Attualità
Solidarietà All'Abbazia di Fiastra: donazione dei Service Club alla Casa Bethlem
Una significativa cerimonia di commemorazione dei Defunti si è tenuta ieri, 2 novembre, presso l'suggestiva cornice dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. L'evento ha visto la partecipazione compatta dei principali Service Club del territorio, uniti non solo nel ricordo ma anche in un concreto gesto di solidarietà. Alla Santa Messa, officiata da Monsignor Nazareno Marconi, vescovo della Diocesi, erano presenti i rappresentanti di: Rotary Club Macerata, Rotary Club “Matteo Ricci”, Rotary Club Tolentino, Inner Wheel di Macerata, Kiwanis, Soroptimist, e Lions Club Macerata Sferisterio. Una presenza istituzionale rafforzata da Giorgio Piergiacomi, assistente del Governatore, dal governatore eletto del Distretto Stefano Gobbi e dal governatore designato Stefano Quarchioni, a testimonianza del forte legame tra le associazioni. Durante l'omelia, monsignor Marconi ha offerto una riflessione profonda, lineare ed essenziale, ispirata al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi. Il vescovo ha invitato i fedeli ad accogliere e rispettare la morte non come un nemico, ma come una "sorella" che accompagna l'uomo al passaggio verso una vita nuova e luminosa: <Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scampare>. Un monito solenne è stato rivolto solo a coloro che non accolgono la volontà divina: <Guai a quelli che morranno nel peccato mortale>, chiosando poi con un riferimento alle beatitudini: <Beati quelli che si troveranno nella volontà del Signore poichè loro la morte non farà alcun male>. Il momento di raccoglimento spirituale è stato accompagnato da un importante gesto di carità: i Club presenti hanno infatti unito le forze per donare un contributo economico a favore della Casa Bethlem, la struttura di prima accoglienza della Diocesi gestita dalla Caritas, offrendo un aiuto concreto alle situazioni di estremo bisogno. Al termine della celebrazione, il vescovo Marconi ha calorosamente ringraziato e apprezzato l'impegno costante delle Associazioni, esortandole a mantenere viva la collaborazione e ad intensificare la loro attività di supporto sul territorio, oggi più che mai necessario di fronte alle crescenti situazioni di difficoltà. La serata si è conclusa in un clima di convivialità, un'occasione preziosa per rinsaldare e rafforzare i legami di amicizia e condivisione tra i membri dei Service Club, promettendo future sinergie a beneficio della comunità.
Da Civitanova a Netflix, l'attrice Alessandra Pauri: "Il mio viaggio tra filosofia e teatro" (VIDEO)
Un lungo viaggio, umano e artistico, quello di Alessandra Pauri, partita da Civitanova Marche e approdata oggi ai set cinematografici romani, dopo vent'anni vissuti tra i teatri di Londra e le accademie di Singapore. Attrice, filosofa ed educatrice, Pauri è la protagonista della nuova puntata di Picchio Podcast, dove racconta come sia riuscita a seguire il proprio Daimon, quella voce interiore che conduce ognuno verso il proprio talento. “Sono di Civitanova Marche, ho studiato Filosofia a Macerata. Durante il primo anno all’università ho avuto la fortuna di frequentare un laboratorio teatrale con Giorgio Felicetti. Lì ho sentito la mia chiamata, l’amore per il teatro e per questo mestiere”. Un amore che, inizialmente, ha dovuto convivere con le incertezze del futuro: "Volevo lasciare l’università e andare a Roma per studiare recitazione, ma avevo paura. Così ho continuato con la Filosofia, ma è stata proprio la laurea a portarmi a Londra per imparare l’inglese - e lì ho incontrato il teatro di nuovo". Nella capitale inglese si iscrive alla London International School of Performing Arts, filiale della storica scuola Jacques Lecoq, e consegue un Master in Teatro Contemporaneo all’Università Brunel. “Ho studiato due anni full time, in inglese, facendo sacrifici enormi. Londra mi ha dato la libertà di rischiare, di esplorare la mia vocazione in modo autentico”. Il debutto arriva in grande stile, davanti a 3.000 persone: “La mia prima prova è stata all’English National Opera, nei Pescatori di perle di Bizet. Mi esibivo sospesa a 12 metri d’altezza. Terrificante, ma meraviglioso: lì ho imparato a confrontarmi con le mie paure”. Dopo oltre dieci anni a Londra, la vita la porta a Singapore, dove insegna recitazione e teatro in università e accademie internazionali. “È stato un periodo di grande crescita, ho lavorato con giovani talenti da tutto il mondo e ho imparato molto dal Sud-est asiatico”. Oggi Alessandra vive finalmente a Roma, dove ha realizzato il sogno che aveva a vent’anni. “Sto lavorando come attrice di cinema. Ho appena finito di girare un film che uscirà in primavera sulla Rai: interpreto la madre della protagonista, in una storia che parla di manipolazione affettiva, fisica e psicologica. Un tema importante, che mi sta molto a cuore”. Ma non è tutto. Alessandra ha anche partecipato alla serie “Storia della nostra famiglia”, disponibile su Netflix, accanto a Massimiliano Gallo e diretta da Claudio Cupellini, creatore di Mare Fuori: “Ho lavorato con Massimiliano Cagliuzzo di Mare Fuori in un piccolo ma significativo ruolo. Non esistono ruoli piccoli, nel cinema: ogni personaggio racconta una verità”. Accanto alla carriera artistica, Pauri porta avanti una collaborazione preziosa con Dario D’Ambrosi e il suo Teatro Patologico, che lavora con ragazzi affetti da disabilità mentale. “È un’esperienza che mi dà tantissimo. Cerchiamo di offrire a questi ragazzi l’opportunità di formarsi e di entrare nel mondo dello spettacolo come professione”. Quando le viene chiesto di descrivere la sua professione con due parole, non esita: "Verità e amore. Cercare la verità di un personaggio significa raccontare anche la mia verità. E farlo con amore - per il personaggio, per chi lavora con me e per chi guarda - è ciò che dà senso a tutto". E infine, il ringraziamento più sentito: "Ringrazio mia madre, che ora non c’è più ma continua a guidarmi. Mi ha insegnato la libertà di inseguire i miei sogni in modo non convenzionale. E ringrazio il mio intuito e la mia anima, che continuano a portarmi dove devo essere, anche senza sapere come". Un viaggio nel mondo e dentro di sé, tra filosofia, palcoscenico e cinema, alla continua ricerca della verità e dell’amore che danno senso all’arte.
