Presentato ieri in Regione il Rapporto sull'immigrazione 2018, dal quale emerge una situazione sostanzialmente invariata rispetto all'anno precedente. Da quanto riportato nel comunicato stampa della Giunta regionale Marche, dal titolo eloquente "L'invasione che non c'è", si evidenzia come l'immigrazione verso l'Italia nel 2017 è rimasta invariata in alcune zone, se non addirittura in calo, e la percezione del fenomeno migratorio è "drogata" da una narrazione disinformata con cui bisogna fare i conti anche in termini di anche in termini di costruzione delle politiche sociali.
Siamo il Paese europeo con maggiore disinformazione - continua il comunicato - rispetto alla realtà dei dati statistici che vedono anche un saldo sostanzialmente paritario tra chi arriva e chi emigra dall'Italia (oltre che italiani anche moltissimi stranieri da anni residenti in Italia stanno partendo) e la provenienza dei migranti che risulta in massima parte europea (Romeni) e meno dall'Africa. Queste alcune delle considerazioni emerse nel corso dell'incontro di ieri in Regione per la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2018 del Centro Studi e Ricerche IDOS in partenariato con il Centro Studi Confronti e presentato in tutta Italia in contemporanea.
A fine 2017 gli stranieri residenti in Italia (5.144.000) risultano 97.000 in più rispetto all'anno precedente (+1,9%), per un'incidenza dell'8,5% sulla popolazione totale (era dell'8,3% nel 2016). Per il quarto anno consecutivo si conferma una consistenza numerica stabile, intorno ai 5 milioni, e una incidenza di circa l'8%. L'aumento di quest'ultima dipende soprattutto dalla progressiva diminuzione degli italiani, sempre più anziani (gli ultra 65enni sono 1 ogni 4, mentre tra gli stranieri 1 ogni 25), con una natalità sempre più bassa (1,27 figli per donna fertile, contro 1,97 tra le straniere) e tornati a emigrare verso l'estero (quasi 115.000 nel corso dell'anno). Nel 2017 il numero degli italiani residenti all'estero (oltre 5.114.000 secondo l'Aire) è analogo a quello degli stranieri residenti in Italia (5.144.000). Ma mentre gli italiani all'estero sono aumentati di circa 141.000 unità in un anno (+2,9%), gli italiani in Italia sono diminuiti di 203.000 nello stesso periodo, nonostante le 147.000 acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute nel 2017 da parte di cittadini stranieri residenti in Italia (senza le quali la diminuzione annua della popolazione italiana sarebbe stata di 350.000 unità).
Le Marche rispecchiano ampiamente la tendenza nazionale, come ha spiegato Valeria Bochi responsabile del progetto "Voci di Confine": al 31 dicembre 2017 gli stranieri residenti sul territorio marchigiano erano 136.045, l'8,9% della popolazione regionale (valore invariato rispetto all'anno precedente), e in maggioranza donne (54,5%). In un anno il numero dei residenti stranieri è diminuito di 154 unità, un dato che conferma il trend di decrescita della popolazione immigrata in atto da quattro anni: nel 2013 gli stranieri residenti erano 146.152 (il 9,4% della popolazione regionale), 10.000 in più. Ci sono però altri dati che possono contribuire a comprendere le dinamiche migratorie nelle Marche. Nel 2017 sono nati da genitori stranieri 1.646 bambini, si sono iscritti nei comuni marchigiani 18.651 stranieri, di cui 8.474 dall'estero, ma si è cancellato quasi lo stesso numero di stranieri: 18.805, di cui 1.482 per l'estero. Tra i cancellati vi sono 5.605 (ex) stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Tuttavia, anche questo dato è in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Le acquisizioni di cittadinanza dal 2008 al 2016 hanno avuto una crescita esponenziale, passando da 1.897 a 8.404, per subire nel 2017 una battuta d'arresto, con 2.800 acquisizioni in meno. La distribuzione dei residenti stranieri tra le cinque province marchigiane ha subito dei cambiamenti interessanti rispetto al 2016. Se la provincia con più residenti resta, senza variazioni nei numeri, quella di Ancona (43.350), in quelle di Macerata e Pesaro Urbino, rispettivamente al secondo e terzo posto, si registra una diminuzione, passando la prima da 31.020 a 30.329 residenti e la seconda da 30.100 a 29.996. Al contrario, in quelle del sud della regione c'è stato un incremento: a Fermo (al quarto posto) si è passati da 17.770 a 18.250 residenti e ad Ascoli Piceno (al quinto posto) da 13.959 a 14.120. Per quanto riguarda l'incidenza sulla popolazione, la provincia di Fermo consolida il suo primato, registrando in un anno un aumento dal 10,2% al 10,5%. L'Europa continua ad essere il continente maggiormente rappresentato tra gli stranieri nelle Marche, con il 54,4% dei residenti. La Romania è il paese che ne conta il numero maggiore (26.204) e continua ad aumentare la propria incidenza sul totale, passando dal 19,1% del 2016 (quando era già aumentata dello 0,8% sul 2015) al 19,3%, con un terzo delle presenze concentrate nell'anconetano. Il secondo paese più rappresentato è l'Albania, con 15.904 residenti distribuiti in modo relativamente equo tra le cinque province. In controtendenza nelle Marche l'aumento di minori stranieri non accompagnati, accolti in 65 strutture sono 204 (1,1% del totale). Per quanto riguarda l'accoglienza nel 2017 i migranti presenti nelle strutture marchigiane sono stati 5.097 di cui 780 nell'ambito di progetti Sprar. I permessi di soggiorno rilasciati per motivi umanitari-richiesta d'asilo sono stati 2.073, in calo rispetto all'anno precedente.
Il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, domenica prossima (28 ottobre) consegnerà, dopo i lavori di riparazione e miglioramento sismico, l’alloggio di via Porta Romana già destinato a una famiglia rimasta senza un tetto dopo le scosse dell’ottobre 2016. Alla cerimonia di consegna, prevista per le ore 17, prenderanno parte anche l’arcivescovo di Camerino – San Severino Marche, monsignor Francesco Massara, i rappresentanti dell’Amministrazione comunale e altre autorità politiche, civili e militari.
