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Donne maceratesi: tra passato e un futuro tutto da conquistare

Donne maceratesi: tra passato e un futuro tutto da conquistare

L’8 marzo è la festa della donna, la giornata internazionale in cui si pone l’accento sulla cosiddetta questione di genere, la parità dei sessi che stenta ad arrivare e che forse non ci sarà mai.

La donna: il genere debole e il sesso forte, già perché, se è pur vero che la storia non ha lasciato spazio alle femmine, non ha permesso loro di essere protagoniste, le donne sono il sesso forte: vivono più a lungo, mediamente sei anni in più di un coetaneo maschio e si ammalano di meno. Un dono della natura per coloro a cui è affidato il futuro della specie.

Senza bisogno di andare lontano e parlare dei luoghi nel mondo in cui i diritti delle donne non vengono riconosciuti e dove i soprusi sono all’ordine del giorno, basta analizzare i dati sul lavoro per constatare che neanche in Italia il gap tra uomo e donna è stato mai veramente colmato. Se è vero che le donne che fanno carriera aumentano è pur vero che più si sale di gerarchia più scompaiono le donne al potere. Nel territorio maceratese ci sono però delle eccezioni eccellenti che sottolineano come l’imprenditoria femminile seppur sia in quota minore raggiunge ottimi risultati, come ad esempio la Varnelli e la Roana.

Una delle ragioni per cui le donne fanno il loro ingresso nel mondo dell’imprenditoria è per eredità, o familiare o del marito, soprattutto nelle nostre zone in cui il fare impresa è strettamente legato al legame di sangue. Le grandi aziende maceratesi sono quasi tutte a conduzione familiare, nate dalla piccola bottega di casa e diventate poi pilastri dell’economia territoriale.

Se pensiamo alla politica, il territorio maceratese ha il primato della prima donna sindaco in italia, a Loro Piceno per la precisione: Ada Natali, di cui abbiamo già raccontato la storia (clicca qui) . Altra storia quella di Maria Assunta Lorenzoni, partigiana nata a Macerata e combattente nelle file di Giustizia e Libertà, nel quale si occupa dei collegamenti con il comando della Divisione. Svolge numerose missioni pericolose e organizza l'espatrio di cittadini d'origine ebraica e di perseguitati politici.

La nostra provincia racconta di donne tutti i giorni, è fatta di donne che portano “a casa il pane”, non è un caso che in dialetto la donna matrona si chiama “vergara”, colei che porta la verga, cioè chi comanda, un riconoscimento che vale la pena ricordare nel giorno dell’8 marzo.

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