Quando il cimitero è su Facebook: candeline virtuali e ricordi programmati
Il 2 Novembre milioni di italiani andranno al cimitero. Ma prima passeranno da Facebook. Candeline virtuali, foto del defunto con filtro seppia, "Ciao ovunque tu sia". Il feed si trasforma in un muro del pianto digitale dove il lutto diventa contenuto e il dolore si misura in cuoricini. Bentornati nell'era dove anche la morte ha bisogno di visualizzazioni. IL CALENDARIO EDITORIALE DEL DOLORE Come social media manager ne ho viste tante. Ma il fenomeno dei "post commemorativi annuali" è qualcosa che mi lascia sempre interdetta. Stesso giorno, stessa foto, stesso messaggio. Anno dopo anno. Come un appuntamento fisso. Il lutto che diventa ricorrenza programmata. E i commenti? Sempre gli stessi. "Condoglianze", "Ti abbraccio", "È con te". Un copione che si ripete identico. Di fronte al dolore nessuno ti mette "ahah" o "grr". Solo cuori e abbracci virtuali. QUANDO L'ALGORITMO DIVENTA SADICO Facebook mi suggerisce di fare gli auguri a un mio amico. Morto nel 2022. Instagram mi ricorda "Bei momenti" con una persona che non c'è più. LinkedIn mi chiede se lo conosco. Certo che lo conoscevo. Gli algoritmi non capiscono la morte. Continuano a macinare dati, suggerire amicizie con i defunti, farti gli auguri per conto di chi non può più farteli. E tu devi decidere: "Chiudi l'account", "Nascondi", "Ricordamelo più tardi". Come se il lutto avesse un pulsante "dopo". Gli account fantasma restano lì. Facebook li tiene in vita e continua a suggerirti di contattarli. IL DOLORE IN AFFITTO Ma il vero problema non sono gli algoritmi. Il problema è che c'è una differenza enorme tra ricordare e performare il ricordo. Tra dolore autentico e dolore studiato per i social. Lo riconosci dalle didascalie. Troppo curate. "Angelo mio", "La tua luce mi guida", "Sei sempre nei miei pensieri". Caption da influencer, non parole di chi sta davvero soffrendo. E poi ci sono loro: quelli che commemorano persone che nella vita reale manco frequentavano. Il collega visto due volte che diventa "grande amico". Il conoscente lontano che diventa "presenza fondamentale". Il lutto preso in prestito. Perché va di moda. Perché è il 2 Novembre. Perché bisogna postare qualcosa. LA DOMANDA SCOMODA Prima di postare quella candela virtuale, chiediti: lo sto facendo per ricordare o per essere visto ricordare? Perché il dolore vero non ha bisogno di pubblico. Non cerca testimoni. Non si misura in condivisioni. Il ricordo autentico è quella foto che guardi da solo, di notte. Quella voce che senti ancora. Quel numero che hai ancora in rubrica tra i preferiti anche se sai che non risponderà mai più. Non è un post. Non è una storia. Nel 2025 dovremmo aver capito che non tutto va condiviso. Che ci sono dolori troppo grandi per stare in 280 caratteri. Che il rispetto verso chi non c'è più passa anche dal non trasformarlo in contenuto. Ma evidentemente no. Perché il 2 Novembre i social si riempiranno di nuovo. Di candeline, di foto, di "mi manchi". E io, continuerò a chiedermi: quanto di questo è ricordo e quanto è solo rumore?