L’intervento che ha interessato l’immobile di Porta Romana è stato uno dei primi all’interno del “cratere” finanziati con l’Ordinanza 27 del Commissario straordinario per la Ricostruzione con riferimento alla riparazione del patrimonio edilizio pubblico suscettibile di destinazione abitativa. Le opere sono state eseguite dall’impresa Doma Srl di SAnt’Antangelo in Vado.
Dall'associazione Città in Comune riceviamo e pubblichiamo
A due anni dal sisma dell’ottobre 2016 l’associazione Città in Comune ha elaborato un resoconto politico sulla gestione del post terremoto a Tolentino che sarà reso noto nelle prossime settimane e che anticipiamo nei suoi punti salienti.
I conti sono presto fatti: la città dei 3200 sfollati, la più grande del cratere, non ha approntato alcuna struttura abitativa di emergenza. Solo in questo mese di ottobre è partito il piano di acquisizioni di abitazioni da costruire o costruende con cui il Comune pensa di dare risposta all'emergenza abitativa: forse l’emergenza del prossimo terremoto, che speriamo non arrivi prima dei prossimi due secoli, non certo la risposta alle oltre 200 richieste di casette di legno o Strutture Abitative di emergenza che giacciono in Comune.
In attesa di avere delle risposte o di un sussulto di orgoglio di qualche frangia della maggioranza, l’analisi dei fatti restituisce l’evidenza della sconfitta di un sindaco e purtroppo di tutta la città.
Il lungo elenco delle inefficienze e delle lacune comprende: l’incompetenza e l’incapacità nell'ottemperare ai compiti dell’ente comunale e nel saper utilizzare appieno le opportunità concesse dalla normativa sul terremoto; le scelte incomprensibili e penalizzanti verso le principali scuole primarie e verso gli edifici pubblici della nostra città; l’assoluta fumosità e inconcludenza degli impegni sul recupero dell’ospedale; la vergogna dei moduli container, divenuti la baraccopoli di Tolentino; la completa mancanza di SAE e i tempi inaccettabili per ridare una casa agli sfollati e sottrarli dal mercato degli affitti capestro; la triste e ridicola telenovela del capannone rosa; l’isolamento a cui Pezzanesi ha condannato la città, chiusa ai territori circostanti e incapace di fare rete con l’entroterra montano, di cui invece dovrebbe essere il naturale primo interlocutore territoriale; l’autoreferenzialità di ogni scelta e di ogni percorso, il rifiuto di relazionarsi con le altre realtà politiche del comune; la mancanza di trasparenza, la chiusura al confronto sulle scelte urbanistiche che condizioneranno la città per i decenni a venire.
È ora che Pezzanesi renda conto politicamente e moralmente alla città di tanta inefficienza e sciatteria, a due anni dal sisma è tardi per tutto e ogni proclama è oramai solo una ignobile presa per i fondelli. Si deve cambiare strada.
Ci appelliamo a quella parte della maggioranza che in talune occasioni ha evidenziato una maggiore sensibilità verso i temi della partecipazione e della condivisione affinché si possa invertire la rotta di una gestione del post terremoto sin qui fallimentare.
Come primo segnale di questo necessario cambio di rotta Città in Comune chiede con forza che si tenga subito un consiglio comunale aperto a tutti i cittadini in cui poter condividere il difficile percorso della ricostruzione pubblica e privata post sisma.
Se Pezzanesi continuerà a rifiutarsi di confrontarsi con tutte le forze della città il nostro obiettivo politico si adeguerà di conseguenza."
“La rete di distribuzione elettrica nel territorio del Comune di Ussita si trova in pessime condizioni, tale da causare frequenti sospensioni nell’erogazione di energia e presentare un certo grado di rischio in prospettiva dell’arrivo della stagione invernale – dichiara il Sindaco Vincenzo Marini Marini - “la particolarità di Ussita, unica tra tutte le comunità colpite dai terremoti del 2016, consiste nella circostanza che il Comune è il proprietario della rete di distribuzione elettrica perché il Comune stesso, fin dagli inizi del ‘900, produce energia tramite centrali idroelettriche. Il Comune, il cui territorio è stato devastato dai terremoti del 2016, non ha più alcuna delle entrate su cui poteva far affidamento in tempi ordinari e non è quindi in grado di effettuare i necessari investimenti sulla rete di distribuzione elettrica. Questa particolarità di Ussita, un caso unico tra i Comuni del cratere, ha comportato problemi notevoli al Comune e, soprattutto, potrebbe creare notevoli difficoltà alla comunità che si trova alloggiata nelle SAE atteso l’approssimarsi dell’inverno. Negli altri Comuni del cratere la gestione delle linee elettriche è stata garantita, correttamente, dall’ENEL che è stata sempre presente e sempre ha risposto alle esigenze delle comunità. Ad Ussita, ovviamente, né l’ENEL né altri sono intervenuti poiché l’attività di manutenzione avrebbe dovuto essere effettuata dal Comune ma in quel periodo la valle di Ussita era deserta, tutta la comunità era sulla costa in attesa fossero costruite le SAE e, soprattutto, il Comune doveva far fronte all’emergenza”.
Il terremoto infatti ha costretto tutta la comunità di Ussita ad abbandonare la valle e quindi non sono state effettuate le normali manutenzioni sulle linee elettriche, come banalmente il taglio dei rami degli alberi che toccano i fili elettrici e le manutenzioni delle cabine, per quasi due anni.
