Una localizzazione baricentrica, rispetto a tutta l’area provinciale di Macerata basata su uno studio tecnico che contabilizza i tempi di percorrenza da tutti i centri dell’area. Applicando queste coordinate, la localizzazione migliore del nuovo ospedale di secondo livello dell’Area vasta 3 risulta Contrada della Pieve a Macerata. I risultati dello studio e i progetti di investimento sulla viabilità, sono stati presentati oggi all’assemblea dei sindaci dal presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli.
“Oggi – ha detto Ceriscioli - presentiamo il risultato dell’impostazione data nell’ultima riunione dai sindaci, che hanno fornito una chiara e semplice indicazione: tempi di percorrenza verso la nuova localizzazione minimi rispetto a qualsiasi punto di partenza dall’area di riferimento. Il luogo più baricentrico rispetto a queste indicazioni è stato individuato in Contrada della Pieve a Macerata. Il calcolo emergente dall’algoritmo è a viabilità odierna, ma con la futura viabilità il minutaggio, ossia il tempo di percorrenza migliora ancora. Il riassetto complessivo della sanità per acuti dell’Area vasta 3 prevede la permanenza di San Severino, Camerino per la montagna, di Civitanova Marche per la costa, con il mantenimento del pronto soccorso e livelli essenziali. Siamo perfettamente dentro le linee del Dm 70 del 2015. Avremo anche l’elisoccorso, con investimenti per la realizzazione delle piazzole di atterraggio, così da portare capillare assistenza d’urgenza in ogni parte del territorio. Senza necessariamente dover arrivare a Torrette. Civitanova sarà presidio ospedaliero di base a tutti gli effetti, con servizi di emergenza stabilizzazione, centralizzazione, residenza sanitaria assistenziale, pronto soccorso con medicina e chirurgia d’urgenza H24, diagnostica di primo livello per immagini, prestazioni di specialistica ambulatoriale, compresa la chirurgia ambulatoriale e il day surgey, diagnostica di laboratorio”.
Il Presidente ha anche illustrato il pacchetto risorse per la nuova viabilità. “Sono previsti – ha detto Ceriscioli - investimenti, alcuni dei quali già in corso come la pedemontana o il miglioramento della San Severino – Tolentino. Il contributo regionale, inoltre, potrà aumentare se ciò servisse a fruire di nuovi fondi statali. Importante sarà il casello di Porto Potenza Picena, che trasforma di fatto l’autostrada in una sorta di quarta bretella di accesso. Con gli investimenti sulla viabilità, la localizzazione dell’ospedale unico migliora ancora in termini di accessibilità”.
Il presidente Ceriscioli ha illustrato anche il percorso di fattibilità. “Finita la riunione di oggi – ha detto - andiamo avanti subito con la procedura di acquisizione dell’area, dopo gli opportuni approfondimenti idrogeologici. Poi l’appalto, quindi si va alla realizzazione. Non siamo in astratto, ma siamo nella concretezza. Lo strumento che utilizzeremo sarà il contratto di disponibilità. Sono convinto che, facendo attenzione alla fase di acquisizione dell’area, il percorso sarà veloce, perché si basa su un bene prezioso, ossia la concordia e il consenso dei territori”.
All’incontro erano presenti anche l’assessore Angelo Sciapichetti, il consigliere regionale Francesco Micucci, il direttore Asur Marche, Alessandro Marini e dell’Asur 3, Alessandro Maccioni.
Il sindaco di Macerata Carancini, presiedendo i lavori ha detto che “a differenza di quanto accaduto altrove, in un anno e mezzo siamo al risultato. Grazie a tutti i sindaci, oggi è un giorno molto importante. Con la delibera approvata con circa l’80 per cento, l’assemblea dei sindaci si è orientata verso la struttura unica che porterà risparmi per 15 milioni di euro e molti vantaggi indiretti soprattutto sul fronte del personale sanitario. Un percorso democratico e partecipato, in cui tutti i territori hanno avuto la possibilità di presentare una proposta. Sono state avanzate sei candidature, tutto è stato consegnato alla Regione che è competente per le scelte. La Regione è stata ai patti, ha scelto sulla base dei criteri che abbiamo indicato noi, democraticamente. Ora l’attenzione passa alle infrastrutture, anche alla fondamentale ferrovia”.
“Oggi è un momento da ricordare – ha detto Sciapichetti - se pensiamo alle condizioni di partenza solo due anni fa, nessuno avrebbe immaginato una mattinata come questa, ciò grazie a tutti i sindaci, che senza distinzioni di parte hanno scelto di far crescere il territorio.
A seguito della querelle di questi giorni fra comitati di terremotati, le Brigate di Solidarietà Attiva hanno scritto una lettera aperta ai terremotati. La riportiamo integralmente
Cari amici e amiche, siamo le BSA, Brigate di Solidarietà Attiva.
Abbiamo seguito e letto le discussioni degli ultimi giorni in questo gruppo e su alcuni giornali, l'abbiamo fatto senza alcuna "spocchia" ma anzi,con estrema serietà e non poca preoccupazione.
Ci ferisce leggere di polemiche in seno ai comitati di terremotati: è appena trascorso un anno dalle scosse che hanno devastato l'alto maceratese e meglio di noi voi sapete qual è lo stato delle cose. In molti si apprestano ad affrontare un nuovo inverno fuori casa e migliaia di SAE sono ancora da consegnare. Qualche giorno fa, nel frattempo, la prima neve ha ricordato a tutti che l'inverno sarà inclemente. Inutile elencare tutti i problemi: alcuni di noi sono originari del centro Italia, altri si alternano da oltre un anno per sostenervi; sapete meglio di noi quale sia e quanto sia dura la situazione. Ci siamo legati ed affezionati, dato che è impossibile dopo tutto questo tempo non avere costruito legami di solidarietà, ma anche personali e umani e un rifiuto forte e netto della situazione, assieme a una grande volontà di essere al vostro fianco per risolvere al meglio ogni problema. Questo è lo spirito che ci ha portati a decidere di restare ancora, nonostante sia passato ben più di un anno.
Proprio per tutto questo siamo preoccupati dalle polemiche, da questa rabbia che serpeggia ma in direzione "fratricida", anzichè verso chi è responsabile dei ritardi, delle macerie abbandonate, della perdita di posti di lavoro e della burocrazia praticamente paralizzante. Abbiamo un pò di esperienza ormai e vi assicuriamo, con tutta l'umiltà del caso, che dalle polemiche traggono giovamento solo politicanti in cerca di visibilità (o candidature) e chi agisce con doppio fine. Non di certo i terremotati, che al contrario hanno bisogno di restare uniti, perchè di fronte alla sordità totale con la quale vengono ricevute dal Governo le richieste, ci sarà bisogno della forza e dell'aiuto di tutti coloro che sono in buona fede.