Alessandro Forte torna a casa e corre allo stadio: oggi tiferà i suoi compagni del Casette Verdini
Una bellissima notizia per tutto il Casette Verdini e per il calcio marchigiano: Alessandro Forte è tornato a casa. Il giovane terzino destro, rimasto coinvolto a fine settembre in un grave incidente stradale (LEGGI QUI), è stato dimesso venerdì 31 ottobre dall’Ospedale di Ancona, dove era ricoverato da diverse settimane. Le sue condizioni, inizialmente molto critiche, avevano destato grande apprensione: Alessandro aveva trascorso alcuni giorni in coma, ma grazie alle cure dei medici e alla sua straordinaria forza di volontà ha superato le fasi più delicate e sta ora proseguendo il suo percorso di recupero. Appena uscito dall’ospedale, non ha voluto aspettare un solo giorno per riabbracciare i suoi compagni: questa mattina ha infatti raggiunto il gruppo e oggi pomeriggio sarà allo stadio per tifare Casette Verdini–Castel di Lama, la partita che per lui segna un ritorno simbolico, pieno di emozione e gratitudine. In queste settimane la squadra, la società e i tifosi non hanno mai smesso di fargli sentire la loro vicinanza, con dediche e messaggi di incoraggiamento. Tanti anche i gesti d’affetto arrivati da società di tutta la regione, che hanno esposto striscioni e cartelloni per sostenerlo nella sua battaglia. Il ritorno di Alessandro allo stadio è un abbraccio collettivo, un segnale di speranza e di forza che va oltre il calcio, e che oggi renderà ancora più speciale la sfida contro il Castel di Lama.
Dante Ferretti ricorda Pasolini a 50 anni dalla morte: "Diceva che ero il suo pittore. Fu un agguato"
Macerata – A cinquant’anni dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, lo scenografo maceratese Dante Ferretti, tre volte premio Oscar e tra i più grandi artisti del cinema mondiale, torna a parlare del suo legame con il regista friulano in un’intervista rilasciata all’Adnkronos. Un legame umano e artistico che nasce quando Ferretti ha appena diciotto anni, sul set de Il Vangelo secondo Matteo: “Ero l’assistente di Luigi Scaccianoce”, racconta. “Pasolini chiedeva sempre dov’era lo scenografo, che compariva sul set solo un paio di volte a settimana, e io dovevo inventarmi scuse. Ma lui aveva capito che a condurre il lavoro ero io. Da allora si creò un rapporto solido, fatto di fiducia e rispetto. Mi diceva: ‘Meglio così, noi ci capiamo’”. Da quell’inizio, tra i sassi di Matera, nascerà una collaborazione che segnerà otto film e un’amicizia destinata a lasciare il segno nella storia del cinema. Ferretti ricorda anche un episodio amaro: “Edipo Re vinse il Nastro d’Argento per la scenografia, ma Scaccianoce, dal palco, non fece neppure il mio nome. Mi aveva detto che non sarebbe andato alla cerimonia, invece ritirò il premio da solo”. Un’ingiustizia che non impedirà al giovane maceratese di affermarsi: con Fellini, Scorsese, Zeffirelli e Tim Burton, Ferretti conquisterà dieci candidature e tre statuette agli Oscar, oltre a Bafta, David di Donatello e Nastri d’Argento. È con Medea che Ferretti diventa ufficialmente lo scenografo di Pasolini. “Avevo appena finito un film con Fellini”, racconta. “Stavo per uscire di casa quando suona il telefono: ‘Ferretti, deve partire subito per la Cappadocia, domani si gira e il regista la vuole sul set’. Non sapevo neppure di che film si trattasse, ma presi il primo volo. Mi diedero quattro ore per costruire il carro su cui doveva salire la Callas. Alla fine Pasolini mi disse: ‘Benissimo, stanotte si legga il copione e domani si riparte’. Da allora non ci siamo più lasciati”. Dopo Il Decameron, Pasolini lo definisce “il mio pittore”, colpito dalla capacità di Ferretti di trasformare le scenografie in veri e propri affreschi viventi. Seguono I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte, fino al 1975, anno de Salò o le 120 giornate di Sodoma, il film che avrebbe preceduto di poche settimane l’assassinio del regista. “Pasolini sapeva che quel film avrebbe fatto scandalo”, ricorda Ferretti. “In quegli anni scriveva articoli durissimi e lavorava a Petrolio, un romanzo in cui voleva fare nomi e cognomi. Si era fatto molti nemici”. Proprio Ferretti, su incarico dell’avvocato Nino Marazzita, si recò all’Idroscalo di Ostia per documentare la scena del delitto. “Fotografai tutto, presi misure, disegnai la scena. Era chiaro che non poteva essere stato solo Pelosi. C’erano altre persone. Fu un agguato". A mezzo secolo da quella notte, il maestro maceratese ha voluto raccontare quel rapporto in un libro intimo e visionario, “Bellezza imperfetta. Io e Pasolini” (Pendragon, 2024), curato da David Miliozzi (LEGGI QUI). “Sono felice dell’accoglienza del libro”, spiega Ferretti. “Per troppo tempo Pasolini non è stato compreso. Mi diceva sempre: ‘Le cose fatte bene sembrano finte, l’imperfezione è necessaria perché appaia la verità’". Un ricordo che, nelle parole di Ferretti, suona come una lezione di umanità e di arte. Da Macerata al mondo, l’allievo che diventò maestro rende omaggio a chi, cinquant’anni fa, aveva insegnato a guardare la realtà con gli occhi dell’imperfezione.