“L’assenza di manutenzione – prosegue Marini Marini - ha in parte danneggiato sia linee che cabine su cui ora si dovrebbe intervenire e con urgenza, per evitare cessazioni nell' erogazione dell’energia elettrica. Se a tale considerazione si aggiunge il fatto che l’attività di distribuzione di energia elettrica negli ultimi anni ha sempre rappresentato un costo per il Comune, si giunge alla ovvia conclusione che è opportuno procedere alla vendita di tale attività. In merito all’ ipotesi di vendita sorge il problema, ed è su questo che chiediamo attenzione e sostegno, della normativa di settore che prevede che gli utilizzatori delle reti siano tali in virtù di una concessione – e il Comune di Ussita è appunto concessionario – e che tale concessione, per espressa disposizione di legge, non possa essere modificata fino al 2025. Se il Comune di Ussita non si trovasse nella situazione in cui si trova, si sarebbe potuto fare affidamento sulle entrate ordinarie (che ora non vi sono più) ma, soprattutto, il Comune avrebbe adottato il miglioramento della rete di distribuzione quale sua priorità, convogliando su di esso, per questo periodo, tutti gli sforzi. Tuttavia la situazione in cui si trova Ussita, purtroppo, impone molte altre priorità. Una soluzione possibile, stando a contatti informali con il Ministero dello Sviluppo Economico, potrebbe essere quella della sub-concessione ad un soggetto terzo ma tale soluzione, che è appunto un' eccezione al principio generale, può essere seguita solo se la situazione è di assoluta e chiara anomalia rispetto alla normalità”.
Gli impianti funiviari di Frontignano. Gli impianti di Frontignano sono di proprietà del comune di Ussita che ne sostiene i costi e incassa i ricavi. Questa attività però, pur essendo molto importante per l’indotto che crea, è stata sempre in perdita. Le perdite ammontano a circa 300mila euro l’anno in media negli ultimi 20 anni. A fronte di questi costi, sostenuti dal Comune di Ussita, vi sono stati molteplici vantaggi per l’indotto non solo sulla comunità di Ussita ma anche su quelle di molti comuni vicini. Gli impianti, inoltre, richiedono anche attività di promozione e possibilità di collegamento al di fuori di Ussita. Per tutte queste ragioni il Sindaco sta valutando la possibilità di affidare la gestione degli impianti funiviari al consorzio Contram, che si occupa di trasporti in tutta la provincia di Macerata. “Sembra ci sia interesse da parte di Contram – dichiara Marini Marini - e penso che, se si raggiungerà un accordo, ci sarà maggior coordinazione tra il sistema dei trasporti pubblici locali, il trasporto su gomma e quello a fune e anche i costi, così come già avviene da sempre per i benefici, sarebbero redistribuiti su tutto il territorio, dato che Contram è partecipata da tutta una serie di Comuni della provincia e anche dalla Regione. La terza ragione, molto importante, è che grazie alla gestione Contram si potrà avere una attività di promozione e una sinergia vera ed effettiva: lungo tutta la vallata del Chienti chiunque, facendo un biglietto, potrà salire sul pullman con bicicletta, sci o solo con zaino e scarponi, essere portato a Frontignano e sempre con quel biglietto salire sulla seggiovia, fare un’escursione, riscendere, fare la spesa ad esempio a Visso o Ussita e poi tornare da dove proveniva. In tal modo vi sarà una migliore offerta dei servizi al turismo su una zona molto ampia; basti pensare solamente alle decine di migliaia di turisti che frequentano la costa marchigiana e che avranno la possibilità di venire a scoprire i Sibillini”.
Rischio Idrogeologico. La terza tematica che Ussita fa rilevare sono i lavori da effettuare per la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico. “È particolarmente importante, e l’ho molto apprezzato, che la Regione abbia deciso che tutti i diversi interventi in tale campo saranno gestiti in modo organico e coordinato tra Castelsantangelo sul Nera, Ussita e Visso. L’auspicio è che sia consentito alla Regione di operare in tempi rapidi perché senza la mitigazione del rischio idrogeologico non è possibile avviare con serenità attività in una zona davvero molto - quasi troppo - ampia. Del resto, le somme sono state stanziate. Si consideri inoltre che, quale effetto secondario, spendendo questi fondi si attiveranno anche le imprese e il lavoro”.
“Sembra chiarissimo che ormai siamo fuori dall’agenda politica del Paese”. Con queste parole Alessandro Delpriori, sindaco di Matelica, è intervenuto oggi alla Fiera di Rimini nell’ambito dell’Assemblea nazionale dell’Anci, dove ha portato la voce dei territori colpiti dal sisma del 2016. Delpriori ha denunciato la solitudine dei sindaci, che si trovano ad operare senza strumenti per risolvere i problemi dei cittadini: “Siamo abbondonati a noi stessi, in un groviglio di norme – ha detto – non è possibile che per risolvere la questione delle piccole difformità dei progetti per i lavori di recupero sia servito un emendamento e per il condono di Ischia si sia passati direttamente per il decreto.”
Il sindaco di Matelica ha sollevato poi la questione del personale degli Uffici Sisma dei Comuni: “Ad oggi non sappiamo la sorte dei 700 assunti a tempo determinato che il 31 dicembre andranno a casa, senza di loro non sarà possibile portare avanti il lavoro sulla ricostruzione appena iniziata”.
Delpriori ha denunciato inoltre la situazione di stallo sul fronte dei beni culturali: “Abbiamo sentito mille volte lo slogan prima le case e poi le chiese. Chi pensa questo vuol dire che non conosce il nostro territorio, perché da noi la gente, ripeto, la gente, i nostri cittadini, vivono dentro il sistema dei beni culturali”. Necessario allora un cambio di passo: “Serve una strategia totale di ricostruzione che sia diversa da quella attuata fino a qui – ha sottolineato – e va nominato un vice commissario ai beni culturali”.
Forte il richiamo al ruolo identitario di questi territori nel quadro nazionale ed europeo: “Dobbiamo convincerci che ricostruire l’Italia centrale sia una priorità per tutto il Paese – ha esortato Delpriori - È necessario che lo Stato capisca che questa è una priorità perché il sistema, senza di noi, non funziona. Siamo l’Italia di San Benedetto, di San Francesco, di Leopardi, della Resistenza e di Enrico Mattei. Siamo il cuore dell’Europa per come la conosciamo oggi, siamo la vera identità d’Italia”.
Nel suo intervento Alessandro Delpriori ha ricordato i numeri impressionanti del sisma: 300 morti nella notte del 24 agosto, 85mila scosse in due anni, 131 comuni nel cosiddetto cratere, 35mila sfollati. Ha voluto inoltre ringraziare i sindaci per il prezioso aiuto.
