Tramite un comunicato ufficiale il Nursind, sindacato degli infermieri, ha voluto replicare alle dichiarazioni fatte in settimana dal direttore dell' Area Vasta 3 Alessandro Maccioni (leggi qui) dove sosteneva che l'arrivo dei pazienti in intensiva, presso l'ospedale di Camerino, era stato preceduto da un adeguata informazione al personale medico e paramedico.
Ecco il testo integrale della replica a firma del Nursind:
"Non è il momento delle polemiche ma di collaborare e gli operatori lo sanno bene, tutti consapevoli della situazione delicata e d’emergenza. Come NURSIND ci siamo limitati a riportare quanto i lavoratori stessi esposti in prima linea ci hanno riferito. Chiediamo solo di essere coinvolti , ascoltati e soprattutto di avere gli idonei presidi di protezione a tutela della nostra salute evitando ulteriore diffusione.I cittadini fanno sentire il loro sostegno e vicinanza ma oltre a questo abbiamo bisogno di presidi adeguati.
I messaggi della mancanza di presidi adeguati ci arriva da svariati ambiti lavorativi. Siamo soddisfatti che la richiesta fatta come Nursind di un container pre-traige sia stata accolta, come apprezziamo il potenziamento del personale infermieristico, medico ed OSS nella struttura di Camerino.Consapevoli che solo con azioni tempestive ed uniti si sconfiggerà questo virus, a nome di tanti infermieri ma penso di tutti i dipendenti, mi sento di dire che abbiamo bisogno del sostegno e della vicinanza di tutte le istituzione preposte.
Non vogliamo fare gli eroi ma solo fare il lavoro da professionisti quali siamo, con le competenze e la professionalità che stiamo dimostrando mettendo l’utenza al centro della sanità"
Il direttore dell' Area Vasta 3 Alessandro Maccioni è tornato sulla questione relativa all'Ospedale di Camerino, replicando inoltre al Nursind, il sindacato deglli infermieri, che in un comunicato ufficiale lamentava il fatto che non ci sia stata un'adeguata formazione al Covid- hospitale (leggi qui il comunicato)
"L’arrivo dei pazienti in intensiva è stato preceduto da informazione al personale, formazione sui DPI e dotazioni adeguate alla gestione di più turni in sicurezza - spiega Maccioni - i primi pazienti sono arrivati in sede solo dopo 2 ore dell’arrivo dei dispositivi e il giorno seguente è stata ripetuta la formazione per più di 100 operatori, tutti i dispositivi sino ad oggi stati a disposizione anche del personale dei servizi di supporto. Sono stati distribuite le procedure di pulizia, santificazione, disinfezione, tutti gli operatori in servizio sono stati informati della trasformazione delle aree di degenza mediche, intensive e semiintensive.
Abbiamo bisogno di collaborazione di tutti, abbiamo parlato direttamente e ampiamente in tempo reale anche con tutte le sigle sindacali".
In questo particolare e difficile momento storico che sta mettendo a seria prova sia sanitariamente che economicamente il mondo, l’Italia, e quindi la nostra regione, l’Amministrazione Comunale di Matelica sta cercando di comprendere le motivazioni che hanno indotto gli organi di competenza a decidere di dedicare, per l’Area Vasta 3, l’ospedale di Camerino alla cura dei pazienti affetti da COVID-19.
E’ intuibile che si è ricercata una struttura in possesso dell’unità di rianimazione sottovalutando che, tale struttura sanitaria era il punto di riferimento per svariate patologie e indagine diagnostiche dell’entroterra maceratese. Un’area, quella dell’entroterra maceratese, pesantemente martoriata dal sisma del 2016, le cui ferite sono tutt’ altro che rimarginate, di fatto sanguinano ancora sia sul piano strutturale – abitativo che su quello aziendale ed economico.
La decisione, giunta a ciel sereno, di trasformare l’ospedale di Camerino in un centro di emergenza per malati da Coronavirus, ha intensificato i dubbi circa la volontà di far ripartire e ripopolare detto territorio.
I numerosi spostamenti provenienti da altre aree vaste di pazienti affetti da COVID – 19 fanno temere che tale area possa divenire il lazzaretto della provincia di Macerata, un’area sino ad oggi non contagiata dal virus.
L’ Amministrazione Comunale di Matelica chiede un’esaustiva ed articolata risposta tesa a scongiurare la desertificazione dell’intera area montana.
Sollecita un tempestivo impegno che contempli:
- Il mantenimento e potenziamento nell’ospedale di Matelica dei servizi essenziali, di base, ambulatoriali nonché delle prestazioni indispensabili per le popolazioni del territorio compresi gli studenti universitari rimasti nelle città di Matelica, Camerino e zone limitrofe, nonostante la sospensione delle lezioni;
- la riapertura del reparto di lungodegenza nell’ospedale di Matelica, al fine di soddisfare le reali quanto ormai indispensabili ed irrinunciabili esigenze di una popolazione tra le più longeve d’Europa che solo nella città di Matelica conta il 25% degli abitanti sopra i 65 anni;
-particolare attenzione e massima tutela nei confronti del personale medico, paramedico e tecnico come disposto dall’ultimo DPCM del 09/03/2020.
Il sindacato infermieristico Nursind di Macerata è in agitazione per le modalità con cui la struttura ospedaliera di Camerino è stata riconvertita a polo unico di riferimento provinciale per il coronavirus, sino al termine dell'emergenza sanitaria nazionale.
