Odori molesti, fastidi percepiti dai cittadini, impatti sulla qualità della vita: ARPAM rafforza il proprio presidio su questo fronte con l’attivazione di un gruppo di valutatori olfattivi, formati e selezionati secondo i criteri previsti dalla normativa tecnica UNI EN 13725:2022, che opereranno nel proprio Centro Regionale Odori Molesti (CROM).
Presso la sede di Ascoli Piceno si è infatti recentemente conclusa la fase di selezione dei candidati esaminatori, in cui ogni aspirante panelist è stato sottoposto a un test volto a verificare la sensibilità olfattiva a una sostanza standard — il N-Butanolo — somministrata a concentrazioni decrescenti. Il processo si è svolto mediante uno specifico strumento chiamato olfattometro, in grado di somministrare i campioni odorosi in modo controllato.
I candidati che hanno superato le prove entrano così a far parte di un panel che opererà nelle attività del laboratorio olfattometrico dell’Agenzia. La loro funzione sarà fondamentale per quantificare l’intensità degli odori in campioni di aria prelevati sul territorio, contribuendo così al monitoraggio delle emissioni odorigene in ambito ambientale.
Odori come parametro ambientale: la norma c’è
Grazie al D. Lgs. 183/2017, che ha introdotto l’art. 272-bis nel Testo Unico Ambientale (D. Lgs. 152/2006), anche le emissioni odorigene sono oggi ufficialmente riconosciute come parametro ambientale, dando così modo alle Regioni di definire misure di prevenzione, fissare limiti e predisporre controlli.
ARPAM, in linea con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), si è dotata così, attraverso la costituzione del proprio Centro Regionale Odori Molesti (CROM), di strumenti operativi e metodologici per fornire supporto concreto alle autorità competenti e ai cittadini, sempre più sensibili a questo tipo di problematiche.
Perché servono persone, non solo strumenti
La tecnica utilizzata da ARPAM è quella dell’olfattometria dinamica, un metodo sensoriale riconosciuto a livello europeo. A differenza delle tecnologie elettroniche, infatti, l’olfatto umano è in grado di percepire miscele complesse di sostanze a concentrazioni molto basse, spesso impercettibili per gli strumenti analitici.
Sebbene esistano strumenti di monitoraggio elettronici progettati per simulare il naso umano (chiamati nasi elettronici e noti come IOMS – Instrumental Odour Monitoring Systems), questi non possono operare in autonomia: basati su sensori chimici, sono impiegati per registrare variazioni nel tempo e per il monitoraggio continuo, ma necessitano comunque di essere calibrati con i dati ottenuti dagli esaminatori umani. Inoltre, la complessità dei segnali da elaborare impone una gestione statistica avanzata, che non li rende adatti a una valutazione diretta della percezione umana.
Chi sono i valutatori olfattivi?
I panelist non devono possedere un olfatto eccezionale, ma una sensibilità "nella media", conforme agli standard indicati dalla norma UNI EN 13725:2022. Proprio questa caratteristica consente di ottenere misure affidabili e rappresentative della percezione reale della popolazione.
Con una procedura di selezione che garantisce rigore e oggettività, durante le prove viene valutata la sensibilità olfattiva dei candidati tramite una miscela odorante di riferimento composta da N-Butanolo in azoto, somministrata a diverse diluizioni. I candidati, che registrano la loro percezione dell’odore attraverso un pulsante a loro disposizione, risultano idonei se rientranti in un intervallo di sensibilità specifico stabilito dalla norma.L’attività dei panelist selezionati si svolgerà presso il laboratorio ARPAM. I campioni prelevati presso le sorgenti verranno diluiti e somministrati agli esaminatori, che registreranno la presenza o l’assenza dell’odore. Le risposte del panel saranno poi elaborate per determinare la concentrazione di odore presente nei campioni, espressa in unità odorimetriche per metro cubo.
L’impegno di ARPA Marche
ARPAM, attraverso il Centro Regionale Odori Molesti (CROM), si impegna a monitorare scientificamente la qualità dell’aria anche sotto il profilo olfattivo, riconoscendo agli odori lo status di parametro ambientale rilevante e puntando su tecniche riconosciute, formazione specialistica e trasparenza verso i cittadini, le autorità competenti e i decisori politici.
«Con questa iniziativa - ha dichiarato la Direzione Generale di ARPAM – l’Agenzia compie un ulteriore passo avanti nel rispondere alle segnalazioni della cittadinanza e nell’affrontare in modo strutturato e trasparente il tema degli odori molesti».
Questa mattina, poco dopo le 9:30, una segnalazione ha allertato i vigili del fuoco per la caduta di calcinacci da un cornicione di un condominio di sei piani situato in via della Nave, a Civitanova.
La squadra del locale distaccamento, intervenuta prontamente con il supporto dell’autoscala, ha provveduto alla rimozione delle parti pericolanti e alla messa in sicurezza dell’edificio per evitare possibili rischi a passanti e residenti.
Sul posto sono intervenuti anche gli agenti della polizia locale e il personale dell’ufficio tecnico del Comune, che hanno collaborato per valutare la situazione e pianificare eventuali interventi di manutenzione. Fortunatamente non si sono registrano feriti.
Residenzialità socio-sanitaria e sociale: finanziati interventi per 30,6 milioni per potenziare l’offerta e la qualità dei servizi delle strutture assistenziali e supportare le famiglie nei costi delle rette.
La Regione Marche ha pianificato una serie di interventi a sostegno sia degli Enti gestori delle strutture residenziali sanitarie, sociosanitarie extraospedaliere e sociali, sia delle famiglie delle persone ospitate nelle medesime strutture, che compartecipano al pagamento delle rette, articolati su più livelli finanziari. Una pianificazione importante perché interviene concretamente a sostegno delle fragilità.
La portata complessiva degli interventi ammonta nel triennio 2025-2027 a 30,6 milioni di cui: 20,9 milioni a supporto delle imprese (Enti gestori) e 9,7 milioni a supporto delle famiglie. Una strategia combinata, poiché si ritiene che solo con un’azione concertata a favore di “imprese-famiglie” si potranno ottenere risultati di maggior efficacia nell’ambito della residenzialità extraospedaliera sanitaria, sociosanitaria e sociale che in questi ultimi anni ha sofferto della perdita di capacità di acquisto dei redditi delle famiglie e dell’incremento costante dei costi legati all’assistenza e alla gestione delle strutture.