Oggi l’Ordine degli infermieri di Macerata con una rappresentanza composta dal presidente Sandro Di Tuccio, la tesoriera Antonella Coppari, la consigliera Samanta Andreotti e l’amministrativa Annarita Stura ha fatto visita ai bambini ed insegnanti della scuola primaria E. De Amicis di Pieve Torina per portare in dono una bibliotechina con 108 libri destinati agli alunni. Il gesto fatto in collaborazione con le Librerie Giunti di Piediripa, rappresentata oggi da Raffaella Di Gioia, fa parte del progetto “aiutaci a crescere ...donaci in libro”. Gli infermieri maceratesi sono fermamente convinti che con la cultura si creino cittadini migliori, si annullino le distanze culturali, si aumenti il rispetto e la tolleranza. Inoltre la vicinanza a bambini che hanno tanto sofferto per il terremoto rappresenta anche il simbolo ed il messaggio che l’infermiere c è sempre quando si deve aiutare, assistere, sostenere e promuovere. I bambini e gli insegnanti sono stati molto felici per il dono ricevuto manifestando una sentita gratitudine.
Un punto sul Banco farmaceutico, a tre anni dal suo avvio nel Maceratese. A proporlo, nei giorni scorsi al centro congressi del Ristorante Orso, è stato il Rotary Club di Civitanova in un partecipato seminario. “Dopo l'incontro dello scorso anno sul tema – ha introdotto il presidente del Rotary Club Civitanova Dino Gazzani – vogliamo informare tutti sui risultati che il banco ha ottenuto sia in ambito locale che nazionale e internazionale. Risultati che hanno superato le attese di un'iniziativa promossa dal Rotary ma che è in simbiosi con vari soggetti e con la società civile”. Tanto che dall'ottobre 2015 sono stati raccolti e ridistribuiti 8600 farmaci per un valore globale complessivo di 108mila euro (di cui 94mila a Civitanova). Coinvolgendo sei farmacie (tre a Civitanova, una a Gagliole, Tolentino e Castelraimondo) e quattro enti ai quali sono stati consegnati i prodotti. Soddisfatto il delegato della Onlus per la provincia di Macerata Pierluigi Monteverde, che ha detto: “C'è una forte richiesta di aprire nuovi punti – le sue parole -, come a Recanati, San Severino e Macerata, e la Regione è molto interessata al progetto, che produce valore a fronte di pochissime spese. Un'esperienza quindi positiva”. I farmaci sono stati pure ridistribuiti, oltre che nel Maceratese, in Venezuela (per un valore di circa 24mila euro). Nel corso del seminario c'è stata infatti la testimonianza di Edoardo Leombruni sullo stato di emergenza alimentare e sanitaria del Paese sudamericano. Marco Malinverno, direttore del fundraising della Onlus, ha inoltre sottolineato che “a breve aderiranno sei nuove città, tra cui Ancona”, evidenziando anche i problemi legati alla logistica nella conservazione dei farmaci, specie in emergenze. Chiedendo quindi la massima collaborazione delle istituzioni. Al seminario erano presenti, tra gli altri, l'assessore al Welfare del Comune di Civitanova Barbara Capponi, Tiziana Bentivoglio, dirigente medico del Dipartimento di Prevenzione dell'Asur Area Vasta 3 sede di Civitanova e molti presidenti e delegati di Rotary Club, provenienti da tutte le Marche.
In occasione dell'anniversario dal primo devastante terremoto del'ottobre 2016, il Comitato 30 Ottobre di Tolentino organizza per venerdì 26, a partire dalle 21, presso la biblioteca Filelfica di Tolentino, un incontro a più voci tra istituzioni, associazionie e cittadini dal titolo "730 giorni. La situazione reale di Tolentino a due anni dal sisma"'. L'appuntamento, il primo di questo genere nella città più grande del cratere, vuole rappresentare l'occasione per fare il punto della situazione rispetto al sisma: quanti sono ancora gli sfollati, quanti sono stati gli appartamenti assegnati agli aventi diritto, quali sono gli strumenti messi a punto per far fronte alle conseguenze del terremoto, soprattutto a favore delle fasce più deboli, e ancora quali sono i tempi per la ricostruzione vera e propria e quali le criticità riscontrate fino ad oggi. Alla serata, sono stati invitati il Commissario straordinario per la ricostruzione, il presidente della Regione, il sindaco di Tolentino, il direttore dell'erap per le istituzioni, il coordinamento di cratere, il Comitato 30 ottobre, le brigate di solidarietà, Emergency. La serata sarà aperta dalla presentazione del libro "Sul fronte del sisma", del gruppo di ricerca Emidio di Treviri. Modererà la serata il giornalista Roberto Scorcella. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
Si è tenuta il 24 ottobre, nella sede della Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto, la riunione della Conferenza Episcopale Marchigiana.
In apertura dei lavori, i Vescovi hanno accolto per un primo incontro il nuovo Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione, Piero Farabollini. Mons. Stefano Russo, vescovo di Fabriano e Segretario generale della CEI, ha illustrato la situazione concernente i danni provocati dal terremoto agli edifici di proprietà ecclesiastica. Il Presule ha fatto unexcursus su quanto le Diocesi sono finora riuscite a realizzare per gli interventi di messa in sicurezza. Il Commissario ha assicurato la massima collaborazione per la soluzione delle problematiche manifestate e avviare l’auspicata ricostruzione. «Le risorse e coperture economiche e finanziarie per la ricostruzione al momento ci sono - ha detto il Dott. Farabollini - anche se dovranno essere ulteriormente incrementare in futuro».
Il Presidente della CEM, mons. Piero Coccia, arcivescovo di Pesaro, a nome dei presenti, ha ringraziato il Commissario per aver accolto l'invito e auspicato che il dialogo prosegua nel clima di reciproca collaborazione e condivisone.
L'Arcivescovo di Ancona, mons. Angelo Spina ha fatto il punto sulla situazione del Pontificio Seminario Regionale di Ancona, che accoglie 30 seminaristi provenienti dalle diverse diocesi e affidato alla cura del Rettore, don Claudio Marchetti coadiuvato da don Francesco Savini e don Daniele de Angelis. Mons. Mons. Spina ha anche parlato della progettazione dell'Anno Francescano in Ancona per l'ottavo centenario della presenza di San Francesco in Ancona, dal cui porto partì per recarsi a San Giovanni d'Acri, oggi Akko e poi a Damietta in Egitto dove avvenne lo storico incontro con il Sultano.