La decisione è arrivata nel primo pomeriggio di domenica 8 marzo per assicurare un centro dedicato ai pazienti affetti dal virus: un'intera struttura dotata di una rianimazione per fornire adeguata assistenza ai pazienti gravi.
Fin da subito l’azienda si è attivata per un’evacuazione massiva dei pazienti ricoverati ridistribuendoli nelle varie strutture della zona.
"Gli operatori invece - sottolinea Elisabetta Gugliemi, segretaria del Nursind Macerata - hanno avuto comunicazioni telefoniche sommarie e provvisorie sull’arrivo dei pazienti e di altro strumentario in aggiunta a quello in dotazione".
"Nella stessa giornata sono arrivati i primi ricoveri - prosegue la Gugliemi -, al suono della sirena i colleghi forniti di DPI (dispositivi di protezione individuale) uscivano dal reparto ed andavano ad accogliere i nuovi pazienti. Nessuna formazione, solo la consegna dei DPI e sommarie indicazioni sulle procedure di vestizione. La sensazione che hanno vissuto è stata quella di abbandono da parte di chi li doveva sostenere e preparare per andare in prima linea".
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"Sono arrivati i primi pazienti senza che gli operatori fossero state date indicazioni precise, sono stati gli stessi colleghi in servizio a mostrare a chi entrava in turno come effettuare le manovre per indossare i presidi. Siamo consapevoli di essere di fronte ad un’emergenza - aggiunge la segretaria -, non siamo certo qui a polemizzare ma ci giungono testimonianze di una grande confusione nell’utilizzo dei dispositivi, nelle procedure, nelle indicazioni, nei comportamenti da adottare".
"Gli infermieri, gli operatori tutti, sono arrabbiati, a volte anche impauriti, hanno anche loro una famiglia e saranno più esposti di altri, ma daranno, come sempre, il massimo della collaborazione professionalità ed impegno. A nome di tutti - conclude la Gugliemi -, consapevoli che questa battaglia si vincerà solo con la collaborazione di tutti, chiediamo alle istituzioni di dare il massimo sostegno ai dipendenti della struttura di Camerino con informazioni chiare e capillari, adeguata informazione, individuazione dei percorsi".
Nella giornata di oggi è prevista una riunione informativa per tutto il personale dell’emergenza territoriale di Camerino. Il sindacato Nursind auspica che vengano subito messe in campo, senza tanti fronzoli, azione che vengono richieste da settimane:
- Definire protocolli e procedure e percorsi adeguati
- Formazione del personale in merito all’utilizzo dei presidi
- Adeguamento della struttura delle strumentalizzazioni necessarie
- Fornitura dei presidi di protezione individuali (DPI)
- Adeguare il numero di personale nelle strutture coinvolte
- Estendere le indennità di rischio e malattie infettive.
- Provvedere alla tutela di tutti i dipendenti con malattie croniche e/o o sottoposti a terapie immunologiche o conviventi con familiari che rientrano nelle categorie “fragili.”
L'ATO Marche (Associazione per i Trapianti di Organo) chiede alla regione un provvedimento urgente, in deroga alle attuali norme, per il reperimento dei farmaci per i soggetti trapiantati.
"Dopo il trapianto ci sono farmaci speciali che devono essere prescritti dagli specialisti del trapianto e altri dal medico di famiglia - sottolinea il presidente ATO Marche, Andrea Vecchi -. Anche per il ritiro dei suoi farmaci il trapiantato deve recarsi alla farmacia dell'Asur del territorio (aperta in alcuni giorni), o alle comuni farmacie".
"Nel momento in cui, per l’estendersi del coronavirus nelle Marche, ai trapiantati è raccomandato di restare in casa e di non uscire, essi invece, a cause delle presenti norme - prosegue il dottor Vecchi -, sono costretti a fare la fila per ambulatori, ospedali e farmacie per avere i propri farmaci salvavita, esponendosi al pericolo di contagio".
L'Ato Marche chiede, pertanto, di fare in modo che i trapiantati evitino queste pericolose uscite attraverso un decreto regionale straordinario e urgente in deroga che:
1) autorizzi il medico specialista ed il medico di famiglia a prescrivere i rispettivi farmaci di competenza con ricette elettroniche, inviandole all’indirizzo e-mail dei pazienti oppure, se questi non hanno la posta elettronica, direttamente alla farmacia di riferimento del paziente;
2) consenta di ritirare tutti i farmaci che il trapiantato deve assumere in una unica farmacia di riferimento, indicata dal paziente, ove un familiare puo’ agevolmente operarne il ritiro.
"Questa richiesta al governatore Ceriscioli è urgente e non deve ora passare attraverso i riti della solita burocrazia dei pareri tra le varie commissioni - evidenzia Vecchi -. Quello che chiediamo è già in vigore da decenni in qualche regione del Nord e negli altri Stati"
La Giunta regionale delle Marche ha approvato questa mattina il Piano regionale per la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19, un piano che mette a disposizione oltre 400 posti letto, tra quelli già disponibili e quelli nuovi dedicati, divisi tra terapie intensive, semi intensive, degenze specialistiche e post critici.
Analizzato il rapido diffondersi dei pazienti Covid-19 positivi e le necessità impellenti causate dagli aumentati bisogni assistenziali ad elevata intensità (terapia intensiva/semi-intensiva), si è ritenuto, in raccordo con i Direttori degli Enti del SSR e il GORES, di elaborare il piano per il governo delle attività di ricovero.