Crediamo sia assolutamente prioritario definire con assoluta chiarezza chi sono i "nemici" e chi invece gli alleati. Nessun terremotato può appartenere alla prima categoria: in questo portiamo il nostro piccolo contributo, per chi lo riterrà utile, visto che sotto accusa è finito uno dei portavoce del coordinamento, Francesco Pastorella. Il nostro contributo proviene da mesi di collaborazione con Francesco: ne abbiamo apprezzato correttezza e impegno, assieme alla ferrea volontà di occuparsi solo ed esclusivamente di cosa può migliorare la condizione di chi vive nel cratere e di chi invece non può, almeno per ora, più viverci. Pensiamo che tutti siano criticabili, ma nessuno può essere insultato. Con Francesco ci siamo riconosciuti nell'unica regola imprescindibile che ci diamo da quando esistiamo "PRIMA FARE, POI PARLARE", altrimenti non lo avremmo supportato. Proprio per questo modo di pensare e per tutti i problemi che ci sono, pensiamo che la realtà dei fatti ci dica che non c'è tempo per le polemiche, che rischiano solo di distruggere quanto costruito invece di proporre soluzioni.
Ribadiamo che noi vogliamo essere al fianco di tutti e pensiamo che i terremotati non abbiano leader, che non esistano "capi", al massimo portavoce di istanze collettive. Le polemiche dei giorni scorsi hanno coinvolto un intero coordinamento di 97 comitati e noi riteniamo assolutamente scorretto questo modo di fare:a meno che qualcuno non si senta superiore a centinaia di altri terremotati, la correttezza avrebbe voluto che chi ha critiche si mettesse in gioco, partecipando ai confronti, rafforzando le reti di contatti e solidarietà e proponendo una soluzione al problema tutti assieme. Questi sarebbero i veri strumenti per scongiurare polemiche,personalismi e gli altri rischi connessi. Come fecero i terremotati del Friuli, che seppero trasformarsi in movimento di popolo e in questo seppero riscrivere la storia del loro territorio. Ci pare che invece quello che sta accadendo in questi giorni sia volto solo a distruggere quanto è stato costruito con lo sforzo di tutti. Noi pensiamo convintamente che il lavoro svolto dal coordinamento dei comitati sia stato positivo perché, al di là delle convinzioni politiche di ciascuno, ha prodotto proposte utili soprattutto ai cittadini più deboli del cratere.
Questo lungo discorso porta ad un solo punto: concentrarsi sui problemi e sui bisogni, sulla lotta che si è costretti a fare verso un governo cieco e sordo è ciò che accomuna tutti quanti, noi compresi. La posta in gioco è la rinascita delle vostre città e dei vostri borghi ed è quanto di più importante ci sia in questo momento.
Al vostro fianco. Un abbraccio a tutti voi, in questo triste anniversario, dalle BSA
Nuovi e importanti step per #MacerataFacile, il piano della mobilità urbana promosso dall’Amministrazione Comunale. Il primo riguarda la decisione della Giunta di integrare il sistema dei permessi che regola l’accesso alla ZTL per alcune categorie professionali. Le modifiche riguardano l’introduzione di un nuovo permesso temporaneo giornaliero di cui potranno usufruire gli artigiani, le imprese edili e i rappresentanti di commercio nelle fasce orarie 7.30 – 12.30 e 14 – 18.30.
“L’introduzione delle nuove regole della ZTL e della sosta nel centro storico – afferma l’assessore alla Mobilità Mario Iesari - viene monitorato con attenzione dall’Amministrazione con gli uffici e le società coinvolti nel progetto. Grazie a questo monitoraggio abbiamo potuto valutare l’esigenza di soddisfare una domanda di accesso alla Ztl per attività occasionali ma frequenti nei settori dell’artigianato e del commercio che non trovavano adeguata risposta con i permessi annuali o mensili esistenti. È un segno di ulteriore attenzione anche nell’interesse dei residenti del centro storico per i quali sarà più facile effettuare lavori artigianali o edili nelle loro abitazioni.”
Per ottenere i permessi e per ogni più dettagliata informazione, gli interessati, oltre a recarsi agli sportelli dell’Apm potranno consultare il sito della stessa società dove scaricare i moduli e seguire la procedura per il rilascio del documento.
Altra novità riguarda la mobilità elettrica. Il Comune di Macerata, infatti, per migliorare la vivibilità e l’ambiente, ha aderito al progetto di sviluppo della mobilità elettrica promosso dalla Regione Marche che finanzia la fornitura, l’installazione e la manutenzione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici insieme ai Comuni di Ancona, Civitanova marche, Pesaro, Porto San Giorgio, San Benedetto del Tronto e Senigallia.
Nella nostra città i punti di ricarica, che verranno allestiti direttamente dalla regione Marche entro il prossimo anno, saranno almeno due e verranno installati nelle aree dei parcheggi Sferisterio e Garibaldi. Si tratta di un passo significativo per il sostegno di una tecnologia innovativa che dovrebbe rendere, nei prossimi anni, molto più sostenibile la mobilità urbana. Proseguono nel frattempo i lavori per la realizzazione del terminal degli autobus urbani nella zona dei giardini.
Inoltre, si sta procedendo alla realizzazione di nuove banchine e scivoli per facilitare la mobilità di tutti gli utenti. Nell’area saranno installate pensiline per l’attesa degli autobus, posizionata una nuova segnaletica e potenziata l’illuminazione a vantaggio della sicurezza.
A un anno dalle violente scosse del 26 e del 30 ottobre 2016 che hanno devestato il centro Italia, il telegiornale di Mediaset è tornato a visitare i luoghi colpiti dal sisma per raccogliere l'esasperazione e la rabbia dei residenti, di cui molti ancora nelle roulotte.
Le telecamere di Canale 5 mostrano quello che era l'ex campo sportivo in cui sta sorgendo un piccolo villaggio di casette di legno che accoglieranno però solo una parte degli sfollati. "Roulotte e SAE si fronteggiano a cielo aperto - come racconta l'inviato - sono due facce della stessa medaglia, l'emergenza del dopo terremoto".
Chi vive nei caravan nel frattempo sta perdendo la speranza e dalle parole di signora intervistata traspare delusione mista a rassegnazione, quando dice che non è poi così sicura di avere una casetta entro l'inverno imminente ormai alle porte.
La situazione delle Soluzioni abitative in emergenza relativa al comune di Visso è purtroppo solamente di 40 consegnate a fronte di una richiesta di 230 e gli intervistati, oltre a dire che bisogna avere tanta pazienza, fanno presente come in un anno si sarebbe potuto e dovuto fare di più, dato che ci sono ancora persone in roulotte, container cumulativi o addirittura sfollata al mare.
Giovedì 26 ottobre, nella sede della Regione Marche, è stato presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2017.
27esima edizione di un il lavoro che è frutto della collaborazione di vari enti e organizzazioni, dal dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio, all’Unar Ufficio antirazzismo, alle Chiese valdese e metodista, all’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo e ai curatori della ricerca: la rivista Confronti e il centro studi IDOS.