Su proposta dell'Arcivescovo di Fermo, mons. Rocco Pennacchio, l’assemblea ha nominato come secondo patrono stabile del Tribunale Ecclesiastico Inter- diocesano di Fermo l'avv. David Andrea Ciarrocca.
Mons. Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e delegato della CEM per la comunicazione e cultura, riallacciandosi al tema della precedente Assemblea Generale dei Vescovi Italiani del maggio scorso, ha presentato una prima bozza di proposta organica per rendere la comunicazione della Chiesa delle Marche più condivisa, efficace e rispondente alle attuali esigenze dell’evangelizzazione, avviando una riflessione che proseguirà nei prossimi mesi.
A conclusione dell’incontro i componenti della Conferenza Episcopale Marchigiana hanno espresso vivo apprezzamento per il lavoro svolto che proseguirà in futuro al dr. Renato Poletti, Direttore Generale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha illustrato gli obbiettivi del Tavolo di Concertazione per il “recupero e la valorizzazione della Via Lauretana”. I vescovi hanno anche ringraziato per l’impegno profuso l’Arcivescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin, presidente dello stesso tavolo di concertazione.
I presuli auspicano che il progetto dei “Cammini Lauretani” possa proseguire in quella necessaria armonia di intenti tra Comunità religiosa e Comunità civile indispensabile a valorizzare il percorso di fede che la storia e la devozione popolare hanno assegnato alla “Via lauretana”.
"Il decreto Genova all'esame in queste ore alla Camera prevede anche importanti misure per sbloccare l'impasse che da troppi mesi rende impossibile l'avvio della ricostruzione nelle aree del Centro Italia. Sono mesi che i sindaci del cratere, gli ordini professionali, i tecnici comunali e i semplici cittadini chiedono semplificazione, sburocratizzazione e in particolar modo di risolvere il problema legato alle lievi difformità edilizie che, di fatto, sono una delle maggiori cause della lentezza della ricostruzione. Questo decreto mette fine a una situazione che, a causa dell'immobilismo dei precedenti esecutivi, purtroppo ha dell'assurdo".
Così Mauro Coltorti (M5s), presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato.
"Ciò che è mancato da parte dei governi Pd - nazionali e regionali - in questi due anni è stato l'ascolto dei cittadini colpiti. Inoltre - prosegue - una struttura commissariale estremamente politicizzata e schiava della burocrazia ha fatto il resto, contribuendo in maniera decisiva allo stallo totale che stiamo affrontando. Anche qui, con la nomina di una persona preparata come il professor Piero Farabollini siamo certi che questo governo invertirà la rotta.
Col decreto Genova si sanano le tante anomalie che purtroppo hanno impattato negativamente sulle vite dei cittadini dell'area appenninica - conclude - e sostanzialmente si predispone il primo cruciale step per la ricostruzione dei centri distrutti dalle scosse del 2016".
Da Giorgio Salustri, presidente provinciale di Macerata dell'Unione nazionale Enalcaccia P.T.
In conseguenza di Ordinanza del Consiglio di Stato, n. 5165/2018, pubblicata il 22.10.2018, immediatamente esecutiva, è stata sospesa, in via cautelare, ogni forma di attività venatoria nella aree della Rete Natura 2000 denominate Sic (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale).
Tale provvedimento è stato emesso a seguito di ulteriore ricorso del Wwf e della LAC ( Lega per l’abolizione della Caccia), i quali, non paghi della reiezione da parte del Tar Marche al ricorso presentato contro il Calendario Venatorio Regionale 2018/19, si sono appellati al Consiglio di Stato, che ha riformato il provvedimento dell’assise regionale, rimandando ad esso ogni definitiva decisione, in sede di merito. Quando verrà fissata l’udienza? A Febbraio 2019, a caccia chiusa?
A subire tutte le conseguenze di tale provvedimento sono tutte le aree montane e i cacciatori che vi risiedono, in quanto sono li che sono nella maggior parte presenti tutte le 28 ZPS, le 44 SIC e le 32 ZSC presenti nel territorio regionale.
La principale motivazione sulla quale si fonda il provvedimento del Consiglio di Stato e quindi l’accusa rivolta alla Regione Marche, è quella di non avere un adeguato Piano Faunistico Venatorio approvato, in considerazione del fatto che il precedente è scaduto nell’anno 2015.
Sono tre anni che le associazione venatorie, così come quelle agricole, lamentano l’inadempienza ed il lassismo dell’ente regionale, ed ecco che alla fine il nodo è venuto al pettine, causando l’emanazione di un provvedimento, per certi versi storico e che può creare un pericoloso precedente di diritto, in danno dell’attività venatoria e dell’economia che genera.
In qualità di Presidente Provinciale di un’associazione venatoria ( Unione Nazionale Enalcaccia P.T.) esprimo tutta la mia più profonda amarezza per quanto sta accadendo e per la mancanza di adeguata tutela ricevuta dell’ente regionale, che pure incamera lautissimi introiti dalla tasse di concessione di noi cacciatori.
La Regione Marche si è cullata sul fatto che il Tar aveva respinto, in prima battuta, il ricorso presentato al calendario venatorio, ma doveva essere cosciente e consapevole che già il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 4242 dell’8 settembre 2018, aveva emanato identico provvedimento contro la Regione Umbria, colpevole anch’essa di non aver rinnovato il piano faunistico a partire dal 2014.
Ed allora, nel mese e mezzo, che è intercorso da quella data, la Regione Marche avrebbe dovuto porre in essere tutto ciò che era possibile fare per scongiurare un identico provvedimento, che invece c’è stato.
Richiedo ora a nome di tutti i cacciatori delle aree montane un pronto intervento dell’esecutivo regionale, totalmente responsabile di quanto accaduto, in tempi brevissimi, in quanto non si potrà certo attendere che il TAR fissi l’udienza di discussione e sperare in una sentenza favorevole, dopo che la stagione venatoria 2018/2019 sarà già chiusa.