Il documento, approvato oggi dall’esecutivo regionale, definisce le strutture ospedaliere adeguate, o riorganizzate temporaneamente, per far fronte all’emergenza causata dal rapido diffondersi dei pazienti Covid-19 positivi. Al termine della fase straordinaria, l’assetto strutturale del Servizio Sanitario Regionale sarà ripristinato completamente. Eventuali tecnologie acquisite durante il periodo dell’emergenza rimarranno patrimonio delle strutture che se ne avvalgono.
“Continuiamo a lavorare – afferma il presidente Luca Ceriscioli - perché tutto il sistema sanitario si troverà molto probabilmente impegnato con la fase finale e più difficile del virus, quella della terapia intensiva e del ricovero. È importante comprendere quello che sta accadendo. La politica attuerà ciò che la sanità chiede. È così dal primo giorno: dalle ordinanze per limitare il contagio, alle risorse per la sanità aumentate, fino a questo atto di riorganizzazione. In emergenza straordinaria lavoriamo per step e intanto prevediamo quello che servirà dopo. Ricordo che è importante, da parte di tutti, prima di tutto, la prevenzione. La nostra impostazione, come istituzione, è di lavorare ogni volta per la misura successiva sperando che non serva, ma preparandoci al peggio, sempre un passo avanti alla malattia".
Le strutture, individuate dai Direttori Generali degli Enti SSR, consentiranno sia di ampliare la dotazione di posti letto dedicati di Terapia Intensiva e Semintensiva, sia di ampliare la dotazione dei posti letto di Malattie infettive e di altri reparti internistici.
Strutture dedicate ai pazienti positivi
Nel piano sono state ampliati e dedicati i reparti presso le strutture negli ospedali di Camerino, Fermo, San Benedetto, Ascoli Piceno, Fossombrone, Chiaravalle, AOU Ospedali Riuniti di Ancona, Inrca e Marche Nord.
Strutture post critiche
Il piano individua due strutture post critiche in ASUR (Fossombrone e Chiaravalle), una presso gli Ospedali riuniti di Ancona, una presso INRCA- Fermo.
Tutte le restanti strutture devono in ogni caso garantire esclusivamente le attività improcrastinabili, con percorsi esclusivi e sicuri.
Ribadita la necessità di sospendere temporaneamente, laddove possibile, le attività programmate di chirurgia ad alta specializzazione e il mantenimento di tutte le attività d’urgenza.
Percorsi assistenziali
Il documento approvato esplicita, con maggiore accuratezza, i percorsi assistenziali per quanto riguarda i pazienti acuti e post acuti negli spostamenti tra i vari nosocomi.
Attività di Virologia
Le attività di Virologia, inerenti l’emergenza Covid-19, fanno riferimento al Laboratorio dell’AOU Ospedali Riuniti di Ancona, anche in considerazione del fatto che allo stesso è stato riconosciuto il 100% di affidabilità dall’Istituto Superiore di Sanità.
Per la raccolta dei tamponi sono state individuate 4 micro-equipe dedicate in: rea Vasta 1, Area Vasta 2, Area Vaste 3 e Area Vasta 4, Area Vasta 5. Il numero verde regionale a cui rivolgersi è 800 936677.
Dalla data del 25 febbraio è attivo il numero verde regionale, con 4 linee telefoniche, 7 giorni su 7 dalle ore 8 alle ore 20. In turno 65 medici tra specializzandi di Igiene e MMG in formazione con 6 operatori/turno. Le linee di risposta saranno aumentate nelle prossime ore, così come sarà implementato il numero del personale sanitario dedicato a questo servizio, anche con l’attivazione di collaborazioni (psicologi delle emergenze, altro volontariato opportunamente formato). Sarà inoltre attivato in queste ore un canale comunicativo per persone sorde.
“Quello che temevamo si sta purtroppo verificando, siamo in piena emergenza da Coronavirus. La scelta di destinare l'ospedale di Camerino a centro di riferimento provinciale per il Coronavirus è stata presa in piena autonomia da Asur e Regione senza condividerla con il territorio, in nome della tutela della salute pubblica, obiettivo da tutti condivisibile, che spinge la popolazione della zona montana ad un gesto di grande solidarietà. Al tempo stesso però si mettono a rischio tanti residenti nella zona montana dell'entroterra, perché si tolgono tutti i servizi di emergenza garantiti sino a ieri dall'ospedale di Camerino, di cui resta operativo solo il pronto soccorso per l'emergenza, con un percorso differenziato rispetto a chi risulta affetto da Covid 19”. Ad affermarlo, in una nota, è Marco Massei, vicepresidente del comitato difesa e tutela dell’ ospedale B.Eustachio di San Severino, che si dice preoccupato per la situazione e chiede che sia ripristinato il reparto di rianimazione del nosocomio settempedano.