Un'intera contrada che si trasforma in 'villaggio del terrore': "Nel nostro uliveto va in scena la paura"
Il tema di Halloween è spesso stato teatro di discussione tra chi lo vede come evento di "culto del male" e chi invece lo vive come un secondo Carnevale. Discussioni che a volte rovinano il clima che si respira attorno alla festa. In questo spiacevole caos spuntano orgogliosi i fiori della speranza, delle storie che vedono una festa antica unire anziché dividere. È il caso degli abitanti di Contrada Castagneto, nel comune di Montegiorgio. Tutto parte da Paola Romanella e da suo marito. Paola ama la cultura celtica (da cui derivano le origini di Halloween, ndr) e festeggia da anni la ricorrenza. Il suo entusiasmo è contagioso, tanto da aver coinvolto i vicini della contrada creando, quattro anni fa, il primo "villaggio del terrore" nei terreni di proprietà. Nel corso di questi quattro anni gli addobbi sono cresciuti sempre di più, sino a disegnare lo scenario odierno. Un intero uliveto con un percorso che, al lume delle centinaia di candeline, passa attraverso cadaveri senza testa, streghe volanti, tombe che si aprono, fantasmi, ragni, ragnatele e... sorprese terrificanti degne del "miglior cimitero". Un progetto che richiede tanto lavoro e che tiene impegnate le famiglie per settimane, unite nel progetto comune di offrire uno spettacolo senza alcuna pretesa; già, perchè tutto questo spettacolo è gratuito e non solo, le varie famiglie preparano dolcetti e leccornie da offrire ai visitatori Una tradizione che ogni anno vede moltiplicarsi i visitatori, e vede aumentare anche le figure mostruose. "Tutto inizia da una mia passione - dice Paola Romanella - ho sempre amato la storia di Halloween, la nascita in Irlanda da un cattolico, la diffusione, e mi ha sempre affascinato anche come viene festeggiato in Messico, qualcosa di meraviglioso". "Ho iniziato con mio marito ad addobbare il nostro campo come fanno in America, poi tutti hanno fatto la stessa cosa e si è creato una specie di parco - continua Romanella - e continuiamo ogni anno ad aggiungere sempre qualcosa semplicemente per addobbare, ma ogni anno ci sono centinaia di persone che vengono a vedere il nostro lavoro, tanto che alcuni ci hanno consigliato di renderlo un evento pubblico creando un'associazione. Valuteremo tutti insieme dopo questo Halloween. Magari il Comune potrebbe voler essere coinvolto, ma si vedrà". Ad oggi, la festa in contrada Castagneto non è un evento ma sicuramente un appuntamento, un appuntamento a casa di qualcuno che, da buon ospite, offre anche tanti dolcetti e qualche scherzetto.
Assalto al portavalori sull’A14, Ugl chiede un encomio per le guardie giurate: "Un servizio reso oltre il dovere"
UGL Sicurezza Civile ha presentato una formale richiesta di encomio per le Guardie Particolari Giurate (Gpg) dell’istituto di vigilanza Vedetta 2 Mondialpol S.p.A., coinvolte nell’assalto armato al portavalori avvenuto nella serata del 27 ottobre 2025 lungo la corsia sud dell’A14, a pochi chilometri dal casello di Loreto-Porto Recanati. L’istanza è stata inviata ai prefetti e ai questori di Macerata e Ancona, oltre che ai comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri dei due territori. Durante l’attacco, portato avanti con armi da fuoco e materiale esplosivo, le guardie giurate impegnate nel servizio di trasporto e scorta valori hanno reagito con prontezza e professionalità, applicando scrupolosamente le procedure di sicurezza e riuscendo a tutelare sia i beni trasportati che la propria incolumità. Il sindacato ha esteso la proposta di encomio anche agli operatori della centrale operativa, che hanno gestito l’emergenza con sangue freddo e rapidità, attivando immediatamente i protocolli previsti e contribuendo alla sicurezza dei colleghi e dei beni dei clienti. Ugl Sicurezza Civile ha inoltre espresso un sentito ringraziamento all’Arma dei Carabinieri e alla Polizia di Stato per il pronto intervento e la collaborazione istituzionale dimostrata in occasione dell’episodio. Il segretario Ugl Sicurezza Civile di Ancona, Carlo Oligno, promotore dell’iniziativa, ha dichiarato: «Questi colleghi hanno dimostrato cosa significa professionalità in condizioni estreme. Chiediamo un encomio ufficiale che riconosca pubblicamente il loro coraggio e il valore di procedure che, quella notte, hanno fatto la differenza: un servizio reso oltre il dovere e con alto senso di responsabilità».