Tre le linee di intervento adottate, due destinate agli Enti gestori e una dedicata alle famiglie. Con il primo intervento, gli Enti gestori avranno a disposizione 5 milioni all'anno (a partire da luglio 2025) per incrementare la quota sanitaria della retta per le strutture convenzionate: Residenze Protette per anziani, Residenze Protette per anziani affetti da demenza e Strutture per i minori con disturbi psichiatrici. Si tratta di un aumento strutturale e definitivo.
Il secondo intervento, permetterà di avere a disposizione 8 milioni per il triennio 2025-2027 attraverso bandi per il potenziamento dei servizi delle strutture residenziali extraospedaliere e sociali tramite il finanziamento di progetti volti all’implementazione e al miglioramento della qualità dell’assistenza, con precedenza alle progettualità presentate dalle strutture psichiatriche e dalle strutture ospitanti persone di minore età.
La linea di intervento dedicata alle famiglie, vedrà un budget complessivo di 9,7 milioni a disposizione nel biennio 2026-2027 per l’emissione di voucher a sostegno del costo della retta, erogati alla famiglia della persona ospitata nelle strutture residenziali autorizzate sanitarie, sociosanitarie e sociali in cui è presente il vincolo obbligatorio della compartecipazione alla spesa. Il voucher mensile, del valore minimo di 250 euro, verrà assegnato in base al livello Isee della persona/del nucleo familiare.
Scattano da oggi alcune modifiche alla viabilità lungo il ponte sul fiume Chienti, nella frazione di Villa San Filippo, nel comune di Monte San Giusto. Per permettere la sostituzione dei giunti dell'impalcato, infatti, si è reso necessario provvedere alla regolamentazione del traffico mediante l’istituzione temporanea della circolazione a senso unico alternato, regolamentata da impianto semaforico e limite di velocità massima di 40 Km/h nell'area di cantiere.
Gli interventi, affidati dalla Provincia all’impresa ProGeCo Costruzioni Generali Srl, rientrano in un più ampio progetto per la messa in sicurezza del ponte sul Fiume Chienti, a cavallo dei comuni di Morrovalle e di Monte San Giusto, all'altezza del km 1+500 della strada provinciale 46 "Fermana".
"Gli interventi - spiega il vicepresidente della Provincia, Luca Buldorini - dureranno circa due settimane e sono necessari per completare i lavori di messa in sicurezza del ponte, una struttura piuttosto vetusta, realizzata nel 1918 che, negli anni, ha subito diverse sistemazioni che hanno riguardato le pile e il consolidamento dell’impalcato. L’attuale progetto di consolidamento prevede il rafforzamento di parte delle fondazioni mediante realizzazione di micropali e iniezioni di colonne di consolidazione mediante la tecnica del jet grouting, la sostituzione dei giunti sotto la pavimentazione, il rifacimento delle caditoie, il risanamento delle strutture in muratura e la riprofilatura del fondo alveo.
"Ora, dopo aver lavorato nella parte sottostante del ponte, si rende necessario passare alla sostituzione dei giunti dell'impalcato e quindi, si è dovuto pensare a una modifica della viabilità. Ci scusiamo dei possibili rallentamenti alla viabilità, ma assicuro che saranno temporanei e finalizzati a rendere l'intera struttura sicura", conclude Buldorini.
Visita, del sindaco Fabrizio Ciarapica nella sede di Maenne, azienda civitanovese che da anni si distingue a livello nazionale per il proprio impegno nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie dedicate al benessere e alla qualità della vita dei pazienti affetti da fibromialgia e da altre sindromi dolorose croniche.
Durante l’incontro, sono stati illustrati al primo cittadino i risultati del recente studio pilota, giù illustrato alla cittadinanza, condotto dal dottor Ubaldo Sagripanti (Specialista in Psichiatria) con il supporto della dottoressa Patrizia Del Medico (Specialista in Reumatologia) e la Collaborazione delle Associazioni di Pazienti fibromialgici: AFI OdV - Associazione Fibromialgia Italia e A.M.A., Auto Mutuo Aiuto – Macerata. Lo studio ha verificato gli effetti positivi del Sistema di Stimolazione Multisensoriale Maenne su un gruppo di pazienti fibromialgici, restituendo risultati incoraggianti, con un miglioramento documentato della qualità della vita e della gestione del dolore nei soggetti trattati.
“Siamo orgogliosi di avere nel nostro territorio una realtà come Maenne — ha dichiarato il sindaco Fabrizio Ciarapica — un’azienda che unisce competenza, innovazione e sensibilità sociale, ponendo al centro del proprio operato il benessere delle persone. Un’azienda che investe nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative dedicate alle persone che convivono con patologie complesse. Realtà come questa - conclude il Sindaco - meritano attenzione e sostegno, perché dimostrano come anche dal nostro territorio possano nascere progetti capaci di offrire nuove prospettive a livello nazionale”.
Un anniversario tra amici e clienti affezionati, sabato scorso, per un locale storico della ristorazione marchigiana a Villa Musone di Recanati. L’Osteria La Donzelletta ha festeggiato i 25 anni di attività con i dj della griffe ‘Non solo 90’ e le esibizioni dei ballerini di ‘9Muse’ per una parentesi in allegria, con il conduttore Rudy Saracini capace di cogliere le emozioni dei titolari. Suggestiva la presenza di Fabio Corvatta, primo cittadino all’epoca del taglio del nastro. Ospiti istituzionali a brindare con proprietari e avventori l’attuale vicesindaco di Recanati, Roberto Bartomeoli, il consigliere Romano Frenquelli e il maresciallo Angelo Pardi. Significativa la consegna di un cadeau da parte dei dipendenti del locale alla famiglia Francucci, a testimonianza del grande legame. Sold out la cena all’aperto conclusiva.
In una fase che vede attività aprire e chiudere velocemente come porte scorrevoli, La Donzelletta e l’operato del titolare, Maurizio Francucci, sono la prova che la qualità dei prodotti, la passione per il lavoro e le idee chiare costituiscano basi solide per proposte durature e una crescita progressiva. Si parla di un locale che ha dato lavoro negli anni a oltre 50 giovani del territorio.
“Bisogna credere nei propri obiettivi e garantire continuità con un approccio serio – spiega Francucci, anima e motore della Donzelletta -. Che soddisfazione il 25° anniversario! Sono entrato in questo mondo lanciando un pub di Porto Recanati, il Gambrinus, ho assimilato esperienza e poi ho dato tutto me stesso nella Donzelletta senza mai adagiarmi! Il locale ha un’identità concettuale basata su tradizione e tipicità, nel menù e nell’arredo. Abbiamo puntato anche su grandi buffet e cerimonie perché all’interno abbiamo 150 posti disponibili, mentre all’esterno non ci poniamo limiti. La festa musicale è un ulteriore step”.