Non voglio nemmeno pensare a come si sentiranno oggi le centinaia di cacciatori, titolari di appostamenti fissi ricadenti in ZPS, che già in passato hanno subito, anche a livello economico, la colpa regionale di non avere un piano faunistico, ed hanno dovuto pagare una valutazione di incidenza ambientale, per vedersi rinnovare la concessione e che, da domani non potranno più andare a caccia.
Se così sarà, invito sin d’ora i tesserati della mia associazione ed anche delle altre a rivolgere istanza di rimborso della tassa di concessione regionale versata e richiesta di risarcimento danni.
Da qui alla risoluzione del problema, se risoluzione del problema ci sarà, auspico inoltre una corretta e responsabile gestione della vigilanza venatoria, da parte degli organi preposti, in considerazione del fatto che le aree, oggetto del provvedimento, non sono tabellate ed i confini sono estremamente frastagliati e non coincidenti, in nessun caso, con strade, fossi, confini amministrativi e quant’altro agevolmente individuabili; il tutto sopratutto in considerazione del fatto che l’eventuale violazione potrebbe essere di rilevanza penale.
L'iniziativa "Montagna sicura, sempre" continua. Ieri 23 ottobre le 2 classi di 5 elementare Istituto Comprensivo Ugo Bassi di Civitanova hanno fatto visita alla base di elisoccorso di Fabriano (in zona Melano).
Sono stati accompagnati all'interno dell'hangar dove staziona l'elicottero del 118 denominato Icaro 2 in forza al servizio Sanitario Regionale. I piloti hanno accolto le maestre ed i ragazzi ed hanno spiegato come funziona l'apparecchio, quali sono le mansioni, come si svolgono le missioni di soccorso del Team che è composto dai 2 piloti, da un tecnico vericellista, da 2 sanitari ed 1 tecnico di Soccorso Alpino e Speleologico. Molto bella la reazione dei ragazzi e soprattutto la curiosità e le domande che sono state rivolte al personale della base operativa.
Sono poi ripartiti alla volta di San Vittore di Genga e poi in Gola della Rossa. I ragazzi accompagnati dagli insegnanti hanno continuato l'esperienza nel vedere operare in diretta la squadra di Soccorso Alpino e Speleologico di Macerata che ha simulato una calata con recupero di un ferito attraverso una barella movimentata su terreno impervio, con corde appositamente allestite dai soccorritori predisposti lungo una linea di calata delle pareti rocciose presenti nella Gola. Una giornata intensa e ricca di emozioni per i ragazzi di questa scuola elementare che porteranno sicuramente nel cuore questa bella esperienza vissuta insieme ad i nostri tecnici di Soccorso Alpino e Speleologico regionale.
Sarà una cerimonia formale, ma piena di emozione e di riconoscenza, quella che si svolgerà domani pomeriggio alle 16,30 all'Auditorium Benedetto XIII, per il conferimento della cittadinanza onoraria della città di Camerino alle istituzioni che hanno operato sul territorio nei difficili mesi del post-terremoto. Dopo il saluto delle autorità, alla presenza del sottosegretario del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, Salvatore Giuliano, saranno 12, tra forze dell'ordine, enti e associazioni, a ricevere la cittadinanza onoraria.
Che nello specifico sarà consegnata all'Ammiraglio Divisione Alberto Bianchi, Comandante delle Scuole della Marina Militare, per l'Esercito Italiano; al Questore di Macerata Dott. Antonio Pignataro per la Polizia di Stato; al Comandante della Legione Carabinieri "Marche" Generale di Brigata Fernando Nazzaro, per l'Arma dei Carabinieri; al Comandante Regionale Marche Generale di Brigata Fabrizio Toscano per la Guardia di Finanza, al Provveditore regionale Amministrazione Penitenziaria per Emilia Romagna e Marche dott.ssa Gloria Manzelli per il Corpo di Polizia Penitenziaria; al Direttore regionale dei VVF Dott. Ing. Antonio La Malfa per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, al Capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Dott. Angelo Borrelli; al Consigliere Nazionale Dott.ssa Paola Fioroni per la Croce Rossa Italiana; all'Ispettore Regionale Generale di Brigata Tito Baldo Honorati per l'Associazione Nazionale Carabinieri; al Vicepresidente Vicario Alfonsino Ercole per l'Associazione Nazionale Alpini, al Presidente sig. Roberto Trucci per la Confederazione Nazionale delle Misericordie d'Italia, e all'Agesci, Associazione Guide e Scouts Cattolini Italiani. La cittadinanza tutta è invitata a partecipare.
A circa un anno dall’inaugurazione dei nuovi locali del “Santa Lucia” di Recanati prosegue, secondo la prevista tabella di marcia, la sua riorganizzazione in ospedale di Comunità. Anche di recente Alessandro Maccioni, direttore dell’Area Vasta 3 di Macerata, ha comunicato le ultime realizzazioni e quelle che si stanno programmando.
"Fra tutte ritengo fondamentale l’arrivo di tre medici di medicina generale con i loro ambulatori presso la nostra struttura ospedaliera - sottolinea Luca Marconi, consigliere regionale di Popolari Marche - Unione di Centro - E’ questo lo spirito della medicina del territorio, quello cioè che deve servire le esigenze più immediate e diffuse dei cittadini. E’ qui che la diagnostica e le prime cure possono essere fatte in maniera celere e personalizzata. L’ossatura è data proprio dai medici di medicina generale che ospitati in ospedale, inseriti nel reparto di cure intermedie o al lavoro nei loro ambulatori, rappresentano la prima linea della cura e del soccorso in emergenza. Sempre di più costituiranno anche la base fondamentale della diagnostica, soprattutto quando saranno completamente integrati e presenti all’interno della struttura ospedaliera: potranno cioè seduta stante provvedere agli esami meno complessi dei propri pazienti (ecografie, analisi e radiografie)".
Altro elemento fondamentale sarà il Punto Unico di Accesso. Il Consiglio Comunale di Recanati, "su proposta del consigliere UdC Massimiliano Grufi, ha stanziato 100mila euro annui per il suo rafforzamento - ricorda ancora il consigliere regionale - Potremo avere l’apertura pomeridiana di questo ufficio informazione per tutti i servizi sanitari, sociosanitari, sociali e della prevenzione dalle dipendenze patologiche (gioco d’azzardo, droga, alcool, etc.).