“All'ospedale di San Severino torna a riempirsi di pazienti il quarto piano, dove si trovava il punto nascita chiuso ormai quattro anni fa, continua Massei. Negli ultimi anni l'ospedale Bartolomeo Eustachio ha subito tantissimi tagli, perso servizi, ma è rimasto un punto di riferimento per le sue eccellenze, fatte della professionalità del personale tutto. Ad oggi a causa dell'emergenza diviene il primo presidio ospedaliero di riferimento per i residenti della zona montana. A loro si deve garantire la medesima risposta sanitaria di chi vive sulla costa o nella stessa Macerata, ma a San Severino mancano servizi essenziali. Per questo come comitato chiediamo che sia ripristinato a San Severino un reparto di rianimazione in grado di far fronte ad emergenze e criticità che si dovessero presentare nel territorio, per chi non è affetto da Coronavirus, visto che tutti i pazienti di questo tipo saranno dirottati a Camerino. Gli altri dove dovrebbero curarsi? Per chi vive in zone troppo distanti da Macerata, potrebbero crearsi seri problemi. Per questo - conclude -chiediamo con forza che i sindaci del territorio, uniti, pretendano che a San Severino sia inserito un reparto di rianimazione, almeno fino a quando non rientra questa emergenza. Il pensiero in momenti come questo va a tutti coloro che sono impegnati nella gestione dell'emergenza, medici, infermieri, operatori socio sanitari che eroicamente fanno turni massacranti, per garantire cure ed assistenza ai pazienti”.
Coronavirus, calano gli accessi ai pronto soccorso - FOTO„AaAAAmnUnDopo
E' notizia di ieri quella che ha riguardato un Medico del reparto di Dermatologia dell’ospedale di Macerata risultato positivo al Coronavirus (leggi qui). Si è trattato del primo caso di contagio che ha coinvolto direttamente la città di Macerata rendendo così necessaria l'evacuazione dell'ambulatorio che oggi al suo ingresso aveva affisso un cartello dove si comunicava la chiusura al pubblico fino all'11 marzo in via preventiva.
Un ulteriorie disagio che limita un servizio al pubblico a causa dell'emergenza Covid-19 oltre che svuotare il nosocomio dove al suo interno oggi si respirava un'atmosfera quasi spettrale. Lo dimostrano le foto realizzate questa mattina nei corridoi e nelle sale d'attesa dei vari reparti, che si presentavano liberi e stranamente vuoti dove gli unici passi che si sentivano erano quelli del personale medico e paramedico che, munito di mascherina, erano intenti a trasportare qualche barella o si recavano ad assistere i ricoverati ai piani.
Un viaggio quello all'interno dell'ospedale maceratese, che racconta una parte dell'"Effetto Coronavirus", cioè la paura della gente verso il contagio, riuscita anche a far crollare gli accessi nelle strutture sanitarie e che ogni giorno vede i suoi numeri aggravarsi. Un disagio che nessuno prova nemmeno a nascondere e di ciò, ci si può rendere conto molto bene quando si parla con le poche persone presenti nelle insolitamente snelle file al CUP, raccontandosi "preoccupati oltre che un pò anche stanchi psicologicamente".
Una situazione che crea ulteriore smarrimento tra le gente e sopratutto desolazione un pò come si è potuto constatare camminando tra i corridoi dell'Ospedale Civile di Macerata questa mattina.
Oltre 6.000 volontari Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) sono impegnati nell’emergenza coronavirus, ai quali vanno aggiunti circa 30.000 soci di fondamentale supporto alle operazioni in tutte le provincie della Regione.
Questo è l’impiego delle forze dell’Anpas Marche nei tempi del coronavirus, con mezzi e squadre di volontari di supporto alle equipe delle auto mediche del 118 previste dal Gores gruppo operativo per l’emergenza sanitaria delle Marche.
“ Vorrei fare un ringraziamento particolare a tutti i volontari che si stanno adoperando 24 ore su 24 in questa importante emergenza, - ha dichiarato il Presidente Anpas Marche Andrea Sbaffo – un particolare pensiero va ai 20 volontari e alle loro famiglie che in questo periodo si trovano a casa per i quattordici giorni di isolamento previsti dalle norme di sicurezza del Ministero della Sanità, in quanto non tutti i casi di contagio possono essere previsti a monte e filtrati dall’avvallo del 118. Alcuni equipaggi impegnati nel normale servizio di assistenza sanitaria hanno soccorso persone che solo in seguito sono risultate positive al covid -19.
Ci tengo in particolar modo a far presente che le nostre normali procedure standard di sanificazione, rendono totalmente sicuri i mezzi e gli ambienti dove sono state trasportate le persone assistite.”
I volontari Anpas in caso di possibile presenza di coronavirus, indossano i dispositivi di protezione individuale (Dpi), attrezzature di autoprotezione utilizzate allo scopo di tutelare la salute e la sicurezza durante il servizio, composti da una maschera con filtri in carbonio, occhiali di protezione, una tuta che va indossata sopra la divisa di servizio e due paia di guanti, (uno per l'attività e l'altro per completare la rimozione finale del Dpi monouso.)
In questo momento difficile, oggi più che mai, il nostro plauso va ai volontari dell’Anpas che con lo spirito altruistico che li contraddistingue, soccorrono, ogni giorno, con coraggio le persone più deboli e in difficoltà”.
Il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, ha visitato la nuova struttura del pre-triage del Pronto soccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona. Allestita dalla Protezione civile, servirà a "filtrare" i pazienti che manifestano sintomi da coronavirus. Accompagnato dal direttore generale Michele Caporossi ha anche incontrato il Gruppo di crisi dell'Azienda ospedaliera. Caporossi ha annunciato l'assunzione di un centinaio di nuovi infermieri; entro il 16 marzo arriveranno i primi 57, seguiti da un nuovo contingente di operatori: "Provengono dal concorso lampo che abbiamo concluso: in 72 ore è stato definito il concorso e le graduatorie. Garantiremo una bella immissione di risorse, giovani e motivate, nel sistema ospedaliero". Ceriscioli ha ribadito che le Marche stanno registrando "un impegno fortissimo da parte degli operatori sanitari. Quanto oggi sta avvenendo a Marche Nord, a livello organizzativo, sta crescendo anche nelle altre province. Marche Nord ha fatto da apripista".