L'ex Babaloo torna protagonista, acquistato da Alfio Caccamo per 350 mila euro: "Non poteva restare abbandonato" (VIDEO)
PORTO POTENZA – Dopo anni di abbandono e degrado, l’ex Babaloo, storica discoteca simbolo della movida marchigiana, ha trovato un nuovo proprietario. La struttura è stata infatti acquistata per 350mila euro dall’imprenditore Alfio Caccamo, già titolare del parco commerciale Corridomnia, attraverso la società Brand Srl di Pieve Torina. L’operazione segna l’inizio di un ambizioso progetto di rilancio turistico e di riqualificazione dell’intera area costiera, con l’obiettivo dichiarato di trasformare il complesso in un polo turistico di qualità capace di valorizzare il territorio di Porto Potenza Picena. Intervistato da Picchio News, Caccamo ha espresso soddisfazione per l’acquisizione, mantenendo però il massimo riserbo sui dettagli del futuro intervento: “È ancora presto per dire cosa sorgerà – ha spiegato –. L’abbiamo comprato ieri e il progetto è ancora da valutare, da elaborare e da ragionare. Speriamo di poter realizzare qualcosa di bello, legato a un turismo di qualità”. Alla domanda su cosa lo abbia spinto a investire in una struttura ormai in disuso da anni, Caccamo ha risposto con semplicità: “Il fiuto. Il naso, come dico io. Ho visto un’opportunità e non potevo lasciare che quel luogo restasse così abbandonato”. L’imprenditore ha anche ricordato con affetto i tempi d’oro del Babaloo: “Ho tantissimi ricordi bellissimi di quando ero più giovane. Ma non si tratta di tornare indietro: bisogna guardare avanti. Tutta la regione Marche e buona parte d’Italia ricordano il Babaloo, un posto dove si incontravano persone da Milano, da Bari, da ogni parte del Paese. È stato un luogo iconico, e ora merita una nuova vita.” Forte del successo ottenuto con il Corridomnia Park, uno dei poli commerciali più frequentati della provincia di Macerata, Caccamo non nasconde l’ambizione di replicare – e superare – quella esperienza anche a Porto Potenza: “Il Corridomnia non è stato un bel successo, è stato un successone, un traguardo importante e una bella operazione. Speriamo di fare ancora meglio". L’acquisto dell’ex Babaloo rappresenta dunque una scommessa sul futuro turistico del territorio, in un’area strategica tra mare, colline e infrastrutture. Dopo anni di silenzio e nostalgia, l’eco della storica discoteca potrebbe presto lasciare spazio a una nuova stagione di rinascita per Porto Potenza e per tutta la riviera marchigiana.
Pieve Torina, la prima pietra del nuovo municipio la mette Gentilucci: "Costruiamo sulle radici del nostro passato la casa di tutti" (FOTO e VIDEO)
A nove anni esatti dal devastante terremoto del 30 ottobre 2016, Pieve Torina ha compiuto un nuovo passo simbolico e concreto verso la rinascita: la posa della prima pietra del nuovo municipio. Una cerimonia toccante e partecipata, alla presenza di tanti cittadini, autorità civili, militari e religiose, che ha visto il sindaco di Pieve Torina e pressidente dell'Unione Montana Marca di Camerino Alessandro Gentilucci fare da padrone di casa e ricordare con emozione “quella domenica in cui venne giù tutto”. “Posare la prima pietra proprio oggi assume un valore straordinario – ha detto Gentilucci –. È il segno della presenza delle istituzioni e della nostra volontà di rinascere. Costruiremo la casa di tutti i pievetorinesi sulle radici del vecchio municipio, mantenendo salde le nostre origini”. Il sindaco ha ripercorso i nove anni trascorsi dal sisma, sottolineando come “oltre il 50% delle abitazioni private siano già state riconsegnate o abbiano progetti esecutivi”, e ringraziando la comunità “per aver creduto in questo percorso di ricostruzione e sviluppo”. Il nuovo edificio, che sorgerà su quattro piani per oltre mille metri quadrati, ospiterà uffici amministrativi, sala consiliare, polizia locale, servizi sociali e un presidio sanitario con ambulatori della guardia medica. Un investimento di oltre 3 milioni di euro, con tempi di realizzazione stimati in nove mesi. Alla cerimonia - condotta da Marco Moscatelli - hanno portato il loro saluto diversi rappresentanti istituzionali. L’avvocato Andrea Clementi, del Consorzio Stabile CSI per l'edilizia, il consorzio di imprese umbre e marchigiane che realizzerà l’opera, ha parlato di “un progetto per i cittadini, non solo per il sindaco o l’amministrazione”, garantendo “velocità e competenza” nei lavori. Gianluca Pesarini, per la Camera di Commercio di Macerata, ha sottolineato come “mettere il primo mattone significhi assumere un impegno importante verso un territorio che ha bisogno di popolazione e speranza”. Il sindaco di Matelica e presidente dell’Unione Montana Potenza Esino Musone, Denis Cingolani, ha definito la giornata “l’inizio della ricostruzione della comunità”, mentre Andrea Spaterna, presidente del Parco dei Sibillini, ha ricordato che il nuovo municipio sarà “una struttura simbolo, capace di rafforzare lo spirito di appartenenza e la resilienza della popolazione”. La consigliera regionale Milena Sebastiani, alla sua prima uscita ufficiale, ha espresso “grande vicinanza a un territorio che porto nel cuore” e ricordato “il lavoro costante della Regione per sostenere la ricostruzione”. Dopo la benedizione di Don Ippolito, il sindaco Gentilucci ha impugnato la cazzuola per la posa simbolica della prima pietra, tra gli applausi della comunità. La mattinata si è chiusa con un brindisi e un momento conviviale, segno di una Pieve Torina che guarda al futuro “con il sapore della polvere ancora tra le labbra, ma con la forza di chi non ha mai smesso di credere nella propria rinascita”.
