Arrivata ieri pomeriggio nelle Marche una task force sanitaria di 58 infermieri albanesi per rinforzare la capacità assistenziale del territorio, in particolare nelle strutture residenziali e nelle case di riposo.
“Un altro aiuto concreto, dopo l’invio dei medici, da parte dei nostri vicini al di là dell’Adriatico nella battaglia contro il Coronavirus – commenta il presidente della Regione Luca Ceriscioli –. Un segno di vera amicizia che accogliamo con profonda gratitudine. A nome di tutta la comunità marchigiana, ringrazio il primo ministro albanese Edi Rama ed il suo popolo per la vicinanza e la solidarietà che stanno dimostrando all’Italia in questi drammatici mesi. Lo sforzo dell’Albania, in proporzione a quello di tanti altri Paesi più grandi e più ricchi, è immenso e ritengo sia di esempio per tutti”.
La squadra di infermieri albanesi, che per la maggior parte parlano la lingua italiana, è stata suddivisa tra le 5 Aree vaste.
Ogni gruppo è stato assegnato ai direttori di distretto che disporranno poi le destinazioni nelle strutture sanitarie ed assistenziali del territorio in base alle necessità.
È guarita dal coronavirus la mamma che, positiva al Covid-19, lo scorso 6 aprile è stata sottoposta a parto cesareo in regime di urgenza all'ospedale Salesi di Ancona, a seguito del rapido peggioramento delle sue condizioni (leggi qui). La donna, proveniente dall'Ostetricia di Civitanova Marche, è stata trasferita nel capoluogo dorico lo scorso 4 aprile, proprio a causa dell'aggravarsi della propria condizione di insufficienza respiratoria.
La signora, in stato di gravidanza alla 30a settimana di età gestazionale, è stata presa in carico dall’equipe della Rianimazione Pediatrica, in collaborazione con la Clinica di Ostetricia e Ginecologia diretta dal prof. Andrea Ciavattini e la Neonatologia diretta dal prof. Virgilio Carnielli.
Il neonato, invece, è stato assistito dall’equipe neonatologica e successivamente ricoverato in isolamento presso la Rianimazione Pediatrica.
Le condizioni cliniche del piccolo si sono sempre mantenute buone e il tampone per la ricerca del SARS-CoV2, eseguito il giorno successivo alla nascita, è risultato negativo.
Sono stati eseguiti due ulteriori tamponi, a 9 e 10 giorni dalla nascita, entrambi risultati negativi. Il neonato è rimasto in Rianimazione Pediatrica insieme alla madre con la quale non è mai venuto in contatto perché entrambi ricoverati in stanze di isolamento e il 16 aprile è stato trasferito nel reparto di neonatologia.
"Il decorso clinico della paziente - sottolinea la Direzione Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona - si è caratterizzato da una prima fase di rapido peggioramento, che ha richiesto il passaggio dalla ventilazione assistita non invasiva all’intubazione tracheale con ventilazione meccanica e il parto cesareo in urgenza per evitare, al feto, ripercussioni dell’insufficienza respiratoria materna; in una seconda fase abbiamo assistito a una stazionaria criticità del quadro clinico, soprattutto respiratorio in quanto alla polmonite interstiziale da SARSCoV2 si è verosimilmente sovrapposto un processo infettivo di origine batterica, gestita in collaborazione con la SOD Malattie Infettive diretta dal dott. Marcello Tavio".
La gestione della ventilazione della donna è stata ottimizzata sul quadro clinico, valutando costantemente la risposta alle manovre e riadattando le impostazioni del ventilatore sulla base del monitoraggio. A periodi di miglioramento clinico si alternavano quadri peggiorativi.
"Nella terza fase - specifica la Direzione Generale -, la funzione respiratoria della paziente si mostrava progressivamente migliorativa con riduzione del supporto meccanico fino al 14 aprile, quando la paziente è stata estubata per iniziare immediatamente il trattamento fisioterapico e un supporto ventilatorio non invasivo".
Per il progressivo ulteriore miglioramento delle condizioni generali, nel pomeriggio di sabato 18 aprile la paziente ha lasciato la Rianimazione Pediatrica ed è stata trasferita, per il proseguimento delle cure, nel reparto COVID-3 dell’ospedale di Torrette, diretto dalla dottoressa Lina Zuccatosta. Il tampone eseguito il giorno stesso è risultato negativo così come un secondo, eseguito nel centro COVID-3.
Nel corso della seduta del C.O.C. Centro Operativo Comunale presieduto dal Sindaco Giuseppe Pezzanesi la ditta Gienne Antincendio di Tolentino ha donato alcune visiere paraschizzi (D.P.I. - dispositivi di protezione individuale COVID-19) che sono state subito messe a disposizione dei medici di base e pediatri della Città di Tolentino.
Erano presenti, oltre al Sindaco, Stefano Gobbi medico di base, l’Assessore alla Sicurezza Giovanni Gabrielli, il Comandante della Polizia Locale David Rocchetti e il Coordinatore del Gruppo comunale di Protezione Civile Venanzio Picotti con Mirco Bibini.
Il Sindaco Pezzanesi ha ringraziato la Gienne Antincendio per aver messo a disposizione gratuitamente questi importanti dispositivi di protezione individuale per i medici di base e i pediatri che si trovano in prima linea nel combattere il Coronavirus mettendo a repentaglio la loro stessa vita. Non smetteremo mai di ringraziare e di essere grati ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e a tutti i volontari che ogni giorno, tra molte difficoltà, operano in campo sanitario, negli ospedali, per curare e per sostenere anche psicologicamente le persone contagiate che si trovano a vivere ed affrontare da soli il loro dramma e che trovano negli stessi medici e infermieri i loro unici interlocutori.
In relazione alla notizia che riporta le proiezioni dell’Osservatorio nazionale sulla salute delle Regioni italiane (leggi qui l'articolo), circa le date possibili da cui si cominceranno ad azzerare i nuovi casi di positività al Coronavirus nelle diverse regioni italiane, gli studi interni dell’ente effettuati sui relativi dati evidenziano che il calcolo nazionale non risulta corretto per quanto riguarda la Regione Marche. In base alle previsioni effettuate si arriva per l’intera regione allo zero alternato dei casi tra il 25 e il 30 maggio, cioè un mese prima rispetto alle previsioni nazionali.