(Fonte Ansa)
Il Direttore del Dip.Di Scienze Radiologiche Prof.Andrea Giovagnoni,comunica che in relazione all’emergenza COVID-19 si è evidenziata la difficoltà a garantire percorsi protetti con apparecchiature e personale “dedicato” per l’esecuzione di diagnostica per immagini per pazienti con COVID.
Si è provveduto pertanto in ottemperanza alle disposizioni della Direzione Sanitaria,alla sospensione di tutte le indagini Radiologiche,Neuroradiologiche (TAC, RM, Ecografie, RX, Mammografie) e di Medicina Nucleare, differibili (non urgenza) nei presidi di Torrette e Salesi.
I pazienti con prenotazioni già in atto che non rientrano nel condizione espresse, verranno progressivamente avvisati e collocati in una lista dedicata per provvedere alla graduale ridistribuzione una volta ristabilite le normali condizioni.
Saranno garantiti solo gli esami diagnostici urgenti ambulatoriali previo contatto telefonico del Medico curante con la Radiologia al numero già a disposizione del Medico di Medicina Generale e del Pediatra di Libera Scelta.
La consegna dei referti è limitata solo al mattino dalle ore 10.30 alle ore 13.00 dal Lunedì al venerdì.
Il personale sanitario tutto è costantemente e fortemente impegnato a garantire la massima efficienza del Servizio di Diagnostica per immagini anche in occasione di questa emergenza, nella quotidiana ricerca di ridurre al minimo il disagio ai numerosi pazienti che normalmente afferiscono al nostro Dipartimento.
Un gesto di estrema sensibilità e generosità quello compiuto oggi da Luca Sardella, titolare della ditta Co.Me.Ta S.r.l. di Montegranaro che ha donato alla Croce Verde di Civitanova Marche 100 mascherine filtranti FFP3.
"Un miracolo direi, sopratutto in questo momento dove anche il reperimento di presidi che normalmente avremmo ordinato e ricevuto senza problemi, è diventato come cercare un 'ago in un pagliaio' - spiega Elisabetta Biagiola, presidente della Croce Verde- le mascherine filtranti , fanno parte dei presidi di protezione individuale utilizzati dai nostri equipaggi per operare nella massima sicurezza, per questo, per noi tutti, un tale gesto non può che generare emozione e stima verso Luca Sardella".
"Giornalmente il nostro personale dipendente e volontario opera sul territorio di Civitanova ed oltre, affrontando ogni tipo di intervento sempre con la massima competenza - continua Biagiola- il nostro più grande ringraziamento va a loro che non si lasciano contagiare dalle paure ma anzi, continuano a fronteggiare le situazioni sempre con grande passione e nel pieno rispetto delle direttive della centrale operativa 118.
In questo delicato periodo il buon senso è fondamentale. Per una maggior tutela e prevenzione, invitiamo tutti ad attenersi alle informazioni e alle istruzioni dettate dal Ministero della Salute o dagli organi competenti"
“In questi giorni vi è massima preoccupazione tra il personale dipendente delle strutture sanitarie della Regione per il propagarsi del Coronavirus. Il numero dei casi registrato negli ultimi giorni nelle Marche sta arrivando a livello di guardia ma, nonostante ciò, circa 18.000 operatori e professionisti lavorano in modo eroico a fianco di chi sta male, non solo per il Coronavirus. Pensare che tutte le altre patologie si siano fermate perché è arrivato il Covid-19 è solo un'illusione. Il carico di lavoro assistenziale, quindi, si è raddoppiato, mentre le forze in campo, già ridotte prima dell'infezione, sono diminuite anche a causa della quarantena”. Ad affermarlo , in una nota, è il sindacato Cisl Fp, che auspica inoltre un tavolo di confronto regionale.
“Tutti gli operatori e professionisti della sanità chiedono con forza alla Regione e alla Protezione Civile di essere messi in condizione di lavorare in piena sicurezza. Non bastano decine e decine di documenti e fogli di carta, prodotti in questi giorni, per evitare che i primi ad essere infettati fossero proprio gli operatori sanitari. Come primo sindacato nel comparto sanità, la Cisl Fp chiede atti concreti ed urgenti finalizzati alla prevenzione, unitamente alla consegna dei dispositivi di sicurezza individuale, ad oggi forniti con estrema parsimonia, a tutti gli operatori. Nessuno intende tirarsi indietro in un momento così difficile ma rivendichiamo a nome di infermieri, OSS, tecnici e medici il diritto di lavorare in sicurezza, con direttive chiare, certe e soprattutto coordinate”.
“Dobbiamo evidenziare come troppo lentamente e con estrema difficoltà si stiano reperendo i DPI idonei, previsti dall'ultima circolare ministeriale. Dove sono stati consegnati, è avvenuto in numero non adeguato alle necessità. Sembra che sia in arrivo una fornitura di mascherine PPFF2 e PPFF3 dalla Finlandia, ma fino ad oggi quelle disponibili sono risultate insufficienti. Non possono e non devono esserci ulteriori ritardi.
