente essenziale delle diete sane, come la dieta mediterranea. La ricerca ha monitorato risposte infiammatorie, pressione sanguigna, frequenza cardiaca e livelli di cortisolo dei pazienti che hanno partecipato alla ricerca, dimostrando un legame diretto tra convivialita’ e felicità, salute, longevità. Tuttavia, i meccanismi esatti di questa relazione richiedono ulteriori studi.
Nella frenesia della vita contemporanea, spesso trascuriamo l'importanza di questi momenti. L'atto di condividere un pasto può ridursi a un mero consumo, perdendo la sua ricchezza simbolica. È fondamentale riscoprire e valorizzare la convivialità, rendendo il pasto un momento di connessione autentica. Entrambe le ricerche suggeriscono inoltre che politiche di sanità pubblica volte a ridurre la solitudine e promuovere la condivisione dei pasti possono migliorare significativamente la salute generale della popolazione.
In queste giornate estive a Montecassiano sono riapparse le magliette rosse dei ragazzi di "Cistoaffarefatica". L’amministrazione comunale ha aderito anche quest’anno al progetto finanziato dalla Regione Marche e coordinato da CSV Marche.
Hanno risposto all’appello ben quattro squadre di giovanissimi i quali, guidati dai tutor Lorenzo ed Elisabetta e con la preziosa direzione dell’esperto volontario Dino Tartabini, hanno effettuato lavori di manutenzione degli arredi dei parchi in via Mei Gentilucci e in via Maritano e hanno dipinto buona parte della staccionata della pista ciclopedonale.
I ragazzi hanno “fatto fatica” insieme con curiosità ed entusiasmo maturando, nello stesso tempo, senso di cura e di rispetto per il patrimonio pubblico. «Il progetto Cistoaffarefatica – afferma il vice sindaco Katia Acciarresi – è una efficace iniziativa per coinvolgere i giovani e sensibilizzarli al senso civico e all’amore per le cose di tutti nonché per creare un dialogo costruttivo e stimolante fra generazioni attraverso il lavoro svolto in collaborazione con i volontari esperti. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita del progetto».
Il sindaco Leonardo Catena a sua volta interviene con parole di apprezzamento per questa iniziativa: «In questi tempi di disagio sociale, questo genere di azioni è fondamentale per dare fiducia ai nostri ragazzi che hanno a cuore il bene dell’ambiente in cui viviamo, questa generazione ha la stoffa e le capacità per diventare la classe laboriosa e diligente di cui il nostro paese ha bisogno».
Ieri, 31 luglio, infine si è svolta a Senigallia una giornata conclusiva di festa per tutti gli aderenti delle Marche a "Cistoaffarefatica!", il vice sindaco Katia Acciarresi ha partecipato insieme ad un bel gruppo di ragazzi di Montecassiano e ha avuto modo di fare un intervento nel quale, oltre a descrivere l’entusiasmante esperienza montecassianese, ha ricordato con affetto e commozione Nicolò Cesini che proprio poche settimane prima del tragico incidente aveva preso parte anche lui a questo progetto.
Maria Dina Zanfardino, residente a Porto Potenza, oggi compie 87 anni e con l’occasione abbiamo voluto pubblicare una sua lettera dedicata al padre, di profondissima attualità. Prima di entrare nel vivo di quest’ultima vale la pena citare brevemente l'excursus biografico di Maria Dina: Assistente Sociale per il Ministero nelle periferie partenopee. Successivamente, con l’istituzione della Regione Campania, ha assunto la direzione dell’ufficio minori, dell’imprenditoria giovanile e dell’emergenza post-terremoto. In seguito, ha lavorato stabilmente nell’ufficio UE. Durante questo periodo, ha anche affrontato situazioni di emergenza legate ai terremoti, collaborato al Trattato di Istanbul sulla violenza domestica e contro le donne, partecipato al decennio della donna per l’ “Uguaglianza, Sviluppo e Pace” negli anni '90.
Dopo il pensionamento, ha continuato a lavorare come volontaria per l’UE, concentrandosi sugli approcci ai Paesi emergenti. Inoltre, da sempre, ha coltivato e insegnato filosofia e la pratica yoga, condotto ricerche sulla flora mediterranea e la lava vulcanica vesuviana per creazioni artistiche e artigianali. Durante la sua carriera, ha avuto l’opportunità di incontrare molte personalità di spicco professionale e spirituale tra cui: il premio Nobel Rita Levi-Montalcini, Indira Gandhi, Grace di Monaco, Diana d’Inghilterra, Lina Wertmuller, il guro Komeko e il guro Barski, il presidente Pertini e molti altri.