“Abbiamo tenuto in costante monitoraggio i dati – afferma il presidente Ceriscioli e questo ci consente di effettuare una stima abbastanza precisa e aderente alle dinamiche effettive della malattia nella nostra Regione. I numeri ci dicono che stiamo tendendo allo zero alternato dei positivi, già raggiunto ad Ascoli-Fermo, con velocità diverse, in relazione alle diverse intensità di contagio che si sono registrate nella nostra regione. Queste evidenze ci permetteranno di organizzare con molta precisione le riaperture, a partire dal 4 maggio, monitorano in modo particolare tutte le diverse situazioni. Ho già avuto modo di sottolineare che in nessun caso si potrà abbassare la guardia sulla sicurezza, soprattutto nei luoghi di lavoro, che dovranno garantirla nella massima misura”.
Lo studio regionale suddivide il territorio in tre distinte zone, in relazione all’intensità del contagio: l’area delle province di Ascoli-Piceno e Fermo, l’area Macerata-Ancona e l’area Pesaro-Urbino. L’analisi tiene conto inoltre del fatto che la numerosità dei tamponi ha subito forti variazioni: negli ultimi 5 giorni di marzo è stata effettuata una media di 605 tamponi al giorno; negli ultimi 5 giorni, tra il 16 e il 20 aprile, è stata effettuata una media di 1079 tamponi. Per questo motivo va ritenuta errata la valutazione basata solo sulla crescita dei casi Positivi gg/gg, in quanto l’indicatore più appropriato dovrebbe essere la probabilità di trovare un positivo in rapporto ai tamponi eseguiti.
Nello specifico, la probabilità di trovare un positivo sui tamponi fatti è negli ultimi 5 giorni dello 0,061 (il 6% sui tamponi eseguiti), mentre negli ultimi 5 giorni di marzo era dello 0,24 (il 24% nei tamponi eseguiti).
I dati registrati quotidianamente indicano che:
1)Le province di Ascoli Piceno e Fermo sono a crescita zero/alternato da qualche giorno. La Provincia di Ascoli Piceno è a zero casi da 3 giorni e ha una crescita mobile distribuita su 3 giorni dello 0,0%, la Provincia di Fermo ha toccato gli zero casi in modo alternato e ha una media di crescita di 2 casi al giorno.
2) Le province di Macerata e Ancona hanno una crescita strutturata dello 0,9%.
Ancona ha una media mobile dello 0,75% (ultimi 5 giorni), una media di 16 casi al giorno, con una probabilità di trovare un positivo dello 0,04 (negli ultimi 30 giorni il numero dei tamponi è raddoppiato).
Macerata ha una crescita di 9 casi al giorno con una media mobile dello 0,9%.
3) La provincia di Pesaro-Urbino ha una media negli ultimi 3 giorni di 18,6 casi al giorno, una mediana di 20 casi (valutazione ultima settimana), una crescita media (ultimi 5 giorni) dello 0,9% e una media mobile dello 0,8%. Pesaro Urbino è la provincia che ha registrato l’impatto maggiore, ma è anche la provincia che nell’ultimo mese ha registrato l’incremento maggiore del numero dei tamponi.
La stima della Regione Marche costruita con un modello previsionale e con l’inserimento nella valutazione del modello Marche (Data, incremento Tamponi al gg/gg, p positivi/tamponi, analisi comune/comune), basate su un corretto comportamento dei cittadini rispetto alle misure adottate, prevede:
1) Ascoli-Piceno e Fermo: hanno già raggiunto zero/alternato
2) Macerata: stima di zero/alternato 10-13 maggio
3) Ancona: stima di zero/alternato a metà 15-20 maggio
4) Pesaro-Urbino: stima di zero/alternato a metà 25-30 maggio.
E’ stato firmato nel pomeriggio l’accordo tra la Regione Marche e le sigle sindacali per la destinazione di 20 milioni di euro come riconoscimento economico agli operatori impegnati ormai da settimane nella cura e nell’assistenza ai cittadini colpiti dal Coronavirus.
Alla firma, che si è svolta in videoconferenza, erano presenti, insieme con il presidente Luca Ceriscioli e i dirigenti Lucia Di Furia (Sanità) e Rodolfo Pasquini (Ars), i rappresentanti Confederali di Cgil Cisl e Uil, Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti.
Nell’annunciare l’accordo, il presidente Ceriscioli aveva già evidenziato nei giorni scorsi come questo fosse caratterizzato dalla chiarezza, dalla certezza delle risorse, dall'impegno per tutte le figure impegnate nell’emergenza: dirigenti medici e sanitari, personale sanitario, socio-sanitario, tecnico e ausiliario del comparto, operatori di supporto, addetti alle pulizie e sanificazione degli ambienti. “Ora – afferma il presidente - si dovrà procedere velocemente nella definizione dei criteri per l’assegnazione delle risorse agli Enti del Servizio sanitario regionale”. “Saranno coinvolte – prosegue - tutte le 20 sigle sindacali del comparto e della dirigenza, e poi le Rsu e i rappresentanti sindacali aziendali. E’ un percorso complesso ma necessario per riconoscere il reale impegno del personale in questa situazione straordinaria, in cui ognuno ha dato il massimo e molti sono al lavoro ininterrottamente sin dalle prime ore dell’emergenza”.
Il passo successivo alla firma è la convocazione, in settimana, dei sindacati di categoria della dirigenza e del comparto, per definire le linee applicative del protocollo. Nel prossimo incontro dunque saranno presenti il servizio Sanità della Regione e i sindacati di categoria per la definizione delle linee applicative, dopo di che partiranno i percorsi interni alle Aziende.
Un aiuto concreto per far fronte all'emergenza sanitaria. Confindustria Macerata ha donato all'Area Vasta 3 un apparecchio radiologico portatile digitale - di produzione General Medical Merate e del valore di 49.000,00 euro - destinato alla Radiologia della struttura ospedaliera di Camerino.
Lo strumento, consegnato al reparto di Camerino nei giorni scorsi, sarà di estremo aiuto per l’attività diagnostica della struttura ospedaliera in quanto permette al paziente di effettuare l’esame direttamente al letto di degenza.
Il generoso gesto di Confindustria Macerata e di tutti gli imprenditori che ne fanno parte è il segno concreto della vicinanza al sistema sanitario e soprattutto ai pazienti e alle persone anziane, che hanno maggiormente necessità di cure e di particolari attenzioni.
"Un grazie di cuore all’associazione da parte di tutti gli operatori impegnati in questa grave emergenza, e dalla Direzione Generale Asur - sottolinea il direttore Alessandro Maccioni -. Il mio particolare ringraziamento va al Presidente Domenico Guzzini, e al Direttore Generale di Confindustria Macerata, Gianni Niccolo’ per la rapidità con la quale si è addivenuti all’acquisizione della donazione".
"La fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle Regioni a seconda dei territori più o meno esposti all’epidemia: in Lombardia e Marche, verosimilmente, l’assenza di nuovi casi si potrà verificare non prima della fine di giugno". Sarebbero proprio queste le ultime due regioni a liberarsi dal coronavirus secondo le proiezioni fatte dagli esperti dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, coordinato dal Professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio e Ordinario di Igiene all’Università Cattolica, e dal Dottor Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio.
