Marianelli alla guida del Soccorso Alpino Marche: “Tutto iniziò 30 anni fa, dopo un incidente in montagna"
Renzo Marianelli è il delegato alpino del Servizio Regionale Marche del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNAS). Attualmente si occupa della direzione della parte alpina per tutto il Servizio delle Marche composto da 120 volontari che operano nel territorio, i quali quando serve vengono spostati anche extra-regione.
Quando sei entrato nel Soccorso Alpino? Da che cosa è nata questa tua vocazione?
“Sono entrato nel Soccorso Alpino 30 anni fa, il fattore che ha scatenato il mio interesse per questo corpo è stato un incidente in montagna, che mi ha portato a capire la necessità di qualcuno che ti venga a prendere quando sei messo male. Da lì è nata la mia passione e ho iniziato a fare parte di questo corpo”.
Come funziona l’addestramento? Come vi preparate? Puoi raccontarci un po’ le dinamiche interne?
“Per entrare nel Soccorso Alpino bisogna avere meno di 45 anni, ed essere già in possesso di un background di arrampicata su roccia, ghiaccio e scii alpinismo. Poi da qui si entra e si fa una selezione che dura quattro giorni, due in inverno e due in estate, dove viene valutato il futuro volontario. Il candidato se supera questa selezione entra nella fase di addestramento che dura una settimana in estate ed una in inverno, essa si conclude con un esame finale in tutte e due le settimane, che porta l’aspirante a diventare un operativo”.
Puoi svelarci qualche curiosità sul Soccorso Alpino?
“Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino è demandato dallo Stato come unico operatore in zone impervie. Siamo l’unico partner del 118, siamo la parte sanitaria del 118, un corpo nazionale medicalizzato, al nostro interno abbiamo dottori ed infermieri che sono operatori certificati del Soccorso Alpino. Operiamo con un nostro tecnico su tutti gli elicotteri del 118 che fanno SAR (Search and Rescue) questo perché una normativa dell’Enac prevede che a bordo dei velivoli che fanno questo servizio ci sia un tecnico di elisoccorso del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino”.
Il soccorso in cui ha avuto maggiore difficoltà, ma che ti ha dato più soddisfazione?
“La soddisfazione è totale su ogni singolo intervento perché vai a recuperare persone che comunque hanno bisogno di aiuto, quindi quando porti a termine un intervento l’appagamento è sempre altissimo per tutti gli operatori. La mia operazione più complicata risale ad una decina di anni fa, a Punta Anna, nel gruppo del Monte Bove, due ragazzi erano caduti mentre si stavano arrampicando, ed erano rimasti agganciati in parete, era novembre, giornata cortissima. Iniziammo l’intervento alle ore 17, lo finimmo il giorno dopo. Il tempo era bruttissimo, pioveva, nevicava, una situazione veramente molto difficile. Soprattutto il ferito, non pensavamo di riuscire a riportarlo a casa vivo, ed invece ce l’abbiamo fatta”.
Che cosa ti senti di dire ad un giovane che desidererebbe diventare un operatore del Soccorso Alpino?
“Te lo devi sentire! Deve essere qualcosa che ti viene da dentro, sicuramente ogni volta che andrai a prendere una persona in difficoltà avrai tante soddisfazioni”.
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