La lettera di Maria Dina Zanfardino, intitolata “Lettera ad un papà di fine ‘800”, è stata scritta qualche tempo fa dopo che, un giorno, avvolte in una carta velina ingiallita, ha ritrovato le medaglie del padre Luigi, un uomo del 1899 la cui anagrafica e il cui percorso di vita l’hanno costretto a vivere entrambe le guerre mondiali. E’ un frammento di vita che si snoda tra le pieghe della storia familiare e le trame più ampie e universali di un profondo senso dell’umanità.
Le guerre mondiali, quei conflitti che hanno segnato la storia- e la continuano drammaticamente a segnare- con ferite profonde, sono riflesse nelle medaglie. Quest’ultime sono simboli di onore e sacrificio, ma anche di dolore e perdita: la guerra non è mai da glorificare.
Lettera ad un papà di fine 800
«Caro papà,
avvolte in una velina ingiallita, di colore indefinito, con i nastri sbiaditi dal tempo ed il metallo opaco, ho trovato papà, le tue medaglie.
Le ho tenute tra le mani a lungo, accarezzandole con emozione e gratitudine, ricordando quel giorno importante: in casa c’era aria di gran festa, nella tua caserma un gran movimento, come nella piazzetta di Positano, dove qualcuno aveva tenuto un discorso accompagnato dalla banda musicale parata a festa, per l’occasione. Quel giorno indossavi, ricordo, una divisa diversa, certamente con bottoni dorati. Tutto questo perché, come aveva detto il nonno, ti avrebbero dato una medaglia.
Ero convalescente e molto debole, per cui provavo disagio per tanta straordinaria confusione; per questo quando mi prendesti per mano per avviarci verso casa mi sentii rinfrancata ed osservando la medaglia che portavi sul petto, ti feci quella domanda: “Perché te l’hanno data papà?” “Perché tuo padre è un uomo di valore!” ribatté deciso il nonno, volgendomi uno sguardo un po' di rimprovero.
Tu lo ringraziasti con il linguaggio d’altri tempi, con cui abitualmente ti rivolgevi a tuo suocero. A me sorridesti appena, stringendomi la mano, come per rassicurarmi. Fu allora che con quella sottile sensibilità di bambina percepii chiaramente la tua inespressa profonda tristezza; più tardi a casa, te ne chiesi la ragione, non so più con quali parole, ma ciò che mi dicesti tu, papà, mi è rimasto nel cuore per sempre!
“Non posso spiegarti, è troppo difficile, sei troppo piccola, non puoi capire, ma la guerra, Dina, è una cosa brutta per davvero brutta, ma troppo troppo troppo brutta” e poi prendendomi sulle ginocchia aggiungesti: “Felice quel Paese che non avrà mai da distribuire medaglie, da premiare o commemorare eroi di guerra!”.
Non ci fu altro, mi abbracciasti accarezzandomi i capelli ed io mi addormentai sulla tua spalla senza dirti niente, però compresi! Capii il tuo grande messaggio, papà! Non seppi dirtelo, né allora, né mai, ma sempre l’ho avuto in mente, è stata la guida più preziosa della mia vita, l’ho raccolta, l’ho coltivata, mi ha accompagnato in ogni momento! Ho cercato di trasmetterla ai tuoi nipoti, lo sto facendo oggi con i miei.
Grazie, grazie, ed ancora grazie, mio splendido meraviglioso carissimo papà.
E’ certamente fuori tempo questa lettera, mai giunta a mio papà; ma il messaggio di Lui è assolutamente vero e purtroppo terribilmente attuale! Ritengo tuttavia che vi si riconosceranno tanti, tanti tantissimi papà!
A ciascuno di essi, oggi, singolarmente la invio, ringraziandoli ad uno ad a uno e ….. con molto, moltissimo ritardo, anche al mio papà!
Luigi Zanfardino era un ragazzo del 1899, visse due terribili guerre, morì a Napoli nel 1993 a 94 anni; ed io,la figlia Dina, ne compio appena …. 87! »
Le parole di Luigi, ricordate da Maria Dina, arrivano così fino ai nostri giorni con un messaggio di stringente attualità che oltrepassa ogni epoca e sembra unirsi coralmente all’incipit di uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana: “La Storia è uno scandalo che dura da diecimila anni” (Elsa Morante).
È uno “scandalo” di vite spezzate, di speranze infrante, di resilienza e amore. Le medaglie di Luigi sono testimoni di questo drammatico scenario e allo stesso tempo portatrici di una verità che continua a tramandarsi e a rinnovarsi attraverso lo "Strumento Umano" più potente che ha a disposizione l'essere umano: la parola. A noi abitanti del presente non rimane che il compito della redenzione attraverso il riscatto delle vite passate, di vita in vita.