Secondo le proiezioni dell’Osservatorio a uscire per prima dal contagio da Covid-19 sarebbero la Basilicata e l’Umbria, le quali il 17 aprile contavano rispettivamente solo 1 e 8 nuovi casi; le ultime sarebbero le Regioni del Centro-Nord nella quali il contagio è iniziato prima. In Lombardia, in cui si è verificato il primo contagio, non è lecito attendersi l’azzeramento dei nuovi casi prima del 28 giugno, nelle Marche non prima del 27 giugno.
“L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane ha effettuato una analisi con l’obiettivo di individuare, non la data esatta, ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi - spiega il Dottor Solipaca – e si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile”.
I modelli statistici stimati per ogni Regione sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e, quindi, non sono di tipo epidemiologico, pertanto non fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R0, ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.
Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai DPCM. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili.
Infine, si sottolinea che la precisione delle proiezioni è legata alla corretta rilevazione dei nuovi contagi, è infatti noto che questi possono essere sottostimati a causa dei contagiati asintomatici e del numero di tamponi effettuati.
"Le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla così detta “fase 2” dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati" chiosano gli esperti.
Leggi qui la replica della Regione, che contesta lo studio dell'Osservatorio
Coronavirus Marche: riconoscimento economico agli operatori della sanità. A disposizione 20 milioni. Protocollo con i sindacati Con un protocollo che mette a sistema oltre 20 milioni di euro la Regione Marche e le segreterie regionali Confederali CGIL, CISL e UIL hanno formulato un piano, che sarà sottoscritto lunedì, per assegnare un riconoscimento economico a tutti gli operatori impegnati ormai da settimane nella cura e nell’assistenza ai cittadini colpiti dal Coronavirus.
“La caratteristica del nostro accordo – afferma il presidente Luca Ceriscioli – è la chiarezza, la certezza delle risorse, l'impegno non solo verso i dipendenti, ma anche per le altre figure che lavorano nei nostri ospedali: dirigenti medici e sanitari, personale sanitario, socio-sanitario, tecnico e ausiliario del comparto, operatori di supporto, addetti alle pulizie e sanificazione degli ambienti. E’ il dovuto riconoscimento ai nostri angeli del Covid, che meritano un ringraziamento non solo a parole per la loro opera immensa di queste lunghissime settimane: una presenza fatta prima di tutto di grande professionalità, ma anche di grandissima generosità, senso di responsabilità e attaccamento al lavoro, che sono risultati determinanti per fronteggiare la grave situazione che ha colpito con particolare intensità la nostra regione”.
L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha richiesto una profonda riorganizzazione delle attività ospedaliere e territoriali, con la riconversione di interi ospedali o aree, dedicati ai pazienti affetti dal contagio e con un importante incremento dei posti letto delle unità operative di malattie infettive, terapia intensiva e sub intensiva. Questa riorganizzazione ha avuto un forte impatto sulle condizioni di lavoro, soprattutto per gli operatori e per i profili professionali in servizio, e quindi più esposti al rischio di contagio, nelle aree di lavoro Covid. In relazione alla situazione straordinaria, che ha colpito anche con caratteristiche diverse le Aziende del SSR, le parti si sono impegnate a definire in tempi brevi i criteri di valorizzazione per riconoscere, anche se con diversi gradi, l’impegno e la qualificazione del coinvolgimento del personale, diversificato anche in relazione all’avvio della riorganizzazione correlata all’emergenza attuata da ogni azienda.
Inoltre per implementare le politiche del personale nelle prospettive dei cambiamenti di lungo periodo che la pandemia comporterà, La Regione si impegna a sostenere in sede nazionale l’inserimento nel primo provvedimento utile di una quota di riserva del Fondo Sanitario Nazionale per finalità premiali della professionalità."Consideriamo molto importante – dichiarano unitariamente Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente Segretari Generali di CGIL CISL UIL Marche - che si riconosca e valorizzi concretamente il profondo senso di responsabilità, la particolare dedizione al lavoro e lo straordinario impegno profuso da tutti coloro che ormai da lungo tempo sono in prima linea per fronteggiare questa drammatica emergenza sanitaria. Un’emergenza che conferma il valore imprescindibile del sistema sanitario pubblico e dei lavoratori e lavoratrici che ne rappresentano il pilastro fondamentale. Significativo il riconoscimento dell’impegno di medici, infermieri, oss, tecnici, ausiliari, ma anche dei lavoratori addetti a pulizie e sanificazione degli ambienti".
L’avvocato civitanovese Francesco Mantella, secondo firmatario della petizione contro il Covid Hospital alla Fiera di Civitanova Marche, è intervenuto sull’argomento replicando ad alcune dichiarazioni del consigliere regionale Francesco Micucci.
“Micucci parla ancora di struttura per le terapie intensive quindi di breve durata, mentre Bertolaso parla di lungodegenze e di una struttura che sarà di riferimento a livello internazionale e che durerà sino al 2025”. Essendo due finalità contrastanti - spiega Mantella - quale delle due è prevista nell’atto deliberativo della Regione Marche e nella Convenzione firmata dal Sindaco di Civitanova, se ancora esistono e contano ancora qualcosa”? – domanda l’avvocato - .
“Micucci parla di una sorta di promessa del Presidente Ceriscioli di completare l’ala nuova di due piani dell’ospedale di Civitanova – continua Mantella - . Noi, che di Ceriscioli abbiamo smesso di fidarci da tempo, vorremmo vedere, anche in questo caso, almeno un atto deliberativo della Giunta Regionale in tale direzione. Intanto, visto che le “polemiche stanno a zero” può il Consigliere regionale Micucci spiegare come possano coesistere, a livello amministrativo e contabile, il recentissimo atto deliberativo della Regione per “accelerare” i lavori del Nuovo Ospedale Unico Provinciale (quello della Pieve a Macerata) con una delibera per il completamento di una nuova ala di un Ospedale, quello di Civitanova, che deve essere necessariamente, in questa incredibile ed inaccettabile (specie dopo quanto è successo con la pandemia in quella Lombardia a cui si fa tanto riferimento) strategia di politica sanitaria regionale, ridimensionato e declassato, perché questo prevede il recente piano sanitario, prosegue l’avvocato.
Il Consigliere Micucci ce lo spieghi con atti concreti e non con parole che, per noi che “tardiamo” a capire, sono incomprensibili. Dobbiamo chiederlo per Civitanova, per i civitanovesi e non soltanto, per necessaria trasparenza ed a futura memoria”.