Tra un complimento e l’altro per il traguardo, Francucci svela di voler trovare un imprenditore pronto a rilevare l’attività. Uno scenario inatteso. “Sono nella ristorazione da tanti anni – ricorda il titolare –, ora voglio farmi da parte. Mio figlio si sta affermando in un altro campo e io sono alla ricerca di un successore serio che porti avanti con lo stesso amore l’attività. Magari per altri 25 anni!”.
Una serata all’insegna dell’amicizia, dei ricordi e della buona musica. I ragazzi del 1965 di Montefano – circa 50 persone – si sono ritrovati ieri sera nella suggestiva cornice del Parco Fibonacci, per celebrare insieme un momento speciale della loro vita: il piacere di ritrovarsi, dopo tanti anni, ancora uniti come un tempo.
Il gruppo ha condiviso una cena conviviale, tra chiacchiere, risate e tanti aneddoti, con sottofondo musicale rigorosamente anni ’80 e ’90, che ha fatto da colonna sonora ai loro ricordi più belli. Una serata che ha saputo coniugare nostalgia e allegria, con una partecipazione calorosa e sentita.
Durante l’incontro sono state consegnate t-shirt ricordo dell’evento e simpatici diplomi personalizzati per ciascun partecipante, a testimonianza di una serata che rimarrà impressa nella memoria di tutti.
“Dobbiamo ringraziare il Parco Fibonacci per la splendida cornice – hanno detto gli organizzatori – e un grazie speciale a Barbara di Tuttogelato per la strepitosissima torta che ha preparato per noi. È stata davvero la ciliegina sulla torta di una serata perfetta”.
Un evento che conferma quanto sia forte e duratura l’amicizia tra i “ragazzi” di Montefano, classe 1965: un legame che resiste al tempo e che continua a rinnovarsi, con lo stesso spirito di sempre.
Si sente ripetere di continuo che, in fondo, Israele ha ragione ad attaccare l'Iran, poiché quest'ultimo è un "regime" e, in quanto tale, merita di essere abbattuto. Questo teorema è sulla bocca di tutti i benpensanti liberal, ossia di tutti coloro i quali sposano, per convenienza o perché indottrinati, la visione del mondo di completamento dell'ordine dominante della globalizzazione sotto l'egida di USraele.
Occorre però domandarsi chi distribuisca davvero i titoli e le patenti di "regime" ai governi realmente esistenti. Propongo, allora, a mo' di ipotesi di lavoro la seguente definizione: viene detto "regime" ogni governo che, per una via o per l'altra, non si pieghi all'imperialismo dell'Occidente, anzi dell'uccidente. Dunque sono per definizione regimi la Cina e la Russia, il Venezuela e l'Iran, insomma tutti gli oppositori della civiltà a stelle e strisce.
Ugualmente contestabile mi pare, invero, la narrazione manicomiale secondo cui basta essere classificati come regime per poter essere poi aggrediti legittimamente, come ora sta appunto avvenendo in relazione all'Iran. Oltretutto questa narrazione demenziale presuppone, come sempre, che l'uccidente sia la parte buona e democratica, titolata a rieducare il mondo con le buone o - sempre più spesso - con le cattive. Insomma, le bombe e i missili diventano democratici e pacifici se lanciati sulla popolazione dei governi a cui l'uccidente abbia assegnato la patente di regimi prima di aggredirli?
Credo che tutti noi possiamo convenire senza difficoltà almeno su questo: il fatto che negli Stati Uniti d'America ci sia la pena di morte o che in Europa le banche possano portar via le case ai cittadini è di per sé orrendo, ma non può certo giustificare l'aggressione armata degli Stati Uniti o dell'Europa da parte di potenze straniere. Lo stesso si può e si deve dire in relazione all'Iran: il fatto che l'Iran abbia delle interne contraddizioni, che non vogliamo assolutamente negare, non può giustificare in alcun modo l'aggressione dell'Iran da parte di Israele; Israele che, oltretutto, quanto a contraddizioni interne non ha lezioni da dare a nessuno, considerato anche solo il trattamento disumano e genocidario a cui sta sottoponendo la popolazione inerme di Gaza.
Dovrebbe essere chiaro anche a un bambino che dietro agli attacchi democratici ai cosiddetti regimi si nasconde sempre lo sciagurato imperialismo dell'occidente, che a questo punto potrebbe essere esso stesso definito un regime neo-liberale a base imperialistica. I più sono talmente sottoposti alla manipolazione da ritenere che l'Iran, aggredito vigliaccamente da Israele, sia comunque l'invasore e dunque Israele abbia preventivamente risposto alla futura aggressione da parte dell'Iran.
Una narrazione manicomiale, evidentemente, che deve sempre e comunque giustificare Israele e Stati Uniti (USraele): una narrazione manicomiale a cui tuttavia i più continuano a credere indecentemente. E adesso Israele, dopo l'Iran, ha attaccato pure lo Yemen. Come sempre, con il pieno e incondizionato sostegno dell'Europa e dell'Occidente, anzi dell'uccidente liberal-atlantista, che ancora una volta fanno uso del bipensiero orwelliano: il teorema secondo cui l'aggressore ha sempre torto ed aggredito sempre ragione, utilizzato ad nauseam contro la Russia di Putin, viene ora ribaltato in riferimento a Israele, l'aggressore che sempre deve per definizione avere ragione.
Vengono mobilitate, more solito, le giustificazioni più demenziali e più surreali: si dice che Israele ha aggredito lo Yemen per combattere contro il terrorismo. Come non ci stanchiamo di sottolineare, la lotta di Israele contro il terrorismo appare essa stessa indistinguibile dal terrorismo. L'altra argomentazione mobilitata dagli autoproclamati professionisti dell'informazione è quella secondo cui Israele ha condotto una guerra preventiva: il concetto di guerra preventiva risulta una delle categorie più bieche del pensiero politico contemporaneo, dato che viene impiegata per giustificare guerre di aggressione imperialistica contrabbanandole per guerre difensive contro stati la cui aggressione è stata premeditata.
Il livello della narrazione appare ogni giorno più squallido e, tuttavia, troppe persone continuano a bersele tutte, ponendosi nella condizione dei cavernicoli di cui scriveva Platone nel settimo libro della "Repubblica".
Come facciamo a riconoscere un amore vero da un'idealizzazione? Il confine è labile e di difficile identificazione. Il bisogno di una persona che ci protegga dalle nostre paure e che ci sostenga nel viaggio della vita, ci spinge, a volte, a costruire nell’immaginario individuale l’uomo o la donna ideale.
