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"Il padre deve dare le regole, la madre accudire": Ciccioli ancora nella bufera. PD e M5S scatenati

"Il padre deve dare le regole, la madre accudire": Ciccioli ancora nella bufera. PD e M5S scatenati

“I genitori di una famiglia naturale hanno compiti espliciti: il padre deve dare le regole, la madre accudire. Senza una di queste due figure i bambini rischiano di zoppicare andando avanti nella vita. Queste cose si studiano in psicoanalisi”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia all’interno del consiglio regionale delle Marche, Carlo Ciccioli, è tornato a prendersi la scena parlando di “famiglia naturale” e di “ruoli genitoriali. “La famiglia naturale, composta da padre, madre e figli è l’unica forma valida da proporre in società. I bambini hanno il pieno diritto ad avere una famiglia composta in questo modo”, ha rincarato la dose Ciccioli. È bufera sulle sue esternazioni

 Durissima, a tal proposito, la presa di posizione delle consigliere regionali del Partito Democratico.

Le parole di Ciccioli ci inorridiscono – afferma la vice capogruppo Anna Casini – anche perché provengono da un esponente di un partito presieduto da una donna, il cui compagno, e non marito, ha più volte dichiarato di essere un “mammo felice”. Anche se i suoi colleghi, con evidente imbarazzo e in maniera surreale, continuano a dichiarare che le sue esternazioni, malgrado sia il capogruppo, sono opinioni personali, concetto ribadito anche ieri in aula dal consigliere Putzu, ci aspettiamo che il presidente Acquaroli assuma una posizione chiara e netta in merito a dichiarazioni che stanno offrendo all’Italia intera un’immagine retrograda delle Marche, snaturando la cultura di una terra di persone rispettose dei bisogni e delle idee di tutti, che certo non si aspettavano una deriva del genere e che non merita di essere ridicolizzata dalle parole dei suoi rappresentanti. Per questo voglio fare un appello a tutti i riformisti: non restiamo indifferenti, serve sin da subito costruire un'alternativa politica e culturale a questo sfacelo”.

“Ciccioli – sottolinea con forza la consigliera Manuela Bora - non è un consigliere qualsiasi, è il capogruppo, ovvero è il consigliere al quale è demandata l’elaborazione della linea politica di tutto il gruppo, e proprio per questo motivo ha la prerogativa di esprimere le dichiarazioni di voto nel dibattito assembleare. Non è possibile e non è affatto credibile che egli esponga un giorno sì e l’altro pure posizioni personali che non rappresentano l’opinione condivisa del gruppo che guida. Si tratta di una palese presa in giro: Ciccioli, in realtà, pensa e dice apertamente quello che tutti i componenti del suo gruppo pensano ma non dicono per ragioni di opportunismo. Le sue parole introducono un elemento di fortissima demarcazione ideologica tra la destra maschilista e la nostra prospettiva che è invece paritaria e solidaristica. Il Partito Democratico, infatti, non crede che debba esistere un principio gerarchico all’interno dei nuclei familiari, dove qualcuno comanda, il padre, e altri obbediscono, la madre. Alla cultura arcaica del padre padrone noi contrapponiamo una visione nata da decenni di coraggiose lotte femministe e che si proietta oggi in un futuro, condiviso da tutti i Paesi europei, di suddivisione equa dei carichi tra i componenti delle famiglie”.

“Quella del consigliere Ciccioli – sottolinea la consigliera Micaela Vitri - è un’idea della famiglia che fa rabbrividire e ci riporta agli anni più bui della nostra storia. Le sue affermazioni sono gravissime, figlie di una cultura politica superata e oscurantista, che vuole la donna sottomessa alla figura maschile. Nel 2021 non possiamo accettare queste prese di posizione, che calpestano anni e anni di battaglie sui diritti garantiti dalla nostra Costituzione. La riforma del diritto di famiglia del 1975 riconosce parità giuridica ai coniugi. Anche l’ordine psicologhe e psicologi prende le distanze dalle esternazioni inaccettabili del consigliere Ciccioli. Personalmente sono allibita e mi aspetto come minimo la richiesta di dimissioni da capogruppo di Ciccioli da parte di Giorgia Meloni”.

Sulla questione interviene anche il capogruppo Maurizio Mangialardi, evidenziando gli obiettivi che si celano dietro lo stillicidio di dichiarazioni del capogruppo di Fratelli d’Italia: “Ciccioli, nonostante sia ormai giunto al termine di una carriera che lo ha visto ricoprire prestigiosi ruoli istituzionali, non è mai uscito dal proprio personaggio e continua a essere prigioniero dell’ideologia che ha sposato fin dai cupi anni settanta. È lampante come la sua pesante retorica contro le donne e gli immigrati rappresenti una sorta di testamento politico rivolto ai giovani estremisti di destra che pullulano nel suo partito e anche in consiglio regionale. Ciò non fa di lui una figura patetica, come forse alcuni potrebbero pensare, ma un personaggio assolutamente pericoloso per la democrazia. E temo che vedremo presto gli effetti di questa deriva se, come si vocifera, su sua ispirazione presto il consiglio regionale andrà alla revisione del regolamento dell’Assemblea legislativa per imbavagliare l’attività dell’opposizione, desiderio peraltro più volte espresso durante i lavori in aula”.

Sull’argomento, la posizione delle consigliere del Movimento 5 Stelle Marche è altrattanto netta: “La famiglia ha assunto molte forme negli ultimi decenni e la Regione deve essere rappresentativa di tutte e tutti, senza esprimere giudizi, fossero anche personali: Ciccioli ogni settimana alza l’asticella con dichiarazioni sempre più assurde. Il problema è che trova sempre un palcoscenico.” dichiara Marta Ruggeri, capogruppo 5 Stelle.

 Sottolinea Simona Lupini, che oltre a essere consigliera regionale è psicanalista specializzata in infanzia adolescenza e genitorialità: “Tutti gli studi indicano che quello che conta, per lo sviluppo bio-psico-sociale del bambino, è il clima che respira in famiglia e le funzioni che i caregiver svolgono, concetti molto complessi, che vanno declinati in ambito clinico, non usati per fare propaganda” sottolinea Simona Lupini - “Se la legge sull’aborto è del 1978, la riforma del diritto di famiglia è del 1975 e la legge sul divorzio è del 1970: ormai sono decenni che il termine famiglia va declinato al plurale.”

La chiusura è netta: “ Di sicuro, all’educazione dei bambini, non serve un modello padronale uscito dritto dall’800: che si tratti di famiglie tradizionali, divorziati e separati, famiglie LGBTQ, ovunque c’è un focolare di affetti c’è una famiglia, che merita il sostegno delle istituzioni”.

 

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