“Inoltre – conclude Mantella - desideriamo conoscere e sapere di quali somme, ad oggi, si dispone per la realizzazione della struttura, la loro provenienza, i soggetti e le modalità tramite i quali esse verranno percepite e spese, i criteri di individuazione dei soggetti che andranno a svolgere attività lavorativa e eseguire forniture nel cantiere in essere, nonché le rispettive competenze e, in ultimo, le ricompense per coloro che, a vario titolo, stanno avendo ed avranno “voce in capitolo” sulla questione”.
Guido Bertolaso è arrivato nel primo pomeriggio di oggi a Civitanova Marche per dare il via ai lavori della nuova struttura da 100 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva presso il centro fiere. Il completamento del nuovo ospedale è atteso in circa due settimane, sulla scia di quanto avvenuto alla fiera do Milano.
"È una struttura che ha in'importanza decisiva per quanto riguarda il futuro sviluppo di questa epidemia - ha specificato Bertolaso -. Sappiamo che siamo in un fase con meno contagi, sebbene il calo abbia tempi e modalità diverse rispetto a quelle previste. L'obiettivo primario è quello di liberare gli ospedali, che oggi non possono fare altro che curare i malati Covid. Vogliamo fare in modo che possano ripristinare le normali attività, sospese 3 mesi fa".
"Nessuno, inoltre, ci può garantire che questa epidemia non possa ripartire tra qualche mese - afferma Bertolaso -. Vogliamo farci trovare impreparati anche di fronte alla prossima emergenza?"
"Non possiamo sottovalutare il virus - dice il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli -. Del progetto elaborato da Bertolaso, mi è piaciuta molto l'attenzione nei confronti degli operatori sanitari, a cui saranno garantite le migliori condizioni di sicurezza".
"C'è bisogno di dare una risposta ai malati non-Covid. Il piano che inizieremo da lunedì andrà proprio in questa direzione - prosegue Ceriscioli -. Ringrazio ancora il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica, e sottolineo come l'ospedale di Civitanova Marche sarà tra i primi a non avere più pazienti Covid e a tornare alla propria attività. La sua struttura sarà presto completata anche nei piani oggi vuoti. In ogni caso, la guardia va tenuta alta a lungo. Chi è contro questa struttura è sicuro che non ci sarà un ritorno della malattia da qui a un anno? Sappiamo che le pandemie, in passato, hanno avuto questa caratteristica".
“Qualche giorno or sono, leggevo su una testata giornalistica una intervista rilasciata dal direttore dell’Area Vasta 3, dott. Alessandro Maccioni, in cui il funzionario spiegava che 'l’ospedale provinciale ora serve più che mai'.
Addirittura rafforzava il concetto ribadendo in modo retorico “Stiamo andando avanti con il nuovo ospedale. Anche dopo l’esperienza del coronavirus si chiederà qualcuno ? A maggior ragione adesso”.
Ora, si noterà che il Direttore Maccioni, come anche il Presidente Ceriscioli e l’assessore Sciapichetti, non usano più il termine ospedale “unico” ma quello di “provinciale”: si badi bene, il tentativo – in verità malcelato – è quello di non evocare il termine unico, che anche al profano fa venire in mente la sparizione degli altri; usano il termine provinciale, che è più soft, più equivoco, più morbido. Lo scrive, in una nota stampa, Marco Massei – vicepresidente del comitato a difesa dell’ospedale di San Severino - facendo riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni sull’Ospedale Unico provinciale.
“La sostanza non cambia – continua Massei - tutti sanno che in materia sanitaria la “coperta” è corta e i denari utilizzati per costruire una nuova struttura di quel genere (oltre 600 posti letti) costringerebbe la Regione a sopprimere o, a ridimensionare fortemente, tutti gli altri ospedali che, nella migliore delle ipotesi, “retrocederebbero” a “ospedali di comunità”: in pratica, una R.S.A. È bene, dunque, non abboccare all’amo delle distinzioni terminologiche: ospedale unico e ospedale provinciale, sono la stesa cosa”.
“Per quanto riguarda l’ospedale “vecchio” di Macerata – spiega Massei - sorprende leggere che sarebbe in previsione di destinarlo a “ospedale di riserva”, per le emergenze: ma come, si dirà il cittadino medio (come il sottoscritto), dopo le enormi spese affrontate per l’ampliamento dell’ospedale ora la struttura rinnovata la si usa solo come “riserva” o, peggio ancora, per destinarla ad una più comoda sede amministrativa?
Ma se da tutte le parti – pubbliche e private – si predica l’incentivazione (attuale e futura) dello smart working (o lavoro agile, da casa, con il p.c.) come può sussistere la necessità di ampliare le sedi ammistrative? – si domanda - .
Sull’ospedale di San Severino Marche, il Direttore afferma che è l’unico ospedale idoneo, anche se non ha rianimazione: peccato, però, che non ha riferito che questo nosocomio è attualmente strategico per l’intera provincia (soprattutto per i No Covid, come si dice ora) e che solo grazie all’efficienza di tale ospedale - per cui in tanti ci siamo sempre strenuamente battuti - si è evitata una tragedia nella drammatica emergenza del Covid.
E, soprattutto, rammarica leggere che il presidio ospedaliero settempedano – così come segnalato dal primo cittadino – sia anche scomparso dalle “carte” della programmazione regionale: infatti, le delibere regionali n. 272 del 9 marzo e 320 del 12 marzo dimenticano, clamorosamente, il ruolo dell’ospedale di San Severino Marche. Ora, è stata una svista amministrativa della Dirigente?
Oppure, è una “dimenticanza” voluta ? Si domanda il vicepresidente del comitato.
Qualcuno dovrà chiarire, rispondere, ma ad oggi, mi risulta che il silenzio regni sovrano”.
“Credo – prosegue Massei - che sia giunto il momento di attuare una vera programmazione della sanità marchigiana, salvaguardando l’efficienza che aveva in passato, basata proprio sulla capillarità delle strutture sanitarie: la Regione Marche, come sostiene qualcuno, va declinata al plurale, perché è fatta di profonde differenze orografico-territoriali (costa, collina, montagna), di importanti distinzioni economiche (il tessuto produttivo anconetano, pesarese, rispetto a quello della costa maceratese e ascolano e, ancora, rispetto all’interno), di forti differenze viarie ( autostrade, strade a scorrimento veloci, strade comuni e vie impervie).
Tali distinte realtà, in sede di programmazione, anche sanitaria, non possono essere considerate uniformi.
Inoltre, amministrare vuol dire programmare, vedere in avanti, non navigare a vista, senza una meta precisa: le scelte devono essere ponderate in vista del futuro, senza la necessità (tipicamente italiana) di rincorrere l’emergenza. La parola magica è una sola: prevenzione. Qui, però, per così dire, casca l’asino.