Il quadro complessivo non tarderà a completarsi con il già realizzato rafforzamento del Centro Diurno Alzheimer, il trasferimento del Centro di Salute Mentale e la creazione dell’Hospice per i malati terminali. Quindi accanto ai molti ambulatori di specialistica avremo nuovi e necessari servizi, soprattutto per i nostri anziani - aggiunge - Non mi lascerò sfuggire l’occasione del Piano Socio-Sanitario Regionale, in corso di preparazione, per consolidare tutto questo, ma anche per allargare il campo dei servizi per anziani, lungodegenti, riabilitati e post-operati. Dovremo anche individuare uno strumento certo per assicurare il primo intervento ai codici bianchi e verdi proprio al fine di alleggerire i Pronto Soccorso degli ospedali per acuti.
Speriamo che la Regione Marche, in forza dell’ottima tenuta della propria finanza e del bilancio regionale, possa avere dal Governo le deroghe necessarie per spendere i soldi guadagnati con l’efficienza e l’eliminazione di duplicazioni e sprechi - conclude - Tutto questo per rafforzare la cosiddetta medicina del territorio (assistenza sanitaria in casa, medici di famiglia, casa della salute, ospedali di comunità) che conterrà la gran parte delle prestazioni sociosanitarie del futuro nella logica che il ricorso all’ospedale per acuti sia solo per situazioni gravi o gravissime".
Ai nastri di partenza i lavori di realizzazione della bretella di collegamento tra la provinciale Muccese ed il quartiere San Rocco di Matelica, che oggi può contare su un’unica via d’accesso al polo scolastico, il più grande della città con 900 studenti, dopo il trasferimento di 15 classi delle elementari in seguito al terremoto.
Già firmato il contratto di affidamento dell’appalto, l’apertura del cantiere è prevista nei prossimi giorni. Si tratta di un’opera strategica per lo sviluppo di Matelica, fortemente voluta dall’amministrazione comunale, che ha deciso di investire sulla nuova arteria 456 mila euro di risorse interne, confidando di riuscire a recuperarle dai fondi destinati al cratere.
A darne l’annuncio l’assessore ai Lavori pubblici di Matelica Massimo Montesi, che ricorda come anche l’intervento di ristrutturazione della Loggia degli Ottoni, partito pochi giorni fa, sia stato finanziato con 280 mila euro provenienti dalle casse comunali.
“Le due opere - afferma l’assessore Montesi - testimoniano come la città stia andando avanti, impiegando, laddove necessario, risorse proprie per effettuare interventi necessari e strategici. Per stringere i tempi, abbiamo anche deciso di affidare alcune progettazioni ad un gruppo di lavoro formato da tecnici interni e dal personale assegnato a tempo determinato all’Ufficio terremoto sino al 31 dicembre e che ci auguriamo venga riconfermato. Siamo tra i primi Comuni ad aver fatto una simile scelta, che conferma la volontà di procedere speditamente, superando le strozzature burocratiche. Per questo abbiamo incaricato i nostri tecnici di realizzare il progetto di ristrutturazione e messa in sicurezza di Palazzo Ottoni”.
Riguardo Palazzo Ottoni, il progetto definitivo di recupero, al quale il Commissario straordinario per la ricostruzione ha riconosciuto un contributo di 1 milione e 265 mila euro, è quasi pronto.
Nel frattempo vanno avanti gli altri progetti di ricostruzione, finanziati nel Piano delle opere pubbliche con i fondi del terremoto.
La priorità è rappresentata dal rifacimento della scuola primaria Mario Lodi di via Spontini, attualmente sede del Comune, che ha dovuto lasciare lo storico palazzo del Municipio reso completamente inagibile dal sisma. Per la scuola, alla quale sono stati assegnati 5,4 milioni di euro, e che sarà demolita e riedificata nella stessa area, l’amministrazione sta predisponendo il concorso di progettazione con l’obiettivo di andare a bando entro fine anno. L’ipotesi su cui i candidati dovranno lavorare è un progetto innovativo sotto il profilo urbanistico, capace di integrare le attività scolastiche con la città, farle dialogare con le attività sociali, anche attraverso il collegamento ai giardini adiacenti.
In fase di progettazione anche la ricostruzione della sede del Municipio, danneggiata pesantemente dal sisma, che può contare su 2,4 milioni di euro. Finanziata, infine, con i fondi del terremoto anche la caserma dei Carabinieri, alla quale è stato destinato 1 milione e 500 mila euro.
In materia di edilizia scolastica va anche citata l’intenzione dell’amministrazione di realizzare un nuovo plesso per la scuola dell’infanzia Bellini. L’edificio non ha subito danni in seguito al sisma, ma il Comune ritiene opportuno realizzare una scuola più moderna e per questo sta cercando di intercettare fondi, attraverso bandi europei o nazionali.
Le due giornate del 26 e del 30 ottobre del 2016 colpirono un territorio già gravemente ferito dalle scosse di due mesi prima arrivando ad interessare un’area imponente in quattro regioni diverse, l’intero Appennino centrale si era letteralmente spaccato in due.
Sono trascorsi due anni da quelle tragiche giornate e questo eterno post terremoto che forse non è mai veramente iniziato non riempie più le cronache dei giornali e delle televisioni, che salvo qualche rara eccezione, tornano stancamente sull’argomento solo in occasione di ricorrenze particolari. Nel frattempo la ricostruzione e la rassegnazione hanno andamenti opposti: la prima è immobile come le pietre su cui è oramai cresciuta rigogliosa l’erba, mentre la seconda aumenta associata ad una frustrazione che rischia di distruggere il patrimonio umano e immateriale di questi luoghi. [...] Tutto questo in un contesto politico in cui il governo precedente ha lasciato macerie (e non in senso metaforico), mentre per quello attuale la ricostruzione sembra l’ultimo dei problemi [...]