La crescita della domanda di fitness e bodybuilding nel Medio Oriente è costante e passa anche per il Dubai Pro, fiera di settore di settore e primo dei due grandi eventi della capitale emiratina.
Un mercato in piena espansione all’interno del quale l’italiana Panatta recita una parte da vera protagonista. L’azienda marchigiana, attiva da 60 anni con competenza, stile e innovazione nella produzione di macchinari all’avanguardia, è stata anche Presenting Sponsor dell’evento che si è svolto nel weekend appena trascorso, dando l’arrivederci a ottobre quando sarà la volta di Dubai Muscle Show. Fiere internazionali capaci di attirare buyers dalla vicina Arabia Saudita, dal Bahrain, dal Kuwait, Qatar, Oman, Iraq, ma anche da Giordania, Libano e Turchia dove, negli ultimi anni, si sono sviluppati grandi centri con istruttori specializzati e macchinari d’alta fascia, dalla biomeccanica perfetta e con tutta la qualità del Made in Italy.
“In questi Paesi – spiega Rudi Panatta, fondatore del gruppo – c’è una crescente domanda fatta di persone che guardano al benessere fisico e all’allenamento personalizzato. Stanno aprendo numerosi centri specializzati e palestre che puntano a macchinari innovativi e attrezzature all’avanguardia che rendono possibile uno sviluppo muscolare sempre più specifico”.
Tanto per fare un esempio, Body Master – Ksa, catena con 56 centri aperti in Arabia Saudita e 8 aperture in vista, ha di recente ordinato 2.500 macchinari Panatta per i prossimi 3 anni. È in questo contesto che Panatta si è presentato, nei suoi 450 metri quadrati di esposizione, con grandi novità come Freeweight Special, i nuovi modelli della linea top di gamma della Panatta per glutei, addominali, petto, bicipiti e tricipiti, e Rossopuro, l’innovativa linea del cardio ora disponibile sia nella versione touch che led plus. Allo stand anche veri e propri miti del bodybuilding come il Brand Ambassador, sette volte Mr Olympia, Phil Heath, e Bob Cicherillo, conosciuto nell’ambiente come ‘The Voice of Bodybuilding’ perché non solo ha un passato da bodybuilder, ma è noto soprattutto per essere lo storico presentatore del Mr Olympia.
Tra i maggiori eventi di cultura celtica in Italia, con presenze in costante crescita, il Festival è organizzato da Arte Nomade ed è luogo d'incontro di una comunità unita da un forte senso di appartenenza e partecipazione, Montelago è anche l'ideale per un week-end a stretto contatto con la natura, fra la musica, la cultura, lo sport, le tradizioni e la storia.
A disposizione degli ospiti servizi potenziati e rimodernati tra cui spicca l’eco-gestione con raccolta differenziata organizzata ed effettuata dal Cosmari in stretta collaborazione e sinergia con i volontari di Legambiente e gli organizzatori dell’evento, tanto che il festival ha ottenuto la certificazione “Ecoevento”.
Il magico scenario dell'altopiano di Colfiorito, nel cuore dell'Appennino umbro-marchigiano, fa da teatro naturale a Montelago Celtic Festival. Sebbene da sempre lo staff organizzativo si adoperi per realizzare una festa eco-compatibile, a tutela della zona protetta, per questa edizione, in collaborazione con il Cosmari, continua, dopo il successo registrato gli scorsi anni, la raccolta differenziata spinta con il sistema già adottato dal porta a porta.
Un apposito kit, contenente materiale informativo e sacchetti per dividere i rifiuti - un sacchetto di carta, uno blu per il multimateriale leggero, due biodegradabili e compostabili per la frazione umida e uno giallo per l’indifferenziato - sarà distribuito all'ingresso.
Gli utenti potranno così dividere i rifiuti e conferirli nei centri di raccolta allestiti in diversi punti dell’area occupata dall’evento. Inoltre l'uso di bicchieri e stoviglie biodegradabili e compostabili e saponi naturali, il divieto di introdurre vetro, uniti all'accortezza e al senso civico dei partecipanti, permetteranno di godersi una manifestazione a contatto con la natura, rispettando il suo equilibrio.
Queste le dieci regole ambientali per una festa eco-compatibile ed eco-sostenibile.