Ci infatuiamo di chi nella realtà non esiste e proiettiamo su di lui/lei i nostri desideri più intimi. Fabbrichiamo un sogno di cui diventiamo noi stessi prigionieri. Ci soffermiamo solo su ciò che ci piace, mentre soprassediamo su segnali importanti che ci dovrebbero far riflettere sull’esistenza di una reale sintonia.
Coloriamo di rosa, semplici gesti, attribuendo loro significati che non hanno, giustifichiamo così assenze e parole non dette. Portiamo avanti questa menzogna con noi stessi, fingiamo che vada tutto bene e accettiamo le mancanze dell’altro perché è più forte il bisogno di credere nella storia.
Costruiamo un mondo in cui solo noi crediamo, investiamo energia per mantener viva la relazione, accontentandoci delle briciole. Così confondiamo un misero pasto con un banchetto luculliano.
Sentiamo di dover guadagnare l’amore dell’altro, dimenticando i nostri veri desideri. Poi accade che un giorno la realtà si rivela con tutta la sua crudeltà: l’altro supera il nostro limite della distanza emotiva, così ciò che abbiamo sempre saputo senza volerlo accettare, diventa consapevolezza.
Cominciamo a notare la discrepanza tra ciò che abbiamo sperato e ciò che accade realmente: piccole sfumature nei gesti o nelle parole diventano spilli al cuore. Dopo una prima fase di rifiuto, ci sono vari tentennamenti, in cui ci si allontana per poi riavvicinarsi, con vane speranze di un eventuale cambiamento.
Fino a comprendere finalmente che ci si era innamorati di un ideale e non della persona in sé. Perdendo il sogno, perdiamo quella parte di noi che ci aveva creduto e cominciamo a rinunciare alla proiezione che avevamo fatto della nostra persona in quella storia.
La finta intensità che credevamo di vivere, lascia il posto al vuoto. La disillusione pesa come un macigno e ci costringe ad ascoltare quella voce che rivendica un atto d’amore verso noi stessi. Con coraggio, cerchiamo la verità e capiamo come la necessità di sentirsi visti e scelti abbia distorto la realtà.
Comprendiamo che l’amore non può essere frutto del bisogno, ma il risultato di un desiderio puro, dove c’è reciprocità e non si rincorre, un luogo sicuro in cui incontrarsi con lo stesso entusiasmo. La fase di risveglio è dolorosa , ma ci regala quella crescita che ci permette di vedere le proprie dinamiche interiori e di riconoscere il nostro valore.
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, "Chiedilo all'avvocato". Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente la tematica riguardante i rapporti tra i coniugi oltre all’istituto della donazione. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana, alla domanda posta da una lettrice di Montegranaro che chiede: "E’ possibile revocare una donazione della moglie al marito che la tradisce?".
A tal proposito risulta utile portare la recente vicenda risolta poi in Cassazione la quale è stata chiamata a pronunciarsi sulla revoca di più donazioni indirette mobiliari ed immobiliari effettuate dalla moglie nei confronti del marito che nel frattempo la tradiva con la propria cognata (la moglie del fratello di lei) mettendo in crisi non solo la coppia ma le intere famiglie coinvolte ed infine anche l’azienda di famiglia della donna tradita nella quale però lavorava tutti i protagonisti della vicenda adulterina.
Nei primi due gradi di giudizio veniva confermata la revoca di tali donazioni fatte in quanto dall’istruttoria erano emersi comportamenti posti in essere dal donatario direttamente nei confronti della donante, che confermavano l’evidenza di un sentimento di disistima ed irrispettosità del marito nei confronti della moglie.
Tenuto conto del principio oramai consolidato giurisprudenziale secondo il quale, «l'ingiuria grave richiesta dall'art. 801 c.c. quale presupposto necessario per la revocabilità di una donazione per ingratitudine, pur mutuando dal diritto penale la sua natura di offesa all'onore ed al decoro della persona, si caratterizza per la manifestazione esteriorizzata, ossia resa palese ai terzi, mediante il comportamento del donatario, di un durevole sentimento di disistima delle qualità morali e di irrispettosità della dignità del donante, contrastanti con il senso di riconoscenza che, secondo la coscienza comune, dovrebbero invece improntarne l'atteggiamento, a prescindere, peraltro, dalla legittimità del comportamento del donatario» (Cass. civ., n. 20722/2018).
Di fatti tali comportamenti erano qualificabili, ai fini previsti dall'art. 801 c.c., come una grave ingiuria, trattandosi, in effetti, di "una pluralità di comportamenti strettamente connessi e rivolti verso la persona della domante e tale non poter essere tollerati secondo un sentire ed una valutazione di normalità".
In effetti, l'ingiuria grave richiesta dall'art. 801 del codice civile quale presupposto necessario per la revocabilità di una donazione per ingratitudine, si caratterizza per la manifestazione esteriorizzata, ossia resa palese ai terzi, mediante il comportamento del donatario, a prescindere, peraltro, dalla legittimità del comportamento del donatore (Cass. n. 22013 del 2016).
Pertanto, in risposta alla domanda della nostra lettrice si può affermare che: "La donazione va incontro alla revocabilità in presenza di una ingiuria grave del marito donatario consistente in un durevole sentimento di disistima delle qualità morali e nell’irrispettosità della dignità della moglie donante se il marito tradisce la consorte addirittura con la cognata con relativa messa in crisi non solo della coppia ma anche delle famiglie coinvolte oltre all'azienda di famiglia" (Cass. Civ., Sez. III, Ordinanza del 20.06.2022, n. 19816).
Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
Oggi si parla molto, e giustamente, di intelligenza artificiale: come è nata, dove ci porterà, i rischi che comporta, le opportunità che offre. Tuttavia, raramente si affronta il tema del suo utilizzo concreto nella vita quotidiana e nelle professioni. L’evento organizzato dal Rotary Tolentino nei giorni scorsi, oltre a offrire una necessaria introduzione generale sul tema, si è proposto di andare oltre la teoria, simulando un’applicazione pratica dell’intelligenza artificiale nei mestieri dei soci del club: libera professione, imprenditoria, ruoli dirigenziali.
Il club, presieduto da Giuseppe Bocci, ha così ospitato come relatore una figura di altissimo profilo: Flavio Corradini, responsabile della sezione di informatica dell’Università di Camerino e già magnifico rettore dello stesso ateneo. L’iniziativa è stata condotta dal rotariano Roberto Ballini, da tempo vicino a Corradini.