Il Dossier raccoglie e commenta i dati disponibili sul fenomeno migratorio con lo scopo di fornire un’informazione corretta e quanto possibile completa. Quest’anno ha impegnato più di 130 autori del mondo accademico, sociale, associativo e istituzionale con il supporto dei dati statistici più aggiornati sui molteplici e complessi aspetti che riguardano gli immigrati in Italia.
Per quanto riguarda le Marche continua a diminuire la presenza degli stranieri nel territorio marchigiano. Alla fine del 2016 erano 136.199, scendendo sotto il 9% per la prima volta dal 2011 (media nazionale 8,3%). Il numero è sceso anche per l'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di oltre 8mila persone. Anche le nascite dei bambini stranieri sono in calo. Al contrario del luogo comune che dipinge l'immigrato come africano nero e musulmano, gli stranieri presenti sono, per ben oltre la metà, europei (romeni soprattutto e albanesi in leggero calo), seguiti dagli asiatici (specie cinesi). Gli africani sono meno del 20%, marocchini in maggioranza e gli americani a poco più del 7%. Gli stranieri titolari di permesso di soggiorno sono ugualmente in maggioranza europei. Anche questa parte della popolazione ha risentito del calo dell'occupazione, specie nei settori costruzioni, servizi ricettivi e commercio. Se diminuiscono i dipendenti, aumentano gli imprenditori stranieri, soprattutto nel maceratese. Nel 2016, rifugiati e richiedenti asilo sono stati nelle Marche 4.683 (3 ogni mille abitanti della regione).
Il Dossier presenta un contesto fluido che si modifica continuamente e dove gli immigrati e i loro figli assumono una rilevanza sempre maggiore dal punto di vista demografico, economico, occupazionale e socio-culturale. L'invito è di guardare all’immigrazione come a uno dei fattori chiave dello sviluppo umano, sociale, demografico ed economico non solo dei Paesi del Sud del mondo ma anche per i Paesi di destinazione.
Un breve video realizzato da Rai News 24 ha riassunto i principali dati italiani.
Ad un anno dal sisma, il Comune di Macerata decide di premiare "gli angeli del terremoto", coloro che hanno reagito prontamente all'emergenza e che hanno sostenuto finora gli interventi a favore della popolazione terremotata. La cerimonia si è tenuta giovedì 26 ottobre alla Filarmonica e sono stati premiati con un attestato di benemerenza due gruppi: uno riguarda l'associazione cuochi, l'altro riguarda le associazioni di volontariato, le attività commerciali e le forze dell'ordine che hanno prestato a vario titolo la loro opera nei giorni del sisma di un anno fa.
Durante la serata sono state ripercorse con parole e immagini la storia dell’emergenza terremoto a Macerata, di come e con quale spirito sia stata affrontata e come da quel triste accadimento siano nate realtà belle, fatte di vicinanza, fratellanza, amicizia, spontaneità e solidarietà.
“In questo incontro aperto a tutta la città e organizzato a un anno dal terremoto - spiega il sindaco Romano Carancini - vogliamo raccontare le storie di solidarietà, vicinanza e volontariato che hanno reso più ricco questo lungo e difficile periodo a partire dai primi concitati momenti di emergenza fino ad arrivare ai giorni d’oggi. Una splendida rete di amicizie e di collaborazioni che ha messo in luce la natura generosa di una comunità che nelle difficoltà sa restare unita e in questa unione trova la sua forza.”
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un cittadino dell'entroterra maceratese, corrispondente locale per un organo di stampa, ad un anno dagli eventi sismici dell'ottobre 2016.
"Un anno è passato da quel 26 ottobre 2016, una data che è entrata dentro ognuno di noi come se fosse entrata in guerra la nostra Nazione. La nostra gente era abituata a parlare di terremoti dopo l’esperienza del sisma Marche – Umbria del 1997: oramai era un argomento che non destava più particolare preoccupazione, neanche con il terremoto del 24 agosto 2016. Ed invece quel 26 ottobre cambiò la vita di tutti noi facendo cadere molte delle nostre certezze: la scossa fu talmente forte da sembrare un bomba gettata dall’alto da un aereo.
Eravamo tutti nelle nostre case, chissà in quanti hanno avuto il timore di morire visto l’intensità del sisma. Quella notte sono scappato dalla casa e subito furono urla di disperazione e paura: di mia madre, dei miei vicini di casa. Vedere ed ascoltare tutto questo è stato straziante: non posso dimenticare neanche le urla di ragazzine adolescenti che per lo choc si sono buttate a terra battendo i pugni sul suolo.
A Pieve Torina, come negli altri paesi limitrofi del cratere, passammo tutti la notte fuori all’interno delle nostre auto connessi ai cellulari e alle autoradio per capire la dimensione di quanto accaduto, per conoscere le evoluzioni di una situazione spaventosa ma non chiara. Abbiamo provato sentimenti di angoscia, di rabbia, di spavento venendo a conoscenza dei gravi crolli, di ansia ipotizzando la presenza vittime. Per fortuna quest’ultime non ci sono state.
Passare la notte in auto non fu affatto comodo soprattutto in quella fredda notte di ottobre: in quanti siamo rientrati nelle case gravemente danneggiante per procurare cuscini, coperte, acqua! Io stesso, non sapendo cosa poteva aspettarmi, sono rientrato per procurare a mia madre i necessari medicinali. Non volevo rientrare ma non ho potuto cedere alla paura. Chissà quanti come me.
Era notte e osservando i volti tristi e spaventanti della nostra gente già capivo che questo terremoto non sarebbe stato affatto uguale a quello del 1997. La mattina dopo, quando ci svegliammo, fu un colpo al cuore perché con la luce del giorno avemmo la conferma di ciò che non avremmo voluto mai vedere: i crolli ed i gravi danni che avevano subito le nostre case. Eravamo tutti disorientati: non sapevamo quello che ci avrebbe aspettato e quale sarebbe stato il nostro futuro.
I sindaci del cratere comunicarono subito ai propri cittadini la possibilità di dormire nelle strutture di emergenza preparate dagli stessi Comuni nonché la possibilità di alloggiare negli hotel del basso maceratese e della costa adriatica. Io fui tra quelli che scelse la seconda opzione. Finalmente potevamo dormire al coperto dentro un letto e con i servizi necessari, una sola notte di paura e scomodità era bastata a sfinirci ma rimaneva sempre nei nostri pensieri il fatto di dover affrontare i giorni a seguire: cosa ne sarebbe stato del nostro futuro e di quello dei nostri piccoli paesi?
Eravamo tutti preoccupati ed ancora in preda allo shock ma tra terremotati abbiamo sempre cercato di farci coraggio per affrontare al meglio ogni problema, ogni paura senza essere soli. Ci siamo confidati per avere un po’ di speranza e tanto, spesso, è bastato a consolarci. Nei nostri paesi e nella costa adriatica furono preparate postazioni di emergenza da parte della Protezione Civile e delle associazioni di soccorso volontario: l’intento è stato quello di non farci mancare nulla, compresa una parola di conforto. Stessa cosa, per la mia esperienza, posso dire degli albergatori che si sono svegliati nel cuore della notte per preparare gli alloggi per migliaia di persone in arrivo. I terremotati dell’Alto Maceratese, in attesa di risposte da parte delle Istituzioni, non si sono mai dati per vinti anche dando vita ad associazioni, una delle più note è “Io non crollo” composta da molti giovani camerti.
