Aggiornato alle: 18:06 Domenica, 6 Luglio 2025 nubi sparse (MC)
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Destra e sinistra ugualmente dalla parte dell’imperialismo Usa

Destra e sinistra ugualmente dalla parte dell’imperialismo Usa

Tutta la pochezza della cosiddetta "destra sovranista" (pochezza perfettamente speculare a quella della sinistra cosmopolita) emerge con adamantino profilo dalla vicenda dell'Iran vigliaccamente aggredito da USraele: anziché difendere le sacrosante ragioni dell'Iran e della sua difesa della propria sovranità nazionale, la giullaresca destra "sovranista" si schiera indecorosamente con l'imperialismo di USraele, con ciò rivelando che il proprio concetto di sovranismo coincide in toto con quello di nazionalismo imperialistico.

Se il patriottismo sovranista riconosce a ogni popolo il diritto pieno di difendere la propria sovranità, l'infame nazionalismo imperialistico ammette il diritto alla sovranità nazionale solo per le potenze imperialistiche, a loro volta legittimate a neutralizzare la sovranità altrui con bombe umanitarie e missili democratici. Il governo di Giorgia Meloni, ogni giorno più risibile e più subalterno a Washington e a Israele, si era pateticamente riempito la bocca di espressioni come sovranità nazionale, patria, difesa degli interessi nazionali, e via discorrendo: ora ha gettato la maschera e si è rivelato un governo subalterno all'imperialismo di Washington e di Israele, facendosi latore del già richiamato nazionalismo imperialistico.

A questa miseria della destra nazionalista si accompagna quella della sinistra cosmopolita, la quale per una via opposta giunge al medesimo punto, ossia alla legittimazione se non alla santificazione dell'imperialismo dell'occidente, anzi dell'uccidente, presentato subdolamente come democratico e umanitario, orientato all'abbattimento di quelli che di volta in volta Washington identifica con i regimi nemici della libertà umana (nel caso specifico, l'Iran).
Una volta di più, destra nazionalista e sinistra cosmopolita si rivelano le due ali dell'aquila neoliberale, dunque della dominazione turbocapitalistica del mondo. Tale dominazione si fonda sull'imperialismo, di fatto coincidente con la dinamica di anglobalizzazione, ossia di americanizzazione forzata del pianeta. La destra, come sappiamo, è stata il luogo fondamentale di propulsione e di legittimazione dell’imperialismo.

La novitas degna di nota sembra essere la recente riconversione stessa della new left fucsia alle “ragioni” dei bombardamenti etici, dell’interventismo umanitario, degli embarghi terapeutici: in una parola, alle ragioni del “cattivo universalismo” dell’imperialismo statunitense, che de facto coincide con il “braccio armato” della globalizzazione mercatista. E che, a rigore, lungi dall’inquadrarsi come una figura dell’universalismo, si pone come espressione di un etnocentrismo esaltato, che semplicemente mira a estendere senza limiti il proprio modello e il proprio dominio, ideologicamente contrabbandato come valido in universale. Se il tratto fondamentale della vetero-sinistra fu l’universalismo, occorre riconoscere che la new left lo ha abbandonato mediante la difesa dell’imperialismo americano-centrico non meno che attraverso il sostegno alle ragioni della società competitiva di free market, nei cui spazi reificati il paradiso dei pochi si regge sull’inferno dei più.

L’imperialismo, infatti, non è se non la violenza del particolare che si contrabbanda come universale. La società competitiva del capitale è, a sua volta, il trionfo di una classe sulle altre o, se si preferisce, il nesso di signoria e servitù che rende possibile il successo di un gruppo mediante la sopraffazione ai danni degli altri. Sicché vero universalismo sarebbe combattere contro l’imperialismo e contro la società di mercato, ciò che la new left ha da tempo cessato di fare, divenendo neo-sinistra global-imperialista e liberal-nichilista.

La struttura economica di destra (imposizione del mercato e dell’interesse dei gruppi dominanti) trova anche questa volta il suo corrispettivo nella superstruttura culturale di sinistra (ideologia interventistica dei diritti umani). In effetti, l’imperialismo del Leviatano a stelle e strisce procede sempre, nelle sue giustificazioni, con un doppio registro: quello cinico della destra e quello dell’“anima bella” di sinistra. Il cinico right-oriented apertamente sostiene l’invasione imperialistica senza infingimenti, nel nome dell’“utile del più forte” – secondo il teorema di Trasimaco – e del nudo interesse economico e geopolitico della forza dominate. L’anima bella left-oriented, invece, cerca di giustificare l’invasione imperialistica con la roboante retorica dei diritti umani o, addirittura, fingendo di assumere il punto di vista dei più deboli, che l’operazione imperialistica stessa difenderebbe.

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