Quando quest’ultimo ricopriva l’incarico di rettore, Ballini era preside delle Facoltà scientifiche dell’ateneo e tra i due si è instaurata una solida e proficua collaborazione accademica. "I limiti dell’intelligenza artificiale, se paragonata a quella umana, sono considerevoli e sostanziali. Il termine stesso ‘intelligenza artificiale’ può risultare fuorviante. Fino a poco tempo fa si auspicavano macchine capaci di eguagliare l’intelligenza umana, ma oggi molti scienziati, e io mi ci includo, sono scettici su questa possibilità", dice Corradini.
E precisa: "Questo non significa che gli strumenti software che stiamo sviluppando non siano utili o non continueranno a migliorare. Anzi, sono sempre più performanti e permettono di gestire quantità impressionanti di dati. Da questi dati si possono trarre indicazioni preziose per il marketing, la comunicazione e le professioni. Ma il punto di rottura resta: l’intelligenza umana è fatta anche di esperienza, fantasia, creatività e a volte di quella irrazionalità che porta a soluzioni davvero geniali. E lì, le macchine non arrivano".
Quali sono, allora, i reali vantaggi dell’intelligenza artificiale? "Sono tanti", afferma Corradini senza esitazioni. Corradini lancia anche un appello ai giovani: "Usare l’Ai in modo passivo – fare una domanda e copiare la risposta – è uno spreco. La risposta è solo l’inizio. Bisogna lavorarci sopra, riflettere, rielaborare. Solo così si impara davvero e si sfruttano al massimo le potenzialità di questi strumenti".
Nel nostro territorio l’uso dell’intelligenza artificiale è ancora limitato? "Sta crescendo – afferma Corradini – e anche rapidamente. Molti imprenditori e liberi professionisti stanno passando alle versioni a pagamento di questi strumenti, proprio perché offrono possibilità di analisi e produzione di contenuti molto più avanzate. Ricevo inviti continuamente, e non solo nelle Marche. Questo dimostra un interesse crescente e la volontà di capire come usarli bene".
C’è anche un progetto attivo nelle scuole? "Sì, e ne siamo molto orgogliosi - racconta Corradini -. Con le quattro università marchigiane abbiamo vinto un progetto regionale per sperimentare l’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica. Sono coinvolte 15 scuole, dalle primarie alle secondarie. L’obiettivo è insegnare e apprendere utilizzando questi strumenti, che stanno cambiando radicalmente le metodologie educative. Ogni università porta le proprie competenze, e collaboriamo con gli insegnanti per realizzare attività concrete nelle classi della Regione Marche".
L’intelligenza artificiale, secondo Corradini, è una grande opportunità. Ma non è magia. Va usata con consapevolezza, spirito critico e, soprattutto, senza dimenticare che dietro ogni algoritmo, ci deve essere sempre un essere umano capace di pensare, interpretare e creare.
Al termine dell’incontro, che si svolto al Ponte degli schiavi di Camporotondo di Fiastrone, è stata ufficializzata l’entrata nel club di un nuovo socio, di Riccardo Claudi di Castello Vestignano di Caldarola.
Si apre all’insegna del benessere e della rigenerazione l’estate 2025 a Pieve Torina, con l’inaugurazione ufficiale dei laghetti benessere, nuova attrazione adiacente al percorso Kneipp, già noto per i suoi effetti salutari e il forte richiamo turistico. L’evento si è svolto nella mattinata di sabato 21 giugno, alla presenza del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.
I laghetti si inseriscono in un contesto naturale unico, dove la qualità dell’aria, la biodiversità del bosco e le acque oligominerali del torrente Sant’Angelo creano un ecosistema ideale per il recupero fisico e mentale. “Ogni anno il percorso Kneipp, questo grande attrattore marchigiano, si arricchisce. Abbiamo cercato di ridare linfa vitale a un percorso fatto di acqua e di sensorialità, studiato anche con l’ASUR provinciale per garantire la riattivazione della parte bassa e alta della coscia”, ha spiegato il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Angelucci. “Sono serbatoi naturali dove i sassi e l’acqua collaborano per creare un effetto benefico sulla circolazione, che i cittadini apprezzano ogni settimana”.
L’intervento rientra in una più ampia politica di valorizzazione delle risorse locali, in particolare dell’acqua, considerata un bene primario e identitario: “Noi siamo un punto di riferimento per garantire una rigenerazione attraverso le opportunità che il territorio ci offre. E tra queste, l’acqua è la risorsa per eccellenza. La mettiamo a disposizione gratuitamente, con una visione di turismo sostenibile e crescita economica per tutto il comprensorio”, ha aggiunto Angelucci, sottolineando anche l'impegno del territorio per mantenere l’acqua pubblica in mani pubbliche.
Grande soddisfazione anche da parte del presidente della Regione, Francesco Acquaroli: “È un’intuizione straordinaria quella di Pieve Torina, che porta questo luogo a essere tra i più frequentati del nostro entroterra. Qui si riscopre il benessere in un paesaggio completamente conservato. L’acqua, che sembra un bene scontato, è in realtà una risorsa preziosa, capace di offrire salute, refrigerio e rilancio turistico”.
A coronare l’inaugurazione, anche momenti esperienziali come il forest bathing e il percorso Kneipp guidato, seguiti da una degustazione di prodotti tipici del territorio. In serata, spazio alla Festa del Solstizio d’Estate presso la piscina benessere, con aperitivi in musica, cena a bordo vasca e il dj set dei gemelli TwoTwins, per un evento pensato soprattutto per i giovani e all’insegna di un divertimento sano.
Pieve Torina si conferma così un modello virtuoso per le aree interne, capace di trasformare la propria resilienza in attrattività turistica e sviluppo sostenibile. E con oltre 120.000 presenze ogni estate, i numeri parlano chiaro: la strada dell’acqua e del benessere è quella giusta.
Matteo Cesari de Maria è il titolare ed enologo della VerSer Cantina e Vigneti, una cantina giovane, la più giovane tra i produttori del Serrapetrona DOC. Si tratta di una proprietà di famiglia; Matteo, infatti, gestisce l'attivita insieme ai genitori Andrea Cesari de Maria e Marilena Scagnetti e la sorella Sandra. La cantina è stata inoltre selezionata tra le 100 eccellenze italiane di FORBES nel 2025.
Puoi raccontarci la storia di “VerSer”? Come mai questo nome?
“Questa cantina nasce non per una volontà imprenditoriale, siamo una famiglia che dal Nord decide di investire nelle Marche, ma in realtà è la creazione di un sogno familiare serrapetronese. Perché mia madre è serrapetronese doc da generazioni e suo padre, Giuseppe Scagnetti, è stato un po’ il mentore che mi ha trasferito questa passione sotto forma di conoscenza di un vitigno e della sua vinificazione regina che poi nel tempo è diventato il nostro progetto. Giovane perché i vigneti sono stati impiantati nel 2019 e nel 2020 abbiamo ultimato la costruzione della cantina e l’avvio della prima produzione. Il nome”VerSer” ideato da mia mamma, si origina dall’unione dei due aspetti fondamentali del nostro cuore che sono la Vernaccia come vitigno e Serrapetrona come paese. Verser in francese vuole anche dire versare vino, quindi è un gioco di parole”.