“Io non crollo” ha provveduto a raccogliere beni di prima necessità, alle attività di recupero beni presso le abitazioni, al supporto logistico. Non dimentichiamo neanche ESN AURE Camerino, associazione che già esisteva da molto tempo prima del sisma di ottobre 2016 che tutt’ora si occupa dell’accoglienza e dell’integrazione degli studenti Erasmus nonché degli studenti internazionali. ESN AURE è composta da giovani non camerti che, durante l’emergenza terremoto, non hanno esitato a dare il loro supporto agli studenti e ad aiutarli ad ottenere le informazioni necessarie comunicate dalle Istituzioni e dalle Università.
E grande combattente è stata l’Università degli Studi di Camerino grazie al lavoro svolto dal Rettore Emerito Flavio Corradini e dal suo team: è stata garantita la continuità didattica e non è mai mancato supporto agli studenti. L’hashtag #ilfuturononcrolla è la conferma social del loro impegno. A breve dovrebbe essere pronto il nuovo campus e questa è la dimostrazione che la voglia di reagire c’è e la possibilità di operare e fare pure. Presenti anche i nostri compaesani residenti in Italia e all’Estero che hanno fatto delle donazioni tramite bonifici ai conti correnti dei Comuni del cratere pur di veder risorgere i nostri paesi, parte di quell’Italia che continuano ad amare da lontano.
I Sindaci, poi, sono degli ufficiali in prima linea nella trincea del fronte terremoto: hanno lavorato e stanno lavorando giorno e notte per far rinascere i paesi e per far tornare i loro concittadini nelle proprie terre. Per i Sindaci non è mai stato facile affrontare i granitici ostacoli della burocrazia e non lo è tutt’ora ad esempio in materia di installazione di casette SAE e di ricostruzione delle case inagibili, oggi che le richieste dei cittadini si fanno sempre più pressanti, oggi che non vogliamo più saperne dei complicati meccanismi della burocrazia e vogliamo risposte certe ed immediate. Tra tutti i cittadini proprietari delle case inagibili livello B che non possono fare richiesta di casette SAE, che hanno presentato i progetti di restauro ma ancora non sanno quando partiranno i lavori.
Ai Sindaci del cratere va la nostra ammirazione perché nonostante la situazione difficile hanno seguito, e seguono, le procedure stabilite dai canali istituzionali pur non stancandosi mai di chiedere più poteri e più autonomia nella gestione nei propri territori. I nostri Sindaci, disponibili ad accettare anche la figura di un Commissario Straordinario che svolga funzioni di coordinamento ma che ribadiscono di aver bisogno di piena libertà di azione in materia di ricostruzione e nella gestione dei territori da loro amministrati.
Come già accennato molti cittadini, non avendo risposte certe, già a distanza di pochi mesi dal sisma, hanno dato vita a comitati spontanei in modo da dar voce più facilmente alle istanze ed alle esigenze dei terremotati non risparmiandosi nelle proposte ai Sindaci e alle Istituzioni su come affrontare, e risolvere, le problematiche del terremoto. I Sindaci hanno apprezzato, ed apprezzano, le iniziative dei comitati, necessarie per ampliare e consolidare la conoscenza delle esperienze e per capire meglio come affrontare i problemi ma da sempre, tutti, mantengono ferma un preciso dettame: a condizione che i comitati non scavalchino nell’eccesso e nella strumentalizzazione mirando a sostituirsi alle amministrazioni competenti.
Il rischio è noto: i comitati hanno fatto delle buone proposte coinvolgendo le Istituzioni sono portavoce del pensiero, delle paure, delle angosce e delle speranze ma alcuni di essi (per fortuna pochi) sembrano creati al solo scopo di realizzare interessi di singoli e non quelli di una collettività privata, in pochi secondi, di elementi essenziali di vita.
Ma tra i veri “eroi” del terremoto vanno giustamente considerati loro: i commercianti (basti pensare al Vecchio Mulino e al Forno Pascoli di Pieve Torina che non hanno chiuso un solo giorno), e gli allevatori che, nonostante i crolli, la solitudine, il freddo, la neve ed ogni condizione avversa immaginabile non hanno abbandonato le loro terre continuando a lavorare e a garantire non solo il servizio e l’offerta ma soprattutto la loro presenza continua nel territorio. Grazie a loro per non averci abbandonato e per non aver desistito, nonostante tutto.
E nella cronaca di quanto accaduto va certamente evidenziata la mancanza di risposte certe da parte delle Istituzioni e le gravi e non trascurabili conseguenze nelle comunità terremotate. Questa mancanza di chiarezza ed il loro temporeggiare va annoverata, senza dubbio, tra le maggiori cause di quella “guerra tra poveri” che ha più volte stremato i terremotati suddivisi in due distinte “fazioni”: quelli rimasti nei paesi distrutti e quelli alloggiati negli hotel. Una guerra continuata nel momento in cui la Protezione Civile ha effettuato i trasferimenti degli sfollati presso altre strutture recettive per fare spazio ai turisti. Nulla di peggio per le nostre comunità martoriate.
Una guerra che invece vogliamo tutti combattere è quella contro coloro che hanno mirato ad arricchirsi sulle spalle della disgrazia di noi terremotati, coloro che, ad esempio, hanno richiesto ed ottenuto il contributo di autonoma sistemazione senza averne alcun diritto. Grazie agli inquirenti ed alle loro indagini che continuano a smascherare sempre nuovi casi di “furbetti del sisma”.
E quanto sopra per condividere che qualsiasi disgrazia che colpisca il proprio paese, una calamità naturale, un’epidemia o una guerra, dovrebbe principalmente insegnare ad ognuno di noi che la forza vera è data dalla collettività: dalla capacità di darsi da fare e soprattutto di restare uniti per risollevare il proprio destino e quello delle proprie terre. Ma a volte, soprattutto quando raccolgo le riflessioni di coloro che con me condividono questo destino, penso che forse neanche questo forte terremoto è riuscito a scuoterci. In una situazione come quella che stiamo passando è giusto protestare evidenziando cosa non va ma nello stesso tempo occorre essere propositivi, attivi e fattivi: facendo proposte concrete, anche se piccole, proponendosi con fare pratico, condividendo e smussando ogni nostra spigolatura verso l’obiettivo comune; diversamente si rischia di fare del populismo che già ha portato dei precedenti pericolosi, già confermati dalla storia.