La "scuola del merito": la falsa retorica della meritocrazia e le sue incongruenze
Quante volte vi è capitato di sentir parlare di qualcuno che, professionalmente parlando, «ce l’ha fatta» e di sentire pronunciare le parole «se l’è meritato»? Che cos’è realmente il merito? Un concetto oggettivo, calcolabile sulla base della dedizione dimostrata nell’affrontare la propria carriera, o forse l’ennesima illusione di una società che non vuole ammettere una verità brutale, e cioè che le differenze di status hanno ancora un peso determinante all’interno del mondo scolastico e lavorativo? Ormai è all’ordine del giorno sentir parlare di «eccellenze», di giovani leve che completano gli studi in tempi record e con risultati impeccabili, introducendosi senza alcuna difficoltà nel mondo del lavoro: lo stesso mondo che sembra invece così ostile e impraticabile per molti dei loro coetanei. Ed è qui che si crea una frattura, un messaggio velato ma inconfondibile: ad essere «sbagliati» sono coloro che non ce la fanno. L’inettitudine alla produttività e alla rapida ascesa sociale e professionale è una piaga da sanare, una stortura da raddrizzare. Ciò di cui non si parla, però, è l’ingiustizia del sistema che genera questi slogan gonfi di superomismo e di parole al miele verso i pupilli della cosiddetta «meritocrazia». Gli studenti che ottengono i migliori risultati scolastici sono, nella maggior parte dei casi, quelli provenienti da ambienti socioculturali favorevoli. Il fattore economico, così come la formazione dei genitori e il loro status occupazionale, sono solo alcuni dei molteplici aspetti da tenere in considerazione nei primi approcci alla scolarizzazione. Altri elementi incidenti e fondamentali nella formazione dei bambini e dei ragazzi sono strettamente connessi al territorio e alla disponibilità di risorse ritenute di vitale importanza nel favorire una continuità degli studi (per citarne solo alcune: biblioteche, scuole secondarie di secondo grado e università sufficientemente vicine o quantomeno collegate al paese di residenza). Lo dimostra uno studio INVALSI del 2010 relativo al calcolo di un indicatore dello status socio-economico-culturale (ESCS), secondo cui «gli allievi che vivono in condizioni di maggiore vantaggio economico, ma anche sociale e culturale, hanno migliori possibilità di conseguire risultati più soddisfacenti durante il loro percorso formativo». In poche parole, queste disuguaglianze generano un netto squilibrio nelle competenze richieste nei diversi livelli di istruzione. Il Rapporto Nazionale INVALSI del 2025 ha infatti dimostrato che gli studenti appartenenti al livello più basso dell’ESCS (quelli, cioè, provenienti da un ambiente più svantaggiato) tendono ad ottenere risultati peggiori rispetto ai compagni con ESCS alto. La stessa forbice si ripresenta nei dati legati alla dispersione scolastica implicita, con un rischio che, per coloro che crescono in una condizione socioeconomica sfavorevole, risulta più che doppio a conclusione del primo ciclo di istruzione e quasi doppio a conclusione del secondo ciclo. Proporzioni che si ripetono per i dati statistici delle cosiddette «eccellenze», che, specularmente, il più delle volte provengono dal novero degli studenti e delle studentesse appartenenti ad un ambiente avvantaggiato (28,1% rispetto a 13,7% nel primo ciclo di istruzione e 18,7% rispetto a 7,9% nel secondo ciclo). Tutto questo, ovviamente, non deve essere ridotto ad una sommaria quanto generica retorica deterministica, ma serve comunque a prendere atto dell’effettiva incidenza delle disuguaglianze (siano esse etniche, sociali, culturali o economiche) nella formazione scolastica e lavorativa, e a riconoscere che la scuola del merito è una scuola ancora satura di contraddizioni interne e squilibri. Imparare a muoverci in un sistema basato sul privilegio mascherato da benemerenze, saper discernere il valore dallo status, riconoscere che spesso ciò che abbiamo raggiunto è il frutto di vantaggi invisibili che ad un primo sguardo ci appaiono scontati – l’avere a disposizione «una stanza tutta per sé», per usare le parole di Virginia Woolf, ma anche dispositivi informatici, una rete internet, un genitore che esorti a fare i compiti, la possibilità economica di rivolgersi privatamente ad un insegnante per recuperare una materia «dolente» – sono solo alcuni dei piccoli cambiamenti che possiamo adottare per iniziare ad essere consapevoli dell’effettiva incidenza che tutti questi aspetti possono avere sul percorso di ognuno di noi. Il cambiamento più decisivo, però, dovrà partire proprio dalle aule e dai banchi di scuola, attraverso la costante sensibilizzazione degli insegnanti e l’introduzione di politiche di sostegno volte a ridurre l’impatto dell’obsoleta forbice socioeconomica. Starà poi agli studenti saper dimostrare il loro vero merito.