In questa tremenda situazione surreale che stiamo tutti vivendo sulla nostra pelle, non ho sentito discutere di prevenzione: non si parla della necessità di reperire personale per effettuare l'esecuzione di tamponi (Il Veneto ha un tasso di letalità molto inferiore alla Lombardia proprio perché ha effettuato tanti tamponi, isolando tempestivamente i casi sospetti); non si parla della opportunità di verificare l'osservanza della quarantena fiduciaria, al fine di evitare i “contagi domestici”; nulla ho sentito in merito all'esecuzione di necessarie indagini epidemiologiche; e, soprattutto, della probabile necessità di dover allestire – ci si augura al più presto o, comunque, entro pochi mesi - centri di vaccinazione cui afferirà gran parte della popolazione quando sarà pronto e distribuito il vaccino anticoronavirus.
Allora, non è il caso di spendere i soldi per queste indispensabili attività di prevenzione, anziché spenderli in “murature “ nuove?” – la domanda finale di Massei a Maccioni - .
Continua l’impegno della Fondazione Carima in relazione all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Dopo i primi interventi realizzati nella fase iniziale di diffusione del Coronavirus nel territorio maceratese, infatti, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato nei giorni scorsi il sostegno dell’ente al “Progetto 100” promosso dalla Regione Marche.
L’iniziativa prevede l’allestimento di una struttura da 100 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva presso il centro fiere di Civitanova Marche, a supporto dei Covid-hospital marchigiani che risultano essere al limite della potenzialità ricettiva e in un’ottica di graduale ripresa delle attività sanitarie riguardanti i malati no-Covid al momento rimandate.
La Fondazione Carima ha dunque risposto positivamente all’appello del Governatore Luca Ceriscioli attraverso una donazione di attrezzature mediche per un controvalore di circa 100.000,00 euro.
Si tratta, nel dettaglio, di 42 letti ospedalieri tecnologicamente avanzati specifici per degenze ad alta intensità di cura che, grazie ai meccanismi e ai materiali di ultima generazione con cui sono stati progettati, riescono a coniugare massima efficienza operativa del personale medico/infermieristico e assistenza di qualità al paziente.
Gli stessi – dotati di materasso antidecubito preventivo, asta porta flebo e asta solleva malato – sono assimilabili a veri e propri strumenti terapeutici che favoriscono la guarigione del paziente, assicurandogli comfort e sicurezza, e facilitano il lavoro di chi li assiste.
A questi si aggiungono anche 3 sollevatori con imbracatura per spostare in sicurezza i pazienti senza causare lesioni ai medesimi o agli operatori. Sono supporti utili per esigenze varie e complesse, come ad esempio il sollevamento da pavimento o in orizzontale, il trasferimento dal letto alla sedia a rotelle e viceversa, l'assistenza nella ripresa della deambulazione
Nella consapevolezza della drammaticità del momento, quindi, la Fondazione Carima ha ritenuto opportuno accogliere la richiesta della Regione Marche, quale principale istituzione territoriale deputata ai servizi sanitari, e ha deciso di farlo nella modalità che oramai è diventata un tratto distintivo della propria azione istituzionale nell’ambito della sanità, vale a dire mediante l’acquisto diretto di dotazioni tecnologiche.
Questo risultato è ancora una volta frutto del rapporto di collaborazione e fiducia costruito negli anni con l’azienda sanitaria unica regionale e, in particolare, con la direzione e le funzioni tecniche dell’Area Vasta n° 3, nonché del lavoro di squadra con i tecnici della Regione Marche che si stanno occupando della realizzazione del “Progetto 100”.
“È ferma volontà del Consiglio di Amministrazione – ha dichiarato la Presidente Rosaria Del Balzo Ruiti – che tali attrezzature mediche, una volta superata l’attuale fase emergenziale, non rimangano inutilizzate bensì vengano destinate ai presidi ospedalieri della provincia di Macerata che ne hanno bisogno. In tal senso ho già sollecitato la Regione Marche affinché prenda accordi al riguardo con l’Area Vasta n° 3 e mi adopererò personalmente per conseguire questo obiettivo”.
L’adesione della Fondazione Carima al “Progetto 100” è l’ennesima conferma che la salute della propria comunità di riferimento rappresenta da sempre una priorità per l’ente, che per il biennio 2019-2020 aveva già intrapreso un piano pluriennale di donazioni sanitarie in favore dei presidi ospedalieri della provincia di Macerata per 750.000 euro a fronte di un valore di mercato di oltre un milione di euro.
“È stata riaperta la campagna tesseramento Soci della Croce Verde di Macerata per l’anno 2020". Il Consiglio Direttivo fa sapere che la quota di adesione è rimasta la stessa dello scorso anno ed è quantificata in € 10 minimo. Diventare Socio o rinnovare il tesseramento significa aiutare la Croce Verde di Macerata a portare avanti la sua benemerita attività sociale. Tutti i giorni il personale della Croce Verde rivolge il suo operato alla collettività; in queste settimane caratterizzate dall’emergenza Covid19, le attività svolte sono maggiori e più impegnative sono le spese da affrontare (si pensi ad esempio alla necessità di sanificare i mezzi dopo ogni intervento).
"Per questo il sostegno di tutti è più che mai importante oggi- fa sapere il direttivo - .
Naturalmente, viste le limitazioni imposte dal Coronavirus, per il momento si potrà sottoscrivere la tessera da Socio solamente tramite bonifico bancario. L’iban da utilizzare è: IT50A0849113400000120101669.
La ricevuta del bonifico sarà valida come documento per il tesseramento. La Segreteria poi, provvederà ad emettere le tessere da Socio e in un secondo momento sarà possibile ritirarle presso la Sede di viale Indipendenza a Macerata.
Diventa Socio o rinnova la tua tessera per il 2020! Entra nella grande famiglia della Croce Verde".
In questo momento di enorme difficoltà per l’emergenza socio-sanitaria da Coronavirus, l'Ordine di infermieri di Macerata, insieme all’ordine dei Medici ed realtà votate al volontariato, sostiene il crowdfunding “Eroi in Prima Linea” organizzato da 49 ragazzi, studenti del Corso Universitario "Business Angels & Crowdfunding"dell’Università di Camerino e guidato dal Professore FilippoCossetti (fundraiser professionista).