Quando si affronta un’esperienza come il terremoto, oltre ad avere un aiuto materiale e psicologico, è necessario avere anche un aiuto spirituale, ruolo che nelle nostre terre è svolto dalle parrocchie. Ma qualche parroco è stato assente ed i terremotati, che sicuramente non avrebbero chiesto ai loro parroci di risolvere questioni relative alla ricostruzione, nel loro essere sfollati, perduti e soli, avrebbero certamente giovato del conforto dei loro sacerdoti.
È passato un anno da quel maledetto 26 ottobre 2016, la nostra vita è cambiata, i nostri animi sono cambiati. Molti paesi non saranno più quelli di prima e con alta probabilità molte frazioni non ci saranno più. Molti abitanti dei nostri paesi hanno deciso di non tornare più per paura e per stanchezza, per mancanza di risposte e di certezze, ma tanti altri hanno deciso di tornare per provare a far rinascere le nostre terre nonostante le difficoltà ed grandi sacrifici che ci aspettano. Il primo gradino di questa rinascita è la consegna delle casette SAE già completata dal Comune di Fiastra e ancora in fase di esecuzione nel Comune di Pieve Torina. Mi viene in mente una frase del vescovo del terremoto del Friuli del 1976 S.E Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine, il quale pronunciò la frase che divenne lo slogan della ricostruzione: “Prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese”.
Con il terremoto 2016, sullo stesso piano delle fabbriche, vorrei potessero esserci tutte le scuole: la prima vera pietra della ricostruzione, il primo investimento per il futuro. Come a Pieve Torina, dove i ragazzi delle scuole elementari e medie, che svolgono attualmente le attività didattiche all’interno di un container messo a disposizione dal Comune, entreranno presto nella nuova scuola, ora in costruzione e presto pronta, donata da un gruppo di imprenditori senigalliesi grazie al progetto “Succisa Virescit”. Scuola fortemente voluta dal Sindaco e da tutta la comunità.
Le nostre terre hanno affrontato così tante difficoltà, la storia lo racconta, e nonostante tutto hanno ricominciato a vivere: per quale motivo i nostri paesi non dovrebbero prendere spunto dagli errori del passato per rinascere e riprendersi anche questa volta?"
Dopo il caso della sparizione della fiamma sopra la granata dal monumento al Maresciallo Piermanni a Civitanova, venuto alla luce il mese scorso (leggi qui), da qualche giorno il simbolo dei Carabinieri apposto sul busto è tornato ad essere integro.
E' stato infatti sostituito quello provvisorio in plastica, apposto prima dell'inaugurazione, con uno definitivo in ottone, più bello e robusto del precedente.
Un sogno che si concretizza a un anno di distanza dal terremoto che nell'ottobre del 2016 ha devastato il centro Italia: per Natale a Muccia sarà realizzata la nuova chiesa a servizio di tutta la comunità.Sarà intitolata a Papa Francesco.
Quella che sembrava una missione impossibile, è diventata realtà grazie all'impegno e alla collaborazione fra diversi soggetti che, dopo diversi contatti, sono riusciti a trovare un punto d'incontro comune e a regalare alla comunità di Muccia una struttura di 120 metri quadrati dove realizzare la nuova chiesa.
Sono stati Guido Picchio e il sindaco di Muccia Mario Baroni a tessere le fila per arrivare a questo splendido obiettivo, raggiunto grazie alla fondamentale collaborazione del dottor Sergio Zaccarelli, in rappresentanza di CNS, il Consorzio Nazionale Servizi di Bologna.
Un precedente incontro ad Accumoli fra il presidente di Cns, Baroni e Picchio aveva consentito di avere già la garanzia che la chiesa si sarebbe fatta. Poi l'ultimo incontro a Muccia ha ufficializzato il regalo alla piccola cittadina dell'entroterra.
Nei prossimi giorni inizieranno i lavori di costruzione della chiesa che, così entro Natale, sarà a completa disposizione della comunità di Muccia.
Consegnate 7 casette agli abitanti della frazione Costafiore di Muccia. Nella mattina di giovedì 26 ottobre si è tenuta la cerimonia della consegna delle chiavi ai 22 abitanti della piccola località muccese che ad un anno dal sisma riescono a tornare "a casa" nei luoghi di residenza. Presenti il sindaco Mario Baroni, l’assessore alla Protezione Civile della Regione Marche, Angelo Sciapichetti, i rappresentanti della ditta esecutrice dei lavori, del Consorzio Cns, dell’Erap, le autorità militari e religiose e i cittadini.
“Consegnare oggi ad un anno esatto dal sisma le prime casette a Muccia – ha detto Sciapichetti – è un segnale di speranza. Occorrono gesti concreti che rispondano alle esigenze delle famiglie. I cittadini devono poter tornare il prima possibile nei propri luoghi d’origine, non solo nei comuni, ma, come stiamo facendo oggi, nelle singole frazioni. Occorre in primo luogo ricreare le comunità, poi far ripartire le attività commerciali e artigianali, così riprende un’economia e questi luoghi tornano a vivere. La situazione è drammatica e difficile, ma con l’impegno corale di tutti qui a Muccia contiamo di consegnare altre casette entro novembre e terminare le ultime assegnazioni entro Natale. Questo pomeriggio sarò a Roma dove incontrerò il commissario De Micheli per affrontare i nodi della semplificazione e della ricostruzione leggera, occorre dare al più presto la possibilità ai cittadini di intervenire in modo semplice e veloce”.
Il cantiere di Borgo Costafiore è potuto procedere velocemente, grazie alla situazione dei luoghi che non ha comportato imprevisti e difficoltà particolari da gestire. Frane, dissesti, fiumi, opere pubbliche da ricollocare, incidono non di rado sui cronoprogramma preventivati. “Grazie all’impegno di tutti, dalla ditta esecutrice al consorzio Cns, all’Erap, alla Regione – ha detto Baroni – oggi ventidue persone tornano a vivere a Costafiore. A breve verrà avviata l’area commerciale di Muccia e gli altri due piccoli villaggi prenderanno tra poco vita, grazie alla consegna delle ultime Sae. Una volta montate verrà collocato anche un locale di 120 metri quadrati donato dal consorzio Cns che verrà adibito a chiesa. La comunità pian piano si rinsalda”.
Il Consiglio Comunale del Comune di Recanati approva la variazione di bilancio. Così inizia il terzo "round" per i lavori di ristrutturazione post sisma al Palazzo Comunale. inoltre Recanati avrà un nuovo campetto di calcio a 5 e relativa copertura (anche a servizio delle scuole, in particolare del Liceo Scientifico), verrà sistemata l'area parcheggi al PalaCingolani e sarà effettuato un intervento a sostegno delle attività commerciali e di chi ristruttura nel Centro Storico.
"Nuovi investimenti per la crescita della città utilizzando i proventi della copertura assicurativa del Palazzo Comunale - dichiara il Sindaco Francesco Fiordomo - L'attenzione e la lungimiranza dei funzionari e degli uffici comunali ci ha consentito di riscuotere 3 milioni di euro ed ora li utilizziamo per riaprire il Palazzo Comunale e per altri interventi che danno risposte concrete alle richieste dei cittadini".