Tolentino, dice sì a Recopet: in arrivo l'eco-compattatore per le bottiglie in Pet
Il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica - Corepla, in collaborazione con l'ANCI, ha avviato un progetto denominato “RecoPet” rivolto ai Comuni italiani e agli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali, per l’assegnazione, in comodato d’uso gratuito, di un primo lotto di 200 macchine RVM (Reverse Vending Machine) ai Comuni con almeno 5.000 abitanti, con l’obiettivo di migliorare la raccolta selettiva dei contenitori per liquidi in PET post-consumo con standard qualitativi elevati, incentivando il conferimento delle bottiglie in PET tramite un sistema premiale per i cittadini. ATA3 – l’Assemblea Territoriale d’Ambito dell’A.T.O. 3 di Macerata per la gestione del servizio rifiuti – ha invitato diversi Comuni, tra cui Tolentino, a manifestare il proprio interesse di massima per essere inclusi nella manifestazione di interesse che l’ente si appresta a inviare a Corepla. L’eventuale assegnazione di uno o più eco-compattatori comporta infatti specifici impegni sia per i Comuni sia per Cosmari, gestore del ciclo integrato dei rifiuti urbani. Con una deliberazione di Giunta, l’Amministrazione comunale di Tolentino ha confermato la volontà di ottenere e installare sul territorio urbano la macchina per il conferimento e la raccolta delle bottiglie per bevande in PET. Il Comune metterà a disposizione uno spazio idoneo e ben visibile per il posizionamento del contenitore stradale e garantirà gratuitamente l’allaccio alla rete elettrica e l’alimentazione. Sulla scorta di esperienze già maturate, Corepla ha inoltre richiesto la disponibilità di ragazze e ragazzi nel ruolo di facilitatori durante le prime due settimane di avvio, con attività di assistenza in prossimità degli eco-compattatori per accompagnare gli utenti all’uso corretto. Prima dell’avvio, i tutor seguiranno un percorso formativo specifico organizzato da Corepla presso Cosmari e, per l’intero periodo del servizio, saranno regolarmente retribuiti da Corepla senza oneri per il Comune. I tutor dovranno garantire una presenza quotidiana di 4 ore al mattino e 4 ore al pomeriggio; supportare i cittadini nelle operazioni di conferimento delle bottiglie in PET; guidare l’utenza nell’installazione e nell’utilizzo dell’app dedicata; illustrare il funzionamento del sistema e le finalità ambientali dell’iniziativa. A breve prenderà quindi avvio anche a Tolentino il progetto “Recopet di Corepla”, in piena collaborazione con ATA3, Cosmari S.r.l. e il Consorzio Corepla, per il corretto svolgimento delle attività previste e l’installazione dell’eco-compattatore RVM (Reverse Vending Machine) assegnato per il riciclo delle bottiglie in plastica PET (polietilene tereftalato), da collocare in un’area conforme alle specifiche del bando Corepla.
Macerata, multe non pagate: partono gli avvisi pre-ruolo
La Polizia Locale di Macerata informa i cittadini che in questi giorni è iniziata la spedizione delle lettere “pre-ruolo”, un preavviso di cortesia inviato a chi non ha ancora provveduto al pagamento di una sanzione per violazione del Codice della Strada. L’iniziativa ha lo scopo di consentire ai cittadini di regolarizzare la propria posizione debitoria prima dell’avvio della procedura ingiuntiva, evitando così ulteriori costi e aggravi. La lettera contiene un riepilogo completo delle sanzioni in sospeso — numero e data del verbale, data di notifica, importo da pagare — e indica la possibilità di saldare quanto dovuto attraverso l’avviso PagoPA allegato, utilizzando i canali disponibili come home banking, CBILL, Poste o Sisal Pay. La Polizia Locale raccomanda tuttavia la massima attenzione alle possibili truffe online: le lettere pre-ruolo sono infatti inviate esclusivamente in formato cartaceo, non via e-mail o messaggi digitali. Per qualsiasi informazione, i cittadini possono rivolgersi all’Ufficio Verbali della Polizia Locale in viale Trieste 24, aperto al pubblico il martedì e mercoledì dalle 9 alle 12 e il giovedì dalle 14.30 alle 17.30, oppure contattare il numero 0733 256444 o scrivere a plverbali@comune.macerata.it
Civitanova, simulato incendio al pontile “La Marina A.s.d.”: prova da record per la Guardia Costiera
Si è svolta nella mattinata di oggi, all’interno del porto di Civitanova, la periodica esercitazione antincendio coordinata dalla Guardia Costiera, con la collaborazione del Distaccamento dei Vigili del Fuoco e della Croce Verde. L’attività addestrativa ha avuto come obiettivo principale la simulazione dello spegnimento di un incendio sviluppatosi all’interno del manufatto adibito a sede del Pontile “La Marina A.S.D", nonché quello di verificare la prontezza operativa e la sinergia tra le componenti coinvolte, oltre a perfezionare le capacità organizzative e di coordinamento della Sala Operativa dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Civitanova Marche. L’esercitazione ha fornito esiti pienamente positivi, confermando l’efficienza, la tempestività e l’elevato livello di preparazione del personale coinvolto, a garanzia del costante miglioramento della risposta operativa dell’intero sistema di sicurezza in caso di emergenze in ambito portuale. La Guardia Costiera di Civitanova Marche ricorda a tutti i cittadini e diportisti di segnalare ogni emergenza in mare tramite il numero blu 1530, collegato direttamente con la Sala Operativa della Capitaneria di porto più vicina, oppure, in alternativa, tramite il Numero Unico di Emergenza 112, gratuiti e attivi 24 ore su 24 su tutto il territorio nazionale.
