Ada Natali: la storia del primo sindaco donna d'Italia è tutta marchigiana
Nei giorni successivi alle elezioni del primo sindaco donna di Roma Virginia Raggi, e delle neo elette Chiara Appendino, che batte Fassino a Torino, e la giovanissima (29 anni) Susanna Ceccardi, il primo sindaco della Lega Nord in Toscana, la storia ricorda all'Italia che il primato di una donna "sindaca" è marchigiano: Ada Natali fu la prima donna sindaco in Italia, eletta a Massa Fermana, sua città natale, nel 1946.
Figlia di Giuseppe Natali, sindaco socialista di Massa Fermana che nel 1922 gli squadristi avevano picchiato a sangue, anche la "maestra Ada" (come la chiamavano i suoi compaesani, dopo che si fu diplomata), dovette subire le persecuzioni fasciste. Con l'intento di proseguire i suoi studi, fu traferita ad Apezzana di Loro Piceno, una località dove non c'erano ancora le strade, così la giovane Ada iscritta a Giurisprudenza, quando doveva andare all'Università, era costretta a percorrere faticosi sentieri, per poter poi prendere, a Passo Loro, un pullman per Macerata. Durante il periodo universitario, non solo portò a termine brillantemente gli studi ma insegnò a leggere e a scrvere, sia ai suoi scolari che ai contadini analfabeti della zona. Prese parte alla Resistenza marchigiana per la Liberazione dell'Italia partecipando alle battaglie di Pian di Pieca e San Ginesio.
Tornata alla città natia venne eletta sindaco nel 1946, con il voto anche delle sue concittadine, e rimase a capo del comune ascolano fino al 1959. Istituì nel comune di Massa Fermana le "colonie" per i bambini, così da assicurare un piatto di minestra, ai piccoli delle famiglie più povere. Nelle elezioni politiche del 1948, la "maestra Ada" è presentata come unica candidata comunista nelle Marche e viene eletta alla Camera dei deputati. Nel 1953 si impegnò nella campagna elettorale in Sicilia su invito di Togliatti per parlare con le donne e, negli anni Cinquanta, si battè perché le operaie delle fabbriche marchigiane potessero ottenere regolari contratti di lavoro.
Donna coraggiosa e decisa, pur di salvare alcune opere artistiche di grande valore come la “Natività” di Vincenzo Pagani, alla non curanza della Soprintendenza risponse con la vendita di alcuni pezzi di scarso valore storico - artistico per procurarsi i finanziamenti necessari allo scopo. Fu incriminata dalla stessa opposizione in Consiglio Comunale, per questo motivo e per aver preso della legna nella selva del vicino convento dei frati francescani per far riscaldare le operaie riunite in assemble, venne denunciata e processata. Fu poi assolta con formula piena.
Uscita dalla vita politica mantenne i rapporti con il movimento femminile e con alcuni parlamentari, rimase a Massa Fermana proseguendo la sua missione di insegnante e coltivando il suo amore per i gatti, si narra infatti che si spostava, anche se a fatica, per le sue non buone condizioni fisiche, tra Massa Fermana e Montappone per dare da mangiare ad un numero enorme di gatti dei quali era diventata la protettrice.
Morì il 27 aprile del 1990 a Massa Fermana, dove è sepolta nel cimitero accanto ai suoi amati genitori.
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