Puoi parlarci dei tuoi vigneti? Quali sono le caratteristiche principali?
“Per quanto riguarda i vigneti noi li abbiamo in Località Carpignano che è una frazione di San Severino Marche, quindi i primi territori subito a nord rispetto al comune di Serrapetrona. Totalmente all’interno della reale riproduzione delle uve per le denominazioni di origine controllata e garantita di Serrapetrona. La scelta non è casuale ma è stata originata da e con mio nonno proprio perché questo territorio è quasi unico, è una valle lenticolare dove, soprattutto nella nostra zona, prevale in altissime concentrazioni l’argilla. Essa è un terreno splendido e forse il migliore per i grandi vini, perché nonostante la difficoltà nel lavorarlo e nel gestirlo, offre grande spinta alle piante per una sana e corretta crescita e ha la più alta concentrazione di elementi chimici che sono la base, i mattoncini, con cui le piante costituiscono gli aromi, che saranno poi presenti nel calice. Come detto la cantina piccola è di 2,8 ettari, suddivisi tra 2,2 ettari di Vernaccia Nera e mezzo ettaro di Pecorino. Questo perché io volevo due vitigni autoctoni, la Vernaccia è la regina di questo territorio, ma anche il Pecorino era presente in queste zone da studi condotti da diverse università che io poi ho condiviso e studiato con i miei professori di Milano, ho valutato che era un vitigno figlio della fascia pre appenninica, dove cresceva e si è sviluppato e spostato nel tempo, attraverso i secoli, seguendo le vie di transumanza, fino al mare. È un vigneto particolare perché oltre al giovane impianto viene condotto con delle tecniche di potatura moderne che sono volte ad aumentare la longevità della pianta, il vigneto è studiato per portarlo ad una quasi completa meccanizzazione. Questo perché la mia è una cantina totalmente a gestione individuale, quindi forse unica”.
Qual è la chicca della tua azienda?
“Ogni singolo aspetto nel corso dell’anno viene fatto solo ed esclusivamente da me, dalla potatura fino all’etichettatura e all’inscatolamento delle bottiglie prima di consegnarle ai clienti. Questo perché io voglio avere un pieno e totale controllo di tutte le fasi produttive, perché la più piccola scelta fatta in vigna durante la potatura avrà una ripercussione sul calice che si verserà l’anno dopo. Nonostante la piccola superficie il terreno cambia di metro in metro, e solo potendo vedere pianta dopo pianta, comprendendone le caratteristiche, si può andare a fare quella che è poi la creazione di un vino. A questa chicca ne vorrei aggiungere un’altra, sicuramente esistono altre cantine a trazione individuale però io ho un passo in più, quando mi sono iscritto ad enologia, la prima laurea a Milano, ho fatto una tesi sperimentale dove ho progettato una cantina per valorizzare la Vernaccia di Serrapetrona DOCG. Poi grazie ad una selezione sono stato preso nella laurea magistrale in “Scienze Viticole e Enologiche” dove ho potuto con una tesi durata quasi due anni, studiare per primo ed unico al mondo, il vitigno Vernaccia Nera. Fino alla data della mia laurea era considerata probabilmente una sorella minore del famoso Grenache francese. Mio nonno nonostante facesse il vino più per una passione casalinga che per imprenditoria, era convinto che non potesse essere così, che secoli di persone che avevano tutelato questo vitigno e tecniche di vinificazione così particolare, non potevano farlo su qualcosa che fosse importato dalla Francia. Ed è così che al termine di questo lungo percorso, che è andato dalla genetica ed è passato soprattutto dalle analisi chimiche delle uve e di tutte le possibili vinificazioni, ho potuto definire in maniera inoppugnabile l’unicità di questo vitigno. Per cui forse la chicca è che oltre ad essere una cantina a trazione individuale è una delle pochissime, forse l’unica cantina al mondo, che può vantare la proprietà totale ed esclusiva della conoscenza del vitigno. Sembra una cosa banale ma è da queste basi che poi si trae la perfetta espressione di quella che poi sarà l’uva tramutata in vino. Tante cantine possono vantare grandiosi enologi consulenti che però ovviamente non fanno altro che applicare una ricetta, una tecnica, alle varie aziende clienti, che possono essere in Veneto come a Pantelleria. Io non volevo questo, perché il vino si fa in vigna, si fa assaggiando le diverse annate, rispettando totalmente teruar e clima delle annate, dando così una connotazione mai uguale ai vini. Farlo invece attraverso un consulente spesso può portare a questo appiattimento espressivo”.
Che cosa ti senti di dire ad un giovane che custodisce il tuo stesso sogno?
“Primo di non abbattersi davanti alle avversità o alla enormità di cose da fare. Quando ho lasciato il posto di lavoro in Piazza San Babila a Milano, in giacca e cravatta, e mi sono seduto per la prima volta alla lezione di chimica organica ero terrorizzato, pensavo alle decine e decine di esami che avrei avuto davanti prima di potermi mettere nell’idea di creare la mia azienda. Ma affrontando in maniera convinta e decisa il percorso, ho potuto vantarmi di una laurea triennale di 106/110 e di una magistrale con i complimenti della commissione da 110 e lode proprio sul mio vitigno, su questo racconto per la prima volta. Poi c’è stato il progetto, creare la vigna, le avversità sono arrivate giorno dopo giorno, ma in maniera tranquilla e determinata si è potuto smontare tutto arrivando a questo destino”.
Progetti in cantiere?
“Il prossimo progetto della mia cantina sarà dedicarsi al mondo delle bollicine metodo classico, sia la Vernaccia Nera che il Pecorino hanno grandi capacità di poter esprimere note varie tali e tecniche uniche, producendo spumanti in metodo classico. È un progetto lungo e non facile che speriamo di completare nei prossimi anni. E a questo vorremmo unire un altro sogno che è riportare il vino e le vinificazioni nel centro del paese. La nostra cantina è proprietaria di una cantina storica a poche centinaia di metri dal centro del paese dove si faceva vino ormai più di mezzo secolo fa, la speranza a breve è di poterlo aprire e di destinare questi locali proprio alla realizzazione dei metodi classici”.