Il Palazzo Comunale, dopo la sistemazione del tetto e l'incatenamento della struttura e il rifacimento dei solai, sarà interessato da un successivo intervento con la sistemazione in particolare dell'Aula Magna, Sala del Consiglio e Sala degli Stemmi.
All'anniversario del terremoto dell'ottobre 2016 il Sindaco di San Severino Marche Rosa Piermattei continua la sua battaglia per la ricostruzione. “A un anno dal terremoto lascio urlare il silenzio dei cantieri e per un giorno sto zitta”. Così commenta la poca velocità nell'affrontare le problematiche derivate dal sisma. La Piermattei fa il giro dei più importanti cantieri della ricostruzione in città: prima quello dell’Itts, l’Istituto Tecnico Tecnologico Statale “Eustachio Divini”, e poi quello delle Sae, le strutture emergenziali che sono in fase di installazione nel rione San Michele.
“Oggi non commento – aggiunge il primo cittadino settempedano – Voglio però dire grazie a tutti i volontari e alle istituzioni per la vicinanza che ci hanno fatto sentire, e per l’aiuto che ci hanno dato, in piena emergenza. E voglio dire grazie alla popolazione per la dignità e la compostezza fino ad oggi dimostrate. Nonostante il nostro sia stato il primo Comune a portare a termine più di 7mila controlli, a concludere da solo le demolizioni degli edifici pericolanti, a portare via praticamente tutte le macerie, ci ritroviamo bloccati e impotenti. Abbiamo fatto tutto quanto ci competeva ma non è stato sufficiente per far partire i cantieri. Mi aspettavo che almeno la ricostruzione leggera potesse decollare e invece nulla. E’ per questo che oggi, un anno dopo, preferisco lasciare che sia il silenzio della ricostruzione ad urlare per scuotere, almeno, gli animi di tutti”.
L'attesa per le soluzioni abitative di emergenza appare eterna, così Terre in Moto Marche ha messo in piedi una singolare protesta: alcune casette di carone sono state posizionate ad Ancona sotto la sede della Regione.
"Visto e considerato che quelle che da un anno dovrebbero sorgere nei paesi colpiti dal terremoto ancora non si vedono, come rete Terre In Moto, abbiamo voluto consegnare alla Regione le nostre SAE, che con l’occasione ribattezziamo “Soluzioni abitative in attesa eterna”. Dopo un anno continuare a chiamarle con il loro nome (Strutture abitative in emergenza) sembra una gigantesca presa per i fondelli. Per rendersi conto del punto della situazione basta confrontare i tempi che la Regione aveva previsto a maggio 2017 con lo stato attuale delle cose.
Queste strutture" spiegano i referenti di Terre in Moto "rappresentano chiaramente solo una delle criticità ancora presenti e con le quali ci confrontiamo ogni giorno ma sotto l’aspetto simbolico sono fondamentali perché nel ritardo della loro consegna è racchiuso tutto il senso della strategia dell’abbandono di cui parliamo da mesi.
Aggiungiamo inoltre che è gravissimo quanto emerso in queste settimane, già previsto e prevedibile, in merito alle condizioni degli operai che lavorano alla costruzione e posa delle SAE. Costretti a turni di lavoro massacranti e con qualsiasi condizione meteo (su richiesta esplicita della Regione stessa) si ritrovano a scontare ritardi e responsabilità che sicuramente non sono di loro competenza. Ancora una volta a pagare sono i più deboli.
Le nostre casette sono anche un messaggio rispetto alle tanto vituperate “casette abusive”, contro le quali ci si è mossi con tanto rigore. Di fronte ai ritardi ancora presenti se ci sono stati degli abusi sono stati sicuramente quelli commessi dalla politica e non quelli di chi, con tutte le differenze e i distinguo del caso, hanno pagato di tasca propria l’unico modo per resistere. Politica che se da un lato mostra tutta la sua incapacità dall’altro ha iniziato a “far calare” gli sciacalli in vista di una campagna elettorale che nel cratere si appresta ad essere devastante. Ma chi ha perso casa e lavoro, se non i propri cari, non è carne da macello e non accetta la guerra tra poveri che si vorrebbe imporre.
Ad un anno delle scosse che più hanno colpito i nostri territori, lasciamo quindi queste casette abusive sotto a palazzo Raffaello, sede della Regione Marche e invitiamo tutti alla Marcia del Ritorno che abbiamo organizzato per domenica 29 ottobre alle ore 10.00 da Maddalena di Muccia a Pieve Torina. Torneremo in strada nel cratere per riprendere parola tutti insieme, terremotati e non, e per gridare la nostra volontà di tornare, resistere e ricostruire".
L’Associazione Help S.O.S. salute e famiglia Onlus di San Severino torna ad alzare la guardia sull’ospedale settempedano, perché sottoutilizzato come struttura pienamente agibile e “spogliato” di servizi importanti per il territorio. Una delibera di Giunta regionale, dell’agosto 2016, ha messo per iscritto ciò che dovrebbe funzionare all’indomani della chiusura del punto-nascite, ma ormai è passato più di un anno – c’è stato anche un terremoto che ha devastato l’entroterra – e poco o nulla è stato concretizzato.
Così la presidente dell’Associazione, Cristina Marcucci, ha preso carta e penna e ha scritto per “fotografare” l’attuale preoccupante situazione. “La week surgery – sottolinea – doveva essere di riferimento provinciale, inglobando pure le attività di Recanati e soprattutto di Tolentino: 80% degli interventi a ciclo breve in ambito chirurgico, dermatologico, ginecologico e oculistico dovevano essere svolti a San Severino. Invece assistiamo a continui pensionamenti dei medici senza sostituzione: gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati Oddi e Rocci, mentre la dottoressa Coccaro è stata trasferita al Pronto soccorso di Camerino. Inoltre, le sale operatorie lavorano con turni ridotti da 12 a 6 ore.
Per quanto riguarda poi l’attività ginecologica, siamo davvero al minimo: un giorno a settimana per le ecografie a cura dell’equipe di Macerata del dottor Pelagalli, più attività di consultorio il martedì mattino con la dottoressa Brandi. Per il resto della settimana il servizio è totalmente scoperto, quando invece la stessa determina di chiusura dei punti nascita prevedeva che rimanessero tutti i servizi legati alla gravidanza fino alla 36^ settimana. A ciò si aggiunga che l’ambulatorio pediatrico di 18 ore non è stato mai attivato pienamente, visto che funziona soltanto 10 ore; si è passati, quindi, da un reparto perfettamente funzionante a una povera manciata di ore, lasciando scoperto totalmente - dal punto di vista del soccorso e della specialistica - un intero territorio che va da Fabriano fino a Macerata.
