Tutti sanno che il picchio è il simbolo delle Marche. Ma forse non tutti ne conoscono il perché. Questa è una storia molto antica e per raccontarla dobbiamo tornare indietro di circa 3000 anni. Nel primo millennio a.C. infatti, il nostro territorio era abitato da una popolazione italica chiamata Piceni che, nei ricchi corredi funerari rinvenuti mostrano i caratteri di un'evoluta società, presente con caratteristiche proprie e ben definite per circa 500-600 anni.
Ma chi erano i Piceni? La storiografia antica è concorde sull'affermare l'origine sabina (regione storica situata tra Lazio ed Umbria) di questa civiltà. Plinio il vecchio (Naturalis Historia, III, 13, 110) ci racconta del voto pubblico del ver sacrum (primavera sacra), un rituale di matrice italica in cui giovani consacrati alla divinità in età adulta migravano dalle loro terre e ne raggiungevano altre, colonizzandole. La "primavera sacra" veniva celebrata anche in occasione di carestie, per scongiurare un pericolo o per eccessiva pressione demografica, per cui tramite questo rituale si favorivano i processi migratori. Ancora più precise le informazione che ci vengono fornite dal geografo e storico greco Strabone (Geografia, 5,4,2.):
"I Piceni sono giunti qui dalla Sabina, sotto la guida di un picchio che indicò il cammino ai capostipiti. Da ciò deriva il loro nome: essi infatti chiamano picus quest'uccello, e lo ritengono sacro ad Ares."
Il picchio fu dunque l'animale cosiddetto "totemico" dei Piceni che, posandosi sul vessillo dei capostipiti, guidò il gruppo verso le attuali Marche. Da questa tradizione sarebbe derivato il nome, "quelli del picchio".
I confini territoriali sono convenzionalmente fatti coincidere con i fiumi Foglia a nord e Pescara a sud, quindi tra Pesaro e Pescara, perché è tra questi due confini naturali che si concentrano le testimonianze peculiari di quella che in gergo archeologico viene definita "facies culturale picena".
L'organizzazione territoriale era strutturata secondo il modello protourbano (classi sociali, artigianato metallurgico e scrittura), a causa degli influssi della civiltà micenea e del sussistere di numerosi scambi commerciali con le popolazioni limitrofe. Questa organizzazione durò dal IX al V secolo a.C., dopodiché, tra V e IV secolo a.C., si possono notare i primi segni di trasformazione culturale e di crisi, a causa di processi storici di notevole portata. Oltre a cause più lievi come l'arrivo di comunità allogene di cultura differente (Galli Senoni a nord e Greci ad Ancona) o la formazione di un ceto ricco e dominante all'interno della società che portano ad una graduale modifica dei costumi, la causa principale fu ovviamente l'arrivo di Roma e la conseguente romanizzazione dei territori che portò alla scomparsa della civiltà Picena nel giro di due secoli.
Quando la Regione tra gli anni '70 e '90, come tutte le altre regioni italiane, si trovò a decidere un simbolo per il proprio stemma la scelta ricadde sull'animale totemico dei piceni, animale che secondo la leggenda guidò la migrazione. Fu questa una scelta culturale ben precisa. La regione scegliendo il picchio, identificò le sue radici culturali con la cultura picena, la prima espressione culturale caratterizzante del nostro attuale territorio, un popolo che diede circa 3000 anni fa una coesione sociale e materiale a quella che poi verrà chiamata Regione Marche.
Oinochoe (vaso simile alla brocca, usato per versare vino )in uovo di struzzo, lamina bronzea e avorio,
Pendaglio in Bronzo, conchiglie e pasta vitrea
Particolare di coperchio in bronzo con guerrieri intorno al Totem
Commenti