Servono urgentemente delle vere e proprie zone filtro nei Pronto Soccorso di tutti gli ospedali delle Marche, non solo in quelli delle zone con casi acclarati. I casi sospetti ed i pazienti con sintomatologia dubbia non devono accedere nelle strutture sanitarie: devono essere “triagiati” in zone esterne da personale dotato di tutti i dispositivi utili alla protezione individuale, lontani da altri utenti in sosta. Inconcepibile, a distanza di due settimane dall'esplosione del virus in Italia, che decine di medici, infermieri ed OSS delle Marche o, peggio, familiari e utenti ignari ma trovatisi nel posto sbagliato, debbano essere messi in quarantena perché venuti a contatto con pazienti colpiti dal virus diagnosticato dopo ore di contatto con i presenti. Ciò perché malati infettati sono entrati ed hanno sostato nei Pronto Soccorso o addirittura in OBI. Vanno presidiate anche le diagnostiche e le sale d'attesa con percorsi dedicati per chi arriva con quesiti diagnostici del medico di base di patologie bronco-polmonari.
Vanno preservati anche i dipendenti amministrativi che sono a contatto continuo con l'utenza. I vari Servizi di Prevenzione e Protezione presenti in ogni Azienda, insieme agli RLS, devono immediatamente verificare se i front office siano dotati di sistemi di separazione tra dipendente ed utente. Dove questo non c'è, i responsabili devono immediatamente adoperarsi presso le Direzioni perché provvedano.
Nelle strutture sanitarie delle Aree Vaste marchigiane maggiormente colpite, va subito rimpinguato l'organico. Sono anni che come Cisl Fp denunciamo la carenza di personale assistenziale. Questa emergenza ha messo a nudo la verità, sia in merito agli infermieri, OSS, Medici che mancano cronicamente negli organici, che alla cattiva riorganizzazione dei posti letto messa in atto nelle Marche. Non è il momento delle polemiche. ma va reperito urgentemente nuovo personale assistenziale. Superata l'emergenza, andranno fatti ragionamenti non solo sul piano economico e organizzativo ma anche sull'efficienza di un sistema che deve essere messo in condizioni di fronteggiare anche situazioni emergenziali senza andare in tilt”.
“La Regione Marche non ha ancora previsto risorse aggiuntive e straordinarie per il riconoscimento del lavoro svolto con sacrificio ed elevatissimo rischio dai professionisti della sanità marchigiana, prosegue nella nota il sindacato. Le spese che le varie Aziende ed Aree Vaste stanno effettuando per il Coronavirus come andranno pagate? Chi pagherà le tante attivazioni di turni aggiuntivi e reperibilità straordinarie? È impensabile che la grande disponibilità dimostrata dagli operatori sanitari che, seppur molto preoccupati, continuano indefessi a svolgere il proprio lavoro nonostante la grave carenza di mezzi, personale e specifiche disposizioni per la prevenzione da contagio, abbia come conseguenza il depauperamento dei fondi contrattuali, in alcuni casi già ampiamente splafonati. È bene tenere conto, ad esempio, che l'AOU di Ancona nel 2019, anche senza Coronavirus, ha superato i limiti del fondo del disagio per circa 790.000 euro. Servono finanziamenti aggiuntivi extracontrattuali con i quali pagare istituti eventualmente messi in atto o che saranno attivati in futuro per fronteggiare l'emergenza.
Per chiarire tutti questi aspetti e tanti altri a tutela di operatori e lavoratori, la Cisl Fp sta da giorni chiedendo al Servizio Salute della Regione un tavolo di confronto sindacale urgente che ad oggi non è stato organizzato. Intanto però continuano a giungere notizie allarmanti dalla Medicina d'Urgenza di Torrette e dall'Ospedale Marche Nord ove i casi presenti e quelli scoperti nelle ultime ore stanno generando un allarme crescente tra gli operatori, costretti a rimanere in servizio anche se venuti a contatto con casi di pazienti contagiati.
Rimaniamo comunque in attesa dell'incontro in Regione che, allo stato delle cose, è diventato improcrastinabile”, concludono nella nota.
(Foto Afp Adnkronos)
Anche la struttura di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona ha isolato il coronavirus. Lo ha annunciato il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, durante le comunicazioni sull'emergenza epidemiologica nel corso della seduta del Consiglio Regionale.
Ceriscioli ha parlato di un "fatto importante che denota le capacità della struttura, ospedaliero universitaria, e segna anche la qualità di quello che si sta facendo".
(servizio in aggiornamento)
Lo scorso 26 febbraio si è svolto presso il Pala Prometeo il "concorsone", ovvero la selezione finalizzata all'assunzione a tempo determinato di infermieri per il superamento delle criticità connesse alla carenza di personale presso reparti e servizi degli "Ospedali Riuniti" di Ancona.
A distanza di soli due giorni lavorativi, con determina 179 del 2 marzo 2020, è stata già formata e deliberata la graduatoria.
Su 911 presenti alla selezione sono risultati idonei 499 candidati: di questi 57 saranno assunti immediatamente, mentre altri lo saranno in vista delle cessazioni che matureranno a breve e altri ancora per garantire la normale fruizione delle ferie estive: il personale infermieristico in graduatoria sarà utile anche ad affrontare l'emergenza del "Coronavirus".
La Direzione Generale intende evidenziare il notevole lavoro fatto dalla Commissione d'esame, presieduta dalla dottoressa Rosalia Mercanti - dirigente delle professioni infermieristiche - nonché dagli uffici preposti (Gestione del Personale) ed anche dal personale addetto alla sorveglianza in occasione delle prove.