Infine, a livello di lungodegenza e cure intermedie i 10+10 posti letto non sono mai stati attivati e non c’è al momento neppure una tempistica precisa sulla loro effettiva operatività. Insomma, una presa in giro, come se ci fosse un preciso progetto di depauperare questa struttura per spostare quanto più possibile verso altre strutture, lasciando le zone interne prive di servizi e approfittando della debolezza di un territorio duramente colpito dal sisma. Dovrebbe essere invece l’esatto contrario: “L’ospedale di San Severino è ben collegato – rimarca l’Associazione Help – e ha spazi adeguati per risolvere il grande problema delle lunghe liste d’attesa per i piccoli interventi e può svolgere ottimamente la funzione di supporto ai centri più grandi. E non ci si dica che i medici non vogliono venire a San Severino: loro chiedono solo la certezza di avere un posto che, spostandosi, gli garantisca un progetto di vita”.
I Vescovi delle Marche si sono incontrati a Loreto mercoledì 25 ottobre. Nel corso dei lavori, è stato eletto presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana Mons. Piero Coccia, Arcivescovo Metropolita di Pesaro. Egli succede al Card. Edoardo Menichelli, al quale è stato rinnovato il più sentito grazie per il servizio reso come presidente della Conferenza dei Vescovi marchigiani.
I vescovi hanno, poi, espresso la loro cordiale gratitudine anche a Mons. Luigi Conti, Amministratore Apostolico di Fermo che lascerà il suo compito a Mons. Rocco Pennacchio, neo eletto Arcivescovo di Fermo.
Tra gli altri temi affrontati, c'è l'aggiornamento da parte di Mons. Stefano Russo, Vescovo di Fabriano-Matelica, sulla situazione post sisma nelle varie diocesi. Sono state evidenziate problematiche e prospettive future, rendendosi urgente una concertazione anche con le autorità regionali oltre che con il neo Commissario straordinario per la ricostruzione, De Micheli.
Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dell'assessore regionale Angelo Sciapichetti rivolta al sindaco di Macerata Romano Carancini.
“Il vero scandalo nella gestione del servizio idrico nella provincia di Macerata è che ci sono molteplici piccoli soggetti gestori, anziché l’ente unico, a cui si sarebbe dovuti arrivare già entro il 2015, come previsto dalla legge. Così inefficienze e costi lievitano. Carancini dovrebbe ricordare che il presidente dell’AAto 3 Francesco Fiordomo, insediatosi alla fine del 2015, aveva pubblicamente preso l’impegno di arrivare al gestore unico entro e non oltre l’estate del 2016, mentre invece nonostante le ripetute sollecitazioni pubbliche e private effettuate dagli uffici e dal sottoscritto in questo senso, siamo ad ottobre 2017 ed ancora abbiamo molti, troppi soggetti gestori.
Ci sono infatti ad oggi tre società che detengono partecipazioni in ben sette ex municipalizzate, inoltre otto comuni mantengono, in modo difforme dalla normativa, la gestione diretta. Sono solo tre i piccoli comuni che, in modo regolare, gestiscono direttamente il servizio. La situazione è troppo frammentata e completamente contraria alla legge. Occorre pervenire al più presto al soggetto unico gestore, per garantire non solo il rispetto delle norme, ma anche quelle economie di scala che permettano una gestione efficiente del servizio idrico integrato di qualità a servizio dei cittadini”.
Da parte della Regione non c’è nessuna chiusura a priori né la volontà di vanificare gli investimenti nel servizio idrico integrato che, anzi auspichiamo e lavoriamo affinché crescano, per razionalizzare, eliminare le perdite, aumentare la qualità ed abbassare i costi per i cittadini. Questo può essere fatto solo con il gestore unico, non con una miriade di piccoli gestori.
Non corrisponde assolutamente al vero che ci sia un diniego pregiudiziale della Regione sulla captazione come dice il Sindaco di Macerata, tant'è vero che abbiamo recentemente autorizzato un aumento di 50 litri al secondo per consentire di far arrivare l’acqua del Nera nei rubinetti delle famiglie dei Comuni di Montecassiano e Montefano dove fino ad oggi sono arrivati gli impianti realizzati dalla società Acquedotto del Nera.
La quantificazione definitiva della captazione d’acqua potrà avvenire solo a seguito degli studi e approfondimenti in corso. Il terremoto ha sconvolto l’assetto idrogeologico dell’area dei Sibillini, ne è scaturita come noto l’esondazione del Fiume Nera, fenomeno che è stato sotto gli occhi di tutti.
In un primo momento si era registrato un improvviso e significativo aumento della portata, che attualmente, tuttavia, è in fase di regressione con altrettanto significativa riduzione. Il dovere della regione deve essere quello della salvaguardia della risorsa idrica come bene pubblico, per soddisfare le esigenze attuali e delle generazioni future, per questo le autorizzazioni seguiranno rigorosi accertamenti tecnico scientifici”.
Si è costituito ieri sera, nel corso di un incontro tenutosi a Tolentino, un comitato intercomunale tra San Severino, Cingoli, Tolentino e Recanati che ha come scopo quello di fare da baluardo, nella lotta per conservare i servizi sanitari essenziali alla popolazione di questi quattro comuni e dei paesi del circondario. Gli obiettivi prioritari sono il ripristino dei servizi di emergenza e il potenziamento dei punti di primo intervento, importanti riferimenti territoriali all'interno dell'offerta sanitaria provinciale, indispensabili per garantire il diritto alla salute.
Al di là della futura localizzazione dell'ospedale provinciale, i referenti del comitato intercomunale intendono gettare le basi anche per un modo nuovo di porsi, nell'offerta dei servizi essenziali per le comunità, come la sanità, la scuola, i trasporti, la gestione del post terremoto, chiedendo un nuovo modo di amministrare, partendo dal basso e dalle necessità reali delle comunità. I comuni di Cingoli e Tolentino faranno da capofila per la prossima richiesta di un incontro in Regione, in cui sarà ribadita la richiesta di mantenere i servizi sanitari nelle strutture cittadine esistenti di comuni di media grandezza, che non rappresentano solo il proprio territorio, ma sono il riferimento dei centri limitrofi, per un potenziale bacino d'utenza di circa 100 mila abitanti.
All'incontro sono intervenuti il sindaco ed il vicesindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi e Silvia Luconi, il vicesindaco di Cingoli Luigi Ippoliti, i rappresentanti dei comitati per la difesa degli ospedali di San Severino Marche e di Recanati.
"Dobbiamo ricostruire i muri, certamente. Ma soprattutto dobbiamo ricostruire le comunità, fatte di bambini e di scuole, di cittadini che lavorano e di un ambiente che non verrà deturpato". Questo è ciò che ha detto il Commissario alla ricostruzione Paola De Micheli, durante il suo intervento alla presentazione del calendario che l'Associazione nazionale funzionari di polizia ha realizzato con l'obiettivo di raccogliere fondi per i bambini orfani del terremoto.