La Fototeca comunale "Paolo Domenella" presenterà martedì 24 giugno, "Ritmi visivi", un’originale iniziativa sviluppata nel segno della nuova mission dell’ente gestito da "Percorsi Visivi aps" per conto del comune di Civitanova Marche, che guarda alla memoria con sguardo contemporaneo, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie.
Martedì 24 giugno, presso lo stabilimento “Otto Seaside” (lungomare Piermanni 8), avrà luogo un “Live Visual” su fotografie di Mario Giacomelli, organizzato da “Percorsi Visivi aps” nell’ambito della rassegna “Fuori dal Guscio”, una serata dove la musica si fonde con la memoria visiva.
Il trio Tipografia Sonora fonde elettronica, percussioni e improvvisazione in un live coinvolgente. Ad accompagnare il concerto, un'istallazione video curata dal fotografo Enrico Maria Lattanzi, con le fotografie di Mario Giacomelli, illustre fotografo che ha donato alcune sue opere alla Fototeca Comunale di Civitanova Marche.
Un omaggio visivo e sonoro, dove le immagini si muovono al ritmo della musica di Michele Duscìo, Francesco Savoretti e Leonardo Francesconi. Tutti possono partecipare a questa esperienza immersiva che intreccia il linguaggio sonoro alle iconiche immagini di Giacomelli, custodite in un archivio cittadino cresciuto negli anni anche grazie all’instancabile e preziosa dedizione del compianto Paolo Domenella. Inizio ore 21:30, ingresso libero
Confindustria Macerata ricerca per azienda dinamica e in continua crescita che progetta, sviluppa e realizza soluzioni ad alto contenuto tecnologico un/a impiegato/a amministrativo/a (codice annuncio Conf 501).
La risorsa, in collaborazione con il team amministrativo e a diretto riporto del responsabile amministrativo, sarà coinvolta nelle attività contabili, gestionali e organizzative della struttura. Mansioni e responsabilità: supportare le attività di amministrazione e contabilità generale, della gestione della fatturazione elettronica (ciclo attivo) e delle registrazioni in prima nota; collaborare al monitoraggio e alla gestione dei pagamenti, alle riconciliazioni bancarie e ai rapporti con gli istituti di credito; fornire supporto operativo all’area Risorse Umane nella gestione della documentazione del personale e dei relativi processi interni.
Requisiti richiesti: diploma di Ragioneria o laurea in discipline economiche (o titolo equivalente in ambito amministrativo-contabile); esperienza di almeno 2 anni in ruolo analogo; conoscenza dei principali strumenti informatici e software gestionali amministrativi; buona capacità organizzativa e capacità di lavoro in team; conoscenza base della lingua inglese. Sede di lavoro: provincia di Macerata.
Un passo importante verso la valorizzazione del territorio e la sicurezza ambientale: l’Ufficio Speciale Ricostruzione ha approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del nuovo Rifugio di Montefiatone, autorizzando un contributo di 246.276 euro.
"L’approvazione del progetto rappresenta un segnale concreto di attenzione verso le aree interne e il turismo sostenibile, con l’obiettivo di ampliare il bacino di utenza e offrire un punto di riferimento sicuro e funzionale per chi vive e visita il territorio - spiega il commissario alla ricostruzione, Guido Castelli -. Ringrazio l’Usr, il Comune e la Regione Marche guidata dal presidente Acquaroli per il lavoro svolto quotidianamente".
L’intervento nasce dalla necessità di rispondere ai danni causati dagli eventi sismici del 2016, che pur avendo provocato lesioni lievi all'edificio originario, hanno innescato un movimento franoso tale da compromettere la stabilità del muro di sostegno e rendere la struttura inutilizzabile. Dopo attente valutazioni tecniche ed economiche, si è deciso di delocalizzare il rifugio anziché intervenire con opere di contenimento, che avrebbero avuto un impatto ambientale significativo e costi non giustificabili.
Il nuovo rifugio sorgerà alle pendici del Monte di Cesure, dove attualmente si trova la struttura mobile del Mapre, che verrà smontata per fare spazio alla nuova costruzione. Il progetto prevede un edificio su un solo livello, con una sagoma fedele a quella del fabbricato da demolire, senza aumenti di volume.
Sarà destinato a escursionisti e allevatori, con due camere matrimoniali e un bagno in comune. Dal punto di vista architettonico, la struttura sarà realizzata in muratura portante su fondazione a platea, con tetto a capanna in legno e portico sul lato nord. Le finiture esterne rispetteranno il contesto paesaggistico: intonaco a base di calce, tinteggiatura tenue, infissi in legno e copertura in coppi.
Nonostante l’assenza di climatizzazione, il rifugio sarà dotato di impianto fotovoltaico da 4 kW con batteria di accumulo da 9,6 kWh, garantendo autonomia energetica. È prevista anche la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento delle acque reflue, in sostituzione di quello preesistente.
Nuova avventura on the road per i "Temerari", questo il nome Whatsapp dei vespisti recanatesi che ogni anno, ormai dal lontano 2006, organizzano un tour su due ruote per le strade italiane ed anche oltre confine.
Dopo lo scorso anno, in sella alle due ruote, in tour in Slovenia, i "Friends On Vespa" hanno puntato verso le cime rese famose al Giro d’Italia, ovvero il Mortirolo ed il Passo dello Stelvio, oltre naturalmente alle città ricche di arte e di storia, ovvero Verona e Mantova.
Partiti nei giorni scorsi da Recanati, di buon mattino, nove i mezzi all’appuntamento equipaggiati da: Sandro Guardabassi, Valter Tomassoni, Gabriele Fontanelli, Valentino Pianaroli, Osmano Lorenzetti, Claudio Nibaldi, Giancarlo Barelli, Gildo Baiocco e Sandro Magnarelli.
Prima tappa: Verona, dopo un viaggio di 385 km, città Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco per il suo patrimonio culturale, artistico e le sue peculiarità urbanistiche con il suo simbolo “l'arena” e conosciuta nel mondo per l’opera di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”.
Dopo una sosta con cena e pernottamento i nostri sono ripartiti il giorno dopo per Darfo Boario Terme, una deliziosa città termale per ritemprarsi in vista del clou del tour verso Bormio, ubicata nel Parco Nazionale dello Stelvio, per raggiungere poi il valico più alto d’Italia raggiungibile con mezzi, il Passo dello Stelvio (2.758 mt s.l.m.) con i suoi 80 tornanti, salita storica del Giro d’Italia, ora “Cima Coppi” con un paesaggio da favola. Una puntata poi a Livigno ed a seguire il Mortirolo, una strada rimasta per molti anni, strada secondaria di montagna, e salita alla ribalta a partire dal 1990,sempre con il Giro con le epiche fughe di Marco Pantani, Basso, Nibali e Scarponi.