La raccolta ha l’obiettivo di fare il massimo in pochissimi giorni per permettere a medici, infermieri e volontari di avere i fondi disponibili il più velocemente possibile. La campagna, solo nei primi 10 giorni, ha raggiunto circa il 70% dell’obiettivo (15.000 €). Mancano ancora pochissimi giorni alla scadenza: vi chiediamo di sostenere e condividere l'iniziativa per dare un'ulteriore spinta ed accelerare questa corsa contro il tempo in favore di CRI, ANPAS, Ordine dei medici ed Ordine delle professioni infermieristiche di Macerata che sono impegnate a combattere giornalmente questa crisi.
I fondi verranno utilizzati per l'acquisto di dispositivi medici per pazienti e operatori sanitari e saranno le associazioni ed enti interessati a decidere la scala delle priorità e dove investire meglio i fondi devoluti. Con il contributo di tutti si potrà aiutare i medici e infermieri impegnati in prima linea nella lotta al coronavirus per lavorare con più sicurezza ed efficacia per sostenere chi ha bisogno.
https://www.eppela.com/it/projects/27324-eroi-in-prima-linea
Il servizio consegna farmaci a domicilio, offerto da L’Albero dei Cuori APS, in collaborazione con A.N.T.E.A.S. Macerata ODV, comune di Macerata e APM e attivo dal 2006, si rivolge agli anziani soli, persone fragili e immunodepressi residenti nel Comune di Macerata. “Sos Farmaci” ha rappresentato, fin dai suoi esordi, un aiuto concreto a favore della collettività e delle persone più fragili.
«Oggi più che mai le richieste e le consegne sono aumentate – afferma il Presidente dell’Albero dei Cuori, Giuseppe Brignone -. Arriviamo a farne una ventina al giorno, da quando sono entrate in vigore le restrizioni. E’ un servizio fondamentale che offriamo gratuitamente rispettando, ovviamente, tutte le norme in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19».
Per usufruire del servizio, disponibile tutti i giorni feriali, è sufficiente chiamare il numero 334 6634657, risponderà un volontario dell’Associazione che si occupa della consegna a domicilio dei medicinali richiesti. Il servizio è Gratuito, il costo dei farmaci è a carico del richiedente.
“La nostra provincia non ha bisogno di un ospedale unico, ma ha bisogno di ospedali, che sono i luoghi dove le persone dovrebbero essere curate. La questione dell’ospedale unico è questione politica, la tratti chi in questa emergenza non ha evidentemente altro da fare. Si lasci la scelta ai rappresentanti del territorio, che sono i sindaci, e si convochi la Conferenza di questi che da tempo non si riunisce più”.
Così il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, su di un argomento, quello della creazione di un ospedale unico provinciale alla Pieve, che negli ultimi giorni ha registrato la presa di posizione anche da parte di altri primi cittadini.
“Ho atteso giorni e giorni prima di intervenire - precisa il sindaco Piermattei, che prosegue - Sono perfettamente in linea con chi dice che non ha senso che il progetto dell’ospedale provinciale vada avanti perché si tratta solo di un progetto assurdo vista la situazione e che, sicuramente, non rappresenta la priorità almeno fino a che continueremo a vivere l’emergenza Coronavirus. La sanità, anche in provincia di Macerata, va ridisegnata completamente perché sono cambiate le situazioni. Va riconvocata, come detto, la Conferenza dei sindaci e sto già provvedendo in questa direzione. Sulla gestione della sanità vedo molta approssimazione e una gran confusione: la Regione Marche si è dimenticata addirittura dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” in ben due Delibere con le quali ha tentato di mettere mano a un Piano per la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Se piani e strategie nascono già zoppi figuriamoci quanto poco lontano possono andare - prosegue ancora il sindaco di San Severino Marche - Questi sono argomenti di vitale importanza per le nostre comunità e i sindaci, in qualità di rappresentanti del territorio, dovrebbero essere i primi ad essere ascoltati e informati. Visto che la sanità è a capo della Regione faccio appello a questa perché parta da qui per una discussione seria prima di prendere altre decisioni. Quanto agli ospedali continuo a dire: mettiamo a posto quelli che già ci sono e non creiamo nuove strutture che non servirebbero a nulla. Al massimo possono servire a far contento qualche politico, di certo non a curare i malati. Non sono nemmeno d’accordo con chi dice che se ci fosse stata una simile struttura avremo potuto reagire più tempestivamente. Sono cose ripetute da chi non sa che oggi ci sono persone costrette a farsi un’ora di macchina per arrivare al più vicino Pronto soccorso. Figurarsi poi cosa sarebbe successo riguardo proprio ai tempi: qui finirà l’emergenza e un Covid-Hospital unico ancora non ci sarà! Nel frattempo la gente non sa neanche dove deve andare a curarsi. Se non ci fossero ospedali come quello di San Severino Marche che, pur dimenticato dalla Regione, continua a fare la sua parte con personale che è veramente straordinario e che sta lavorando ben al di sopra delle proprie forze e non in sicurezza, in questo caos generale i cittadini potrebbero anche morire. La politica pensa ai propri interessi. A chi ragiona in questo modo dico di stare più vicino alla gente - conclude il sindaco Piermattei - Dico, cioè, di preoccuparsi dei malati veri e non di stare a pensare a quelli immaginari”.
Continuano i lavori di preparazione in vista della riconversione della Fiera di Civitanova Marche in un ospedale da 90 posti di terapia intensiva per l'emergenza Covid-19.
Presso l'area destinata è arrivata la cucina mobile con la quale saranno preparati i pasti per un centinaio tra tecnici e operai che lavoreranno nel cantiere della quale se ne stanno già occupando i volontari del CISOM ovvero il Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta.
"Per quello che riguarda la struttura della Fiera di Civitanova il Cisom si occuperà della mensa e seguiremo lo staff delle maestranze e di Bertolaso per quanto concerne l'ufficio segreteria e gestione del magazzino, poi terminata questa fase lavorativa lasceremo tutto alla Regione Marche - spiega il Capo Raggruppamento della Cisom Marche Stefano Carnevali - abbiamo già istallato una nostra cucina mobile all'esterno della Fiera e il Sindaco di Civitanova Marche metterà a disposizione il vettovagliamento e le riserve alimentari - aggiunge -. Per questo periodo di lavoro ci avvarremo inoltre della professionalità dello chef Giuseppe Giustozzi e di suo figlio, che cucineranno per noi a titolo gratuito".
Un lavoro quello del Cisom iniziato da alcuni giorni e che non si è limitato all'allestimento dell'area ristoro: "Stiamo allestendo la zona mensa che sarà vicino e in più avremo un'area di controllo sanitario dove ci sarà un nostro ambulatorio mobile con un medico sempre presente - sottolinea Carnevali -. Tutto il personale che accederà in queste aree sarà controllato con il termo scanner sia in entrata che in uscita - e conclude -. Siamo 30 volontari operativi più 60 professionisti che si alterneranno nell'arco del periodo; siamo già da qualche giorno operativi con tutti i nostri uomini e attendiamo l'arrivo dei tecnici che si occuperanno del montaggio della struttura ospedalieri che avverrà in settimana".