"Ci sono ferite profondissime che restano anche a distanza di tempo - ha aggiunto De Micheli - e altre ferite che possono essere rimarginate, come quelle sull'integrità della comunità. Il nostro compito, che è molto complicato, è costruire il futuro nel senso pieno del termine, affrontando la ricostruzione nella sua pienezza. Non possiamo perdere di vista l'insieme del progetto". De Micheli ha poi ribadito che è fondamentale "coniugare la velocità nel fare le cose col farle bene".]Ce la stiamo mettendo tutta - ha concluso - e continueremo a farlo".
FONTE ANSA
Il quadro parziale che sta vivendo la sanità maceratese ad un anno di distanza dal terremoto non è dei più confortanti considerando l’ospedale di Tolentino parzialmente inagibile, la RSA di San Ginesio ancora chiusa e la week Surgery di San Severino Marche che non decolla, senza contare le diverse strutture per anziani chiuse nelle zone montane. Proprio per questo Elisabetta Guglielmi, Segretaria Nursind Macerata, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, si fa sentire.
“Non si è fatto nulla per migliorare la situazione. - dice la Guglielmi - Era il 27 ottobre del 2016. Il ricordo di quella giornata al presidio ospedaliero di Tolentino è ancora vivo e fa male. Una giornata iniziata con la notizia che tutto l’ospedale fosse inagibile, dove molti dipendenti in servizio o rientrati appositamente, si sono ritrovati in reparto per dare il loro contributo. 35 pazienti sono stati trasferiti tra l’ospedale civile di Macerata, nelle case di riposo o in altre strutture sanitarie in meno di 5 ore, grazie all’impegno di un gruppo di lavoro affiatato e preparato.
Ricordo ancora l'ospedale vuoto alle nostre spalle con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, i volti dei colleghi e il lungo abbraccio prima di lasciarci con l'amara consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima. Già dallo stesso pomeriggio alcuni infermieri ed OSS prestavano servizio al presidio ospedaliero di Macerata in Geriatria o Pneumologia. Oggi dopo tanto clamore fatto dal Sindaco durante la campagna elettorale, le rassicurazioni del Direttore dell' AV3, gli elogi del Direttore Generale Asur e i complimenti ricevuti dal Presidente della Regione Marche, cosa troviamo a Tolentino? Dal 3 novembre 2016 la Lumpa (lungodegenza medicina post acuzie) si sarebbe dovuta trasformare in un Ospedale di Comunità con 40 posti letto. Dove sono andati a finire? Tolentino oltre a qualche ambulatorio, è ridotto ad un PPI ((Punto Primo Intervento) che senza una radiologia ed un centro per effettuare esami urgenti, non ha senso di esistere. Sorte migliore non è toccata alla RSA di San Ginesio, che dopo il 30 ottobre ha evacuato i 16 ospiti presenti e li ha trasferiti a Recanati. Ad oggi i posti letto della RSA di San Ginesio sono stati accorpati alle cure intermedie ma ridotti a 6. Senza alcun preavviso, il personale in eccesso è stato spostato in altre strutture sanitarie. La Week Surgery di San Severino Marche sarebbe dovuta diventare il centro d'eccellenza per l'Area Vasta 3 ma ancora tarda a decollare.
La politica si batte per difendere i vari PPI senza dare delle risposte soddisfacenti che invece sono prontamente arrivate dal privato. I sindacati chiedono la trasparenza e la chiarezza e si vedono rinviare decisioni e incontri utili ad affrontare i problemi. Il Nursind nella riunione del 24 ottobre con i rappresentanti dell’AV3, ha più volte richiamato l'attenzione sul fatto che tanti colleghi dopo l'evento sismico ancora non sono tornati nelle proprie case e che percorrono centinaia di chilometri per andare a lavorare, non avendo avuto un’assegnazione definitiva rispetto al regolamento sulla Mobilità. L’AV3 rispetta la legge quando sospende i rimborsi per i trasferimenti dopo 240 giorni ma viene meno alle regole non dando risposte adeguate sull’intricato groviglio della Mobilità ferma al 2010. Dall'azienda abbiamo ricevuto l'esile promessa a chiudere il percorso entro l'anno. Tutto questo è inaccettabile.
Nursind provvederà a diffidare l’AV3 ai fini del rispetto dell’art. 7 che individua come termine essenziale per la mobilità 12 mesi dall’assegnazione temporanea in esercizio del potere organizzatorio.”
Dopo aver licenziato, nel corso dell’ultima seduta, la proposta di deliberazione per proporre alle Camere l’inserimento, nell’ambito del Bilancio di previsione dello Stato, delle risorse da destinare alla riqualificazione dell’Hotel House, la Terza Commissione assembleare, questa mattina, ha effettuato un sopralluogo alla struttura abitativa di Porto Recanati.
Un passaggio doveroso per toccare con mano le tante problematiche di ordine non soltanto strutturale e abitativo, ma anche sociale e di pubblica sicurezza che attanagliano l’edificio-quartiere porto recanatese. Sono, infatti, 480 gli appartamenti che costituiscono la grande struttura, dislocati su 17 piani ed oltre 2500 tra residenti e domiciliati, in larga parte stranieri. La Commissione, presieduta da Andrea Biancani, è stata accompagnata nel sopralluogo dal sindaco di Porto Recanati, Roberto Mozzicafreddo, e da alcuni rappresentanti del Consiglio comunale dapprima all’esterno del fabbricato e, successivamente, all’interno di uno spazio comunale, situato al pianterreno, dove è attiva una biblioteca per ragazzi.
“Un sopralluogo che ha consentito, anche ai consiglieri regionali che non sono della zona, di conoscere la situazione. – ha rilevato Biancani – E’ oramai imprescindibile che la questione venga affrontata ad un livello più alto di quello comunale ed è giusto che lo Stato si occupi dell’Hotel House così come si è occupato di altre zone degradate delle grandi città d’Italia, in quanto risulta evidente una condizione di forte disagio sociale accompagnata da carenze strutturali e criticità delle zone adiacenti. La priorità che è, poi, emersa con chiarezza dal confronto con i presenti è quella di mettere in condizione l’attuale amministratore condominiale, nominato dal Tribunale, di approvare il Bilancio e quindi procedere alla riscossione delle quote da destinare ad interventi di messa in sicurezza e ripristino del decoro”.
La proposta di deliberazione regionale, di cui è primo firmatario il consigliere regionale Luca Marconi (gli altri firmatari dell’iniziativa sono i consiglieri Fabio Urbinati e Boris Rapa, oltre all’assessore Angelo Sciapichetti, anch’egli presente al sopralluogo) chiede, in sostanza, di inserire nella legge di Bilancio statale specifiche voci di finanziamento per “interventi di riqualificazione e messa in sicurezza dell’edificio-quartiere Hotel House di Porto Recanati”.
“Non esiste alcuna condizione per finanziare l’intervento dei privati – ha rilevato Marconi – ma, con la legge, si pone in primo piano, a livello di emergenza nazionale, la situazione che sta attraversando il comune di Porto Recanati, indicando la riqualificazione dell’Hotel House come dato nominativo preciso e prioritario”.