Ingressi negli ambulatori medici solo tramite appuntamento telefonico, non è consentito, quindi, il libero accesso.
L'Arsur Marche ha diramato stamani, ai comuni di Civitanova Marche, Recanati, Porto Recanati, Morrovalle e Potenza Picena, un comunicato nel quale si avvisa gli utenti che l'accesso agli ambulatori medici di continuità assistenziale, avverranno solo previo appuntamento telefonico già concordato con il proprio dottore.
Si tratta di una misura già adottata in altre regioni per fronteggiare l'emergenza Coronavirus, che serve per limitare eventuali assembramenti nelle sale d'attesa ambulatoriali e limitare, quindi, le possibilità di contagio.
L'avviso raccomanda, inoltre, a "chiunque presenti sintomi quali: tosse, mal di gola e difficoltà respiratorie e che abbia soggiornato nelle zone particolarmente colpite dal virus come la Cina, o regioni come la Lombardia e Veneto, di non recarsi al pronto soccorso, ma contattare prima il proprio medico curante telefonicamente. Stessa situazione, nei casi in cui si ha avuto contatti stretti con pazienti risultati positivi al Coronavirus. Sarà sempre il medico di famiglia a consigliare ogni ulteriore step da seguire".
“Avrà regolare esecuzione la selezione per la prova scritta finalizzata alla formazione di idonea graduatoria per l'assunzione a tempo determinato di infermieri. La prova si terrà regolarmente, nella giornata di domani (26 febbraio), presso il PalaPrometeo di Ancona". A comunicarlo in una nota ufficiale è l'azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti del capoluogo.
“La decisione - scrivono - è giunta al seguito di una puntuale disamina della normativa in essere (comprese per le Ordinanze del Ministero della Salute), d’intesa con il GORES regionale nonché sentito il Dr. Marcello Tavio, Direttore della SOD Malattie Infettive emergenti e degli Immunodepressi dell’Azienda Ospedaliera. Essa è finalizzata a garantire la regolare erogazione delle prestazioni sanitarie sia durante il periodo di eccezionale emergenza in corso, sia per permettere le sostituzioni di personale già cessato che per programmare un’efficacie stagione estiva in vista delle ferie estive".
Infatti, le persone cessate dal servizio dal primo gennaio al prossimo 30 aprile saranno 57 a cui si aggiungono le circa 30 unità non sostituite durante il periodo estivo dello scorso anno (per carenza di graduatorie utili) che hanno determinato criticità e disfunzioni in specie nell’area del Pronto Soccorso e dell’emergenza urgenza.
Le graduatorie in essere sono esaurite e non ce ne sono altre disponibili nella Regione Marche; il mancato svolgimento della prova e la conseguente indisponibilità di una graduatoria potrebbe produrre interruzioni o sensibili riduzioni nell’erogazione dei servizi sanitari in specie in una fase in cui il fabbisogno del personale sanitario è di particolare importanza.
Le domande pervenute all’amministrazione sono 1.479 ma si attende un afflusso di 6/700 persone; le misure di prevenzione adottate in vista delle prove sono di massima tutela: le distanze delle persone nel palazzetto non saranno inferiori ad un metro, sono state ordinate 1.000 mascherine e 1.000 paia di guanti da distribuire al personale addetto alla sorveglianza ed ai candidati che ne facciano richiesta.
"Premesso che è pienamente legittimo da parte dei Comuni di Apiro e Poggio San Vicino autodeterminarsi in base a leggi e norme e vedere se sia giusto o meno rimanere nella Provincia di Macerata o passare in quella di Ancona e nella relativa Area Vasta . Rimane invece quantomeno strumentale sentire che le motivazioni siano che con il passaggio di questi Comuni all’Area Vasta 3 si vada ad incidere in modo negativo sui bisogni sanitari e sociali dei cittadini. Affermare questo non si fa una operazione di verità rispetto alla buona fede dei cittadini. La nostra iniziativa politica aveva e ha un unico obbiettivo: salvaguardare i servizi sanitari della comunità messi a rischio pesantemente dall’Area Vasta 2 per i noti problemi di carattere finanziario e non, questo è il nostro impegno senza fine reconditi, in modo spassionato, ma solo per amore della Città e di tutta la comunità del San Vicino". Ad affermarlo, in una nota, è Raffaele Consalvi, capogruppo della lista Uniti per Cingoli, che prende posizione in merito alle rimostranze dei sindaci di Apiro e Poggio San Vicino riguardo al passaggio dei due Comuni nell'Area Vasta 3, in seguito ad un provvedimento regionale.
"Vediamo con calma di analizzare le varie sfaccettature per cui questo passaggio dovrebbe svantaggiare i Comuni di Apiro e Poggio, spiega Consalvi.
Ricoveri ospedalieri e visite specialistiche: non cambia nulla, ogni cittadino può ricoverarsi o fare visite a Jesi, San Severino, Macerata, Ancona o dove crede più opportuno.
Chiamata in questi due Comuni del 118: anche in questo caso nulla cambia, in quanto vale la regola di portare il paziente presso il DEA (dipartimento emergenza accettazione) più vicino e in questo caso Jesi.
Servizi Sanitari all’interno della Casa di Riposo: nulla cambia anche in questo contesto, tenuto conto che il Comune di Apiro ha conferito la gestione di questo servizio all’ASP di Jesi è nella facoltà del Comune di mantenerlo e proseguire questo rapporto, per quanto riguarda gli otto posti di RSA dovrà cambiare l’indirizzo della fattura, invece di Fabriano a Macerata.