A visionare la cucina mobile e tutta la zona adibita a zona mensa era presente anche lo chef Giuseppe Giustozzi, proprietario del "Gruppo Giustozzi Hotels - Banqueting & Catering": "Ho accolto con piacere questa proposta che mi è stata fatta dai Cavalieri di Malta - esordisce Giustozzi - presteremo la nostra opera a titolo gratuito e daremo il nostro contributo per le persone che saranno ricoverate in questa struttura - e continua - ai fornelli saremo io e mio figlio Samuele ma ora stiamo valutando di quanto personale avremo bisogno per tutto il periodo in cui il CISOM sarà presente alla fiera".
Mercoledì 15 aprile il Centro medico Blugallery di San Severino Marche riprenderà le attività diagnostiche che erano rimaste sospese nelle ultime settimane a seguito delle disposizioni normative introdotte dal Governo per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Già disponibile il servizio di segreteria e di informazione con personale addetto al telefono, rimasto sempre operativo.
Il Centro riparte con la Radiologia e con le situazioni di urgenza, allo scopo di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini in questa fase delicata per le strutture sanitarie pubbliche, impegnate soprattutto a contrastare il Coronavirus.
Nei giorni scorsi la struttura del Blugallery, che si trova a Taccoli di San Severino, è stata dotata degli obbligatori dispositivi di protezione ed è stata sottoposta a interventi di sanificazione in tutti i suoi ambulatori e negli spazi comuni.
Pertanto, alla ripresa dell'attività i medici e il personale potranno svolgere il loro compito garantendo la massima sicurezza – a loro stessi e agli utenti – nel rispetto delle distanze, delle attenzioni e dei tempi previsti dalle leggi del momento.
“Ringraziamo il nostro staff sanitario e di segreteria per la disponibilità dimostrata in questa fase di emergenza nazionale – dice la direzione del Centro – perché, grazie a loro, possiamo riprendere il nostro servizio che è anche un impegno sociale verso gli utenti e un sostegno alle strutture pubbliche del territorio”.
Per informazioni o prenotazioni si può già chiamare il numero 0733 639051 o scrivere un'email all'indirizzo centromedicoblugallery@gmail.com.
Gli Stati Uniti sono il Paese con più contagi al mondo, e nelle ultime 24 ore ha tolto all’Italia anche il triste primato dei decessi per Covid-19. Un momento storico difficile da commentare, in quanto servono risposte attendibili su come e quando si potrà porre la parola 'fine' a questa emergenza sanitaria.
Grazie all'amicizia di lungo corso con il direttore Guido Picchio, la Redazione di Picchio News ha raggiunto l’accademico napoletano di fama mondiale, il professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia e riconosciuto come una delle 100 eccellenze italiane mediche nella diagnosi e cura del cancro polmonare, per farci illustrare come gli Stati Uniti stanno affrontando l’emergenza Covid-19 e quali sono gli scenari futuri in materia di misure preventive e su possibili vaccini.
Prof. Giordano considerando che lei vive e lavora negli Stati Uniti come sta affrontando sia livello professionale che personale questa situazione di emergenza?
"Per contenere il contagio dobbiamo limitare i nostri spostamenti, evitare luoghi affollati e uscire solo se strettamente necessario. Da subito, ho adempiuto a questi doveri come cittadino, come scienziato ho iniziato a studiare le caratteristiche di questo nuovo virus, collaborando, quotidianamente, con esperti di tutto il mondo"
L’Italia è stato il primo paese europeo a confrontarsi con il Covid-19 e, nonostante in alcune zone la curva dei contagi sia in discesa continua, il numero dei nuovi casi e dei contagiati rimane sempre considerevole. Quando pensa che ci potrà essere un’inversione di tendenza di questi dati?
"Le pandemie sono eventi naturali e ricorrenti, non siamo in grado di prevedere con precisione il decorso della pandemia da Covid-19, ma possiamo imparare per somiglianza o per differenza dalle pandemie del passato. Finalmente si inizia a vedere una diminuzione di nuovi casi, ma naturalmente dobbiamo essere cauti prima di abbandonare le misure di contenimento"
Nell’ultimo mese nel nostro paese si sono susseguiti diversi decreti governativi che hanno portato a delle limitazioni sempre più stringenti per la popolazione. Secondo lei tali misure sono state adottate nei tempi giusti o ci sono state delle sottovalutazioni iniziali nel valutare il fenomeno?
"Il rischio è stato sottovalutato e tutti i Governi hanno agito in ritardo. Certamente si sarebbe potuto fare di più, d’altra parte, molti paesi e gli stessi organismi internazionali si sono mossi in modo poco coordinato, spesso confuso e, a volte, contraddittorio. Di fronte all’enorme tragedia di morte e sofferenza provocata dalla pandemia di COVID-19, di fronte al disastro sociale ed economico che sta causando, il mondo nel suo complesso e l’Italia non erano preparati. Una valutazione complessiva però potrà essere fatta solo quando la pandemia sarà finita"
Le strutture sanitarie italiane stanno tutte lavorando a pieno ritmo, così come gli operatori. La stessa situazione si verifica anche in America. Dal suo punto di vista cos’è mancato sotto questo aspetto per una gestione efficace di tutto l’apparato?
"Gli ospedali pubblici stanno affrontando una situazione più complicata e difficile del solito. Abbiamo avuto una tardiva attivazione delle misure di contenimento e una situazione di impreparazione, anche per problemi strutturali negli ospedali; operatori sanitari che operano con turni massacranti e in carenza, mancanza e/o inadeguatezza dei dispositivi di protezione; reparti di terapia intensiva pieni, che rischiano il collasso. Questa situazione va ascritta non solo al Covid 19 ma anche al fatto che, nel corso degli anni, la sanità è stata fatta a pezzi"
Le mascherine sembrano diventate ormai un oggetto indispensabile per tutti noi, oltre che - in certi casi - quasi introvabile. Sono veramente protettive o c’è comunque bisogno di munirsi di altri dispositivi?
"Non abbiamo evidenze per dire che il virus circoli nell’aria. I dati che abbiamo a livello epidemiologico ci dicono che le principali vie di trasmissione sono per droplet e per contatto, per cui - oltre all’uso delle mascherine - è necessario lavarsi le mani e mantenere il distanziamento fisico.
Nelle strutture sanitarie, dove c’è un’elevata circolazione del virus, è raccomandato l’uso di mascherine mediche, respiratori e altri dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari.