"Macerata, la città in cui amerai vivere… e inciampare": viale Leopardi è un campo minato
Altro che “Macerata: la città in cui amerai vivere e lavorare”. Il nuovo slogan, più realistico e decisamente più aderente al terreno (anzi, alle buche del terreno), potrebbe essere: “Macerata: la città in cui amerai vivere e inciampare”. Sì, perché mentre si stanziano milioni di euro per marciapiedi futuristici in zone dove non passa neanche un’anima — riferimenti volutamente non casuali — in viale Giacomo Leopardi, quello che costeggia le mura cittadine, la vera sfida quotidiana è non finire gambe all’aria. Le radici degli alberi, evidentemente stanche di essere ignorate, hanno deciso di ribellarsi. Spaccano l’asfalto, sollevano il marciapiede e gridano silenziosamente: “Vogliamo attenzione!”. E i cittadini? Loro, più che godersi il panorama mozzafiato, devono abbassare lo sguardo per evitare che il mozzafiato arrivi da una storta alla caviglia. A segnalare la situazione sono stati diversi cittadini — e, dopo un rapido sopralluogo, è impossibile dargli torto. Il viale tra i più frequentati della città sembra un campo minato, non certo un bel biglietto da visita per gli studenti che parcheggiano alle Fosse o per i lavoratori diretti verso il centro. E allora, in attesa che qualcuno decida di rimettere in sesto quello che dovrebbe essere uno dei viali più belli e panoramici del capoluogo, resta solo da aggiornare lo slogan ufficiale. Perché a oggi, più che “vivere e lavorare”, a Macerata bisogna vivere e guardare dove si mettono i piedi.
La provincia di Macerata è 'riciclona': "Media ben oltre la norma nazionale, 5 comuni hanno grandi dati"
La provincia di Macerata si conferma tra le più virtuose delle Marche nella gestione dei rifiuti urbani. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani Marche 2024 pubblicato da ARPAM, i 55 comuni maceratesi hanno raggiunto una media del 73,62% di raccolta differenziata, superando ancora una volta l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa nazionale e mantenendosi sopra la media regionale, pari al 71,9%. Nel 2024, in provincia di Macerata sono stati raccolti 113.839 tonnellate di rifiuti differenziati e 40.791 tonnellate di rifiuti indifferenziati, per un totale di 154.631 tonnellate di rifiuti urbani. Ogni cittadino maceratese ha prodotto in media 510 chilogrammi di rifiuti, di cui oltre 370 chilogrammi avviati a raccolta differenziata. Dalle tabelle ARPAM emerge un quadro complessivamente positivo per gran parte del territorio. Molti comuni hanno superato ampiamente il 75% di differenziata, con risultati particolarmente buoni nelle aree collinari e montane dove il sistema “porta a porta” è ormai consolidato. Appignano (oltre l'80%), Treia (sopra il 77%), Cingoli (oltre il 76%), Caldarola (oltre il 76%) e Tolentino (vicino al 75%) figurano tra i centri più virtuosi. Anche il capoluogo, Macerata, mantiene buoni livelli con una percentuale di raccolta differenziata che sfiora il 73%, in linea con la media provinciale. Alcuni comuni dell’alta valle del Potenza e dell’entroterra mostrano ancora margini di miglioramento, con percentuali intorno al 65-68%, appena sopra la soglia minima. ARPAM evidenzia che le differenze locali dipendono anche dai sistemi di raccolta adottati e dal livello di diffusione del compostaggio domestico, che contribuisce a ridurre la produzione di rifiuti organici avviati agli impianti. A livello provinciale, la frazione organica resta la componente principale della raccolta differenziata, seguita da carta e cartone e plastica. Nel complesso regionale, le Marche hanno raccolto oltre 146.000 tonnellate di rifiuto organico e più di 102.000 tonnellate di carta e cartone; la provincia di Macerata, che ospita anche impianti di recupero cartario, contribuisce in modo rilevante a questi risultati. Nel 2024, le Marche hanno prodotto complessivamente 768.415 tonnellate di rifiuti urbani, con un lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,29%). La raccolta differenziata regionale ha interessato 553.000 tonnellate, pari al 71,97%, confermando un trend di stabilità dopo anni di crescita costante. Arpam sottolinea che la provincia di Macerata "si distingue per la qualità del servizio e per il forte radicamento della cultura ambientale". L’agenzia aggiunge che "il prossimo passo è aumentare l’autosufficienza impiantistica e ridurre ulteriormente il rifiuto residuo pro capite". La collaborazione tra cittadini, gestori e amministrazioni comunali continua dunque a essere il punto di forza del territorio, che anche nel 2024 consolida la propria posizione tra le province più attente all’ambiente e alla sostenibilità. I dati in forma grafica:

cielo coperto (MC)