L’altopiano di Colfiorito è una zona protetta con specie fioristiche rare. Il suo equilibrio naturale può essere mantenuto rispettando tutti un piccolo codice comportamentale:
Divieto assoluto di introdurre vetro. Per i bisogni personali utilizzare i bagni chimici. Gettare i rifiuti negli appositi contenitori, attenendosi con scrupolo alle istruzioni per la raccolta differenziata. Non buttare mozziconi di sigarette a terra. Parcheggiare l’auto solo negli spazi predisposti. Piazzare tende e camper esclusivamente nella zona loro riservata. Non accendere fuochi. Non abbiate fretta, non accalcatevi, gli stand gastronomici sono aperti tutta la notte. Venite in pace, ce n’è bisogno, di guerre ce ne sono già troppe. Rispettate e aiutateci a far rispettare l’Ambiente. La natura ci accoglie, se la rispettiamo, potremo continuare a lavorare con essa e per essa.
La conoscenza dei luoghi e del paesaggio – sottolinea il Cosmari - è il presupposto essenziale per una consapevole azione dell’uomo, senza la quale ogni forma di tutela è pura utopia. Quindi bisogna essere consapevoli di cosa si può o non si può fare in questo luogo che ospita questo grande evento. Per questi motivi invitiamo a seguire il decalogo stilato dall’organizzazione e forniamo a tutti i partecipanti, una serie di informazioni per la giusta differenziazione e l’adeguato conferimento dei rifiuti. Grazie all’impegno ed alla attenzione di tutti possiamo preservare questo altipiano che continuerà ad accoglierci, sempre più bello, ogni anno, per vivere le emozioni del Montelago Celtic Festival. Cosmari sarà presente per tutto l’evento con un proprio punto informativo dove sarà distribuito il kit necessario per conferire i rifiuti e curerà lo svuotamento dei cassonetti ogni giorno, evitando cumuli e abbandoni.
Gli operatori della prevenzione saranno presenti alla XXI edizione del Montelago Celtic Festival, nelle giornate del 2 e 3 agosto dalle 22:00 fino a notte fonda. Quando si parla del Montelago Celtic Festival, viene subito in mente un mondo magico fatto di musica, danze, costumi medievali e atmosfere incantate.
Da tanti anni, questo evento attira migliaia di appassionati e curiosi nel cuore delle Marche, trasformando Montelago in un luogo fuori dal tempo. Anche quest’anno gli operatori della prevenzione saranno presenti alla XXI edizione del Montelago Celtic Festival, nelle giornate del 2 e 3 agosto dalle 22:00 fino a notte fonda per sfidare gli avventori con tanti giochi, attività, quiz interattivi e premi a sorpresa.
Inoltre, in seconda serata, gli operatori offriranno etilometri gratuiti per tutti coloro che vorranno misurare il proprio tasso alcolemico. Un gesto semplice, ma fondamentale per prevenire situazioni pericolose e garantire che il divertimento resti tale. La presenza degli operatori al Montelago Celtic Festival rappresenta un segno di attenzione verso la comunità e il benessere dei partecipanti.
Un’idea semplice ma d’impatto, che unisce il piacere della festa alla responsabilità della prevenzione. Partecipare a queste attività non è solo un modo per tutelare sé stessi e gli altri, ma anche un’occasione per scoprire nuove informazioni e consigli utili. E perché no, per vincere qualche gadget che renderà ancora più memorabile la propria esperienza al festival. Stammibene e il Progetto Hazzard sono progetti di prevenzione dipendenze patologiche e promozione del benessere portati avanti dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’AST di Macerata in collaborazione con l’Associazione GLATAD onlus e le Cooperative PARS, COOSS e Berta80.
Al Campus Simonelli di Belforte del Chienti, è stata sancita un'inedita alleanza: Intelligenza artificiale e Borghi. Questo binomio ha preso origine al terzo appuntamento del Festival dei Monti Azzurri, giunto alla sua 5° edizione, dedicata a “Chiese e Musei bruciano. Di Arte e Cultura”.
Un appassionato confronto, aperto con un motivante saluto del presidente del Gruppo, Nando Ottavi, e di Giampiero Feliciotti, presidente Unione montana, che ha presentato il Festival dei Monti Azzurri e il suo originale “sguardo nuovo” che unisce a doppio filo musica, poesia e condivisione. L’ideatore, Sandro Polci, ha tratteggiato le necessità dei Borghi e i nuovi strumenti, dall’abitare alla lotta alla solitudine, che sono i nuovi “attori” della vita rurale.
In quest'occasione, Fabio Renzi, segretario gen. della Fondazione Symbola, si è soffermato sulle concrete possibilità di azione e successo mentre il prof. Emanuele Frontoni, esperto di I.A. all’Università di Macerata, ha presentato le nuove realtà le quali, grazie all'intelligenza artificiale,danno concrete risposte in più settori: da quello agricolo, sociale a quello della salute.
Vista l’attenzione e l’interesse, tale materia sarà oggetto di approfondimento nei prossimi mesi, a cura dell’Unione Montana.