Medici di Base e Pediatri che hanno mutuati anche fuori dall’Area Vasta 3: essi potranno continuare a mantenerli, tramite una norma transitoria che andrà a sistemare un paio di situazioni.
Servizi Veterinari: è un servizio che va avanti tramite leggi, norme e procedure uguali per tutta la Regione pertanto anche in questo caso gli agricoltori non debbono avere nessuna preoccupazione o remora di sorta.
Attività dello IOM: il servizio di questa benemerita associazione verrà confermato per i tre Comuni interessati.
Convenzioni con Associazioni di Volontariato: saranno recepite tutte le convenzioni in essere precedentemente stipulate.
Questi sono i fatti, altre interpretazioni non rappresentano la situazione oggettiva, poi ognuno la pensa e si muove come ritiene più opportuno".
Le Amministrazioni dei Comuni di Apiro e Poggio San Vicino hanno deliberato l’istituzione di un “Gruppo Tecnico“ bipartisan, a difesa della permanenza dei due Comuni all’interno dell’ Area Vasta 2.
“La lotta di un territorio, vittima di una assurdo diktat da parte di una Amministrazione Regionale, che ha assunto decisioni gravissime, senza il minimo bisogno di sentire i diretti interessati, è iniziata”, affermano in una nota congiunta i sindaci dei due Comuni Ubaldo Scuppa e Sara Simoncini. I primi cittadini di Apiro e di Poggio San Vicino si dimostrano fermamente contrari alla delibera regionale, assunta dalla commissione Affari istituzionali, che ha spostato i due comuni sotto la competenza dell’Area Vasta 3.
“Lunedì 10 Febbraio, il Gruppo Tecnico si è riunito per la prima volta e si è preso atto che, pur essendo stato richiesto, il Verbale della riunione politica svoltasi in Ancona il 23 gennaio scorso, tra le delegazioni guidate dai Sindaci di Apiro e Poggio San Vicino ed il Presidente della Regione e gli alti funzionari dell’Asur Regionale non è stato inviato, per cui si è deciso di intraprendere una serie di azioni concrete”, si legge nella nota congiunta.
“Entro pochi giorni verrà dato incarico ad un legale al fine di valutare eventuali azioni di ricorso al Tar competente per impugnare ogni atto conseguente che la Giunta Regionale intraprenderà per l’attuazione della Legge 43/2019.
È stata decisa la data del 28 Febbraio per una Assemblea Pubblica, durante la quale mettere a conoscenza i cittadini delle gravi problematiche che sorgeranno con il passaggio dei territori interessati all’Area Vasta 3. Problematiche che interesseranno non solo l’aspetto Sanitario e l’ambito dei Servizi Sociali, ma anche l’Assistenza Sanitaria dei Medici di Base, gli allevatori, le strutture di Volontariato quali la Piros ed altro ancora.
Altra decisione presa dal Gruppo Tecnico è quella di intraprendere una attività di “sensibilizzazione” delle Amministrazioni e dei Primi Cittadini di tutti i Comuni delle Aree Vaste 2 e 3 al fine di ottenere non solo solidarietà, ma anche un supporto tecnico e logistico concreto ,per la raccolta di 20.000 firme necessarie per richiedere l’abrogazione della scellerata Legge 43/2019.
Infine, ultima azione condivisa dal Gruppo Tecnico – concludono - è di iniziare a studiare sin da subito, attraverso le Segreterie Comunali, l’iter Istituzionale necessario per il cambio di Provincia, soluzione certamente lunga e complessa, ma che ha il pieno consenso da parte delle rispettive cittadinanze”.
"Sarebbero stati seguiti iter procedurali differenti per l’assegnazione dei lavori di realizzazione dei nuovi ospedali di primo livello a Macerata e a Pesaro". I dubbi vengono sollevati in un’interrogazione presentata dal consigliere regionale di Art.1, Gianluca Busilacchi e indirizzata al Presidente Ceriscioli.
Nell’atto ispettivo Busilacchi ricostruisce l’iter relativo al progetto per l’ospedale di primo livello di Macerata, a partire dalla delibera di Giunta del dicembre 2018, passando per l’individuazione dell’area ove ubicare la struttura, fino alla recente scelta della Società costruttrice. Scelta avvenuta nel dicembre 2019 anche attraverso la valutazione della Commissione tecnica istituita dall’Area Vasta 3, la quale ha successivamente provveduto ad inviare il progetto prescelto al DIPE (dipartimento per la programmazione economica) al fine della fattibilità del partenariato pubblico privato.
In questo ultimo passaggio, secondo l’esponente di Art.1, sarebbe rinvenibile una difformità nell’iter procedurale rispetto a quello riguardante il nuovo ospedale di Pesaro, per la realizzazione del quale si sarebbero trasmessi entrambi i Piani economico-finanziari al DIPE, non esclusivamente quello avanzato dalla Società assegnataria.
Busilacchi, attraverso l’interrogazione presentata, intende sapere se ai due soggetti proponenti sono state fatte richieste di adeguamento dei progetti, quali siano stati i termini distintivi e le caratteristiche tecniche che hanno reso un progetto preferibile all’altro e, infine, per quale motivo non sono stati trasmessi al DIPE entrambi i progetti (come avvenuto nel caso di Pesaro) per una valutazione anche comparativa della fattibilità della proposta di partenariato pubblico privato.