Ma perché proprio Due? Perché non sono solamente gli anni trascorsi da quelle scosse, due sono anche gli schieramenti politici che si sono avvicendati nella gestione di quanto è accaduto, due sono gli eventi sismici (agosto e ottobre 2016) che ci hanno stravolto la vita, due sono le giornate di quell’autunno 2016 che nessuno di noi dimenticherà, due sono gli scenari possibili che il nostro territorio si trova davanti, ma soprattutto due sono le possibili reazioni tra cui scegliere: accettare lo stato delle cose come ineluttabile e inamovibile o provare a riprendere in mano il proprio futuro e quello del nostro Appennino. Il messaggio che vorremmo trasmettere è chiaro: non vogliamo arrenderci agli anni e ai governi che passano! Per questo crediamo sia necessaria una presa di parola collettiva, perché abbiamo il dovere di provare a smuovere questo immobilismo perenne che ci avvolge tutti. Per questo ogni incontro, ogni singola parola, ogni iniziativa non può prescindere da una forte critica della gestione passata e presente. [...]
In lingua inglese due si traduce con “dovuto”, forse dovremmo far riferimento anche a questo per ricordarci che quando pretendiamo una ricostruzione ed un futuro degno non facciamo altro che chiedere qualcosa che ci spetta, che è doveroso, come collettività.
Vi aspettiamo quindi, dal 26 al 30 ottobre, dalla costa adriatica che ha visto l’esodo forzato di migliaia di uomini e donne fino ai Sibillini, per raccontare il recente passato ma soprattutto per immaginare e riprendersi un futuro.
Nel link il programma integrale delle iniziative http://terreinmotomarche.blogspot.com/2018/10/due-non-arrendersi-agli-anni-e-ai.html
"L'obiettivo che abbiamo, in questo momento, è aiutare i giovani a fare impresa, a vivere serenamente e pensare al futuro in zone, belle e devastate, come queste queste". Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio che nelle Marche ha visitato tre aziende agricole terremotate ad Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), Montefortino (Fermo) e Pieve Torina (Macerata) e incontrato sindaci, associazioni di categoria, accompagnato dalla vice presidente della Regione Anna Casini. Il ministro ha partecipato anche al Tavolo politico strategico delle Marche, organismo consultivo regionale per la programmazione agricola.
"Quella marchigiana - ha sottolineato - è una terra colpita da un dramma, ma con gente fiera, persone con tantissima dignità, che vogliono proseguire il loro lavoro e che amano le proprie tradizioni e radici. Sono le persone che piacciono a me. Le Marche, dopo il Lazio , sono la seconda tappa concordata con le Regioni per visitare le zone terremotate".
Domani sarà riaperta la strada Massaprofoglio che era stata chiusa al traffico lo scorso 12 settembre per i lavori di sistemazione del ponte.
L'intervento, riguardante l'allargamento della sede stradale e l'adeguamento sismico del ponte era stato previsto ed approvato alla fine del 2016 ma i lavori vennero consegnati e subito sospesi nello stesso anno per consentire la realizzazione delle soluzioni abitative di emergenza post terremoto nella località Massaprofoglio di Muccia.
L'opera ha avuto un costo complessivo di 200.000,00 euro ed è stata realizzata dall'impresa MOVEDIL di Battaglia Adorna di Pieve Torino che ha potuto iniziare i lavori solo nel giugno di quest'anno.
Si è tenuto presso la Sala Assemblee di Confindustria Macerata il seminario di studio per analizzare e approfondire le nuove disposizioni in materia di contratto a termine e somministrazione contenute nel Decreto Legge n. 87/2018 (c.d. Decreto Dignità), anche alla luce delle modifiche intercorse in sede di conversione in legge.
L’incontro riservato alle aziende industriali ed agli operatori economici della provincia è stato introdotto dall’intervento del presidente di Confindustria Macerata, Gianluca Pesarini ed ha visto la partecipazione, in qualità di relatore, di Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università «La Sapienza» di Roma e Consulente Giuridico di Confindustria nazionale. Ha moderato i lavori il funzionario responsabile di Confindustria Macerata, Giuseppe Carelli.
L’occasione ha consentito alla platea sia di acquisire indicazioni di natura interpretativa sulle norme più controverse del Decreto Dignità, in materia di lavoro, che di approfondire la posizione di Confindustria sulle nuove disposizioni relative ai contratti a termine e di somministrazione.
A riguardo l’Associazione di rappresentanza delle imprese industriali ha evidenziato la criticità delle disposizioni che hanno ridotto al durata dei contratti a termine da 36 a 12 mesi, la rigidità della reintroduzione delle causali per prorogare gli stessi da 12 a 24 mesi, nonché la impraticabilità di fatto di tali causali indicate tassativamente dalla norma.
Preoccupazione desta a Confindustria anche la limitazione dell’utilizzo dei contratti di somministrazione a termine a cui in larga parte si applicano le stesse norme dei contratti a termine praticati direttamente dalle aziende e comunque una concreta limitazione degli strumenti di flessibilità nei contratti di lavoro, in periodi caratterizzati da forti discontinuità di ordini che non consente il diffuso utilizzo dei contratti a tempo indeterminato.
Il comitato locale della Croce Rossa Italiana di San Severino Marche, diretto dalla presidente Elena Amici, insieme al Corpo Militare Volontario della Cri e al locale nucleo arruolamenti e attività promozionali, diretto dal sotto tenente della Cri, Andrea Passamonti, ha organizzato un corso di guida in sicurezza in operatività e pratiche amministrative del mezzo militare Iveco Ambulanza VM90T2 per tutto il personale militare Cri della Regione Marche.
Durante la giornata formativa e addestrativa ha fatto visita ai partecipanti l’assessore alla Sicurezza del Comune di San Severino Marche, Jacopo Orlandani.
Il corpo militare della Croce Rossa Italiana è un corpo ausiliario delle forze armate che, in tempo di guerra e di pace, fornisce il proprio apporto sanitario intervenendo per garantire assistenza ai poligoni di tiro, assistenza alle attività di sminamento del Genio ferrovieri - pionieri ma anche assistenza in caso di calamità naturali ed emergenze sanitarie oltre che in altre attività.
Fa parte del corpo militare della Cri il personale in congedo (ruolo medici, infermieri, farmacisti, logisti, psicologi, commissari, cuochi, conduttori) che, in caso di operatività e addestramento, viene richiamato in servizio assumendo lo status di militare a tutti gli effetti.