Nel penultimo giorno del tour direzione Mantova, la città del poeta romano Virgilio e dei Gonzaga e centro del Rinascimento italiano ed europeo tra l’altro Capitale Italiana della Cultura e Città Europea dello Sport. La tappa Mantova- Cervia e il successivo rientro a Recanati hanno concluso il tour settimanale per complessivi 1510 km.
Mica male per i nostri “Temerari”. Archiviata questa avventura per i “Friends On Vespa” , spenti i motori , hanno subito acceso le loro idee per le nuove mete del 2026, ritrovandosi per un simpatico convivio insieme a famigliari ed amici per mostrare foto e video ed i racconti del loro tour.
Il progetto "Digitalizzazione e Memoria" promosso dalla Casa della Memoria di Urbisaglia in collaborazione con l’Università di Camerino e l’Archivio di Stato di Macerata, ha ricevuto un nuovo e significativo impulso grazie alla stipula di una convenzione con Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Macerata.
“Digitalizzazione e Memoria” è un progetto pluriennale che prevede la digitalizzazione, la metadatazione e l’accessibilità online dei documenti relativi ai campi di internamento nella provincia di Macerata e agli internati italiani e stranieri negli anni dal 1940 al 1943, conservati presso l'Archivio di Stato di Macerata, Fondo Questura di Macerata, Ufficio di Gabinetto, relativi al periodo 1940-1985”. Il Fondo comprende 38 buste contenenti in totale circa 43.000 documenti.
In linea con quanto indicato dal Ministero della Cultura nel Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale 2022-2023, questo progetto include sia la scansione che la metadatazione delle risorse digitali acquisite, per fare in modo che siano allineate ai più aggiornati standard nazionali e internazionali. I dati acquisiti infine, in accordo con l’Archivio di Stato di Macerata, entreranno a far parte della Digital Library del Ministero della Cultura, garantendo che gli stessi saranno sempre accessibili da parte di tutti gli interessati.
La convenzione fra la Casa della Memoria di Urbisaglia e l’ISREC, che impegna le parti a collaborare a progetti di comune interesse, ha avuto un'immediata applicazione con il coinvolgimento Silvia Biancucci, studentessa tirocinante dell'Università di Macerata, nel progetto “Digitalizzazione e Memoria”.
La studentessa ha svolto un training col dott. Francesco Casoni sull’utilizzo del software BooKeeper, creato dalla startup e spin-off Unicam Knoway Systems srl, ed ha iniziato il suo lavoro di digitalizzazione e metadatazione presso l’Archivio di Stato di Macerata, accolta dalla direttrice dott.ssa Anna Ciuti e coadiuvata dagli archivisti Elisabetta Graziosi e Marco Basili.
Questa esperienza le permetterà di acquisire un approccio metodologico rigoroso e una comprensione delle procedure archivistiche digitali, in particolare per quello che riguarda la manipolazione di documenti storici delicati, l'utilizzo di attrezzature fotografiche ad alta risoluzione e l’impostazione dei parametri tecnici per garantire la massima fedeltà e qualità dell'immagine digitale.
Si tratta quindi di un processo multidisciplinare che richiede competenze in conservazione, informatica, archivistica e storia: la partnership fra l'Archivio di Stato di Macerata, l'ISREC e la Casa della Memoria di Urbisaglia è quindi un esempio virtuoso di come la collaborazione tra istituzioni possa generare benefici concreti per la ricerca storica, la diffusione della conoscenza e anche per la formazione dei nostri studenti.
"L’apertura sul territorio potentino di un irish pub, oltre ad essere un ulteriore elemento di attrattiva commerciale che diversifica ed amplia l’offerta turistica, è anche fortemente legata al gemellaggio che il nostro Comune ha con la cittadina irlandese di Templemore, nella Contea di Tipperary". Lo ha sottolineato il primo cittadino di Potenza Picena, Noemi Tartabini, all’inaugurazione dell’O’Connell Irish Pub, nella zona nord di Porto Potenza Picena.
Il locale, completamente rivisitato nello stile dell'Isola Verde, nasce sugli spazi che per quasi 40 anni avevano ospitato il ristorante Tre Corone: "Abbiamo cercato di essere il più fedele possibile a quelle che sono l’architettura e l’anima dei veri pub irlandesi - ha dichiarato Simone Imbastoni, titolare dell’O’Connell – a tal proposito lo scorso febbraio siamo andati in Irlanda, prima a Dublino poi dai nostri gemelli di Templemore che ci hanno accolto con grande amicizia e disponibilità. Proprio a Templemore abbiamo visitato e stretto rapporti commerciali con il famoso birrificio locale WhiteField e noi saremo l’unico pub in Italia ad importare e servire le loro varie tipologie di birra in bottiglia, in onore del gemellaggio tra Potenza Picena e Templemore".
A tal proposito il prossimo mese di luglio una delegazione potentina sarà nella cittadina irlandese per partecipare alle celebrazioni del 21esimo anniversario del gemellaggio tra le due comunità.
La Giunta comunale di Civitanova Marche ha approvato lo schema di convenzione con la regione Marche per la realizzazione della bretella di collegamento tra via Einaudi e Fontespina, per la cui realizzazione l’Ente regionale ha stanziato un contributo straordinario di 3 milioni di euro.
"L’approvazione dello schema di convenzione - spiega l’assessore ai lavori pubblici, Ermanno Carassai - è finalizzata a definire competenze e attività in capo agli Enti per l’attuazione dell’intervento. Per l’anno in corso, la Regione ha stanziato un finanziamento di 500mila euro e i restati 2.500.000 euro saranno erogati nel 2026. Il primo lotto va dalla ex strada provinciale maceratese fino al viale Sabatucci. La prima parte è a carico dei lottizzanti, la parte terminale sarà realizzata dall’Amministrazione comunale con i fondi messi a disposizione della Regione Marche".
L’ufficio urbanistica del Comune ha già predisposto il tragitto della nuova bretella e sono iniziati i colloqui con il proprietario dell’appezzamento di terreno su cui dovrà essere realizzata la nuova bretella per la definizione dell’acquisizione dell’area.
Il settore lavori pubblici dovrà incaricare un professionista per lo sviluppo degli elaborati progettuali. "Si tratta di un intervento particolarmente importante in considerazione del rilevante traffico veicolare sull’ex strada provinciale e la presenza dell’Ospedale di zona - conclude l’assessore Carassai - un primo passo per il miglioramento ulteriore della viabilità nel nostro territorio".