Nei nuclei abitati raccomandiamo l’uso di mascherine mediche. Ne abbiamo di diversi tipi: le mascherine chirurgiche che, non servono a proteggere sé stessi, ma gli altri, e che sono raccomandate per persone infette.
Le mascherine FP2 o FP3, quelle con la valvola, che aiutano le persone a non infettarsi, anche se attraverso la valvola possono uscire i germi del virus. Quindi, le persone che usano questo tipo di mascherina, al di sopra, dovrebbero mettere la mascherina chirurgica.
Infine, abbiamo le mascherine FP2 o FP3 senza valvola, che servono a proteggere sia se stessi sia gli altri. Le raccomandazioni possono cambiare nel tempo sulla base della maggiore conoscenza del virus.
In questa prima fase di lockdown non è necessario utilizzarle, in quanto la principale difesa deve essere il distanziamento, molto probabilmente quando si passerà alla fase 2, e ci si troverà a contatto con altre persone, si dovrà usare la mascherina e quella chirurgica è la preferibile"
Alla luce degli ultimi avvenimenti, quale potrebbe essere l’atteggiamento corretto per non rischiare di perdere il contatto con la realtà visto che, da giorni, siamo costretti a restare chiusi in casa
"Milioni di italiani stanno in casa per limitare il contagio e questa è una situazione nuova per tutti. Bisogna continuare a mantenere quanto più è possibile una routine regolare. Anche questo periodo può avere risvolti positivi, chi sta sperimentando forme di telelavoro, chi si dedica agli hobbies e alla cucina. Le persone possono riscoprire ritmi meno frenetici, utilizzare il tempo in maniera più piena e creativa, riappropriandosi di momenti personali. È difficile rimanere sereni e trasmettere tranquillità, gestire lo stress, non far trasparire la paura, gestire l’ansia, ma l'uomo per sua natura è abituato ad adattarsi alle diverse situazioni: anche a quelle più critiche"
Non si fa altro che parlare della ricerca di un vaccino, da somministrare con un cerotto, che sarebbe capace di mettere la parola fine a questa pandemia. Secondo le sue informazioni, a che punto sono le ricerche in campo scientifico?
"La corsa per mettere a punto un vaccino anti COVID-19 non solo è giustificata, ma assolutamente necessaria dal momento che il Covid-19 uccide adulti e anziani e si trasmette velocemente. Tuttavia, nella sua messa a punto deve essere incluso il tempo necessario per valutarne gli effetti collaterali.
Al momento, gli studi in corso nei laboratori di tutto il mondo, stanno conducendo alla produzione di nuovi dati e, quindi, a diversi progetti sui vaccini. Il vaccino deve essere capace di indurre nell’organismo la produzione di anticorpi per difendersi; per arrivare allo stesso obiettivo le aziende si avvalgono di tecnologie diverse e solo con il tempo potremo capire quale sarà quello più efficiente"
Su quali altre cure si sta lavorando e quali sono i tempi di una loro, eventuale, messa in commercio?
"Attualmente, non esistono terapie specifiche per COVID-19, ma sono tutte sperimentali. La terapia di supporto può far guadagnare tempo al paziente per recuperare le funzioni di base.
Una gamma molto varia di farmaci è stata somministrata ai pazienti di COVID-19.
Tuttavia qualche piccolo segnale positivo arriva e riguarda principalmente quattro trattamenti ancora in fase di test: gli antimalarici clorochina e idrossiclorochina, l’anti-Ebola remdesivir, il farmaco anti-artrite tocilizumab e la terapia al plasma.
La clorochina e idrossiclorochina sono usati anche per il trattamento di altre malattie autoimmuni e dai primi dati sembrano ridurre il peggioramento dell’infezione.
Il tocilizumab è un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore dell’interleuchina-6 e sembra avere una forte efficacia anti-infiammatoria. In alcuni casi, specialmente molto gravi, pazienti ricoverati in terapia intensiva e intubati sono migliorati entro 48 ore dalla somministrazione della terapia.
Il remdesivir è attualmente in fase 3 di sperimentazione, cioè nella fase in cui oltre alla sicurezza si valuta l’efficacia del farmaco. Il trattamento consiste nell’utilizzare il plasma dei pazienti guariti dal Covid-19, quindi ricco di anticorpi capaci di fermare il nuovo coronavirus. In ogni caso, trovare un trattamento applicabile richiede un percorso di sperimentazioni rigorosamente controllate e, quindi, tempo"
Ci aiuta a capire se davvero il virus resta nell’aria e dunque vi sia la possibilità di contrarlo attraverso “aria contaminata”?
"Quando le persone sono infette da un virus respiratorio emettono particelle virali ogni volta che parlano, respirano, tossiscono o starnutiscono. Queste particelle sono racchiuse in goccioline (“droplet”) di muco, saliva e acqua. Le goccioline più grandi sono più pesanti e cadono a una distanza ravvicinata e questo è il motivo per cui manteniamo la distanza di almeno 1 metro.
I globi più piccoli evaporano, lasciando virus secchi in sospensione nell’aria che si spostano più lontano e che sono chiamati “aerosol”. Produciamo aerosol quando espiriamo l’aria dai polmoni o quando parliamo.
Le ricerche pubblicate finora suggeriscono che il virus resta nell’aria circostante i pazienti ricoverati negli ospedali, ma non ci sono evidenze che dimostrano che queste particelle siano contagiose. La questione non è se il virus è nell’aria, come detto, ma quanto devono essere concentrate le particelle virali sotto forma di aerosol per infettare altre persone presenti nella stessa stanza. Per rispondere abbiamo bisogno di ulteriori esperimenti"
Come immagina che riprenderà la vita dopo che sarà passata questa emergenza e, secondo lei, cosa cambierà nella quotidianità delle persone?
"Mi auspico, che da questa pandemia se ne esca migliori. Confido che l’umanità possa guardarsi un po' intorno prendendosi cura del nostro pianeta. Il Covid-19 ha potuto diffondersi anche a causa della distruzione dell’ecosistema, e di quelle barriere naturali che avrebbero potuto rappresentare un argine al contagio"
"Volevamo pubblicamente ringraziare per la vostra generosità e per i tanti doni ricevuti,a nome di tutte le postazioni di Emergenza Sanitaria da noi gestite che gravitano nella provincia di Macerata - dichiarano in coro il Direttore del 118 Ermanno Zamponi e il coordinatore Francesco Ricci - inoltre ci tenevamo a ringraziare la famiglia Ercoli-De Angelis per aver donato delle mascherine da destinare al personale sanitario del 118 maceratese".
E concludono: "Queste donazioni sono per noi molto importanti, ci gratificano e motivano, ancora di più in questo periodo particolare che stiamo vivendo dove si ha il bisogno del supporto e la comprensione di tutti"